Salmo 60
Per la fine, tra gli inni di Davide. Davide comandò di
cantare queste parole negli inni e nelle lodi, come quando vengono annunziate
notizie liete e prospere.
Ascolta, Dio, la mia preghiera, sii attento alla mia
preghiera. Ora ascoltiamo l’invocazione
della Chiesa cattolica e universale, la quale dichiara di invocare dai confini
della terra, ossia da ogni parte del mondo. Grida anch’egli dai confini della
terra, il fedele che, avendo vinto e domato i desideri della carne e tutte le
cattive inclinazioni, si rivolge al Signore con gioia e gli rende grazie.
Mentre il mio cuore era sconfortato, mi hai innalzato
sulla roccia. Cuore della Chiesa sono gli
apostoli, i vescovi e i dottori perché in essi risiedono la sapienza, il volere
e il consiglio della Chiesa. Quando questi si trovavano nello sconforto, erano
nell’afflizione, venivano torturati ed uccisi, ma non abbandonavano la fede di
Cristo, allora tutta la Chiesa e la moltitudine dei fedeli erano sollevati
sulla roccia e venivano consolidati nella radici profonde della fede. «La
roccia», dice l’Apostolo, «era Cristo» (1 Cor 10,4) e i credenti che sono
solidi nella fede di Cristo, riescono a respingere l’impeto dei venti. La Santa
Chiesa era consolidata nella fede di Cristo quando verificava la grande
costanza dei suoi predicatori.
Mi hai guidato perché sei diventato la mia speranza,
torre di fortezza davanti al nemico. Ogni
giorno la Chiesa costata di essere guidata, ogni giorno i giusti che escono da
questa vita, vengono trasferiti nei cieli. Gli uomini, nella Chiesa, vivono
come in un fiume, dove alcuni stanno davanti, altri stanno più in dietro ma
nessuno può restare a lungo e tutti trovano un luogo migliore ove abitare. Il
Signore stesso è la sorgente dalla quale escono. Possiedo qui una torre
consolidata e forte, alla quale nessun nemico può accedere. Perciò aggiunge:
Abiterò nella tua tenda per sempre: sarò protetto al
riparo delle tue ali. Sembra dire: non
posso rimanere qui a lungo ma soprattutto perché qui non godo di alcuna
sicurezza, mi trasferirò là per sempre e sotto la protezione delle tue ali non
avrò nulla da temere. Dio non possiede ali, ma queste rappresentano,
metaforicamente, la sua protezione.
Perché tu, mio Dio, hai ascoltato la mia preghiera: mi
hai dato l’eredità di chi teme il tuo Nome.
Era questo che chiedevo, in questo volevo essere esaudita: entrare nella tua
tenda e ricevere l’eredità. Ora, grazie a Dio, sono stata ascoltata, perché mi
hai dato l’eredità di chi teme il tuo nome. Tenda o eredità significano la
stessa cosa.
Ai giorni del re aggiungi altri giorni: i suoi anni
dureranno per tutte le generazioni. Il
nostro Re è Cristo, che, come Dio, possiede l’eternità, mentre, come uomo,
appartiene al tempo e vive per poco. Gli uomini, quando trascorrono giorni ed anni, ricevono altri giorni e
altri anni oltre a quelli già trascorsi; ai giorni passati nel tempo vengono
aggiunti quelli dell’eternità. Così sono nello stesso tempo passeggeri ed
eterni. Sono temporali per un certo punto di vista, ed eterni secondo un altro.
Eterno è ciò che non ha inizio né fine, temporale è ciò che ha avuto un inizio
ma che non vedrà alcuna fine. Il Profeta ha detto queste cose, come penso, per
istruire gli eretici, che non sanno distinguere bene tra l’umanità e la
divinità di Cristo. Tra questi ci sono Nestorio ed Eutiche. Al re aggiungi,
dunque, giorni su giorni e anni sopra gli anni, prima nel tempo e poi
nell’eternità.
Egli rimarrà alla tua presenza e sederà alla tua destra. Non soltanto come Dio, no soltanto come uomo, ma
come Dio e come uomo nello stesso tempo, eterno e temporale, per tutti i
secoli.
Chi tra loro cercherà misericordia e verità? Poco sa ha detto che darà l’eredità a quanti temono
il suo Nome. Ora mostra in che modo ha dato loro la felicità insieme
all’eredità. Questo corrisponde a quanto è detto ora: Chi tra loro
cercherà misericordia e verità? Non c’è
nessuno in questa vita che non abbia bisogno di queste due cose e che non le
cerchi sempre. A chi non è necessaria la misericordia o chi non può conoscere
la verità? L’Apostolo insegna a questo riguardo: «Ora vediamo mediante uno
specchio, in enigma, ma allora vedremo faccia a faccia» (1 Cor 13,12).
Così salmeggerò al tuo Nome, per adempiere i miei voti,
di giorno in giorno. Il salmo inizia
nell’inno e termina ancora nell’inno. Dice: salmeggerò al tuo Nome, o Dio, per
sempre. Ti canterò, ti loderò, ogni giorno adempirò per te i miei voti. Ogni
giorno vedrò esauditi i desideri del mio cuore mentre elevo salmi e cantici
spirituali.
Salmo 61
Idithun significa coloro che li superano. Si riferisce
fedeli nella Chiesa che hanno raggiunto una maggiore perfezione; costoro
superano gli altri per la loro sapienza, costanza, fortezza e spirito di fede.
Affermano di essere sottomessi a Dio poiché non sono pareti inclinate ma torri
solidissime contro tutte le avversità.
Non sarà forse sottomessa a Dio l’anima mia? Da lui la
mia salvezza. La Chiesa, a nome dei fedeli
più perfetti, parla contro i giudei, gli eretici e i tiranni. Costoro cercarono
di allontanarla da Dio, con blandizie e lusinghe, con ragionamenti ed
argomentazioni ma anche con minacce e intimidazioni. Essa rafforza se stessa e
parla nel segreto del cuore dicendo: «Non sarà forse sottomessa a Dio l’anima
mia?». Uomini maliziosi, infatti, vogliono che aderisca ai loro errori. Da
lui viene la mia salvezza, perché mi ha
salvato con il suo sangue e mi ha liberato dalla morte eterna. Devo stare
sottomesso a Lui soltanto, poiché ogni giorno ci dice nel Vangelo: «Non temete
quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima: temete piuttosto
colui che può gettare corpo e anima nella geenna» (Mt 10,28). Temerò costui,
mentre mi sottometterò in tutto a Lui e non mi lascerò smuovere da lui al quale
sono legata in continuità con vincoli di fede di amore. Perciò dice:
Egli è il mio Dio e la mia salvezza, il mio aiuto e non
sarò più scosso. Una volta mi sono lasciata
scuotere, in senso positivo, quando sono passata dalle tenebre alla luce e
dall’errore alla verità. Abbandonai il diavolo e giunsi da Cristo: Egli è il
mio Dio che mi ha salvato con il suo sangue. È il mio aiuto nel tempo della
sventura, non sarò più scossa. Abbandonate i vostri inutili tentativi, voi che
v’illudete di separarmi e di farmi allentare da Lui.
Perchè vi scagliate contro gli uomini? Quelli contro i quali vi scagliate sono uomini,
possiedono la ragione, conoscono la verità. Voi che adorate come Dio il legno e
la pietra siete ciechi. Perché vi scagliate contro di loro come se
fossero una parete inclinata e delle macerie in bilico? Non sono come voi pensate; sono fermi, stabili.
Potete ucciderli ma non potere smuoverli e così li uccidete tutti poiché non
siete in grado di allentare nessuno di loro dalla fede e dall’amore per Cristo.
Apparteneva a costoro l’apostolo che assicurava: «Sono persuaso che né morte né
vita, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarmi
dall’amore di Dio che si trova in Cristo Gesù» (Rm 8,39).
Hanno deciso di togliermi l’onore; ho corso assetato. Sebbene vedessero che i santi erano così fermi, non
smettevano di provocarli e cercavano di ingannarli con grande stoltezza.
L’onore dei martiri santi sta nella loro vittoria perché, se fossero sconfitti,
perderebbero ogni onore. Ma essi correvano verso la morte con tale desiderio
come quello che provano gli assetati che si dirigono ad una sorgente. Per
questo dice: ho corso assetato.
Desideravano morire perché, attraverso la morte, sapevano di ottenere la vita.
Con la bocca benedicevano ma maledicevano nel loro
cuore. È normale che gli adulatori e gli
ingannatori dicano una cosa ma ne pensino un’altra nel cuore. Per questo un
autore afferma: «erano pronti a dire il contrario di ciò che pensavano in
cuore».
Veramente l’anima mia sarà sottomessa a Dio perché da
lui viene la mia capacità di pazientare.
Dicano ciò che vogliono, facciano ciò che vogliono, mi maledicano o mi
benedicano, non attribuisco alcuna importanza né alle loro benedizioni, né alle
loro maledizioni. Nessuna astuzia, nessuno furbizia potrà separarmi da Dio.
Perché da lui viene la mia capacità di pazientare. I santi non avrebbero potuto
avere tanta capacità di soffrire, se Dio non avesse donato loro la forza di
soffrire e di sopportare.
Infatti Egli è il mio Dio. La mia salvezza, il mio
aiuto e non me ne andrò. Questa
affermazione l’ho spiegata in precedenza ma il messaggio viene ripetuto perché
crediamo in esso con maggio convinzione.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria: Dio del mio
aiuto, la mia speranza è in Dio. È la mia salvezza perché mi libera e mi salva
dalle mie angustie. Come si dice altrove: «In Dio noi faremo cose grandi ed
egli annienterà i nostri nemici» (Sal 59,13). Dio del mio aiuto e la mia
speranza è in Dio. Egli, il Signore, è il
mio vero soccorritore non aspetto da altri un aiuto valido. «Il mio aiuto viene
dal Signore che ha fatto cielo e terra» (Sal 120,2) e ripongo in Dio ogni mia
speranza. «La speranza non inganna» (Rm 5,5). «Beati gli uomini che sperano in
Lui» (Sal 33.9). «Sperate in Lui, assemblea del popolo: Riversate davanti a lui
il vostro cuore: è Dio il nostro aiuto per sempre». La moltitudine dei fedeli e
quanti non avete fiducia nella ricchezza, riversate davanti a lui il vostro
cuore, fategli conoscere e manifestategli tutto ciò che avete nel cuore. Come è
scritto: «Confessate gli uni agli altri i vostri peccati e pregate gli uni per
gli altri per essere salvi» (Gc 5,16). È a Dio che confessate ciò che
confessate ai vescovi e ai sacerdoti. Nasconde a Dio il suo peccato, chi non
manifesta alcun segno di conversione. Il segno più grande di penitenza consiste
nel dolore e nelle lacrime, nella compunzione del cuore perché Dio non
disprezza un cuore contrito ed umiliato. Versiamo davanti a lui i nostri cuori,
perché Dio è nostro aiuto. I malati, sono risanati, allevia e risana le ferite,
pone sulle spalle la pecora che aveva perduto e che ha ritrovata, la riporta al
pascolo.
Davvero vani i figli dell’uomo, un inganno i figli
degli uomini sulla bilancia, tutti deludono a causa della loro vacuità. Sebbene Dio, per la sua misericordia e bontà, sia
un aiuto per tutti quelli che sperano in Lui, tuttavia gli uomini non pensavano
a questo, anzi diffidano della misericordia di un tale soccorritore perché Egli
non abbandona chi spera in Lui. Gli uomini persistono nella loro vanità, nella
menzogna, negli inganni, nei furti e, rubando, cercano soltanto beni terreni e
passeggeri. Questo significa: un inganno i figli degli uomini sulla
bilancia. Nella pesa, la loro mole e la
loro bilancia sono falsi. Ingannare è cosa abominevole, Questi, tuttavia, nella
pesatura cercano di ingannare e, valutando in modo errato, guardano con chi
hanno a che fare. Sono identici a loro negli inganni, anche quelli che non si
distinguono da loro nell’insegnare gli imbrogli. Per questo aggiunge: provengono
dalla vanità.
Non ponete la speranza nell’iniquità. Non desiderate la rapina. Poi specifica: se
le ricchezze abbondano, non attaccate il cuore.
L’apostolo insegna: «Ordina ai ricchi di questo mondo di non insuperbire e di
non sperare nella ricchezza incerta» (1 Tm 6,17). Il Signore aggiunge: «Fatevi
degli amici con mammona d’iniquità» (Lc 16,9). Così afferma che tali ricchezze
sono inique, soprattutto se sono state inquinate da rapine o da imbrogli.
Una volta sola ha parlato Dio. Due messaggi ho udito:
il potere è di Dio e tua, Signore, la misericordia, poiché renderai ad ognuno
secondo le sue opere. Dio ha parlato una
sola volta e non si ripete. Parla una volta sola perché la sua parola è ferma,
stabile, immutabile. Forse vuole contrastare gli uomini bugiardi che cambiano
sempre il discorso, per cui è difficile capire il loro pensiero più valido. Dio
ha parlato una volta sola e, come ha detto: «Cielo e terra passeranno ma le mie
parole non passeranno» (Lc 21,33). Mentre Egli parla, il profeta ma anche la
Chiesa attestano di aver udito due messaggi: potenza e misericordia sono
proprie di Dio. Di quale potere si tratta? «Ho il potere di donare la mia vita
e il potere di riprenderla» (Gv 10,18). Nessuno ha mai avuto questa possibilità
di terminare la vita quando lo voleva o di riceverla quando lo voleva.
Che dire riguardo alla sua misericordia? Se non fosse
stato molto misericordioso, non sarebbe morto per noi. Quando un giorno disse
ai suoi discepoli che era necessario venisse tradito e crocifisso, il beato
Pietro gli rispose: «Che Dio te ne scampi! Che ciò non avvenga!». Per mostrare
la vastità della sua misericordia, replicò: «Và dietro di me, Satana perché non
ragioni secondo Dio ma secondo gli uomini» (Mt 16,23). Questi sono i due
messaggi di enorme valore che il Profeta dice di aver sentito pronunciare da
Dio. L’indicazione che segue, - darai a ciascuno secondo le sue opere – rivela
il suo potere; Chi usò tanta misericordia, detiene certamente anche questo
potere. Non c’è alcun dubbio. Nessuno è in grado di retribuire ciascuno secondo
il su agire, se non Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Colui che ha potuto dare
la sua vita e poi riprenderla, come ha voluto, può anche retribuire ciascuno
secondo il suo agire.
Salmo 62
Salmo di
Davide, [pronunciato] mentre si trovava nel deserto dell'Idumea
Idumea
significa luogo terreno e sanguinario. Rappresenta bene questo mondo che è
abitato in gran parte da uomini terreni e sanguinari. Dal tempo in cui il
nostro Salvatore cominciò a vivere nel deserto dell'Idumea, oppure in Giudea,
cioé in questo mondo, questo salmo viene cantato nella Chiesa e risuona in essa
in modo chiaro. Riferendosi a questo deserto Giovanni Battista dichiarava:
«Sono una voce che grida nel deserto» (Gv 1,23).
Dio, Dio mio, per te rimango vigilante dall'aurora. «La notte è passata, il giorno s'avvicina» (Rm 8,12).
«Viene la luce vera che illumina ogni uomo che nasce in questo mondo» (Gv 1,8).
«Sorgi, Gerusalemme, sii luce poiché viene la tua luce e la gloria del Signore
è sorta sopra di te» (Is 60,1). «Il popolo che sedeva nelle tenebre vide una
grande luce» (Is 9,2).
Dal tempo in cui è sorta questa luce, a partire da quel
giorno, la Chiesa rimane vigilante, seguendo l'invito dell'apostolo che ha
comandato di vegliare. «Vigilate e pregate, rimanete saldi nella fede, agite
virilmente, siate forti nel Signore, tutto avvenga nella carità» (1 Cor 16,3).
Così bisogna vegliare, così il Signore ci ordina di restare svegli perché non
sappiamo né il giorno né l'ora.
Ha sete di te l'anima mia, quanto ti desidera la mia
carne. «Beato coloro che hanno fame e sete
di giustizia, poiché saranno saziati» (Mt 5,6). Ebbe sete di te l'anima mia,
anelò, per l'amore e il desiderio di te, di vederti, di avvicinarsi, d'essere
insieme con te. L'anima mia soffre questa sete, la carne ancora di più per il
fatto di trovarsi pressata da angustie e tribolazioni ancora più grandi. Lo conferma
dicendo: quanto ti desidera la mia carne. Lo attesta anche l'Apostolo nell'affermare: «La creatura, pur non
volendo, è stata sottomessa alla vanità, a causa di colui che l'ha assoggettata
mentre continua a sperare che sarà liberata dalla schiavitù della corruzione
per guadagnare la libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,10).
Nel deserto, nell'arido e privo d'acqua, così nel
santuario sono comparso davanti a te per vedere la tua potenza e la tua gloria.
Ecco il motivo di questa sete così intensa
e di questa brama! Lo spiega anche l'apostolo: «Mentre eravamo peccatori,
Cristo è morto per gli empi» (Rm 5,8). Se è morto per i malvagi, pensiamo di
ottenere la giustificazione per mezzo di Lui. Mi sono mostrato a te nel
deserto, e mi presentai a te tra i malvagi e i peccatori, per ottenere il dono
di sperimentare la tua potenza e la tua gloria. Soltanto i cristiani, mentre
sono ancora in questo mondo possono vedere questa potenza e gloria, cioè
possono vederla e conoscerla come in uno specchio. Gli altri non sono in grado
di farlo. Questo specchio è il nostro Salvatore, anzi Egli è lo specchio degli
specchi: Egli ci costituì come tali, illuminò e purificò così a fondo gli occhi
della nostra mente affinché fossimo in grado di contemplare la sua potenza e
gloria. Pietro, Giacomo e Giovanni ebbero la grazia di vedere meglio degli
altri questa potenza e gloria, quando lo videro trasfigurato sul monte (Mt 17).
Questo mondo, prima della venuta del Signore, era come un deserto e quasi
abbandonato; infatti non c'era alcuna strada che ci riportasse in patria, non
c'era l'acqua della sapienza che ci lava e ci risana. Tuttavia il salmista
mostra di aver ricevuto tutti questi doni, non a motivo dei suoi meriti ma
soltanto per la misericordia di Dio. Per questo aggiunge:
La tua misericordia vale di più della vita, le mie
labbra ti loderanno. La misericordia di Dio
è migliore della vita, perché è lui a donare la vita, e molti altri doni ben
oltre alla vita stessa, senza i quali qualsiasi vita umana resterebbe misera. Giustamente
tutti i fedeli, allora, devono lodarlo e glorificarlo.
Così ti benedirò finché io viva e nel tuo nome laverò
le mie mani; l'anima mia si sazierà come di grasso e pinguedine. Sono buoni
il grasso e la pinguedine che saziano l'anima; rappresentano infatti la
fede, la speranza e la carità e tutte le altre virtù senza le quali ogni anima
è debole e fiacca, incapace di difendersi dagli avversari. Affinché la nostra
anima si ricolmi di tale grasso e pinguedine, benediciamo e glorifichiamo Dio
in tutta la nostra vita; laviamo le nostre mani per compiere il bene e
qualsiasi cosa facciamo, compiamola nel Nome del Signore. Labbra di
gioia ti celebreranno. Soltanto le labbra
dei santi sono labbra d'esultanza perché qualsiasi cosa dicano, cantino o
predichino, generano gioia ed esultanza per se stessi e per quelli che credono
ed obbediscono. Le altre labbra non sono labbra d'esultanza, ma piuttosto di
tristezza e di lamento, poiché non insegnano se non cose vane, immonde e
maligne.
