La salvezza è poter partecipare alla vita eterna e alla gloria di Cristo Risorto. Tutti gli altri doni come il perdono dei peccati e i nuovi suggerimenti di vita etica fanno parte della salvezza ma non rappresentano la sua essenza né il suo culmine. La salvezza è il corpo glorificato di Cristo e il fatto che Dio sia tutto in tutti.
Ripeto: che cosa significa essere salvi? Mentre siamo su questa terra, la salvezza consiste nell’evitare il male e compiere il bene, il Signore ci dona il suo perdono e ci rende capaci di migliorare il nostro comportamento vivendo nell’amore. Questo è molto ma non è tutto. Fin qui siamo ancora nell’Antico Testamento, soltanto un po’ migliorato. Il vero dono del Nuovo Testamento consiste nella vita eterna e questa consiste nell’essere tutti una cosa sola con Cristo in Dio.
Le frasi guida scritte sulla stemma dei due ultimi papi ci ricordano queste due verità. Papa Francesco aveva scelto la frase del Vangelo di Matteo: miserando atque eligendo, riferita a Gesù quando ebbe compassione del peccatore Levi/Matteo. Papa Leone ha scelto la scritta: in illo uno unum. Uniti a quella persona unica che è Cristo, siamo una cosa sola. Questo va bene anche al presente ma vale soprattutto per il futuro nella vita eterna. Non dobbiamo contrapporre i due moti ma comporli insieme.
Ritorniamo all’immagine di Cristo Agnello. L’Apocalisse sottolinea che gli eletti hanno lavato le loro vesti nel Sangue dell’Agnello. È un’immagine paradossale. Immergendolo nel sangue le vesti si tingono o si sporcano di rosso. Nonostante la stranezza dell’immagine, il significato è grandissimo: noi veniamo purificati dalla passione morte del Signore. La croce è il perdono dei nostri peccati e l’inizio di una nuova vita, il dono massimo della misericordia di Dio. Questo vale per sempre. La nosta santificazione non è in primo luogo il risultato dei nostri sforzi ma un dono incomparabile del Signore. Siamo costituiti santi prima di cominciare a diventarlo.
Adesso parliamo di Cristo Pastore. Per spiegarlo mi servo di una frase di sant’Agostino citata da papa Leone sulla loggia di san Pietro: per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Agostino ha detto questo celebrando l’anniversario della sua ordinazione episcopale. Quando era stato eletto dal popolo, provò un’ansia continua. Lo dice lui stesso: la preoccupazione della mia dignità mi tiene veramente in ansia continua. Poi aggiunge: se Cristo non condivide il nostro peso, ne restiamo schiacciati ma nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi (cioè avere l’autorità di vescovo), mi consola il fatto di essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Il nome di vescovo è un nome di pericolo, quello di cristiano è un nome di grazia. Agostino richiama poi l’immagine dell’Agnello: mentre ci troviamo in alto mare, sbalottati dalla tempesta ci ricordiamo di essere stati redenti dal sangue di Lui, Gesù e con la serenità di questo pensiero, entriamo nel porto della sicurezza.
È molto bello che, scegliendolo dalle sei milioni di parole scritte da sant’Agostino, il nuovo papa abbia ricordato queste frasi che troviamo nel discorso 340. Egli chiedeva ai suoi fedeli che lo sorreggessero con le sue preghiere, anche noi dobbiame pregare per papa Leone perché sarà molto combattutto, soprattutto dai grandi potentati economici. Come un leoene dovrà ruggire non contro le persone, ma contro i disegni iniqui di questo mondo.
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