Salmo 101
Preghiera di un povero nell'ansia che effonde a Dio la
sua invocazione.
Il titolo si spiega facilmente e non ha bisogno di
essere illustrato. Ogni uomo è un povero perché ha sempre bisogno dell'aiuto di
un'altro. Questa preghiera è adatta per coloro che, a motivo della necessità in
cui si trovano, hanno bisogno dell'aiuto di Dio.
Signore ascolta la mia preghiera e a te giunga il mio
grido. Non distogliere da me il tuo volto.
Nel giorno in cui sono nell'afflizione, porgi a me l'orecchio; nel giorno in
cui t'avrò invocato, ascoltami presto. I poveri che si esprimono in questo
salmo sono quelli che si fanno poveri in modo volontario e che, dopo aver
abbandonato tutto, seguono il Signore . L'apostolo dice a loro riguardo: Non
abbiamo nulla ma possediamo tutto (2 Cor 6, 10). Essi ci insegnano con quale
insistenza, con quale sentimento, con quale devozione dobbiamo pregare Dio.
Ripetendo più volte la stessa invocazione, esprimono la medesima richiesta.
Facciamo anche noi lo stesso quando ripetiamo a lungo, più volte: Kyrie
eleison! La preghiera non è gradita a Dio per la varietà delle frasi, ma per il
sentimento interiore dell'orante.
Svanirono come fumo i miei giorni e le mie ossa sono
come se fossero fritte in una padella. Fummo
creati immortali ma, a causa del peccato dei progenitori possiamo vivere in un
numero di giorni molto breve al punto che tutto il nostro tempo di vita è
paragonato giustamente al fumo perché, tra lacrime e tenebra, passano in fretta
nell'amarezza. Le mie ossa... Questo è accaduto a molti santi anche nel senso
letterale: capitando all'improvviso una sofferenza ed una disgrazia, vengono
presi da angoscia tormentosa. Le ossa della Chiesa sono e altri fedeli più
robusti i quali sopportarono dolori così acuti come se fossero stati fritti in
una padella.
Sono stato percosso come fieno e il mio cuore è
inaridito. Veramente il popolo è come il
fieno, "il fieno si seccò e cadde" (Is 40,8). Gli uomini vengono
percossi come fossero fieno e, dopo essere stati colpiti, muoiono.
All'improvviso, dopo aver perso la loro vitalità, il loro fiore e la loro
gioia, vengono meno, inaridiscono e diventano polvere. Se dice che il cuore, un
organo principale per la vita, è inaridito, significa che anche le altre membra
hanno perso viglore. Ascoltiamo allora che cosa gli sta accadendo.
Ho trascurato di mangiare il mio pane. Gli uomini anche al presente imitano il loro
progenitore. Questi abbondava di ogni ricchezza, ma trascurando quel pane che
gli era stato donato perché si nutrisse, si accostò all'albero proibito e
mangiò il cibo che gli era stato vietato. Anche noi facciamo lo stesso,
ascoltiamo e facciamo molto volentieri le cose vietate mentre trascuriamo
quelle che farebbero vivere l'anima e senza le quali non potrebbe più
continuare a vivere. L'anima mangia il suo pane quando compie quelle opere che
la conducono alla vita eterna.
Per la voce dl mio gemito, aderirono le mie ossa alla
mia carne. Che cosa poteva fare l'uomo che
era stato colpito in questa misura se non addolorarsi e piangere? Per la forza
di una sofferenza così intensa, ossa e carne si sono attaccate, in quanto
percepirono il medesimo dolore. La carne designa i fedeli più deboli e
imperfetti. Tutti, perfetti e imperfetti, hanno questo in comune tra loro:
condividono i patimenti della carne, il gemito e il dolore e la stessa morte.
Alcuni sembrano pellicani, altri civette, altri passeri per poter offrire un
valido aiuto alla sofferenza così profonda.
Sono diventato simile al pellicano del deserto, come
una civetta nella casa, sono rimasto vigilante, divenni come un passero
solitario sul tetto. Elia, Giovanni
Battista, Antonio, Ilarione e il beato Benedetto ci hanno fornito un esempio; a
somiglianza del pellicano, hanno interrotto la convivenza con gli altri uomini
e hanno scelto di vivere da soli. Il pellicano è un uccello, grosso come una
cicogna, il quale preferisce talmente di restare da solo da affrontare perfino
la penuria del cibo fino a ridursi pelle ed ossa. Furono così questi uomini
religiosi che ho appena ricordato; essi sono imitati anche oggi da migliaia di
uomini e così le mura della Gerusalemme celeste vengono edificate soprattutto
grazie alla loro presenza. Geremia si rivolge a loro dicendo: è buona cosa per
l'uomo portare il giogo fin dalla giovinezza; sederà solitario in silenzio (Lm
3, 17). Anche chi vive in città può essere un solitario se non si immerge negli
affari secolari e attende a vegliare, digiunare, a leggere [la Sacra Scrittura]
e a pregare. La civetta, chiamata anche uccello notturno, la conosciamo bene:
non compare di giorno ma di notte e rimane attiva lungo tutto il suo corso,
restando sveglia e cantando. Il giusto viene paragonato a chi si comporta a
somiglianza della civetta nella sua dimora, per aver vegliato sulla mole del
suo corpo. è come se dicesse: sono diventato come una civetta nel suo
domicilio, per il fatto di aver vigilato. La somiglianza tra i due viene limitata
esclusivamente alla vigilanza; la civetta la esercita alle finestre delle case,
il giusto alla finestra degli occhi. Il Signore insegna riguardo alla
vigilanza: Vegliate per non entrare in tentazione (Mt 26, 41). Ugualmente:
Vegliate e pregate per non entrare in tentazione (Mt 26,41). L'apostolo, a sua
volta, dichiara: Vigilate e pregate, state saldi nella fede, prendete coraggio
nel Signore, tutto si compia nella carità (1 Cor 16, 15). Vegliare bene è
perseverare nelle buone opere . Vorrei proprio che fossimo davvero vigilanti e
simili a chi veglia nella notte per non cadere nel sonno nella notte tenebrosa
di questa vita ma per perseverare nelle buone opere. Sono diventato come un
passero solitario nell'edificio. Vuole essere umile chi si paragona al passero.
Il passero è un uccello modesto nel corpo e nel prezzo, come ricorda il Signore
nel Vangelo: Due passeri non si vendono forse per un asse? (Mt 10, 75). Costui
che intende abbassarsi così tanto aveva letto che "Chi si esalta,sarà
umiliato e chi si umilia, sarà esaltato" (Mt 23, 12). Il Signore depone i
potenti dal trono ed esalta gli umili. Il salmista non afferma soltanto di
essere un passero, ma di essere solo e di vivere in modo singolare, perchè
privo di famiglia, di ricchezza e bisognoso del cibo quoitidiano. Vive
nell'edificio perché non è separato dalla Chiesa. Ho già spiegato questi versetti commentando
un'altra versione del libro dei salmi e chi vorrà farlo, potrà leggere e
apprendere quel testo.
Tutto il giorno i miei nemici mi rimproverano e quelli
che un tempo avevano intessuto le mie lodi, hanno giurato contro di me. I santi hanno sempre nemici ed avversari; non sono
mai privi di oppositori e di nemici che li ostacolano e parlino male di loro.
Accade di frequente che, chi dapprima li avevavano lodati, in seguito, presi da
invidia, si mettano a cospirare contro di loro e a perseguitarli. Questi fatti
sono accaduti al nostro Salvatore e agli apostoli. Neppure noi siamo privi di
esperienze simili, [e le racconteremmo] se volessimo diffonderci nei discorsi.
Mangiavo cenere fosse il mio pane e mescolavo con il
pianto la mia bevanda. I miei nemici mi rimproveravano per questo motivo e mi
accusavano perchè mi rivolgevo a tutti, perfino gli idolatri e dopo averli
convertiti li associavo alla mia penitenza. La differenza che esiste tra la
cenere e il pane è la medesima che si pone tra il peccatore e il santo.
All'apostolo Pietro fu chiesto di mangiare cenere come fosse pane quando gli si
presentò un telo pieno di animali immondi mentre il Signore dall'alto gli
ordinava: Uccidi e mangia (At 10, 13). Mescolava la bevanda con il pianto
perché associava a sé mangiando con loro gli uomini che erano nel dolore e nel
pianto. Per questo i Giudei sparlando del nostro Salvatore dicevano: Perché il
vostro Maestro mangia e beve con i pubblicani e i peccatori? (Mc 2, 6). Per lo
stesso motivo i Farisei mormoravano nel caso di Zaccheo che avesse deviato per
andare in casa d'un peccatore (Lc 19, 7). Anche l'altro giudeo che pensava: Se
costui fosse un profeta saprebbe chi é questa donna che lo tocca, una
peccatrice (Lc 7, 39), si comportava alla stessa maniera.
A motivo della tua indignazione, dopo avermi elevato,
mi hai limitato. Sono certo che quelle
sventure delle quali ho parlato poco fa mi sono accadute a causa del tuo sdegno
e della tua ira. Al momento della mia creazione mi hai glorificato ed esaltato
creandomi a tua immagine secondo la tua somiglianza, ma poi, a causa della mia
disobbedienza, giustamente mi hai limitato e, mentre ero immortale, mi hai
sottomesso alla legge della morte. Mi avevi creato in modo che se non avessi
peccato, non avrei sperimentato la morte e neppure la povertà della carne e
delle passioni.
I miei giorni declinano come l'ombra e io come erba
inaridisco. Da quel tempo in cui, dopo
avermi elevato, mi hai punito, i miei giorni declinano come ombra e passano con
molta celerità e io, come fieno, perduta la vitalità e la bellezza del fiore,
sono inaridito; ero polvere e sono diventato polvere. I nostri giorni passano
come un'ombra, soprattutto se nel nostro agire imitiamo l'apparenza della
verità e non la verità stessa.
Tu, Signore, rimani per sempre e il tuo ricordo per
sempre. I nostri giorni svaniscono in
fretta ma tu, Signore, rimani in eterno e in te tutto continua a vivere e a
permanere, anche se sembra svanire. In te speriamo con fermezza di non venir
meno totalmente sebbene ci sembra di sparire. Rimane il tuo ricordo per sempre
giacché il tuo ricordo non svanisce nei tuoi santi.
Tu sorgerai ed avrai pietà di Sion perchè è venuto il
tempo di usarle misericordia. La Chiesa di
Dio che ora proferisce tutte queste parole è Sion. Ogni giorno il Signore si
alza per salvarla ed ogni giorno usa misericordia per lei. é venuto il tempo di
avere misericordia per essa dal momento che il Salvatore ha sofferto per essa.
L'apostolo infatti afferma: Ecco ora il tempo favorevole, ecco il giorno della
salvezza (2 Cor 6, 2).
Poiché i tuoi servi hanno caro le sue pietre e avranno
pietà della loro terra. Questi servi sono
gli apostoli e tutti coloro che erigono le mura della sua città. è giusto che
il Signore ami questa città ed abbia misericordia di essa, perchè le sue mura
sono formate di pietre preziose. Esse piacciono così ai suoi costruttori.
Tuttavia non amano soltanto le pietre delle mura ma hanno mostrato di amare
tutta la terra, in tutte le sue parti. Un altro testo parla di queste pietre ed
afferma: Pietre viventi saranno collocate sulla terra: una chiara allusione ai
santi che fanno parte della Chiesa cattolica.
Il Signore ha costruito Sion e apparirà nella sua
maestà. Che cosa adoperò per costruire se
non le pietre raccolte da tutti i popoli? Dopo sarà contemplato in tutta la sua
gloria se non in questa sua città di Sion? Qui il Signore sarà conosciuto e
predicato come l'Altissimo su tutti?
Guardò le preghiere dei poveri e non disprezzò le loro
suppliche. Dice bene che il Signore
accoglie le preghiere dei poveri perché questo salmo è intitolato: Preghiera
dei poveri. Poveri sono i santi che non pongono la loro fiducia nelle ricchezze
insicure ma sono ricchi delle ricchezze spirituali che nessuno può loro
togliere.
Si scrivano queste cose. Perchè sono scritte? Per tramandarle alla generazione
futura. A quale scopo? Affinché il popolo
che sarà creato, lodi il Signore. Se non fossero state scritte e non fossero
giunte fino a noi, sarebbe già state dimenticate da lungo tempo. Tali scritti
furono molto utili perchè in essi e per mezzo di essi il Signore viene
annunciato nella generazione che segue e in quel popolo che fu creato dal
battesimo.
Guardò dal suo santuario posto in alto, il Signore dal
cielo guardò verso la terra. A che scopo? Per
ascoltare il gemito dei prigionieri e salvare i figli degli uccisi. È giusto il
motivo perer il quale dobbiamo lodare il Signore perchè ha guardato
dall'altezza del suo santuario, dall'eminento segreto della sua maestà per
ascoltare i gemiti di coloro che erano custoditi in carcere per il suo nome,
per liberarli o meglio per liberare
i figli di coloro che erano stati uccise per amore di Lui. Era molto
giusto che la grazia liberasse i figli di genitori così grandi perchè, se non
avessero ottenuto la liberazione, come avrebbero potuto celebrare la sua lode
in Sion e in Gerusalemme? Lo ribadisce nel seguito.
Per annunziare in Sion il Nome del Signore e la sua
lode in Gerusalemme. Sion o Gerusalemme
sono la santa Chiesa; in essa tutti i fedeli che sono stati scarcerati e
liberati dai lacci del diavolo celebrano ogni giorno il suo Nome e la sua lode.
Quando i popoli e i regni si raduneranno in un unico
popolo per servire il Signore. Il nome del
Signore e la sua lode devono essere celebrati con impegno quando si radunerà in
unità un popolo numeroso, per ascoltare la Parola e servire il Signore. Questo
messaggio è utile per istruirci: nelle grandi feste, quando un popolo numeroso
si raduna in Chiesa, dobbiamo lodare Dio e annunciare le sue grandi opere.
Risponde loro nella sua potenza; annuncia a me la
brevità dei miei giorni. Nel Vangelo
leggiamo questo episodio: Gesù, uscito dal tempio, disse ai discepoli: Vedete
queste mura e queste grosse pietre? In verità vi dico non resterà pietra su
pietra che non sia distrutta ( Mc 13, 1). Mentre stava sul monte degli ulivi, i
discepoli gli chiesero: Dicci quando accadranno questi fatti e quale sarà il
segno della tua venuta (Mt 24, 3). Queste parole corrispondono a quelle che la
Chiesa attuale, venuta in seguito come generazione successiva, attribuisce alla
Chiesa primitiva. Quando il Signore manifestava la sua potenza e rivelava ai
popoli la sua forza e la sua potenza con segni e prodigi, allora la Chiesa
primitiva, ossia il coro degli apostoli, gli chiese: rivelaci, Signore, la
brevità dei miei giorni, sarà questo il tempo in cui ristabilirai il regno
d'Israele? (At 1,6), non nasconderlo a noi? Credevano che quei avvertimenti del
Signore annunciassero la prossimità della fine del mondo. Il Signore, però,
rispose loro: Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non temete;
bisogna che prima avvengano queste cose ma non sarà ancora la fine (Lc 21, 9).
Non chiamarmi alla metà dei miei giorni, nei secoli dei
secoli. Gli apostoli avrebbero potuto dire
o pensare che si riferisse proprio a quel momento [della fine], sebbene il
Vangelo non lo dicesse affatto. Il Profeta spesso non riferisce soltanto i
discorsi degli uomini ma anche i loro pensieri. Chiedevano per se stessi, per
la città di Gerusalemme, per il mondo intero che il corso della loro vita non
fosse interrotto a metà, perchè non avevano ancora vissuto per tutto il tempo
che avevano sperato. In realtà si tratta del numero dei giorni che non vengono
fissati dalla provvidenza divina ma di quello che noi ci ripromettiamo e
stabiliamo di avere. Come appare nel versetto: Gli uomini di sangue e d'inganno
non giungeranno alla metà dei loro giorni (Sal 54, 14). Chieda dunque: Non chiamarmi
alla metà dei miei giorni perché tu hai la possibilità, quando lo vuoi, di
fissare un termine ad essi, poiché a te appartiene il numero totale dei tuoi
anni e tutti obbediscono al tuo volere. Egli attesta proprio questa verità:
tutto il decorso del tempo gli appartiene perchè sono suoi cieli e terra ed
ogni sua creatura. Lo ripete:
All'inizio tu hai fondato la terra. Signore, opera
delle tue mani sono i cieli.
L'attestazione: In principio Dio creò il cielo e la terra oppure l'altra: in
principio Dio creò la terra e il cielo, non vogliono porre alcuna differenza.
L'elemento che viene denominato per primo non è stato creato prima o dopo
l'altro; infatti leggiamo in un altro versetto: Dio che rimane per sempre ha
creato tutto nello stesso istante (Sir 18, 1).
Periranno ma tu rimani e invecchieranno come abiti. Nel Vangelo il Signore dice: Cielo e terra
passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mt 23, 35). Passeranno perchè da
questo stato in cui ora si trovano, ne riceveranno un altro. Si realizzerà
quanto sta scritto: Cieli nuovi e una nuova terra (Ap 21, 1). I cieli che si
trovano al di sopra, cambieranno in meglio.
Tu rimani lo stesso e i tuoi anni non verranno meno. Ogni creatura è soggetta a mutamento e dal momento
che è mutevole, lascia morire ciò che era in precedenza. Tu, invece, sei del
tutto immutabile, sei sempre ciò che sei, non puoi essere diverso da ciò che
sei. I tuoi anni non verranno meno. Non saranno come questi anni che seguono il
movimento del sole ma non sappiamo ciò che saranno.
I figli dei tuoi servi vi abiteranno. Dove? Nei cieli cambiati in una realtà migliore.
La loro discendenza durerà per sempre. Discendenza o figli
significano la stessa cosa. Sono coloro che imitano i santi. Costoro abiteranno
là perché, mentre vivono nel tempo, pensano al mondo futuro; avanzando sempre
meglio nel bene, senza allontanarsi dalla via della verità, vengono designati
figli di coloro che li imitano in tutto.
Salmo 102
Lode di Davide. Che cosa significhi Salmo di Davide
l'ho spiegato spesso.
Benedici il Signore, anima mia, e tutto il mio intimo
il suo nome santo. In altri salmi Davide
Davide ha esortato tutti gli altri uomini a lodare e benedire Dio, ma ora
esorta se stesso, tutta la sua anima e tutta la sua interiorità. In questo modo
rende manifesto in modo molto chiaro in quale misura voglia amare il Signore e
desideri aderire a lui, servirlo ed obbedirlo. Benedici il Signore, anima mia
poiché tu sei quella che fosti creata a sua immagine e somiglianza e tale
immagine e bellezza non puoi recuperarla se non per mezzo di lui. Tutto il mio
intimo benedica il suo Nome santo. Il suo Nome è il Figlio e per mezzo di lui
conosciamo il Padre e lui stesso. Togli il nome e toglierai la conoscenza anche
dell'oggetto. Egli è chiamato giustamente Figlio, Nome e Conoscenza del Padre.
per mezzo di Lui, conosciamo il Padre. Nessuno conosce il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Lc 10, 22). Se vuoi
conoscere qualcuno, gli chiedi il nome; in modo simile, se vuoi conoscere il Padre,
guarda verso il Figlio. Ascolta lui stesso che dice: Chi vede me, vede il Padre
(Gv 14, 9). Sviluppo questo discorso per dare a Dio un nome perchè, altrimenti,
non potremmo nè invocarlo nè conoscerlo. D'altra parte, se non possiamo
conoscerlo altrimenti, Egli è il nome per mezzo del quale possiamo conoscerlo.
In che modo veniamo a conoscerlo se non per mezzo del Verbo, della Parola,
della Sapienza e della Verità? Non possiamo conoscerlo se non per queste queste
attribuzione e grazie a queste attribuzioni che sono il Figlio. Per mezzo del
Figlio conosciamo il Padre e il Figlio è il nome del Padre. Riferendosi a
questo Nome, ora il profeta invita il proprio mondo interiore a benedire il suo
Nome santo.
Benedici il Signore, anima mia e non dimenticare tutti
i suoi benefici. Leggiamo e vediamo la
serie di questi benefici: perdona le nostre colpe, guarisce tutte le nostre
malattie, salva dalla morte la tua vita, sazia di beni i tuoi desideri, ti
corona di grazia e di misericordia, rinnova come aquila la tua giovinezza. Sono
benefici grandi, tanto grandi da non essere dimenticati. Il Signore ha
perdonato tutte le nostre iniquità e con il suo sangue, non soltanto ha
distrutto il peccato originale ma anche tutti gli altri. Dice, appunto, che
risana tutte le nostre malattie, perchè ci ha guarito da tutte quella che ci
erano rimaste. Parla delle malattie e delle indisposizioni dell'anima. Redime
dalla morte la tua vita: non potrebbe farlo se prima non avesse perdonato le
colpe. Saziò il tuo desiderio di bene perchè ti donò una speranza sicura di
felicità eterna. L'apostolo dichiara, infatti, : nella speranza siamo stati
salvati (Rm 9, 24). Corona la tua [vita] di grazia e di misericordia perchè
sarà lui a imporre la corona e [a decretare] la vittoria. Non avrebbe potuto
vincere, se non l'avesse soccorsa.
Sarà rinnovata come aquila la tua giovinezza. Si riferisce alla risurrezione quando l'uomo sarà
rinnovato in tutto per riacquistare la sua dignità. Dicono che l'aquila, quando
è giunta all'estrema vecchiaia, di nuovo ringiovanisce e si rinnova. Il passo
conferma questa convinzione. Dubitano, però, che questo ringiovanimento si
possa verificare più d'una volta.
Il Signore agisce con misericordia ed esercita il
giudizio verso tutti coloro che subiscono ingiuria. Il Signore ha fatto
conoscere le sue vie a Mosé e ai figli d'Israele i suoi voleri. Sebbene il Signore agisca con pietà e con giustizia
verso tutti coloro che soffrono ingiuria a motivo del suo Nome, mostrò questo
suo agire soprattutto nei confronti di Mosè e dei figli d'Israele. Il Signore
parlava con lui come un uomo parla con l'amico e operò tra loro azioni così
mirabili e stupende da sembrare piuttosto incredibili agli uomini che dubitano
che a Dio tutto sia possibile.
Misericordioso e compassionevole è il Signore; non
rimane sdegnato per sempre e non rimarrà sempre adirato. Da queste parole i peccatori possono attingere un
grande motivo di fiducia e un grande conforto: annuncia a loro l'immensa
misericordia del Dio onnipotente. Si adira, suggerisce, ma non sempre; si
sdegna ma non resta così a lungo. In qualsiasi momento il peccatore si penta,
si salverà.
Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga
secondo le nostre colpe. Osservando il
passato, possiamo prevedere il futuro. Molte volte l'offendiamo, molte volte lo
provochiamo all'ira ma egli non ha mai agito in conformità ai nostri errori, in
fretta ci avrebbe perduti tutti in modo radicale.