Così mi sono ricordato di te sul mio letto, nelle
veglie mattutine meditavo su di te. Fino a
questo momento mi sono ricordato di te nel mio letto, nelle ore del mattino; in
ogni momento meditavo su di te per colmare la mia anima di grasso e di
pinguedine. I malvagi e i peccatori vivono nell'oscurità della notte e nella
tenebra. I santi, invece, sono nella luce del mattino poiché contemplano il
chiarore della verità e s'avvicinano al sole di giustizia. Poiché sei
stato il mio aiuto. Ho fatto bene a ricordarmi di te e mi
ricorderò sempre perché ovunque e in ogni necessità sei diventato sempre il mio
aiuto.
All'ombra delle tue ali esulterò; aderisce a te l'anima
mia e mi accoglie la tua destra. Le ali di Dio sono le sue perfezioni.
Tante sono le ali, quanti sono gli angeli e le potenze, testimoniati dalle
Sacre Scritture, con le quali protegge e difende i suoi fedeli. Tra questi ali
ritengo sia opportuno porre la carità, la pietà e la misericordia.
Aderisce a te la mia anima e la tua destra mi accoglie.
Non hai disprezzato ciò che ti diceva la
mia anima che, sorretta dalla fede e dall'amore, aderiva a te e, presa dal
desiderio del tuo amore, correva alla tua sequela. Invece hai steso la tua
destra e mi hai accolto e mi hai estratto dal fango profondo.
Invano cercheranno l’anima mia, entreranno nelle
profondità della terra, saranno consegnati in mano alla spada, saranno preda
delle volpi. Invano perché tu la tenevi con
la tua destra, la difendevi e la proteggevi all’ombra delle tue ali. I miei
nemici, che tu conoscevi meglio di me, invano cercheranno la mia
anima, entreranno nelle
profondità della terra, saranno consegnati in mano alla spada, saranno preda
delle volpi. Le profondità della terra sono
i luoghi di pena, ove i malvagi sono punti. La mano della spada allude ai vari
generi di tormenti. Le volpi rappresentano gli spiriti malvagi, sempre pronti
ad ingannare, sempre disposti a fare macchinazioni; ne cattureranno alcuni,
visto che gli agnelli dovranno essere separati dai capri e i giusti dai
peccatori.
Il re gioirà in Dio, lo loderanno coloro che giurano
per lui, poiché verrà chiusa la bocca di coloro che dicono menzogne. Cristo fu sottoposto a giudizio, condannato e
crocifisso nella sua umanità. Cristo, tuttavia, nella sua divinità giudicherà.
«Il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso al Figlio ogni giudizio»
(Gv 5,22). Giudicherà gli uomini sui quali ha ricevuto il dominio, perché «nel
nome di Gesù ogni ginocchio si piegherà nei cieli, sulla terra e sottoterra»
(Fil 2,10). Egli sarà il giudice e a suo riguardo è stato detto: «Lo vedrà ogni
occhio, lo vedranno anche coloro che lo crocifissero» (Zac 12,10; Gv 19,37). I
malvagi non potranno contemplare la sua divinità, poiché a stento riuscirono a
guardare la sua umanità glorificata ai raggi del sole; contro costoro si dice:
«Siano eliminati gli empi, affinché non vedano la gloria di Dio» (Is 26,10).
Cristo sederà in giudizio con i capi della terra e con le
autorità del suo popolo e allora si rallegrerà in Dio di tutta la gloria divina
che gli verrà concessa, poiché come si dichiara in un passo: «Grande è la sua
gloria nei secoli», e con te saranno lodati coloro che giurano per lui.
Per quale motivo saranno glorificati? «Avevo fame e mi
nutriste; avevo sete e mi dissetaste, fui straniero e mi accoglieste; fui
infermo e mi visitaste» (Mt 25,35). Questi elogi rivolti ai santi li leggiamo
nel Vangelo e non dubitiamo che altre lodi ancora saranno riconosciute in
futuro.
Tutti i cristiani giurano nel Signore e senza giuramento
nessuno viene accolto nella fede. Come giurino e che cosa giurino è molto
conosciuto e non c’è bisogno di precisarlo.
Verrà chiusa la bocca di coloro che dicono menzogne. Gli uomini retti riceveranno la lode da parte di
Dio, i malvagi non saranno lodati da nessuno: non ci sarà nessuno che oserà
aprire la bocca per lodarli, per scusarli o difenderli.
Salmo 63
Per la fine, salmo di Davide. Questo salmo parla del
compimento, cioè di Cristo, e comprende anche un riferimento alla sua passione.
Ascolta, Dio, la mia preghiera, quando sono tribolato,
dal terrore dei nemici strappa l’anima mia. Spesso
ho detto che quando il nostro Salvatore prega per qualcosa, chiede qualcosa, o
sembra aver bisogno di qualcosa, si comporta così come uomo. Nella sua umanità
non prega per sé, ma per noi, perché Egli può ottenere tutto ciò che desidera.
Il suo stesso implorare era un modo di volere. Noi, tuttavia, non potremmo
conoscere il suo volere, se non conoscessimo il contenuto della sua preghiera,
come del resto non potremmo sapere gli uni il pensiero degli altri se non ci parlassimo.
Avevamo bisogno che Egli ci facesse conoscere il suo volere, perché altrimenti
non avremmo potuto saperlo. Il profeta è intermediario tra noi e il volere di
Cristo: ci rivela quanto ha contemplato e ci svela quale fosse il suo volere
mentre stava pregando. Gridi, dunque e torni a manifestarsi la volontà di
Cristo e il Profeta ci faccia conoscere ciò che ha visto e udito in riferimento
al volere di Cristo. Ascolta, Signore, la mia preghiera: ora esaudiscimi perché sono nella tribolazione e
strappa l’anima mia dai miei nemici. Il nemico è il diavolo; lo avversa anche
il popolo dei giudei che cercano di togliergli la vita.
Mi hai protetto dalla congiura dei malvagi, e dalla
moltitudine degli uomini che compiono il male.
Non doveva pregare a lungo, visto che il suo volere otteneva subito ciò che
desiderava. Oppure in lui coesistevano il volere e l’effetto del suo volere;
non appena esprimeva il suo volere, subito lo otteneva. Normalmente tra la
richiesta e l’esaudimento si frappone un certo spazio di tempo e non possono
essere simultanei. Non appena chiese, dal timore del nemico strappa la mia
vita, subito dichiara di essere stato esaudito: Mi hai protetto dalla
congiura dei malvagi. Il volere di Cristo
poteva precedere la preghiera, ma non poteva precedere l’esaudimento. Colui che
era esaudito prima ancora di domandare, che bisogno aveva di chiedere o
d’invocare? Mi hai protetto dalla congiura dei malvagi, e dalla
moltitudine degli uomini che compiono il male.
Se non lo avessi voluto, non avrebbe avuto alcun potere su di me. Ho sofferto
come avevo voluto, sebbene abbiano compiuto nei miei confronti ciò che non
avrebbero dovuto mai fare. Che cosa fecero? Ascoltiamolo dal profeta stesso.
Hanno affilato le loro lingue come spade, tesero
l’arco, cosa amara, per colpire di nascosto l’innocente. Parlando, il profeta espone con ordine la passione
di Cristo. I giudei hanno affilato le loro lingue come spade, poiché, dopo aver convocato il Sinedrio, si
prepararono a rivolgere le stesse accuse contro il nostro Salvatore. tesero
l’arco per colpire di nascosto l’innocente;
infatti si organizzarono per richiede in modo unanime la stessa cosa. Da un
arco teso per una congiura, vengono scagliate frecce frutto di ingiustizia e di
malizia. Da un cuore perverso e traviato, escono discorsi empi ed amari.
Maledette le lingue, maledetta la mano, maledette le frecce che osarono por in
atto un crimine tanto scellerato! [Si dice che l’arco] venne teso, in quanto il
progetto di rovina e d’impostura venne organizzato in segreto. Al contrario le
frecce furono scagliate in modo palese, poiché apertamente, mentre tutti
udivano, più volte si levò il grido: Crocifiggilo! Quanti erano gli urlatori,
altrettanto furono le frecce mortali scagliate dagli arcieri. Questo fatto
viene spiegato meglio nel seguito.
Lo presero di mira all’improvviso e non ebbero alcun
esitazione; ripeterono una parola malvagia.
Lo colpirono all’improvviso, a sorpresa. Quando Pilato chiese: «Chi volete che
vi liberi, Barabba o Gesù chiamato il Cristo?», i giudei risposero: «Barabba».
Quando poi replico: «Che cosa farò di Gesù, detto il Cristo?», essi, senza
alcuna ragione, senza criterio, senza discernimento, senza motivo legale, senza
una giusta sentenza e senza una procedura, gridarono come pazzi ed insani: «Sia
crocifisso!» (Mt 27). Si riferisce a questi fatti quando afferma che lo
colpirono a sorpresa ma non soltanto lo colpirono ma, come ho precisato, lo
fecero a sorpresa, prima del processo. Non ebbero alcun esitazione: il profeta si meraviglia non tanto per ciò che
fecero ma perché non ebbero alcuna esitazione nel farlo. Peccare con arroganza
è molto peggio che farlo con esitazione. Molto di più [si stupisce] perché
costoro non avevano nessuna esitazione a condannare a morte un uomo del genere
che riconoscevano come una persona immacolata, santa e retta. Proprio in quei
giorni avevano visto Lazzaro risorgere da morte dopo quattro giorni. Alla loro
vista, aveva guarito ciechi, mondato lebbrosi, curato paralitici, cacciato
demoni e aveva compito altri prodigi stupendi che nessun altro aveva fatto al
pari di lui. Perché non ebbro alcuna esitazione? Si confermarono nel
male. Il Profeta aveva contemplato altre
circostanze circa la passione di Cristo e riguardo all’empia congiura dei
giudei che non sono raccontate neppure dagli evangelisti. Rivela infatti con
queste parole che i giudei avevano stabilito con giuramento questo intento
malvagio, in modo da poter eliminare il nostro Signore e Salvatore senza alcun
ripensamento. A motivo di questo non ebbero alcuna esitazione: dal momento che
avevano deliberato insieme, si erano stimolati gli uni gli altri a compiere il
delitto.
Si accordarono per nascondere tranelli, pensando: Chi
potrà scorgerci? Discussero e disputarono a
lungo in che modo avrebbero potuto coglierlo in fallo, con l’inganno e false
accuse. I congiurati cercavano di riuscire in tutte le maniere contro colui che
accusavano in modo ingiusto, come ben sapevano. Tutte quelle trame che cosa
erano se non tranelli preparati di nascosto contro il nostro Salvatore? Tessevano
tutte queste trame in modo così furbo ed astuto che nessuno avrebbe potuto
scoprirle od accorgersene, eccetto loro. Questo corrisponde al seguito del
versetto: Chi potrà scorgerci? Da
parte mia penso il contrario: chi poteva essere così sprovveduto da non
accorgersi, da non vedere tutto ciò che stavano macchinando con l’inganno e tramando
in modo disonesto?
Hanno escogitato iniquità, si esaurirono nel continuare
ad escogitare. Hanno continuato ad
escogitare soluzioni e s’affaticarono nel congiurare. Volevano trovare un altro
supplizio che richiedeva un aggiunta di altri raggiri e di accuse. Nel tramare,
si esaurirono perché non riuscirono trovare nient’altro nel loro intento. Anche
l’evangelista ricorda questi fatti; benché molti falsi testimoni si fossero
presentati contro di lui, alla fine sopraggiunsero altri due testimoni e
dissero: «Costui ha dichiarato: posso distruggere questo tempio costruito
dall’uomo e in tre giorni lo ricostruirò con un altro non fatto da mano d’uomo»
(Mt 26,61). «La loro testimonianza non era concorde» e così si
esaurirono nel continuare ad escogitare. Prevalsero,
tuttavia: ingannarono, mentirono, tramarono, lo condannarono, gridarono che
venisse crocifisso, e infine lo
condussero alla morte e alla croce. Questo corrisponde al versetto: «Viene
l’uomo con un cuore elevato e Dio sarà esaltato». Venne l’uomo alla croce;
giustamente ha detto: venne l’uomo, perché, benché fosse Dio e uomo, soltanto
l’uomo fu crocifisso. Venne l’uomo, non uno qualsiasi, ma un cuore elevato,
sublime e profondo, colmo di sapienza e di scienza. L’Apostolo, parlando di
Lui, dichiara che in esso dimora in modo corporale tutta la pienezza della
divinità (Col 2,9). Egli è il fiore già presentato da Isaia: «Su di lui si
poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelletto, spirito di
consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà e sarà colmo del timore
del Signore (Is 11,2)
«Dio sarà esaltato». Il Signore stesso ha detto una cosa
simile: «Come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così è necessario che sia
innalzato il Figlio dell’uomo» (Gv 3,14). I giudei, sentendolo, chiesero a lui:
«Chi è questo Figlio dell’uono? Noi abbiamo letto nella Legge che il Cristo
vive per sempre. Perché dici che il Figlio dell’uomo deve essere innalzato? »
(Gv 12,34). Il Signore fu innalzato sulla croce affinché, come disse, potesse
attirare a sé ogni uomo». Altri codici presentano questa variante: «L’uomo salì
ad un cuore elevato»; tale testo significa questo: dopo la passione di Cristo,
il libro, sigillato con sette sigilli, fu aperto (Ap 5,3). L’uomo salì ad un
cuore elevato, cioè ad una comprensione della Scrittura più profonda e più
spirituale. Dio fu elevato nei loro cuori, che avevano potuto accedere al cuore
(della Scrittura). Dio è innalzato nel cuore dei fedeli che comprendendo in
modo retto, conforme al senso universale della Chiesa, la profondità e la
grandezza divina, lo magnificano e lo glorificano in modo degno. Dio è esaltato
anche in un altro modo: Egli sfugge alla presa della nostra mente in modo tanto
più rapido, quanto meglio pensiamo a Lui in modo sottile e desideriamo vederlo
con lo sguardo del cuore. Perciò la Chiesa afferma nel Cantico dei cantici:
«Distogli i miei occhi perché mi hanno fatto trasmigrare» (Cant 6,4). Salomone
a sua volta, afferma: «Ho cercato la sapienza ma essa abita in un luogo a me
inaccessibile» (Qo 7,24). A Mosè, che desiderava contemplare il volto e la
maestà di Dio, fu detto: «L’uomo non puà vedermi e restare in vita» (Es 33,20).
Frecce di bambini sono stati i oro colpi e le
scagliarono inutilmente. Frecce da bambini,
perché feriscono in modo leggero e aprono ferite molto superficiali. Così sono
considerate dal Signore tutte le parole e le trame dei giudei. Essi poterono
agire contro di lui, nella misuro con cui Egli lo accettò e lo permise. I
giudei usarono le loro frecce per nulla, senza alcun risultato e senza alcun
motivo, perché non poterono conseguire alcun esito al di fuori della volontà di
Dio; anzi ferirono se stessi. «I loro discorsi si volgono a loro danno», come è
scritto.
Si turbarono gli uomini che li vedevano ed ogni uomo fu
preso da paura. Il Vangelo, a sua volta,
insegna: «Tutta la folla che era presente a questo evento e che aveva visto
quanto era accaduto, se ne tornava percuotendosi il petto» (Lc 23,48). Tra
loro, anche il centurione glorificava Dio dicendo: «Quest’uomo era giusto» (Lc
23,47). «I suoi compagni ed amici guardavano da lontano e le donne che
l’avevano seguito dalla Galilea videro questi fatti» (Lc 23,49). Tutti si
turbarono vedendo un’azione così crudele ed empia. Ogni uomo fu preso da paura:
a non temere e a non dolersi di una crudeltà così atroce fu un diavolo, non un
uomo. Tutti questi versetti [fin qui] hanno fatto riferimento alla passione del
Signore. Da ora vediamo che cosa abbiano fatto gli apostoli.
Salmo 64
Davide scrisse questo salmo riguardo alla prigionia in
Babilonia e dice che questo canto sia di Geremia e di Ezechiele i quali
scrissero circa la stessa prigionia e ala conobbero. Ciò che Davide aveva
scritto, fu sperimentato e visto da Geremia insieme ad Ezechiele. Questi due
profeti furono condotti in schiavitù con molti altri e li consolavano, li
esortavano a restare tranquilli e predicavano loro che sarebbero tornati in
patria dopo un periodo di settanta anni. In quel frangente avrebbero restaurato
la città ricostruito il tempio e attestavano che lì avrebbero cantato inni e
salmi. Questo viene fatto ogni giorno nella Chiesa dai vescovi e dai sacerdoti,
prefigurati in quei due profeti, e rinsaldano tutti fedeli assicurando che,
dopo settanta anni, entreranno nella patria della Gerusalemme celeste. I
settanta anni rappresentano la totalità della vita presente. Sette per dieci,
oppure sette decine fanno sempre settanta. Tutti numeri sono rappresentati
nella decina e tutti i giorni in un ciclo settimanale.
A te si addice la lode, o Dio, in Sion, a te si sciolga
il voto in Gerusalemme. Due popoli parlano
della loro liberazione, uno da Babilonia e l'altro dal dominio del demonio. Per
tutto il tempo in cui rimasi prigioniero, - così sembra dichiarare quel popolo
- non ebbi la possibilità di lodarti poiché ero amareggiato dalla durezza della
schiavitù e non mi sembrava conveniente cantare il canto del Signore in una
terra straniera. Ora, invece, dal momento che abbiamo ottenuto la liberazione,
dobbiamo con grande forza cantare le tue lodi e i tuoi inni. Ora che siamo
ritornati in patria, dobbiamo con grande forza farli risuonare in Sion e
dobbiamo sciogliere, in Gerusalemme, i voti che abbiamo stretto con te durante
la prigionia. Possono esprimere le medesime dichiarazioni coloro che sono stati
liberati mediante la penitenza e si sono riconciliati con Dio mediante i
sacramenti della Chiesa.
Ascolta la mia preghiera: a te viene ogni carne. Ascolta la mia preghiera affinché tutto il mondo,
purificato, ritorni a te. Io riconosco di essermi macchiato in molte maniere e
di aver dimorato per lungo tempo tra uomini iniqui, tra vizi e peccati. Sono
certo e sono sicuro che ogni carne verrà presso di te. Questo messaggio è
identico a quello che il Signore ha pronunciato per bocca del profeta: «Io
vivo, dice il Signore, e a me si curverà ogni ginocchio e mi confesserà ogni
lingua» (Is 45, 23). Anche l'apostolo dichiara: «Tutti, buoni e cattivi,
staremo davanti al tribunale di Cristo (Rm 14, 10).
Le parole di iniquità hanno prevalso su di noi ma tu
perdonerà tutte le nostre empietà. Ha
bisogno di purificarsi a lungo e di ottenere molta misericordia poiché le
parole di iniquità hanno prevalso su di lui e lo hanno macchiato. Tuttavia
conserva una buona speranza: il Signore avrà misericordia di lui.
Beato chi ha scelto e chiamato vicino a te, abiterà nei tuoi atrii. «Molti sono i chiamati, pochi gli eletti» (Mt 14,
2). È beato quell'uomo che il Signore ha scelto nella sua misericordia e che ha
preso da una vasta moltitudine di uomini: costui, senza alcun dubbio, non potrà
perire e riceverà i beni che gli sono stati riservati. Abiterà in quelle tende
delle quali il Signore ha detto: «Nella casa di mio padre ci sono molte dimore»
(Gv 14,2).
