Bruno di Segni o di Asti
Commento ai Salmi
Introduzione
Può dare una valutazione buona e saggia, chi conosce il
motivo per cui si compie un’azione. Perciò anche il Profeta, molto nobile,
[ossia il Salmista Davide], dopo aver detto: Giudicami o Dio, subito aggiunge precisando e discerni la
mia causa. È come se avesse detto: non
respingo il tuo giudizio, se prima però avrai esaminato con attenzione il
motivo per il quale ho agito. Chi invece presume di fare in modo contrario,
spesso elogia azioni che di per sé sarebbero riprovevoli o biasima fatti che
non dovrebbero essere riprovati. Il profeta ritiene che questo modo di fare sia
un peccato molto grande, quando avverte: «Guai a coloro che considerano il male
come bene e il bene come male, che chiamano tenebre la luce e la luce tenebre,
che dicono che il dolce sia amaro e che l’amaro sia dolce» (Is 5,20).
Quando ero giovane, commentai il libro dei Salmi, seguendo
un’altra versione, ma quella traduzione, in molti versetti, differisce dalla
quella che è invalsa nella Chiesa di Roma, a tal punto che non è possibile
servirsi di quel commento per comprendere la versione [attuale]. La precedente
versione ha goduto di molti commenti mentre non so se qualcuno abbia illustrato
[i salmi] nella traduzione che usiamo ora. Sollecitato dai miei amici e
soprattutto dal venerabile Abate Pellegrino, ho iniziato questo commento
affinché anche questa versione godesse di una spiegazione come l’ebbe la
precedente. Chi la leggerà diligentemente, in tutta la sua ampiezza, converrà
che non ho compiuto un’opera superflua e facilmente s’accorgerà della
differenza che esiste tra la prima e la seconda spiegazione. Non mi vergogno di
affermare quanto il beato Paolo, apostolo e maestro dei pagani, non si è
vergognato per primo di ammettere: «Quand’ero bambino, parlavo da bambino,
sentivo da bambino, pensavo da bambino; quando crebbi, lasciai ciò che
apparteneva all’infanzia (1 Cor 13,1). Non ingiuria nessuno, chi liberamente
paragona se stesso a se stesso.
Il primo commento era molto utile ma questo mi sembra
migliore. Non ho creduto opportuno dare tante spiegazioni allo stesso versetto,
ma piuttosto che bastasse riportare quella che rendeva possibile dare
continuità [al discorso], nel passare dai versetti precedenti a quelli
successivi. Avrei potuto fornire altri saggi, se l’avessi considerato
necessario. Non ho trascurato nessun titolo, li ho riportati e spiegati tutti
perché ritengo che siano molto opportuni per comprendere il contenuto dei
salmi. Ripeto che dobbiamo fissare nella memoria soprattutto quante volte il
profeta ripeta e quante volte comandi, quasi fossimo dimentichi o trascurati,
di continuare a cantare il canto nuovo, di non smettere di salmeggiare e di
sperare con fermezza. Cantare il canto nuovo altro non è che annunciare le parole della legge e dei
profeti non secondo la vecchia comprensione della lettera, ma esporle e
predicarle secondo una intelligenza spirituale. Per questo l’Apostolo afferma:
«La lettera uccide, ma lo spirito vivifica» (2 Cor 3,6). Anche Giovanni lo
ribadisce nell’Apocalisse: «Ecco faccio nuova ogni cosa» (Ap 25,5); sono nuove
le cose che vengono comprese in senso spirituale.
Salmo 1
Beato l’uomo che non entra nel consiglio degli empi. Questo salmo che non è preceduto da un titolo,
sembra essere come il titolo da anteporre, non solo all’intero salterio, ma a
tutta la Sacra Scrittura. Lo scopo di un titolo consiste nel suggerire in breve
ciò che dobbiamo cogliere e capire sul contenuto di un testo. Questo intento
corrisponde a ciò che si ripromette ora il salmo il quale, da subito, ci esorta
a cercare la beatitudine e quindi a rifiutare il male e a compiere il bene. La
beatitudine è il fine a cui mira ogni uomo e il culmine della sua aspirazione:
non c’é nessuno che non voglia godere della beatitudine. I malvagi, invece,
mentre cercano la beatitudine soltanto in questa vita, non la godranno né in
questo mondo né nell’altro. Godrebbero di una felice esistenza, ora e in
futuro, se accogliessero il messaggio suggerito dal salmo e si ripromettessero
davvero di rifuggire il male e di compiere il bene. Chi vuole essere felice,
allora,
Non resta nella via dei peccatori né siede sulla
cattedra dell’iniquità. Se hai ricevuto un
invito [a partecipare] al consiglio dei malvagi, allontanati e rifiutati. Lo
seguiresti, invece, se tu facessi e continuassi a fare ciò che ti è stato
suggerito. Se hai deciso d’inoltrarti nella via dei peccatori, non proseguire
ma abbandonala. Se sei salito sulla cattedra dell’iniquità, scendi subito da
lì, senza insegnare e senza apprendere nulla. È impossibile evitare del tutto
il peccato, ma è cosa pessima perseverare in esso. «Se diciamo di non aver
peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (1 Gv 1,8). Gli
uomini, invitati da questo salmo a cercare la beatitudine, sono dei peccatori.
Potranno godere di essa, quelli che, pur avendo peccato, non continuano a
peccare. È questo il senso dell’espressione non andare, non restare,
non mettersi a sedere. È il perseverare nel
male, e questo soltanto, a privarci della possibilità della beatitudine; perseverare
corrisponde a commettere quella colpa che non può essere perdonata ad alcuno,
né nel mondo presente, né in quello futuro.
Ecco finora il profeta ci ha fatto conoscere ciò che deve
essere evitato dall’uomo giusto che intende affrettarsi alla beatitudine. Da
ora, però, apprendiamo anche ciò che dobbiamo fare: non è sufficiente
respingere il male, senza impegnarsi nel bene. Certo, in un primo tempo, si
deve eliminare il male. Un terreno, prima di ricevere nuovi germogli e nuovi
semi, deve essere ben ripulito.
Nella legge del Signore sta la sua gioia. Alla legge del Signore appartiene tutto ciò che
nell’antico e nel nuovo Testamento è proibito o comandato di fare. Il giusto
che vuole e desidera osservare la legge del Signore non può certo restare nel
consiglio degli empi, rimanere nella via dei peccatori o sedersi sulla cattedra
dell’iniquità. [L’uomo di cui si parla] ha detto che ha scelto di fare così, di
porre la sua gioia nella legge. Non pensare però che [il profeta] intenda dire
che costui è ormai fuori dal pericolo. Osserva piuttosto ciò che aggiunge:
medita nella sua legge giorno e notte. A che cosa corrisponde giorno e notte?
Si tratta di qualsiasi evento, prospero o avverso. Sono soprattutto i momenti di grande prosperità oppure
di grande afflizione a distogliere gli uomini miseri dall’osservanza della
legge del Signore e dal suo adempimento. Un giovane, che si trovava nel
benessere e possedeva molti soldi, si recò dal Signore e lo interrogò sul modo
di giungere alla vita eterna; poiché il Signore gli chiese di vendere i suoi
beni e donarli ai poveri, questi, come osserva il testo biblico, «se ne andò
via rattristato poiché possedeva molte ricchezze» (Mt 19,22). Ecco in quale
maniera il benessere allontana gli uomini da Dio e dalla sua legge! Per quanto
riguarda le avversità, apprendiamo [tutto] facilmente dalla parole stesse del
Signore, quando avverte che perfino gli eletti, se possibile, potranno essere
indotti in errore a motivo delle prove insistenti (Mt 24,24). È un grande
elogio rivolto al giusto il fatto di meditare nella legge del Signore, giorno e
notte. Nel versetto successivo, infatti, ci viene promessa una grande
ricompensa.
Sarà come albero piantato lungo il corso delle acque.
Quale elogio può essere più grande d’essere paragonato a Cristo Signore? Come dichiara l’apostolo ed evangelista Giovanni,
«saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è» (1 Gv 3,2).
«Risplenderanno i santi come il sole nel regno di Dio» (Mt 13,43). Il Signore
stesso ha applicato a sé l’immagine dell’albero quando ha detto: «Se trattano
così l’albero verde, che cosa faranno a quello inaridito?» (Lc 23,31).
Salomone, poi, riferendosi alla Sapienza, cioè a Cristo, afferma: «Sarà un
albero di vita per chi vi si attiene e chi l’avrà custodita sarà considerato
beato» (Pro 3,18). Lo stesso insegnamento è esposto nell’Apocalisse: «A chi
vince gli concederò di nutrirsi dell’albero di vita che si trova nel giardino
di Dio» (Ap 2,7). Questo albero è piantato lungo il corso delle acque. Quattro i fiumi del giardino e quattro i libri dei
Vangeli, raffigurati in quei fiumi. Vuoi vedere l’Albero di vita? Lo troverai
presso il corso delle acque. Allo stesso modo, troverai Cristo nei fiumi dei
quattro Vangeli. Lì potrai cogliere senza difficoltà chi sia, quale sia, quanto
sia grande.
Presso questo albero di
vita scaturisce una sorgente di acque poiché, come dichiara la Scrittura, «da
presso di lui fluiscono tutti i popoli» (Is 2,2). Le molte acque, insegna la
Bibbia, rappresentano la moltitudine di popoli.
Darà frutto a suo tempo. Da quando esiste il mondo, quest’Albero non ha
smesso di portare frutto. «Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui
nulla è stato fatto» (Gv 1,3). Tuttavia, diede frutto a suo tempo, nel modo
migliore e più abbondante, nel tempo della sua incarnazione e della sua venuta.
Chi può contare i frutti, i doni, le delizie divine donate dal Signore ai suoi
fedeli a partire da quell’ora? A questo riguardo leggiamo: «Salì in alto,
condusse con sé come prigionieri chi si trovava in schiavitù, e concesse doni
agli uomini» (Sal 67,19)
Le sue foglie non cadranno. Le foglie sono parole; le parole di Cristo non cadranno. Lo precisa
lui stesso: «Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Lc
21,33). Riusciranno tute le sue opere. Riesce tutto ciò che opera Cristo.
Cristo agisce ma non a tutti riesce la loro opera. Per questo l’apostolo
afferma: «Sappiamo che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio» (Rm 8).
Non così gli empi, non così. I malvagi non saranno beati, dice. Costoro non
meditano nella legge del Signore giorno e notte, né sono come un albero
piantato lungo il corso d’acqua. Che cosa saranno allora? Lo leggi nel seguito:
Come polvere che il vento disperde dalla terra. I beati sono paragonati all’albero di vita, i
malvagi alla polvere; soprattutto a quella polvere che viene sconvolta dal
vento dell’orgoglio e, allontanatosi dalla stabilità della terra, cioè alla
Santa Chiesa, si perde nel nulla. Per tale motivo, essi sono proprio così.
I malvagi non risorgeranno nel giudizio. L’affermazione corrisponde all’insegnamento
dell’apostolo: «Tutti risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati» (1 Cor
15,51). Chi sono coloro che risorgeranno ma non saranno trasformati se non i
malvagi e i peccatori? Risorgeranno, perciò, i malvagi e i peccatori ma non per
essere sottoposti a giudizio, poiché sono già stati giudicati. Risorgeranno non
per essere giudicati ma condannati. Saranno condannati non soltanto i malvagi
ma anche gli uomini che avranno perseverato nel peccato.
Allora la via degli empi andrà in rovina, cioè gli iniqui
periranno a motivo della loro stessa condotta e della loro opera, mentre la via
dei giusti apparirà degna di approvazione. Il Signore conosce la via dei giusti
perché quella che porta al regno dei cieli.
Salmo 2
Perché le genti hanno ringhiato e i popoli hanno
pensato cose vane? Poco fa, nel salmo
precedente, abbiamo sentito parlare di Cristo quale Albero di vita: le sue
foglie non cadranno, le sue parole non passeranno, tutta la sua attività e ogni
azione avrà successo. Perché allora le genti hanno ringhiato e i
popoli hanno pensato progetti vani? Perché
i re della terra si sono sollevati, ossia Erode, Pilato e i capi dei sacerdoti
si sono coalizzati contro il Signore, Dio Padre, e contro Cristo, suo Figlio?
Perché non hanno progettato questa sollevazione quando quest’Albero di grande
nobiltà dava, a suo tempo, un frutto così grande e stupendo? Quando risuscitava
i morti, restituiva la luce ai ciechi, purificava i lebbrosi, risanava tutte le
infermità e le malattie? In questo passo le genti e i popoli partecipano allo
stesso evento criminoso; in quanto le genti ricordano i romani e i popoli, i
giudei; gli uni e gli altri si sono coalizzati insieme contro Cristo Signore. Ringhiare è proprio delle fiere e non degli uomini e con
questo termine avvertiamo la loro ferocia e crudeltà. Si radunarono dunque
tutti questi figli d’iniquità e si proposero questo progetto:
Spezziamo i loro legami e scuotiamo da noi il loro
giogo. Si lamentano d’essere prigionieri e
di trovarsi sotto un giogo poiché Cristo e i suoi discepoli proibivano loro di
compiere quei peccati a cui erano abituati. Il Signore non solo li rimproverava
per le loro azioni ma anche per i loro pensieri iniqui, come leggiamo nel
Vangelo. Ad esempio: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore?» (Mt 9,4).
Furono dei miseri! Non vollero il maestro che non li trascinava dietro di sé
con violenza ma li invitava a seguirlo con dolcezza; diceva loro con la bontà
di un padre: «Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e vi
ristorerò: il mio giogo è soave e il mio peso è leggero» (Mt 11, 28).
Giustamente accade a loro ciò che viene esposto in seguito.
Chi abita nei cieli se ne ride e il Signore si fa beffa
di loro. Fecero questo e quello, si
rifiutarono di credere a Cristo Signore, ma Dio rivela che sono degni di
scherno e di derisione per la loro stoltezza e vacuità. Dio non prova queste
passioni ma noi, nel nostro linguaggio,
non possiamo parlare del suo volere e della sua opera, se non usando
questi termini. Se compie quelle opere che sogliono fare gli uomini quando sono
adirati e furenti, diciamo che agisce con ira e con furore, sebbene non sia
affatto adirato. Allora parla loro nella sua ira e li spaventa nel suo sdegno.