Poichè sulla distanza del cielo dalla terra, il Signore
ha misurato la sua misericodia sopra coloro che lo temono. Di quanto ha allontanato le nostre iniquità? Quanto
dista l'oriente dall'occidente, egli allontana da noi le nostre colpe. Vediamo
come la misura della sua misericordia sia immensa e che la distanza tra noi e
le nostyre iniquità è ancora immensa. Impegnamoci affinché la sua misercordia
non s'allontani mentre, al contrario, tornino ad avvicinarsi a noi le nostre
iniquità. La sua bontà è tanto grande da condurre l'uomo dalla terra al cielo e
le nostre colpe sono state rimosse al punto che risultano morte e non più
esistenti. Stiamo attenti a non dare vita ad altre colpe.
Come un padre ha pietà del figlio, così il Signore si
mostra misericordioso verso coloro che lo temono. Ecco un nobile confronto capace di suggerire una misericordia
immensa. Ascoltiamo ora la risposta affettuosa di chi corrisponde all'amore che
ha sperimentato di chi ha ottenuto misericordia. Egli sa di che siamo
plasmati. Poiché Egli ci ha fatti e noi
siamo suoi, conosce la materia di cui siamo costituiti. Dio è un Padre che si
mostra molto preoccupato della fragilità dei figli. Come appare nel seguito:
Ricordati, Signore, che sono polvere; l'uomo come fieno
i suoi giorni, come il fiore del campo così fiorisce. Ecco di quale materia l'uomo è stato costituito, ecco quanto è labile
e fragile! Che cosa è inferiore alla polvere? Che cosa c'é di più fragile d'un
fiore? L'uomo è così e così i suoi giorni, come l'erba; in un'ora la vediamo
fiorente e dissecata. Ora conferma quanto ha detto.
Lo spirito esce da lui e non c'è più e non riconosce
più il suo posto. Osserviamo: in un istante
l'uomo c'è e poi non c'è più; finchè respira, esiste ma, non appena il respiro
cessa, l'uomo sparisce. Non si riconosce più qual'era il suo posto. In realtà non esisto più e con il respiro ho
perduto il mio posto e tutto il resto. Quando l'uomo muore, non conserva più
nulla in questo mondo e nell'altro mondo, nel caso sia stato un malvagio, trova
soltanto il tormento.
La misericordia del Signore dura per sempre e da sempre
e per sempre si stende sopra quelli che lo temono. Essa non abbandona neppure nella morte; l'uomo, parlo dell'uomo
retto, la ritroverà sempre.
La sua giustizia è sui figli dell'uomo che custodiscono
la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti per compierli. Anche dopo la loro morte, essa rimane per tutti
coloro che custodiscono l'alleanza di Dio e osservano i suoi comandamenti. Che
giova ricordarli a memoria senza osservarli? Alcuni si salvano esclusivamente
per la misericordia di Dio, altri si salvano per la sua giustizia e per la sua
misericordia ma senza misericordia non si salva nessuno.
Il cielo ha predisposto nel cielo il suo trono e il suo
regno otterrà il dominio su tutti. Dopo
aver mostrato ai suoi servi molti gesti di misericordia, il Signore fece vedere
il luogo nel quale vuole abitare con loro. Ha predisposto il suo trono nel
luogo verso il quale fu visto salire gloriso dai discepoli dopo la sua
passione. Il suo regno avrà il dominio su tutti perché non esiste popolo,
potere, altezza che non verrà giudicata dalla Chiesa.
Benedite il Signore voi tutti suoi angeli, potenti
nella forza che fate la sua parola per ascoltare la voce del suo comando. In primo luogo ha rivolto l'invito alla sua stessa
anima, ora ai suoi angeli ed invita ogni creatura a lodare e benedire il Signore.
Chi rappresentano gli angeli? Angelo significa annunciatore. Essi
rappresentano, allora, tutti coloro che hanno il compito di evangelizzare e tra
questi il primato è detenuto dagli apostoli. Infatti anche costoro sono potenti
nella forza: ascoltano la sua parola, la diffondono e la osservano.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue, suoi ministri
che fate il suo volere. é il compito
riservato ai santi e per mezzo loro il Signore ha compiuto numerose meraviglie,
chiamate giustamente azioni potenti.
Benedite il Signore voi tutte opere sue. Tutte le sue opere benedicono il Signore: esse sono
state compiute con tanta sapienza e in modo mirabile affinché il Signore sia
benedetto per mezzo di loro. In ogni luogo del suo dominio. Nessun luogo è
sottratto al suo dominio. In ogni luogo benedici il Signore, anima mia. Come
questo salmo non ha una vera conclusione, così la benedizione non deve cessare.
Salmo 103
Salmo dedicato a Davide.
Questo salmo fu composto da Davide e lo dedicò al vero
Davide, cioè al nostro Salvatore. Lui è stato il Creatore d'ogni cosa, redense
il mondo, risuscitò da morte e salì al cielo: pose sulle nubi la sua ascesa e
camminò sulle ali dei venti.
Benedici il Signore, anima mia. Esorta se tesso a benedire nella speranza che tutti
lo seguano e facciano altrettanto, come ha fatto lui. È un ottimo maestro
perché istruisce i discepoli non soltanto con le parole ma anche con le sue
opere: Signore mio Dio sei veramente magnifico. Dio che è di per se tesso grande, viene magnificato
grandemente dalla predicazione degli apostoli perchè nella Chiesa viene
annunciato e creduto in proporzione della sua grandezza.
Ti sei rivestito di lode e di onore. Il Signore si è rivestito di lode non soltanto
perché viene lodato da tutti ma anche perché è come intessuto e circondato di
motivi di lode, al punto da non potersene separare. È una veste splendida e
bene intessuta; se essa manca, tutti gli altri ornamenti perdono importanza. È
possibile infatti che possa piacere qualcosa che di per sé non meriti lode? Può
cogliere la grandezza e la qualità dello splendore di cui il Signore si è
rivestito nella sua risurrezione, soltanto chi lo accomuna a quello dei suoi
santi, il quali nel regno di Dio, splenderanno come il sole (Sap 3,7). Infatti
subito aggiunge è circondato di luce come d'una veste. Ecco gli ornamenti che risplendono sul nostro
Salvatore: la lode, la gloria, la luce, la carità, la bellezza. A queste
aggiungi l'immortalità, la potenza, la fortezza e tutte le altre virtù. Tutte
queste qualità formano il componimento di lode del quale il Signore si riveste
in questo salmo.
Ha steso il cielo come una pelle colui che ha coperto
con un tetto d'acqua la sua parte superiore.
In questo versetto il profeta ci insegna che Dio ha costruito i cieli senza
alcuna difficoltà. Questo torna a sua lode e gloria: che si dica che egli abbia
realizzato senza faticare per nulla un'opera così grande e notevole. Riguardo
al cielo, coperto da acque come da un tetto, troviamo scritto in un altro
luogo: «Le acque che sono sopra il cielo lodino il Nome del Signore» (Sal 148,
4). Ancora: «Divise le acque che stavano sopra il firmamento da quelle che
erano sotto il firmamento» (Gen 1, 7). Possiamo pensare che i cieli
rappresentino gli apostoli che il Signore stese come delle pelli, per formarli
come otri per il vino. Ricordano gli otri nuovi dei quali parla il Vangelo:
«Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi ma il vino nuovo in otri nuovi» (Mt
3,7). Molti fedeli, inebriati da questo vino, dimenticano tutti i beni terreni.
I profeti sono collocati ad un livello più in alto di questi perché sono
coperti da un tetto formato da acqua, non da vino. Giustamente afferma che sono
coperti da un tetto e così la massa d'acqua preme all'esterno ma non penetra
all'interno; [questo particolare ci fa ricordare come] spesso non comprendono
il significato [ultimo] della loro profezia, rimanendo come all'esterno di
essa.
Ascende sulla nube colui che cammina sulle ali dei
venti. Nel Vangelo viene attribuito a Gesù
questo movimento. Mentre i discepoli lo stavano osservando, una nube lo rapì al
loro sguardo (At 1,9). Camminò sulle ali del vento perché nessun vento giunge a
quell'altitudine. A questo versetto non dobbiamo aggiungere altra spiegazione
perché non si pensi che facciamo ingiuria ad una esposizione così vera e così
chiara.
Rendi i tuoi venti degli angeli e i tuoi ministri fuoco ardente. Angelo significa messaggero e gli esseri che sono
degli venti diventano angeli quando vengono inviati. La potenza di Cristo è
così forte che, quando vuole, fa diventare angeli tutti i venti e gli stessi
serafini, che significano essere ardenti i infuocati, li manda per svolgere
l'incarico a cui li destina. Lo afferma ora: fai diventare tuo
ministro lo stesso fuoco ardente. Così
infatti dichiara il Profeta Isaia: «Il Signore mandò uno dei serafini a toccare
le sue lanbbra con una brace (Is 6, 6). Se diciamo che, mediante un processo di
conversione, il Signore fa diventare i venti e il fuoco ardente suoi ministri,
non sarà un discorso illogico. I messaggeri sono i ministri e i responsabili
della Chiesa i quali possono essere denomomati venti e fuoco non in modo
arbitrario.
Hai fondato la terra sulla sua stabilità. In senso letterale, il discorso è molto chiaro.
Come misurare tale stabilità? Lo può fare solamente la forza potente di Dio.
Non si inclinerà mai. Queste parole sono colme di verità e chi le annuncia è
incapace di mentire. La terra rappresenta la Chiesa che è fondata in Cristo e
riceve stabilità da lui. Fondata com’è su una roccia così solida, come ha dichiarato
il Signore stesso, non potrà ricevere alcun scuotimento. L’apostolo dichiara
circa questo sommovimento: «Nessuno puà porre un altro fondamento rispetto a
quello che è stato posto, che è Cristo Gesù (1 Cor 3, 11).
L'abisso è la sua veste, come un manto. L'abisso è una raccolta d'acque, molto profonda e
vasta. Le acque molteplici rappresentano la moltitudine dei popoli. La terra
rappresenta la Chiesa. Un tempo l'abisso, cioé la moltitudine dei popoli, piena
d'odio, opprimeva tutta la Chiesa, come un mantello copre interamente l'oggetto
sul quale è messo. Per questo aggiunge: le acque stavano sopra i
monti. I monti sono un riferimento agli
apostoli e ai maestri. Le acque stavano sopra di loro perché ministri e fedeli
erano tutti perseguitati. Vediamo infatti anche ai nostri giorni che non
soltanto tutta la comunità della Chiesa ma anche i vescovi sono oggetto di
violenza da parte di questi abissi.
Alla tua minaccia fuggiranno, sentendo la voce del tuo
tuono tremeranno. Molte volte queste acque,
delle quali parliamo, si ritirarono al sentire il rimprovero di Dio, perché,
con i segni e i miracoli e con la predicazione degli apostoli, i popoli,
turbati, si convertivano accettando di credere in Cristo.
Salgono i monti e scendono i campi nel luogo che hai preparato
per loro. I monti sono quelli dei quali
poco fa avevo detto: Le acque stavano sopra i monti. Mentre le acque si ritiravano in fuga, questi
salivano; cessata la persecuzione, i predicatori della Chiesa venivano
innalzati, onorati e venerati dai popoli. I campi scendono perché tutta la
massa dei fedeli si umilia ai loro piedi. Come le pianure stanno ai piedi dei
monti, così tutti i cristiani devono stare sottomessi ai vescovi e ai
sacerdoti. Per questo i primi sono chiamati prelati e gli altri sudditi. Quelli
salgono al loro posto e questi scendono al loro posto perchè nella Chiesa
quelli tengono il primo posto e questi il secondo posto. Hai fissato
loro un confine che non oltrepasseranno, nè torneranno a coprire la terra. Il Signore ha fissato un limite a quelle acque
delle quali abbiamo parlato, che avevano occupato la terra e i monti, un
confine che non dovranno oltrepassare perché i malvagi non potranno più
infierire contro la Chiesa, se non nella misura che sarà consentita loro dal
Signore. Questo corrisponde al messaggio espresso altrove: «Chi rinchiuse il
mare nelle sue porte? Hai fissato un limite e gli pose un chiavistello e una
porta e disse: Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio
delle tue ondate» (Gb 38, 8-11).
Fai scaturire sorgenti nelle valli, le acque
scorreranno fra i monti. Queste sono le
valli delle quali si dice altrove: «Le valli abbondano di frumento» (Sal 64,
14). Sono un'immagine delle varie Chiese le quali, in umiltà e semplicità,
restituiscono al Signore con abbondanza il frutto delle buone opere. Queste
Chiese sono irrigate dalle sorgenti delle Sacre Scritture, mandate dal Signore
presso di loro, facendole scorrere in abbondanza. Questo è il significato del
versetto: acque scorreranno tra i monti. In questo passo monti, valli, sorgenti ed acque significano la stessa
cosa. Si abberereranno tutte le bestie selvatiche. Le bestie selvatiche rappresentano coloro che,
abbandonando la loro crudeltà, si sono convertiti alla fede di Cristo. Costoro
bevono queste acque e dissetandosene, sentono un grande refrigerio.
Gli onagri sono in attesa di calmare la loro sete. Parlando di essi il Signore chiede: «Chi ha
lasciato libero l'asino del campo e chi ne ha sciolto i legami? Gli ho dato il
deserto come casa e per dimora una terra salmastra» (Gb 39, 5). Sono
un'immagine di coloro che, liberi e sciolti da ogni legame mondano, servono il
Signore nei monasteri o in altri luoghi solitari. Costoro, in modo simile,
attendono queste acque per calmare la loro sete, perché con esse si ristorano
ogni giorno mentre nutrono un grande desiderio.
Presso di esse gli uccelli del cielo abiteranno e di
tra le rocce emetteranno la loro voce.
Questi uccelli del cielo rappresentano i predicatori della Chiesa e le rocce le
stesse Chiese. Gli uccelli del cielo emettono la loro voce stando presso le
rocce quando i vescovi e i sacerdoti annunciano la parola nelle loro Chiese. Si
dice in modo appropriato che se ne stanno sopra le acque perché non si
distolgono dai libri divini e giorno e notte meditano la legge del Signore.
Dalle tue alte dimore irrighi i monti. Tu, Signore, compi ogni cosa irrigando i monti
dalle tue alte dimore. Questi monti hanno depositi superiori colmati dal
Signore. Sono la conoscenza di tutta la Scrittura, Antico e nuovo Testamento,
insieme ai doni dello Spirito, come comprendiamo, con i quali i maestri della
Chiesa sono irrigati e saziati. Per questo aggiunge: Dal frutto delle
tue opere sarà saziata la terra. La terra
raffigura la Chiesa: ogni giorno viene saziata dal frutto delle opere di Dio,
con una sazietà spirituale e corporale. Egli è il Creatore e il fornitore di
ogni cibo, spirituale e corporale. Ogni sapienza deriva da Lui ed è sempre con
lui ed è prima dei secoli (Sir 1,1).
Fa crescere il fieno per le bestie e l'erba per il
servizio degli uomini. Da te, la tua terra
é saziata. Essa non ti risponde con ingratitudine, dimentica dei tuoi benefici,
ma offre fieno per i tuoi giumenti e produce erba a servizio degli uomini. I
giumenti di Dio sono i vescovi e i sacerdoti; sono tali perché portano su di sé
i pesi altrui. Perciò si dice: sono diventato come un giumento presso
di te e sono sempre con te (Sal 72, 23). La
Chiesa deve donare a costoro il cibo del corpo visto che riceve da essi
l'alimento del cuore. Perciò l'Apostolo insegna: «Se abbiamo seminato tra voi
doni spirituali, non è una grande cosa se raccogliamo i vostri doni temporali»
(1 Cor 9, 11). Il Signore dichiara nel Vangelo: «è giusto che un operaio riceva
la sua ricompensa» (Lc 10,7). Lo riafferma nel seguito:
per trarre il pane dalla terra e il vino che rallegra
il cuore. La terra è la terra ma anche loro
sono terra, quella offre il suo frutto ma anche loro fanno lo stesso. Offre un
frutto buono ma ne riceve uno migliore. Offre l'erba ma riceve il pane. Quale pane?
Il pane vivo che discende dal cielo. Riceve in modo simile anche il vino,
il calice della Nuova Alleanza.
Questo rallegra il cuore dell'uomo perché dona la vita eterna.
per rendere gioioso il volto con l'olio e il pane
rinsaldi il cuore dell'uomo. La Chiesa
riceve dagli apostoli non soltanto il pane e il vino ma anche l'olio, che
prefigura la grazia dello Spirito Santo. Senza quest'olio non c'é alcuna gioia
spirituale. Ha fatto bene poi a parlare del volto, perchè gioia e tristezza
sono rivelate dal volto. Dopo aver detto che il vino rallegra il cuore
dell'uomo, aggiunge in modo opportuno che il pane rinsalda il cuore dell'uomo.
Per questo il Signore dichiara: «Se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo
e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6, 54). Dove non
c'é la vita, non può neppure esserci la forza.
Si saziano tutti gli alberi del bosco e i cedri del
Libano che tu hai piantato. Sono alberi
buoni e buoni cedri quelli che vengono saziati da questo pane. Allude ai popoli
dei gentili con i quali viene edificata la casa di Dio, dopo che il popolo dei
giudei è stato rifiutato. Il Signore ha piantato questi cedri perché possano
crescere in grande altezza. Questo è il motivo per il quale dice in un altro
passo: «Ogni piantagione che il mio Padre celeste non avrà piantato, sarà
sradicata» (Mt 15, 13). Là i passeri faranno i loro nidi. I passeri nidificheranno su questi alberi, ossia: i
servi di Dio costruiscono monasteri, nei quali si serve Dio notte e giorno, a
difesa e a protezione di quei passeri.
Il nido della cicogna è il loro principio. Il nido della cicogna è l'acqua stessa, poiché
questo uccello vive e rimane nell'acqua. Afferma che i passeri sono generati
dal nido della cicogna poichè, se non vengono rinnovati dall'acqua, i santi di
Dio non possono volare verso il cielo. Il Signore, infatti, dice: «Se non sarai
rinato dall'acqua e dallo Spirito Santo, non potrai entrare nel regno di Dio»
(Gv 3, 5). Soltanti i cristiani hanno questo principio perché soltanto loro
vengono rigenerati dall'acqua e dallo spirito. I monti elevati sono
un rifugio per i cervi, la roccia è un rifugio per gli iraci. Noi abbiamo due monti, il Nuovo e l'Antico
Testamento. I cervi della Chiesa, ossia gli apostoli e i maestri, trovano
rifugio presso il monte della Scrittura. Tra costoro troviamo il profeta che
annuncia: «Alzo gli occhi verso i monti, da dove verrà il mio aiuto» (Sal 120,
1). Dobbiamo sempre rifugiarci su questi monti, per trovare consiglio e
conforto. La Roccia è un rifugio per gli iraci, ossia per i peccatori che sono
circondati d'ogni parte dai fitti
aculei dei vizi. La Roccia è Cristo, come insegna l'Apostolo (2 Cor 10, 4),
venuto a chiamare i peccatori, non i giusti, al pentimento (Mc 2, 17).
Ha creato la luna in un tempo determinato e il sole che
conosce il suo tramonto. La Chiesa,
rappresentata nella luna, ha preso inizio in un determinato tempo e il Cristo,
sole di giustizia, venne a sera. Come dal fianco di Adamo che dormiva venne
tratta Eva, così la fianco di Cristo che pendeva dalla croce fu creata la
Chiesa.
Facesti scendere le tenebre e fu notte; in essa si
aggireranno tutte le bestie della foresta.
Nell'ora in cui il nostro Salvatore moriva, ci furono tenebre dalle quali i
miseri Giudei si trovarono avvolti per una cecità, interiore ed esteriore. Su
loro scese la notte e l'oscurità delle tenebre. Nel corso di quella notte
pasarono tutte le bestie del bosco, ossia tutti gli spiriti del male che hanno
la possibilità enorme di ingannare e trascinare dietro di loro. Continua a parlare
di loro:
I cuccioli del leone ruggiscono e vogliono catturare e
chiedono a Dio il loro cibo. In un altro
passo leggiamo: «Il nostro nemico, il diavolo, come un leone ruggente, s'aggira
cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). Senza il permesso di Dio, non possono nè
catturare nè avere cibo. Il diavolo spera che il Giordano fluisca nella sua
bocca. «Sono le sue prede preferite», come sta scritto. Volle divorare Giobbe
ma non gli riuscì, divorò invece Giuda con tanti altri.
Sorge il sole e si radunano e si stabiliscono nelle
loro tane. Il sole è sorto perché il nostro
Salvatore è risorto da morte il terzo giorno. Allora si radunarono i leoncelli;
si rifugiarono nelle loro tane. Presi da grande paura, cominciarono ad
attendere nel dolore il nostro Salvatore, essendo certi che sarebbe tornato.
Esce l'uomo al suo lavoro e alla sua attività fino a
sera. Questo si è realizzato quando, dopo
la risurrezione, il nostro Salvatore ordinò ai discepoli: «Andate nel mondo
intero, predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16, 15). Allora gli
apostoli, prefigurati in quest'uomo, uscirono per la loro missione, predicarono
il Vangelo a tutti i popoli e fino a sera, ossia al termine della vita,
rimasero intenti alla loro opera, con costanza e fedeltà.
Quanto sono grandi le tue opere, Signore, le hai fatte
tutte con sapienza. La terra è colma della tua opera creatrice. Il sentimento d'ammirazione non è rivolto alla
creazione del cielo e della terra ma all'improvvisa conversione avvenuta tra
gli uomini del mondo. Soltanto ieri gli apostoli hanno cominciato a predicare,
ed oggi il mondo accoglie uomini nuovi e un popolo nuovo. Per questo dice che
Dio ha fatto tutto con sapienza perché soltanto per mezzo di Cristo poteva
accadere tutto questo rinnovamento. Egli è la potenza e la sapienza del Padre.
Ecco il mare grande e spazioso, lì nuotano rettili
senza numero. Si riferisce a questo mondo
che si trova sempre in perturbazione come un mare. In qualche circostanza
apparve quasi calmo e allora, riempiendosi del nuovo popolo dei cristiani,
accoglie le barche degli apostoli, che si spostano ovunque per pescare. Là dove
gli stessi imperatori morivano annegati, i pescatori di Cristo navigano con
grande sicurezza. I rettili numertosi rappresentano gli uomini che, aderendo
alla terra con tutto il loro corpo, cercano soltanto beni terreni e passeggeri;
sono una moltitudine così vasta da rendere impossibile la loro numerazione. In
questo mare sono presenti anche animali di doiversa mole, piccoli e grandi e in
essi possiamo scorgere poveri e potenti, buoni e cattivi, saggi e insipienti.
Fa la sua comparsa anche il drago antico, il diavolo, il Satana che seduce il
mondo intero, come insegna la Scrittura. Lo conferma nel seguito:
Il drago che hai creato per essere ingannato. Dopo che questo dragone cadde a causa della sua
superbia, il Signore lo riplasmò e lo ridusse ad una posizione inferiore
affinchè gli uomini ma anche le donne possano sempre deluderlo. Tutti
da te aspettano, Signore, e tu doni loro cibo in tempo opportuno. Tutti gli animali, i domestici e i selvatici,
quelli che ti contrastano o che ti servono, ricevono il cibo da te poiché Tu
sei colui che fai sorgere il sole sopra i buoni e sopra i cattivi e fai piovere
sopra i giusti e gli ingiusti.