Ci sazieremo dei beni della tua casa; Santo è il tuo
tempio, mirabile nell'equità. Ancora prima
che noi possiamo giungere alle tue tende,
- alle quali speriamo un giorno di poter accedere - già da ora vengono riempiti di beni
della tua casa, che raffigura la santa Chiesa. Chi potrebbe enumerare tutti i
beni che si trovano nella Chiesa di Dio, in qualità e quantità, con i quali
ogni giorno i fedeli sono saziati e riempiti? Qui possiamo trovare i libri
dell'uno e dell'altro testamento; qui troviamo gli altri libri che i santi
padri hanno scritto per noi; qui troviamo le ricchezze e le delizie indicibili
del Corpo e del Sangue di Cristo. Sono questi i beni dei quali si sta parlando
in questo versetto: ci sazieremo dei beni della tua casa. Riguardo a questa casa, aggiunge poi questa
precisazione: Santo è il tuo tempio, mirabile nella equità. Non soltanto quelle tende sublimi sono sante,
quelle che non possono essere confrontate con nessun altra. Ma anche questo
tempio di Dio, che si trova sulla terra, è santo e degno di venerazione. Mirabile
nella equità. Osserva: viene celebrata
l'equità della chiesa, ma sono pochi i credenti che meritano di ricevere questa
lode. Riguardo alla chiesa si dice che non ha macchia né ruga (Ef 5, 27), ma se
volessimo applicare questo elogio a tutti, cadremo nel non senso.
Ascoltaci, Dio, nostra salvezza, speranza dei confini
della terra e dei mari lontani. Ascoltaci,
Dio nostra salvezza, poiché siamo stati salvati e redenti nel tuo sangue. Tutti
i confini della terra, - tutti questi corrispondono alla Chiesa cattolica -
sperano in te per essere liberati da ogni male. Chi sono quelli che abitano nei
mari lontani: sono ad esempio gli scozzesi e i britannici gli altri abitanti
delle isole.
Tu prepari i monti con la tua forza, cinto di
potenza. Tu sconvolgi il fondo del
mare, il suono delle sue onde, chi
sarà capace di sopportarlo? Ascoltaci tu, o
Signore, che stabilisci i monti nella tua potenza. Essi raffigurano gli
apostoli e i maestri i quali, per la loro eloquenza e per la loro fede, sono più
elevati di tutti gli altri credenti. Il Signore li ha preparati per mandarli a
lottare e a predicare, per convincere gli eretici, per governare e reggere il
tuo popolo. Il Signore è cinto di potenza, di una forza di grande qualità e
intensità, al punto che nessuno può porre una valida resistenza contro di essa.
In un altro versetto leggiamo: «Cingi la spada al tuo fianco» (Sal 44,4).
Riguardo a questa spada, leggiamo: «Ci sono spade a due tagli nelle loro mani»
(Sal 149, 6). Anche l'apostolo insegna: «La parola di Dio è viva ed efficace,
più tagliente di 1 spada a doppio taglio» (Eb 4,12). Chi si è armato di questa
spada, si è veramente cinto di potenza. Il signore sconvolge il fondo del mare,
come ha detto di fare per bocca di Isaia: «Io sono il Signore che sconvolge il
mare e che fa sollevare i suoi flutti» (Is 51,15). È ovvio che il mare
rappresenta questo mondo. Si parla di esso anche in un altro versetto: «Ecco il
mare vasto spazio, li si trovano rettili senza numero» (Sal 103,25). In quale
modo il Signore ha creato scompiglio in questo mare? Ascoltiamolo mentre dice:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e il mio grande desiderio è che esso
s'accenda» (Lc 12,49). «Non sono venuto a portare la pace ma la spada» (Mt
10,34). «In una casa dove ci saranno cinque persone, si divideranno due contro
tre o tre contro due» ( Lc 12,52). Il Signore sconvolge il fondo del mare anche
quando separa i buoni dai cattivi e
fa sollevare gli uni contro altri. Mentre alcuni combattono per la
giustizia altri lottano fino alla morte a favore dell'ingiustizia. Il
suono dei suoi flutti, chi sarà capace di sopportarlo? Questo mare solleva ondate buone e ondate cattive. I
flutti buoni sono gli uomini buoni e i flutti cattivi sono gli uomini cattivi.
Rumoreggiano questi e quelli spesso provocano un rumore tanto grande che
nessuno di loro lo può sopportare, né questi né quelli. Gli uomini buoni non
vogliono sopportare le parole insensate vite di male neppure gli uomini malvagi
riescono ad accogliere e a sopportare le parole salutari delle persone buone.
Tuttavia accade spesso che gli uomini che accettano di ascoltare le parole dei
santi, si convertono al vedere i segni e i miracoli che compiono. Perciò
aggiunge:
Saranno coinvolte le genti e gli abitanti dei confini
del mondo avranno timore per i tuoi segni.
Dopo aver visto i prodigi compiuti dagli apostoli santi, proprio quegli uomini
che in in primo momento avevano deriso la loro predicazione, all'improvviso
rimasero turbati e caddero in ammirazione. Cominciarono a temere Cristo nel cui
nome vedevano verificarsi miracoli tanto meravigliosi e stupendi.
Le uscite del mattino e della sera ti piaceranno. È una buona uscita quella della quale il signore si
compiace. Lo fu ad esempio l'uscita di Israele dall'Egitto e della casa di
Giacobbe da un popolo barbaro. Il Signore si compiace delle uscite di coloro
che se ne vanno e fuggono dalla compagnia dei malvagi. Si chiama uscita mattutina quella che accade ben
presto, alla prima ora del giorno. È un'uscita serale quella che avviene
all'ultima ora. Dio accoglie tuttavia tutti gli uomini e dona lo stesso denaro
ai primi e agli ultimi. Ricordati di quel racconto del Vangelo nel quale si
parla di un padrone che chiama lavoratori nella sua vigna (Mt 20,1).
Ha visitato la terra e l'hai inebriata, l'hai
arricchita con abbondanza. Il profeta si
meraviglia vedendo la conversione improvvisa di tanti popoli e di una massa di
persone che, muovendosi da ogni parte, confluisce verso la chiesa. Vedendo
questo fatto, pensa giustamente che la terra sia è stata visitata da Dio.
Troviamo un messaggio analogo: «Benedetto il Signore Dio d'Israele e ha
visitato e redento il suo popolo» (Lc 1,68). Dio ha inebriato la terra con la
ricchezza della sua casa e l'ha irrigata con il torrente delle sue delizie,
nelle quali vediamo raffigurate le grazie dello spirito Santo. Inebriata da
esse, la Chiesa parla tutte le lingue, spiega tutte le Scritture e, dal momento
che abbandona tutti i beni della terra, viene considerata dagli uomini stolti
non soltanto ebbra ma anche totalmente insana. Invece è una ebbrezza positiva
quella capace di convertire gli uomini. Che cosa significa hai
moltiplicato di arricchirla, se non l'ha
arricchita in molte maniere? In molti modi,
con la sapienza e la scienza, con la fortezza e la pietà, con le virtù e
l'onestà, con la gloria e con l'onore e con tutte le altre qualità che possono
essere desiderate da una persona retta.
Il fiume di Dio è colmo di acqua, hai preparato il loro
cibo: questa è la tua preparazione.
Quest'acqua e questo cibo e ogni altro alimento. Il Signore ha preparato questo
cibo per i suoi santi e senza questo alimento non potrebbero predisporsi ad
affrontare una fatica tanto grande.
Inebria i suoi solchi, moltiplica i suoi frutti. Gioirà per i suoi stillicidi mentre sta
germogliando. Questo fiume d'acqua ha degli
emissari attraverso i quali può scorrere e fluire sempre. Costoro sono i
vescovi e sacerdoti che amministrano a tutti i credenti i beni necessari e li
riversano in loro, come fossero dei torrenti. Alcuni ricevono molto, altri meno
a seconda della loro capacità. Diciamo dunque: Tu, Signore hai preparato
quest'acqua e un cibo per loro, colmando i loro ruscelli, moltiplicando le loro
generazioni. Non avresti fatto tutto questo, se non avessi ricolmato i loro
ruscelli e non avessi moltiplicato le loro nascite. Se non trovasse lungo i
ruscelli, dove andremmo a cercare quest'acqua? Dal momento però che questi
ruscelli sono colmi, chi la cerca, la può trovare pronta. Il Signore
moltiplica le generazioni di quest'acqua,
poiché sono molti, sono innumerevoli, quelli che ogni giorno rinascono in essa
e non c'é nessuno dei membri della Chiesa che non venga computato tra i suoi
figli. Ricco o povero, chiunque sia nella Chiesa, è suo figlio. «Chi non è
rinato dall'acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno di Dio»(Gv
3,5). Quest'acqua purifica
l'esterno ma anche l'interno dell'uomo ma la prima si può vedere mentre l'altra
rimane invisibile. Subito, non appena quest'acqua esce e si dirama da quel fiume, si rallegra nei
suoi stillicidi. Prima aveva parlato di
ruscelli ed ora parla di stillicidi. Si può pensare che gli stillicidi
rappresentino i fedeli che sono più impreparati e hanno meno meriti. Qualsiasi
fedele nel quale viene a fluire l'acqua dello Spirito Santo, subito, non appena
questo accade, esulta nella letizia dello spirito.
Benedirai per il coronamento della tua benevolenza. I tuoi campi saranno ricolmi di
abbondanza. Ora, alle promesse fatte in
precedenza, aggiunge anche quest'altre. è come se dicesse: Tu colmando i ruscelli,
moltiplicando le nascite, porti a compimento quelle opere delle quali abbiamo
parlato sopra. L'anno della benevolenza di Dio ha preso inizio dal momento in
cui il nostro Salvatore è venuto in questo mondo. Riguardo a tale anno il
Signore dice: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha
consacrato con l'unzione, mi ha mandato per evangelizzare i poveri, per
predicare ai prigionieri la grazia, la vista ai ciechi e per proclamare l'anno
gradito a Dio (Lc 4, 18)». L'apostolo, a sua volta, proclama a suo riguardo:
«Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il tempo della salvezza» (1 Cor 6,2).
Tale anno viene sempre coronato perché ogni giorno i fedeli combattono contro i
vizi e contro gli spiriti del male, li vincono e vengono premiati. «Nessuno
viene coronato, se non avrà combattuto secondo le regole» (2 Tm 2,5). Tutti gli
anni, fino a quest'ultimo, furono sotto la maledizione, ma quest'anno e il
coronamento di questo anno ha meritato di ricevere la benedizione di Cristo. Si
osservi come in questo versetto il Signore dichiari di benedire non l'intero
anno ma il suo coronamento. Comprendiamo così che possiamo ricevere la
benedizione soltanto grazie a questi lottatori e a questi vincitori.
I tuoi campi si riempiono di ricchezza. I campi di Dio sono le singole chiese dell'uno e
dell'altro testamento le quali sono ripiene di ogni abbondanza di tutte le
virtù per la fecondità e la ricchezza dello spirito Santo. La terra intera,
maledetta già nel primo uomo, era
sterile, ma nel nostro Salvatore ha ricevuto la benedizione e la
fecondità.
Pingui saranno i confini del deserto e i colli si
cingeranno di esultanza. Pensiamo che i
confini del deserto rappresentino gli uomini che sono vicini al deserto ma che
non sono nel deserto, poiché, se trattano con loro, non imitano tuttavia i
cattivi. Essi diventano pingui di quel grasso del quale in un altro salmo viene
detto: «Di grasso e di pinguedine sarà piena l'anima mia» (Sal 62, 6). I
confini che presentano questa ricchezza, sono ricchi per la moltiplicazione di
opere buone. I colli si cingeranno di esultanza: vediamo raffigurati in loro coloro che nella Chiesa
appaiono superiori per la pietà, per la virtù e la santità. Questi sono cinti
di esultanza poiché possiedono delle ottime spade e con quelle possano uccidere
i loro nemici. Beati coloro che sono cinti di queste spade e che sono pronti
alla lotta armati in questo modo.
Gli arieti si sono coperti di greggi e le valli
abbondano di frumento; infatti cantano un inno.
In questo versetto non si parla degli arieti che sono sterili e incapaci di
generare una progenie alle greggi. Sono veri arieti, sono maestri di tutto il
gregge, sono principi rivestiti di gloria e di onore, indossano la veste
nuziale e l'abito dell'immortalità coloro che continuano a predicare e a generare
a Dio molti figli.
Abbondano di frumento le
valli. Chi rappresentano queste
valli? I credenti umili, miti,
semplici, mansueti e tutta l'assemblea dei fedeli. Ricevendo da altri il seme
della parola di Dio, ossia dai ministri della Chiesa, dai vescovi e sacerdoti,
producono per il Signore con abbondanza il frutto delle buone opere, della lode
e della gioia. Per questo prosegue dicendo: grideranno e canteranno un inno. Questo è il frumento che le vallate producono per il
Signore e questo è il frutto delle labbra di coloro che confessano il suo nome.
Nulla è più gradito a Dio del sacrificio della lode, compiuta nel giubilo.
Salmo 65
Per la fine: salmo di Davide. Cantico di risurrezione.
Siriferisce a quella risurrezione che viene annunciata anche dall’apostolo: «Se
siete risorti con Cristo, cercate le cose del cielo, dove Cristo diede alla
destra di Dio» (Col 3,1). Chi vuole risorgere è necessario che prima muoia. Per
questo l’Apostolo insegna: «Sono morto per questo mondo» (Rm 7,10). Dice anche
di essere risorto: «Vivo ma non vivo più io, vive in me Cristo» (Gal 2,20). In
un altro passo: «Stolto, dice, ciò che semini non acquista vita se prima non
muore» (1 Cor 15,36). Risorge in senso pieno chi muore mentre è ancora vivo,
come avviene per i fedeli che in questo salmo innalzano gridano di giubilo e
cantano con i salmi.
Terra tutta giubila davanti a Dio, salmeggiate al suo
Nome, date gloria alla sua lode. Parla ora
la Chiesa ed esorta tutta la terra alla lode e al giubilo. Il giubilo è una
gioia ineffabile che si sviluppa in noi a motivo dell’amore per Dio. Salmeggia
chi esegue il salterio con il canto. Canta con il salterio chi fa risuonare,
cantando, le dieci corde, ossia chi osserva i dieci comandi della Legge. Giubila
a Dio, tutta la terra: Egli sia la vostra
gioia e la vostra vita.
Salmeggiate al suo Nome: qualsiasi cosa facciate, fatela nel suo Nome. Date gloria al suo
Nome, affinché il vostro giubilo e il vostro canto siano splendidi e meritino
approvazione. Si può lodare Dio ma dare gloria al suo Nome è proprio dei fedeli
che hanno ottenuto la perfezione, i quali completano nel loro operare ciò che
cantano. Costoro recitano i salmi rettamente, cantano rettamente con il
salterio ed ottengono un suono dolce e armonizzato con tutte le corde.
Dite a Dio: sono terribili le tue opere; per la potenza
della tua forza, i tuoi nemici saranno ricordati da te. Ciò corrisponde all’insegnamento dell’Apostolo:
«Forse che il vaso può dire al vasaio che lo ha creato, perché mi hai fatto?
Non può costui dalla creta plasmare un vaso adatto per un uso nobile o un vaso
adatto per servizi meschini?» (Rm 9,20). «O profondità della sapienza e della
scienza di Dio, quanto sono incomprensibili i tuoi giudizi e in scrutabili le
tue vie!» (Rm 11,33). Questo ci basti: ammirare le opere e le decisioni di Dio
e non volere mettere in discussione ciò che sorpassa il nostro sapere. Nella
potenza della tua forza, i tuoi nemici saranno ricordati da te. Vale a dire: nella potenza della tua forza e del
tuo potere, non potranno essere rinviati liberi i nemici di cui ti ricordi.
Tutta la terra ti adori e salmeggi a te, dica un salmo
al tuo Nome, o Altissimo. È giusto che ogni
creatura adori Colui che l’ha creata. «Sta scritto: adorerai il Signore tuo Dio
e servirai a lui solo» (Mt 4,9). Che cosa significhi salmeggiare o dire il
salmo, lo già spiegato in precedenza.
Venite e vedete le opere del Signore, quanto sia
terribile nei suoi progetti sui figli dell’uomo. Venite, invita, e vedete le opere del Signore, quelle che verranno
ricordate in seguito dal salmo e [rendetevi conto di] quanto deve essere temuto
per i suoi progetti e per i suoi disegni, per tutto ciò che compie riguardo ai
figli dell’uomo. Poiché non siamo capaci di comprenderli, almeno siano oggetto
della nostra ammirazione e del nostro ringraziamento.
Cambiò il mare in terraferma, abbiamo attraversato a
piedi il fiume, perciò rallegriamoci in Lui.
Il mare rappresenta il mondo e la terraferma la Chiesa. Il prima si solleva per
le tempeste e le bufere, mentre la seconda rimane sempre ferma e stabile.
Cambia il mare in terra arida, quando fa passare i pagani e gli idolatri nella
Chiesa e accolgono la fede cristiana. I fiumi rappresentano le molteplici genti
e nazioni (le molte acque sono i vari popoli). Attraversiamo a piedi questi
fiumi, quando non abbiamo nessun timore ad affrontarli. Quando i santi
predicatori, i vescovi e i sacerdoti possono predicare tra i popoli nella
sicurezza e senza paura, allora possiamo dire che attraversano il fiume a
piedi.
Perciò rallegriamoci in Lui. Là dove regnava la paura, ora viene annunciata la gioia. In mezzo ai
popoli, raffigurati nei fiumi, i santi ora gioiscono insieme, cioè insieme e
nello stesso tempo. La gioia appartiene a tutti, tutti condividono la stessa
fede, nessuno si oppone a qualcun altro, ma tutti parimenti lodano e benedicono
Cristo. Così infatti prosegue.
Con la sua potenza domina in eterno; i suoi occhi
scrutano le nazioni: quelli che suscitano la sua ira, i ribelli non si esaltino
in se stessi. Solo Dio, nella sua potenza,
domina: egli può tutto e non ha bisogno dell’aiuto di altri. Per questo in un
altro passo si dice: «Ho detto al Signore: sei tu il mio Dio, non hai bisogno
dei miei beni» (Sal 15,2). Domina in eterno perché «il suo regno non avrà fine» (Lc 1,34). I
suoi occhi scrutano le nazioni
per proteggerle e difenderle dalle insidie di tutti i loro nemici. Riguardo ai
giudei che cosa dice: Quelli che suscitano la sua ira, i ribelli, non
si esaltino in se stessi. Sono loro la casa
ribelle, a favore della quale il profeta proibisce di pregare. Stiano attenti
questi insani provocatori e prevaricatori a non esaltarsi in se stessi, cioè
nella loro forza e potenza, perché in realtà sono stati privati di ogni forza e
d’ogni motivo di vanto. I Giudei sono respinti mentre vengono accolti i pagani;
si compie la promessa: «Chiamerò non-mio popolo, popolo mio e dirò che
non-amata, sarà amata e la nazione priva di misericordia, ora ottiene
misericordia» (Rm 9,25). A coloro cui era stato detto non siete il mio popolo,
sono chiamati figli di Dio. È questo a cui si riferiva l’annuncio precedente: Venite
e vedete le opere del Signore, quanto sia terribile nei suoi progetti sui figli
dell’uomo.
Benedite, popoli, il nostro Dio, e obbedite alla voce
della sua lode. Voi nazioni elette, chiamate
all’eredità, benedite il Signore Dio nostro e fate udire la voce
della sua lode. Riporto un’altra versione.
Che significa far udire la voce della sua lode, se non predicare ed annunciare
ciò che suscita il riconoscimento della sua gloria? Il testo che troviamo qui, obbedite
alla voce della sua lode, suona così ma
sembra suggerire: quando viene annunciata la sua lode, voi, da parte vostra,
siate pronti ad ascoltare e ad obbedire. Obbedire (obedire) corrisponde quasi ad ascoltare (obaudire).
Pose la mia anima in vita e non fece vacillare i miei
piedi. La Chiesa è una e parla per tutti.
Tutte le anime dei fedeli vivono, se la Chiesa riceve vita. I piedi di tutti i
fedeli sono stabili, se il piede della Chiesa è fermo. I suoi piedi sono la
fede, la perseveranza, i buoni propositi.