Questo avverrà nel giudizio quando ai malvagi e ai peccatori dirà: «Andate,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli» (Mt 24,
41). Poiché, usando queste affermazioni, imiterà lo stile della persona adirata
e furente, allora si dice che egli dirà e farà questo nell’ira e nel furore.
Sono stato stabilito re da Lui, sul Sion sua santa
montagna. Questo versetto si basa sul
discorso precedente: «Si sono coalizzati contro il Signore e contro il suo
Cristo». Allora aggiunge: Sono stato stabilito re da Lui. I giudei usano il
termine Cristo, noi Re. Cristo Signore nostro è Dio e uomo; secondo la sua
umanità, non solo dal Padre, ma anche da se stesso e dallo Spirito Santo è
stato stabilito Re e Signore. Colui che, per la sua divinità non è stato fatto
né creato, in relazione alla sua umanità, ha creato e fatto se stesso. Dobbiamo
ricordare sempre questa distinzione, necessaria per comprendere il contenuto di
quasi tutti i salmi. Sono riferibili alla sua umanità tutti i sentimenti con i
quali si rattrista, patisce, supplica e altri simili.
Sono stato stabilito come Re. Dove? Sul Sion suo monte santo. A quale scopo? Per predicare la parola del Signore. Sion significa
vedetta. I vescovi che presiedono e vigilano prendono il nome da questo punto
d’osservazione. Ezechiele stesso riceve questo appellativo: «Figlio dell’uomo,
ti ho posto come vedetta sulla casa d’Israele» (Ez 3,17). Sebbene il nostro
Salvatore sia Re dei re e Signore dei signori, tuttavia egli si abbassa nel
proclamarsi Re del solo monte Sion. Ascoltino i vescovi per quale ragione sono
stati ordinati, per quale motivo e da parte di chi siano stati posti sul Sion.
Non certo per esercitare un dominio mondano e tirannico ma per vigilare, per
predicare, per combattere gli eretici e gli spiriti del male.
Il Signore mi disse: Tu sei mio figlio. Questo appellativo riguarda la sua divinità. Disse:
da parte mia, che, come uomo, sono stato stabilito Re da Dio, secondo la
divinità, invece, sono suo figlio, non di adozione ma di natura. Lo ha
attestato il Padre stesso dicendo: «Tu sei il mio Figlio Diletto, di te mi sono
compiaciuto. Oggi ti ho generato» (Lc 3,23). A Dio appartiene soltanto l’oggi;
Egli non ha né passato né futuro ma tutto è attuale al suo cospetto. Che cosa
poteva dire, se non oggi? Non è assolutamente diverso da esso. Oggi ti ho
generato; è come se dicesse in modo netto: prima del tempo, senza alcun
principio, ti ho generato. È possibile tuttavia, stando sul piano dell’umanità,
interpretare l’espressione diversamente, come se il Padre gli dicesse: Io, che
prima del tempo ti ho generato, oggi, nel corso del tempo, ti ho fatto nascere
da una Vergine. Egli è il Padre di tutti; Egli ha generato e creato non
soltanto l’umanità del Figlio suo, anche tutti noi.
Chiedi a me e ti darò genti in eredità e in tuo
possesso i confini della terra. Ho detto in
precedenza che se il Figlio chiede qualcosa, chiede come uomo, non certo come
Dio. Lo chiede al Padre ma anche a se stesso, alla divinità che possiede in sé.
Ti darò genti come eredità. I
giudei ti disprezzarono col dire: «Non abbiamo altro re che Cesare» e «Non
vogliamo che costui regni su di noi» (Gv 19). Ricevi, allora, in eredità tutte
le genti. A motivo di questo dono, in un altro passo leggiamo: «Tutti i popoli
ti serviranno, perché il tuo dominio sarà da mare a mare e dal fiume sino ai
confini della terra» (Sal 71,8). Può dire fino ai confini della terra poiché le estremità della terra sono in tuo
possesso. Ora, o re, siate saggi. Ecco Dio è stato stabilito come re grande,
giusto e potente, al quale anche noi, come tutte le genti, dobbiamo obbedire.
Siate saggi e apprendete da lui la dottrina e la disciplina del regno. Questo
messaggio corrisponde al contenuto del versetto seguente:
Lasciatevi istruire, giudici della terra: servite il
Signore con timore. Servire nel timore, è
compiere un servizio con diligenza e non mostrare negligenza nel servizio di
Dio. I sovrani, poi, stabiliti per governare il popolo con rettitudine e ad
esercitare la giustizia, la esercitino in modo tale da non dimenticare la
misericordia, non lasciandoci trascinare dal sentimento ma osservando le regole
di moderazione richieste dalla legge divina.
Esultate in lui con timore. Non in voi stessi, dice, ma in Dio dovete esultare; non esultate
negli onori e nelle ricchezze ma in Dio. Da questo invito proviene quello
dell’apostolo: «Rallegratevi nel Signore sempre, lo ripeto di nuovo,
rallegratevi» (Fil 4,4). Con accortezza ha aggiunto nel timore, affinché il
timore di Dio e il desiderio della felicità eterna non venga espulso dal
godimento e dal benessere del mondo. Parlando di re, il profeta non si
riferisce soltanto ai sovrani dei popoli ma anche ai vescovi e a tutti i
prelati della Chiesa. Infine qualsiasi uomo può essere definito re, se governa
se stesso e amministra bene la sua casa.
Imparate la disciplina perché non si adiri e perdiate
la via. Disciplina può essere chiamata ogni
dottrina e istituzione religiosa. Chi non l’accoglie e non la custodisce,
giustamente incorre nell’ira divina. Costoro perdono la giusta via, perché,
deviando nella via dei peccatori, non giungono alla beatitudine raggiungibile
attraverso la strada dei giusti. Benché la disciplina sia necessaria a tutti,
ne hanno un bisogno particolare coloro che hanno il compito di guidare e
istruire gli altri. Beati quelli che accolgono questa disciplina e che
confidano nel Signore rifiutando le vanità del mondo.
In un attimo divampa la sua ira. Beato chi si rifugia
in lui. Parla in breve, perché subito,
senza digressione, compare il giudizio del Signore. Per questo l’apostolo
Giovanni afferma: «Figlioli, l’ultima ora è venuta» (Gv 2,18). L’apostolo
precisa: «Noi siamo coloro per i quali è giunta la fine dei tempi» (1 Cor
10,11). In precedenza abbiamo spiegato come intendere il termine ira di Dio.
Salmo 3
Salmo di David quando fuggiva dal figlio Assalonne.
Che cosa significhi il detto salmo di Davide lo abbiamo
spiegato in precedenza. Abbiamo letto nella Bibbia che David dovette fuggire ma
non troviamo nulla riguardo ad una fuga di Cristo. Anzi in un altro passo Egli
stesso dice a sua svantaggio: «Mi è preclusa ogni via di fuga» (Sal 141,6). I
giudei, con il traditore Giuda, s’avvicinarono per catturarlo ma egli non
fuggì, anzi andò loro incontro. Al fine di manifestare la sua divinità, li
stese a terra con una sola parola. Nel Cantico dei cantici, invece, la Chiesa
si rivolge a Lui dicendo: «Fuggi mio diletto» (Ct 8,14). Riguardo ai suoi
discepoli, poi, è scritto che «dopo averlo abbandonato, tutti si diedero alla
fuga» (Mt 23,36). Non fu lui a fuggire, ma Gesù si diede alla fuga nei suo discepoli:
del resto si dice che non era lui a battezzare ma i suoi discepoli. Giuda e
Assalonne morirono entrambi in modo simile, per impiccagione. David significa
colui che è forte di mano e Assalonne, padre della pace. Sembra che in realtà
si voglia significare il contrario, come quando Gesù si rivolse a Giuda
dicendo: «Amico, a che scopo venisti?» (Mt 26,50), mentre non era affatto un
amico.
Signore, quanto numerosi sono quelli che mi avversano? Il Signore parla come uomo e si lamenta con il Padre
riguardo alla congiura dei Giudei ordita contro di lui; essa s’era estesa a
motivo dei romani presenti nel luogo ma anche per l’aggiunta di qualcuno che
proveniva dai discepoli. Per questo esclama:
Molti insorgono contro di lui e molti dicono alla sua
anima: per lui non c’è salvezza in Dio. Vedeva in anticipo già da quel momento
che non soltanto i giudei ma anche re e principi sparsi nel mondo intero, tutti
gli uomini malvagi, perfino la schiera degli spiriti maligni sarebbero insorti
in modo crudele contro i suoi fedeli, contro le sue membra, contro il suo
Corpo, che è la Chiesa. Come è detto, Egli
s’affligge, s’affatica e patisce tribolazione in ognuno dei suoi, e perciò,
giustamente, attribuisce a se stesso ciò che accade a loro e si lamenta per le
loro sofferenze come se fossero sue.
Ma tu, Signore, sei mia difesa, mia gloria e sollevi la
mia testa. Mentirono, dice, coloro che
avevano detto che non c’era salvezza per lui presso Dio. I titoli qui evocati
hanno relazione con la salvezza. Il Padre accolse il Figlio presso di sé, lo
glorificò e lo esaltò sul trono della sua maestà quando ritornava a lui, dopo
essersi incarnato e fattosi uomo. Lo attesta il Salmo: «Disse il Signore al mio
Signore: siedi alla mia destra» (Sal 109,1). Mi sembra che sia giusto attribuire
alla Chiesa il discorso espresso nel salmo. Lo ripeta allora la Chiesa, lo
ripeta il popolo cristiano che sulle prime dai soli giudei e poi dal mondo
intero cominciò ad essere tormentato con gravissime pene ed ucciso. Signore,
quanto numerosi sono quelli che mi avversano? Molti insorgono contro di me. Una
moltitudine di persone, appartenenti a tutte le nazioni di questo mondo, dicono
alla mia anima che non cioè salvezza per lei in Dio. Questo è il discorso che
gli increduli rivolgevano contro i santi, affermando che Dio non era in grado
di liberarli. Ma tu, Signore, sei mia difesa, mia gloria e sollevi la mia
testa. Questo messaggio rappresenta un grande conforto per i santi, in quanto
subito, dopo il martirio, sarebbero stati coronati, glorificati ed accolti da
Dio nella sua beatitudine eterna. Questo corrisponde alla promessa del nostro
Salvatore per loro: dove sarebbe stato lui, là sarebbe giunto anche il suo
servo (Gv 12,26). Dove si sarebbe trovato il corpo, lì si sarebbero radunate
anche le aquile (Mt 26,28). Quando sarebbe stato elevato, avrebbe attirato a sé
ogni cosa. Per questo ora la Chiesa dice: sollevi la mia testa. La nostra testa
è Cristo, il quale, dopo la sua risurrezione, ascese al cielo nel quarantesimo
giorno.
Con la mia voce grido al Signore e mi ha esaudito dal
suo monte santo. Mentre mi trovavo nel
dolore ed ero tormentata da gravissime sofferenze da parte dei malvagi e degli
increduli, allora con la mia voce, con la voce del mio cuore, con quella voce
che grida in silenzio e penetra i segreti del cielo, ho gridato al Signore, e
mi ha esaudita dal suo monte santo, ossia dalla profondità e dallo splendore
del mistero della sua gloria. In realtà Dio è ovunque, ma esiste un luogo nel
quale vuole rivelare la sua gloria in una maniera più chiara e splendida.
Possiamo vedere in questo monte Cristo Signore, in relazione al quale e dal
quale le voci dei santi sono esaudite. Non c’è da meravigliarsi che Egli li
ascolti, perché è morto anche per loro. A questo riguardo l’Apostolo dichiara:
«Egli ha consegnato se stesso per noi come oblazione e sacrificio a Dio in
odore di soavità» (Ef 5,2). Ora viene introdotto lui stesso a parlare.
Mi sono addormentato e ho preso sonno ma mi sono
svegliato perché Dio mi ha accolto. Con
queste parole Cristo allude in modo breve e sufficiente alla sua passione,
risurrezione e ascensione. Come potrei non ascoltare le voci di coloro che
gridano verso di me, visto che non ho esitato a morire per loro? Ne parla
proprio in questo modo: Mi sono addormentato. La morte di Cristo fu un sonno,
per questo ripete: ho preso sonno. Presi sonno ma non a lungo. Mi sono
svegliato e ne spiega il vero motivo: perché Dio mi ha accolto. Dopo non molti
giorno, mostrò di poter salire in cielo. Da ora in poi ascoltiamo la voce della
Chiesa che già aveva cominciato a parlare.
Non temerò la moltitudine di popoli che a migliaia mi
circondano. Molti insorgono contro di me e
i miei avversari si sono moltiplicati a dismisura ma io non continuerò a
temere, sebbene altre migliaia di uomini dopo di questi si sollevassero contro
di me fino ad accerchiarmi. Dirò le parole che sono solito pronunciare in ogni
mia tribolazione: Sorgi Signore, salvami mio Dio. Gli uomini santi e fiduciosi
si difendono usando queste armi, non combattono con la spada ma con la
preghiera. Hai colpito gli uomini che combattevano contro di me senza motivo.
Non avrò timore perchè non c’è motivo di temere. Come mai? Perché tu hai
colpito e ogni giorno percuoti e finalmente colpirai con una verga di ferro i
miei nemici. Lo farai in modo opportuno perchè mi osteggiano senza alcuna
ragione.
Hai spezzato i denti dei peccatori. I denti rappresentano la loro potenza, la loro
scienza, la loro forza, i loro argomenti e tutti gli altri mezzi che adoperano
per difendersi o per aggredire. Il Signore ha frantumato tutto questo, donando
ai suoi fedeli lingua e sapienza, alla quale gli avversari non poterono
resistere.
