mercoledì 30 luglio 2014

L’episodio della sinagoga di Nazaret: il modo di leggere le Scritture di Gesù



Verona. Sinagoga
Leggere il nostro testo in questa prospettiva può essere un'operazione molto fruttuosa, dal momento che si tratta di una narrazione e non di un testo teorico sul valore delle Scritture e sulla lectio divina. Ci viene pertanto presentata non una teoria, ma un'icona del modo di leggere le Scritture e dell’ascolto. Ciò che vorremmo apprendere dal testo è fondamentale per noi: imparare a stare davanti alle Scritture come faceva Gesù stesso.
Proviamo allora a ripercorrerlo, cercando di porre l’accento su quegli elementi che ci possono guidare alla scoperta del volto cristiano dell’ascolto ecclesiale e personale della parola di Dio nelle Scritture sante.
Nella potenza dello Spirito Santo
Innanzitutto ciò che avviene nella sinagoga di Nazaret non può essere letto separatamente dalla menzione dello Spirito Santo che troviamo all’inizio del brano, nel sommario dei vv. 14-15 che descrive in sintesi il ministero di Gesù nella sua regione d'origine, la Gallica. Attraverso la menzione dello Spirito il brano è immediatamente collegato agli episodi del battesimo (Le 3,21-22) e della prova nel deserto (4,1-13) che lo precedono. L'episodio è quindi radicato negli eventi che aprono il ministero di Gesù e con essi costituisce quasi una trilogia dello Spirito. Nel battesimo Gesù riceve la sua investitura messianica nel segno della solidarietà con i peccatori e di un rapporto con Dio da figlio; nella prova del deserto questa identità, fondata su un rapporto da figlio con Dio e sulla solidarietà con tutti gli uomini e le donne, è messa alla prova. Ora il medesimo Spirito è la forza nella quale Gesù inizia la sua missione. Potremmo dedurre che l’inizio della missione di Gesù è all’insegna del rapporto con Dio come di un figlio davanti a un padre e di un rapporto di totale solidarietà con l’umanità. Solidarietà con l’umanità e rapporto 
da figlio con Dio sono le due direttrici che accomunano la trilogia dello Spirito. Se il riferimento allo Spirito apre i tre episodi che inaugurano la missione pubblica di Gesù in Luca, negli Atti è ancora un riferimento allo Spirito ciò che inaugura la missione della Chiesa con l’evento della Pentecoste (At 2,1-13). Lo Spirito sta all'inizio della vita e della missione della Chiesa, così come ha segnato i primi passi della vita e del ministero di Gesù. Si tratta di una dimensione che vale per la Chiesa, ma anche per la vita e la missione personale di ciascuno di noi. Così il nostro brano si apre mettendo subito in primo piano, anche se attraverso un riferimento fugace, uno dei protagonisti di questo episodio del Vangelo di Luca, dell’intero ministero di Gesù, ma anche della vita di ogni comunità e di ogni credente. L'accenno allo Spirito e questi rilievi circa la sua azione nella vita di Gesù e della Chiesa possono anche farci ricavare qualche elemento circa la lettura delle Scritture che costituisce il cuore del brano. La lettura delle Scritture può diventare oggi - Gesù dice «oggi» di fronte alla pagina del profeta Isaia che legge - solo se avviene nella potenza dello Spirito Santo. Senza lo Spirito la Bibbia rimane un libro come tanti altri; senza lo Spirito - diceva il patriarca Ignazio di Laodicea - «Dio è lontano. Cristo resta nel passato, l’evangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l'autorità dominio, la missione propaganda, il culto una semplice evocazione e l’agire cristiano una morale da schiavi». Solo grazie allo Spirito «l'evangelo diventa potenza di vita». [Cf. E. bianchi (a cura di). Un raggio della tua luce (Preghiera e vita), Qiqajon, Magnano (BI) 1998, 213-214]
Come al solito
Nei w. 17 e 20 troviamo poi due riferimenti molto significativi per la prospettiva nella quale intendiamo accostare il testo. Si parla di azioni ripetitive, abituali. Gesù va alla sinagoga come faceva ogni sabato e compie i gesti rituali della lettura delle Scritture nella liturgia giudaica del suo tempo. Il testo si sofferma in modo molto preciso e particolareggiato a descrivere i gesti di Gesù, creando un clima intenso di forte attesa. Si tratta di gesti usuali, nulla di speciale. Eppure è proprio grazie a questi gesti abituali, proprio in essi che si manifesta la novità. Erano gesti rituali stabiliti e normali in sinagoga. Cosa ci si poteva attendere di nuovo o d'inatteso? Eppure l’inatteso accade nella fedeltà a gesti consegnati e ricevuti. E un riferimento molto legato al primo elemento che abbiamo richiamato, lo Spirito Santo. Gesti ripetitivi e azione dello Spirito creano eventi nuovi. Non occorre cercare la novità per la novità. Non è in un continuo cambiamento senza radici che si nasconde la vera novità. Al massimo troveremmo delle novità a buon mercato, pensate e studiate a tavolino. Tuttavia tali novità sono quelle che ci lasciano sempre insoddisfatti. La vera novità è quella che lo Spirito fa sbocciare in gesti abituali e ripetitivi, pagine conosciute quasi a memoria, gesti ricevuti dalla tradizione, forse gesti inutili ma silenziosi custodi di quel senso che andiamo cercando. Ecco i gesti ripetitivi della liturgia, le pagine lette e rilette tante volte della Bibbia che possono divenire luoghi dove risuona una parola nuova pronunciata a noi personalmente. Solo per noi. È chiaro che da qui possiamo ricavare un altro aspetto importante della nostra lettura delle Scritture. Occorre che essa sia costante e accompagnata da gesti abituali e ripetitivi, custodi della perenne novità dello Spirito. Tutto questo dice una disposizione essenziale nella lettura credente delle Scritture: la perseveranza. Solo perseverando nel cercare, nel sacramento che sono le Scritture, la parola di Dio, possiamo far diventare P ascolto della Parola l’elemento che plasma la nostra vita spirituale e vivifica il nostro rapporto con Dio.
