La
preghiera del cuore, nell'insegnamento degli ultimi tre monaci
proclamati santi dal Patriarcato Ecumenico: san
Porfirios, san Paisios e sant'Iakovos Tsalikis
di
Evangelos Yfantidis, Vicario del Patriarcato Ecumenico per l'Italia
«Voi
siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Fin dall'inizio dell'era
cristiana, il neofita, dopo aver ricevuto il Sacramento della Santa Illuminazione (Battesimo, Cresima e Santa Eucaristia), veniva considerato colmo della luce divina. Tuttavia, come ben si sa, con il passar del tempo questa luce increata diminuisce e solo attraverso la comunione ai Santi Misteri, dopo la confessione dei propri peccati, tale luce illumina di nuovo il fedele. Il canto dopo la comunione lo conferma in modo chiaro: «Abbiamo visto la luce vera, ricevuto lo Spirito sovraceleste, trovato la fede vera, adorando la Trinità indivisibile: Essa infatti ci ha salvato».
cristiana, il neofita, dopo aver ricevuto il Sacramento della Santa Illuminazione (Battesimo, Cresima e Santa Eucaristia), veniva considerato colmo della luce divina. Tuttavia, come ben si sa, con il passar del tempo questa luce increata diminuisce e solo attraverso la comunione ai Santi Misteri, dopo la confessione dei propri peccati, tale luce illumina di nuovo il fedele. Il canto dopo la comunione lo conferma in modo chiaro: «Abbiamo visto la luce vera, ricevuto lo Spirito sovraceleste, trovato la fede vera, adorando la Trinità indivisibile: Essa infatti ci ha salvato».
Sicuramente
ogni cristiano, dal momento del suo Battesimo, vive nella luce divina. Però il
grado d'appropriazione di tale luce, o meglio dello splendore di tale luce,
varia non solo da un fedele all'altro, ma addirittura nella stessa persona da
un momento all'altro. Sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo insegna che
questo succede perché «la perfezione dei perfetti è in realtà imperfettissima e
dunque il nostro cammino verso la luce divina o meglio lo splendore della luce
divina in noi è in un progresso infinito». Proprio perciò il fedele è chiamato
a una lotta spirituale continua per conservare viva questa luce divina, che
illumina particolarmente il suo intelletto.
In
questa lotta l'uomo trova nella preghiera la sua arma principale, in quanto,
attraverso di essa, lo Spirito Santo viene nel suo cuore. La preghiera
autentica, che unisce il fedele all'Altissimo, non è nient'altro che una forza
che scende su di lui dal cielo. La vera preghiera a Dio è una comunione con lo
Spirito di Dio, che prega in noi. Nella propria vita, infinite volte il
cristiano si solleva verso Dio oppure si allontana dalla luce divina. Spesso
l'uomo sente la propria incapacità di elevarsi a Dio e per questo motivo c'è
bisogno di rimanere in preghiera per più tempo possibile, affinché la potenza
invitta di Dio penetri nel fedele.
Il
Signore, durante le ultime ore della Sua vita terreste, disse: «Finora non
avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia
sia piena» (Gv 16,24). E ancora: «Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio
nome, Egli ve la darà» (Gv 16,23). Queste parole di Cristo sono il fondamento
dogmatico e ascetico della preghiera attraverso il Suo nome. Si comprende
perché san Paolo possa esclamare: «Nessuno può dire Gesù Signore se non sotto l'azione dello Spirito Santo» (I Cor
12,3).
L'invocazione
del nome di Gesù è il fondamento della preghiera del cuore (o preghiera
dell'intelletto). Questa preghiera ci unisce a Dio e procura l'illuminazione
dell'intelletto. Attraverso il cammino della catarsi, dell'illuminazione e
della divinizzazione, L’uomo diventa così partecipe delle energie divine
increate che salvano la natura umana.