Da Dio viene la salvezza e sul tuo popolo scende la tua
benedizione. L’affermazione è un attacco
derisorio. Arrossiscono i tuoi nemici che un tempo continuavano a ripetermi:
non c’è salvezza per lui da parte di Dio. Adesso possono vedere e verificare.
Muovendo da qui, la Chiesa, lieta per il pentimento dei nemici e per la
salvezza ottenuta, si rivolge al Signore e dice: salva il tuo popolo, o
Signore, che hai coperto di grande onore e al quale hai donato salvezza e
vittoria. Benedicilo, ora, e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Salmo 4
Salmo
di Davide. Per la Fine. Nei carmi.
Che
cosa significhi la parola David, l’ho spiegato commentando il salmo secondo.
Qualcuno potrebbe pensare che questo salmo si riferisca al tempo di Davide e
alla Sinagoga ma l’Apostolo ha dichiarato: «Cristo è la fine della Legge» (Rm
10,4). Parlando di se stesso ha detto: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e
l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 1,8). Il termine per la fine và pensato
come un riferimento al tempo del nostro Salvatore; i carmi e le lodi siano
cantati nella Chiesa, perchè appartengono ad essa in modo proprio e speciale.
Quando t’invocai, mi esaudisti, Dio della mia giustizia. Questo salmo è piuttosto frammentario ed è
necessario dargli continuità. A parlare è la Chiesa, la quale ringrazia Dio
perché è stata esaudita nelle sue grandi tribolazioni. Ha sopportato grandi
sofferenze al tempo degli apostoli e di martiri e dovrà patire molto alla fine
del mondo. «Ci sarà allora una tribolazione quale non vi fu mai né sarà mai»
(Mt 24,21). Mi esaudisti ora non in base ai miei meriti, né in base alla mia
giustizia. Qualsiasi giustizia si trovi in me, non è mia ma tua. Tu invece sei
Dio, Signore, Creatore e donatore della mia giustizia.
Sono cresciuta nella tribolazione. La Chiesa cresce nelle
tribolazioni e nelle difficoltà più ancora che nella prosperità. Esse si
estende dall’alba al tramonto, dal settentrione al mare. Ora, tuttavia, in
Africa e in molti altri luoghi sembra diminuire, là dove un tempo era molto
gloriosa.
Abbi pietà di me, Signore, ed ascolta la mia preghiera. Ecco la santa Chiesa nostra madre ci fa conoscere
come ha invocato Dio e in che modo noi dobbiamo invocarlo. Sarà sufficiente
ripetere queste parole quando ci metteremo in preghiera. Se sperimenteremo la
malattia, la sterilità dei campi, se un nemico ci insedierà o subiremo
persecuzione, diremo: Abbi pietà di me, Signore, ed ascolta la mia preghiera. Sarà
sufficiente per noi; colui del quale il Signore ha pietà e che nelle sue
invocazioni è esaudito dal Signore, che cosa cercherà di più?
Figli dell’uomo, fino a quando sarete duri di cuore? La Chiesa non
cerca soltanto la sua salvezza ma anche quella degli altri. Esaudita nella sua
tribolazione, si rivolge ai suoi nemici e li invita alla fede e alla
beatitudine. I figli dell’uomo sono quelli che hanno sperimentato una
sola nascita ma che non hanno ottenuto di avere Dio per Padre, non essendo
stati rigenerati ancora dall’acqua e dallo Spirito. Questi sono pesanti di
cuore, poiché hanno un cuore duro come una pietra ed è impossibile scrivere in
loro le parole della vera fede e della dottrina celeste; non possono
accoglierle. Guardate bene, o uomini dal cuore duro, di non precipitare
nell’inferno a causa della vostra durezza e pesantezza!
Perché amate la vanità e cercate la menzogna? Essi infatti amano la vanità e cercano la menzogna
in quanto adorano false divinità e pongono la loro speranza nelle ricchezze di
questo mondo. Per questo l’apostolo ammonisce i ricchi (1 Tm 6,17) a non essere
orgogliosi e a non confidare nella ricchezza che è sempre insicura.
Sappiate che il Signore ha reso grande il suo Santo. È come se dicesse loro: Figli dell’uomo,
abbandonate gli dei falsi, lasciate gli idoli e le vanità, credete nel Cristo,
Figlio di Dio e sarete salvi. Sappiate questo e non dubitate per nulla: il
Signore ha reso grande il suo Santo, cioè Cristo, suo Figlio, colui che si è
sottoposto alla morte volontariamente per liberarci dalla morte eterna. In che
modo poi il Signore abbia reso grande Cristo nella sua umanità, lo spiega lui
stesso nelle parole: «Mi è stato
dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28,18). Sembra che costoro, già divenuti
credenti, dicano: siamo peccatori, abbiamo reso culto agli idoli, abbia sparso
sangue fraterno, abbiamo commesso un’infinità di peccati. Sarà possibile che
Dio ci accolga? La santa Chiesa, nostra madre, li rincuora. Non temete, io
stessa supplicherò per voi, pregherò per voi.
Il Signore mi ascolterà quando griderò a lui. Adiratevi
ma non peccate. Non si esprimerebbe in
questo modo, se non sapesse che talora è giusto adirarsi. Se perfino
l’avversione talvolta è positiva, come non potrebbe esserlo anche l’ira? Lo
attesta il Signore quando dice: «Chi non odia il padre e la madre, la moglie e
i figli e perfino se stesso, non può essere mio discepolo» (Mt 14,26). Tutte
queste persone, che di norma devono essere amate, se volessero trascinarci nel
peccato e separarci da Dio, diventerebbero degne di odio. Nei confronti di
queste situazioni e in questa modalità, l’adirarsi non è peccato e perciò
aggiunge: ma non peccate. Adiratevi contro la vostra precedente condotta,
detestate i vizi e i peccati. S’erano adirati in questo senso coloro ai quali
scriveva l’Apostolo: «Quale frutto coglieste allora in quelle azioni di cui
adesso vi vergognate?» (Rm 6,21). Non peccate più in futuro, come avete fatto
in precedenza. Alcune colpe, soprattutto quelle più gravi, possiamo evitarle
con facilità. Un esempio lo ricaviamo dalle parole del Signore: «Israele, se mi
ascolti, non ci sia presso di te un dio nuovo e non adorerai divinità
straniere» (Sal 80,10).
Queste parole ripensate nei vostri cuori e sul vostro
letto pentitevi. Il letto dei pensieri
corrisponde ai nostri cuori: lì nascono, lì muoiono, lì portano un frutto
buono, se sono buoni, e un frutto cattivo se sono cattivi. Lo afferma anche il
Signore: «Dal cuore escono i cattivi pensieri, furti, omicidi, spergiuri e false
testimonianze e altri atti simili che contaminano l’uomo» (Mt 15,8). Pentitevi
di queste voglie, fate penitenza, stroncatele subito appena spuntano e non
vogliate tradurle in azione. In seguito fate ciò che segue:
Offrite sacrifici di giustizia. Lo farete con fiducia. Sperate nel
Signore. Perché? Per ricevere quei beni
«che occhio non vide, né orecchio intese, né mai salì in cuore d’uomo e che Dio
ha preparato per quelli che lo amano» (1 Cor 11,9; Is 64,4). Offre un
sacrificio di giustizia chi si condanna per le colpe commesse e se ne addolora.
Lo stesso insegnamento lo ritroviamo presso l’Apostolo: «Se ci condanniamo da
soli, non saremo condannati» (1 Cor 11,21). In un altro passo ancora l’apostolo
insegna che il pentimento dell’uomo è un sacrificio: «Vi scongiuro, per la
misericordi di Dio, di offrire il vostro corpo come sacrificio vivente, santo,
gradito a Dio, un culto spirituale» (Rm 12,1).
Molti dicono: chi ci mostrerà il bene? Vi ho suggerito, aggiunge, di sperare nel Signore e
vi ho mostrato i beni nei quali dovreste sperare. Molti però non sperano e nei
loro pensieri svolgono questi ragionamenti: Chi ci darà il bene? Chi ce lo
assicura? Per quale motivo dobbiamo sperare e credere? Quanto sono meschini
quelli che pensano così! Parole simili sono dense di sfiducia. Chi sono coloro
che parlano in questo modo tanto malvagio? Sono gli stessi uomini per i quali abbondano
frumento, vino ed olio. Questi tre beni, che soccorrono il bisogno degli uomini
nelle necessità fondamentali, raffigurano tutti i beni di questo mondo, fragili
e passeggeri. Apparteneva a questi tali il ricco di cui parla il Vangelo,
quello che si proponeva di demolire i suoi granai e di costruirne di più
grandi, mentre soddisfatto diceva a se stesso: «Possiedi ormai molti beni,
accumulati in molti anni, godi e fa festa» (Lc 12,19). Il Signore gli rispose.
«Stolto, questa notte stessa morirai; i beni accumulati, di chi saranno?».
Anche l’Apostolo comanda di non porre la fiducia nell’incertezza delle
ricchezze (1 Tm 6,7). Ricorda anche il detto: i ricchi non possono entrare nel
regno di Dio. Ascoltiamo ora, invece, i discorsi e i pensieri dei giusti.
La luce del tuo volto, Signore, ci è stata data come
segno. Vale a dire: siamo stati segnati con
il segno di Cristo, apparteniamo al suo esercito, siamo stati illuminati dal
suo insegnamento, in lui speriamo e aspettiamo con grande fermezza
l’adempimento delle sue promesse. Riguardo a questo segno, nell’Apocalisse
leggiamo che dodicimila persone, da ogni tribù d’Israele, furono contrassegnate
da esso. Costoro rappresentano la Chiesa intera e tutta la moltitudine dei
fedeli. Il profeta ha denominato tau
questo segno (Ez 9,4); chi è sprovvisto di questo segno, nel giudizio sarà
condannato. Giustamente questo segno è stato chiamato luce, poiché chi non lo
possiede, è cieco ed avanza nella tenebra. L’intenzione è svelata dal volto,
perciò la volontà trae nome dal volto. La luce del tuo volto corrisponde alla
luce del tuo volere. Questa luce e questo segno della tua volontà, divenne per
te, [Signore], un patibolo di morte e per noi un segno di salvezza. In seguito
dice:
Hai dato gioia al mio cuore. Parla ora la Chiesa che mostra di trovarsi nella gioia a motivo della
risposta che viene data dai santi.
In pace e in unità dormirò e mi riposerò perché tu
Signore in modo speciale mi hai stabilito nella speranza. I malvagi che, nella sfiducia si chiedono: chi ci
farà vedere il bene? non avranno pace né riposo. Al contrario io, in unità con
loro, cioè insieme con tutti i miei figli, dormirò e riposerò nella pace
eterna. Dico questo perché tu o Signore mi hai dato speranza in un modo
speciale, cioè l’hai dato a me sola e mi hai concesso di nutrire speranza nella
tua beatitudine tanto straordinaria e smisurata.
Salmo 5
Per il compimento. Per colei che
sta per entrare nell’eredità. Salmo di Davide. Il significato del termine
compimento lo abbiamo spiegato in precedenza. Ho spiegato anche, nel commento
al salmo secondo, il significato delle parole salmo di Davide. Quella che sta
per ottenere l’eredità è la santa Chiesa; infatti l’Apostolo dichiara che noi
siamo: «eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 6,17). La Sinagoga ha perduto
l’eredità poiché quando vide il nostro Salvatore venire presso di lei, disse:
«Ecco l’erede, venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra» (Mc 12,7). In un
altro salmo si parla del testamento in cui a lei viene lasciata l’eredità: «Ho
lasciato un testamento ai miei eletti».
Ascolta
Signore le mie parole, intendi il mio lamento. Ascolta la voce della mia
preghiera, mio re e mio Dio. È un’invocazione
della Chiesa che ha ottenuto l’eredità al posto della Sinagoga. Ci insegna che dobbiamo pregare con insistenza, con
perseveranza, con accanimento, ripetendo più volte lo stesso termine. Allo
stesso modo è detto nel Vangelo: «Il regno dei cieli soffre violenza e i
violenti lo rapiscono» (Mt 11,12). Il Signore ci esorta a fare questa violenza:
«Chiedete e ricevete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,6).
Ha raccontato anche una parabola su questo tema. Un uomo chiese ad un amico tre
pani ma poiché questi non voleva darglieli, continuò a chiederli lungo tutta la
notte. Allora per la violenza e l’insistenza, l’amico si alzò e gli diede tutto
il pane che gli occorreva. La preghiera autentica non si esprime solo con la
voce ma anche con il sentimento e il desiderio, come viene suggerito dal salmo:
«Il Signore ascolta il desiderio del povero» (Sal 10,16).
Ti prego, Signore, al mattino ascolta la mia voce. Preghi al mattino chi vuole essere esaudito. Il
profeta ripete lo stesso insegnamento anche in un altro salmo: «Mi alzavo a
mezzanotte per lodarti» (Sal 118,62) e ancora: «Durante le notti alzate le
vostre mani verso il santuario». Per l’uomo devoto, nessun tempo come quello
notturno, è adatto per una preghiera attenta e tranquilla. Tuttavia la
preghiera del mattino è valorizzata da queste esortazioni: se vuoi essere
esaudito al mattino, fuggi la notte, fuggi le opere delle tenebre, respingi i
vizi e i peccati. Ascolta l’apostolo che dice: «Siamo figli della luce e del
giorno, non della notte o delle tenebre». E altrove: «Un tempo foste tenebre ma
ora siete luce nel Signore». Prima dunque bisogna lasciare queste tenebre e
questa notte e solo dopo è possibile pregare. Il fedele, abbandonate queste
tenebre, si volge alla luce e comincia a fare penitenza. Il giorno rappresenta
la fine della notte e l’inizio del giorno; la penitenza é la fine del peccato e
l’inizio di una vita santa e fedele.
Al mattino mi presento a te e sto a vedere. Poiché ci esaudisci soltanto al mattino,
abbandonerò le tenebre più in fretta di quanto mi sarà possibile e al mattino
mi affretterò a venire da te. Allora starò davanti a te, come un servo davanti
al suo padrone. Vedrò che tu non sei un Dio che ama l’iniquità. Questo era il
motivo per il quale durante la notte non ero esaudito, poiché, chi si trova
nella notte, si trova nel male.