Quando offri, essi raccolgono, quando apri la tua mano,
si riempiono di beni. Egli fa in modo che
noi possiamo abbondare di ogni ricchezza, egli opera affinché possiamo soffrire
la mancanza di ogni cosa.
Aggiunge: Distogli il tuo volto ed essi rimangono
turbati, togli loro il respiro e vengono meno e ritornano nella loro polvere. Il Signore non è adirato nei confronti di tutti
coloro che soffrono un turbamento ma gli uomini con i quali di adira,
necessariamente si sentiranno sconvolti e agitati. Di loro di dice: «Si
vergognino e rimangano sconvolti per sempre, si sentano confusi e periscano»
(Sal 6, 11). Quando afferma: se
togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Questa è
un'esperienza comune a tutti, ai buoni e ai cattivi. Tuttavia Il respiro viene
tolto in modo differente gli uni dagli altri. Ai buoni viene tolto lo spirito
perchè conoscano la pace ai cattivi perché, vengano meno provando sgomento,
dolore, fino a morire. Costoro ritornano totalmente in polvere. Se prima erano
corruttibili, anche dopo la risurrezione saranno esposti al male e alla
sofferenza.
Mandi il tuo spirito e sono creati e rinnovi la faccia
della terra. Non esiste uomo che non
ritorni in polvere e che non viva esposto alla miseria e alla morte, se il
Signore non invia il suo Spirito che è capace di ricrearlo e di rinnovarlo. Il
profeta chiede al Signore di inviargli il suo Spirito, affinché la terra sia
rinnovata e creata. Giustamente ha specificato parlando di faccia della terra
perchè la sostanza rimarrà la stessa e verrà rinnovata soltanto il suo aspetto
e la sua bellezza.
Sia la gloria del Signore per sempre; si rallegri il
Signore delle sue opere. La gloria del
Signore si manifesti nelle sue opere affinché perdurino gloriose nei secoli,
come da lui sono state creaste belle e gloriose. Altrimenti il Signore non
potrà godere delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa sussultare; tocca i monti
ed essi fumano. Il Signore guarda la terra
e la fa tremare quando visita i peccatori con la sua ispirazione e li chiama al
pentimento affinché lo servano con timore e tremore. I monti raffigurano i
ricchi e i potenti i quali, sebbene difficilmente possano entrare nel regno di
Dio, toccati dallo Spirito SAnto, cominciano a mandare fumo all'esterno e a
bruciare nell'intimo. Mandano fumo all'esterno perché ogni giorno mostrano
sentimenti di pentimento mediante lacrime di compunzione. Se dentro di loro non
ardesse un fuoco, non potrebbe emettere segnali all'esterno.
Canterò al Signore per tutta la vita, salmeggerò al mio
Dio finché esisto. È come se dicesse a se
stesso: hai cantato abbastanza e hai gioito a sufficienza; ora riposati e cessa
di cantare. Ma egli replica: Ho
già cantato ma continuerò a farlo, non in una sola occasione ma per tutta la
durata della mia vita. Salmeggerò al mio Dio non soltanto adesso, ma per tutto
il tempo in cui vivrò. Chiedo soltanto questo: che la mia lode ti piaccia
perchè da parte mia gioirò sempre in te. Lo ribadisce.
La mia lode gli piaccia; io mi rallegrerò nel Signore.
Scompaiono i peccatori dalla terra e gli iniqui più non siano. Sono molti nella Chiesa che si annoiano di
ascoltare i canti, le letture e la predicazione. Mormorano non solo dentro di
sè ma anche con critiche aperte. Si lamentano perchè le lodi di Dio non
finiscono presto e godono maggiormente degli spettacoli e delle vanità che
delle lodi divine. Il profeta dice a costoro: Scompaiono i peccatori
dalla terra. S'allontanino dalla Chiesa
queste persone che s'infastidiscono; gli iniqui vengano meno e non
esistano più. Non ricavano per loro alcun
guadagno e diventano un impedimento per gli altri. Invece tu, anima mia,
benedici il Signore e non lasciarti condizionare dai loro reclami. Come hai
cominciato, continua a lodare il Signore [con lo stesso slancio].
Salmo 104
Alleluia.
Alleluia significa lodate Dio. Certamente il profeta
non ci avrebbe comandato più volte di lodare il Signore, se lodare il Signore
non fosse una cosa molto gradita Dio e utilissima a noi.
Lodate il Signore e invocate il suo nome, annunciate
tra i popoli le sue opere. Il Profeta si
rivolge ai fedeli che hanno aderito alla fede provenendo dai pagani, racconta
loro la storia degli antichi [israeliti], in che modo il Signore abbia percosso
gli Egiziani con molteplici piaghe e come abbia liberato il suo popolo in modo
mirabile e glorioso dalla loro durissima schiavitù. In questo evento, viene
prefigurata la liberazione della Chiesa e la rovina dei persecutori. Voi che
adoravate false divinità, ora celebrate e lodate il Signore perché Egli solo è
Dio e Signore. Invocate il suo Nome,
perché non si deve invocare nessun altro. Annunciate tra le genti le sue opere
e perciò tutte le cose che avete imparato, insegnatele a tutti gli altri e
fatele comprendere a loro.
Cantate a lui e salmeggiate a lui, raccontate tutte le
sue meraviglie. Cantate e salmeggiate a lui,
non cercate la vostra gloria ma la sua, raccontate le sue opere potenti e
mirabili. Anche l'Apostolo dichiara: «Non predichiamo noi stessi, ma il Signore
Gesù» (2 Cor 4, 5). Per questo aggiunge:
Lodatelo nel suo Nome Santo. La vostra lode non rivolgetela a voi stessi, ma ogni lode e gloria
sia rivolta a lui che è mirabile nei suoi santi. I santi si rattristavano
spesso quando le genti attribuivano loro grandi onori per i miracoli che
avevano compiuto. Si rallegri il cuore di chi cerca il Signore. Il cuore di
coloro che cercano il Signore si rallegri non per i miracoli ma soltanto nel
Signore. Come infatti nel Vangelo il Signore ha detto ai suoi discepoli: «Non
rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi nel mio nome. In questo
piuttosto godete, che i vostri nomi siano scritti nei cieli» (Lc 10, 17).
Cercate il Signore e consolidatevi [in lui], cercate
sempre il suo volto. Cercate il Signore
nelle Sacre Scritture, cercate il Signore nei miracoli, e, dopo che lo avrete
conosciuto, consolidatevi nel suo amore. Cercate sempre il suo volto. Mosè cercava questo volto quando diceva: «Se ho
trovato grazia ai tuoi occhi, mostrami il tuo volto perché possa vederti» (Es
33, 13). Sempre dobbiamo cercare in che modo possiamo andare lieti e sicuri
alla sua presenza.
Ricordatevi delle meraviglie che ha compiuto, i prodigi
e i giudizi della sua bocca. In questo si
conosce bene il Signore: se non fosse Dio, non avrebbe potuto fare nulla. Il
Profeta desidera che ovunque, tra le genti siano predicati i suoi miracoli e
prodigi, le sue parole e i suoi giudizi affinché gli uomini che non possono
conoscerlo in un altro modo, lo riconoscano almeno nei suoi prodigi. Chi sono
coloro che hanno ricevuto l'ordine di farlo conoscere e di annunciarlo?
Il seme di Abramo suo servo, i figli di Giacobbe suo
eletto. Dicono i Giudei nel Vangelo: «Siamo
figli di Abramo» (Gv 8, 33). Il Signore nel rispondere loro afferma il
contrario: «Se foste figli di Abramo, compireste le opere di Abramo».
Discendenza di Abramo e figli di Giacobbe sono soltanto i credenti che li
imitano. Entrambi credettero in Cristo poiché, come sta scritto, Abramo lo
adorò e Giacobbe disse, come leggiamo: Aspetterò il tuo Salvatore (Gen 49, 18).
È Lui il Signore nostro Dio, su tutta la terra [si esercitano] i suoi
giudizi. Noi siamo suoi figli ed egli è il
Signore nostro Dio, i cui giudizi si adempiono non soltanto tra i giudei ma in
tutta la terra.
Si ricorda per sempre della sua alleanza, della
promessa rinnovata a mille generazioni. In
seguito il testo parla della promessa formulata dal Signore ad Abramo di dargli
in eredità la terra di Canaan. Annunciò questa parola rivolta a mille
generazioni quando promise: «La tua discendenza sarà come le stelle del cielo e
come la sabbia che è sulla spiaggia del mare» (Gen 22, 17). Ha messo a
confronta una dimensione finita con una infinita perché mille generazioni sono
un nulla se le paragoniamo al numero delle stelle o dei granelli di sabbia
sulla spiaggia del mare. Poiché sta scritto, tuttavia, in Isacco avrai un
discendente (Gen 21, 13), la promessa sembra riguardare più i cristiani che i
giudei. Infatti l'Apostolo dice: «[Dio] non ha parlato di discendenti come se
volesse riferirsi a molti ma di un unico discendente, del tuo seme, che è
Cristo» (Gal 3, 16).
Ricordò ciò che dispose per Abramo e del suo giuramento
ad Isacco; ciò che aveva stabilito a Giacobbe come legge e per Israele come
alleanza eterna, dicendo: ti darò la terra di Canaan, come porzione della
vostra eredità. Il Signore stabilì che
Giacobbe, non Esaù, si accingesse ad ottenere quell'eredità che era stata
stabilita per lui per decreto di un'alleanza eterna, quando gli disse: «Ti darò
la terra di Cannan e con essa tutto il territorio e la porzione della vostra
eredità, ossia i Perezziti, i Gebusei, gli Etei». Dio fece conoscere questa
promessa quando ancora erano in piccolissimo numero e quando ancora abitavano
quella terra come forestieri e pellegrini. Poiché ebbero una ferma speranza e
credettero in modo sicuro alle parole del Signore, si adempirono tutte le promesse
che Dio aveva annunciato a loro. Questi fatti ci vengono raccontati, affinché
anche noi rimaniamo fermi nella speranza e continuiamo a credere con fiducia ed
allora non resteremo privi della nostra eredità. Se avremo imitato i nostri
padri e avremo conservato la loro fede e il loro insegnamento, sapendo che
attraverso molte tribolazioni bisogna che entriamo nel regno dei cieli,
[riceveremo] un'eredità ben più grande di quella della terra di Canaan. Perciò
aggiunge:
Mentre erano in piccolo numero, pochissimi e forestieri
in essa e passavano di paese in paese, da un regno ad un altro popolo... Se costoro con tanta fatica ottennero quell'eredità
che era soltanto un bene temporale, quanto più noi dobbiamo affrettarci con
grande impegno all'eredità che è eterna!
Non permise che nessuno li opprimesse e castigò dei re
a causa loro. La Scrittura, infatti,
ricorda come Faraone ed Abimelek fossero stati puniti a causa loro. A questi il
Signore aveva comandato: Non vogliate toccare i miei consacrati e non
fate male ai miei profeti. Li chiama unti
(suoi consacrati) perché non erano stati
compenetrati dall'olio comune ma dalla grazia dello Spirito Santo.
Chiamò la fame sopra quella terra e li privò del
sostegno del pane. Il motivo per il quali
il Signore abbia voluto carestia viene esposto nel seguito del testo. Questa
penuria fece in modo che Giuseppe, che prima era stato venduto in Egitto,
venisse costituito come signore di quel territorio e che, grazie alla sua
accortezza, il paese fosse liberato dal pericolo della fame. Giacobbe, con i
suoi figli, discese in Egitto per sfuggire alla carestia e trovò che il figlio,
che aveva considerato morto, fosse ancora in vita. Lo attesta nel seguito:
Mandò davanti a loro un uomo, Giuseppe fu venduto come
schiavo. Per disposizione divina e a causa
della malizia dei suoi fratelli, Giuseppe fu venduto, affinché comprendiamo che
in questo mondo molti fatti, che sembrano avere una partenza cattiva, avvengono per volere di Dio. La passione,
la vendita e la consegna del nostro Salvatore accadde per disposizione di Dio,
in vista della nostra salvezza, anche se siamo ceri che fu un'ingiustizia.
Lo umiliarono fermando i loro piedi nei ceppi, il ferro
trapassò la sua anima finché non giunse la sua parola e il suo discorso lo
infiammò. Dichiara che la sua anima è stata
trapassato da una spada, per far sapere di aver dovuto affrontare grandi
sofferenze ed angustie. Dopo che venne la sua parola e la parola del Signore lo
infiammò e lo illuminò affinché potesse interpretare il sonno del re, subito
fui liberato dalle sue enormi sofferenze. Lo spiega ora con precisione.
Il re comandò di scarcerarlo e il capo dei popoli di
rimandarlo libero e lo costituì signore della sua casa e capo di tutti i suoi
averi per istruire i principi come altri se stesso e insegnare l'accortezza ai
capi. Ricorda che Faraone riconobbe la
saggezza straordinaria di Giuseppe, al punto da costituirlo come come capo e
signore di tutto il territorio e da ordinargli di istruire altri capi ed altre
autorità. [Gli egiziani] credevano che la sua arte dell'interpretazione dei
sogni non gli derivasse da un dono divino ma che dipendesse da un solido
apprendimento e da acutezza d'ingegno. Ritenevano che potesse comunicare questa
scienza anche ad altri, come la possedeva lui. Di fatto molte particolarità di
questa vicenda fanno pensare al nostro Salvatore. Giuseppe fu venduto dal
fratello Giuda mentre Gesù fu venduto da Giuda, suo discepolo. Stabilito da Dio
Padre come re e dominatore di tutte le genti, liberò non soltanto l'Egitto ma
il mondo intero da una fame eterna. Un profeta ha accennato a questo tipo di
fame: «Metterò in voi non una fame di pane e neppure una sete d'acqua ma una
brama di ascoltare la parola di Dio» (Am 8, 11). Cristo, perciò, non è soltanto
è abilissimo nell'interpretare i sogni, ma è anche capace di aprire i segreti
profondi di tutte le Scritture.
Israele entrò in Egitto e Giacobbe abitò nella terra di
Cam. Dalla discendenza di Cam è nato
Cannan, dal quale gli Egiziani fanno derivare la loro origine. Se Giacobbe non
temette di entrare in Egitto, perché i nostri predicatori esitano ad occupare
il mondo con la predicazione? Non dovrebbero riflettere meglio su queste
parole: Il Signore fece aumentare il suo popolo in modo rilevante e lo rese più
forte dei suoi nemici. Gli uni e gli altri si moltiplicarono ma questi
prevalsero su tutti i loro avversari.
Cambiò il loro cuore ed odiarono il suo popolo affinché
ingannassero i suoi servi. Perché gli
egiziani sono rimproverati se è stato Dio a modificare il loro cuore affinché
si proponessero di agire in quel modo? Si tratta di un modo di esprimersi della
Bibbia. Si dice che Dio abbia voluto fare ciò che ha permesso che accadesse
anche se avrebbe potuto impedirlo. Il Signore offre ai malvagi l'occasione di
manifestare i loro cattivi desideri, in modo che non possano tenere nascosto il
male che tengono in cuore. Quando gli egiziani fecero soffrire il popolo di Dio
con violenza, Dio ordinò a Mosè e ad Aronne di andare presso di loro a
confortarli. Questo è il significato del versetto successivo: Mandò Mosé suo
servo ed Aronne che si era scelto. Diede loro il potere di compiere segni e
prodigi nella terra di Cam. Ascoltiamo quali furono quei prodigi.
Mandò le tenebre che oscurarono gli uomini che si
ribellavano alle sue parole. Le tenebre che
un tempo avevano lasciato al buio gli egiziani, prefiguravano quelle che fanno
soffrire i Giudei, gli eretici e i
pagani ora e in futuro. Costoro si ribellano alla sua parola e si oppongono alla
dottrina universale e apostolica.
Cambiò la loro acqua in sangue e fece morire i loro
pesci. L'acqua degli egiziani, che venne
tramutata in sangue, designava l'insegnamento dei filosofi e degli eretici la
quale non è altro che veleno, sangue e peccato. Chi beve questo sangue e non
esita ad assumere tali dottrine, muore.
Diffuse rane nella loro terra, fino alle stanze dei
loro sovrani. Le rane rappresentano poeti,
filosofi, giudei ed eretici: costoro, gloriandosi soltanto della loro
loquacità, non smettono di opporsi alla verità. Questi uomini sono amici dei re
e dei potenti che si compiacciono delle loro vanità e dei loro errori.
Comandò e vennero mosche (coenomia) e zanzare in tutto
il loro territorio. Le mosche
canine sono un genere mosche
particolarmente nocive e fastidiose. Le zanzare quanto sono minuscoli,
altrettanto sono penetranti nel pungere. Questi insetti, mosche canine e
zanzare, raffigurano la lussuria, la più turpe e la più nociva dei vizi. Tale
vizio, poiché è un'espressione del fisico ed è un impulso naturale, non può
essere vinto e superato senza un impegno faticoso e senza l'aiuto di Dio.
Mutò in grandine le piogge e fece scendere fuoco
ardente sulla loro campagna. Colpì
vigne e fichi, abbatté ogni albero nei loro campi. Grandine e fuoco ardente raffigurano la grande ira e il furore di Dio
con i quali flagella fino a farli scomparire gli uomini iniqui con tutti i loro
possessi.
Comandò e vennero locuste e bruchi senza numero che
divorarono tutta l'erba. Locuste e bruchi
che aggrediscono in gruppi compatti come fossero schieramenti militari,
ricordano bene l'insieme dei vizi; l'erba dei campi che viene divorata e
distrutta rappresenta gli uomini, visto che il popolo viene simboleggiato nel
fieno.
Percosse ogni primogenito in Egitto, insieme alle
primizie del loro lavoro. Questa piaga, più
delle altre, atterrì gli egiziani al punto che essi chiesero agli ebrei di
andarsene, costringendoli a partire. è l'unica ad avere un significato
positivo: è un'immagine del peccato d'origine distrutto in tutti gli uomini dal
sangue di Cristo. Fino a qui ha ricordato le piaghe contro gli egiziani ma
d'ora in poi parla, invece, dei benefici che i giudei ricevettero da Dio.
Li condusse fuori con argento ed oro e non c'era nelle
tribù alcun infermo. Non soltanto i
cristiani ma anche altri popoli possiedono argento ed oro, ossia virtù e
costumi onesti, la perizia in molti campi e non è assolutamente peccato
riceverli e acquisirli da loro, nella loro interezza. Osserva: chi segue Dio
non s'ammala, purché cammini nella via maestra e non devii da essa.
L'Egitto si rallegrò della loro partenza, poiché
avevano provato paura; stese una nube per proteggerli e un fuoco per
illuminarli di notte. L'apostolo, parlando
di questa nube, afferma: «Tutti furono battezzati in Mosè, nella nube e nel
mare» (1 Cor 10, 12), ossia nell'acqua e nello Spirito Santo. Il mare
rappresenta l'acqua e la nube lo Spirito Santo. Egli ci protegge dalla calura
di tutte le tribolazioni, illumina le nostre tenebre e mostra la via della
verità.
Chiesero carne e videro cadere le quaglie. La quaglia rappresenta la comprensione spirituale
che proviene dalle acque superiori. è lo stesso apostolo ad insegnarci che
bisogna attivare una comprensione spirituale: «Tutti godevano d'un cibo
spirituale; bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava e questa
roccia era Cristo» (1 Cor 3,4). Infatti prosegue col dire: un pane celeste li
ha saziati. Il pane che scende dal cielo può raffigurare la carne di Cristo o
la comprensione spirituale.
Spaccò la roccia e scaturirono acque e scorsero torrenti
nel deserto. In modo simile dal petto di
Cristo scaturirono quattro grandi fiumi, grazie ai quali tutta la terra venne
irrigata con abbondanza e dissetata, mentre prima era secca ed arida. Dio
realizzò per il suo popolo le promesse di cui abbiamo accennato in precedenza,
poiché si ricordò della sua parola santa che aveva annunciato ad Abramo suo
servo. Il Signore aveva promesso ad Abramo che nel sua discendenza avrebbe
benedetto tutte le genti e che il suo seme sarebbe stato numeroso a somiglianza
delle stelle del cielo e dei granelli di sabbia sulla riva del mare.
Condusse fuori il suo popolo nell'esultanza e i suoi
eletti nella gioia. Non avrebbero potuto
essere privi di gioia e d'esultanza uomini che venivano favoriti, difesi e
arricchiti da Dio in questa misura! Diede loro possedimenti di altri
popoli e s'impadronirono della fatica di altre popolazioni. A che scopo? Per custodire i suoi decreti
e per osservare la sua legge. Se non
avessero mantenuto la pace con i nemici che avevano vinto e non avessero
posseduto la terra in modo pacifico, non avrebbero potuto custodire le sua
leggi in modo legittimo e non avrebbero potuto osservare la legge con
diligenza.
Salmo 105
Alleluia,
alleluia. Il primo alleluia appartiene al salmo precedente e il secondo al salmo
seguente.
Il profeta
ci insegna con quale insistenza dobbiamo lodare Dio in continuità perché egli
termina un salmo nella lode e ne comincia un altro nella lode; quando un salmo
finisce, ordina di lodare e quando comincia un altro componimento invita ancora
a lodare [il Signore]; vuole che la lode sia perenne e non ci sia alcuna
interruzione.
Lodate il
Signore perché è buono, perché la sua misericordia dura per sempre. Offre un valido motivo per il quale
dobbiamo lodare Dio: è buono e misericordioso. Se ogni bontà merita lode e se
non si deve elogiare nessuna cosa che non sia buona, con quale energia allora
si deve lodare Colui che solo è buono e dal quale deriva ogni bene. Si legge
nel Vangelo che quando un tale si è rivolto al Signore chiamandolo Maestro
buono, Egli abbia
replicato: perché mi chiami buono, quando nessuno è buono se non Dio solo? Se
credi che sia Dio, pensi bene; se non lo credi, perché ti rivolgi a me con
questa qualifica? (Mt 19, 17). Dio è buono di per sé, è bontà per essenza;
tutto il resto non esiste di per sé, né è buono di per sé, ma riceve tutto da
Dio [l'essere e l'essere buono]. Lodiamo il Signore perché è buono, lo è per
essenza e non può essere se non buono. Perché la sua misericordia dura per
sempre. Dire per sempre
significa dire in eterno. Infatti in un altro versetto dichiara: Canterò in
eterno le opere di misericordia di Dio (Sal 88, 1).
Chi può
narrare le opere di potenza del Signore e far conoscere tutte le sue lodi? Ecco, sembra dire qualcuno, siamo pronti
a lodare ma non basta fare questo. Chi può celebrare le azioni potenti di Dio
secondo il loro valore? Chi, continuando a esprimere sentimenti di lode e
innalzando elogi può passare in rassegna tutte le opere di Dio che meritano di
essere celebrate? Sono innumerevoli e superano ogni misura. Grande il Signore
ed è degno di essere lodato molto e la sua grandezza non ha confini (Sal 47,
8). Beati coloro che osservano la legge e agiscono con rettitudine in ogni
circostanza. Se non può
svolgere bene il primo compito, almeno esegua quest'altro e conoscerà la
beatitudine. Abbandona il male e fa il bene (Sal 36, 27). Se è vero che non
siamo in grado di lodare Dio quanto conviene, a chi è impossibile abbandonare
il male e fare il bene? In ogni tempo compiono la giustizia coloro che
osservano i comandamenti a misura delle loro forze perché lasciare il male è
agire con giustizia e fare il bene è ancora agire con giustizia.