Dio ci hai messi alla prova, ci esaminasti con il
fuoco, come si esamina l’argento nel fuoco. In
questo esame, è abbastanza chiaro come abbiano agito i piedi. Se non fossero
stati molto fermi, non sarebbero stati in grado di sopportare questo esame. I
santi sono messi alla prova nel fuoco come si fa con l’argento, e il fuoco
rappresenta ogni genere di sofferenza.
Ci hai fatti cadere nel laccio, hai posto tribolazioni
sul nostro dorso, hai messo uomini sulle nostre teste. Dice che il Signore ha fatto questo nel senso che
ha permesso che accadesse ciò che avrebbe potuto impedire. Allo stesso modo
ogni giorno chiediamo: «Non indurci in tentazione» (Mt 6,13); non che Egli ci
induca ma perché non impedisce che non noi siamo indotti. Il laccio degli
iniqui sono tutti i loro inganni fraudolenti e le violenze con le quali
catturano i giusti, li tengono prigionieri nell’intento di sottometterli al
loro volere. Ha posto tribolazioni sul loro dorso perché ha permesso che fossero flagellati o tormentati
in altri modi. L’apostolo afferma infatti: «Tre volte sono stato sottoposto
alle verghe, e dai giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno» (2 Cor 2,25). Impose
uomini sul loro capo, si riferisce ai
carnefici che decapitano oppure a tutti gli uomini che avevano potere su di
loro.
Passammo per il fuoco e l’acqua e ci hai portati al
refrigerio. Come ho detto, fuoco ed acqua
sono simbolo di tutti i tormenti. Sono stati portati al refrigerio in quanto le
loro anime, non appena si staccavano dal corpo, erano introdotte nella gloria
della beatitudine suprema.
Entrerò nella tua casa con olocausti; ti scioglierò i
voti che formularono le mie labbra. Ti
offrirò olocausti e grazie ad essi entrerò nella tua casa. L’olocausto è la
vittima interamente consumata dal fuoco. Offre un olocausto colui che si offre
a Dio in modo totale, disposto a compiere il suo volere. Ti
scioglierò i voti che formularono le mie labbra: tutto ciò che nel mio cuore pensai di compiere in tuo servizio lo
eseguirò senza tralasciare nulla.
Questo ha pronunciato la mia bocca nella mia
tribolazione. Ti offrirò olocausti pingui con incenso e arieti, ti offrirò buoi
e montoni. Gli uomini immersi nelle
angustie e nei travagli sogliono formulare voti molteplici e impegnativi. Adempirò
per te i voti che ti avevo promesso con le mie labbra. [Qui parla] della bocca dell’uomo interiore,
l’unica che può parlare a te e soltanto a te, e che viene ascoltata soltanto da
te nel silenzio. Offrirò a te olocausti pingui, olocausti completi, perfetti,
grassi e ricchi ed eviterò di presentarti sacrifici difettosi. Di questa
offerta parla l’Apostolo quando dice: «Vi scongiuro per la misericordia di Dio
di offrire i vostri corpi come offerta vivente, santa, gradita a Dio, come
nostro culto spirituale» (Rm 12,1). Noi offriamo un olocausto in profumo di
soavità per poter essere graditi a Dio. Leggiamo in un passo: «Il Signore odorò
quel profumo soave» (Gen 8,21). Zaccaria, il padre di Giovanni Battista,
offriva questo incenso del quale si legge: «Si estrasse a sorte per stabilire
chi doveva offrire l’incenso nel suo turno» (Lc 1,9). In modo analogo
nell’Apocalisse si dice: «L’Angelo si pose vicino all’altare del tempio e gli
furono dati molti incensi, affinché facesse salire il profumo davanti
all’altare d’oro, che si trova al cospetto del Signore» (Ap 8,3). In questo
olocausto verranno offerti anche arieti: in essi vediamo prefigurati gli
apostoli, cioè i padri di tutto il gregge della Chiesa, i dottori e i capi.
Verranno offerti anche dei buoi, ossia i vescovi e i sacerdoti, con i quali è
coltivato il campo di Dio, con i quali è arato e preparato ad accogliere la
parola della vita. Verranno offerti anche i capri come olocausto al Signore e
in questi sono rappresentati i peccatori, mondati e santificati da severa penitenza.
Davvero è pingue questo olocausto nel quale sono offerti questi doni così
numerosi e così grandi. La Santa Chiesa, nostra madre, promette che entrerà
nella casa di Dio con questo olocausto, perché presenterà al Signore tutti
costoro, con gioia ed esultanza. Questo sacrificio è prefigurato in quello di
Noè quando egli offrì animali prendendoli da quelli che erano considerati
mondi.
Venite, ascoltatemi e racconterò a tutti quelli che
temono Dio, quanto Egli ha fatto all’anima mia.
Invita tutti all’ascolto affinché, seguendo il suo esempio, apprendano ad amare
Dio e siano pervasi dal suo amore che ha compiuto molti benefici a coloro che
lo amano.
Con la mia bocca l’ho invocato e l’ho esaltato sotto la
lingua, in segreto. Con la mia bocca, con
la bocca del cuore, con la bocca dell’uomo interiore ho gridato al Signore. Ho
esultato sotto la lingua [in modo
tacito], nel silenzio del cuore, che ha custodito una gioia che non poteva
essere manifestata all’esterno. L’esultanza che è sotto la lingua (sub lingua), rimane celata nel cuore; quella che è sulla lingua, è udita
all’esterno.
Se avessi meditato iniquità nel cuore, Dio non avrebbe
ascoltato. Vale a dire: se vuoi essere
esaudito, prega con purezza e rettitudine. Chiedi ciò che giova alla salvezza
della tua anima. Facendo così, ti conformi all’insegnamento del Vangelo:
«Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio Nome, Egli ve lo darà» (Gv 14,13).
I fedeli che chiedono altre cose, sebbene talora ricevano ciò che avevano
chiesto, non sono esauditi dal Signore, perché il Signore può donare soltanto
ciò che è bene per gli uomini.
Perciò il Signore mi ha ascoltato e mi ha concesso
secondo i desideri del mio cuore. Poiché
non ho alimentato cattiverie nel cuore, non ho chiesto di poter realizzare
questi progetti e non ho desiderato cose inique, Dio mi ha ascoltato e mi ha
concesso in modo conforme ai desideri del mio cuore. Benedetto Dio
che non ha rimosso (da sé, come è
sottinteso) la mia supplica e da me la misericordia. Se l’avesse fatto, non mi avrebbe ascoltato.
Salmo 66
Per la fine, negli inni, salmo
di cantico di Davide
Questo salmo si riferisce alle
cose ultime, sia cantato con inni e lodi. Il salmo accompagnato dal cantico
significa l’attività vissuta nella lode. I fedeli che lodano senza agire bene,
possiedo il cantico ma non lo garantiscono con il salmo.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, faccia risplendere
su di noi il suo volto e abbia pietà di noi. Ora, come si leggerà più avanti, la
terra ha dato il suo frutto. La Vergine Madre ha partorito il Salvatore. Perciò
ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio. In questo passo, Dio compare
tre volte, il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, ma
l'invocazione è posta al singolare, non al plurale: ci benedica il nostro Dio.
Il mondo intero era immerso nella maledizione, ma con la venuta di Cristo,
meritò di ricevere la benedizione. Egli era il destinatario della promessa
fatta da Dio ad Abramo: «Nel tuo seme saranno benedette tutte le genti» (At
3,25). L'Apostolo conferma: «Cristo Gesù ci ha sottratti dalla maledizione,
divenendo per noi maledizione» (Gal 3,5). Per questo ora la Chiesa può
invocare: ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio. Ha detto con
precisione il nostro Dio, perchè non è soltanto Dio dei giudei ma è anche Dio
di tutte le genti; è Dio, Signore e Salvatore. Perciò aggiunge in modo
opportuno: Lo temano tutti i confini della terra. Questo Dio, allora, abbia
pietà di noi e ci benedica perchè è venuto proprio a questo scopo, per agire
con la sua misericordia, anzi per essere così misericordioso da oltrepassare
ciò che possiamo dire o pensare. Perciò in un altro salmo troviamo: «La terra è
piena della misericordia del Signore» (Sal 32,5).
Faccia risplendere su di noi il suo volto, ed abbia pietà
di noi. Faccia risplendere su di noi il suo volto, ci mostri un aspetto gioioso
ed affabile, così da essere certi che non è più sdegnato o adirato e che,
invece, possiamo sperare nella sua grazia e nel suo buon volere. Oppure
un'altra interpretazione: faccia risplendere su di noi il suo volto, affinchè
siamo rinnovati a sua immagine e somiglianza. Fino a qui ha parlato in terza
persona ma adesso si rivolge in modo diretto al Padre e da ora in avanti parla
in seconda persona.
Affinché conosciamo sulla terra la tua via, fra tutte le
genti la tua salvezza. Egli, che fu dato dalla nostra terra, e fu partorito
dalla vergine Maria, abbia misericordia di noi e ci benedica, affinchè possiamo
sperimentarlo quale nostra vita e salvezza. Soltanto i Cristiani sperimentano
questo dono e soltanto i cristiani possono rendersi conto di quanto sia buono e
misericordioso. Cristo è la strada che conduce al Padre, perché per mezzo di
Lui si va al Padre. Egli stesso dichiara: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno giunge al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Egli è salvezza
perché, ovunque, per suo mezzo si realizza la salvezza tra i popoli. Si
annuncia questa salvezza anche in altri passi: «Il Signore ha fatto conoscere
la sua salvezza» (Sal 97,2). Il patriarca Giacobbe dicchiara: «Aspetto,
Signore, la tua salvezza» (Gen 48,18). Nel versetto presente si ripete la
stessa convinzione: sia conosciuta fra tutte le genti e il tuo nome venga
manifestato. Precisa inoltre sulla terra, perché fu conosciuto sulla terra
nella sua carne, mentre la sua divinità non avrebbe potuto essere scorta. I
giudei, pur vedendolo, non lo riconobbero perché videro soltanto la dimensione
terrena.
Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. Visto
che, mediante la predicazione degli apostoli e lo stupore per i miracoli, la
tua salvezza, Signore, è stata manifestata a tutti i popoli e a tutte le genti,
i popoli ti celebrino senza fine, o Dio, ti lodi l'intera umanità. Finora
soltanto i giudei ti lodavano e ti celebravano, perchè «Dio era conosciuto
[soltanto] in Giuda e [solo] in Israele il suo Nome si era rivelato come
grande» (Sal 75,2). Adesso, mentre quelli hanno smesso di lodarti e di
celebrarti, tutte le genti e tutti i popoli ti celebrino.
Si rallegrino ed esultino le genti, perché giudichi i
popoli con giustizia e guidi le genti sulla terra. Si rallegrino ed esultino le
genti perché hanno un giudice buono che non cerca l'occasione per condannare o
per mandare in rovina (questo lo faceva il loro giudice d'un tempo, il nemico
dell'umanità) ma piuttosto vuole essere misericordioso per guidare [tutti] alla
verità.
Ti lodino i popoli Dio, ti lodino i popoli tutti. Sono
davvero pochi quelli che hai perduto; innumerevoli gli uomini che hai
acquistato con il tuo sangue e hai redento. I giudei sono pochi a confronto del
numero delle nazioni; ovunque ci sono molti fedeli che si preparano a lodarti e
a ringraziarti. Tacciano allora i giudei, pochi e adirati, che avrebbero dovuto
lodarti; ti lodino invece i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Salmo 67
Per la Fine, salmo-cantico di Davide. In questo salmo è
lo stesso profeta Davide a cantare ma poiché vuole prefigurare Cristo e la
Chiesa ha preposto ad esso il termine per la fine, [ossia per il compimento].
Sorga Dio e si dissolvano i suoi nemici e fuggano davanti
a lui, quelli che lo odiano. S’alzi Dio per
aiutare i suoi fedeli, sorga anche Cristo dai morti, mentre i giudei, stolti e
sconsiderati, lo trattengono nel sepolcro, come se fossero in grado di
rinchiuderlo là. Si dissolvano i suoi nemici, ossia i giudei e gli spiriti maligni, come dobbiamo
interpretare. Riguardo a costoro si dice in un altro passo: «Sono stati divisi
e non si pentirono» (Sal 34,16). Fuggano davanti a lui, quelli che lo
odiano. Chi osa dubitare che gli spiriti
maligni non siano fuggiti (se avessero potuto fuggire), quando Cristo Signore
discese agli inferi e liberò le anime dei santi che vi erano tenute in
prigionia? Fino ad oggi anche i giudei fuggono dal suo volto, poiché, resi
ciechi dalla loro malizia, non vogliono né vederlo, né conoscerlo. Questi
eventi, tuttavia, si verificheranno pienamente nel giudizio, quando essi, dopo
essere stati allontanati dalla sua presenza con disonore, saranno mandati nel
fuoco eterno.
Come il fumo svanisce, svaniscano anch’essi; come si
liquefa la cera di fronte al
fuoco, periscano i peccatori davanti a Dio.
Quando si innalza dalla terra e poi si perde nell’alto, il fumo svanisce; così
i giudei e tutti gli uomini orgogliosi, mentre si esaltano, svaniscono e si
consumano. Come si liquefa la cera
di fronte al fuoco… Così periscano; diventino un incendio perenne e siano loro
stessi un’esca per un fuoco eterno e inestinguibile.
I giusti siano saziati, esultino davanti a Dio e si
dilettino con gioia. Si sazino ora i giusti
cibandosi dei pani azzimi di rettitudine e di verità e, in seguito, delle
delizie ineffabili che nutrono in modo completo e rendono felici. La stessa
contemplazione della maestà divina è per loro cibo inestimabile e [esperienza]
di gioia indicibile.
Cantate a Dio, salmeggiate al suo Nome, aprite la
strada a Colui che sale sopra l’occidente; il suo nome è Signore. Il cantare è opera della voce, dire il salmo,
invece, appartiene all’operatività. Noi dobbiamo cantare e dire il salmo; ciò
che abbiamo dichiarato con il canto, dobbiamo attuarlo nelle opere. Questo
significa salmeggiare al suo Nome perché il suo nome è quello di Signore. Chi
dichiara che egli è Signore, ritiene di essere un servo e deve compie quei
servizi che il buon servitore rende al padrone, con diligenza e rispetto.
Questi canta e salmeggia come deve fare, e in modo egregio esegue il salmo al
suo nome, poiché lo dice in quel modo con cui un servo buono deve rivolgerlo al
suo signore. Gli aprono la strada:
sono i fedeli che preparano il cammino al Signore che viene presso di loro,
come sta scritto: «Preparate la via al Signore, raddrizzate i sentieri del
nostro Dio» (Mc 2,3). Se sei umile, gli prepari una strada per la quale giunge
presso di te, se hai la pazienza e la carità, allora hai aperto i sentieri sui
quali Egli gode camminare. Tutte le virtù che hai acquisito e tutte le buone
azioni che hai compiuto, sono altrettante strade che hai aperto affinché il
Signore possa raggiungerti. È ancora lui il Signore che salì sopra l’occidente,
che con la sua morte calpestò la morte, la distrusse e la vinse. C’è un altro
modo di pensare che salì sull’occidente, in quanto [da quelle regione] in cui
pensavano che fosse caduto, proprio di là apparve come eccelso e come massimo
trionfatore.
Gioite davanti a Lui.
Voi che cantate e siete vicini a Lui, gioite ed esultate, perché il vostro
servizio otterrà un grande premio. «I suoi occhi sono rivolti sempre ai giusti
e le loro orecchie al loro grido». Che dice riguardo agli altri? «Saranno presi
da turbamento [nello stare] alla sua presenza. Gli uomini che non cantano, non
salmeggiano, non obbediscono a lui, non conoscono il suo nome, si sentiranno
turbati nel trovarsi al suo cospetto, perché nel giudizio saranno condannati e
gettati nel fuoco affinché non contemplino la sua gloria. Vuoi conoscere chi
egli sia? Padre degli orfani e vindice delle vedove. Questi orfani un tempo ebbero il diavolo come
padre, queste vedove erano un tempo unite in un matrimonio turpe, ora poiché il
loro marito è morto e si è separato da loro malvolentieri, godono di avere come
protezione e difesa il nostro Salvatore. I buoni godranno nel vederlo, mente i
cattivi saranno nello sgomento perché Egli è padre degli orfani e vindice delle
vedove.
Dio abita nel suo tempio santo, Dio li fa abitare
unanimi nella casa. Nella santa Chiesa, si
trova il Dio che fa abitare unanimi gli uomini nella stessa casa, cioè nel suo
tempio. Gli Atti degli apostoli parlano di questi fedeli: «La moltitudine dei
credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva che qualcosa era
suo ma tutto era fra loro comune» (At 4,32). Agiscono in questo modo, anche al
presente, i monaci che abitano in comunità religiose, regolari, e dei quali è
detto giustamente: «Ecco come è bello è gioioso che i fratelli abitino
insieme!» (Sal 131,1).
Fa uscire con forza i prigionieri e in modo simile
coloro che lo provocano all’ira e abitano nei sepolcri. Possiamo vedere in costoro i patriarchi, i profeti
e le anime di tutti i santi che erano tenute prigioniere nel regno dei morti.
In un altro passo si parla di questo evento: «Li condusse fuori dalle tenebre e
dall’ombra di morte e spezzò le loro catene» (Sal 106,14). Chi potrebbe dire
con quanta forza il Signore li ha liberati? Affrontò, infatti, una grande
fatica per condurli fuori a libertà. Fu a questo scopo che venne al mondo,
assunse la carne, affrontò la tortura della croce: voleva liberare l’umanità
dai lacci e dalle catene del diavolo! In modo simile coloro che lo
provocano all’ira e abitano nei sepolcri.
Nel liberare quelle anime dal regno dei morti non usò una forza più grande di
quella che mette in atto [ora] nel risuscitare dai sepolcri quelle [persone]
che in questa vita giacciono in essi. Quelle furono liberate all’improvviso, in
un solo istante, queste ogni giorno vengono sottratte alla schiavitù e fatte
risorgere. I sepolcri rappresentano i peccatori: all’esterno sono bianchi,
all’interno sono colmi di puzza e di marcio. Coloro che provocano all’ira chi
rappresentano? Gli uomini che continuano a peccare e rifiutano il pentimento.
«A motivo della durezza del loro cuore, accumulano su di sé motivi d’ira per il
giorno della condanna» (Rm 2,5), insegna l’apostolo. Se moriranno in questa
situazione, non potranno mai ottenere perdono.
Dio quando uscivi davanti al tuo popolo, quando
camminavi per il deserto, la terra tremò.
Bisogna intendere queste parole non come si riferissero agli eventi del Sinai
ma alla santa Chiesa, in senso spirituale. Quando gli apostoli furono inviati
in tutto il mondo a predicare, allora il Signore usciva davanti al suo popolo e
attraversava terre aride e deserte. Allora la terra si scosse poiché una grande
massa [di persone] provenienti da tutti i popoli aderì alla fede. In questo
genere di deserto predicava Giovanni Battista quando attestava. «Sono la voce
di chi grida nel deserto» (Gv 1,23).
I cieli stillarono davanti al volto di Dio, al volto
del Dio d’Israele. I cieli sono gli
apostoli, come è detto: «I cieli narrano la gloria di Dio» (Sal 18,1). Questi
stillarono davanti al volto di Dio, perché quella pioggia e quella dottrina che
predicavano e riversavano, non proveniva da loro ma da Dio. Per questo il
Signore diceva: «Non siete voi a parlare ma è lo Spirito del Padre a parlare in
voi» (Mt 10,20). Stillarono davanti al volto di Dio. Di quale Dio? Del Dio
d’Israele. Unico è il Dio dell’uno e
l’altro Testamento, unica la dottrina predicata da Mosè e dagli apostoli.
