Gli esploratori, di ritorno, mostrano i prodotti del suolo: un grappolo enorme preso da Eskol. Gesù, dal cielo, ci ha fatto avere un dono ben più grande, il suo stesso Spirito, la caparra della nostra eredità (Ef 1,14). Dio ha riversato in noi tutta la sua ricchezza infondendo nei nostri cuori il suo Spirito (cf Rm 5,5). Nessun carisma ci manca, la terra promessa della vita eterna è aperta davanti a noi e noi possiamo affrettarci a entrare in quel riposo (Eb 4,11). Dobbiamo fare attenzione ora a non indurire il cuore. Infatti quelli come noi, che sono stati illuminati nel battesimo e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo, hanno gustato la parola di Dio e i prodigi del mondo futuro (Eb 6,4-5), possono chiudersi nel rifiuto.
a cura di Vincenzo Bonato, monaco camaldolese. L'esistenza dell'opera musicale non è quella inerte e muta dello spartito ma quella viva e sonora dell'esecuzione. Applicando il paragone alla Bibbia, dobbiamo riconoscere che la sua vera interpretazione sta nel vissuto personale e comunitario del credente (R. Penna)
giovedì 4 agosto 2011
Esploratori increduli (Numeri 13-14)
Gli esploratori percorrono tutta la terra e di là portano al popolo le primizie, la caparra dell'eredità. Noi non siamo andati ad esplorare. Lo ha fatto per noi Gesù. Lui è già entrato nell'eredità a noi promessa: Abbiamo come un'àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al velo del santuario [celeste] dove Gesù è entrato come precursore per noi... (Eb ).
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