Il malvagio non starà presso di te, né i malvagi
potranno stare alla tua presenza. Saranno
convocati a giudizio; saranno tolti via gli empi affinché non vedano la gloria
di Dio. Tutte queste cose che stiamo dicendo riguardano soltanto quei peccatori
che, perseverando nel peccato, non vogliono pentirsi. L’apostolo afferma nei
loro riguardi: «Con la tua durezza e per il tuo cuore impenitente, accumuli su
di te ira per il giorno della retribuzione e della manifestazione del giusto
giudizio di Dio che darà a ciascuno secondo le sue opere». Per questo aggiunge:
Detesti, Signore, i malvagi e mandi in rovina chi dice
il falso. Non dice chi ha commesso il falso
ma chi dice il falso e parla col tempo al presente, per indicare continuità.
Chi persevera in questo genere di male, è degno di avversione e di condanna.
Sebbene ogni peccato sia menzogna, dobbiamo pensare che egli si rivolga in
primo luogo agli eretici e a tutti quelli che dicono il falso per ingannare. Lo
stesso insegnamento viene ripetuto in seguito.
Il Signore detesta i sanguinari egli ingannatori. Ogni omicida può essere considerato un uomo
sanguinario. Tuttavia ha aggiunto anche il termine ingannatore e quindi si può
pensare che si riferisca anche agli eretici, i quali uccidono gli uomini con
inganni e seduzioni. Certamente è molto più pericolosa la morte dell’anima,
provocata dagli eretici che la morte del corpo, procurata dagli altri omicidi,
perché questa è temporale ma l’altra è eterna. L’una separa da Dio e l’altra
soltanto dal corpo. Giustamente questo uomo è rifiutato da Dio, perchè è più
crudele di una fiera.
Ma io per la tua grande misericordia, entrerò nella tua
casa. Ora la Chiesa ottiene l’eredità, come
viene anticipato nel titolo del salmo. La casa del Signore, nella quale spera
di entrare, è la patria del cielo e la terra dei viventi, come interpreto.
Dichiara che entrerà in essa non per i propri meriti ma per la grande
misericordia di Dio, il quale non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha
consegnato per tutti noi (Rm 8,32).
Adorerò il tuo tempio santo nel tuo timore. Il tempio di Dio è l’umanità di Cristo, nella quale
abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Noi dobbiamo adorarla
come ci viene suggerito da un altro salmo: «Esaltate il Signore nostro Dio e
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, poiché esso é santo». «Il cielo e la
mia sede», dice il Signore, «e la terra lo sgabello dei miei piedi». Se la
terra é lo sgabello dei suoi piedi e noi dobbiamo adorare lo sgabello di Dio,
allora dobbiamo adorare la terra. Una sola, però, è la terra che dobbiamo
adorare, soltanto quella che il Verbo congiunse con se stesso, ossia l’umanità
di Cristo, che in questo passo viene chiamata tempio di Dio. L’adorano i santi
nella loro vita, l’adorano finché sono qui. Lo fanno nel timore di Dio, poiché
la venerano e l’adorano, come fanno per Dio Padre.
Guidami, Signore, nella tua giustizia. Ecco, dichiara la Chiesa, mi sono pronta a ricevere
l’eredità, ma mentre sono in questa vita, ho grande bisogno della tua
protezione. Ti prego con insistenza di condurmi nella tua giustizia e non
permettere che devii dalla giustizia. Ecco i miei nemici, gli spiriti maligni,
i giudei gli eretici e i tiranni cercano in ogni modo di ostacolare il mio
cammino. Tu, allora, a causa dei miei nemici, fammi camminare davanti a te
affinché non possano distogliermi dal giusto cammino.
Poiché non c’e verità nella loro bocca. Sono da temere perché fanno tutto per ingannare e
sedurre, in loro non c’e verità e il loro cuore è vuoto di ogni bene.
Sepolcro aperto è la loro gola. Un sepolcro, quando è
chiuso, non manda cattivo odore, ma se viene aperto, emana una puzza
insopportabile. Gli eretici sono così! Magari tacessero sempre e non
investissero gli altri con il fetore delle loro eresie. Con le loro lingue
fanno il male. Uccidono e divorano i semplici. Giudicali, o Dio. Parla colma di
sdegno e, poiché non riesce più a sopportarli, invoca giudizio e dannazione.
Abbandonino le loro opinioni. Ora, di nuovo, parla con misericordia e desidera che vivano piuttosto
che muoiano. Giudicali, o Dio, a meno che non abbandonino il loro modo di
pensare, con il quale sperano di pervertire i tuoi fedeli. Secondo la misura
delle loro empietà, cacciali via. Da dove e dove? Dalla tua Chiesa nel fuoco
eterno. Lo conosceranno dopo il giudizio. Giustamente, perché ti hanno
esasperato e portato all’ira. Sono eretici e nessuno nuoce tanto alla Chiesa
come loro. I tiranni incrudeliscono contro il corpo, gli eretici contro l’anima.
Si rallegrino quanti sperano in te. Godranno d’una gioia spirituale ed eterna. Lo
riafferma il testo che segue: Esulteranno per sempre e abiterai in loro. Quale
gioia è più grande di quella che si prova quando si può ammirare sempre
l’oggetto del nostro desiderio e del nostro amore? Si glorieranno di te quanti
amano il tuo Nome. «Chi si gloria, si glori del Signore» (2 Cor 10,17). I santi
non conoscono altra gloria, non riconoscono in se stessi qualcosa di cui
gloriarsi se non proviene da Dio. In un altro salmo attestano: «In Dio faremo
cose grandi» (59,14). Infatti il Signore ha detto parlando di sé: «Se glorifico
me stesso, la mia gloria non ha alcun valore» (Gv 8,54). Ricordava che la
gloria manifestata nella sua umanità andava attribuita alla divinità.
Perché tu, Signore, benedici il giusto e ci circondi
con lo scudo della tua buona volontà. Dice:
Giustamente, Signore, i santi gioiscono di te perché aspettano da te un grande
premio. Sanno che li benedirai con quella di benedizione, assai desiderabile e
a lungo attesa, con cui li gratificherai nel giudizio: «Venite benedetti dal
Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dall’origine del mondo» (Mt
25,34). Signore, con lo scudo della tua buona volontà, ci circondi. In te,
Signore, dicono i Santi e tutta la Chiesa, dobbiamo gloriarci: ecco siamo
quello che siamo, in te abbiamo vinto i nostri avversari e da te ora veniamo
cinti di corone. Siamo protetti e custoditi in eterno dalla protezione e dalla
difesa della tua buona volontà, come da uno scudo solido.
Salmo 6
Per la fine. Nei carmi. Per
l’ottava. Salmo di Davide. Ho gia spiegato che cosa significhi per la fine, nei
carmi e salmo di Davide. In molti salmi si ripete questo titolo e perciò basta
che l’abbia spiegato una volta. Il termine per l’ottava si riferisce al giorno
della risurrezione finale. Quel giorno, che è il primo ma anche l’ottavo, è
chiamato giorno del Signore, in esso Cristo Signore è risorto dai morti. Di
questo giorno è detto in un altro passo: «Questo è il giorno che ha fatto il
Signore, esultiamo e rallegriamoci in esso» (Sal 118,14). In questo giorno Dio
ha creato il cielo e la terra, ha separato la luce dalle tenebre; in questo
giorno, come abbiamo appena detto, risuscitò; in questo giorno, diede ai
discepoli lo Spirito Santo; in questo giorno, giudicando il mondo con giustizia
ed equità, darà a ciascuno secondo le sue opere.
Signore, non castigarmi nella tua ira e non punirmi nel
tuo furore. Dio non prova queste passioni
ma sembra che ne sia soggetto, quando compie ciò che fanno gli uomini che sono
in preda ad esse. La santa Chiesa si ricorda sempre di quell’ottava, canta
sempre questo salmo in memoria di quel giorno. Chiede al Signore di punirla con
pietà paterna e con misericordia, non con ira e con sdegno, come invece farà
con quelli che in quell’ottava, giudicherà e condannerà con una sentenza molto
severa e temibile.
Pietà di me, Signore, sono malato. Parla della malattia dell’anima che è più grave di
quella del corpo. Lo rende evidente la successione dei termini, quando dice: l’anima
mia è molto turbata. Ogni volta che l’uomo
pecca, fa ammalare l’anima ma ogni volta che si pente, si prende cura della sua
malattia.
Risanami, Signore, perché le mie ossa sono sconvolte. Le ossa sostengono il corpo e se queste venissero meno,
esso non potrebbe più reggersi. Anche l’anima è sostenuta e portata dalle sue
ossa, e se queste si sconvolgono, perisce in modo misero. Quali sono le ossa
dell’anima? Innanzitutto la fede, la speranza, la carità, poi la ragione, la
sapienza, la memoria, l’intelletto e infine le altre virtù. Quando un uomo
commette un peccato grave, queste qualità vengono meno nell’anima, come se si
fosse ammalata. Ora la santa Chiesa prega a favore di quelli che hanno commesso
i peccati più gravi ed afferma che, non una o due, ma tutte le ossa, anzi
l’anima intera sono sconvolte. Sebbene si debba pregare a vantaggio di tutti,
bisogna farlo soprattutto per coloro che versano nelle malattie più gravi.
E tu Signore, fino a quando? Fino a quando, dice, tarderai a portare la medicina e a soccorrere
l’anima che si trova prostrata per questo morbo così grave?
Convertimi e libera la mia anima. Per tutto il tempo in cui un uomo pecca, deve
affrontare l’ira e l’avversione di Dio. Se si pente, Dio si placa e si compiace
della conversione. Salvami, non per i miei meriti, che sono inesistenti, ma per
la tua misericordia. Salvami, - dice -, e risana l’anima mia; che questo male
mon mi porti alla morte e non mi faccia sprofondare nell’inferno. Accade questo
a quelli che s’ostinano nel peccato, fino alla morte, rifiutando di pentirsi.
Non meritano alcun perdono e non è possibile aiutarli altrimenti. Perciò
aggiunge:
Nella morte chi si ricorda di te e nel regno dei morti
chi ti loderà? Appare la gravità della
dannazione perché costoro non hanno alcun ricordo di Dio né cercano di ottenere
il perdono delle loro colpe. Volendo evitare che mi accadesse la stessa
sventura, - dice la Chiesa – ho fatto ciò che ora espongo:
Mi sono affaticata nel pianto, laverò ogni notte il mio
letto, bagnerò di lacrime il mio giaciglio.
Con queste parole, ai trasgressori che hanno peccato in modo grave, insegna
come debbano comportarsi. Mi sono affaticata e mi diedi da fare in tutti i modi
affinché venissero cancellati i peccati che avevo commesso. Non ho ancora
smesso: laverò ogni notte il mio letto, bagnerò di lacrime il mio
giaciglio. Letto e giaciglio rappresentano
il nostro cuore, là dove hanno origine e perdurano i nostri peccati. Lo dice il
Signore nel Vangelo: «Dal cuore escono i pensieri cattivi, i furti, gli
omicidi, gli spergiuri, le false testimonianze e tutte le altre cose simili che
inquinano l’uomo» (Mt 15,19). Il letto, sporcato da queste macchie, deve essere
lavato. Lo faceva in modo egregio, quel fedele che supplicava: «Crea in me, o
Dio, un cuore puro» (Sal 50,11). Salomone invoca: «Custodisci il mio cuore con
ogni cura» (Pr 4,23). Il saggio pubblicano [del Vangelo] si batteva il petto,
sapendo che nel giaciglio del suo petto stavano riposti i peccati che aveva
commessi. Lavare ogni notte il proprio letto significa compiere opere di penitenza per ogni
peccato, con digiuni, preghiere e soprattutto con la riparazione che consiste
nel pianto dirotto. La notte
rievoca il peccato perché viene commesso nella tenebra e conduce alla tenebra.
Il Signore insegna: «Chi compie il male, odia la luce» (Gv 3,9). L’apostolo
Giovanni aggiunge: «Chi odia il fratello rimane nelle tenebre e non sa dove va,
perché le tenebre lo hanno accecato» (1 Gv 2,11). Parlando di tenebra, il
salmista si riferisce al peccato.
Il mio occhio è turbato nell’ira. Quest’occhio è quello di cui si parla nel Vangelo:
«Se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà illuminato; se invece è
cattivo, anche tutto il tuo corpo sarà tenebroso» (Lc 11,34). Quest’occhio
rappresenta la sensibilità della Chiesa Universale (catholicus
intellectus). La Santa Madre Chiesa afferma
che tale occhio è turbato a motivo della sua ira. È uno sdegno positivo quello
che turba quest’occhio, è un turbamento che onora la santa Chiesa. Un altro
salmo parla di questo sdegno: «Adiratevi ma non peccate» (Sal 4,5). L’occhio
della Chiesa è adirato e sconvolto, ossia la sua sensibilità, nei confronti dei
suoi nemici, ossia i Giudei, gli eretici, i tiranni e gli spiriti maligni che
vogliono allontanarla dalla verità e intendono trascinarla nella malvagità del
loro errore. Non c’è da meravigliarsi se essa è adirata perché non da pochi
giorni ma da lungo tempo, ha sofferto da parte loro: lo scandalo dell’inganno e
la persecuzione del cattivo influsso. Per questo precisa:
Invecchiai fra tutti i miei nemici. Ormai, sembra dire, mi annoio nell’ascoltarli e
provo fastidio nell’udire i loro errori. Quindi continua a dire in molto
opportuno:
Allontanatevi da me, operatori d’iniquità. «Non c’è alcuna relazione tra Cristo e Belial,
nessuna comunione tra il fedele con l’infedele» (2 Cor 6,15). Il
signore ha ascoltato la voce del mio pianto. Prima
aveva detto che avrebbe bagnato il letto con le sue lacrime, ed ora riferisce
della voce del suo pianto. La voce delle lacrime possiede un suono ben diverso
di quello della lingua e della bocca ed è ascoltato da Dio con più attenzione.