Dobbiamo rifiutare la dottrina dei Manichei che insegnavano che il Dio
dell’Antico è diverso da quello del Nuovo Testamento. Anche il monte Sion
stillò davanti al volto di Dio; non soltanto i cieli, ossia gli apostoli, ma
anche la Chiesa, raffigurata nel monte Sion, sparse questa pioggia e proclama
la loro stessa dottrina. Sul Sinai fu data la Legge, sul Sion il Vangelo. «Sono
stato costituito re da lui, dice il Signore, sul Sion monte santo, per
annunciare il precetto del Signore» (Sal 2,6).
Una pioggia volontaria riserverai o Dio per la tua
eredità; era debole ma la rinvigoristi. Non
i cieli, non la Chiesa ma Tu [o Dio] hai compiuto tutte queste cose, riservando
una pioggia volontaria per la tua eredità. Questa pioggia non viene da
costrizione ma è donata volontariamente ed accolta liberamente. I giudei non
vollero riceverla e perciò Dio l’ha riservata per i suoi eredi. La vigna che si
tramutò in amarezza, riceve questa ammonizione: «Comanderò alle mie nubi
affinché non lascino cadere più la pioggia» (Is 5,6). E in un altro passo:
«Farò piovere sopra una città ma sopra un’altra non farò piovere» (Am 4,7).
Questa pioggia è stata riservata per l’eredità di Dio, per rinnovarla,
fecondarla e risanarla. Sebbene si trovasse in stato di debolezza, non appena
ricevette tale pioggia, fu risanata. Questo fatto corrisponde a quanto detto:
«tu la portasti a perfezione». Chi è infermo, non è perfetto. Chi viene
risanato, subito raggiunge l’integrità.
I tuoi animali abitano in essa, nella tua dolcezza hai
preparati i poveri, o Dio. Pensiamo che gli
animali di Dio rappresentino la totalità dei fedeli, di ogni sesso, età, ordine
e condizione. Sono molti e diversi gli animali che nell’eredità di Dio sono
presenti e nutriti. Sono prefigurati [in quelli presenti] nell’arca di Noè, che
racchiudeva tutti gli animali, mondi ed immondi. Chi sono questi poveri preparati da Dio nella sua grande dolcezza? Sono i fedeli di cui si parla nel Vangelo: «Beati i
poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,4). Parlando di
costoro l’Apostolo afferma: «Siamo poveri, ma facciamo ricchi molti, siamo come
miserabili ma possediamo tutto» (2 Cor 6,10). Il Signore li ha preparati nella
sua dolcezza quando ordinò: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è
misericordioso» (Lc 6,36). «Non giudicate e non sarete giudicati, non
condannate e non sarete condannati» (Mt 7,1). Li uniformò alla sua bontà,
affinché amassero e risanassero tutti e li invitassero alla beatitudine. Il
Signore povero scelse discepoli poveri perché «pur essendo ricco, si fece
povero per noi» (2 Cor 8,7).
Il Signore darà agli evangelizzatori, una parola di
grande forza. Il Signore darà grande forza
alla parola destinata ad evangelizzare i suoi poveri. Così dichiara nel
Vangelo: «Ponetevi bene in mente di non preparare per tempo le vostre risposte;
vi darò bocca e sapienza alla quale non potranno resistere e contraddire i
vostri avversari» (Lc 21,15). Qui si parla di parola mentre là di bocca e di
sapienza. Gli apostoli evangelizzavano con grande potenza, come sta scritto:
«Il Signore cooperava e confermava la parola con segni» (Mc 16,20). Negli Atti
degli Apostoli leggiamo: «Con grande energia gli apostoli davano testimonianza
della risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo, e una grande grazia era con
tutti» (At 4,33). Se leggiamo grande energia, come riportano alcuni codici,
dovremo pensare che il passo abbia questo significato: predicavano Cristo,
potenza di Dio, sapienza di Dio. Si può anche pensare che parli della
conversione. Ai ministri che evangelizzano e predicano la parola, il Signore
darà grande energia.
Il Re delle potenze del Diletto e le case di bellezza,
distribuire il bottino. Dobbiamo completare
il testo, quando non è possibile trovare un senso (Supplendae sunt Scripturae,
ubi ad intelligendum aliquid deest). Il Re delle potenze è Dio Padre il quale,
volendo che gli apostoli dividessero il bottino del suo Figlio diletto, e
[costituissero] le case di bellezza, infuse in loro cose nascoste per
ispirazione affinché potessero dormire e riposare tra le spoglie. Questo sembra
il significato del testo in senso letterale. Ora cerchiamo di comprendere il
significato. In questo passo le potenze non comprendono soltanto [le schiere angeliche chiamate] Potenze ma
dobbiamo pensare anche agli angeli, agli arcangeli, ai principati, alle potestà
e a tutti gli altri ordini, poiché non si crea nessun ordine senza la potenza. Bottino
del Diletto e case di bellezza sono la stessa cosa. Rappresentano le varie Chiese
create in tutto il mondo, quali componenti dell’unica Chiesa universale e
cattolica. Queste sono il bottino del Diletto; si riferisce a quel Diletto che
fu designato come tale da Dio: «Questi è il Figlio mio diletto, nel quale mi
sono compiaciuto: ascoltatelo» (Mt 17,5). Il bottino viene ricordato anche dal
profeta quando annuncia: «Come esultano i vincitori nel conquistare la preda,
nel dividersi il bottino» (Is 9,3). Lo stesso Salvatore parla del bottino:
«Quando un uomo forte armato custodisce l’ingresso, tutti i suoi possessi sono
al sicuro. Se giunge, però, uno più forte di lui, lo vince, lo priva
dell’armatura nella quale confidava e divide il bottino» (Lc 11,21). Il Signore
distribuì il bottino ed eresse queste case di bellezza quando ordinò che gli
apostoli andassero a predicare tra le varie nazioni e i popoli diversi. Si dice
a loro riguardo: «Su tutta la terra è uscita la loro voce e ai confini del
mondo la loro parola» (Sal 18,4).
Se dormite tra le eredità (cleros) le penne argentate
della colomba. Questa espressione rimane
incompleta se non vi si aggiunge qualche altro parola. Se dormite, in mezzo
alle due eredità (cleros), sarete penne di colombe argentate. …. Stabilito il
testo in questo modo, ora è facile capire. Le due eredità rappresentano i due
Testamenti oppure la vita attiva e contemplativa. Clero significa sorte o eredità. Gli apostoli santi si
riposino tre le due eredità, lì si ristorino anche i maestri della Chiesa, lì
si riposino i vescovi e i sacerdoti, lì trovino quiete, lì trovino piacere, lì
rimangano a meditare giorno e notte, come è detto nel primo salmo riguardo al
giusto: «Nella sua legge medita giorno e notte» (Sal 1,2). Dormire procura
benessere: chi si ristora, non rimane ozioso. Si riposino tra le due eredità,
da una parte abbiano il Nuovo, dall’altra l’Antico Testamento, da lì attingono
l’alimento da distribuire agli altri nella predicazione, da lì assumano il cibo
con cui possano nutrire gli altri. La loro predicazione non vada in cerca di novità
o di concetti arditi ma sia solida, confermata da autorevolezza. Ascoltino
l’Apostolo: «Non lasciatevi trascinare da dottrine varie e inconsistenti» (Eb
13,9). Se faranno così, saranno come colombe dalla penne argentate: sollevate da esse, trasmigreranno alle realtà
celesti, in un volo lieve, veloce e privo di fatica. È questa la colomba a cui
si riferisce il Signore nel Cantico dei Cantici: «Unica è la mia colomba, la
mia perfetta, la mia immacolata» (Ct 6,8). La Chiesa intera è considerata
colomba perché semplice e pura. Perciò nel Vangelo il Signore chiede: «Siate
prudenti come i serpenti, semplici come colombe» (Mt 10,10). Perché si dice argentate? Le loro parole sono vere, pure, provate nel fuoco
come l’argento, non corrotte dalla falsità dell’errore. Le loro parole sono
così, perché così sono le parole del Signore, come leggiamo: «Le parole del
Signore sono pure, argento purgato dalla terra mediante il fuoco, purificato
sette volte» (Sal 11,7).
Le membra posteriori risplendono nella luce dell’oro. Se questa colomba non avesse membra anteriori, non
avrebbe neppure le posteriori. Se ha le prime, deve avere anche le seconde. Il
Capo della Chiesa è Cristo: i primi, dopo il Capo, sono gli apostoli, i
vescovi, i sacerdoti. Questi camminano davanti, sono stati costituiti come capi
dal Signore in tutta la Chiesa. Gli altri fedeli li seguono e li imitano. Le
membra posteriori raffigurano i fedeli che li seguono nello splendore dell’oro.
Perché? Sono tutti risplendenti, tutti puri e mondi, tutti battezzati e diventati
più bianchi della neve, tutti brillano per la luce della sapienza spirituale,
graditi a Dio per la loro veste dorata. Segue:
Mentre il re celeste li guarda, in Selmon diventeranno
bianchi come la neve. Il re delle potenze,
il Re celeste ordinò agli apostoli e ai maestri della Chiesa di riposare tra le
eredità, quando li costituì re e li stabilì sopra la Chiesa. In
Selmon diventeranno bianchi come la neve.
Tutti questi re e tutti i fedeli che li seguiranno in Selmon saranno più
bianchi della neve. Selmon significa ombra. È un riferimento alla Gerusalemme
celeste: chi giungerà in essa, troverà ombra e refrigerio. Desiderava
quest’ombra l’orante che supplicava: «Proteggimi all’ombra delle tue ali,
davanti al nemico che mi aflisse» (Sal 16,8). I santi, giunti a Selmon,
diventeranno più bianchi della neve: là riceveranno vesti candide, vesti
splendide come quelle nuziali; avranno quelle vesti come quelle che il Signore
mostrò ai tre discepoli quando s trasfigurò sul monte davanti a loro: Così è
scritto: «Il suo volto era splendente come il sole e le sue vesti erano bianche
come la neve» (Mt 17,2). Come se qualcuno avesse chiesto al Profeta, che cosa
significa Selmon?, risponde:
Monti di Dio, monti pingui. Questo Selmon, sul quale chiedi spiegazioni, è un monte fertile, un
monte pingue. Davvero i monti di Dio, sono ricchi di beni, perché soltanto Dio
vi regna, perché lì vi è grande abbondanza di tutti i beni, al punto di
superare la capacità di pensare e di dire. Lo afferma l’Apostolo: «Quello che
occhio non vide, né orecchio udì, né mai salì nel cuore dell’uomo, questo Dio
ha preparato per coloro che lo amano» (1 Cor 2,6). Il monte è ricco, perché là
nessuno è privo di latte, nessuno usufruisce di una scienza imperfetta,
rappresentata nel latte. Su questo argomento l’Apostolo diceva: «Siete tali da
aver bisogno ancora di latte, non di cibo solido» (Eb 5,12). Chi si nutre di
latte, conosce la parola di giustizia ma è ancora bambino. I perfetti invece
non si nutrono di latte ma di cibo solido, perché contemplano tutto faccia a
faccia e non mediante uno specchio, con difficoltà. Quel monte è davvero ricco,
anzi ricchissimo, perché ogni fedele è come immerso nell’unzione dello Spirito
Santo e nessuno è privo dei doni dello Spirito.
Perché guardate con invidia i monti fertili? Il monte
sul quale Dio ha voluto abitare, Dio porrà la sua dimora per sempre. Finora ha parlato della montagna celeste. Ora parla
di altri monti, di Cristo e di Giovanni Battista. Si legge nel Vangelo: «Tutti
pensavano che Giovanni fosse il Cristo; ma era una lampada splendente e ardente
ma non era la luce; doveva rendere testimonianza alla luce» (Gv 5,33). Quando
giunsero presso di lui i sacerdoti e i leviti per interrogarlo se fosse lui il
Cristo, rispose: «Non sono io il Cristo» (Gv 1,21); «È più forte di me Colui al
quale non sono degno di sciogliere i legacci dei sandali» (Mc 1,7). Giovanni
era un monte elevato, molto fertile e ricco, ma Colui al quale egli rendeva
testimonianza era ancora più maestoso ed elevato. Perché guardate con invidia
monti fertili? Perché ammirate Giovanni? Perché pensate che sia lui il Messia?
Si parla contro di loro, si rimproverano gli ebrei che si recavano da Giovanni
e credevano che fosse il Messia. Quindi sta sottinteso: credete che Giovanni
sia il monte sul quale Dio si compiace d’abitare? Certamente Giovanni è un
monte eccelso, al quale il Signore ha reso testimonianza: «Tra i nati di donna
non sorse uno più grande di Giovanni Battista» (Mt 11,11). Tuttavia possiede
una dignità molto maggiore Colui nel quale Dio ha voluto dimorare. Chiedetelo a
Giovanni stesso ed egli vi dirà quale differenza ci sia tra lui e l’altro.
Cristo stesso riveli in che modo a Dio sia piaciuto abitare in lui. «Io sono
nel Padre e il Padre è in me; chi vede me, vede il Padre. Io e il Padre siamo
una cosa sola» (Gv 14,9). Nessuno, neanche Giovanni, può fare un’affermazione
simile. Dio dimora in Giovanni come in tutti gli altri; il Padre abita nel
Figlio e viceversa. Sebbene il Padre sia distinto dal Figlio, non sono tuttavia
di natura diversa. Dio dimorerà in Lui per sempre. Che significa per sempre, se non in modo completo e
totale? Troviamo un’espressione analoga: «La pazienza dei poveri non perirà in
eterno» (Sal 9,19). Il Padre dimorerà nel Figlio per sempre, perché né il Padre
né il Figlio avranno fine e perciò neppure la loro reciproca inabitazione finirà. Sempre il Padre sarà nel Figlio e sempre il
Figlio nel Padre e in entrambi sarà lo Spirito Santo.
Il carro di Dio è una molteplicità di diecimila, di
miglia di fedeli esultanti. Abbiamo sentito
chi sia il Cristo e in che modo il Padre abiti in Lui. Degli altri uomini che
cosa si dice? Chi sono? In che modo Dio abita in loro? Sono carri di Dio ed
Egli risiede in loro come nel suo carro: quando vuole li fa salire; quando
vuole, li fa scendere; quando vuole, li fa correre; quando vuole, li fa
riposare. Non domandare quale sia il loro numero complessivo perché è infinito,
perché è numeroso nell’ordine dei dieci mila e perché questo carro è composto
di migliaia di fedeli esultanti. Diecimila vale come se avesse detto
un’infinità di migliaia, perché qualsiasi numero è compreso in quello.
Nell’Apocalisse si dice che i santi affronteranno una tribolazione nel periodo
di dieci giorni (Ap 2,10), come per dire in tutti i giorni. In questo passo è
chiaro che è stato posto un numero finito per indicare una infinità; prima ha
parlato di dieci mila e poi si è limitato a dire migliaia. Questi carri sono
innumerevoli e tutti esultano nel Signore e si gloriano in Lui.
Il Signore in loro è sul Sinai. Questo riguarda la sua gloria: sebbene questi carri
siano infiniti e distinti l’uno dall’altro, il Signore, tuttavia, è presente
contemporaneamente in ognuno di essi e in tutti. Questo è possibile perché Egli
è dovunque, secondo una sua caratteristica propria. Il Signore è in loro, ma
sul Sinai, cioè in loro mediante il Sinai. Che cos’è il Sinai, se non nel
santuario, cioè per mezzo del santuario? Sinai significa comandamento.
Riguardo al comandamento, l’Apostolo dice:
«Sappiamo che la legge è santa, il comandamento è santo, giusto e buono» (Rm
7,12). In nessun altro abita Dio se non nei fedeli che accolgono ed osservano
il suo comandamento. Il Signore abita in loro, sul Sinai santo, per mezzo del
comandamento santo.
Ascendendo in alto condusse prigioniera la schiavitù,
diede doni agli uomini. Dio, Signore
nostro, ascendendo in alto, prima sulla croce e poi in cielo, condusse
prigioniera la schiavitù, come troviamo scritto: «Quando sarò innalzato da
terra, attrarrò tutto a me» (Gv 12,32). Tutti i diavoli erano prigionieri, ma
ora molti, non tutti, sono prigionieri di Cristo. Molti ancora sono tenuti in
schiavitù ma, se lo volessero, non sarebbero più prigionieri. Diede doni agli
uomini e doni ottimi, quando inviò lo Spirito Santo agli apostoli e concesse loro
un dono così grande da parlare le lingue di tutti e da risanare ogni malattia e
infermità.
Infatti coloro che non credono di abitare, il Signore
Dio benedetto: benedetto il Signore di giorno in giorno. Un’altra versione dice: nei non credenti
ha dimorato il Signore Dio, benedetto il Signore di giorno in giorno. Vale a dire: Gli uomini che sulle prime non avevano
creduto che il Signore Dio avesse assunto la carne, che avesse abitato con gli
uomini e avesse dimorato con loro, ora, grazie allo Spirito Santo, hanno
aderito alla fede, gridano ed esclamano: benedetto il Signore di giorno in
giorno. In questa versione è incerta perfino la grammatica, e così possiamo
capire a stento; poiché tuttavia la prima e la seconda versione devono offrire
il medesimo significato, possiamo spiegare quella più oscura grazie a quella
più chiara. Così dunque esploriamo. Infatti gli uomini che prima non credevano
che Egli abitasse tra noi, in seguito, illuminati dallo Spirito Santo
dichiarano: il Signore Dio sia benedetto, benedetto dia il Signore Dio; e
questo di giorno in giorno, cioè per tutti i giorni di seguito.
Ci apra un viaggio fruttuoso Dio nostro Salvatore, il
nostro Dio può salvare, del Signore è far uscire dalla morte. È ciò che domandarono gli apostoli, dopo aver ricevuto
lo Spirito Santo, quando cominciarono ad andare in tutto il mondo a predicare.
Veramente ottennero un viaggio fruttuoso poiché convertirono tutti i popoli
alla fede e meritarono di ricevere la corona della vittoria. Dio nostro
Salvatore concederà a noi un viaggio prospero: si riferisce in modo particolare
al Figlio di Dio, che ci ha salvati morendo per noi. Egli è il nostro Dio
poiché, sebbene sia il Dio di tutti, è propriamente il Dio dei cristiani. Egli
è anche il Dio che salva, perché è venuto nel mondo per redimere e salvare. Del
Signore è l’uscita dalla morte. Da qui
possiamo dedurre che è anche Dio di se stesso. Egli è Dio e uomo insieme;
secondo la sua umanità e un servo e una creatura e creatura di se stesso e
servo. Ma questo servo è nostro Signore. Egli è l’uscita dalla morte poiché
come tutti sono morti in Adamo, così in Cristo tutti hanno ricevuto la vita;
Egli è l’ingresso della vita ed è allora anche l’uscita dalla morte. Per mezzo
di lui, la morte si è allontanata e per mezzo di lui la vita si è avvicinata.
Veramente Dio stritolerà le teste dei suoi nemici, la
sommità del capo di coloro che camminano nei delitti. Sebbene sia l’uscita dalla morte, egli fa perire
molti, degni di morte. I suoi nemici che perseverano nei delitti sono i giudei,
che continuano a vivere nel male e non lasciano il peccato. Dio stritolerà le
loro teste e la sommità del capo, la loro superbia, altezzosità ed arroganza
quando li farà cadere nel fuoco. Un altro salmo parla di questo stritolamento:
«Giudicherà tra i popoli, porterà rovina, stritolerà teste su vasta terra» (Sal
109,6).