Era sabato
Altro aspetto che dobbiamo evidenziare è il contesto temporale nel quale accade l’episodio che Luca ci narra. Tutto avviene in un tempo particolarmente importante per comprendere Gesù e il suo inserimento vitale nel popolo ebraico. Tutto, infatti, avviene di sabato nella sinagoga, dove il popolo di Dio si raduna per mettersi in ascolto delle Scritture e rinnovare così la sua alleanza con il Signore, che lo ha scelto e amato. Come nell’Apocalisse la rivelazione avviene «nel giorno del Signore» (Ap 1,10), così anche la rivelazione di Gesù nella sinagoga di Nazaret avviene in giorno di sabato, nel tempo cioè consacrato a Dio, che nella Bibbia è sia il giorno del compimento della creazione, sia il giorno che fa memoria della liberazione. Il sabato è a un tempo custode dell’identità del popolo, ma anche di quella di ogni singolo credente. In giorno di sabato ognuno può ritornare alle radici della propria relazione con Dio e riappropriarsene.
La situazione temporale del brano è P ambiente nel quale accade la lettura delle Scritture capace di diventare «oggi» per la vita di Gesù. Non un tempo qualsiasi, ma un tempo donato, un giorno pensato da Dio come dono fatto a Israele e all’umanità per custodire la vita. Da qui potremmo ricavare che la lettura delle Scritture non dovrebbe avvenire solitamente in un tempo qualsiasi, ma essere collocata in uno spazio di tempo donato:
la domenica, il sabato, uno spazio della giornata dedicato all’ascolto e alla preghiera, giornate di ritiro e di silenzio. La Parola, che è dono gratuito di Dio, non può che risuonare in un tempo gratuito, libero da ogni preoccupazione o interesse.
Possiamo ricordare a tale proposito un altro particolare di non secondaria importanza. Tutto avviene in un'esperienza non individuale ma comunitaria e si inserisce in una lunga storia, in una tradizione. Si tratta di un elemento rilevante per la nostra lettura ecclesiale e personale delle Scritture: la nostra lettura si colloca sempre in una storia e in un popolo. Al di fuori di questa storia e di questo popolo la Scrittura rimane sigillata. Occorre entrare in questa storia - la storia di Israele e la storia della Chiesa -, conoscerla, amarla, sentirsi parte di essa, debitori di chi ci ha preceduto e di chi oggi condivide con noi la stessa fede nel Dio di Abramo, dei profeti e di Gesù.
Trovò il passo dove era scritto
Gesù trova la pagina delle Scritture ebraiche che proclama nella sinagoga di Nazaret. La trova lì davanti a sé, non la cerca. Quella Parola che sarà capace di interpretare la sua vita e la sua missione, quella Parola in riferimento alla quale egli potrà dire oggi è in una pagina delle Scritture che gli viene porta dal lezionario della liturgia della sinagoga. Gesù non va a cercare la parola da leggere per descrivere la sua vita e la sua missione. La Parola in grado di interpretare la mia vita non la scelgo io, ma la trovo già preparata, come una mensa imbandita, davanti a me.
La pagina che Gesù legge non solo non è scelta da lui, ma neppure gli capita davanti per caso. Gesù non apre la Bibbia a caso e vi trova la pagina di Isaia. È una parola che oggettivamente viene consegnata da una comunità credente e orante quella della quale si può dire oggi, quella che può dire una Parola nuova alla vita. Così avviene ogni volta che la comunità si riunisce per la liturgia e ogni volta che noi accostiamo le Scritture sante personalmente nella lectio divina. Non può essere un testo scelto da noi - ne scelto perché considerato particolarmente adatto, ne scelto a caso quasi la Bibbia fosse un libro magico che da risposte automatiche - ma è sempre un testo in qualche modo accolto. Prima della mia accoglienza e del mio ascolto sta colui che me lo ha donato. Solo un testo accolto può divenire sacramento di un Dio altro che non corrisponde alle nostre attese, ma le supera e le riveste di novità.