Ricordati
di noi, Signore, per amore del tuo popolo e visitaci con la tua salvezza. Ha fatto bene ad aggiungere per amore
del tuo popolo, perché il Signore si ricorda dei buoni e dei cattivi, per
premiare gli uni e punire gli altri. Questo ricordo piace ai buoni ma dispiace
ai cattivi. Il profeta a chiesto che il Signore li visiti per salvarli. Se
pensiamo che questa richiesta alluda all'incarnazione, ci rendiamo conto che
essa non è stata esaudita in quel tempo ma è stata ascoltata. Il Cristo
tuttavia li visitava, regnava su di loro e li custodiva prima ancora di
incarnarsi.
Per
mostrare la grazia con cui gratifichi i tuoi eletti, la gioia che infondi nel
tuo popolo, affinché tu venga lodato in comunione con la tua eredità. Visitaci con la tua salvezza; fa che
possiamo vedere noi stessi e possiamo essere partecipi di quei doni di bontà
con i quali gratifichi il tuo popolo. Godiamo della gioia del tuo popolo, ossia
del popolo cristiano. Per questo il Signore ha detto ai giudei che non
credevano in lui: Molti re e profeti desiderarono vedere ciò che voi vedete e
non videro, ascoltare ciò che voi ascoltate e non udirono (Lc 10, 24). Tutti
desideravano la venuta di Cristo e tutti volevano far parte ed essere membri
della Chiesa di Cristo. Affinché tu venga lodato in comunione con la tua
eredità; agisci in modo
che noi possiamo partecipare alla gioia che infondi nel tuo popolo, affinché tu
venga lodato anche da noi in comunione con la tua eredità e si raduni un unico
ovile e un solo pastore.
Da qui in
avanti comincia a parlare dei traviamenti di quel popolo che si mostrò sempre
incredulo, che in molti modi tentò Dio e lo provocò a sdegno. Daniele fa la
stessa cosa e confessa i suoi peccati e i peccati del suo popolo, sperando di
muovere la misericordia di Dio grazie alle sue suppliche e preghiere. Abbiamo
peccato come i nostri padri, abbiamo agito iniquamente, abbiamo compiuto cose
inique. I nostri padri in Egitto non compresero le tue meraviglie e non furono
consapevoli della tua misericordia.
Parlando di queste persone, l'Apostolo afferma: Poiché non credettero, caddero
cadaveri nel deserto (1 Cor 5). Il Signore, a sua volta, dichiara: Non
entreranno nel mio riposo (Eb 4, 6). Costoro, se avessero compreso le azioni
mirabili compiute da Dio in Egitto e se si fossero ricordati della grandezza
della misericordia che Dio aveva loro mostrato, non avrebbero mai esitato ad
affrontare i loro nemici. Coloro
che prima non avevano esitato ad entrare nel mar Rosso, in seguito non osarono
combattere i Cananei. Forse non avrebbero avuto il coraggio di entrare nelle
acque del Mar Rosso, se non avessero avuto paura degli Egiziani che li stavano
aggredendo.
Lo
irritarono in prossimità del mare Rosso. Allora Mosè disse loro, vedendo che erano angosciati e
disperati: Non temete gli Egiziani perché il Signore combatterà per voi, mentre
voi starete in silenzio (Es 14, 15). Fu proprio in questa circostanza che
cominciarono a tentare il Signore, dopo l'uscita dall'Egitto. Li liberò: non
guardò ai loro meriti ma agì a motivo del suo Nome poiché se non li avesse
liberati, avrebbe provocato un grande disonore al suo nome; tutti, infatti,
avrebbero concluso che non era stato in grado di soccorrerli. Agì in questo
modo, per far conoscere la sua potenza. A che cosa servì, visto che costoro non
vollero riconoscerla?
Parlò al
Mare Rosso e si seccò e li fece uscire dalle grandi acque, come nel deserto, e
li liberò dalla mano di quanti li odiavano, li redense dal potere dei loro
nemici. Sommerse nell'acqua i loro persecutori e non ne rimase vivo alcuno. Il mare Rosso prefigura il battesimo.
Il Faraone con tutto il suo esercito raffigura il diavolo e la moltitudine dei
vizi. Quest'ultimi inseguono il popolo di Dio fino al Battesimo ma là vengono
vinti e distrutti.
Allora
credettero alle sue parole e cantarono le sue lodi ma subito dimenticarono le
sue opere e non aderirono al suo progetto. Avendo visto i prodigi che aveva
compiuto, credettero alle sue parole e cantarono le sue lodi. In un primo
momento reagirono in questo modo ma poco dopo vennero meno, dimenticarono le
opere viste e non aderirono al suo progetto. Se si fossero aperti e resi
disponibili al suo progetto, non sarebbero morti.
Alimentarono
brame nel deserto e tentarono Dio in quel luogo arido. L'apostolo spiega il significato di
queste tentazioni: Non mettiamo alla prova Dio come fecero alcuni di loro e
morirono morsi dai serpenti ( 1 Cor 10, 9). Questi fatti accaddero loro come gesta prefigurative e sono
stati scritti per la nostra istruzione ( 1 Cor 10, 11).
Concesse
loro quanto domandavano e saziò la loro brama. Il Signore accondiscendeva alle loro richieste affinché
smettessero di mormorare e non dubitassero più della sua onnipotenza.
Irritarono
Mosé nell'accampamento e Aronne, il consacrato al Signore. Si aprì la terra e
inghiottì Datan e seppellì l'assemblea di Abiron. Un fuoco divampò nel loro
assembramento e una fiamma incendiò i peccatori. Meritano una morte simile quanti
offendono i saceroti e con violenza osano rivendicare il sacerdozio per sé.
Costruirono
un vitello all'Oreb e adorarono un manufatto e scambiarono la loro gloria con
la riproduzione di un vitello che si nutre di fieno. La nostra gloria è Dio. I Giudei scambiarono questa gloria con
un vitello quando adorarono un vitello al posto di Dio. Questo vitello li
divorò poiché erano fieno, come sta scritto: Veramente il popolo è come erba
(Is 40, 7) e il vitello
si nutre di fieno.
Dimenticarono
Dio che li aveva salvati, che aveva compiuto grandi opere in Egitto e
meraviglie nella terra di Cham e cose terribili presso il mar Rosso. Aveva
deciso di disperdeli, se Mosè, il suo eletto, non fosse stato sulla breccia di
fronte a lui, per distogliere da loro la sua ira per non disperderli. Questo accadde quando Giosuè e Caleb,
compiuta l'esplorazione della terra promessa, ritornarono presso di loro con
gli altri esploratori. Essi annunciarono loro le cose buone che avevano visto,
ma il popolò ebbe paura e rifiutò di avanzare, dimentico dei tanti e grandi
prodigi che il Signore aveva compiuto sotto i loro occhi in Egitto e presso il
Mar Rosso. Allora Dio, adiratosi, intendeva annientarli ma Mosè placò e
distolse la sua ira affinché non li annientasse e li facesse sparire. Perciò
prosegue:
Disprezzarono
una terra desiderabile.
La disprezzarono perché non vollero correre alcun rischio per ereditarla e non
cercarono di entrarvi, sebbene avessero desiderato immensamente di vederla e
possederla. Non credettero alle loro parole, ai discorsi di esortazione rivolti
loro da Mosè, Giosué e Caleb che cercavano di tranquillizarli.
Mormorarono
nelle loro tende e non ascoltarono la voce del Signore. Alzò la sua mano contro di loro nel
deserto per disperdere il loro seme tra le nazioni e disseminarli tra le genti.
Ha suggerito a Mosé: Permettimi di distruggere questo popolo e farò di te una
grande nazione (Dt 9, 14). Una storia ci viene consegnata la quale deve essere
pensata a lungo e affidata alla memoria. Altrettanto si deve fare con i prodigi
di Cristo e i suoi atti di potenza, che leggiamo ogni giorno, per non
dimenticarli. Eviteremo così di perdere l'eredità che ci è stata promessa,
lasciandoci prendere dalla paura ma combatteremo coraggiosamente contro tutti i
nostri avversari. Solo allora riusciremo ad ottenerla.
Venerarono
Beelfegor e mangiarono i sacrifici dei morti. Non so che cosa avrebbero potuto fare di peggio. Si
consacrarono al diavolo e gli offrirono sacrifici; si cibarono di quei sacrifici
sacrileghi. Il Signore adirato disse a Mosé: Arresta tutti i capi del popolo e
appendili al patibolo sotto il sole per spegnere la mia ira contro Israele (Nm
25, 4).
Lo
esasperarono con le loro imprese e si moltiplicò per loro la rovina. Tutto questo accadde per istigazione di
Balaam che suggerì a Balak di offrire le sue vergini ai giudei in modo che quei
miseri, trascinati dal legame d'amore, iniziassero a venerare le loro divinità.
Compirono davvero questo crimine. Essi con grande ardore entrarono spesso da
loro, sollevando un grande sdegno nei loro confronti, finché giunse Finees a
trafiggere di spada i fornicatori. Dopo la morte di ventitremila uomini, Finees
intercedette per loro e fu esaudito (Cf Nm 25, 7-9). Lo racconta nel seguito:
Si alzò Finees
e intercedette ed allora cessò la strage e ciò gli fu ascritto a giustizia di
generazione in generazione, fino al presente. Da parte nostra, dobbiamo imitare questi esempi ed
eliminare con la spada della parola di Dio lo spirito di fornicazione, dovunque
appaia.
Lo
irritarono alle acque di contraddizione e Mosè fu punito per causa loro perché
avevano inasprito il suo animo ed espresse un dubbio con le sue labbra. Le acque di contraddizione sono le
sorgenti presso le quali i figli di Israele si ribellarono contro il Signore.
Allora udirono il rimprovero di Mosé: Ascoltate, uomini ribelli e increduli,
sapremo far uscire acqua da questa roccia a nostro vantaggio? (Nm 20, 10). Allora Mosè agì in modo
contraddittorio e con grande forza pregò per loro nel segreto del suo cuore.
Quelle acque prefigurano i quattro
fiumi del Vangelo i quali, fluendo dal corpo di Cristo, sono in grado di
dissetare a sufficienza tutti gli uomini. Giustamente vengono denominate acque
di contraddizione perché molti si oppongono ad esse.
D'ora in
avanti comincia a raccontare i fatti accaduti dopo il passaggio del Giordano e
l'ingresso nella terra promessa. Il Signore aveva ordinato loro di annientare
tutti i popoli che abitavano in quei territori e se non l'avessero fatto,
sarebbero andati incontro a molteplici sventure. Tutti questi eventi erano una
prefigurazione e sono stati raccontati a nostra istruzione in questo senso: noi
dobbiamo annientare e distruggere tutto il cumulo dei vizi che è presente in
noi e ci domina, al punto che non possa più ergersi contro di noi. Non bisogna
che avvenga anche per noi ciò che viene raccontato ora.
Non
sterminarono i popoli come aveva ordinato il Signore ma si mescolarono tra le
nazioni, impararono le loro opere e servirono i loro idoli. Questo fatto
divenne per loro un inciampo al punto da immolare i loro figli e figlie ai
demoni. Sparsero sangue innocente, quello dei figli e delle figlie sacrificati
agli idoli di Canaan. La terra fu macchiata di sangue e si contaminò per i loro
misfatti. Ci riferisce,
in modo netto, ciò che avvenne; ci fa sapere con grande chiarezza quanto furono
stolti ed iniqui e come si fossero differenziati dai loro antenati e quanto
erano degenerati rispetto a loro, ai quali era stata promessa la terra. Tutti
devono comprendere come tutti quei mali, che vengono fatti conoscere dal
racconto, siano accaduti a loro per un giusto giudizio divino. La loro terra fu
violata e contaminata dalle loro iniquità al punto che Dio dovette abominarla.
Fornicarono
con le loro opere. Il Signore si adirò contro il suo popolo e detestò la sua
eredità; li consegnò in potere dei popoli e quanti li odiavano, li dominarono.
I loro nemici li fecero soffrire. Mentre subivano le loro umiliazioni, spesso
venne in loro aiuto. In
questi eventi appare l'immensa misericordia di Dio: sebbene avessero offeso Dio
gravemente, tutte le volte che si rivolgevano a lui a motivo delle umiliazioni
subite, altrettante volte li esaudiva e li liberava dalle mani dei loro nemici.
Chi legge la Scrittura, scoprirà che questi fatti accaddero nel periodo dei
Giudici.
Lo
amareggiarono con i loro disegni e furono umiliati per le loro iniquità. Se avessero creduto nel suo disegno,
non sarebbero usciti dal suo governo e così non avrebbero conosciute le
umiliazioni patite da parte dei loro avversari, a motivo delle azioni malvagie
compiute.
Li vide
mentre erano tribolati,
purché, pentitesi, lo avessero pregato ed invocato. Continua: quando esaudì
le loro invocazioni.
Come avrebbe potuto ascoltare le loro preghiere, se prima non l'avessero
invocato e pregato?
Si ricordò
dell'alleanza con loro e si pentì secondo la grandezza della sua misericordia. Dio non si pente ma sembra pentirsi
quando mostra di avere i sentimenti di una persona pentita. Ad esempio se un
uomo comincia ad rispettare ed onorare un'altro che prima aveva fatto soffrire,
mostra di essersi pentito.
Li affidò
alla misericordia di coloro che li avevano deportati. Non li uccidevano, non li costringevano
ad abbandonare i costumi dei padri e avevano sempre con loro profeti che li
consolavano e promettevano loro per il futuro gesti di misericordia da parte i
Dio.
Salvaci,
Signore Dio nostro, radunaci dalle genti perché ringraziamo il tuo nome santo,
lodarti sarà la nostra gloria. Il
profeta sta parlando in modo particolare di quelli che saranno in vita alla
fine del mondo e dei quali viene annunciato: In quei giorni Giuda sarà salvato
e Israele abiterà nella sicurezza (Ger 33, 16). Ugualmente: Anche se il numero
dei figli d'Israele sarà come la sabbia del mare, solo un suo resto si
convertirà (Is 10, 22). Il Profeta prega per costoro che vede disseminati tra i
popoli; chiede che si raccolgano in una sola fede, confessino Cristo e si
glorino in lui, visto che sono stati resi degni di lodarlo.
Benedetto
il Signore Dio d'Israele da sempre e per sempre; amen, amen. Ora, dopo che giudei e pagani,
provenendo da ogni parte del mondo si sono raccolti in unità e hanno aderito
alla stessa fede, tutti lo benedicono e, confermando le loro benedizioni,
dichiarano: Amen, amen.
Salmo 106
Alleluia. Che cosa significhi Alleluia lo ha già detto
ma ciò che richiede non lo abbiamo ancora compiuto. Di conseguenza il profeta
ci esorta più volte a lodare il Signore, perché non potremo mai lodarlo
abbastanza.
Celebrate il Signore perché è buono, perché la sua
misericordia dura per sempre. Ora il
profeta esorta i fedeli a lodare il Signore, quelli che sono stati redenti dal sangue di Cristo e che,
diffusi in tutte le parti del mondo, si trovano radunati nell'unica Chiesa
Cattolica.
Lo dicano i redenti dal Signore, che liberò dalla mano
del nemico e radunò da tutti i paesi. Ora,
in questo tempo di redenzione celebrino il Signore; ora quanti sono stati
liberati dal Signore annuncino le sue lodi e lo esaltino. Mi riferisco a quelli
che sono stati redenti dal Signore dalla mano del nemico, che sono stati
liberati dal potere del demonio e che,
abitando fra tutti i popolo della terra, sono stati radunati in un'unica
fede.
Dal sorgere del sole e dal suo tramonto, dalla terra
d'aquilone e dal mare. Il mare, che
lambisce tutte le coste della terra, viene pensato solo nella parte australe.
Erravano nel deserto arido e non trovavano la via per
una città da abitare. Tutti costoro avevano
errato ma furono illuminati dalla grazia di Cristo. Dove vagavano? Nel deserto,
non soltanto in una zona desertica, ma anche arida. Il Profeta parla anch'egli
di questa solitudine e dice: «Sono la voce che grida nel deserto» (Gv 1, 25).
Il mondo nella sua totalità era un deserto. Quando il Signore venne tra noi,
ogni nazione era arida, sterile e gli uomini non avevano ancora trovato la
strada che conduce ad una città abitabile: «Io, il Signore, sono via, verità e
vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14, 6). Ecco la strada
che porta al Padre e alla città degna d'essere abitata. Solo questa città offre
a chi entra una dimora eterna e felice.
Erano affamati ed assetati e veniva meno la loro anima. Tutti continuavano ad essere affamati ed assetati
perché non avevano ancora potuto gustare il cibo e la bevanda della verità e
della sapienza e perciò la loro anima era venuta meno per la fame e la sete:
«Non fame di pane, come dice il profeta, né sete di acqua ma di ascoltare la
parola di Dio» (Am 8,11).
Gridarono al Signore mentre erano tribolati e li liberò
dalle loro angustie. Questo accadde quando,
dopo aver ascoltato l'annuncio del Vangelo, s'accorsero di trovarsi
nell'errore, prigionieri del diavolo. Tuttavia subito supplicarono e si
pentirono e furono salvati e liberati. Allora il Signore li condusse fuori verso
una strada retta perché entrassero in una città ove abitare.
Siano una lode per il Signore i suoi atti di
misericordia e le sue azioni mirabili compiute per i figli dell'uomo. Giustamente precisa che le opere di misericordia e
le gesta mirabili devono lodare il Signore perché Egli viene celebrato e
magnificato per le sue azioni misericordiose compiute e per i prodigi
manifestati agli uomini. è giusto che venga lodato poiché poterono ricevere i
benefici che ricordato poco fa.
Ha saziato l'anima debole e ha saziato l'anima affamata. Viene spiegato il versetto precedente dove si
diceva che Egli aveva liberato dalle necessità gli affamati e gli assetati.
Deboli erano le anime digiune della fede e del pensiero di Cristo. Dio le colmò
di ogni bene facendo conoscere loro la dolce verità dell'intera Scrittura.
Coloro che sedevano nelle tenebre e nell'ombra della
morte, incatenati nel ferro e nella miseria,
com'è sottinteso, furono liberati dal Signore. Il versetto continua
nell'espressione: li liberò dalle loro necessità. Questi è il popolo del quale il Profeta dice: «Il popolo che
sedeva nelle tenebre vide una grande luce e una luce è sorta per coloro che
camminavano nella regione dell'ombra di morte» (Is 9,2). Sedevano nelle tenebre
dell'errore e della cecità, all'ombra di un albero che non offriva alcun
refrigerio ma che procurava morte. Erano stretti da catene di ferro, in
miseria, perché, privi com'erano di qualsiasi bene spirituale, erano chiusi
nella pesante catena del diavolo. Il versetto successivo spiega come ciò sia
potuto accadere.
Si erano ribellati alla parola di Dio e avevano
disprezzato il disegno dell'Altissimo. Non
avrebbero potuto conoscere da soli la verità ma avrebbero potuto apprenderla
dai loro maestri ma non volevano credere agli annunciatori della Parola. Anzi
volevano difendere i loro errori in tutti i modi, opponendosi ai predicatori
della legge divina. Così si ribellavano alla parola di Dio e disprezzavano il
disegno dell'Altissimo.
Il loro cuore si umiliò nella fatica, si ammalarono e
nessuno li soccorreva. Indagare la verità è
molto faticoso e nessuno potrà trovarlo con il suo solo ingegno ma per l'aiuto
di Dio. Tutti i sapienti del mondo divennero stolti e non riuscirono ad
attingere alla conoscenza della verità.
Il cuore del vincitore si esalta e quello dello sconfitto si deprime.
L'espressione ora usata, il loro cuore si umiliò nella fatica, equivale a
quest'altra: sebbene giorno e notte si fossero affaticati nel pensare e nel
meditare, il loro cuore e il loro ingegno furono sconfitti ed umiliati perché
non poterono giungere, con le loro forze, alla conoscenza della verità, ma si
ammalarono del tutto e non ebbero né uno scritto né un sapiente che potesse
prestare un valido aiuto in questa fatica. Mentre erano afflitti e rattristati
nel loro studio, subito, dopo aver ascoltato l'annuncio del Vangelo, furono
illuminati e, invocando il Signore, furono liberati dalle loro gravi angustie.
Lo conferma ora:
Invocarono il Signore nella tribolazione e li liberò
dalle loro angustie. Quali erano?
Li condusse fuori dalle tenebre e dall'ombra di morte e
spezzò le loro catene. Questo l'abbiamo già
spiegato in precedenza poiché soffrivano per le tenebre dell'errore e della
cecità.
Siano una lode per il Signore i suoi atti di
misericordia e le sue azioni mirabili compiute per i figli dell'uomo. Il versetto l'ho già spiegato. Tuttavia è tale da
dover essere ripetuto di frequente perché la misericordia di Dio è grande e
grandi sono i prodigi che ci vengono raccontati nel salmo. Quali?
Ha infranto le porte di bronzo e spezzato le sbarre di
ferro. Se le paragone al bronzo e al ferro,
vuole parlare di situazioni dure e insostenibili. Tutte le macchinazioni del
diavolo sono così dure e possono essere considerate di bronzo e di ferro. Non
c'è da meravigliarsi che le parole di vita non riescono a penetrare i cuori dei
malvagi, poiché sono ben chiusi e sbarrati. Tutti i vizi e i peccati sono
macchinazioni del diavolo e sono essi a fare resistenza alla parola di Dio al
punto che essa non può raggiungere il cuore. La forza e la potenza di Dio,
però, riescono a vincere e quanto l'uomo misero sia chiuso e avvinto nella
strada dell'iniquità, lo chiamano sulla strada della verità. Questo discorso lo
riprende nel seguito:
Li richiamò dalla strada dello loro iniquità. Sembra che qualcuno abbia chiesto: per quale motivo
gli uomini si lasciano vincere e umiliare dal maligno? Spiega: vengono umiliati
a causa delle loro ingiustizie. Finiscono così perché amano la falsità e
l'ingiustizia e prendono in avversione la verità che dovrebbero amare. Ora
riprende il discorso:
La loro anima si nauseò di qualsiasi cibo e si
avvicinarono alle porte della morte. La
loro anima si nauseò di qualsiasi insegnamento salutare e vivificante, ossia
della dottrina dell'intera Scrittura e
perciò furono prossimi alle porte della morte, associandosi agli
eretici, agli scismatici e altri ingannatori. Costoro sono delle vere porte di
morte perché per esse si va incontro alla morte.
Invocarono il Signore nella tribolazione e li liberò
dalle loro angustie. Questa frase l'ho già
spiegata. Ora invece spiega in che modo li abbia liberati dalle loro angustie.
Mandò la sua parola e li guarì e li liberò dalla morte. Dobbiamo riferire queste parole al nostro Salvatore
perché fu mandato da Dio a risanare e a liberare tutte le genti.
Siano una lode per il Signore i suoi atti di
misericordia e le sue azioni mirabili compiute per i figli dell'uomo. Ora sembra voler dichiarare: gli atti di
misericordia e le sue azioni mirabili sono necessarie e perciò i santi predicatori
vengono inviati ad annunciarli e ad immolare il sacrificio di lode.
Lo conferma dicendo: offrano a lui il sacrificio di
lode ed annuncino le sue opere nella lode.