In un altro passo si propone lo stesso messaggio: «Non taccia la pupilla del
tuo occhio» (Lm 2,18).
Il Signore ha ascoltato la mia supplica, il Signore ha
accolto la mia preghiera. Se ripete lo
stesso insegnamento più volte, lo fa perché si creda in essa in modo più
costante e fermo.
Arrossiscano e siano confusi tutti i miei nemici,
tornino indietro e vi vergognino molto velocemente. Queste parole possono essere interpretate in senso positivo o
negativo. Come nel versetto precedente, anche in questo si ripete più volte lo
stesso concetto. Mi sembra che La Chiesa preferisca chiedere la conversione
piuttosto che la distruzione dei nemici. Volendo dare un significato positivo,
si può interpretare così: «Si vergognino coloro che hanno combattuto contro la
verità e rimangano confusi» di se stessi e dei loro errori. Tornino
indietro dalle falsità che seguono
e accolgano la verità che hanno tentato di
distruggere. Si vergognino in fretta,
poiché il tempo [di attesa] si è fatto breve e il giudizio incombe; chi ha
donato l’oggi non ci ha assicurato il domani: «Questa è l’ultima ora» (1 Gv
2,18). «Noi siamo quelli per i quali è giunta la fine dei tempi» (1 Cor 10,11).
«Vigilate, dunque, perché non conoscete né il giorno, né l’ora» (Mt 4,42).
Salmo 7
Si
legge che Semei, figlio di Jera, abbia maledetto il re Davide (2 Re 16,2),
mentre questi fuggiva dal figlio Assalonne, circostanza che ha dato origine al
salmo. Il suo nome fu cambiato e si chiamò Cusi; Semei ha un significato
positivo, mentre Cusi negativo. Cusi significa anche etiope, mentre Semei colui
che ascolta Dio. Iemini significa destra.
Giustamente
ricevette il nome di Cusi perchè si pensa che si fosse contaminato nella mente
e nel corpo, visto che non ha esitato a maledire un re e profeta tanto grande.
Si dice che fosse anche figlio di Iemini, e questo a suo carico, visto che un
uomo così malvagio nacque da un padre buono.
Signore mio Dio in te ho sperato, liberami da tutti i
miei persecutori e liberami. Questa
preghiera è del profeta e di tutti coloro che hanno raggiunto la sua
perfezione. Costoro, ponendo la loro speranza soltanto in Dio, vinsero e
disprezzarono tutti i persecutori e i nemici. Sebbene talora venissero uccisi,
risultarono vincitori, poiché nessun tipo di tormenti aveva potuto strapparli
dalla solidità della loro fede. Attribuivano questa fortezza non alla loro
bravura ma soltanto a Dio che non abbandona mai coloro che sperano in lui.
Non rapisca come un leone l’anima mia, mentre non c’é
nessuno che mi redima e mi salvi. Il nostro
nemico, il diavolo, come sta scritto, «come leone ruggente gira attorno,
cercando chi divorare» (1 Pt 3,8). Poterono sfuggire ai suoi denti e alle sue
insidie soltanto gli uomini che avevano sperato in Dio, e furono salvati e
liberati da lui.
Il salmista prima aveva detto: «Signore, mio Dio in te ho
sperato», in seguito, cercando una ricompensa alla sua speranza, ha aggiunto:
«Liberami e salvami».
Signore, Dio mio, se così ho agito: se ho fatto ciò che mi rimprovera Cusi, il nero,
l’etiope, nemico della verità, se c’é questo crimine nelle mie mani, come egli mi rimprovera, se ho reso male
per male, come egli, mentendo, dichiara, venga
eliminato dai miei nemici inutili, come è
degno e giusto. Pensa alle parole di Semei, chiamato poi Cusi da Davide, dopo
avergli giustamente cambiato il nome: «Vattene, vattene via, uomo sanguinario,
uomo di Belial; il Signore ti fa scontare tutto il sangue versato della casa di
Saul, poiché hai voluto prendere il suo posto» (2 Re 16,7). Chi conosce il
racconto del libro dei Re e lo ha compreso bene, sa che l’accusa è totalmente
falsa.
[Questi avversari ] sono inutili: si può pensare che sia tale un uomo privo di virtù
e di forza, vuoto di qualsiasi qualità. L’imprecazione è molto rischiosa e
Davide non l‘avrebbe formulata se non fosse stato più che certo di dire la
verità. Continua l‘imprecazione.
Il nemico perseguiti la mia anima, calpesti a terra la
mia vita e trascini nella polvere il mio onore. In quella polvere, come dice il salmo, sospinta dal vento sulla
superficie del suolo (Sal 1,4). La polvere rappresenta i malvagi e i peccatori;
chi si unirà a loro, non avrà nessuna gloria. La sua vita viene calpestata in
terra dal diavolo ed egli, vinto dalle sue malvagie seduzioni, si mostra
interessato soltanto dei beni terreni e passeggeri. Segue:
Sorgi, Signore, nel tuo sdegno e innalzati sopra la
terra dei tuoi nemici. Chiede: manifesta lo
sdegno e la tua ira , manifesta la pazienza e la tua forza nella terra dei tuoi
nemici. Già allora il profeta, nello scrivere questi versetti, prevedeva, e
comprendeva per mezzo dello Spirito, quale era il senso di quella maledizione
rivolta contro Cusi. Malediceva, infatti, nel senso voluto dal Signore quando
dice: maledicano essi ma tu benedicili. Semei, nel maledire Davide, prefigurava il popolo giudeo, che avrebbe
rivolto la maledizione contro il Signore e nostro Salvatore, come se egli
avesse usurpato il regno del Padre e si fosse proclamato falsamente Figlio di
Dio. Contro questi increduli l’apostolo dice: «Non ha considerato una rapina
essere uguale a Dio» (Fil 2,6). Questi sono i veri nemici menzionati dal
profeta in questo modo: sorgi, Signore, nel tuo sdegno e innalzati nella terra
dei tuoi nemici.
Sorgi, Signore Dio, ed agisci secondo l’ordine che
desti. Il Signore comandò ai figli
d’Israele di eliminare i nemici e di annientarli tutti fino in fondo. Il
salmista ora chiede, ispirandosi a questo precetto, che faccia altrettanto
verso i suoi nemici, di uccidere e disperdere quel popolo ingrato, empio e
traditore ed, invece, integri nell’eredità, il popolo dei pagani che è migliore
di quello. Infatti poi aggiunge: la sinagoga dei popoli ti circondi. La sinagoga dei popoli è il popolo dei pagani che prima
sedeva nelle tenebre ma ora, illuminata dalla vera luce del Cristo, lo
circonda, lo onora e lo venera come re e Signore.
E per questo, sali in alto. Per questa, [ossia per la Chiesa dei popoli] il Signore e nostro
Salvatore, patì, risuscitò e salì al cielo: non avrebbe fatto niente di tutto
questo, se non avesse amato la Chiesa. Ascese per condurla con sé, come lui
stesso dice: «Quando sarò esaltato da terra, tutto attrarrò a me» (Gv 12,32). Signore,
giudica i popoli. Non abbiano più, dice,
quel giudice e quel re che solevano avere. Sii tu il giudice, perché tu sei il
giusto giudice, che giudichi tutto con equità. Giudicami, Signore, sii tu a giudicarmi, tu che conosci i segreti del mio
cuore e fa capire agli altri che io sono quello che mi considera Cusi. Questo
accadrà nel giudizio quando l’onestà e l’innocenza di questo uomo beato verrà
rivelata allo stesso Saul e a tutti gli altri. Giudica, dunque, ma in quale
modo?
Secondo la mia giustizia e secondo l’innocenza delle
mie mani, [cioè] su di me. Felice coscienza
che può dare a se stessa questa assicurazione! Perché ha precisato anche su
di me? Se le nostre mani – ma qui pensiamo
che parli delle ossa delle nostre mani – sono innocenti, tutta la nostra
persona è innocente. La nostra innocenza è più importante di noi stessi, perché
se non fossimo onesti, non saremmo niente. Siamo ben fortunati, allora, se
siamo tali!
Si esaurisca la malvagità dei peccatori, e guida l’uomo
giusto, tu che scruti i cuori e le reni, o Dio.
Dobbiamo interpretare queste parole come se Davide volesse parlare di sé.
Desidera che cessi e termini la sedizione di quei peccatori dai quali in quel
momento veniva perseguitato, in combutta con il figlio Assalonne. Chiede che
Egli, essendo giusto ed innocente, possa tornare a governare nel suo regno.
L’aggiunta, tu che scruti i cuori e le reni, o Dio, è possibile esprimerla anche in questi termini: Tu
vedi ogni cosa, a te nulla rimane nascosto, tu sai che le mie parole
corrispondono al vero, tu sei un Dio che scruta i cuori e le reni perché egli
osserva bene ciò che abbiamo nel cuore e ciò che abbiamo nelle reni, ove domina
la lussuria.
Il nostro aiuto, per avere giustizia, viene dal Signore
che salva i retti di cuore. Afferma queste
convinzioni per rendere grazie, come già fosse stato esaudito e reintegrato nel
regno per opera del Signore. Retti di cuore sono quelli che, senza volgersi a
destra o a sinistra, continuano ad essere fermi e stabili nella verità. Il loro
contrario, invece, sono coloro dei quali viene detto: «Parlano il male l’uno
all’altro».
Dio è giusto, forte e longanime; s’adira forse ogni
giorno? Se non vi convertirete, tenderà il suo arco. A partire dalla sua stessa esperienza, il profeta ha
sperimentato che Dio è giusto giudice e perciò ha concluso: Il nostro
aiuto, per avere giustizia, viene dal Signore.
Ribadisce questa convinzione in un altro passo: «renderà a ciascuno secondo le
sue opere» (Sal 61,13). Non farebbe questo, se non fosse un giudice giusto.
Dichiara poi che è un giudice forte:
una volta che ha pronunciato la sentenza, piaccia o non piaccia la sua
decisione, gli uomini devono accoglierla e custodirla. Non voleva però che
fosse considerato troppo severo ed austero ed allora ha aggiunto: è longanime. Non punisce subito ma attende con grande pazienza
[la conversone] dei peccatori, perché non vuole che muoiano ma piuttosto che si
convertano e vivano (Ez 33,11). Poi si chiede: s’adira forse ogni
giorno? Se non continuasse ad essere
paziente e longanime ogni giorno, dovrebbe adirarsi ogni ora, anzi ogni minuto,
se consideriamo con quanta frequenza cadiamo nel peccato. Sebbene sia benevole
e paziente, se non vi convertirete, non avrete più alcuna possibilità di
scusarvi (come sottintende). «SE non fossi venuto e non avessi parlato a loro,
non avrebbero alcuna colpa; ora non c’è alcuna scusa per la loro colpa» (Gv
15,22).
Sfodererà la sua spada.
La spada è la parola di Dio e la predicazione del Vangelo, come è ribadito:
«Viva è la parola di Dio e più penetrante di una spada a doppio taglio» (Eb
4,12). Ancora in un altro passo: «La spada dello Spirito, ossia la parola di
Dio» (Ef 6,17). I predicatori sono armati di questa spada: «Spada a due tagli
nelle loro mani» (Sal 149,6). Il Signore ha sfoderato questa spada quando ha
comandato ai discepoli: «Andate e
insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Quale scusa accampare? «Per tutta la terra si
è sparsa la loro voce e ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18,5).
Ha teso il suo arco e lo ha preparato; con esso ha
preparato strumenti di morte e ha reso roventi le sue frecce». Spada ed arco hanno lo stesso significato. Il nostro
Salvatore tese l’arco e lo predispose al tiro, che rappresenta il messaggio dei
due Testamenti, quando aprì il libro dei sette sigilli e ne spiegò il senso ai
discepoli, affinché comprendessero le Scritture. I vasi di morte, che portano
l’arco, sono quegli apostoli e quei dottori dei quali il Vaso d’elezione, il
beato Apostolo Paolo ha detto: «Siamo profumo di vita per la vita, oppure odore
di morte che conduce alla morte» (2 Cor 2,16). Questi tiratori d’arco
uccidevano i vizi e gli spiriti maligni; accese le loro frecce con fuoco dello
Spirito Santo, li cacciavano dalle loro abitazioni. Le frecce sono le parole
che i santi apostoli e i dottori pronunciavano nei loro discorsi. Giustamente
il Signore ha preparato e donato queste frecce a coloro che sono infiammati
affinché, dopo essere stati accesi da così grande fuoco, accendessero anche
altri e infuocassero nell’amore per Dio le persone che avrebbero colpito.
Ecco ha partorito ingiustizia, ha concepito dolore e
dato alla luce iniquità. Questo versetto
riprende il discorso dove era stato detto: che il leone non rapisca l’anima
mia. Quale altro frutto il diavolo ha potuto concepire e generare se non
l’ingiustizia, il dolore e l’iniquità? Egli s’adopera perché gli uomini siano
ingiusti e iniqui e, animato da questa intenzione, li trascina con sé verso la
sofferenza e a tutto ciò che provoca dolore. Così agisce, così insegna e questo
è ciò che produce. Allora aggiunge:
Ha aperto un pozzo profondo ma è caduto nel baratro
costruito. Il pozzo corrisponde all’inferno
scavato e aperto dal diavolo. Non desidera che fare così; da malvagio artefice
si compiace di far soffrire e di costruire luoghi di tormento. Ogni giorno non
smette di scavare per preparare una fossa agli altri, più grande o più piccola,
a misura dei loro atti. Egli stesso però cade nel pozzo che ha scavato: il
fuoco eterno è stato preparato per lui e per i suoi angeli. Così infatti
riprende il discorso:
Il male provocato gli ritorna sul capo e la sua
iniquità gli ripiomba sulla testa. Quanto
più un uomo è malvagio, tanto più dovrà soffrire nel castigo. «Da parte mia,
dice il profeta, confesserò al Signore e loderò il Signore per la sua
giustizia», egli è così giusto da non separarsi mai dalle giustizia e
«inneggerò al Nome del Dio altissimo».