La
preghiera del cuore, la più classica di tutte le preghiere ortodosse, è una
preghiera cristocentrica. L'invocazione del nome del Signore Gesù e la
richiesta della misericordia divina, espresse con le parole «Signore Gesù
Cristo abbi misericordia di me», riflettono l'atto di metanoia, sempre rinnovato, dell'uomo peccatore decaduto. Per
recitare la preghiera del cuore non serve la presenza fisica del fedele in un
luogo di culto; essa può essere recitata in un qualsiasi luogo e in qualsiasi
momento: viaggiando, lavorando, camminando o stando in coda, la notte quando il
sonno non arriva, e anche ogni volta che l'intelletto umano non può essere
concentrato in un altro tipo di preghiera: essendo recitata nell'interno del
tempio del corpo, cioè in segreto, nel nostro intelletto», come sottolinea il
patriarca Bartolomeo, la preghiera del cuore ha una mirabile flessibilità. Essa
è una preghiera per chi inizia a pregare, ma è anche una preghiera che può
condurre il fedele ai misteri più profondi. Molti ortodossi, per essere aiutati
a mantenere l'attenzione nella pratica della preghiera del cuore, usano le
«corde della preghiera» di diversa lunghezza, che assomigliano al rosario
cattolico, ma sono fatte di nodi di lana, oppure di cuoio. All'inizio
l'invocazione del nome di Gesù si fa con la bocca o con la ragione, ma dopo un
certo periodo di pratica, tale invocazione entra nel cuore umano, e allora
viene ripetuta senza alcun pensiero particolare o alcuna fatica e si fa
presente anche all'improvviso, per esempio quando il fedele parla, scrive,
sogna o si sveglia la mattina.
La
preghiera di cui parliamo fu praticata lungo i secoli particolarmente dai
monaci. Il patriarca Bartolomeo sottolinea che questa preghiera è per il
monaco, che vive isolato dagli altri uomini, «il suo respiro e la sua
consolazione», in quanto attraverso di essa egli «vive spiritualmente dentro la
Chiesa con il Signore Gesù e con i fratelli in Cristo» . Tuttavia la preghiera
di Gesù si è estesa al di fuori del monachesimo ed è praticata comunemente dai
fedeli laici che desiderino vivere un'intensa vita di preghiera e ottengano la
benedizione del padre spirituale al riguardo: essa percorre i secoli - dai
grandi Padri della Chiesa e dagli irreprensibili asceti del monachesimo ai
santi di ogni tempo - e attraversa ogni spazio della terra - da Alessandria, da
Nitria e da Sinai d'Egitto a Gerusalemme, a Costantinopoli, fino al Monte Athos
e ai popoli slavi e romeni, e oggi in tutta l'Europa e l'Africa, fino
all'America, all'Asia e all'Oceania - ovunque nel mondo l'Ortodossia abbia
messo le radici della sua spiritualità.
Tra
i santi che hanno praticato in modo particolare la preghiera dell'intelletto vi
sono gli ultimi tre monaci proclamati santi dal Patriarcato Ecumenico: san
Porfirios, archimandrita, monaco di Kafsokalyvia sul Monte Athos, che per molti
anni visse ad Atene ricoprendo l'incarico di cappellano ospedaliere (proclamato
santo il 27 novembre 2013);san Paisios, monaco in una casetta non lontano dal
monastero di Koutioumousiou sul Monte Athos (proclamato santo il 13 gennaio
2015); e sant'Iakovos Tsalikis, archimandrita, igumeno del monastero di Osios
David a Eubea (proclamato Santo il 27 novembre 2017). Partendo
dall'insegnamento di questi tre santi - semplice nel linguaggio ma profondo nel
contenuto - cercheremo di capire come si può recitare la preghiera di Gesù e
anche di comprendere il suo valore spirituale per il fedele.
Prima
di intraprendere la preghiera del cuore, san Paisios consiglia all'uomo di
confessare i propri peccati. Ovviamente questo è facile per i monaci che si confessano
ogni giorno col proprio geronda,
ma per chi vive nel mondo questo è solitamente impossibile: perciò è importante
che il cristiano, prima di iniziare a esercitare la preghiera del cuore, riceva
la benedizione da parte del proprio padre spirituale, al quale dovrà poi sempre
rispondere del progresso nella pratica della preghiera. San Porfirios
sottolinea la necessità che chi pratica la preghiera del cuore sia guidato da
un padre spirituale: La preghiera del cuore non può essere fatta senza una
guida spirituale. C'è pericolo che l'anima sia ingannata. Ci vuole attenzione.