L'Apostolo parlando di questo sacrificio afferma: Per mezzo di lui offriamo
sempre a Dio un sacrificio di lode, la vittima delle labbra che confessano il
suo Nome (Eb 13, 15). Le vittime sacrificate con le labbra, le lodi, sono gli
annunci e le parole che gli apostoli sono stati inviati a e a predicare
diffondere nel mondo. Poiché possano fare questo con gioia, è necessario che
siano accompagnati dalla misericordia di Dio e dai suoi prodigi.
Coloro che solcano il mare sulle navi, per operare
sulle grandi acque, videro le opere di Dio e i suoi prodigi nel mare profondo. I naviganti rappresentano gli apostoli e i maestri.
Egli agirono nel mare profondo
perché predicarono e compirono grandi prodigi in mezzo a popoli numerosi. Ecco ciò che dichiara: videro
le opere di Dio e i suoi prodigi nel mare profondo. Gli apostoli videro opere
meravigliose nelle profondità dei mari quando, trovandosi in mezzo ad uomini
empi e peccatori, risuscitavano i morti, illuminavano i ciechi e compivano
altri prodigi. Ognuno di loro
scese in mare con la barca del suo corpo, ossia con un natante fragile e
destinato al naufragio ma lo Spirito che li precedeva era forte ed esperto
nella navigazione. Per questo il Signore dichiara: lo Spirito è pronto ma la
carne è debole (Mt 26, 41).
Comandò e fece venire un vento tempestoso e si
sollevarono i suoi flutti. Questo fatto
corrisponde all'annuncio del Profeta: «Io sono il Signore che agito il mare e
faccio sollevare i suoi flutti» (Is 51, 15). I cattivi possono infierire contro
i buoni soltanto nella misura fissata e non più oltre, secondo quanto il
Signore permette loro. Comandò Dio (e il suo dire è un agire) e fece venire un
vento tempestoso. Il Signore volle che si alzasse un vento tempestoso e che il
mare continuasse ad agitarsi al suo spirare, perciò i flutti si sollevarono.
Che fecero allora quelli, dei quali ora abbiamo parlato, che erano scesi in
mare su navi?
Salgono fino al cielo e scendono fino agli abissi. Salire è rischioso e scendere ancora peggio.
Dichiara infatti: la loro anima languiva nell'affanno. Trovatisi nel vortice
della sventura e del dolore non erano più in grado di trattenere le loro forze.
Possiamo comprendere in questo modo: salivano quando erano trascinati davanti i
tiranni e al tribunale dei giudici. Scendevano quando venivano calati nelle
profondità del carcere.
Si turbarono e procedettero come ubriachi e tutta la
loro sapienza era consumata. Un'espressione
del genere segnala la presenza di una paura e di un'angoscia smisurate. Anche
l'Apostolo le sperimentò: Non voglio che ignoriate, fratelli, la tribolazione
che ci è capitata in Asia; siamo stati gravati sopra ogni misura, oltre le
possibilità, al modo che eravamo stanchi di vivere (2 Cor 1, 8).
Gridarono al Signore mentre erano nella tribolazione e
li liberò dai loro mali. In che modo?
Osserviamo: Tramutò la tempesta in bonaccia e tacquero i flutti; si rallegrano
nel constatare la bonaccia e li condusse fuori alla destinazione a cui volevano
andare. Perciò dalle loro necessità li liberò. Queste frasi sono facili da
capire e infondono gioia.
Celebrino il Signore le sue azioni di misericordia e le
sue meraviglie compiute a favore dei figli dell'uomo. Perché? Lo esaltino nell'assemblea del popolo e lo lodino i seggi
degli anziani. Risulta che può essere celebrato soltanto alla vista di opere di
misericordia e di altre meraviglie. Si dice in un altro passo: Partiti,
predicarono ovunque mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la
loro predicazione operando miracoli (Mc 16, 20). L'assemblea del popolo non è
altro che il popolo dei pagani e la cattedra degli anziani, non è altro che la
Sinagoga. Riguardo a questa cattedra il Signore dice: Sulla cattedra di Mosé si
sono seduti Scribi e Farisei (Mt 23, 2).
Trasformò i fiumi in deserto e le sorgenti d'acqua in
luoghi aridi, la terra fruttifera in salsedine per la malizia dei suoi abitanti. Al contrario: trasformò il deserto in bacini
d'acqua e fece stabilire gli assetati in quel luogo e costruirono una città in
cui abitare. Ecco il motivo per il quale gli apostoli e tutti i ministri della
parola devono esaltare e lodare il Signore nell'assemblea del popolo e nel
consesso degli anziani: depone i superbi ed esalta gli umili, rende il Carmelo
un Libano e il Carmelo viene considerato un torrente. Trasforma il deserto in
una terra fruttifera e la terra fruttifera in un deserto. Per parlare in modo
più chiaro: respinge la malizia dei giudei e sceglie la semplicità dei pagani.
Il popolo pagano non era forse un deserto, una terra assetata e priva d'acqua?
Il Signore diresse verso di loro il corso dei fiumi e il torrente delle acque
quando inviò loro gli apostoli e i volumi delle sante Scritture. La Giudea in
verità un tempo fu una terra fertile ma a causa della malizia dei suoi abitanti
fu cambiata in salsedine e in zona arida. Il versetto seguente: trasformò il
deserto in una raccolta d'acqua e la terra inaridita in una sorgente,
rappresenta una ripetizione. Là, cioé in una terra senz'acqua, la quale
rappresenta la Chiesa, il Signore pose gli assetati, quelli dei quali era stato
detto: Gli affamati furono saziati (1 Re 2,5). E costoro si stabilirono,
completarono, costruirono e fecero abbondare d'ogni bene una città da abitare,
ossia, come è possibile interpretare, la Chiesa e la Gerusalemme celeste.
Salmo 107
Cantico del salmo di Davide. Che cos’è il cantico del
salmo se non la lode che deriva dalle buone opere? Parla contro i filosofi e
gli eretici che, orgogliosi del loro sapere, irridono le convinzioni e la
semplicità dei santi. L’uomo giusto non se ne preoccupa e, sebbene venga
umiliato, non cessa di annunciare la scienza della legge divina
Pronto è il mio cuore, Dio, pronto è il mio cuore,
canterò e salmeggerò al Signore. Facciano
pure ciò che vogliono, dicano ciò che vogliono, lodino i loro insegnamenti,
disprezzino pure i nostri, il mio cuore è sempre pronto a cantare, a giubilare,
a lodare, a predicare la parola di vita e di salvezza e ad annunciarla a tutte
le genti. Lo afferma dicendo: canterò e salmeggerò al Signore. In che modo? Con
il salterio e la cetra. Riprende il discorso nel versetto successivo:
Sorgi, mia gloria, sorgi
salterio e cetra, sorgerò all’alba.
Salterio e cetra rappresentano l’Antico e il Nuovo Testamento. Il salterio ha
dieci corde come i comandamenti della Legge. La cetra ha tre o quattro corde.
Le tre corde ricordano il mistero della Trinità e le quattro, i libri del
Vangelo. I santi cantano con il salterio e la cetra perché non hanno altro
canto se non quello costituito dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Se dalla
Chiesa si eliminasse il salterio o la cetra, non sapremmo in che modo
proseguire il canto. Tutta la sua gloria sta nel salterio e nella cetra, poiché
se non avesse il canto, la dottrina o la scienza non potrebbe avere alcuna
gloria. Sebbene qualsiasi modulazione del salterio o della cetra, sia soave e
dolce da udire, tuttavia è particolarmente gradita quella che viene eseguita
con le tre corde della cetra. Si tratta del canto presentato dal profeta Isaia
e ripreso da Giovanni evangelista: «I serafini e i quattro animali non cessano
di cantare: Santo, santo, santo il Signore Dio onnipotente; tutta la terra è piena
della sua gloria” (Ap 4,8). Giustamente allora la Chiesa dichiara: Sorgi
mia gloria, sorgi salterio e cetra; anch’io
mi alzerò all’alba. Tu, salterio e cetra
siate sempre integri e non fate che io trovi motivo d’impedimento o d’indugio
perché anch’io mi alzerò molto presto per cantare. In questo frangente si
ripromette di cantare e di giubilare dal mattina a sera, ossia per tutto il
tempo della vita e lo fa quando dichiara che si leverà già all’alba.
Ti loderò tra i popoli, Signore, e salmeggerò a te fra
le genti. Sono pronto, ho con me il
salterio, tengo pronta la cetra, e con il salterio e la cetra ti loderò, ti
celebrerò tra i popoli e canterò il salmo tra le genti. Poiché i giudei non
vogliono ascoltare, si ripromette di cantare i salmi tra i popoli. Cantare i
salmi significa osservare i comandamenti nelle parole e nelle opere.
Poiché grande sopra i cieli la tua misericordia e la
tua verità fino alle nubi. La Misericordia
e la verità di Dio è il nostro Salvatore, pieno di misericordia e di verità, e
in Lui e per mezzo di Lui, viene rivelata a tutte le genti la misericordia e la
verità del Padre. Questo evento celebrerò, questo predicherò, questo annuncerò
tra le genti; poiché fino al cielo e alle nubi, anzi al di sopra di tutti i
cieli e di tutte le nubi la tua misericordia è stata magnificata e celebrata.
Affinché la mia predicazione sia veritiera, ora esci dalla spelonca, esci dal
sepolcro, innalzati o Dio sopra i cieli e la tua gloria si manifesti su tutta
la terra. Innalzati sopra i cieli o Dio e su tutta la terra la tua
gloria.
Mi salvi la tua destra e mi esaudisca, dice la Chiesa, affinché siano liberati i
tuoi amici. Salvami con la tua destra e la
tua fortezza ed ascoltami. La salvezza di questa madre devotissima è la
liberazione dei suoi molti figli.
Dio ha parlato nel suo santuario, esulterò e dividerò
le spoglie e mieterò nella valle delle tende.
Il Profeta ora parla e la Chiesa viene confortata. Si lamentava, cominciando il
racconto dalle sue origini, delle avversità del genere umano mentre si era
rallegrata, comunque, del suggerimento ricevuto e della possibilità di
premunirsi dai tiri dell’arco. Dio ha parlato nel sua santuario, e ha
pronunciato promesse che infondono gioia e letizia. Ti dilaterà fino ai confini
del mondo e ti darà tutta la terra, che è immensa e divisa in parti. Esulterò e
dividerò il bottino. Il Signore in modo opportuno comincia a parlare di gioia
perché la sua gioia infonde letizia a tutti i suoi fedeli. Infatti, alla sua
nascita, l’Angelo, portando un annuncio di gioia ai pastori, dichiara: «Vi
annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: è nato per voi oggi il
Salvatore, Cristo Gesù, a Betlemme, città di Davide» (Lc 2,10). Sichem significa sulla spalla ed allude all’abito omerale
che il sacerdote doveva rivestire, come è prescritto nell’Esodo. Sono gli
apostoli, i vescovi e i sacerdoti, che possiedono questi ornamenti affinché
portino su di sé gli altri fedeli con sapienza e con forza. «Portate il mio
giogo su di voi, e imparate da me perché sono mite e umile di cuore» (Mt
11,29). Il Signore li inviò e distribuì tra loro tutta la vallata delle tende.
La valle delle tende rappresenta questo mondo, nel quale sono erette le tende
di Dio, che raffigurano tutte le Chiese, delle quali è detto:
Mio è Galaad, mio Manasse,
Efraim fortezza del mio capo. Giuda il mio re e Moab lo strumento della mia
speranza; sull’Idumea getterò il sandalo: quegli stranieri mi saranno
sottomessi. Ecco tutto è suo. Tutti questi
popoli appartengono alla Chiesa e questa santa madre Chiesa è magnificata e
dilatata ovunque tra i popoli. Galaad significa cumulo di testimoni: non sono
altro che i dottori e i maestri della Chiesa. In essi sono conservate le
testimonianze presenti nell’uno e nell’altro Testamento e con quelle devono
difendere se stessi e tutti gli altri fedeli. Sono nominati per primi perché
detengono un certo primato tra tutti. Manasse significa dimenticanza; questa
riguarda particolarmente coloro che, inebriati dal calice dello Spirito Santo,
dimenticano tutte le cose della terra e desiderano solamente quelle del cielo.
Si comportavano così i fedeli di cui si parla negli Atti degli apostoli, coloro
«che avevano un cuore solo ed un’anima sola, che non consideravano loro
proprietà quanto possedevano ma avevano tutto in comune tra loro (At 4,32). Tra
costo possiamo collocare i monaci e gli eremiti.
In Efraim, che significa fruttifero, dobbiamo scorgere gli uomini che rendono al Signore
il frutto dell’opera buona. Fra questi ci sono chierici e laici, maschi e
femmine, ricchi e poveri, liberi e servi, e tutti coloro, che respingendo
l’inoperosità, lavorano fedelmente nella vigna del Signore. Nel parlare di fortezza
del mio capo, è come se dicesse
semplicemente mia fortezza. Come,
in modo simili, diciamo che i nostri buoi o i nostri operai sono la nostra
forza. Giuda mio re. Giuda
significa confessione. È
un’immagine dei fedeli che combattono per gli altri e lodano Dio con assiduità;
pur trovandosi tra i tormenti, continuano a benedire il Signore e dichiarano
che Cristo è il loro Creatore. Si comportano in modo così nobile da essere
considerati dei re da parte di Dio. Moab, pignatta della mia speranza. Dopo la confessione, parla della pentola. I santi,
per aver confessato la fede, venivano gettati in pentole con la loro carne e
subivano il tormento del fuoco ed altre torture. La pentola, in questo passo,
rappresenta tutti i tipi di sofferenza. Moab significa provenienti da
quel padre, e dobbiamo pensare a quello di
cui si parla nel Vangelo: «Voi avete il diavolo per padre» (Gv 8,44). Infine il
Signore sperava di avere in se stesso una pentola per i suoi fedeli. Sperava
perché affrontò la passione in modo libero e volontario. Sull’Idumea
getterò il mio sandalo.
I sandali sono un simbolo degli
apostoli che avevano calzato i sandali per annunciare il vanglo della pace,
come sta scritto (Ef 6,18). Il Signore li inviò e mandò nell’Idumea, ossia
nella regione di uomini sanguinari, che ha un nome dal significato chiarissimo.
Gli stranieri si sottomettono a me. Gli
stranieri, il cui nome (allo
fili) significa privi di testa, rappresentano l’insieme dei non battezzati e tutti
coloro che non pensano in modo retto. Come avrebbero potuto avere la testa sul
collo, ciechi e sordi quali erano, privi do orecchi e di occhi? Se avessero
visto con chiarezza, non avrebbero mai considerato divinità il legno o la
pietra. Costoro, tuttavia, si sono sottomessi alla predicazione degli apostoli
del nostro Salvatore e i muri della chiesa sono stati eretti con questo genere
di persone. Sono essi le pietre non lavorate, sono non circoncisi, non toccate
da alcun strumento e proprio costoro sono adatti per la costruzione
dell’altare. Finora ha parlato il Signore, ora da qui in avanti la Chiesa
conserva l’ordine del suo discorso.
Chi mi condurrà nella città
fortificata? Chi mi condurrà fino all’Idumea? Chi
mi condurrà nella città fortificata, cioè nella Gerusalemme celeste, là dove
non si dovrà più temere né la pentola di Moab, della quale ha parlato poco fa,
né le spade degli Idumei coperte dal sangue dei santi? Ma se vuoi che mi
diffonda anche nell’Idumea, chi mi condurrà fino a là e mi mostrerà la via e mi
custodirà nell’andare e nel tornare?
Non forse tu, o Dio, che ci
hai respinto e ci hai distrutto, che ti sei adirato e hai avuto misericordia di
noi e che non esci più con le nostre schiere?
Ti preghiamo di uscire con noi, come hai promesso e speriamo che lo farai. Gesù
riprende questa promessa nel Vangelo: «Chi crede in me, farà anch’egli le opere
che io faccio e ne compirà di più grandi, perché io vado al Padre» (Gv 14,12).
Ancora: «Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto:
nel mio Nome cacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
i serpenti, imporranno le mani sui malati e avranno buoni risultati» (Mc
16,17). Donaci l’aiuto nella nostro tribolazione, perché noi non mettiamo la
nostra speranza in altro; vana è la salvezza dell’uomo, anzi l’uomo stesso è
vanità (Sal 38,6).
In Dio faremo cose grandi ed
Egli annienterà chi ci opprime. Restando in
Dio faremo cose grandi ed Egli stesso sarà operante nelle nostre attività,
perché senza di lui, come ci ha detto lui stesso, non possiamo fare nulla. Annienterà
chi ci opprime (Sal 57,8). Li annienterà in
quanto non permetterà che il loro intento si realizzi. Si tratta di un’espressione
del linguaggio molto usata: diciamo che non ha fatto nulla, chi non è riuscito
a completare un’opera cominciata. Furono ridotti al nulla perché non riuscirono
a realizzare il progetto che si erano proposti.
Salmo 108
Per il compimento. Salmo di Davide.
Questo titolo è stato spiegato più volte. Quando il
Profeta parla di compimento vuole che il contenuto del salmo sia riferito a
Cristo, non a lui. In questo componimento è Cristo stesso a parlare e si
lamenta dei giudei i quali, ingrati dei suoi numerosi benefici, gli rendono
male per bene.
Dio non tacere la mia lode. Il Salvatore vuole che il mondo intero conosca e annunci la sua
misericordia, la sua forza e la sua pazienza. Avrebbe potuto annientare tutti i
nemici con una sola parola, come è prerogativa dell'onnipotenza. Invece non lo
volle fare ma, pieno di un sentimento di misericordia, pregava per loro
dicendo: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23. 34).
Come un agnello condotto al macello, mentre lo deridevano, lo maledicevano, lo
legavano, lo flagellavano, lo condannavano, lo coronavano di spine, (mi
vergogno a dirlo) lo coprivano di sputi, lo schiaveggiavano, lo appendevano
alla croce, lo dissetavano con aceto. Chi può raccontare tutti i suoi dolori?
Tuttavia li sopportò tutti. Ma ora è meglio che ascoltiamo lui direttamente ed
egli stesso ci racconti che cosa fece contro di lui un popolo stolto e
insipiente, empio ed ingrato.
La bocca del peccatore e del fraudolento si sono aperte
contro di me. Parla di quel peccatore che non
esitò a fare quel peccato al quale non può essere paragonato nessun altro.
Furono ingannatori totali coloro che, mentre lo lodavano, lo esaltano e lo
chiamavano maestro buono, continuavano a tendergli insidie, ad accusarlo usando
falsi testimoni, a denunciare infrazioni alla legge, accusando falsamente il
Creatore della Legge di agire contro la Legge. Non abbiamo una legge e secondo
questa legge deve morire perché si è fatto Figlio di Dio (Gv 19, 7). Sebbene
Pilato non potesse trovare in lui alcun motivo di condanna, e per questo avesse
deciso di proscioglierlo, tutti loro, ad una sola voce, gridarono al contrario:
Crocifiggilo, crocifiggilo. Pilato chiese loro: Che ha fatto di male? Non
potendo rispondere a questa domanda, non cercarono di dare una risposta, ma
gridarono ripetutamente: Crocifiggilo! In questo modo si compì ciò che il
Signore aveva preannunciato: La bocca del peccatore e del fraudolento
si sono aperte contro di me. Ditemi, o
Giudei, voi che possedete la Legge: Perché non giudicate secondo la Legge?
Perché condannate un giusto e un uomo innocente? Perchè gridate Crocifiggilo,
Crocifiggilo, contro Colui che non è stato vinto [dal peccato] e non ha
confessato [colpe]? Ascoltiamo le parole del Signore.
Hanno parlato contro di me una lingua d'inganno e
discorsi d'odio mi hanno circondato e mi combatterono senza motivo. Che cosa dicete al riguardo? Un vostro profeta non
l'ha predetto? Lo Spirito Santo non può ingannare che parlava in lui. Egli,
molti anni prima del tempo, ha fatto conoscere i vostri propositi maligni, gli
inganni, le parole d'odio e d'inganno; fece conoscere un male così grande che
avreste commesso a vostra rovina. è un fatto di verità, e non potete negarlo,
che avete parlato contro di lui con inganno, con falsità, con una lingua che
meriterebbe d'essere condannata e bruciare per sempre tra le fiamme. é un fatto
di verità, e non potete negarlo, che lo avete subissato di discorsi e come
dichiara lui stesso, lo avete odiato senza motivo, non trovando in lui alcun
motivo di condanna. So che continuerete a difendere la vostra opinione, per
quanto iniqua, e che continuerete a combattere la verità e ad opporvi ad essa,
come siete soliti fare, se un vostro profeta e un vostro re non avesse previsto
questi eventi, al quale non siete in grado di opporvi. Ascoltiamo ancora ciò
che il Signore dichiara:
Per quei motivi per il quali avrebbero dovuto amarmi,
mi disprezzavano. E tu, Signore, che cosa
fecevi intanto? Io pregavo; mi resero del male al posto del bene e odio in
cambio d'amore. Il Signore lo aveva detto per bocca del profeta: Ti ho piantato
come vigna scelta, come mai ti sei mutata nell'amarezza di una vite bastarda?
(Ger 2, 21). E in un altro passo: Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa
ti ho amareggiato? Rispondimi! (Mi 6,3). Sarebbe lungo raccontare, se lo
volessimo, quali e quanti benefici
il Signore abbia compiuto a favore di quel popolo iniquo e ingrato. Non sono
stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele (Mt 10, 6). Questo
sarebbe un motivo valido per riamarlo, avrebbe dovuto amarlo molto per questa
ragione, dal momento che attesta di essere venuto per loro. Risuscitava i loro
morti, restituiva la luce ai ciechi, curava i paralitici, purificava i
lebbrosi, risanava gli idropici. Essi inveceche cosa affermavano contro di lui
per accusarlo? Quest'uomo non viene da Dio perché non osserva il Sabato (Gv 9,
16). In queste questioni e in altre come questa lo criticavano, mentre
avrebbero dovuto amarlo ed onorarlo più di qualsiasi altro. Da parte sua, egli
continuava a pregare, per i suoi nemici e per tutti gli altri perchè la sua
passione procurasse a tutti la vita eterna.
Poni sopra di lui un peccatore e il diavolo stia alla
sua destra. é giusto che i peccatori che
non vollero accogliere il Cristo Salvatore, accolgano invece un peccatore,
l'Anticristo ingannatore. Il diavolo se ne sta alla destra di questo popolo
poiché li trascina dietro di lui, li incalza perchè deviino a sinistra, fuori
del retto cammino. Mostra loro la strada a sinistra, chiude loro la destra per
impedire loro di imboccarla.
Nel giudizio esca condannato. Ciò avverrà nel giudizio quando sarà gettato nel fuoco eterno insieme
a colui che ora stanno seguendo. La loro preghiera diventi peccato. I giudi
pregano ogni giorno, leggono i salmi e i profeti ma ogni loro preghiera diventa
peccato perchè lo offendono proprio mentre vorrebbelo onorarlo in quanto
presumono di leggere le sue parole con una bocca empia e macchiata.
La loro dimora diventi deserta e nessuna la abiti. Il versetto, nel contesto, è superfluo e non si
trova in altre edizioni. Forse è stato aggiunto affinché il numero delle
imprecazione corrisponda a quello dei denari con i quali il Signore è stato
venduto.