Salmo 8
Per
la fine. Per i torchi. Salmo di Davide. Ho già detto che cosa significhi per la
fine e salmo di Davide. I torchi sono i fedeli che fanno parte della Chiesa, in
qualunque luogo siano. In questi torchi è preparato e servito il vino, per il
quale tutti i santi, presi da ebbrezza, dimenticano tutti i beni terreni. In un
altro salmo è detto: «Sono inebriati dall’abbondanza della tua casa e li
disseti al torrente delle tue delizie» (Sal 35,9). Erano colmi di questo vino
gli apostoli quando, per il fatto di parlare le lingue di tutti i popoli, erano
considerati pazzi.
Signore, Signore nostro, quanto è grande il tuo Nome su
tutta la terra. Così parlano gli ebbri,
così s’esprimono quelli che hanno bevuto il sangue di Cristo. Si rallegrano
perché il Nome del sommo Dio, non solo nella Giudea, come un tempo, ma ora
presso tutte le genti è lodato e glorificato; gli uomini che un tempo veneravano
gli dei falsi, ora lodano e confessano il nome dell’unico vero Dio.
La tua magnificenza è innalzata sopra i cieli: dalla
bocca dei bimbi e dei lattanti hai portato a compimento la lode. [La tua gloria è stata innalzata] dal quel momento
in cui questo Nome cominciò a manifestarsi mirabile in tutta la terra e da
quando la magnificenza di Dio fu elevata fino ai cieli. Cristo è la gloria del
Padre; sia perché il Padre è stato glorificato per mezzo del Figlio, sia perché
il Figlio è stato reso così grande dal Padre, al punto che ogni creatura, in
cielo e in terra, è stata sottoposta ai suoi piedi. Perciò è detto nel seguito:
«Tutto hai posto sotto i suoi piedi». Tutto viene sottomesso alla sua umanità, proprio perché viene innalzato
sopra i cieli e reso grande. La divinità, che si trova ovunque, come avrebbe
potuto salire o scendere?
Il beato apostolo Pietro, poi, spiega chi siano bambini e
lattanti: «Come bambini appena nati, desiderate il latte spirituale, tutto
puro, per crescere nella salvezza» (1 Pt 2,2). Si tratta della moltitudine dei
fedeli. Il Signore insegna a questo riguardo: «Se non vi convertirete e non
diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3).
L’Apostolo dichiara: «Non siate bambini quanto alla comprensione, ma piuttosto
quanto a malizia» (1 Cor 14,20).
A motivo dei tuoi nemici, per abbattere il nemico e il
difensore. Tu hai voluto che la tua lode
fosse innalzata da persone così pure, innocenti e religiose; come un tempo
vincesti Faraone per mezzo di animali umilissimi, ora trionfi su tutti i
nemici, per mezzo di semplici bambini. Nemici e difensori sono gli uomini che difendono l’errore e la falsità con ogni argomento
possibile. È un riferimento che riguarda molti ma soprattutto gli eretici.
Se guardo i cieli opera delle tue dita, la luna e le
stelle che hai create... «La tua gloria
è innalzata sopra i cieli», ha
detto. È opportuno allora che anche noi saliamo e osserviamo le opere delle sue
dita, la luna e le stelle che ha creato. Questo corrisponde a ciò che ha chiesto
il Signore: «Padre, voglio che anche loro siano con me, dove sono io» (Gv
17,24). Riteniamo che nella luna e nelle stelle egli indichi la Chiesa intera
ma anche ognuno dei fedeli. L’apostolo Paolo parla di queste stelle: «Ogni
stella si differenzia dall’altra nella luce; così accadrà nella resurrezione
della carne: altro è la luce della luna e altra quella delle stelle» (1 Cor
15,42). I santi sono definiti opera delle dita di Dio: sono formati in questo splendore dalla grazia dello
Spirito Santo affinché risplendano come il sole nel regno di Dio. Ho
interpretato il dito di Dio come un’immagine dello Spirito Santo, seguendo
l’indicazione del Signore quando
dice: «Se caccio i demoni col dito di Dio, i vostri figli come lo
espelleranno?» (Lc 11,20). I maghi dell’Egitto hanno ricordato questo dito, là
dove leggiamo: «Qui si manifesta il dito di Dio». Dio ha stabilito [questi
astri] e li ha consolidato così tanto nella sua fede e nella sua Chiesa, al
punto che non possono essere rimossi da là.
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio
dell’uomo perché te ne curi? Lo
hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e d’onore lo hai coronato e lo hai
posto sopra le opere delle tue mani. La
lettera agli Ebrei ci indica a quale uomo dobbiamo attribuire questo evento:
«Contempliamo Gesù, che per poco tempo
è stato inferiore agli angeli, a motivo del dolore della sua passione»
(Eb 2,19). Colmo d’ammirazione si domanda: «Chi è questo uomo o questo figlio
dell’uomo» che appare così grande al punto che non può essere celebrato in modo
degno da lingua umana? Lo presenta cinto di corona: ha lottato, infatti, e
combattuto.
Lo ponesti al di sopra delle opere delle tue mani. Ora spiega questo versetto. Tutto ha
posto sotto i suoi piedi, pecore e buoi, sopra le pecore della campagna.
Uccelli del cielo e pesci del mare, che percorrono gli abissi marini. Queste pecore sono svelate nel Vangelo: «Le mie pecore ascoltano la mia voce» (Gv
10,27). I buoi rappresentano i
vescovi e i dottori dai quali viene coltivato ed arato il campo di Dio, cioè la
Chiesa. Le pecore dei campi sono
tutti gli uomini che sono fuori della Chiesa - così è possibile interpretare- ,
dei quali parla lo storico: «Chi sono questi che appaiono come pecore, create
per volgersi a terra, sottomesse al loro ventre?». Giustamente ha scritto: «
[Lo ha stabilito] sopra le pecore del campo», perché non solo i fedeli ma anche
gli infedeli, sebbene non lo vogliano, sono soggetti a Cristo. Pensiamo che gli
uccelli del cielo rappresentino
l’intera schiera degli angeli, buoni e cattivi. Nei pesci del mare, scorgo un riferimento agli uomini più potenti;
sempre pronti a predare, percorrono il mare vasto, assalgono, colpiscono e
dilatano i possessi. In poche parole ha ricordato tutti gli essere degni di
menzione e risulta che ogni essere è sottomesso a Lui. Il salmo non finisce
perché inizia di nuovo proprio là dove sembrava concludersi e forse per questo
motivo: la lode di Dio deve essere celebrata senza posa.
Salmo 9
Per il compimento. Per i segreti del Figlio, Salmo di
Davide.
I segreti del figlio di Dio sono quelle verità che egli
non ha voluto manifestare in questa vita neppure ai suoi apostoli. Quando
infatti gli apostoli gli chiesero e gli domandarono: Signore, è questo il tempo
in cui restaurerai il regno di Israele, egli rispose loro: non spetta a voi
conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato in suo potere. In
un'altra circostanza ha detto: quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno la
conosce, se non il Padre. Matteo 24,36. Molto opportunamente questo salmo è
stato intitolato per il compimento, poiché tutte le cose che vi sono esposte
sono da riferire al compimento del tempo e all'epoca dell'apparizione
dell'anticristo.
Celebrerò il Signore con tutto il cuore e racconterò
tutti i suoi prodigi. Ora parla la chiesa e
si ripromette di lodare Dio non soltanto con le labbra ma anche con tutto il
cuore e tutto l'affetto del suo intimo e di raccontare tutti i suoi prodigi,
per insegnarci in quale modo anche noi dobbiamo lodare il Signore. La seconda
parte del versetto, raccontano tutti i suoi prodigi, mostra che ha deciso di
includere tutte le azioni di cui verrà a conoscenza.
Gioirò ed esulterò in te e salmeggerò al tuo nome, o
Altissimo. Alcuni uomini godono e si
rallegrano degli onori e dei riconoscimenti del mondo, a me basterà soltanto
risultare gradito a te ed essere capace di glorificare e annunciare il tuo
nome.
Mentre il mio nemico si volge indietro. Parlando così è come se dicesse mentre egli fa
ritornare indietro il mio nemico, io gioirò ed esulterò. Non avrebbero potuto
costringerli a ritornare indietro a mettere in fuga il demonio e gli non fosse
stato presente con il suo aiuto. Intendere questo disco: diventeranno deboli e
scompariranno dal tuo volto. Non è la forza dell'uomo ma il volto di Dio, al
quale non possono fare resistenza, che può spaventarli e farli fuggire. Poco fa
ha parlato di un solo nemico, usando il singolare; adesso invece come se
quell'esercito fosse costituito di migliaia di combattenti, sottintende che ci
sia una pluralità, dicendo: si indeboliranno e periranno.
Hai sostenuto il mio diritto e la mia causa, tu che
siedi sul trono per giudicare in modo equo.
Il mio nemico è sconfitto, si volge in fuga, s'indebolisce e muore perché sono
dalla parte della ragione e tu giudicasti con un giudizio equo. Ciò corrisponde al versetto: Hai
sostenuto il mio diritto e la mia causa. Con queste parole manifesta
chiaramente che il Signore nostro è un giudice che non non fa preferenza di
persona ma guarda all'oggetto in causa; egli non respinge neppure il diavolo
stesso per quello che ha fatto o per quello di cui è accusato, se non per un
giusto giudizio. Questa verità viene ribadita nel seguito: tu siedi sul trono
per giudicare in modo equo. È una cosa indegna che sega per giudicare chi non comprende
e non vuole fare la giustizia.
Hai rimproverato popoli e l'empio perì. E infatti il Signore dice nel Vangelo: viene loro
Spirito Santo e rimprovera il mondo per il suo peccato (Gv 16,8). Il signore
rimproverò le genti mediante la
predicazione degli apostoli, nella quale non loro ma lo Spirito Santo parlava
nella come aveva promesso le signore: non sarete voi a parlare ma lo Spirito
Santo parlerà in voi » (Mt 10,20). L'empio perì, perché il diavolo perse il
regno e il potere che aveva avuto mentre fino a quel tempo teneva in suo potere
e reggeva tutti i popoli. Hai cancellato il suo nome in eterno. Ormai sono
distrutti tutti i nomi delle false divinità, ossia tutte le divinità delle
genti, che erano compresi in un unico nome. Infatti al presente non esiste
alcun popolo che onori e veneri quelle divinità.
Le spade del nemico, sono venute meno per sempre. Per sempre, intende dire del tutto sono venute meno
le spade del nostro nemico, ossia dei tiranni e degli eretici dichiara che sono
già in meno e che sa senza dubbio che esse verranno meno. È 1 modo di dire
molto usato: ciò che pensiamo che accadrà in futuro sicuramente, lo
consideriamo già un fatto accaduto.
Hai distrutto le loro città. Roma, che è la capitale di tutte le altre città, un tempo era la città
delle divinità. Proprio questa città che era posseduta da quelle divinità, ora
non esiste più; è stata punita insieme a quelle. La città che vediamo ora non
appartiene agli dei ma ai santi apostoli ed è la città di Dio.
È perito il loro ricordo con fragore. Allo stesso modo era caduta la città di Gerico le
cui mura sono cadute, come
leggiamo, non a motivo delle macchine d'assedio, non per gli arieti né per
qualche assalto riuscito, ma al suono delle trombe. Con fragore, dunque, il
ricordo delle divinità è morto perché alla predicazione degli apostoli le
statue delle divinità si spezzarono e i templi caddero distrutti. Il signore
rimane in eterno e il suo regno non avrà fine.
Preparò il suo trono per il giudizio. Il trono di Dio sono gli apostoli, trono di Dio
sono i vescovi e i sacerdoti nel quali Dio si è per giudicare. Il giudizio non
appartiene a loro ma appartiene a Dio perché la legge con la quale giudicano
non è stata data da loro ma da Dio. Egli giudicherà il mondo con giustizia,
ora, nel tempo per mezzo di costoro e alla fine del giudizio universale
giudicherà lui stesso e per mezzo degli apostoli. Giudicherà i popoli con
giustizia.
Il Signore è diventato il rifugio dei poveri, di quei poveri dei quali la l'apostolo dice: non
hanno nulla ma possiedono tutto.
È stato un aiuto al momento opportuno, nella tribolazione.
Prima ha detto che li aveva aiutati al momento opportuno e poi spiega che
questo tempo è quello della tribolazione perché è questo il tempo nel quale
abbiamo 1 grande bisogno dell'aiuto di Dio, quando ci troviamo in qualche
tribolazione.
Sperino in te quanti conoscono il tuo nome poiché tu
sei un aiuto e nella tribolazione non abbandoni i tuoi santi. Sperino in te tutti coloro che cercano il tuo nome,
perché tu non abbandoni coloro che cercano, Signore.
Cantate al Signore che abita in Sion. Sion significa luogo di vendetta e immesse viene
raffigurata la Chiesa la quale ha come vedette i vescovi e i maestri. Perciò
nel libro di Ezechiele leggiamo: «Figlio dell'uomo, ti ho posto come sentinella»
(Ez 3,13).
Annunciate tra i popoli le sue meraviglie. Questo è già stato detto perché in tutta la terra è
uscito il suono della predicazione
degli apostoli e ai confini del mondo è giunta la loro parola.
Poiché tu che sei vendicatore del sangue ti sei
ricordato di loro e non ha dimenticato la supplica dei poveri. Annunciate e non abbiate timore: possono uccidere
il corpo ma non possono uccidere l'anima. Il Signore non dimentica coloro che
muoiono per il suo nome poiché egli ricerca il loro sangue, e mentre unisce i
loro nemici, introduce gli altri nella beatitudine eterna.
Abbi pietà di me signore e considera la mia umiltà a
motivo dei miei nemici. Il Signore non ha
dimenticato le suppliche dei poveri che, come è sottinteso, gridano a lui
dicono: abbi pietà di me, signora e considera la mia umiltà a casa dei miei
nemici. Da loro, poiché tu hai voluto così, sopporto così tanti e così grandi
mali.