È il padre spirituale che vi insegnerà la giusta sequenza nella preghiera.
Perché se non seguite la sequenza giusta, correte il rischio di vedere la luce
contraria, di vivere nell'inganno e di essere ottenebrati; e in tal caso uno
diventa aggressivo, cambia atteggiamento e così via. Ancora Porfirios suggerisce che occorre
prepararsi alla preghiera pregando: Preghiera per la preghiera. [...] Nella
preghiera entriamo senza che ce ne rendiamo conto. Bisogna trovarsi però nel
clima adatto. Lo stare in compagnia di Cristo, la conversazione, lo studio, il
canto, il lumino, l’incenso, creano il clima adatto affinché tutto diventi
semplice, nella semplicità del cuore. Leggendo con amore le salmodie e le
ufficiature diventiamo santi senza che ce ne accorgiamo. Ci allietiamo con le
parole divine. Questa letizia, questa gioia, è il nostro sforzo, per entrare
facilmente nell'atmosfera della preghiera, il «riscaldamento» come si dice. Il
Signore stesso ci insegnerà a pregare. Non lo impareremo da soli ma sarà un
altro a insegnarcelo. San Paisios
suggerisce di recitare la preghiera facendo piccole e grandi prostrazioni: «Uno
può pregare tutta la notte solo con la preghiera di Gesù e con piccole e grandi
prostrazioni; ci inginocchiamo per un po' e continuiamo con prostrazioni e con
la preghiera dell'intelletto». Egli insiste perché la preghiera di Gesù sia
fatta con il cuore, in modo da poter essere ascoltata dal Signore; afferma al
riguardo che la cosa più importante è che «inizi a funzionare quell'apparecchio
[il cuore], [...] Quando prego con il cuore, sento un calduccio nella parte del
cuore che in seguito passa a tutto il corpo». Paisios sconsiglia di recitare la
preghiera di Gesù ad alta voce e in fretta, senza attenzione al cuore. Dice al
riguardo: «È meglio recitare meno volte la preghiera; basta che sia fatta con
il cuore. Non dobbiamo recitare la preghiera meccanicamente, come un orologio,
perché ciò non aiuta, ma dobbiamo sentire il nostro stato di peccatori e
l'immenso amore di Dio, e così l'anima si muove verso la preghiera».
San
Porfirios consiglia di recitare la preghiera di Gesù in silenzio, perché «il
modo di preghiera più perfetto è quello silenzioso»; tuttavia - precisa - a
volte è bene pronunciarla ad alta voce «per farla sentire anche ai sensi, anche
all'orecchio! Siamo insieme anima e corpo e c'è influsso reciproco tra l'una e
l'altro». In particolare, Porfirios invita i fedeli a pregare con cuore pulito
e sgombro: «Affinché Cristo venga a noi, quando lo invochiamo con il
"Signore Gesù Cristo", il cuore deve essere puro, non deve avere
alcun impedimento, deve essere libero dall'odio, dall'egoismo, dalla
cattiveria». E prosegue: «Dovete recitare la preghiera di Gesù continuamente,
con calma, tenerezza, senza fretta, con gioia e con desiderio; dolcemente e con
tenerezza dovete invocare il nome del nostro Signore. [...] Caricate
supplichevolmente l'espressione "misericordia di me"». Facendo
riferimento a questa stessa espressione, san Paisios esorta i suoi figli a
chiedere solo la metanoia, durante
la preghiera di Gesù e nient'altro: In questo modo possiamo sentire la
preghiera del cuore come bisogno e non sentire stanchezza; il nostro cuore
sente un dolce dolore quando recita la preghiera e Cristo riempie il nostro
cuore con la Sua dolce consolazione. [...] La preghiera di Gesù non stanca, ma
ci fa riposare. Quando capiremo il nostro stato di peccatori, allora sentiremo
il bisogno della misericordia di Dio e, senza forzarci a pregare, la fame di
questa misericordia ci condurrà ad aprire la nostra bocca per pregare come il
bambino la apre per ricevere il latte. San Porfirios mette in
relazione la preghiera del cuore con l'amore divino, ravvisandovi un
ingrediente fondamentale della preghiera: L'amore per Cristo è tutto. Se la
vostra anima ripete con dedizione e passione le parole «Signore Gesù Cristo
abbi misericordia di me» non si sazia; sono parole non sazianti? [...] L'amore
divino ci eleva a Dio, ci dona calma, gioia, pienezza; ogni altro tipo di amore
può portare alla disperazione. [...]