I suoi giorni siano pochi. Furono pochi perché dopo quaranta due anni, occupata la città e
distrutto il tempio, tutti furono catturati come schiavi. Se riferiamo il
discorso a Giuda (l'apostolo), i suoi giorni non furono nè molti né pochi
perché, dopo essersi allontanato, si impiccò con una fune.
Il suo ufficio lo assuma un altro. Mattia assunse l'ufficio di GIuda; la Chiesa
sostituì la Sinagoga.
I suoi figli diventino orfani e sua moglie vedova. Chi può contare quanti, in quella tragica
prigionia, furono gli orfani di quel povero popolo e quante donne divennero
vedove? Riguardo a Giuda non si dice che abbia avuto moglie o figli ma se il
profeta lo afferma, non dobbiamo avere dubbi.
I suoi figli siano cacciati e vadano mendicando e siano
espulsi dalle loro case. Ciò accade
letteraslmente: sconvolti ed espulsi, divennero mendici e poveri e furono
cacciati fuori dalle loro case.
L'usuraio diveri i suoi beni e stranieri aprofittino
dei suoi lavori. Questo usuraio è il
diavolo il quale ha dato loro in prestito il suo denaro che non recupera mai
senza usura. Il guadagno usurario sono le anime; il denaro, i vizi e i peccati.
Stranieri aprofittano delle loro fatiche poiché qualsiasi cosa compiano
appartiene agli spiriti del male.
Nessuno lo aiuti e nessuno abbia pietà dei suoi
piccoli. Oramai da più di mille anni questo
popolo si trova in esilio e no meritò alcun aiuto da parte di Dio o dalla parte
degli uomini per poter tornare ai propri possedimenti; nessuno ha prestato
soccorso a loro o ai loro figli.
I suoi figli nati lo siano per la morte e ina
generazione scompaia il suo nome. Ciò avvenne
proprio nell'assedio [dei romani], del quale ho parlato prima. Il suo nome
scomparve in una sola generazione poiché, trascorsi quaranta due anni, ossia il
tempo di passaggio di una generazione, nessun territorio potè chiamarsi regno
dei giudei.
La perversità dei suoi padri sia ricordata dal Signore
e il peccato di sua madre non sia cancellato.
Questo è ciò che il Signore dice nel Vangelo: Cada su di voi il sangue dei
giusti versato sulla terra (Mt 23, 35), affinché sia rivendicato ciò che essi e
i loro genitori commisero. Il peccato di sua madre: un'allusione al peccato di
Gerusalemme oppure, come sembra a me, al peccato originale commesso da Eva, la
madre di tutti i viventi il quale non sarà cancellato se non in coloro che sono
stati redenti nel sangue di Cristo.
Agiscano sempre in opposizione al Signore e il loro
ricordo sparisca dalla terra. Perché
formula l'imprecazione al plurale, mentre finora ha usato il singolare? In
realtà, nell'una e nell'altra forma, si rivolge sempre contro gli stessi ed è
questoa che vuole farci sapere. Parla di coloro che, perseverando nella loro
malizia, non vogliamo assolutamente pentirsi. Vuole che costoro operino sempre
in opposizione al Signore e diventino sempre peggiori di ciò che sono e come è
scritto (cf Ap 22, 11), chi fa il sordo, lo diventi sempre di più e così si
esponga a ricevere punizioni ancora più gravi. Sparisca il loro ricordo dalla
terra dei viventi e non siano più scitti nel libro della vita. Per quale
motivo?
Perché questo popolo non si è ricordato di fare
misericordia, dopo aver ricevuto dal Signore tante attestazioni di
misericordia.
Ha perseguitato il povero e il misero. Parla di sè il Signore Gesù il quale, da ricco che
era, si è fatto povero per noi (2 Cor 8, 9). Condannò a morte chi si era pentitto con tutto il cuore. é
un atto crudele non aver pietà del misero, del povero e dell'uomo dal cuore
pentito. Si manifesta che il Signore è stato compunto nel cuore quando ha
pianto per Lazzaro e ha versato lacrime per la città di Gerusalemme che cospirava
contro di lui.
Ha amato la maledizione ed è venuta, non ha voluto la
benedizione e si è allontanata da lui.
Preferì colui che ha la bocca piena di maledizione, d'amarezza e d'inganno e
non volle avere colui che è la benedizione dei popoli. Chi non vuole ricevere
la benedizione di Cristo, riceverà la maledizione insieme con l'Anticristo.
Si è coperto di maledizione come un vestito e come
acqua è entrata in lui, come olio nelle sue ossa. In queste parole si mostra come la maledizione aderisce a lui, all'interno
e all'esterno, al punto che non può disgiungersi da lui. Rappresenta bene il
cuore impenitente e la coscienza indurita.
Diventi come una veste che lo ricopre e come un
mantello che lo avvolge di continuo. Nel
dire di continuo, parla di un'unità inseparabile.
Questa è l'opera di coloro che mi criticano e che
parlano sempre male di me. Ogni giorno i
giudei parlavano male di Crisro e non smettevano di calunniarlo. Perciò è
chiaro, come qui è detto, che quest'opera è stata scritta affinchè tutte le maledizioni
di questo salmo cadano su di loro.
E tu,
Signore, Signore, agisci con misericordia a causa del tuo Nome perché buona è
la tua misericordia. Spesso ho detto che quando Cristo chiede qualcosa e mostra
di aver bisogno di qualcosa, fa questo come uomo, non come Dio. Come uomo aveva
bisogno di ciò che voleva avere bisogno. Egli invoca ma lo fa per noi che siamo
sue membra; prega per insegnarci a chiedere nelle nostre necessità perchè noi
non dobbiamo combattere con le armi ma con le preghiere. Il Padre agì con
misericordia per il suo nome che Egli aveva invocato. La sua misericordia è
dolce ed egli si rende presente quando è necessario che lo sia.
Liberami perché sono misero e povero. Si può considerare misero e povero chi non è in
grado di difendersi dai nemici. Si trovò in questa condizione il Cristo uomo ma
poichè Egli era anche Dio, nulla gli era impossibile. Nello stesso tempo era
povero e ricco, era nel bisogno e libero da esso.
Dentro di me è turbato il mio cuore. Ecco un altro sentimento della sua umanità. Non è
un'autentica espressione della sua umanità il fatto che si dica di lui:
cominciò ad essere triste e mesto? (Mc 14, 33). Ognuna delle sue due nature agì
secondo le proprie caratteristiche; se non avesse agito in questo modo, come
avrebbero potuto credere che era un vero uomo? Se avesse mostrato soltanto la
natura e la potenza della divinità, nessuno avrebbe creduto che Egli fosse un
uomo. Era molto necessario per noi che il Salvatore mostrasse in se stesso la
presenza di questi sentimenti.
Come ombra che declina sono passato. Quando l'ombra s'allunga, ben presto il sole ci
viene sottratto, così, mentre crescono le tenebre della cecità e dell'errore, i
giudei non possono essere illuminati dai raggi del sole di giustizia e di
verità. Sono stato cacciato come una locusta. Cercarono di allontanarlo da sé come se fosse un
devastatore e un predatore perchè, se non avessero fatto questo, temevano di
perdere la loro posizione e il prestigio sulla gente.
Le ginocchia mi sono indebolite per il digiuno ma la
mia carne rimase ferma per l'olio ricevuto.
In questo versetto gli apostoli sono chiamati ginocchia e carne, mentre in
altri passi sono definiti occhi, piedi, ossa e struttura. Infatti durante la
passione di Cristo apparvero deboli e paurosi, pronti a ritrattare e a fuggire.
Questo non deve destare meraviglia perché in quel momento erano ancora digiuni
e non avevano ancora ricevuto l'unzione piena dello Spirito Santo; per questo
erano molto deboli e dopo averlo abbandonato, si diedero alla fuga. Dopo aver
ricevuto lo Spirito Santo, i loro stessi atti dimostrano quanto fossero
diventati forti. Sono divenuto per loro un obbrobrio. Gli apostoli apparvero
irresoluti ed io divenni motivo d'obbrobrio. Mi videro e scossero il
capo. Mi videro flagellato, crocifisso,
coronato di spine e dissero: Tu che distruggi il tempio di Dio e in tre giorni
lo riedifichi, salva te stesso (Mt 27, 40).
Aiutami, Signore Dio mio e salvami per la tua
misericordia e sappiano che la tua mano ha compiuto queste cose e che tu,
Signore, hai realizzato ciò. Questo
corrisponde a ciò che dice in un altro passo: «Non avresti su di me alcun
potere, se non ti foss stato dato dall'alto» (Gv 19, 11). I Giudei hanno
compiuto questa azione e Dio ha compiuto la medesima azione, ma i Giudei non
avrebbero potuto portarla a termine senza il permesso di Dio. Il Signore ha
compiuto questo per noi e per la nostra salvezza; i giudei invece hanno agito
per odio e per invidia. Il Signore compì quest'opera perché, come sta scritto:
«Non ha risparmiato il Figlio suo ma lo ha consegnato per tutti noi» (Rm 8,
32).
Maledicano e tu, benedicili. Ogni giorno i giudei maledicono ma la loro maledizione ricadrà sulle
loro teste. Non possono nascondere la loro malizia poichè il profeta manifesta
tutti i loro misfatti. Questa imprecazione corrisponde all'affermazione di
Isacco nel benedire il figlio: Chi ti avrà maletto, ricada su di lui quella
maledizione e chi ti avrà benedetto, sia colmato di benedizioni (Gen 27, 29).
Per questo motivo in un altro passo troviamo: trasformerò in maledizioni le
vostre benedizioni e trasformerò in benedizioni le vostre maledizioni. Chi
sorge contro di me, si ritrovi confuso (Mal 2,2). Sono confusi perché Dio li ha disprezzati. Li
attende però una confusione ancora maggiore, circa la quale dichiara:
Si rivestano di vergogna i miei calunniatori e si
avvolgano della loro confusione come di un duplice mantello. Chi sono quelli che calunniano il nostro Salvatore
affermando che è soltanto un uomo e inferiore al Padre? Si rivestono non
soltanto di vergogna ma di una duplice vergogna, temporale ed eterna. Perciò il
profeta dice: Fà piombare su di loro il giorno di afflizione e falli pentire
con un duplice pentimento, Signore Dio nostro (Ger 17, 18). Per questo parla di
una duplicità, alludendo ad un doppio tipo di vesti.
Confesserò il Signore intensamente con la mia bocca e
in mezzo a una moltitudine lo loderò.
Grande è il Signore e degno di ogni lode. Ma soltanto il Figlio può essere
lodato in modo intenso, gli altri non riescono a lodarlo in modo sufficiente.
Lo loda in modo intenso a paragone di altri, perché non c'è nessuno che possa
meritare questa misura di lode. Dove lo celebra? Tra la moltitudine. Che cos'é
questa moltitudine? La Chiesa cattolica, diffusa nel mondo intero.
Perché si è messo alla destra del misero per salvarlo
da quelli che lo condannano. Stava la
divinità di Cristo a destra della sua umanità per consolarlo, per guidarlo, per
alimentarlo e per difenderlo in tutto. Sta il Padre alla destra del Figlio e il
Figlio siede alla destra del Padre affinchè crediamo che essi sono uguali in
tutto, in base alla loro divinità.
Salmo 109
Salmo di
Davide. In questo salmo Davide, il minore, parla di Davide, il maggiore, [ossia
del Cristo] che egli proclama come
suo Signore e che attesta essere uguale al Padre.
Dice il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Dapprima presentiamo la struttura del salmo e poi
passeremo a commentarlo. Nei primi tre versetti, come viene attestato dal
profeta, il Padre parla al Figlio, : «Dice il Signore al mio... Finché ponga...
Con te è il principio». Parla invece il profeta a Cristo negli altri due
versetti: «Lo scettro del tuo potere... Giurò il Signore e non si pentirà» etc.
Parla infine il profeta al Padre: «Il Signore è alla tua destra» fino alla
conclusione del salmo. Ora, seguendo quest'ordine, cominciamo ad esaminare il
salmo.
Dobbiamo ricordare la domanda che il Signore nel Vangelo
rivolse agli esperti nella Legge: «Che cosa dite del Messia? Di chi è figlio?
Gli risposero: di Davide. Ma egli replicò: Come mai allora Davide nello spirito
lo chiama Signore dicendo: Dice il Signore al mio Signore, siedi alla mia
destra? Come mai lo chiama Signore, se invece è suo figlio? Non riuscirono a
dargli alcuna risposta» (Mt 22,42-43). Fino ad oggi l'interrogativo rimane
oscuro per gli Ebrei, né è possibile che lo risolvano finché non crederanno che
Cristo è uomo e Dio. Per noi è molto facile rispondere alla domanda poiché non
dubitiamo che il nostro Salvatore, secondo la sua divinità, è Signore di Davide
e, secondo la sua umanità, è invece suo figlio. Questo corrisponde alla
sentenza: Dice il Signore, il Padre, al Signore, il Figlio: siedi alla mia
destra. Sedere con Dio sopra un
trono e sedere alla destra, ha lo stesso senso. I Giudei non credono che sia
Dio, né che sia uguale a Dio, né che sia asceso al cielo, né che sieda alla
destra sulla stessa tribuna. Non lasciano la loro miscredenza, finché non
verranno posti a sgabello dei suoi piedi. Questo avverrà nel giudizio quando,
vedendolo nella sua maestà, verificheranno con certezza che egli è Dio e uomo.
Il Profeta attesta, con l'autorità dello stesso Padre che il Figlio è uguale al
Padre, finché i suoi nemici non diventino sgabello ai suoi piedi. Quando questo
accadrà, allora la testimonianza del profeta non sarà più necessaria poiché
tutti potranno verificarlo da sé.
Con te è il Principio nel giorno della tua potenza,
negli splendori dei santi. Dichiara il
profeta: questo dice il Signore al mio Signore, perché Egli insieme con
lui è la causa di tutte le
creature. In questa funzione mostra di essere uguale al Padre in tutto. Nel
giorno della sua potenza e fra gli splendori dei santi, sarà rivelato a tutti che
Egli è il Principio e che siede alla destra del Padre. Quale sarà il giorno
della sua potenza? Quando apparirà come giudice del mondo insieme con i suoi
santi nello splendore della sua maestà. Allora i santi parteciperanno alla sua
gloria come è stato detto: «Splenderanno i giusti come il sole nel regno di
Dio» (Sap 3,7).
Dall'utero, prima della stella del mattino ti ho
generato. Dichiara il profeta: dice il
Signore al mio Signore: ti ho generato. Da dove? Dall'utero. Quando? Prima
della stella del mattino. Quando
si dice prima della stella del mattino, non si indica alcun tempo preciso perché si sconfina nell'infinito.
Infatti che cosa intende con l'espressione prima della stella del
mattino se non prima che si possa dire, che
si possa capire o pensare qualcosa? Infatti per me la stella del
mattino (lucifero) è un astro che mi illumina e mi fa capire ciò che
mi era oscuro; infatti lucifero significa
di per sé : portatore di luce. Il Signore è stato generato prima della stella
mattutina, ossia prima di ciò che possiamo capire con la mente. La mente umana
non può afferrare ciò che va oltre il tempo. Ma che significa: dall'utero? Dio
infatti non ha né un cuore nè un utero, in lui non esiste composizione di
parti, è sempre tutto ciò che è.
La frase dall'utero, prima della stella mattutina ti ho generato equivale a dire: da me stesso, prima di ogni
creatura, prima che tu riesca a dire o a pensare qualcosa, ti ho generato. Fino
a qui, abbiamo considerato ciò che il Padre dice al Figlio; ora osserviamo ciò
che il profeta dice al Figlio.
Lo scettro della tua potenza stenderà il Signore da
Sion. «Da Sion uscirà la legge e la parola
del Signore da Gerusalemme» dice la Scrittura (Is 2,3). Lo scettro della tua
potenza sono la legge, la parola, la predicazione del vangelo, con la quale
tutti i popoli vengono governati e corretti. Uscì da Gerusalemme quando il
Signore disse ai suoi discepoli: «Andate in tutto il mondo, predicate il
Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Domina in mezzo ai tuoi nemici. Tutti i giudei e i pagani fino a quel momento erano
suoi nemici, ma ora il Signore domina su di loro e tiene il bastone e lo
scettro del dominio.
Il Signore ha giurato e non si pente, tu sei sacerdote
in eterno secondo l'ordine di Melchisedek.
Ha giurato: significa che ha dichiarato in modo certo, che ha stabilito con
autorità. Ogni parola di Dio e ogni sua disposizione è una parola definitiva.
Non si pentirà perché Egli è colui nel quale si è compiaciuto in modo totale. Tu
sei sacerdote in eterno, [và inteso] secondo
la spiegazione data dall'Apostolo: «Questi poi per il motivo che rimane in
eterno, possiede un sacerdozio eterno» (Eb 7,24). Non è sacerdote secondo
l'ordine di Aronne, che finì nel nulla ma secondo l'ordine di Melchisedek, la
cui esistenza, come è scritto, non ha inizio né fine. Il sacrificio di Melchisedek
fu costituito di pane e di vino, nei quali è prefigurato il corpo e il sangue
di Cristo. Il Grande Sacerdote immolò un grande sacrificio, con il quale
riconciliò il mondo intero con Dio Padre.
Fino a qui abbiamo visto il discorso rivolto al Figlio dal
profeta, ora, invece, questi si rivolge al Padre e dice:
Il Signore che sta alla tua destra, frantumerà i re nel
giorno della sua ira. Afferma: il Figlio
tuo, mio Signore, che prima hai invitato a sedere alla tua destra, frantumerà i
re nel giorno della sua ira. Questi è la pietra staccata dal monte, senza
intervento umano, che frantumò la statua, simbolo dei regni del mondo, come
leggiamo in Daniele (Dn 2,34). Questa frantumazione definitiva avverrà nel
giudizio, quando verrà annunciato alle potenze nemiche: «Andate maledetti nel
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per gli angeli suoi» (Mt 25,41). Per
questo aggiunge:
Giudicherà fra le nazioni, completerà le rovine,
frantumerà le teste sulla terra di molti.
Allora il Signore giudicherà tutti i popoli, allora completerà le rovine,
poiché dopo quella rovina non ce ne sarà più nessun altra. Allora frantumerà
molte teste, umilierà molti ricchi che si erano elevati e inorgogliti. Questo
evento accadrà in un luogo con molta gente, anzi con moltissima gente. Là
saranno presenti tutti gli angeli, buoni e cattivi, là saranno anche tutti gli
uomini, quanti furono, sono e saranno; là sarà anche il Signore, il nostro
Salvatore, lo stesso giudice di tutti che giudicherà i popoli con giustizia e
le genti nella sua ira. Egli è colui che, avendo bevuto dal torrente
lungo la via, per questo solleverà la testa.
Per trent'anni e più il Salvatore nostro, come gli altri uomini, fu in vita,
s'affrettò alla morte, bevve dal torrente, sopportò le miserie umane e le passioni
e per questo sollevò il capo. Egli che come Dio è già altissimo, non avrebbe
potuto essere esaltato in un altro modo e non c'è nulla sopra cui avrebbe
potuto essere innalzato ancora di più.
Salmo 110
Alleluia.
Lodate il Signore, così chiede il salmista. Questo per noi sia sufficiente:
lodare, predicare e benedire il Signore.
Ti confesserò Signore con tutto il mio cuore, nel consesso
dei giusti e nell'assemblea. Grandi le opere del Signore per tutto ciò che egli
vuole. Confessione e magnificenza è l'opera sua e la sua giustizia rimane per
sempre. Il profeta c'insegna in che modo dobbiamo lodare e celebrare Dio,
quando dice: con tutto il mio cuore. Il Signore stesso insegna: «Amerai il
Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le
tue forze» (Mt 22,37). Chi lo ama così, lo loda con tutto il suo cuore,
quand'anche tacesse e non muovesse lingua. Dove dobbiamo celebrarlo? Nel
consesso dei giusti e nell'assemblea. Il Signore si deve lodare nella Chiesa,
perchè quella rappresenta il consesso e l'assemblea dei santi. Non lodare con
quelli che sono fuori della Chiesa, perché non c'è alcuna relazione tra Cristo
e Belial, nessuna comunanza dei fedeli con gli infedeli (2 Cor 6,15). Come
avverte il profeta: «Esci da loro e non toccare ciò che è immondo» (Is 52,11).
Grandi le opere del Signore, da ricercare. Ordinò di
lodare; disse in che modo farlo; precisò dove si dovesse farlo. Ora presenta i
motivi per i quali dobbiamo farlo. L'oggetto sono le sue opere perchè, se le
mediteremo con cura, è li che troveremo argomenti di lode. Il Signore Dio
nostro merita lode non solo per le sue opere più grandi, ma anche per quelle
piccole. Non dobbiamo cercare motivi lontano da noi, ma piuttosto dire con il
Profeta: «Grande è la tua scienza a partire da me» (Sal 138,6). L'apostolo
dichiara anch'egli: «O profondità di ricchezze della sapienza e della scienza
di Dio, quanto incomprensibili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie» (Rm
11,33). Grandi sono, dunque, le opere del Signore e da ricercare.
In tutti i suoi voleri, confessione e magnificenza. Se
cerchi, sembra dire, la sua volontà e se vuoi sapere ciò che richiede da noi,
sappi che in tutti i suoi voleri s'uniscono insieme lode e magnificenza.
Comprendiamo così il titolo di questo salmo, cioè: lodate il Signore.
La sua opera e la sua giustizia rimane per sempre. Neppure
nei malvagi sparisce del tutto la creazione di Dio; la sua giustizia non
sarebbe eterna se venissero meno i beati nel premio o i dannati nella pena.
Prima aveva detto: grandi le opere del Signore e da ricercare; ora invece
precisa che sono grandi perchè possiedono una durata eterna. Non ti sfugga come
prima avesse parlato di opere, al plurale, mentre poi abbia detto opera, al
singolare: tutte le azioni in lui sono una cosa sola poiché sono sempre buone.
Ha lasciato la memoria delle sue meraviglie,
misericordioso e compassionevole è il Signore, dona il cibo a coloro che lo
temono. Prima aveva parlato di opere, ora invece preferisce chiamarle
meraviglie. Di tutte queste, sia delle opere come delle meraviglie, a Dio è
piaciuto trasmettere la memoria, affinché non venissero dimenticate a causa
della loro antichità. Chiama memoria gli scritti e il contenuto presenti nel
Nuovo e nell'Antico testamento. Dio volle che si formassero le Sacre Scritture,
che si scrivessero quei santi libri, a ricordo delle sue opere. Lasciò questa
memoria e diede questo alimento spirituale come cibo per tutti gli uomini che
lo temono. Il Signore disse: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola
di Dio» (Mt 4,4). Le parole di Dio
sono un alimento, poiché l'uomo vive di esse.
Si ricorderà per sempre della sua Alleanza, la potenza
delle sue opere l'annuncerà al suo popolo, per dare loro l'eredità delle genti.