Dice il Signore: da Basan li farò tornare, li farò
tornare dalla profondità del mare. Quando
il Signore diceva questo, il profeta sapeva di sentirlo parlare in lui, come
attesta: «Ascolterò ciò che dice in me il Signore Dio» (Sal 84,8). Basan
significa turbamento. Indica la terra dei giudei, che si trovò in turbamento
per il peccato e fu dispersa. Il mare rappresenta questo mondo, la cui
profondità ci richiama gli uomini più potenti e più malvagi. Da Basan il
Signore andò nella del mare, poiché dalla Giudea passò tra le genti, là dove si
trovava la profondità del mare, e lì costituì la rocca e la sublimità della
Chiesa. Questo fatto corrisponde al messaggio di un altro testo: «Mi allontanai
fuggendo e rimasi in solitudine» (Sal 54,8). L’apostolo afferma a sua volta: «A
voi per primi era necessario predicare la parola di Dio, ma poiché la
respingete e vi siete resi indegni della vita eterna, ecco ci rivolgeremo ai
pagani» (At 13,46). Finché il piede s’immerga nel sangue. Vale a dire: il Signore ha detto che da Basan si
recherà nella profondità del mare ed io ho risposto: aspetta un poco, finché
non intinga il tuo piede nel sangue. Non conveniva che abbandonasse la Giudea
prima della sua passione quando sta per essere crocifisso dai giudei. I piedi
di Cristo si macchiarono di sangue, perché, dopo che furono stati appesi alla
croce, furono coperti dal suo sangue.
La lingua dei tuoi cani dai nemici. Questi cani sono buoni perché appartengono a Dio;
perché da nemici che erano, divennero amici. Erano nemici come quelli di cui ho
parlato in precedenza: «Veramente stritolerà le teste dei suoi nemici» (Sal
109,6). Noi abbiamo avuto bisogno soltanto della lingua di questi cani perché
con essa ci hanno ammaestrato, ci hanno annunciato la parola, e, lambendole,
hanno guarito le nostre ferite,. I cani buoni custodiscono il gregge di Dio e
lo difendono dagli assalti rapaci dei lupi. Da esso furono osservati
i tuoi passi, o Dio; i passi del mio Dio che dimora nel santuario. Da quel piede che fu macchiato di sangue, furono
visti e conosciuti i tuoi passi, o Dio, perché questo stesso piede c’insegnò su
quale strada procedere e a non declinare dalla via della pietà e della
misericordia. L’ingresso del mio Dio e del mio Re, che è nel suo
santuario, ossia furono visti da quel piede
santissimo che abita nella natura umana che egli assunse e creò per sé.
Avanzarono per primi i capi, accanto ai salmodianti, in
mezzo alle giovani che suonano i timpani.
Quelli che poca fa aveva chiamato cani, ora li chiama capi. Costoro, uniti ai
salmodianti, - ossia a tutta la Chiesa -, come capi e maestri nel salmeggiare,
nel cantare, nel predicare e nell’operare prodigi, prevengono tutti gli altri.
Cantano e predicano in mezzo alle giovani che suonano i timpani. Queste giovani suonatrici rappresentano le chiese
delle origini, alle quali gli apostoli impartirono il loro insegnamento e la
loro predicazione. Giustamente sono chiamate suonatrici di timpano perché in
quel tempo tutti i santi portavano con sé dei timpani ed erano pronti ad essere
percossi. I timpani sono fatti con pelli di cuoio seccato e ben disteso e,
quando sono percossi con dei rulli, risuonano a distanza. Gli apostoli
portavano i timpani quando, come si legge negli Atti degli apostoli, dopo
essere stati duramente percossi «uscirono gioiosi dal sinedrio, perché erano
stati resi degni di soffrire per il Nome di Gesù» (At 5,41).
Nella Chiese benedite il Signore, Dio dalle fonti
d’Israele. Là Beniamino, il più
giovane, è in estasi. I principi di Giuda sono le loro guide, i principi di
Zabulon, i principi di Neftali. Il Profeta
ordina ai capi di cui ho fatto menzione, originari dalle fonti d’Israele, di
benedire il nostro Salvatore, il quale anch’egli deriva da loro, secondo la
carne. Tra i principi, Beniamino il più giovane, canta in modo encomiabile ed
estremamente sapiente. Egli rappresenta l’apostolo Paolo che dice parlando di
se stesso: «Anch’io sono israelita, dal seme d’Abramo, della tribù di
Beniamino» (Rm 11,1). Negli Atti degli Apostoli si dice a suo riguardo: «I
testimoni deposero le sue vesti vicino ai piedi d’un giovane che era chiamato
Saulo» (At 7,38). Qui in questo testo del salmo si dice che si trovò in
turbamento (in pavore) mentre in
un'altra versione si dice che si trovò fuori di se stesso (in mentis
excessu), ma le due espressioni indicano lo
stesso fatto. Non si può essere fuori di sé, senza restare anche turbati.
Daniele, dopo questa esperienza d’uscita di sé, dice di essersi sentito male
per molti giorni. (Dn 8,7). Non fu
un evento di poco conto questa uscita di sé, profetato già da molto tempo:
sentì allora parole che non gli fu possibile trasmettere. I principi di Giuda,
Zabulon e Neftali, ricordati come capi di altri, prefigurano Pietro, Andrea,
Giacomo e Giovanni. Perciò sta scritto: «Dapprima fu consolata la terra di
Zabulon e la terra di Neftali» (Is 9,1); i primi apostoli provenivano da quelle
terre e perciò furono chiamati uomini di Galilea.
Invia, Dio, la tua forza. Il Profeta prega il Signore di mandare la sua forza ai suoi principi,
affinché corroborati da essa, non temano nessuno e portino a compimento l’opera
loro affidata. Per questo aggiunge: «Conferma ciò che hai operato per noi».
Giustamente si colloca anch’egli tra loro perché con loro aveva ricevuto ed era
colmo dello stesso spirito. Chiede che siano corroborati da esso, senza il
quale è certo che non potrebbero fare nulla. Dal tuo tempio santo,
che è in Gerusalemme, a te i re offriranno doni. Non dice che offriranno doni nel tempio, ma piuttosto sembra voler
dire che dal tempio prenderanno i doni da offrire. Gerusalemme è la Chiesa. Il
tempio santo che è in essa è l’umanità del Salvatore, nel quale come in un
tempio risiede corporalmente la pienezza della divinità. I re sono gli apostoli
e tutti gli altri fedeli che governano se stessi e gli altri con sapienza.
Questi re prendono tutti i doni che poi offrono al Signore da tale tempio e
coloro che non prendono da questo tempio i doni, non avranno nulla da offrire
al Signore. Che il tempio corrisponda alla Chiesa lo afferma il Signore quando
dice: «Ecco sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Reprimi le fiere delle selve, la torma dei tori tra le
giovenche dei popoli, affinché siano esclusi coloro che sono provati come
argento. Le fiere sono gli eretici; sono
tali perché crudeli, selvaggi, desiderosi d’uccidere e divorare le anime degli
uomini. Appartengono alle selve, perché detestano la comunione con la Chiesa e
preferiscono cibarsi da soli, restando fuori. Il Signore li rimproveri e
reprima la loro selvatichezza affinché non traggano in inganno a loro rovina le
anime dei semplici. La torma dei tori tra le giovenche dei popoli. Cattivi tori, cattive giovenche formano una torma
cattiva. Si radunano insieme per estraniarsi dalla Chiesa. Accadde questo al
sinodo di Rimini, al sinodo radunato dagli ariani, a quello di Efeso nel quale
furono condannati tutti i vescovi cattolici e destinati all’esilio. Misere le
giovenche, misere quelle anime che vengono ingravidate da questi tori e
partoriscono figli provenienti da essi. L’espressione provati come
l’argento, significa: sono i fedeli che, a
somiglianza dell’argento, sono purificati dal fuoco di molteplici sofferenze.
Disperdi i popoli che vogliono le guerre. Verranno ambasciatori dall’Egitto,
l’Etiopia precederà per tendere la sua mano a Dio. Questa invocazione, sebbene faccia riferimento a tutti i popoli che
combattono la Chiesa, è rivolta soprattutto agli eretici, che aveva denominato
tori. Egitto significa tenebre, e gli etiopi sono neri di natura. Dobbiamo
scorgere in essi tutti gli uomini che, separandosi dall’unità con la Chiesa,
sprofondano nelle tenebre e nell’oscurità dell’errore. Conosciuta la verità,
inviarono ambasciatori per parlare del ritorno alla fede e della ricomposizione
nell’unità, chiesero perdono e promisero obbedienza. Leggi i documenti
conciliari e troverai che ariani, nestoriani e donatisti cercarono questa
riconciliazione. I loro vescovi e preti furono riaccolti dalla Chiesa con
misericordia, salvando i gli ordini ricevuti, contro gli eresiarchi. Infatti,
anche stando al significato letterale, è certo che molti siano giunti
dall’Egitto e dall’Etiopia. Da qualsiasi parte provengano, dall’Egitto o
dall’Etiopia, il profeta vuole parlare di una migrazione di carattere
spirituale. Quando vediamo che qualcuno si riconcilia con la Chiesa, allora
possiamo ritenere, in modo molto appropriato, che questi sia emigrato
dall’Egitto o dall’Etiopia. Vengono raffigurati nell’Egitto, i peccatori
cercano la pace e promettono di rimanere fedeli. Il fatto che l’Etiopia preceda, questo particolare mostra il suo desiderio di
riconciliarsi al più presto. La sua mano a Dio: è sottinteso che è pronta ad obbedire, a
sottoscrivere, a giurare e a servire.
Regni della terra cantate a Dio, salmeggiate al Signore, poiché tutta la Chiesa è unita e, pur partendo da
tante posizioni e affermazioni rilevanti, tutti convennero nella fede cattolica
e apostolica. Cantate, giubilate e salmeggiate per una motivazione di gioia
così intensa. Salmeggiate a Dio, che salì sopra i cieli, ad oriente. Questo è riferito anche del nostro Salvatore il
quale, salì sopra tutti i cieli al cospetto degli apostoli che guardavano
ammirati, passò oltre tutte le schiere degli angeli fino a giungere
all’oriente, ossia dal Padre, dal quale tutto proviene.
Ecco farà uscire la sua voce, la voce della sua
potenza, date gloria a Dio. Il Signore ogni
giorno fa uscire la sua voce. [Emette] la voce della sua potenza mediante
l’annuncio del Vangelo, la proclamazione della Legge, mdiante la predicazione
dei profeti, dei chierici, dei laici e per mezzo di tutta la Chiesa nel suo
insieme che non cessa giorno e notte di lodarlo, onorarlo e benedirlo. Non
dubito che questo giubilo e lode, che adesso avviene ovunque, in tutta la Chiesa,
il Profeta non l’avesse già visto nel suo tempo, quando scriveva questo
messaggio e chiedeva di innalzare questo canto.
Sopra Israele la sua magnificenza e la sua potenza
sulle nuvole. Che cos’è Israele se non la
Chiesa e il popolo cristiano? Egli solo, in mezzo a tutti i popoli, meritò di
vedere e di conoscere Dio. Israele significa l’uomo che ha visto Dio. Su di lui risiede la sua magnificenza perché esso è
il solo popolo dal quale riceve magnificenza, gloria e onore. La sua
forza sulle nubi. Le nubi sono gli apostoli
e i maestri della Chiesa. Se la potenza di Dio non fosse stata presente in
loro, non avrebbero mai potuto compiere ciò che facevano. Riguardo a questi
nubi, è detto: «Chi sono costoro che si spostano come nubi?» (Is 60,8). La
terra tutta, che prima era secca ed inaridita, venne irrigata e fecondata da
queste nubi.
Mirabile è Dio nei suoi santi; Dio d’Israele, Egli darà
potenza e forza al suo popolo. Benedetto Dio.
Dio è mirabile nei suoi santi: per mezzo di loro il Dio d’Israele ha compiuto
molteplici e stupendi prodigi. Si riferisce all’Israele di cui ha parlato in
precedenza. Darà la potenza che ora si trova nelle nubi. Donerà la forza al suo
popolo per poter sconfiggere tutti i suoi nemici. Da parte nostra, rendendo
grazie, diciamo: Benedetto sia Dio.
Salmo 68
Per la Fine; per quelli che saranno cambiati; salmo di
Davide. In questo Salmo il Signore prega per coloro che saranno cambiati e che
passeranno dall’infedeltà alla fede, dicendo: Non si vergognino per me coloro
che ti aspettano, Signore Dio delle schiere.
Salvami, o Dio, perché le acque penetrano fino alla mia
anima. Spesso ho già detto questo ma dovrò
dirlo ancora: tutte le volte che il nostro Salvatore chiede e sembra aver
bisogno di qualcosa, dobbiamo pensare che agisce così come uomo, non certo come
Dio. Anzi neppure come uomo avrebbe avuto bisogno di chiedere, poiché tutto era
in suo potere. Ciò che Cristo, come uomo, volle o non volle, ci viene riferito
dal Profeta, come se avesse pronunciato davvero [tali richieste] e ci presenta
[Cristo] mentre le pronuncia. Nel momento della passione il Signore ha detto
soltanto poche cose, riferiteci con precisione dagli evangelisti. Tuttavia il
profeta in questo e in altri salmi ci riferisce molte parole che sarebbero
state dette dal Signore e che non vengo riportate nel vangelo. Allora è chiaro
che il Profeta ci ha riferito ciò che il Signore ha pronunciato nel suo cuore,
usando espressioni simili a quelle espresse apertamente. Percepiva e vedeva le
une e le altre in modo simile, quelle che il Signore avrebbe detto e quelle che
avrebbe voluto e pensato. Qualcuno obietta: se il Signore ha voluto quelle cose
che sono riferite in questo e in altri salmi, e se Egli le ha richieste (come
risulta), come mai gli avvenimenti non si sono svolti secondo il suo desiderio,
visto che tutto dipendeva da lui? Leggi il Vangelo e vedrai che Egli ha voluto
e rifiutato le stesse cose. Dopo aver detto: «Padre, se è possibile, passi da
me questo calice» (Mt 26,59), subito aggiunse: «ma non la mia, ma la tua
volontà sia fatta». Voleva senza dubbio ciò che chiedeva ma lo voleva soltanto
se anche il Padre lo avesse voluto. Se qualcuno chiede una cosa, ma non ottiene
ciò che ha chiesto, non osi dire, con ciò, che il suo volere è andato
frustrato. Non è strano che una natura soggetta ai cambiamenti, senta
voleri discordanti. Egli ha assunto tutte le caratteristiche della nostra
umanità, escluso il peccato; su questo non dobbiamo avere alcun dubbio. Salvami,
o Dio, perché le acque penetrano fino alla mia anima. Questa frase, come molte altre che seguono, il Signore non le ha
pronunciate a parole ma soltanto con l’intenzione. «Le molte acque, sono i
molti popoli», dice la Bibbia (Ap 17,5). Le acque, che affluendo da ogni lato,
lo stringono con impeto, sono i giudei, che sono penetrati fino nella sua
anima, perché non hanno cessato di perseguitarlo finché non è morto.
Sono immerso in fango profondo e non ho appoggio. Precipitando nella profondità di queste acque,
giunse fino al fondo limaccioso, e questo limo rappresenta l’intenzione
malvagia dei giudei. Consentì loro, in quei tre giorni, di eseguire ciò che si
erano proposti. Il Vangelo dichiara: «Come Giona rimase per tre giorni e per
tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà nel cuore
della terra» (Mt 12,40). Non poteva esserci alcuna forza che poteva tirarlo
fuori da quel fango, poiché egli voleva essere trattenuto là; per questo disse
a Pilato: «Non avresti su di me alcun potere, se non ti fosse stato concesso
dall’alto» (Gv 19,11).
Ho raggiunto la profondità del mare, e la tempesta mi
ha travolto. La profondità del mare è la
stessa cosa della profondità del fango. La tempesta che lo travolse è un
riferimento alla torma aggressiva dei giudei, che lo catturò, lo legò e le
tenne prigioniero.
Mi sono affaticato nel gridare; la mia gola è rauca; si
spensero i miei occhi, mentre spero nel mio Dio. Vale a dire: non mi giovò nulla aver faticato, l’aver gridato mentre
predicavo; la mia gola è diventata rauca, nel senso che non fui in grado di
contrappormi loro, come se fossi stato muto o incapace di parlare. Per questo
dichiara: «Come agnello, fui condotto al macello, come uno che non apre bocca»
(Is 53,7). Gli occhi che vennero meno, mi sembrano essere gli apostoli i quali
vennero meno quando mi abbandonarono e fuggirono. Accadde questo perché non
avevano fiducia in se stessi, ma contavano soltanto sull’aiuto di Dio. Per
questo motivo dice a Pietro che voleva combattere: «Rimetti la spada al suo
posto. Non credi che ho la possibilità di pregare il Padre e che mi potrebbe
fornire anche di più di dodici legioni di angeli? Come allora si compirebbero
le Scritture, che deve avvenire proprio così?» (Mt 26,52). Gli apostoli sono
denominati occhi poiché con quelli illuminano gli altri e li portano in patria
per un retto sentiero.
Gli uomini che mi odiano senza motivo, si sono
moltiplicati più dei miei capelli. Senza
alcuna ragione e senza alcun motivo, il Signore fu odiato dai giudei come egli
stesso dichiara: «Mi odiarono senza alcun motivo» (Gv 15,25). Quando dice che
il loro numero è più grande di quello dei capelli, vuol dire che sono
moltissimi, al punto che non è possibile contarli. Non soltanto i giudei di
quel tempo ma anche quelli che vivono al presente e quelli che verranno in
seguito, sono accomunati dal medesimo sentimento di odio. Per questo forse
avvenne quella maledizione che invocarono sopra di sé e sopra i loro figli: «Il
suo sangue sia su di noi e sui nostri figli» (Mt 27,25).
Si sono rafforzati contro di me i miei nemici che mi
perseguitano ingiustamente. Si sono
rafforzati perché apparvero sempre più forti al punto da fare contro di lui ciò
che desideravano. Ciò che non avevo rubato, avrei dovuto restituirlo.
Il motivo più consistente per il quale lo
uccisero, come dissero loro stessi, stava nel fatto che Egli si fosse
dichiarato Figlio di Dio. Dicevano adirati: «Secondo la legge deve morire,
perché ha dichiarato di essere figlio di Dio» (Gv 19,7). Al contrario sarebbe
stato un grave furto, se il Salvatore non avesse detto la verità. Ascolta,
però, ciò che insegna l’Apostolo: «Non ha considerato una rapina l’essere
uguale a Dio» (Fil 2,6). Pagò quanto non aveva rubato perché dovette subire la
pena per aver dichiarato di essere ciò che era veramente. Pagò per il reato che
non commise perché la colpa commessa dal primo uomo lo costrinse a morire per
noi.
Dio conosci la mia stoltezza e i miei delitti a te non
sono nascosti. Gli stolti e gli infedeli
considerano un grande atto di stoltezza che Dio si sia umiliato così tanto e
sia morto per gli uomini. I giudei gli ascrivevano come colpa grave il fatto
che curasse in giorno di Sabato e testimoniasse di essere Figlio di Dio. Ma
Egli sapeva bene che cosa fosse questo peccato e questa insipienza, visto che
per obbedienza verso di Lui il nostro Salvatore sopportò tutte queste cose.
Non si vergognino a causa mia coloro che sperano in te,
Signore Dio delle schiere, non arrostiscano coloro che ti cercano, Dio
d’Israele. Avrebbero dovuto vergognarsi se
non fosse risorto e che non avesse compiuto ciò che aveva promesso. I santi
aspettano e cercano il Signore perché sono certi che alla sua venuta saranno
beati.
Per te ho affrontato l’obbrobrio. Fu un grave obbrobrio quello che il figlio del Padre
sopportò per essere obbediente a Lui. Perciò aggiunge: la vergogna ha
coperto il mio volto. Sono
divenuto un estraneo ai miei fratelli e un forestiero per i figli di mia madre. Penso che si riferisca ai giudei, di quelli
appartenenti alla sinagoga della quale era figlio. Il Signore fu un estraneo
per loro e un forestiero poiché dissero con disprezzo: «Non vogliamo che costui
regni su di noi. Non vogliamo costui ma Barabba. Non abbiamo altro re che
Cesare» (Gv 19,14).