Quando recitate la preghiera del cuore, ditela lentamente, umilmente,
lievemente, con amore divino. Con dolcezza pronunciate il nome del Signore;
dite una per una le parole «Signore... Gesù... Cristo... abbi misericordia...
di me» lievemente, con tenerezza e amore.
Ancora
san Porfìrios insegna che nella preghiera del cuore sono inclusi tutti, vivi e
morti: In questo sta la grandezza della nostra fede: nell'unire tutti
spiritualmente. [...] Nella preghiera comune tutti sono uniti. Sentiamo il
nostro prossimo come noi stessi. E questo è la nostra vita, la nostra gioia, il
nostro tesoro. [...] Siamo tutti figli dello stesso Padre, siamo tutti una cosa
sola; per questo, quando preghiamo per gli altri, dobbiamo dire «Signore Gesù
Cristo abbi misericordia di me», e non «abbi misericordia di loro». In questo
modo facciamo diventare gli altri una cosa sola con noi stessi. [...] Pregate
per quelli che vi accusano. Dite: «Signore Gesù Cristo abbi misericordia di
me», non: «abbi misericordia di lui», e verrà incluso nella preghiera anche chi
vi accusa, [...] facendo dell'accusatore una cosa sola con voi stessi. E Dio,
conoscendo cosa c'è che tormenta il vostro accusatore nel profondo e vedendo il
vostro amore, si affretterà a venire in aiuto. San Paisios
sottolinea che la preghiera di Gesù «è un'arma terribile contro il diavolo,
perché il nome di Cristo è onnipotente». Insegna anche che obiettivo del fedele
che la pratichi non è quello di imparare a pregare continuamente, ma «di essere
spogliato dell'uomo vecchio, conoscere sé stesso e purificarsi dalle sue
passioni; guardando le nostre passioni chiediamo la misericordia di Dio. Così,
dopo rimane la preghiera continua. La catarsi dell'anima si realizza con i
pensieri puri, lo studio, la preghiera di Gesù e l'obbedienza». Sant'Iakovos
Tsalikis, in particolare, sottolinea la rilevanza della preghiera del cuore per
la salvezza dell'uomo: Nessuna preghiera è vana; tutte le preghiere sono sante,
ma la preghiera dell'intelletto è la più importante di tutte. Con questa breve
ma onnipotente preghiera hanno iniziato il loro cammino tutti i santi Padri.
Devi recitare, figlio mio, questa preghiera continuamente, giorno e notte. La
preghiera porterà tutto; la preghiera include tutto: richiesta, supplica, fede,
professione, teologia ecc. La preghiera deve essere recitata continuamente. La
preghiera porterà la pace, la soavità, la gioia e le lacrime. La pace e la
soavità porteranno più preghiera, e la preghiera porterà in seguito più soavità
e pace. Attraverso la preghiera innanzitutto troverai soavità, pace e gioia e
dopo, se Dio vuole, potrai vivere anche altri stati di grazia. Devi sapere,
figlio mio, che dove si trova il nome del Signore, là si trova la grazia.
La
preghiera del cuore. Tradizioni ed esperienza. A cura di Ferro Garel. Lindau, Torino 2019, 103-112.
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