Tu mi innalzi dalle porte della morte, perché io
annunzi tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion. Le porte della morte sono gli eretici e tutti
coloro che trascinano le anime degli uomini alla morte e alla perdizione. Porte
del genere furono Simon Mago, Ario e Sabellio, lo furono anche molti altri e a
motivo della loro dottrina e del loro inganno molte anime nobili. Anche i
tiranni furono porte di morte perché mediante le torture, costrinsero molti a
rinnegare la fede. I santi, liberati da queste porte e vincitori, non smettono
di celebrare le lodi del Signore alle porte della figlia di Sion, cioè all'udito
e alle orecchie delle anime fedeli. Infatti anche le orecchie sono delle porte
attraverso le quali entrano nel cuore dei fedeli le parole della predicazione
santa.
Esulterò nella tua salvezza. Esulterò non soltanto della mia salvezza temporale ma della salvezza
tua che riguarda l'eternità. Dice queste parole volendo parlare della salvezza
dell'anima la quale, liberata dalle porte della morte si trova nella sicurezza
e non teme più la morte.
Sono sprofondate le genti nella corruzione che hanno
operato. In quel laccio che avevano nascosto è stato preso il loro piede. Questo
versetto corrisponde all'altro detto: chi scava una fossa al fratello,
cadrà in essa per primo» (Sir 10,8). Coloro che cercano di ingannare gli altri,
senza dubbio si troveranno ingannati.
Il Signore sarà conosciuto nel formulare il giudizio,
nelle opere delle sue mani sarà preso il peccatore. Il Signore al presente non è conosciuto dagli empi e dai peccatori,
né manifesta loro, al momento, la potenza e la severità della sua forza.
Piuttosto fa sorgere su di loro il suo sole e li aspetta con grande pazienza.
Sarà conosciuto quando verrà a giudicare e manifesterà la Gloria della Sua
maestà. Allora il giusto si rallegrerà quando potrà verificare la vendetta
perché nelle opere delle sue mani sarà preso il peccatore. Allora sarà
pronunciata la sentenza su di loro, la quale viene specificata nel versetto che
segue:
Sprofondano i peccatori nell'inferno, tutti i popoli e
dimenticano Dio. Se i peccatori non si
trovassero nell'inferno, non avrebbe detto: sprofondano dei peccatori
nell'inferno. Ma ora certamente alcuni si trovano la e, quando avranno
ascoltato la sentenza, precipiteranno la con i loro corpi.
Perché il povero non sarà dimenticato per sempre e la
pazienza dei poveri non perirà per sempre.
E certo che per questo i peccatori sono condannati principalmente perché hanno
fatto soffrire i poveri di Cristo il cui ricordo non verrà mai meno. Mentre il
profeta diceva queste cose e descriveva le sofferenze dei martiri e le
persecuzioni compiute dai tiranni e dagli eretici, ricevette da Dio il dono di
prevedere altre cose ancora più grandi, di vedere l'anticristo, il figlio della
perdizione. Di essere scritto: si eleverà e si alzerà su tutto ciò che Dio e
che era venerato come tale (Cf Ts 2, 4). Allora ci sarà una tribolazione così
grande la quale, come dichiara il signore stesso, non ebbe mai l'uguale.
Contemplando questi fatti e impaurito della sofferenza così grande che avrebbero sopportato i santi in
quel tempo, esclamò dicendo:
Sorgi signore non prevalga l'uomo, vengano giudicate le
genti al tuo cospetto. Dolce, signore e
vieni ad aiutare i tuoi santi o in che questo uomo è molto malvagio e nessuno
può resistere a lui. Riguardo a questo figlio di dedizione e scritto che
trascinerà dietro di sé molti uomini e davanti a lui uomini innumerevoli. Ciò
che ha detto ora, siano giudicate le genti al tuo cospetto, vale a dire: vieni
presto a giudicare e abbrevia i suoi giorni, poiché se questo iniquo avrà
regnato più a lungo, molti dei tuoi santi periranno. Anche il Signore ha
pronunciato un discorso simile: se quei giorni non venissero abbreviati, non si
salverebbe nessuno. Regnerà dunque, come sta scritto, per un tempo, per due
tempi e per la metà di un tempo (cf Dn 7, 26), ossia non più di tre anni e
mezzo.
Costituisci Signore, un legislatore su di lui e
sappiano le genti che sono uomini mortali.
Sembra dire, sorgi in soccorso dei tuoi fedeli affinché [l'Anticristo] non li
vinca. Sopra le genti che lo seguono, lo venerano, lo adorano, costituisci proprio
lui come legislatore affinché sappiano e comprendano che sono uomini e che,
coloro che ti abbandonano, finiscono col venerare un mostro. Anche lui sarà un
legislatore poiché come fece Mosè e il nostro Salvatore, anche lui emanerà una
legge. L'espressione, sono uomini, significa che sono stolti e insipienti.
Seguendo questo modo di pensare, l'Apostolo dice: «Perché uno dice "Io
sono di Paolo", un altro dice "Appartengo ad Apollo" e un altro
ancora dichiara di essere di Cefa; non siete forse uomini?» (1 Cor 1, 12).
Perché Signore: te ne stai lontano, non guardi nel
momento opportuno, nelle tribolazioni?
Sorgi, perché indugi? Te ne stai lontano dai tuoi servi. Perché non ci aiuti
nel momento adatto, ossia nelle tribolazioni più dure? Mai il tuo soccorso
sarebbe stato tanto necessario come quando subivano persecuzione da parte di
tanti nemici.
L'empio s'inorgoglisce, il povero arde. Il primo s'inorgoglisce e incrudelisce mentre il
povero, cioè la Santa Chiesa, priva di qualsiasi sostegno umano, viene invasa
dal fuoco e tormentata. Si può anche interpretare così: quanto più l'empio
inorgoglisce e incrudelisce, tanto più la Chiesa s'accende d'amore di DIo e si
infiamma.
Sono presi nelle insidie che hanno tramato. Non resterà nascosto a lungo, la malizia del suo
cuore non resterà nascosta a lungo ma subito egli e tutti i suoi discepoli, che
si trovano con lui, saranno catturati nella consapevolezza di aver commesso
iniquità e inganni e si sentiranno confusi. Nel Vangelo leggiamo a loro
riguardo: «Sorgeranno molti anticristi e pseudoprofeti e daranno molti segni e
prodigi al punto da indurre molti nell'errore, perfino anche gli eletti» (Mt
24, 4). Da questo punto fino al termine del salmo descrive la vicenda e le
imprese dell'Anticristo.
Il peccatore verrà celebrato per i desideri della sua
anima e, mentre attua cose malvagie, viene benedetto. Non c'è nulla che spinga e solleciti gli uomini empi ed iniqui a
compiere il male, quanto il fatto che ci siano adulatori pronti ad approvare ed
esaltare le loro imprese. Da questo fatto deriva che non decidano di pentirsi e
rimangano tranquilli nella loro malignità.
Il peccatore ha irritato il Signore. Che significa ha irritato? Lo ha provocato e spinto
a farlo scoppiare in un sentimento d'ira e di sdegno verso di lui. Al punto da
essere eliminato, affinché il sangue dei santi che aveva sparso fosse ricordato
e vendicato. Segue, infatti: dal momento che prova uno sdegno così grande, non
giudicherà? Questo versetto deve essere compreso in senso ipotetico, come se
dovessimo leggere: Forse che il Signore, essendo così sdegnato e spinto così
gravemente all'ira, non giudicherà in base alla sua grande indignazione? Come
abbiamo detto, Egli vuole la rovina degli oppressori a difesa dei suoi poveri.
Perciò dichiara nel proseguo del discorso: Perché l'empio ha irritato Dio? Ha
detto nel suo cuore che Dio non c'è».
Non c'é Dio davanti ai suoi occhi, sono inquinate tutte
le sue vie in ogni momento. Non pensa affatto al tuo giudizio. Tutte le decisioni del Signore sono vere e giuste
ma egli non vi pensa affatto e così non esercita la giustizia in modo corretto
e non teme i suoi giusti giudizi. Se li temesse, non si inorgoglirebbe fino a
mostrare tanta crudeltà e superbia.
Dominerà tutti i suoi nemici. Chi sono i suoi nemici se non i santi? In un certo modo, l'A li
dominerà ma, secondo un altro punto di vista, non potrà farlo. Avrà il dominio su di loro nel senso
che potrà sottoporli al suo potere, tormentarli e affliggerli quanto lo vorrà.
Non riuscirà a dominarli in quanto non riuscirà ad ottenere il loro assenso
alla sua malvagità.
Ha detto nel suo cuore: non sarò scosso di generazione
in generazione. Sarò senza alcun male. Si
può comprendere quanto egli sia empio e crudele perché egli si compiace con
grande desiderio di attuare ciò che è male. Minaccia di passare di generazione
in generazione, da un luogo all'altro, sempre facendo il male e cercando la
rovina delle anime.
La sua bocca è piena di espressioni di maledizione,
d'amarezza e d'inganno. Giustamente è
chiamato Anticristo perché appare come il contrario di Cristo. Il profeta,
riferendosi a Cristo, esclama: «Quanto sono dolci le tue parole al mio palato,
più del miele e di un favo» (Sal 118, 103). Dell'A: invece, afferma il
contrario: La sua bocca fetida è piena di maledizione, di bestemmie, d'amarezza
e inganno.
Sotto la lingua fatica e dolore: siede per fare trame
con i ricchi, in segreto, per eliminare l'innocente. Le parole che si trovano sotto la sua lingua provocano fatica e
dolore e, con il suo sostegno, grande infelicità. Si dice che egli sta seduto
in consiglio per tramare insieme con i ricchi di questo mondo che amano
soltanto le cose terrene e passeggere. Li ha ingannati ed arricchiti con i suoi
doni per spingerli ad uccidere l'innocente, per rovesciare e rovinare con le
sue inique trame, l'uomo religioso e santo. Ha detto che farà tutto questo in
segreto e ha detto bene perché sarà il più falso e astuto tra gli uomini.
I suoi occhi osservano il povero non per avere pietà di
lui ma per rovinarlo e ingannarlo. A questa
frase aggiunge quest'altra: sta in agguato in un nascondiglio come un
leone nella sua tana. Che cosa sta
tramando? Sta in agguato per rapire il povero, per rapire il povero
trascinandolo nel suo laccio. Che cosa significa: rapire il povero? Rapire il
povero è attirarlo dietro di sé e associarlo alla degenerazione del suo errore.
Dopo che avrà fatto questo, lo umilierà avvolgendolo nel suo laccio. Lo
considererà come un uomo prigioniero e interamente sottomesso, come se fosse
suo schiavo. È davvero un uomo misero e molto infelice colui che non vede il
castigo che, tra non molto tempo, verrà su di lui, come viene precisato nel
versetto successivo: mentre vuole dominare sui poveri, si inclinerà e
cadrà. Avverrà a lui ciò che è stato detto
dall'apostolo: il Signore Gesù lo ucciderà con il soffio dell'uomo e lo
eliminerà con lo splendore della sua venuta. Si è insuperbito al di sopra di
ogni misura? Allora verrà umiliato facendolo precipitare in basso e sarà
punito. Dice il Signore: Chi si esalta, sarà umiliato; chi si umilia, sarà
esaltato.
Pensa nel suo cuore: Dio dimentica, ha distolto il suo
volto e non osserverà mai. Mettere questo
essere iniquo, crudelissimo figlio di perdizione, uccideva i santi di Dio con
raffinati tormenti, nel suo cuore pensava con grande stoltezza che Dio si
sarebbe dimenticato del tutto e per sempre della loro morte vedendo che non li
aiutava in quel momento.
Sorgi, signore mio Dio, alza la tua mano e non
dimenticare il povero per sempre. Sorgi e
viene in aiuto dei tuoi santi. Sia esaltata la tua mano, siano esaltate la tua
forza e la tua potenza sopra di loro e non dimenticare il povero per sempre,
come quelli pensano in modo malizioso. Non avviene mai, ciò che non capita fino
al termine [della storia], dato che la fine dei santi non si verifica mai.
Perché l'empio ha esasperato Dio? L'invettiva è rivolta contro colui che già il
profeta aveva previsto sarebbe caduto, in modo sorprendente, in quella vasta
fossa di tormenti da te predisposta. Poi spiega perché riceverà questa punizione:
ha detto nel suo cuore: Dio non se ne cura. È un grande peccato dire e perfino
pensare ragionamenti perversi nei confronti della giustizia di Dio.
Tu vedi perché osservi la fatica e il dolore, per
riportare i santi nelle tue mani. Non
dimentichi mai, ma sei sempre attento e con amore paterno osservi la fatica e il dolore sofferti dai
tuoi santi per il tuo nome, per consegnarli e presentarli al Padre con le tue
stesse mani. Riguardo a questa consegna l'apostolo dice che allora, quando
consegnerà il premio a Dio Padre, ogni cosa sarà sottomessa a lui.
A te si abbandona il povero, dell'orfano tu sei un
sostegno. Da quando il povero ha
abbandonato il suo vecchio padre, cioè il diavolo, si è lasciato rigenerare per
mezzo dell'acqua e dello spirito Santo; è diventato tuo figlio, aderisce sempre
soltanto a te, si affida soltanto a te e non vuole avere nessun altro difensore
ed aiuto. Che il diavolo sia il padre di tutti gli uomini malvagi e che non
sono stati battezzati, il signore lo mostra quando dice: voi discendete dal
diavolo e fate le opere del vostro padre. Anche l'apostolo dice cose simili:
eravate 1 tempo tenebre ma ora siete luce del Signore; camminate come figli
della luce. L'apostolo Giovanni afferma: quelli che lo hanno accolto hanno
ricevuto la possibilità di diventare figli di Dio, quelli che credono nel suo
nome. Ora sono figli di Dio quelli che un tempo erano figli del diavolo. Sono
chiamati perciò, bambini cioè orfani, come riporta 1 altra versione, perché il
loro vecchio padre è morto oppure perché, mentre sono ancora pellegrinanti in
questa vita, non si sono ancora riuniti al Padre nella beatitudine. Per questo
il Signore diceva esso e discepoli: non vi lascerò orfani ma ritornerò da voi.