Poiché lo zelo della tua casa mi ha divorato,
l’obbrobrio di coloro di coloro che ti disprezzavano cadde su di me. La Chiesa è la casa di Dio; per amore ha mangiato
Cristo per unirsi a lui in modo inseparabile. Ciò che mangiamo, in un certo
modo, passa nella nostra stessa sostanza, affinché non sia possibile
separarcene. Caddero sul Figlio gli obbrobri di coloro che disprezzavano il
Padre ma il Padre sopportò soltanto le offese mentre il Figlio affrontò con le
offese anche la persecuzione.
Nascosi nel digiuno la mia anima e questo fu per me un
motivo di disonore. Avrei voluto unire a me
i giudei e associarli e unificarli al mio corpo, che è la Chiesa ma sono
rimasto digiuno e non potei assumere questo cibo. Era quello il cibo che fu
mostrato all’apostolo Pietro in una tovaglia quando il Signore gli ordinò:
«Uccidi e mangia» (At 10,13). Il Signore nascose [i sentimenti] della sua anima
quando affrontò questo digiuno perché nascose il suo desiderio e non rivelò la
sua virtù che era in lui. Questo divenne un disonore per lui perché divennero
ancora più audaci, fino al punto da vederlo umiliato q quasi privo di forze.
Ho messo il cilicio come un vestito e sono diventato
per loro un oggetto di scherno. Il Signore
nascose e celò la mia anima, ossia la virtù e la fortezza che erano in me. Pose
sotto il loro sguardo un cilicio, che significa la carne: si mostrò loro in
quell’aspetto che essi gli attribuivano . Il profeta parlando a loro nome dice:
«Lo abbiamo considerato come un lebbroso, colpito e umiliato da Dio» (Is 52,4).
Videro il cilicio, l’uomo umiliato nella somiglianza della cane del peccato che
non mostrava alcuna forza e potenza. Così dissero a Pilato: «Se non fosse un
malfattore, non te l’avremmo consegnato» (Gv 18,30). Se il Signore avesse
mostrato loro la bellezza della sua anima e della sua divinità, chi avrebbe
potuto opporsi? Poiché pose e mostrò il cilicio come fosse la sua veste,
divenne per loro oggetto di scherno, al punto che parlavano di lui in modo
derisorio e canzonatorio.
Contro di me si esercitavano quanti sedevano alla porta
e mi canzonavano gli ubriachi. Tutta la
notte nella quale il nostro Salvatore fu arrestato, divenne occasione di gioco,
di canzonature e di ludibrio da ubriachi. Sedevano alla porta del tempio o
piuttosto sulla porta della morte, dove sogliono radunarsi queste conventicole.
Ma io innalzo a te la mia preghiera. Loro si comportavano così, io invece parlavo nel
mio cuore e dirigevo a te, Signore, la mia preghiera. Che cosa chiedeva il
Signore? Ascolta come prosegue il testo: il tempo della benevolenza,
o Dio (sottinteso: ecco è venuto). In che
cosa consiste questa benevolenza? Lo dica il Padre stesso: «Questi è il mio
figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 12,18). Il tempo di Cristo,
benché si possa pensare a tutto il periodo della sua incarnazione, corrisponde
a quel momento particolare nel quale ha agito manifestando una misericordia più
grande, ossia il tempo della sua passione. Perciò prosegue:
Nella grandezza della tua misericordia, ascoltami, per
la verità della tua salvezza. Sembra dire:
sia davvero grande questa tua misericordia e sia vera la tua opera di salvezza
che ora attui per mezzo di me, per la quale molti si salvino e si salvino per
un interventi di salvezza reale. È reale la salvezza che non lascia più spazio
né alla malattia né alla morte; la massima medicina è quella per il quali il
pungiglione della morte si è infranto.
Estraimi dal fango, affinché non sprofondi, liberami da
coloro che mi odiano e dalla profondità delle acque e non mi travolga il
vortice. Ho detto in precedenza che cosa
significhi il fango, il limo, la profondità del mare e la tempesta delle acque.
Poco fa ha detto di essere sprofondato nel fango e travolto dalla tempesta.
Prega per essere estratto fuori. Come ho ricordato, rimase in loro potere fino
al terzo giorno; in seguito, liberato dal loro dominio, non poterono far nulla contro
di lui. Perché ora chiede «Non mi sommerga il vortice d’acqua», quando prima
aveva supplicato: «non mi travolga la tempesta»? Voleva che comprendessimo che
Egli pregava per la sua anima, affinché non avessero alcun potere su di essa.
Così accadde anche al beato Giobbe; il Signore, come leggiamo, disse a Satana
quando lo ebbe in suo potere: «Ecco ora è in mano tua, tuttavia risparmia la
sua anima» (Gb 2,6).
Non mi inghiotta l’abisso né il pozzo chiuda su di me
la sua bocca. Ora mostra apertamente che
pregava a favore della sua anima e non del corpo: infatti soltanto l’anima del
Salvatore discese nel regno della morte, significato qui dal pozzo profondo.
Egli non poté essere trattenuto là ma ascese da vincitore e trionfatore, dopo
aver legato il diavolo e svuotato il regno di morte.
Ascoltami, Signore, perché benevole è la tua
misericordia: secondo la grandezza della tua bontà volgi a me il tuo sguardo;
sono in grande sofferenza e per questo accorri in mio aiuto. Fu esaudito molto velocemente perché nell’ora
stabilita, come decise il Padre, risuscitò da morte.
Affrettati a soccorrere la mia anima e liberala a
motivo dei miei nemici, salvami affinché non godano di me i miei nemici. Sono parole molto facili e non c’è bisogno di
dilungarsi in spiegazioni. All’inizio ho già spiegato che cosa dobbiamo pensare
riguardo alla preghiera del nostro Salvatore.
Tu conosci il mio obbrobrio, la mia vergogna e il
disonore. I tre termini indicano la stessa
realtà. Dice che il Padre la conosce poiché è certo che lo rivendicherà con
grande forza.
Gli uomini che mi perseguitano stanno sempre davanti a te.
Tu li vedi, li conosci e non possono sfuggirti ed è necessario che ti rendano
conto di tutte queste azioni. Miseri e davvero infelici gli uomini sui quali
incombe un’accusa così grave e un giudizio così rigoroso.
Il mio cuore s’aspettava il rifiuto e il l’opposizione. Il nostro Salvatore, quando predicava ai giudei,
risanava gli infermi e risuscitava i morti, sapeva che gli sarebbero accadute
queste sventure e non s’illudeva di raccogliere un’uva diversa da una vigna del
genere.
Ho atteso che qualcuno soffrisse con me ma non vi fu;
cercai un consolatore ma non lo trovai. Ci
si stupisce tanto al pensare che mentre erano miglia le persone che l’avevano
conosciuto, che l’avevano sentito predicare e che lo avevano visto compiere
molti miracoli, non ci fosse nessuno che si accostasse a lui per
compassionarlo, per consolarlo; un grande terrore aveva invaso tutti, e il
diavolo li aveva spinti a volgersi contro di lui, aveva infiammato tutti i
malvagi al punto che quelli erano come fuori di sé e così non capivano ciò che
stavano per fare. I suoi discepoli, abbandonatolo, fuggirono tutti; anche il
discepolo che era il maggiore e che avrebbe dovuto confermare gli altri, in
base all’incarico ricevuto, preso da terrore, lo rinnegò tre volte. Per questo
il Signore aveva detto: «Questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre» (Lc
22,33).
Mi diedero in cibo fiele e nella mia sete mi
ristorarono con l’aceto. L’evangelista
racconta la medesima cosa: «Gli diedero aceto con una misura fiele» (Mt 27,34).
La loro tavole diventi per loro un laccio, retribuzione
e inciampo. I giudei ogni giorno leggono
questa maledizione e tutte le altre che seguono ma, poiché non le comprendono,
scomunicano e maledicono se stessi; non avrebbero fatto questo, se il Profeta
non le avesse scritte. I giudei possiedono lo stesso cibo spirituale che
abbiamo anche noi, ossia la legge, i profeti e le altre Scritture con le quali
le anime sono nutrite ma tra di loro non c’è nessuno che spezzi il pane e
spieghi loro le Scritture, come sta scritto: «I piccoli chiesero del pane ma
non c’era chi lo spezzasse a loro» (Lm 4,4). Seguono la lettera e, come insegna
l’apostolo, la stessa lettera li uccide e in qualche modo diventa per loro un
laccio con il quale sono catturati ed uccisi. Perciò avranno questa
retribuzione e questo danno, poiché seguono la semplice lettera e non cercano
l’intelligenza spirituale. Perciò aggiunge:
Siano ottenebrati i loro occhi perché non vedano. Questo corrisponde a quanto dice il profeta:
«Acceca il cuore di questo popolo affinché vedendo non vedano e ascoltando, non
ascoltino» (Is 6,10). Incurva sempre il loro dorso. Il dorso dei giudei rimane sempre incurvato, perché
non guardano alle cose dell’alto ma a quelle nascoste in basso; cercano i beni
temporali, non quelli eterni; non sono rimasti uomini ma sono diventati come
animali.
Versa su di loro la tua ira e la tua indignazione li
sorprenda. Questo si è già verificato in
gran parte, ma nel giudizio accadrà in modo ancora più deciso.
La loro casa diventi deserta e nessuno abiti le loro
tende. La Giudea è ancora abitata ma non
dai giudei perché da essi è stata abbandonata e trascurata e nessuno loro vi
abita come in un’eredità ricevuta. Perché questo?
L’uomo che tu avevi colpito, cioè io stesso, essi lo
hanno perseguitato e aggiunsero altro dolore alle mie ferite. Questo corrisponde ad un altro passo: «Percuoterò il
pastore, e le pecore del gregge saranno disperse» (Zac 13,7). Aggiunsero altro
dolore alle sue ferite in quanto non bastò loro uccidere il Signore ma si
volsero anche contro i [suoi] servi. Tutti questi sfatti allora avrebbero
dovuto accadere in seguito ma se ne parla come se fossero già avvenuti.
Aggiungi iniquità alla loro iniquità. Dio non può fare il male e quando si parla
d’iniquità dobbiamo pensare alle conseguenze di essa. Il Signore aggiunge
malizia a malizia nel senso che conta tutti i loro atti malvagi e lascia nulla
impunito, in modo tale che possa sfuggire alla pena.
Non entrino nella tua giustizia. Che senso ha questo modo di dire? Egli pensa al luogo
in cui abitano i giusti insieme alla giustizia, ossia si riferisce alla dimora
della felicità del cielo.
Siano cancellati dal libro dei viventi. Poi spiega: non siano iscritti insieme ai
giusti. I malvagi non vengono iscritti in
quel libro ma sono cancellati da esso perché non consentono che siano iscritti.
Che cos’è quel libro se non il ricordo di Dio onnipotente nel quale ogni
avvenimento è conservato, dai primi fino agli ultimi?
Sono povero e infelice: mi accolga, o Dio, la salvezza
del tuo volto. Ecco quali ringraziamenti
ricevo da quel popolo mentre, da ricco che ero, sono diventato povero e
sofferente a loro vantaggio. Si dice in un altro passo: «Ha preso su di sé le
nostre malattie e ha assunto i nostri dolori» (Is 53,4). La salvezza
della tua buona volontà mi ha preso, in
modo da accettare di essere infermo per risanare gli altri. Il volto sta al
posto della volontà, perché l’intenzione è rivelata dal volto.
Loderò il nome di Dio con il canto e lo magnificherò
nella lode. Parla di quel Nome del quale il
profeta ha detto: «Io sono il Signore, questo è il mio Nome, non darò ad altri
la mia gloria» (Is 42,8). Egli loda questo Nome e lo loda con il canto perché
sapendo che lui è il Signore e se stesso un servo, serve a lui e gli obbedisce
come un servo buono deve prestare servizio al suo Signore buono.
A Dio [questa lode] piacerà più di un vitello giovane
che mette fuori corna ed unghie. Parla del
vitello grasso di cui si fa menzione anche nel Vangelo: «Uccidete per me il
vitello grasso affinché possiamo mangiare e saziarci» (Lc 15,23). Questo
vitello è nuovo perché mai fu immolato in precedenza. Per questo tale vitello
piacque a Dio e di nessun altro s’è compiaciuto in modo che si potesse dire:
«il Signore ne odorò il profumo di soavità» (Gen 8,21). Egli produsse per sé e
per noi corna ed unghie grazie alle quali potessimo vincere i nemici e porli ai
nostri piedi. Per questo l’Apostolo dice: «Dio presto schiaccerà Satana sotto i
vostri piedi» (Rm 16,20). Tutti i comandamenti dell’uno e dell’altro testamento
sono per noi armi e corna con le quali battere i nostri nemici.
Vedano i poveri e si rallegrino, cercate il Signore e
viva la vostra anima. Si parla di quei
poveri che, seguendo l’esempio del maestro, si sono fatti poveri
volontariamente. Mentre prima parlando dei giudei si diceva, sia
oscurata la loro vista affinché non vedano,
di questi, invece, è detto: vedano i poveri e gioiscano. Così si adempie ciò che il Signore dichiara nel
Vangelo: «Sono venuto in questo mondo per compiere un giudizio, affinché gli
uomini che non vedono, recuperino la vista e i vedenti diventino ciechi» (Mt
13,13). Gioiscano perciò i poveri i cui occhi vengono aperti e sono illuminati
per contemplare e comprendere tutti i misteri divini. Cercate il
Signore: a questo scopo avete ricevuto
l’illuminazione, per cercarlo e trovarlo. I giudei non possono trovare perché
sono ciechi e camminano nelle tenebre. Vivono i fedeli che cercano Dio perché
in lui trovano la vita.
Il Signore ha ascoltato i poveri e non ha disprezzato i
suoi prigionieri. È opportuno che i poveri
cerchino il Signore, affinché esaudisca sempre i loro giusti desideri. I
prigionieri del Signore sono i fedeli che, quasi fossero stetti da catene,
reprimono se stessi, per non compiere cose illecite. Tutti i comandamenti di
Dio sono come delle catene dentro le quali dobbiamo chiudere noi stessi.
Lo lodino i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è
in essi. Se tutte le cose lodano il Signore,
non rimane nulla che sia idoneo alla sua lode. Infatti, come è scritto, «nel
regno della morte chi ti celebrerà» (Sal 6,6).
Dio salverà Sion e le città di Giuda saranno costruite. Sion è la Chiesa, le cui vedette sono rappresentate
dai poveri dei quali abbiamo parlato. Hanno ricevuto l’incarico di osservare,
poiché sono stati posti a guardia per questo motivo per custodire la città e
osservarla dall’alto. La gioia per la salvezza di Sion è così intensa, al punto
che ogni creatura deve lodare e benedire Dio. Le città di Giuda sono le singole
Chiese che, edificate in tutto il mondo dagli apostoli, sono abitate non dai
giudei ma dai cristiani.
La riceveranno in eredità e il seme dei suoi servi la
possederà e l’abiteranno quanti amano il suo Nome. Possederanno tale eredità i figli degli apostoli, il loro seme.
Coloro che amano il suo Nome e che si comportano come suoi servi, l’abiteranno.
Salmo 69
Per la
fine; salmo di Davide; in ricordo perché il Signore lo ha salvato.
Tutte
queste preghiere tendono verso un compimento, cioè si indirizzano a Cristo;
chiediamo e aspettiamo l’aiuto da Lui. Tale invocazioni le ha scritte in
ricordo, avendo sperimentato come il Signore lo abbia salvato. Nelle nostre
necessità ripetiamo queste suppliche e formuliamole prima di ogni nostra
attività. Il Profeta ci ha lasciato la sua testimonianza come esempio per noi.
Signore Dio, vieni in mio aiuto, Signore, accorri ad
aiutarmi. È sufficiente per noi pregare in
questo modo, in ogni nostra invocazione, soprattutto se veniamo afflitti da
nemici ed avversari. Ovunque, in ogni circostanza, dobbiamo chiedere l’aiuto di
Dio poiché in ogni luogo e in ogni circostanza, ci troviamo nella necessità di
farlo: senza il suo aiuto non possiamo fare nulla. Se vogliamo fare il bene,
preghiamo giustamente e utilmente; se desideriamo compiere ciò che non dovremmo
fare, ossia il male, giustamente e utilmente, dobbiamo pregare. L’aiuto di Dio
è grande, al punto da renderci capaci di opporci ai cattivi propositi e a non
permettere che li mettiamo in atto. Chi è propenso a fare qualcosa di male,
dica, prima di mettersi in azione: Dio, vieni in mio aiuto, e non oserà più fare ciò che voleva porre in atto.
Siano confusi e retrocedano i miei nemici che cercarono
la mia anima. Una preghiera del genere da
una parte è rivolta contro i nemici ma dall’altra è a loro favore. Torna a
favore di quei nemici che si ricredono ma a svantaggio di quelli che
perseverano nel male. Chi riconosce i propri peccati si confonde ed arrossisce
in modo opportuno; smette di fare il male e comincia ad amare chi, in
precedenza, si proponeva di eliminare. Perciò aggiunge:
Tornino indietro ed arrossiscano, quelli che pensano il
male. Recedano dalla loro cattiva
intenzione e intraprendano un camino di conversione, riparando i torti. Si
vergognino nutrendo quel senso di turbamento di cui parla l’apostolo quando
dice: «Quale frutto otteneste allora da quelle cose di cui ora vi vergognate?»
(Rm 6,21). Tornino indietro ed si vergognino coloro che [godono della
mia sventura] ed esclamano: bene, bene! Si
ritraggano subito e non tardino a convertirsi al Signore, né differiscano [la
conversione] da un giorno all’altro; si vergognino e si pentano per non
meritare il rimprovero del profeta: «Hai la faccia da prostituta e non sei
capace di vergognarti» (Ger 3,3). L’espressione, bene, bene, è un insulto rivolta dagli iniqui contro i santi
nella certezza di averli già sconfitti.
Esultino e si rallegrino quanti ti cercano, Signore. Qualunque cosa siano stati [i nostri persecutori],
dicono i martiri, e in qualunque modo ci abbiano perseguitati, se ti avranno
cercato e saranno tornati a te, ti chiediamo che possano godere della nostra
stessa gioia ed esultanza. Sono discepoli autentici coloro che, seguendo
l’esempio del maestro, pregano per i persecutori e i calunniatori. Così il
Signore pregò per i suoi persecutori, invocando: «Padre perdona loro perché non
sanno ciò che fanno» (Lc 23,34). Dicano sempre sia magnificato il
Signore quelli che amano la sua salvezza. I
fedeli che amano il Figlio amano anche il Padre e lodino insieme il Padre e il
Figlio.
Io sono povero e misero, o Dio vieni a salvarmi. I santi erano miseri e poveri, privi di ogni aiuto
umano, perché nessuno prestava loro soccorso. Perciò ognuno di loro dice al
Signore: o Dio, aiutami e anche
l’invocazione che segue: mio aiuto e liberatore sei tu. Fanno capire che si trovano in una grave sofferenza
dal momento che invocano l’aiuto con tanta insistenza. Perciò aggiunge: non
tardare, vieni subito in nostro aiuto; le
nostre forze vengono meno e non siamo più in grado di resistere.
Salmo 70
Salmo 71
Salmo 70
Salmo di Davide; dei figli di Jonadab; dei primi fatti
prigionieri.
Jonadab è colui che prescrisse ai figli di non bere vino e
di non avere beni nel mondo; Geremia pose davanti a loro una coppa di vino e
comandò loro di bere. Costoro, però, non vollero farlo dicendo che il padre
glielo aveva proibito. Il Signore allora disse per mezzo del profeta Geremia:
«La parola di Jonadab ha avuto più credito delle mie parole e i figli di
Jonadab obbediscono al loro padre molto di più di quanto i figli d’Israele
obbediscano a me» (Ger 35,18). Questi uomini così coerenti e tutti gli altri
fedeli che durante la prigionia furono i più solerti e più saggi, e tutti gli
altri rappresentati da loro, parlano in questo salmo e implorano l’aiuto di
Dio. Questo salmo non è adatto per tutti i prigionieri, ma esprime i sentimenti
dei migliori fra loro durante la loro prigionia e in quella attuale.