Il Signore si ricorderà per sempre della sua alleanza perché, come aveva
promesso e poi confermato in un giuramento, così anche operò a favore del suo
popolo. A questi annunciò la potenza delle sue opere e fece comprendere quanta
potenza fosse attiva nelle sue azioni. Le opere di Dio possiedono tanta forza
al punto da comunicare una vita eterna a coloro che le compiono; per questo
precisa subito dopo: Diede loro l'eredità delle genti. Nell'eredità delle genti
dobbiamo vedere la Gerusalemme celeste dalla quale il [diavolo] superbo fu
espulso con tutti i suoi seguaci.
Le opere delle sue mani sono verità e giustizia. Noi
dobbiamo imitare Lui, affinché anche le nostre opere siano vere e giuste,
poiché noi siamo coloro, come abbiamo sentito, ai quali si è degnato di
annunciare e manifestare la potenza delle sue opere. Sono fedeli tutti i suoi
comandamenti, ben saldi nei secoli dei secoli. Essi sono fedeli, confermati e
rafforzati da tutti coloro che ci hanno preceduti; saranno beati chi li avrà
osservati. Stabiliti con verità e giustizia. In essi non è possibile trovare
nulla di falso, di iniquo. «Il suo giogo è soave e il suo carico leggero» (Mt
11,30).
Ha donato redenzione al suo popolo. Quale redenzione se
non quella nel sangue del Figlio suo? Per questo l'Apostolo dice: «Siete stati
comprati a caro prezzo, glorificate e portate Dio nel vostro corpo» (1 Cor
6,20). Ha disposto in eterno la sua Alleanza. Dice: il Signore ha comandato e
ha ordinato con forza che il suo Testamento, l'Alleanza confermata con il
sangue del Figlio suo rimanga per sempre. Perciò nel salmo precedente si legge:
« Il Signore ha giurato e non si pente, tu sei sacerdote in eterno secondo
l'ordine di Melchisedek».
Santo e terribile il suo Nome. Santo per i buoni,
terribile per i cattivi; tuttavia santo e terribile per gli uni e per gli altri
perchè tutti devono avere sentimenti di venerazione e di rispetto. Mediante
questo Nome tutti sono santificati; i demoni vengono espulsi; chi non lo teme,
è stolto e insensato mentre chi lo teme è saggio. Per questo aggiunge:
Inizio della sapienza è il timore del Signore. Giustamente
è detto che Dio ha considerato stolta la sapienza di questo mondo (1 Cor 1,20).
Hanno una buona intelligenza. Chi ce l'ha? Gli uomini che osservano i
comandamenti. Ha parlato bene e ha compreso bene colui che ha detto: il
principio della sapienza sta nel timore di Dio, se tuttavia agisce in modo
coerente con ciò che ha compreso, così da vivere realmente nel timore del
Signore. In un altro passo troviamo: «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti
perché l'uomo è tutto qui» (Qo 12,14).
La sua lode dura per sempre. Chi pensa in questo modo e
teme il Signore in questa maniera riceve un elogio che permane per sempre.
Meritano un vera approvazione soltanto gli uomini che comprendono bene e
attuano ciò che hanno compreso.
Salmo 111
Alleluia.
Nel ritorno di Aggeo e di Zaccaria. Il profeta ci ordina di lodare il Signore
per il ritorno di Aggeo e di Zaccaria che tornarono in patria dopo una lunga
prigionia. Aggeo significa uomo della festa e Zaccaria ricordo di Dio.
Raffigurano i fedeli che, vivendo sempre nella solennità e nella festa, si
ricordano sempre di Dio e non cessano di lodarlo e di benedirlo finché non
vengano trasferiti dalla prigionia di questo mondo alla patria celeste. Il
profeta in questo salmo parla proprio di loro.
Beato l'uomo che teme il Signore e desidera molto i
suoi comandamenti. Se é vero che il
principio della sapienza sta nel timore del Signore allora è beato chi teme il
Signore. Parla del timore che scaturisce dall'amore perchè un altro genere di
timore non ottiene la beatitudine. Infatti i demoni lo temono, ma questo timore
non comunica loro gioia ma dolore. Chi teme il Signore con amore autentico,
desidera i suoi comandamenti. Opportunamente ha precisato molto, perché non gli serve tanto servire ed obbedire ai
suoi comandamenti, ma piuttosto l’intensità del desiderio con cui vuole servire
ed obbedire a lui.
Potente sulla terra sarà la sua discendenza. Anche questo aspetto è in relazione con la
beatitudine. La sua discendenza è formata dal gruppo dei suoi imitatori e per
terra intende riferirsi alla terra dei viventi [ossia alla vita eterna] e non
potrebbe essere diversamente. Là saranno potenti, i figli di quest'uomo, figli
per imitazione. Perciò aggiunge:
La generazione dei giusti sarà benedetta. Si riferisce alla benedizione che il Signore
impartirà loro nel giudizio: «Venite benedetti del Padre mio, ricevete il regno
che è stato preparato per voi dall'origine del mondo» (Mt 25,34).
Gloria e ricchezze nella sua casa. «Nella casa del Padre mio, dice il Signore, ci sono
molti posti» (Gv 14,2). «Una stella differisce da un'altra in chiarezza» (1 Cor
15,41). Se, in qualsiasi di quei posti, ci sarà un uomo beato e giusto,
riceverà gloria e ricchezze. La sua giustizia rimane per sempre. Se il giusto vive in eterno e la giustizia durerà per
sempre, finché ci sarà un giusto, non potrà neppure venir meno la giustizia.
Spunta nelle tenebre come luce per i retti di cuore. Di quale luce [parla]? Il Signore
misericordioso, compassionevole e giusto.
Da questa luce gli uomini di cuore retto attingono tutte le cose dette, e il
motivo ragione per la quale sono state dette, poiché la nascita di Cristo non
giovò se non alle persone che lo seguono con cuore retto e credono in lui.
Felice l'uomo che ha compassione e dona in prestito. Dice: l'uomo che ha compassione e presta, sia beni
spirituali o temporali, deve essere lieto, gioioso e ilare, perché «Dio ama chi
dona con gioia» (2 Cor 9,7), come insegna l'apostolo. «Chi esercita la
misericordia, lo faccia con gioia» (Rm 11,8). Questo versetto riguarda
particolarmente Aggeo, l'uomo della festa e tutti gli altri credenti che sono simboleggiati in lui.
Dispenserà le sue parole con retto giudizio, perché non
sarà mai scosso. Dice: egli disporrà le sue
parole con retto giudizio perché, prima di parlare, esaminerà tutto il suo
discorso; parlerà con tanta gravità da far pensare che stia pronunciando una
sentenza in tribunale. Per questo precisa in seguito: non sarà scosso
in eterno, né devierà dalla verità da
questa o da quella parte. Agirono così gli apostoli santi e tali dovranno
essere i reggitori della Chiesa.
Il giusto sarà ricordato in eterno. Questo versetto, in modo simile all'altra
attribuzione, riguarda particolarmente Zaccaria, ossia ricordo di Dio e agli altri come lui. Si ricordarono sempre del
Signore ed Egli si ricorderà sempre di loro. Costoro non temeranno nessuna
cattiva notizia, che verrà ascoltata da coloro ai quali verrà detto nel
giudizio: «Andate maledetti nel fuoco eterno» (Mt 25,33).
Il suo cuore è pronto a sperare nel Signore; è ben
saldo il suo cuore; non avrà timore finché vedrà umiliati i suoi nemici. Perciò, dice, il giusto non temerà perchè
il suo cuore è pronto a sperare nel Signore.
«La speranza poi, come dice l'Apostolo, non delude» (Rm 5,5). Perciò l'uomo
giusto dice in un altro passo: «In te, Signore, ho sperato, non sarò confuso
per sempre» (Te Deum). Egli ha un cuore pronto a sperare perché serve il
Signore con tanto zelo, che merita di poter sperare. Per questo osserva: il
suo cuore è ben saldo nella speranza e
nell'amore. Non temerà finché vedrà i suoi nemici. Che significa finché vedrà i suoi nemici? Finché non giungerà il giudizio, quando vedrà che i
suoi nemici saranno presi da paura udendo la cattiva notizia.
Ha sparso, ha donato ai poveri. In questo sta la somma perfezione, come il Signore
dice nel Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi tutto ciò che hai e dallo
ai poveri, poi seguimi e avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19,21). Chi ha fatto
questo, vive nella sicurezza, come precisa in seguito: la sua
giustizia rimane per sempre, il suo corno (la sua potenza) s'innalza nella
gloria. Egli stesso, la sua giustizia, la
sua virtù, la sua potenza, raffigurate nel corno, dureranno per sempre, non soltanto saranno per
sempre, ma, esaltate sopra i cieli, saranno sempre glorificate.
Il peccatore vedrà e s'adirerà. Il peccatore vedrà la glorificazione del giusto. Si
tratta del diavolo, come si deve interpretare, che sarà in preda all'ira.
Digrignerà i denti e si struggerà. Questo movimento del corpo rivela la
malvagità interna e quanto il diavolo si dolga della salvezza dei santi, lo si
vede dalla descrizione che viene fatta della sua ira, espressa nel digrignare i
denti. Allora il desiderio degli empi andrà in rovina. Gli spiriti cattivi
rimarranno delusi vedendo la salvezza dei buoni, come lo saranno i malvagi
costatando la loro liberazione. Allora non sarà più possibile che i retti abbia
paura di ricevere del male né che i malvagi possano sperare di ottenere dei
vantaggi.
Salmo 112
Alleluia.
Ho parlato spesso del significato del termine alleluia. Il profeta non vuole
che interrompiamo la lode di Dio visto che comanda molte volte di lodare Dio.
Lodate, bambini del Signore, lodate il nome del Signore. I bambini (pueri) vengono chiamati così dalla purità (a
puritate). Sono i fedeli di cui parla
l’apostolo: «Come bambini appena nati, desiderate un latte spirituale senza
malizia, per crescere vero la salvezza» (1 Pt 2,2). Non è gradita la lode
innalzata dai peccatori: «Al peccatore dice Dio: Perché racconti le mie opere?»
(Sal 49,16). Voi che siete bambini puri, lodate il Signore, lodate il nome del
Signore. Che significa lodare il nome del Signore? Qual’è il nome del Signore?
Ascolta ciò che il Signore dichiara mediante il profeta: «Io sono il Signore, questo
è il mio Nome. Non consegnerò ad altri la mia gloria» (Is 42,8). Questo nome
appartiene alla Trinità intera: il Padre è Signore, il Figlio è Signore e lo
Spirito santo è Signore. Non sono però tre signori ma un unico Signore. Questo
nome è proprio di Lui, che è il Signore di tutti e che non ha nessun padrone su
di sé. Non esiste nessun altro che sia Signore di tutti e che non abbia questo
Signore [su di sé]. Lodano questo nome, gli uomini che si riconoscono suoi
servi. Che cosa significa lodare il nome del Signore se non riconoscere e
attestare di essere suoi servi? Chi agisce diversamente, rinnega e condanna il
Nome del Signore. Il lodare non consiste tanto nel dire delle parole quanto
nell’agire, affinché possiamo servire fedelmente a Lui, come a un Signore
buono.
Sia
benedetto il nome Signore. Lodate e dite: Sia
benedetto il nome Signore. Da quando e fino
a quando? Da ora e per sempre. Che
significa da ora? Da questo
momento attuale, perché adesso (nunc) significa proprio ora. E per
sempre che cosa significa? Dall’inizio alla
fine; prima dell’inizio non esiste tempo e neppure dopo la fine. Ecco, abbiamo
sentito, l’invito [riguardante il tempo] da quando, fino a quando, ma, [riguardo allo spazio], da dove e fino a dove
dobbiamo lodare?
Dal sorgere del sole al suo tramonto, lodate il nome
del Signore. Anche questi limiti sono
appropriati perché non possiamo andare oltre. Andate, allora, voi annunciatori,
e lodate il Signore dal sorgere del sole al suo tramonto e glorificatelo per
ogni opera, per qualsiasi azione compiuta dall’inizio del mondo e per qualsiasi
altra che farà fino al termine. Lodatelo in modo molto elevato perché Egli è
Altissimo.
Lo precisa ora:
Eccelso il Signore sopra tutti i popoli e sopra i cieli
la sua gloria. Su tutti i popoli eccelso è
il Signore, sia su quelli che abitano in cielo sia su quelli che ritrovano in
terra; in cielo, gli angeli; sulla terra, gli uomini, ma Egli è al di sopra di
tutti ed è Signore di tutti. Sopra i cieli la sua gloria. Sembra voler dire: Egli è molto glorificato in terra
ma, a paragone di quanto lo è in cielo, questa gloria è nulla.
Chi è come il Signore nostro Dio che abita nell’alto e
guarda le cose umili mentre quelle elevate le scruta da lontano? Da quale affetto della mente e da quale amore e
desiderio del cuore promanano tali espressioni! Quanto più lo ama, altrettanto
gli piace profondersi nelle lodi. Osserva: il Signore abita in alto ma ama
soltanto le cose umili, in cielo guarda l’umile e sulla terra guarda l’umile,
perché ovunque si compiace di vedere umiltà. Da là abbatte i superbi; ogni
giorno umilia gli orgogliosi ed eleva gli umili. Che vuol dire in
alto? Nei cieli, fra gli angeli, fra gli
apostoli, tra i cristiani. Infatti i cristiani sono alti in misura sufficiente
mentre, chi non è cristiano, si trova al di sotto di lui.
Solleva dalla terra il misero e dal letame solleva il
povero, per collocarlo tra i principi del suo popolo. Ecco in che modo il Signore osserva gli umili in cielo e in terra; in
cielo guarda soltanto gli umili perché gli altri non sono lì; conduce in cielo
soltanto gli umili, perché gli altri non possono andare là. Considera poi
quanto sia grande la misericordia di Dio onnipotente: sono miseri e poveri gli
uomini che accoglie da terra, che solleva e risuscita dal letame e dal marcio
per collocarli nei cieli con i principi del popolo suo.
Fa abitare la sterile nella casa. Ora non è più sterile ma madre, madre molto feconda
di tantissimi figli. Di essa ne parlava già il profeta: «Esulta, o sterile che
non hai partorito, prorompi in grida, tu che non hai provato le doglie, perché
i figli della donna che era stata trascurata sono molti di più di quella che si
era sposata» ( Gal 4,27). I bambini che in questo salmo lodano il Signore sono
figli di questa donna sterile. Questa donna abita in casa, anzi egli stessa ora
è padrona e regina di quella casa nella quale un tempo abitavano pagani ed
ebrei. Oppure possiamo pensare che il salmista si riferisca alla patria del
cielo, dove è andata ad abitare la madre Chiesa con tutti i suoi figli.
Salmo 113
Alleluia,
alleluia. Che cosa significhi alleluia l'ho già detto più volte e dovremo
ripeterlo spesso. Significa lodate il Signore. Il Profeta non avrebbe ripetuto
questo invito più volte, se non avesse saputo che era molto necessario. Questa
sia dunque l'opera della Chiesa, in questa si diletti e ne gioisca giorno e
notte.
Nell'uscire Israele dall'Egitto, la casa di Giacobbe dal
popolo barbaro, la Giudea è diventata la sua santificazione, Israele il suo
dominio e Israele regnò in essa. Nella figura della nazione d'Israele, il
profeta descrive il popolo cristiano liberato dal potere del diavolo e dalle
tenebre di questo mondo. Israele e Giacobbe significano la stessa cosa.
Afferma: quando Israele, cioè il popolo cristiano, che vede e conosce Dio, uscì
dalla terra d'Egitto, ossia dalle tenebre e dagli errori di questo mondo e
quando la casa di Giacobbe, nella quale è prefigurato lo stesso popolo, sfuggì
a quel popolo barbaro, che rappresenta l'esercito degli spiriti maligni e dei
vizi, allora si realizzò la sua opera di santificazione. A favore di chi?
Proprio di chi nel titolo del salmo era invitato a lodare, quando si dice:
«Lodate il Signore». La Giudea, che significa confessione, è la Chiesa la
quale, tra le sofferenze, non cessa di celebrare e lodare il Signore. Questo è
l'oggetto della sua lode: egli ha santificato lei sola e l'ha purificata da
ogni contagio di vizi. In modo simile anche Israele è diventato il suo dominio
perché Egli tiene il regno, il dominio e il potere nel popolo cristiano. Ciò
che segue, ossia «Israele regnerà in essa», non si trova in un'altra versione.
Possiamo in Israele riconoscere il nostro Salvatore che ha detto di se stesso:
«Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo
voglia rivelare» (Lc 10,22). Israele significa colui che vede Dio. Pensiamo che
coloro dei quali prima è stato detto che sono usciti dall'Egitto rappresentino
gli apostoli e gli altri fedeli che vissero nella Chiesa primitiva, per mezzo
dei quali poi tutto il mondo è tornato alla fede di Cristo. Perciò aggiunge:
Il mare vide e si ritrasse; il Giordano tornò indietro.
Riguardo a questo mare si dice in un altro passo: Il mare vasto e spazioso è
un'immagine di questo mondo. Questo mare vide gli apostoli e gli altri predicatori
che stavano per avvicinarsi e fuggì. Fuggì nel senso che diede loro spazio ed
aprì una via perché potessero passare. Tale fuga è positiva perchè non avviene
per odio ma per rispetto. Chi fugge in questo modo vuole obbedire e non
resistere. Il Giordano rappresenta il popolo dei battezzati, il quale un tempo
correva precipitoso verso il basso ma, una volta accolta la fede di
Cristo, cominciò a scorrere verso
i beni superiori e a salire al cielo.
I monti saltellarono come arieti e i colli come agnelli dei
greggi. I monti e i colli significano i ricchi e i potenti. Costoro, vedendo i
segni e i miracoli che avvenivano per mezzo degli apostoli, convertiti subito
alla fede, saltellarono con tanta gioia
al punto da sembrare veri arieti ed agnelli. Questi animali
rappresentano i capi e i sudditi e per mezzo di questa immagina, si evidenzia
che tutti appartengono al gregge di Cristo, perché insieme tutti manifestano
gli uni agli altri la medesima
gioia spirituale. Ha fatto bene a parlare prima del mare e poi dei monti e dei
colli: prima sono giunti alla fede i più piccoli e poi i più grandi. Del resto
già l’Apostolo aveva osservato: «Osservate la vostra chiamata, fratelli: non ci
sono tra voi molti potenti né molti nobili, ma Dio ha scelto coloro che nel
mondo sono stolti per confondere i forti» (2 Cor 1,26).
Che hai o mare per ritirarti in fuga, e tu, Giordano,
perché ritorni indietro? Monti, perché saltellate come arieti e voi colline
come agnelli di greggi? Tanta meraviglia procede da immensa gioia. Il Profeta
si rallegra perché vede che ovunque tutto il mondo s’accosta alla fede. Che hai
o mare per ritirarti in fuga e voi, o monti, perché saltellate di gioia? Questo
non deriva da voi. Da Dio proviene questa fuga e questa esultanza. Ritorna ad
ammonire:
Davanti al volto del Signore trema la terra, davanti al
volto del Dio di Giacobbe. Che significa davanti al volto del Signore? Vuol
dire: nel conoscere la verità. Se non avessero visto Dio e non avessero
conosciuto la verità, gli uomini non avrebbero provato una commozione così
profonda. Quest’opera viene dal Dio di Giacobbe che ha istruito il suo popolo
tanto prontamente affinché fugga il diavolo e guarisca dai vizi.
Ha mutato la solida pietra in uno stagno d’acque e le rupi
in fonti di acque. Dice: questi è il vero Dio che fa scaturire l’acqua dalla
pietra e fa emanare sorgenti dalle aride rocce. Di questa pietra dice
l’Apostolo: «La Roccia era Cristo» (1 Cor 10,4). Le rocce designano gli
apostoli e i dottori. Da loro fa scaturire per il popolo assetato sorgenti che
spingono alla vita eterna.
Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da gloria.
Si associa agli altri profeti, perché anch’egli è una roccia dalla quale non
scaturiscono sorgenti di scarsa portata. Questo fatto è a onore di Dio; tante
sorgenti d’acqua sono tue, non è merito nostro ciò che facciamo, perché non
proviene da noi. Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da gloria. La
nostra fatica è tua gloria; sappiano tutti che senza di te non possiamo fare
nulla. Ti chiediamo perché tu agisca in base alla tua misericordia e alla tua
verità, perché Tu stesso hai promesso di agire così. Lo ribadisce in seguito:
Per la tua misericordi a la tua verità, affinché non
dicano le genti: dov’è il loro Dio? I pagani non devono mai pensare una cosa
simile; se lo diranno sappiano che il nostro Dio è ovunque, in cielo e in terra
e opera secondo la sua volontà. Riprende questo insegnamento:
Il nostro Dio è nel cielo, lassù nel cielo e in terra ha
compiuto ciò che volle fare. Gli altri dei che fanno? Che cosa sono? Non fanno
nulla e non sono nulla. Se vuoi sentire che cosa sono, affinché tu comprenda in
che cosa stia tutta la loro consistenza, [sappi] che no sono dei; ascolta il
discorso che segue:
Gli idoli delle genti, argento e oro, opera delle mani
degli uomini. Hanno bocca ma non parlano,hanno occhi ma non vedono; hanno
orecchie ma non sentono; hanno narici ma non odorano; hanno mani ma non
palpano; hanno piedi ma non camminano; non emettono suoni dalla loro gola né
c’è respiro nella loro bocca. Ha offerto una ragione esaustiva per affermare
che, chi si trova ad essere così, non può essere un dio. Diventino come loro
che li fabbricano e tutti quelli che confidano in loro. Non contro di loro, ma
per loro sembra pregare, perché l’oro è buono, l’argento è buono; non fanno
niente e non possono agire.
La casa d’Israele ha sperato nel Signore, loro aiuto e
loro protettore. La casa rappresenta i patriarchi, i profeti, gli apostoli i
quali, inabitati dallo Spirito Santo, hanno meritato di vedere e comprendere Dio
più degli altri. Costoro hanno sperato in Dio e hanno ricevuto i doni attesi.
La casa di Aronne ha sperato nel Signore, loro aiuto e
loro protettore. Prefigura i vescovi, i sacerdoti e tutti coloro che servono il
Signore nel clero.
Coloro che temono sperino nel Signore, loro aiuto e loro
protettore. Questi versetti riguardano tutta la Chiesa e tutti i fedeli per i
quali Dio è diventato loro aiuto e loro protettore. Per questo aggiunge:
Il Signore si è ricordato di noi e ci ha benedetti. Se non
si fosse ricordato di noi, non avrebbe mandato il Figlio suo a redimerci e a
benedirci. Egli è Colui del quale è stato scritto: «Nel tuo seme saranno
benedette tutte le genti» (Gen 22,18). Il Signore dunque ci ha benedetti. Forse
mi chiedi chi sono costoro? Ha benedetto la casa d’Israele, ha benedetto la
casa di Aronne, ha benedetto tutti quelli che lo temono, i piccoli insieme ai
grandi; non ha tralasciato nessuno; tutti sono stati benedetti, purché nella
casa d’Israele e nella casa di Aronne, ci siano quelli che lo temono.
Aggiunga il Signore a voi, a voi e ai vostri figli.
Aggiunga Dio Padre, le benedizioni di cui ha fatto menzione, a voi e ai vostri
figli, vostri imitatori, ogni benedizione e la santificazione che avviene
mediante le opere buone.
Siate benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra. Il
Signore creò il cielo e la terra, buoni e cattivi, giusti e peccatori e non c’è
nulla che non sia opera sua.