Oggi si è compiuta questa Scrittura
Solo una Parola, non scelta ma accolta, può corrispondere in modo sorprendente al nostro oggi, alla nostra concreta esistenza. È questa la meta di ogni lettura comunitaria o personale delle Scritture: giungere a dire oggi, come Gesù nella sinagoga di Nazaret, sua patria. Gesù afferma che oggi questa Scrittura si è adempiuta per coloro che ascoltavano: «Oggi questa Scrittura si è compiuta nelle vostre orecchie» (così recita letteralmente il Vangelo di Luca). Un testo biblico letto da Gesù e letto in riferimento a Gesù è il compimento della Scrittura che accade nelle orecchie di chi ascolta, in questo caso di un'assemblea riunita per la preghiera settimanale. È un po' ciò che accade anche ai due di Emmaus, che si sentiranno narrare nelle Scritture tutto ciò che si riferiva a Gesù. Anche essi ascoltano una Parola non solo capace di interpretare la vita di Gesù, ma la loro vita insieme a lui. Si tratta di una Parola che li raggiunge sulla loro strada, nella loro tristezza e delusione. Una tale lettura può condurci all’ardore del cuore nel petto (Le 24,32), al pianto della conversione (Ne 8,9), alla gioia del? annuncio (Le 24,33).
In questa parola di Gesù possiamo trovare anche una bella icona dell’omelia nella liturgia. Qui troviamo la funzione più autentica che l’omelia dovrebbe (il condizionale in questo caso è d'obbligo!) avere, cioè quella di pronunciare un oggi in riferimento alle Scritture proclamate e alla vita dell’assemblea che le ha udite. Gesù non afferma che la pagina di Isaia proclamata si è adempiuta in lui, ma nelle orecchie di coloro che hanno ascoltato. Così ogni omelia dovrebbe saper annunciare che c'è un oggi per ogni assemblea e per ogni credente, nel quale le parole delle Scritture si compiono. Troviamo quindi in questo particolare del racconto del Vangelo di Luca la descrizione della meta imprescindibile di ogni lettura credente della Scrittura: arrivare a pronunciare un oggi, o meglio giungere ad ascoltare la Parola oggi pronunciata per noi da Gesù stesso, che apre la nostra mente (Le 24,45) per una comprensione nuova. La meta quindi consiste nel giungere a dire oggi, cioè a immettersi in quella storia (Lc 1,1: racconto) di salvezza che le Scritture narrano, uditori di quella Parola che esse attestano. Ascoltare veramente ciò che la Bibbia ci narra significa divenire protagonisti e continuatori di quella medesima storia. Il compimento nelle nostre orecchie delle Scritture consiste proprio nel divenire una narrazione che continua in noi.
Il suo programma di vita
La seconda pista di lettura - che ci accompagnerà nel nostro percorso attraverso il Vangelo di Luca - consiste nel vedere in questa pagina, come del resto Pevangelista stesso ci invita a fare, il programma di Gesù. La pagina di Isaia, che Gesù legge nella sinagoga e per la quale pronuncia il suo oggi, diviene veramente il progetto di vita di Gesù, tanto che egli rimanderà a questa medesima parola profetica per la comprensione del suo ministero
e della sua identità. Infatti, quando Giovanni il Battezzatore, dal carcere, manderà alcuni suoi discepoli a interrogare Gesù sulla sua identità messianica. Gesù stesso inviterà gli inviati a considerare come la profezia di Isaia si incarni nel suo ministero e nella sua vita. La pagina della Scrittura non è più letta nel libro scritto, ma nella vita stessa di Gesù. La domanda di Giovanni rivolta a Gesù dai discepoli inviati era: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Le 7,19-20). Gesù risponde a tale domanda compiendo delle azioni, e solo in un secondo momento con delle parole:
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia» (Lc 7,21-22).
I discepoli di Giovanni devono andare a riferire al loro maestro non una risposta fornita con parole, ma andare a raccontare ciò che «hanno visto e udito». Essi hanno visto e udito la pagina di Isaia divenuta carne nel ministero e nell'esistenza di Gesù. La pagina della Scrittura è leggibile nella vita di Gesù stesso. La vita di Gesù fatta di parole e di gesti, letta alla luce delle Scritture, diviene la risposta alla domanda di Giovanni: «Sei tu?». Sarebbe molto bello che ogni comunità od ogni credente potesse accorgersi un giorno che nella sua esistenza è leggibile una pagina delle Scritture o, meglio, che la sua esistenza è interpretabile alla luce di una pagina biblica perché ne è diventata incarnazione. Anche ognuno di noi potrebbe trovare in una pagina biblica il proprio programma, per farne come un costante punto di riferimento e di verifica del nostro cammino.
Attraverso il testo di Luca che ci presenta il programma di Gesù possiamo ripercorrere tutto il vangelo, per scorgerne l'attuazione e per poter rispondere alla domanda che sorge anche nel nostro cuore, come in quello di Giovanni Battista: «Sei tu, o dobbiamo attendere un altro?».

Matteo Ferrari, In quello stesso giorno. L'Oggi della Parola nel Vangelo di Luca, EDB, 16-23