O Dio ho sperato in te, non sia confuso in eterno,
nella tua giustizia liberami e salvami. Dicono
di aver sperato nel Signore. «La speranza non delude», attesta l’Apostolo (Rm
5,5). Dio è fedele e perciò [questi uomini] saranno liberati e salvati nelle
loro angustie.
Piega verso di me il tuo orecchio e liberami. Piegare l’orecchio verso qualcuno da parte di Dio,
significa volerlo esaudire. Al contrario distogliere il volto ad una supplica,
significa rifiutare l’esaudimento.
Sii per me un Dio che protegge, una fortificazione per
salvarmi. Dio è una protezione e una
fortificazione saldissima per i suoi fedeli: nessuna macchinazione nemica potrà
opporsi validamente contro il suo intento di difendere qualcuno. Per questo
aggiunge:
Poiché tu
sei un appoggio e un rifugio. Sei un
appoggio poiché senza di te non avremmo alcuna forza; sei un rifugio poiché sei
un presidio e una beatitudine per coloro che si rifugiano presso di te.
Dio mio, strappami dalla mano del peccatore e dalla
mano chi trasgredisce la legge e dell’iniquo.
I peccatori iniqui, trasgressori della legge, sono i giudei, gli eretici e i
tiranni: tutti i santi chiedono al Signore di liberarli da essi.
Poiché tu sei la mia pazienza, Signore, la mia speranza
dalla mia giovinezza. Tu sai quanto siano
intensi gli atti d’ostilità che affronto e se tu non mi avessi dato pazienza,
avrei già ceduto. Ma tu sei la mia pazienza e la speranza mia dalla
mia giovinezza, ossia a partire da
quell’età in cui ho dovuto armarmi contro gli assalti del diavolo. Vivono
sempre in questa età, sia ragazzi, sia giovani ma anche vecchi, ossia chiunque
è pronto alla lotta; la gioventù infatti è il fiore della vita; in questa età i
morti risorgono, in essa anche il nostro Salvatore risuscitò. Chi agisce in
modo coraggioso e combatte con tenacia, qualsiasi età abbia, deve essere
annoverato tra i giovani.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo, dal seno di mia
madre tu sei il mio protettore: tu sei la mia lode da sempre. Ho detto che tu sei la mia pazienza la
mia speranza fin dalla mia giovinezza. Non
avrei potuto ottenere questa giovinezza, se tu non mi avessi confermato,
educato, istruito e guidato. Tutto quello che sono, lo sono per la tua grazia.
Per te sarà la mia lode perenne: in ogni tempo canterò a te e giubilerò.
Sono stato per molti quasi un prodigio e tu fosti il
mio aiuto. Un prodigio è qualcosa di nuovo
e di insolito. Prodigio
(prodigium) deriva da pro-digito,
perché è ciò che viene indicato con il dito. I santi erano un prodigio per
molti. Vedendo i durissimi tormenti che soffrivano per la fede in Cristo, li
indicavano con il dito mentre li ammiravano con stupore. Il Signore era
presente come loro valido aiuto nei momenti critici, nella tribolazione.
La mia bocca sia colma della tua lode affinché possa
cantare la tua lode, tutto il giorno la tua grandezza. Perché sei diventato per me un forte auto, è giusto
che la mia bocca si riempia della tua lode, e si riempia con abbondanza,
affinché tutto il giorno, in ogni tempo, possa cantare la tua gloria e la tua
grandezza: tu sei davvero mirabile nei tuoi santi e li rendi forti e tenaci
nell’opporsi ai tuoi avversari.
Salmo 71
Salomone significa operatore di
pace. Egli prefigura il nostro Salvatore, presentato così dall’Apostolo: «Egli
è la nostra pace, che ha fatto dei due un solo popolo» (Ef 2,14). È lui il re
di pace, il cui volto è desiderato da tutta la terra (1 Re 10,24). Egli domina
da mare a mare e sarà adorato da tutti e re della terra, servito da tutte le
genti. Se queste promesse fossero attribuite al Salomone storico, non
risulterebbero vere.
Dio da al re il tuo giudizio e la tua giustizia al
figlio del re. Il Profeta si riferisce al nostro
Salvatore il quale parlando di se stesso dichiara: «Il Padre non giudica
nessuno ma ha rimesso al Figlio ogni giudizio» (Gv 5,22). Egli è il re, il
figlio del Re che giudicherà il mondo con rettitudine e i popoli con giustizia.
Sia Lui a stabilire il giudizio, sia lui a fare giustizia, perché non guarda in
faccia a nessuno ed è capace di dare ad ognuno secondo le sue opere.
A giudicare il tuo popolo nella giustizia e i tuoi
poveri nel giudizio. Signore [Dio Padre],
affida il tuo giudizio al figlio del Re, cioè al tuo Figlio [Gesù]. Questo
termine è assai frequente nei libri dell’Antico Testamento. A
giudicare: per giudicare il tuo popolo
nella tua giustizia e i tuoi poveri nel tuo giudizio. Questi [il Cristo],
sembra dire, mai s’allontana dalla tua giustizia e dal tuo giudizio, perché non
differisce in nulla dalla tua giustizia, come non si differenzia neppure dalla
tua sostanza. Poveri di Dio sono coloro che si rendono poveri in modo
volontario, poiché non cercano i beni della terra ma quelli del cielo.
Ricevano i monti la pace per il tuo popolo e i colle la
giustizia. Ricevano i monti e i colli
questa pace e questa giustizia, quella che ora doni al tuo popolo; possiamo
dire e capire che egli non chiede altro che questo: accolgano il Figlio tuo,
che è «la nostra pace» (F 2,14), come insegna l’apostolo, ed è anche la
giustizia, senza la quale nessuno potrà essere giustificato. Monti e colline
sono gli apostoli e i dottori, mentre i colli rappresentano le chiese. Fra di
noi essi sono i più elevati e s’innalzano sopra gli altri come vette.
Nella sua giustizia giudicherà i poveri di questo
popolo e salverà i figli dei poveri. A
giudicare i popoli della terra sarà il Figlio del re, nella sua giustizia che
possiede in modo naturale e sostanziale, senza riceverla al di fuori. Di lui ha
detto poco fa: per giudicare il tuo popolo. Egli stesso giudicherà i poveri mentre i ricchi saranno giudicati dal
diavolo. Salverà i figli dei poveri.
I poveri sono gli apostoli e i figli dei poveri i loro imitatori. Questi sono i
veri poveri perché, «abbandonato tutto hanno seguito il Signore» (Lc 4,11). Il
Signore li salverà e li giudicherà nella sua giustizia.
Umilierà il calunniatore. Si tratta di una menzione del diavolo che non smette mai di aggredire
e accusare il popolo di Dio. Egli si esaltò in modo smisurato e per questo sarà
abbassato e umiliato con un castigo totale. Durerà quanto il sole e
davanti alla luna nei secoli dei secoli. Cristo,
infatti, creò il sole e la luna. Che sia davanti alla luna, è comprensibile ma
che cosa significa che egli dura quanto il sole? In un altro passo si dice a
suo riguardo: «Il suo trono davanti a me è come il sole e come la luna perfetta
per sempre» (Sal 88.18). Parlando
del sole possiamo pensare che egli alluda al suo proprio splendore e come
dichiariamo che Egli è luce da luce, così è possibile affermare che è sole da
sole, splendore da splendore. Rimane con il sole nei secoli dei
secoli perché mai si separa dal Padre e
rimane sempre con il Padre, nella stessa gloria e splendore. Permane davanti
alla luna perché tutta la Chiesa serva Lui, come suo Signore. Nel fatto che
rimanga davanti a lei, ciò segnala un sentimento d’amore.
Scenderà come pioggia sul vello e come gocce di pioggia
sulla terra. È conosciuta la vicenda di
Gedeone, il quale, mentre partiva per la guerra per combattere i nemici,
ricevette da Dio un segno della vittoria, mettendo una pelle sul terreno. La
pose per due volte; la prima volta la pelle risultò bagnata mentre all’interno
il terreno era arido; in seguito, invece, la pelle apparve arida mentre la
terra [su cui posava] era tutta bagnata (Gdc 6,36). Questa vicenda è stata
ricordata come una similitudine dell’incarnazione del Cristo. La pelle in mezzo
all’aia, richiama la Giudea tra i popoli della terra. Come la pioggia scese
dapprima sulla pelle, così anche Cristo scese in un primo tempo in Giudea. Più
tardi, verificando che la pelle restava arida, caddero profluvi di pioggia su
tutta la terra. Lasciata la Giudea, il Signore e il suo insegnamento
penetrarono in tutto il mondo e in tutte le nazioni. Questo accade quando «in
tutta la terra uscì il loro annunzio e le loro parole raggiunsero i confini
della terra» (Sal 18, 4). Furono gli apostoli quelle nubi, con le quasi si
irrigò il mondo intero.
Nei suoi giorni sorgerà la giustizia e abbonderà la
pace finché non si spenga la luna. Questa
pace e questa giustizia è sorta dai giorni del nostro Salvatore tra i santi e
nella Chiesa poiché sono loro che custodiscono la giustizia e la pace. Infatti,
stando alla lettera, quando nacque il Signore, ovunque regnava una grande pace,
il mondo intera era sottomesso nell’impero romano. Perciò, certamente in modo
giusto, alla sua nascita le voci degli angeli si sono fatte sentire in questo
inno: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona
volontà» (Lc 2,14). Pace e giustizia non si spegneranno nei santi e nella
chiesa, finché essa non si levi e non si innalzi sopra i cieli; la Chiesa in
questo passo è raffigurata nella luna. La luna riceve il suo chiarore dal sole
e la Chiesa da Cristo.
Dominerà da mare a mare e dal fiume fino ai confini
della terra. Ovunque Cristo estenderà il
suo dominio, non ci sarà alcuna nazione che non sarà sottoposta al suo potere.
Egli è Colui «che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere
sopra i giusti e gli ingiusti» (Mt 5,45). Che cosa significa da mare a mare?
Dal grande fiume Eufrate fino ai confini della terra.
Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi e suoi nemici
lambiranno la polvere. Gli etiopi, che sono
neri per natura, rappresentano tutti i peccatori. Gli etiopi si prostrano
davanti a lui, perché i peccatori,
che fin dal principio avevano perso la loro bellezza, giunti alla fede, lo
venerano, l’adorano e lo celebrano. I suoi nemici sono i giudei che lo hanno
perseguitato fino alla morte, per odio. Essi lambiscono la terra, poiché
cercano soltanto beni terreni e transitori. Quanto amore amino la terra, lo
mostra lo stesso gesto di lambirla. I nemici, inoltre, possono essere
rappresentati dagli etiopi i quali, sebbene in un primo tempo siano stati dei
nemici, ora, dopo aver conosciuto la verità, lo venerano supplicandolo, lo
onorano e baciano la terra per suo amore con grande umiltà.
I re di Tarsis e le isole offriranno doni, i re degli
Arabi e di Saba gli porteranno doni.
Tarsis, esplorazione di letizia;
Arabia significa insidie; Saba
significa prigionia. Gli uomini che, dediti soltanto al piacere, si
erano consegnati alle loro voglie; i criminali che minacciavano gli altri e
facevano di tutto per rovinarli con l’inganno e tutti quelli che, come
prigioni, erano sotto il domino del diavolo, lasciandosi battezzati e
accettando la fede in Cristo, presentano dei doni e offrono se stessi al
Signore. La stessa cosa viene fatta anche dalle isole: trovandosi in mezzo al
mare, significano le varie Chiese che sono diffuse nella vastità tempestosa di
questo mondo.
Lo adoreranno tutti i re della terra, tutti i popoli lo
serviranno. Questo annunzio corrisponde
all’insegnamento dell’apostolo: «Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei
cieli, sulla terra e sotto terra» ( Fil 2,10). Lo stesso in un altro passo:
«Vivo io, dice il Signore, perché a me si piegheranno ogni ginocchio e ogni
lingua mi confesserà» (Is 45,23).
Libererà il povero dal potente e il misero che era privo
di aiuto. Ogni giorno il Signore libera il
povero dal potente, ogni giorno depone i potenti dal trono ed esalta gli umili.
Nel potente vediamo raffigurato il diavolo mentre il povero e il misero ogni
peccatore che si converte. Infatti chi è sottomesso al diavolo è molto povero
mentre, al contrario, chi serve Dio è molto ricco.
Soccorrerà il povero e il misero e salverà la vita dei
poveri. Altrove è ripetuto lo stesso
insegnamento: «Il peccatore in qualsiasi momento si sarà convertito e si sarà
pentito, vivrà e non morirà» (Ez 33,11). Ho detto che il povero raffigura il
peccatore poiché, chi non possiede la vera ricchezza, è davvero povero.
Dall’usura e dalla malvagità libererà le loro anime. Non potevano essere ricchi, gli uomini che ogni
giorno agivano da usurai: a chi, se non al diavolo, il più crudele e il più
avaro degli strozzini, consegnavano i frutti del loro eccessivo interesse? [Lo
sfruttatore] posa anch’egli il suo denaro sul banco, affinché anche il diavolo
venga e se lo prenda. Il compenso del demonio consiste in ogni male: il peccato
è il suo denaro, e il suo guadagno corrisponde [alla rovina] dell’anima stessa.
Chi guadagna e conserva questo denaro, dovrà cercare di restituire a se stesso
la propria anima, al posto del prestito usurario. Restituisca a se stesso il
suo denaro, e possa liberare la sua anima dall’usura. Questo cambiamento non
può avvenire senza l’aiuto del Signore, perciò il salmista promette: dall’usura
e dalla malvagità libererà le loro anime e sarà prezioso il loro nome davanti a
lui. Il nome onorato è quello suggerito dal
Signore: «Non vi chiamo più servi ma amici: voi siete luce del mondo; voi siete
sale della terra» (Gv 15,14). Sono denominati anche con altri nomi molto
onorevoli e adatti a loro.
Vivrà e gli sarà dato oro d’Arabia. Vivrà non per un tempo determinato, come avviene
per i re, ma in eterno e nei secoli dei secoli. Gli sarà dato oro
d’Arabia. Questo preannuncio è stato
realizzato dai Magi, i quali, provenendo proprio da là, offrirono al Signore
oro, incenso e mirra. L’oro d’Arabia è di grande qualità, e lo offrono i fedeli
che servono Dio con purezza e sapienza; l’oro simboleggia la sapienza. Pregheranno
sempre tenendo conto di Lui. Gesù ci
insegnò a pregare; da lui abbiamo ricevuto quella preghiera ottima e perfetta
che recitiamo ogni giorno: «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9). Quando il
Salvatore insegna ai discepoli questa preghiera, credo che il Profeta fosse
presente là nel suo spirito e che si compiaceva nell’udire una preghiera così
bella e completa. Tutto il giorno ti benediranno. Come preghiamo lungo tutto il giorno, così pure
lodiamo il Signore lungo l’intera giornata. L’apostolo ci esorta: «Pregate
senza posa» (1 Ts 5,17). Se non possiamo fare questo con la bocca, dobbiamo
farlo con il desiderio e la retta intenzione. Se il desiderio non fosse una
vera preghiera, non sarebbe stato scritto: «Il tuo orecchio ha sentito i
desideri del loro cuore» (Sal 20,3).
Ci sarà un sostegno sulla terra. Quale fondamento (firmamento) potrà esserci sulla
terra, se il cielo non sarà in terra? Mosé ha insegnato questo: «Dio chiamò
cielo il fondamento (firmamento)». Giustamente il Signore fu denominato
fondamento (firmamento) perché in lui stanno il sole, la luna e la bellezza di
tutte le stelle». Egli è un fondamento sulla terra, poiché su di lui è stata
fondata la Chiesa. Sarà innalzato sulle cime dei monti. Nessun monte è così esalto, nessun potere così
sublime che non siano sottomessi a lui e non siano inferiori. In un altro salmo
compare lo stesso messaggio: «Perché invidiate o monti fertili il monte sul
quale Dio ha scelto d’abitare?» (Sal 67,17). Il suo flutto sarà sopra
il Libano. Nel Libano che significa
candore, vediamo raffigurata Gerusalemme che fu la più bella e la più nobile
tra le altre città. Zaccaria parla di lei dicendo: «Apri, o Libano le tue porte
e il fuoco consumi i tuoi cedri» (Zc 11,1). Questo monte rimase orgoglioso e
come fecero altri monti, non volle umiliarsi davanti al nostro Salvatore perciò
su questo Libano sono già discesi e ancora scenderanno flutti, tempeste,
inondazioni, l’ira e lo sdegno di Dio. Fioriranno fuori dalla città,
come il fieno del campo. Lo stesso Profeta
chiarisce le sue parole e chiama città ciò di cui prima aveva parlato
denominandolo monte. Fioriranno fuori della città, espulsi da là miseramente e
cacciati con violenza; fioriranno come il fieno del campo, che oggi c’è ma
domani sarà gettato nel forno.
Il suo Nome sarà benedetto per sempre. Nel Vangelo leggiamo ed ascoltiamo la benedizione
rivolta verso la madre e verso il Figlio: «Benedetta tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 2,42). Tale benedizione non si esaurirà
ma si espanderà nei secoli. Prima del sole rimarrà il tuo nome e
davanti alla luna il tuo trono. Se prima ha un significato che è tutto compreso nel tempo
attuale, l’espressione non presenta nulla di speciale; anche gli alberi o
l’erba sono [stati creati] prima del sole, come abbiamo letto. Bisogna allora
dare un’interpretazione che ci porti più in alto. Rimarrà con il sole
e davanti alla luna nei secoli dei secoli. Cristo
non è diverso dal suo nome. Il suo nome sarà con il sole e davanti al sole,
cioè sarà con il Padre e davanti al Padre, cioè alla sua presenza. Padre e
Figlio sono in relazione tra loro e non possono essere l’uno senza l’altro. Il
suo trono è davanti alla luna: allude
all’umanità di Cristo. I santi desiderano sempre contemplarla e conservarla
sotto il loro sguardo. Un salmo dichiara parlando di tale trono: «Il cielo è il
mio trono e la terra sgabello dei miei piedi» (Is 66,1).
Saranno benedette in Lui, tutte le tribù della terra. Dio, parlando con Abramo, faceva riferimento a Lui
[il Cristo] quando gli promise: «Nel tuo seme saranno benedette tutte le genti»
(Gen 26,4). L’apostolo poi riprende il passo e lo chiarisce. «Non si parla di
discendenti al plurale, ma di un unico discendente, si accenna ad un solo seme,
che è Cristo» (Gal 3,6). Tutte le genti lo magnificheranno. Questo annuncio corrisponde all’invito: «Lodate il
Signore o genti tutte, lodatelo popoli tutti» (Sal 116,1). In che modo lo
glorificheranno?
Benedetto il Signore Dio, l’unico che ha compiuto
azioni mirabili. Cristo sarà celebrato da
tutti, da quanti cantano questo salmo. Egli soltanto compie prodigi, poiché
Egli con il Padre e lo Spirito Santo sono un unico Dio, che opera tutto. Benedetto
il Nome della sua maestà per sempre e nei scoli dei secoli. Che cos’è il nome della sua maestà, se non la lode,
la fama, la gloria e la sua potenza? Tutta la terra sarà piena della
sua gloria. Egli è la pietra staccata dal monte,
senza intervento umano, che poi è cresciuta tanto al punto da riempire tutta la
terra, come attesta Daniele (Dn 2,35). Il Profeta, vedendo che ciò sarebbe
avvenuto, prega che accada al più presto e, preso da grande gioia, ripete due
volte la sua invocazione: che ciò avvenga, che ciò avvenga (fiat, fiat).
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