Il cielo dei cieli appartiene a Dio; ma ha dato la terra
ai figli dell’uomo. Ha posto il cielo dei cieli per il Signore [Gesù], lo ha
dato al nostro Salvatore per salvare e reggere la Chiesa; ha donato la terra ai
figli dell’uomo, perché ha permesso che i peccatori avessero il dominio su
altri peccatori.
Non i morti ti loderanno Signore, né quanti discendono nel
regno dei morti. Noi, i viventi, benediciamo il Signore, da ora per sempre. Su
di noi - invoca- ancora in vita, che non ci troviamo più sulla terra ma nel
cielo (la Chiesa è chiamata cielo), su di noi effondi la tua benedizione,
perché non i morti ti loderanno , Signore, perché i morti sono coloro che sono stati separati date. Né
quanti scendono nel regno dei morti ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
da ora, da questo momento che ora sta trascorrendo e in eterno.
Salmo 114
Alleluia. Avete appreso ormai
che cosa significhi Alleluia. Lodate il Signore, [allora] perché questo è il
senso dell’ alleluia.
Ho amato perché ha esaudito il Signore la voce della
mia preghiera. Ho amato, dice, il Signore,
al quale, come appare nel titolo, deve essere rivolta la lode. Giustamente l’ho
amato perché il Signore ha ascoltato la voce della mia preghiera. Che cosa
poteva darmi di più?
Ha piegato verso di me l’orecchio. Non soltanto mi ha ascoltato, ma inclinato verso di
me l’orecchio. Egli è elevatissimo, io sono in basso ma egli guarda verso gli
umili e perciò nei miei giorni lo invocherò; avendo sperimentato la sua bontà,
non temerò l’avversità; se questa accadrà, continuerò ad invocarlo tutti i
giorni della mia vita.
Mi hanno stretto doglie di morte, pericoli d’inferno mi
hanno colto. Ed egli, come leggiamo nei
versetti seguenti, mi ha liberato. Dichiara di aver incontrato grandi
sofferenze e pericoli estremi, che avrebbero potuto condurlo alla morte e al
regno dei morti. Sono estremi quei dolori che possono essere paragonati a
sofferenze mortali e davvero rischiosi quelle difficoltà che possono essere
confrontate a trappole infernali.
Ho trovato tribolazione e dolore e ho invocato il nome
del Signore: o Signore, libera la mia anima, misericordioso il Signore e giusto
e il nostro Dio ha misericordia. Non colui
che si lamenta (quaeritur) ma colui che cerca (quaerit) potrà trovare
[risposta], come è detto. Il santo che sta pregando, cercava la tribolazione e
il dolore che ora dichiara di averli incontrati. In questo fatto vediamo
apertamente con quale desiderio i santi auspicavano di morire per il nome di
Cristo. Ho invocato il nome del Signore, dicendo: Signore, libera
l’anima. Non prega a vantaggio del suo
corpo, che non lo ricorda neppure minimamente, ma invoca la liberazione della
sola sua anima. Misericordioso il Signore e giusto e il nostro Dio ha
misericordia. In che modo?
Il Signore custodisce i piccoli. Come fa a sapere questo? Perché spesso sono
stato umiliato e mi ha liberato. Dal
momento che aveva sperimentato diversi interventi di liberazione, allora si
sentiva sicuro che anche in futuro sarebbe stato liberato. Misericordioso
e giusto. Queste sono due qualificazioni
che possono infondere la piena speranza di ricevere tutti i beni:
misericordioso e giusto è il Signore ed egli non abbandona mai quelli che
sperano in lui. Qui per umiliazione si intende l’afflizione e la tribolazione.
Ritorna anima mia alla tua pace perché il Signore ti ha
beneficato. Sapendo che la sua anima era
stata liberata per la misericordia di Dio, ora la esorta affinché ritrovi la
sua quiete, dimentichi tutte le vicende vissute sulla terra, e si diletti senza
misura nella contemplazione di Dio. Il Signore ha agito bene e molto bene,
perché l’ha liberata da pericoli notevoli.
Ha liberato l’anima mia dalla morte, i miei occhi dalle
lacrime, i miei piedi dalla caduta; piacerò al Signore nella terra dei viventi. Rassicura così: dagli avvenimenti accaduti non ho
più alcun dubbio che sarò gradito a Dio nella terra dei viventi. Egli già mi ha
strappato dalla morte e mi ha salvaguardato da tutte le trappole e dagli
inganni del demonio. Ha asciugato anche i miei occhi dalle lacrime con le quali
ero solito bagnare di pianto il mio letto, ogni notte. Ha impedito infine che
cadessi a terra perché è stato allontanato il diavolo che insidiava il mio
calcagno.
Salmo 115
Alleluia, alleluia. Continuate a
lodare il Signore; soprattutto questo salmo esorta il credente alla lode. Ho
detto nello stupore della mia mente: ogni uomo è mentitore.
Ho creduto perciò ho detto: sono stato umiliato
gravemente. Il Profeta parla in
persona martyrum, a nome dei martiri e li esorta a bere il calice
della loro passione. Da parte mia, innalzato al di sopra della mia ragione, ho
pensato con grande accuratezza a tutta la natura umana. Mi sono accorto che è
corrotta e viziata in tutti, al punto che nella mia riflessione sono stato
costretto ad ammettere: ogni uomo è menzognero. Non lo è tanto nel parlare,
quanto piuttosto nel suo modo di vivere. In modo analogo diciamo che questo
denaro è falso oppure che questi lingotti d’oro o d’argento sono falsi; ogni
cosa che non ha conservato in modo integrale la purezza del suo essere, siamo
certi che non esprime la sua verità. Avendo verificato che tutti gli uomini
sono corrotti, ed essendomi accorto che non potevano essere liberati da questa
corruzione se non per il sangue di Cristo, ho creduto in Cristo. Per aver
creduto in lui, ho parlato; per aver parlato sono stato umiliato gravemente. Il
Signore nel Vangelo comunica lo stesso messaggio: «Se non crederete che io
sono, morirete nel vostro peccato» (Gv 8,25). Attesta, se non crederete che io
sono Gesù, ossia il Salvatore (secondo il suo significato), senza il quale
nessuno può salvarsi, morirete nel vostro peccato. Questa è la ragione per la
quale ogni martire afferma: ho creduto e per aver creduto, ho parlato, ho
predicato e ho annunziato subito la fede di Cristo a coloro che mi ascoltavano.
Proprio per aver fatto questo, sono stato umiliato, afflitto, perseguitato con
molti tormenti. Ho sperimentato la fragilità della carne, senza mai dubitare
del premio che mi avrebbe elargito la bontà divina. Perciò aggiunge:
Che cosa renderò al Signore per tutto ciò che mi ha
dato? Anche il beato Giobbe sviluppò un
pensiero simile: «Non mi hai colato come latte, e fatto cagliare come un
formaggio, di pelle e di carne mi hai rivestito, mi hai intessuto di ossa e di
nervi, mi ha concesso vita e benevolenza e la tua premura ha custodito il mio
spirito» (Gb 10,11). L’apostolo trasse questa conclusione: «La sofferenza del
tempo presente non è paragonabile alla gloria futura che si rivelerà a noi» (Rm
8,18).
Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome
del Signore. Non avendo nulla da offrirgli per poterlo ricompensare,
ecco gli dono tutto me stesso; m’accosterò al calice della salvezza e nel berlo
invocherò il nome del Signore, e lo celebrerò e lo loderò con la mia stessa
morte. So infatti che la morte dei suoi santi è preziosa ai suoi occhi.
Preziosa al punto da ottenere una vita eterna, da condurre subito alla
beatitudine eterna l’anima appena staccata dal corpo.
Signore io sono tuo servo, sono tuo servo e figlio
della tua ancella. È giusto che muoia per
te, poiché io sono tuo servo, tuo servo e – precisa- lo sono per discendenza
naturale, perché figlio di una tua serva. La serva è la tua Chiesa, del quale
questi, che si gloria d’essere tuo servo, è il figlio.
Hai spezzato, Signore, tutte le mie catene, a te
offrirò un sacrificio di lode. Ero preso
nei ferri; la dura catena del diavolo mi stringeva e mi trascinava ma tu hai
rotto le mie catene, ha rimesso il peccato d’origine che non avrebbe potuto
sciogliersi se non con il tuo sangue. A te offrirò un sacrificio di lode; a te
immolerò le preghiere delle mie labbra; se me l’ordinerai, berrò anche il
calice che dono la salvezza.
Renderò i miei voti al Signore. Dove? Negli atri della casa del Signore. Dove si trovano? Davanti a tutto il suo
popolo. Lo svela gradatamente. In
mezzo a te, Gerusalemme. Ho espresso un
voto, ho promesso con fermezza che avrei offerto a Dio un sacrificio di gioia e
di giubilo. Restituirò questo dono al Signore, non in segreto, non in un luogo
qualsiasi, ma in un luogo pubblico, comunitario. Negli atri della casa del
Signore, davanti a tutto il tuo popolo e in mezzo a te, Gerusalemme, là dove,
coloro che sono confluiti da ogni parte, tutti mi vedranno, e, avendo costatato
il mio impegno, loderanno il nome del Signore e lo glorificheranno. Lo chiede
anche il Signore: «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano
le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt
5,16).
Salmo 116
Alleluia, alleluia. Che cosa
significhi il titolo, viene spiegato dal versetto iniziale del salmo.
Lodate il Signore, popoli tutti, celebratelo popoli tutti:
è stata confermata su di noi la sua misericordia e la verità del Signore rimane
per sempre. Il profeta invita non soltanto i giudei ma, insieme a loro, tutti i
popoli pagani a lodare il Signore, poiché egli è il Signore di tutti e non
soltanto dei giudei. In un primo tempo, Dio era conosciuto soltanto nella
Giudea e il suo Nome era stato magnificato nel popolo d’Israele; ora invece ha
sofferto a vantaggio di tutti e ha redento tutte le nazioni con il suo sangue e
per questo l’umanità intera deve ringraziarlo e benedirlo. Ora infatti è stata
confermata su di noi la sua misericordia ed è stato documentato, con prove
certe, che Egli è benevole e misericordioso, poiché ci ha amato e ha lavato i
nostri peccati con il suo sangue (Ap 1,5).
La verità del Signore rimane in eterno, poiché ha attuato
ciò che aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle Sacre Scritture quanto
riguardava la nostra liberazione e il rinnovamento del suo popolo. Ciò appare
in alcune testimonianze: «Ci ha liberato dai nostri nemici e dalle mani di
quanti ci odiano» (2 Re 19,9), «Come aveva promesso per bocca dei suo santi
profeti, che avevano parlato nel passato» (Lc 2,70).
Salmo 117
Alleluia. Il titolo sembra
appartenere in modo esclusivo a questo salmo e non ad altri. Infatti nel finale
dice: «Stabilite un giorno solenne per tutti coloro che si recheranno là fino
ai lati dell’altare».
Celebrate il Signore perché è buono, poiché in eterno
la sua misericordia. Non possiamo avere un
altro motivo più convincente per lodarlo del fatto che egli sia buono e
misericordioso. Se non fosse buono e misericordioso, che cosa rimarrebbe di lui
che potrebbe essere oggetto della nostra lode? Se escludi la bontà, non
rimarrebbe nulla in lui che potrebbe essere argomento di lode. Tuttavia Dio è
buono ed è buona ogni sua opera. Egli è buono di per se stesso; le altre
creature non traggono la bontà da sé, ma da lui. Lodiamo allora la bontà e la
misericordia del Signore e ora celebriamolo soprattutto per questo, perché la
sua misericordia è stata confermata e la sua bontà si è manifestata in modo
palese. Perciò aggiunge:
Dica Israele che egli è buono, perché in eterno la sua
misericordia. Lo dica adesso, perché
proprio ora è il momento più opportuno, quando la destra del Signore si è
manifestata con forza e la destra del Signore si è innalzata.
Lo dica la casa di Aronne perché è buono, poiché in eterno la sua misericordia. Lo dicano, ora, quanti temono il Signore,
che è buono, perché la sua misericordia dura in eterno. Tutti confessino questo fatto, perché tutti hanno
sperimentato questa misericordia. Chi non avrà voluto riconoscerlo, no sarà
partecipe di questa bontà e di questa misericordia. Lo confessino, tuttavia,
soltanto coloro che temono il Signore; coloro che invece non lo temono, anche
se dicono di temerlo, non gioverà a loro per nulla. Che cosa si intende con il
termine Israele, ossia colui che ha visto Dio? I patriarchi, i profeti, gli
apostoli e gli altri più vicini a Dio. Chi rappresenta Aronne? I vescovi, i
sacerdoti e tutti gli altri che fanno parte dello stesso ministero. Quelli,
invece, che temono il Signore sono una raffigurazione di tutta l’assemblea
della Chiesa.
Nella tribolazione ho invocato il Signore e mi ha
esaudito portandomi al largo. Fece questo a
motivo della sua bontà e misericordia poiché tutte le volte che la Chiesa si
trovò nella tribolazione, altrettante volte fu esaudita per aver gridato al
Signore. Non soltanto fu esaudita, ma lo fu beneficata con larghezza, con
magnificenza e in ampiezza.
Il Signore è stato il mio aiuto e non avrò paura di ciò
che farà per me l’uomo. Se il Signore offre
il suo aiuto, allora non bisogna aver paura dell’aggressione dell’uomo. Infatti
sebbene compia ciò che gli uomini sogliono fare, non priva mai della sua
beatitudine. Il Signore è mio aiuto e io vedrò i miei nemici. Io vedrò i miei nemici, il Signore combatterà per
me, al quale nessuno potrà resistere.
È cosa buona confidare nel Signore piuttosto che
confidare nell’uomo. È cosa buona
sperare nel Signore piuttosto che sperare nei potenti. Da questa convinzione scaturisce il messaggio:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo braccio e
allontana il suo cuore dal Signore» (Ger 17,5). Non è peccato cercare l’aiuto
degli uomini ma è un peccato grande cercarlo a tal punto da porre tutta la
speranza nel loro soccorso, ed essere convinti che l’uomo non possa
assolutamente uscire dalle proprie difficoltà senza il loro intervento
solidale. Il Signore di solito interviene a soccorrere i suoi fedeli, quando
questi non vogliono più sperare nell’aiuto degli uomini.
Tutti i popoli mi hanno circondato e nel nome del
Signore mi sono vendicato contro loro. In
questo passo bisogna aggiungere la preposizione in, così da poter intendere in eos, [cioè contro di loro], come è previsto in un’altra
versione. Nell’ebraico mancano del tutto queste due parole ma troviamo
soltanto: «nel nome del Signore mi sono vendicato. Non esiste popolo che no abbia aggredito la Chiesa e
che non l’abbia perseguitata, ma il Signore l’ha sempre liberata; non soltanto
l’ha liberata ma l’ha vendicata perché i persecutori sono incorsi in sventure
fino a lasciare poi questa vita.
Mi hanno circondato e mi hanno accerchiato, ma nel nome
del Signore ho trovato riscatto contro di loro.
Il versetto dichiara che mi sono trovata in difficoltà e persecuzioni
impellenti. Per questo continuo:
Mi hanno circondato come api. L’immagine delle api suggerisce che [i nemici] erano
in molti e, accesi da grande odio e livore, non cessano di colpire, Il poeta
descrive così questi insetti: La loro ira è ….
Divamparono come fuoco tra gli spini. Come vero fuoco la loro ira ardeva fra gli spini e,
divampando, consumava gli stessi spini. Che cosa sono gli uomini malvagi se non
spine affilate, pronte a pungere? Nel nome del Signore ho trovato riscatto
contro di loro. Sebbene la Chiesa ogni
giorno verifica di ottenere riscatto su questa gente, attende un riscatto
ancora più completo.
Fui spinto e urtato affinché cadessi, ma il Signore mi
ha sostenuto. I santi venivano spinti,
maltrattati, tentati; volevano farli precipitare dalla loro rettitudine; in
realtà non potevano cadere affatto
perché il Signore li sosteneva e di quando in quando sostenevano e
rinsaldavano i loro fratelli, come capitava. Perciò aggiunge:
Mia forza e mio lode è il Signore ed è diventato mia
salvezza. Se ebbi il coraggio d’oppormi, se
ho combattuto, se ho vinto e fui forte, ciò non è dipeso dalla mia forza, e non
posso ricevere alcun elogio, ma la mia forza e il mio vanto viene da Dio che
divenne mio Salvatore. Perciò anche in un altro passo dicono i santi: «Con Dio
abbiamo compiuto cose grandi ed egli ha ridotto al nulla coloro che ci facevano
soffrire» (Sal 59,14).
Voce di gioia e d’esultanza nelle tende dei giusti. C’è voce di gioia e d’esultanza nelle tende dei
giusti perché il Signore li ha difesi ed è diventato per loro salvezza. Se il
Signore non avesse fatto questo non avrebbe potuto esserci per loro alcun
motivo di salvezza, poiché in nessun modo avrebbero potuto resistere ai loro
avversari.
La destra del Signore ha operato con potenza, la destra
del Signore mi ha innalzato.
La destra del Padre è il Figlio, poiché per mezzo di lui
ha compiuto ogni cosa. Questa destra ha formato tutta la virtù dei santi,
quando il Salvatore nostro con la sua morte ha vinto il diavolo; in
quell’evento tutti i santi sono stati esaltati sopra i loro nemici con la loro
costanza e fortezza e sono stati liberati dal pericolo della morte eterna.
Perciò aggiunge:
Non morirò ma resterò in vita e annuncerò le opere del
Signore. In Signore mi ha punito severamente, ma non mi ha consegnato alla
morte. Non parlo della morte del corpo
perché è inevitabile ma piuttosto della morte dell’anima che può morire
soltanto in un solo modo, ossia se si separa da Dio. Per questo il Signore
dice: «Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima»
(Mt 10,28). I santi, dunque, possono ricevere punizioni ma non possono essere
uccisi.
Apritemi le porte della giustizia. Perché? Vi entrerò a celebrare il Signore. Poiché non temo più la morte, apritemi le porte
della giustizia, insegnatemi che cosa debba fare. Questa istanza è rivolta ai
dottori della Chiesa i quali, avendo la chiave della scienza, dischiudono la
vita agli altri giusti. Osserva con quanta fiducia parli: «Dopo aver passato tra
esse, celebrerò il Signore»; non c’è nulla che possa atterrirmi e che possa
impedirmi di predicare la giustizia e di celebrare il Signore. Loro, non
mostrando molte porte ma una sola, dissero: Questa è la porta del
Signore, i giusti passeranno per essa. Non
cercare molte porte perché è una sola quella per la quale i giusti potranno
passare. Se qualcuno di avrà sollevato questioni di altri argomenti religiosi,
rispondigli soltanto questo: sono cristiano e mi basta. Questa è la porta del
Signore, i giusti entreranno per essa e chi sarà passato da un’altra parte è un
ladro e un assassino.
Ti celebrerò Signore perché mi hai ascoltato e sei
stato la mia salvezza. Ho trovato la porta
che stavo cercando, ho compreso che la porta è Cristo, al quale egli parla
dicendo: ti celebrerò, Signore, ti cercherò, ti loderò perché mi hai ascoltato
e da tutti i pericoli mi hai liberato e sei diventato per me salvezza.
La pietra che i costruttori hanno scartato, ora è
diventata pietra d’angolo. Venite, invita
la Chiesa, e osservate la pietra rifiutata dai costruttori; costui, disprezzato
e riprovato in modo ingiusto è diventato pietra fondamentale, ha unito a sé due
mura, l’una che proveniva dagli ebrei e l’atra dai pagani, perché ci fosse un
unico gregge e un solo pastore. Sono cattivi costruttori coloro che disprezzano
la pietra pregiata ed osano porre pietre di scarso valore per costruire la casa
di Dio. Costruttori simili furono coloro che, volendo costruire la Sinagoga,
mentre piuttosto la distruggevano, dicevano riguardo al nostro Salvatore: «Non
vogliamo che costui regni su di noi» (Lc 19, 14). «Non vogliamo costui, ma
Barabba» (Lc 23,18). Dopo aver rifiutato questa pietra, la Sinagoga andò in
rovina; dal Signore è stato fatto questo ed è una cosa mirabile agli occhi nostri.
Chi non si meraviglierebbe nel vedere che proprio su questa pietra, respinta in
modo insano dal popolo dei giudei, viene costruita la Chiesa nella sua
interezza? Altrove leggiamo: «Un popolo che non conoscevo mi ha servito» (Sal
17,5); «Figli, divenuti degli estranei, mi hanno deluso» (Sal 17,46). Niente di
strano, allora, che i disobbedienti, i bugiardi e gli empi, vengano condannati.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore, esultiamo e
rallegriamoci in esso. Questo è il giorno
nel quale questa pietra è stata scartata ma la Chiesa di Cristo è stata redenta
dal suo sangue. Questo è il giorno creato da Dio per la nostra letizia ed
esultanza. Esultiamo e rallegriamoci in essa e dica ognuno di noi: Signore,
salvami, Signore fammi prosperare. Nessun giorno è più opportuno di questo per
domandare salvezza e prosperità, poiché mentre rappresenta l’inizio della
salvezza e del benessere, è messo a nostra disposizione perché otteniamo i beni
della salvezza e della vita buona. Diciamo tutti insieme: Benedetto
colui che viene nel nome del Signore,
affinché Colui che dono la sua benedizione ad ogni creatura, sia benedetto
dall’intera umanità. Il Signore [Gesù] venne nel nome del Signore [Dio], come
egli stesso dichiara ai giudei: «Ecco io sono venuto nel nome del Padre mio e
non mi avete accolto; un altro viene in nome suo e voi lo accogliete» (Gv
5,43). Chi viene nel suo nome, se non l’uomo che giunge di propria iniziativa
per glorificare se stesso.
Vi benediciamo dalla casa del Signore: Dio è per noi e
ci ha illuminati. Voi benedite il Signore
perché noi in un altro salmo vi abbiamo già benedetto, dicendo: «Siate
benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra» (Salmo 113,15). Questa
benedizione non l’abbiamo ricevuta da voi, ma l’abbiamo ottenuta dalla casa del
Signore e dallo stesso Signore che è Dio e Signore e ci ha illuminati. Ci ha
illuminati, poiché, mentre eravamo ancora nella tenebra dell’ignoranza e della
cecità, ci ha portato la luce e ci aperse le porte della giustizia e della
verità, e, per ricordare questo evento, dobbiamo sempre rendere questo giorno
lieto e solenne. Perciò aggiunge:
«Stabilite un giorno solenne per tutti coloro che si
recheranno là fino ai lati dell’altare».
Persuadi tutti, nessuno osi assentarsi, la massa del popolo sia così numerosa e
densa da premere contro i lati dell’altare. In questa grande solennità ogni
credente dica con fiducia: Tu sei il mio Dio e ti loderò, tu sei il
mio Dio e ti esalterò.
Ti loderò, Signore, perché mi hai esaudito e mi hai salvato. Celebrate
il Signore perché è buono, poiché il suo amore è per sempre. Questo versetto conclusivo non ne aggiunge un altro ma riprende l’inizio
del salmo; viene ripetuto alla conclusione, affinché la lode non venga mai
meno, come fosse una ruota che continua a girare su se stessa.
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