Essi sarebbero stati orfani soltanto a motivo della sua assenza, se il signore
non fosse andato da loro.
Spezzerai il braccio del peccatore e del malvagio. Il Figlio è chiamato il braccio del Padre e il
profeta dice a suo riguardo: il braccio del Signore a chi sarà rivelato? Perciò
l'anticristo viene chiamato il braccio del diavolo perché per mezzo di
quest'arto opera e depreda. Abbiamo già parlato sopra della sua umiliazione e
della sua rovina.
Il suo delitto verrà ricercato e non si troverà. Il delitto del diavolo e l'orgoglio che è nascosto
nel suo cuore, come si legge: salirò fino al cielo e sarò simile all'altissimo.
L'arroganza dell'anticristo è la massima che si possa avere perché vuole essere
venerato, elevato ed esaltato anch'esso la stessa divinità. Dopo la morte
dell'anticristo, se si cercherà questa arroganza nel regno di Cristo, che è la
Chiesa non si potrà trovare.Perciò possiamo comprendere questo fatto: i fedeli
che vivranno in quel periodo serviranno il Signore con timore e tremore ma
sopratutto con umiltà.
Il Signore regna per sempre e nei secoli dei secoli; il suo regno non avrà fine. Invece voi in tutte le nazioni, e sarete condannate
insieme con l'anticristo, sparirete dalla terra, cioè dalla terra dei viventi
perché non potrete entrare in essa. Il signore ascolta il desiderio del povero,
la sua implorazione giunge alle sue orecchie. I profeti vedono il futuro come
se fosse 1 cosa passata e ritengono le cose che debbono accadere come se
fossero già avvenute. Il desiderio dei poveri, cioè dei santi e vivranno nel
tempo dell'anticristo, sarà questo: che egli venga condannato e giudicato, come
è giusto e che i santi di Dio, liberati dalle sue trame, ricevano la
beatitudine eterna. Bisogna osservare con questo desiderio non viene espresso
dalla loro bocca ma si trova presente nel loro cuore. Dio vede il cuore ed
esaudisce più volentieri i desideri del cuore di quelli espressi dalla bocca.
Che egli ascolti i desideri dei santi, lo testimonia la parte che segue.
Giudica l'orfano e
l'umile. Quando verrà per rendere
giustizia all'orfano e all'umile, allora i santi riceveranno ciò che avevano
desiderato. Giudicare l'orfano significa rendere manifesta e dichiarare la
giusta sentenza a suo favore. L'annunzio che è stato dato riguardo alla giusta
condanna e la rovina dell'anticristo, è stato proclamato e scritto in modo che
l'uomo non osi più esaltarsi su questa terra sopra ogni misura. Come ha sentito
dire, non siano comminate anche a lui punizioni simili a quelle riceverà colui
che, eventualmente, non avrà esitato ad imitare.
Salmo 10
Per il Compimento. Salmo di Davide. Ho già spiegato il
significato del titolo ed esso viene ripetuto più volte perché sappiamo che
tutti i salmi godono della medesima autorevolezza.
Nel Signore confido; come potete dire alla mia anima:
trasmigra come un passero verso il monte? Egli
parla contro gli eretici della Chiesa, affaticata per i loro cavilli e
argomentazioni. Confido nel Signore e detesto i vostri argomenti che vengono
accolti soltanto da chi ha perso la sua fede in Dio. Come potete dire alla mia
anima: trasmigra come un passero verso il monte? Voi non siete delle vere montagne e noi non siamo
dei passerotti, come voi credete. Voi vi siete esaltati pensando di essere
delle montagne e ci umiliate considerandoci dei passaporti. Anzi siete proprio
delle montagne in questo senso: vi siete dilatati gonfiandovi d'orgoglio; siete
diventati come i monti di Gelboe, maledetti da Davide. Noi invece siamo sì dei
passeri, però di quelli che sfuggono alle trappole dei cacciatori. Le trappole
sono tutte le vostre macchinazioni.
In un altro salmo leggiamo: «Il passero ha trovato una
casa per sé» (Sal 83,4). Gli eretici dunque, confrontandosi con loro,
considerano i cattolici dei passerotti, già stimati dal Signore come merce di
scarso valore quando ha detto: «Due passeri non si vendono forse per un asse?»
(Mt 10,29).
Ecco i peccatori hanno teso il loro arco, posero nella
faretra le loro frecce per colpire nel buio i retti di cuore. La Chiesa rivolge al Signore stesso queste parole
della sua preghiera e si lamenta della grave persecuzione degli eretici,
dicendo: guarda, Signore, e riconosci questi uomini che parlano contro di noi:
sono eretici e peccatori con il loro arco ben teso. Tutti i componimenti degli
eretici, falsi e ingannevoli, quelli scritti e quelli pronunciati a voce, sono
un vero arco con il quale si propongono di eliminare, al buio, le anime dei
santi. La faretra rappresenta il loro cuore nel quale hanno riposto le loro
sentenze che conducono all'errore, come se fossero frecce predisposte e
preparate; quando viene il momento adatto, tramite qualche inganno, colpiscono
e feriscono, in modo subdolo, i retti di cuore.
[Il sentire] che tu hai portato la perfezione, lo hanno
distrutto. Non ti rimane nascosto, anzi è
molto chiaro davanti a te che è il modo di sentire, santo e universale, che tu ha insegnato, è quasi
distrutto. Ritiene che molti si sono lasciati ingannare dalla loro dottrina.
Ciò avvenne particolarmente al tempo di Ario che sconvolse tutto il mondo e
costrinse ad accogliere il suo errore. Il giusto, che cosa può fare? Segue:
Piovono lacci sui peccatori. Il testo compare quest'ordine. Ma, prima di tutto, commentiamo le
frasi che troviamo a metà del componimento e poi ritorneremo a spiegare quelle
che appaiono ora nel testo e in seguito esamineremo quelle successive.
Il Signore è nel suo
tempio santo, il Signore ha nel cielo il suo trono. Quando i santi dicevano che il Signore si trova nel
suo tempio santo dobbiamo pensare che questo modo di dire corrisponde a
quest'altro: il Signore è nel cielo dove si trova il suo tono. Questa
espressione corrisponde in modo pieno al pensiero che elaboravano e
sviluppavano nel loro cuore. L'apostolo insegna: «Non sappiamo che cosa
chiedere ma lo Spirito Santo intercede per noi con gemiti inesprimibili» (Rm
8,26). Siamo certi che i santi sono considerati il tempio di Dio e il luogo in
cui abita.
I suoi occhi osservano il povero. Non guarderebbe verso di loro, se non li amasse.
Sta scritto infatti: «Il signore guardò Pietro» (Lc 22,61). I suoi occhi
osservano il povero per usare misericordia verso di lui in continuazione,
sempre lo custodisce, lo guida e lo dirige in tutti i suoi pensieri e le sue
opere.
Le sue palpebre interrogano i figli dell'uomo. Conosce tutto soltanto con la sua intuizione e
aprendo gli occhi comprende ogni cosa e non esiste nulla che possa nascondersi
alla sua interrogazione e alla sua sapiente osservazione.
Il Signore interroga il giusto e l'empio. Il Signore esamina il giusto ed anche l'empio nel
senso che la loro coscienza risponde a lui e qualsiasi cosa sia nascosta in
essa, appare con chiarezza di fronte alla sua interrogazione e alla sua
analisi.
Chi ama l'iniquità, odia la sua anima. Sembra la definizione dell'uomo malvagio. È una
persona malvagia chi ama l'iniquità e odia la sua anima. Sono due cose pessime,
sia amare l'iniquità come avere in odio la propria anima. Anzi amare la
malvagità è peggio che compiere il male, come è meno grave peccare che il
perseverare nel peccato.
Piovono lacci sopra i peccatori. Questo versetto, come ho già detto, è la
continuazione della domanda: il giusto e cosa può fare?
In questa bella espressione manifesta che c'è una grande
abbondanza di lacci. Quanti sono i peccati, altrettanto lo sono i lacci nei
quali i peccatori vengono catturati e legati. L'uomo empio viene infatti tenuto
prigioniero dai legami delle sue colpe. L'uomo che ha peccato più volte e ha
commesso peccati più gravi, è tenuto prigioniero da molteplici lacci. «Fuoco,
zolfo e tempesta saranno la parte del calice che erediteranno» (Sal 10,6).
Questo è il calice dell'ira e del furore di Dio, con il quale i peccatori
saranno inebriati e per mezzo del quale viene annunciata la morte e tutte le
sofferenze della loro punizione. Tuttavia tutta questa enumerazione non
rappresenta l'intero calice ma soltanto una parte di esso. In realtà li
attendono molti altri tormenti e forse ben più gravi. Riguardo a questo fuoco,
nel Vangelo ci viene detto che esso è eterno e inestinguibile. Gli uomini che
vengono puniti con lo zolfo rappresentano quelli che si abbandonarono alla
lussuria e al piacere della carne. Periranno travolti dalla tempesta, quelli
che hanno sconvolto la Chiesa e non potranno mai rimanere tranquilli e godere
la pace. In questa vita si comportarono come fossero stati violente tempeste,
ed è giusto allora che sempre siano trascinati e sommersi da un vento di
tempesta.
Il Signore è giusto, ama
la giustizia ed agisce come equità.
Il Signore scruta il giusto e l'empio e dal momento che è giusto ed ama la
giustizia, renderà a ciascuno secondo le sue opere, come richiede la giustizia.
Salmo 11
Per la fine. Per l'ottava. Salmo
di Davide. Si è già spiegato in precedenza, per esteso, il significato del
titolo e non è necessario farlo di nuovo.
Salvami Signore perchè non c’è più alcun santo ed è
venuta meno la verità tra gli uomini. È
l’invocazione dei giusti che, prima dell’incarnazione di Cristo, desideravano
la sua venuta. Accadde un tempo che non solo i pagani ma anche i giudei, che si
chiamavamo popolo di Dio, venerassero gli idoli, adorassero i demoni,
cercassero le vanità, e tutti insieme si allontanassero dalla verità. Poiché la
santità e la verità erano venute meno e non c’era nulla da cui si poteva
sperare un aiuto da parte di Dio, il giusto in modo opportuno grida ed invoca:
Ognuno dice vanità al suo prossimo. Ognuno, sia i giudei sia i pagani, dicono cose vane
al prossimo. Prossimo non tanto per la consanguineità, - seconda una
interpretazione errata di molti -, ma piuttosto per la malvagità, come dobbiamo
intendere. Gli uomini che sono prossimo agli altri in questo modo, di continuo si stimolano gli uni gli altri a
seguire la vanità e la stoltezza poiché hanno labbra bugiarde e nel loro cuore
hanno pensato al male. Al contrario, come vengono presentati i santi? «Tutti
avevano un solo cuore e un'anima sola» (At 4,32). Questi, invece, non mostrano
di avere un cuore solo ma un cuore doppio.
Disperda il Signore tutte le lingue d'inganno e la
lingua che dice parole arroganti, che è quella di coloro che dissero: vantiamoci
del nostro parlare, siamo forti per nostro discorso, chi sarà il nostro padrone? In ogni tempo sono così gli uomini che, sicuri della
loro eloquenza e del loro sapere, non esitano a seminare l'errore. Lo fecero i
filosofi pagani, considerati i più sapiente tra il popolo. Costoro erano in
errore riguardo a tutto ciò che riguardava il culto di Dio; non avevano però
tutti la medesima opinione ma ognuno di loro insegnava una o più dottrine erronee. Costoro avrebbe
potuto dire: vantiamoci del nostro parlare, siamo stati noi ad elaborare queste
teorie e non siamo debitori a nessuno. Chi è stato nostro maestro e signore al
quale dobbiamo essere riconoscenti per quello che insegniamo e sappiamo? Ben a
proposto ha detto l'Apostolo: «Dio ha reso stolta la sapienza di questo mondo»
(1 Cor 1,20). Pure fra i giudei, come leggiamo, ci furono molti eretici. I
Sadducei, ad esempio, negavano la risurrezione, ma il nostro Salvatore volle
contrastare questa eresia con argomentazioni sicure. Tale eresia deriva
sicuramente dalla dottrina dei filosofi.
Per la miseria dei poveri e il gemito dei miseri, ora
sorgerò, dice il Signore. Il Signore
esaudisce coloro che all'inizio di questo salmo lo avevano invocato, dicendo:
Salvami, Signore. Ora, dice, m'alzerò per soccorrerli, libererò i poveri e i
miseri dal potere del diavolo e da una caterva d'errori. In che modo e per
mezzo di chi presta questo soccorso per la sua bontà, lo precisa nel seguito:
Invierò la mia salvezza, agirò in modo che abbiano
fiducia in me. Il soccorso di Dio è Cristo,
per mezzo del quale Dio ha compiuto una salvezza molto grande. Un altro salmo
celebra quest'opera mirabile: «Il Signore ha manifestato la sua salvezza» (Sal
97,2). Anche il Patriarca Giacobbe l'aspettava: «Attenderò la tua salvezza,
Signore» (Gen 49,18). Agirò in modo che abbiano fiducia in me. Se a combattere
è un capitano di tal valore, non c'è da temere alcuna sconfitta; di lui viene
detto: «Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia» (Sal
23,8).
Le parole del Signore sono parole pure. Ecco avete udito le parole e la promesse di Dio,
dice il Profeta: credete ad esse con molta fermezza e non abbiate alcun dubbio
perché adempirà la promessa. Perché? Le sue parole sono pure e vere e non può
mentire in nessun modo.
Sono argento provato al fuoco, purificato dalla terra
per sette volte. Le parole di Dio sono
veramente così: pure, caste, vere; come argento purificato dal fuoco non
presentano alcuna macchia di falsità. Che significa purificato dalla terra
sette volte? [Il metallo] rimane sul fuoco a lungo, finché venga purificato da
ogni commistione terrena. Per questo viene introdotto il numero perfetto, nel
quale sono compresi tutti i numeri. Ciò che è stato purificato sette volte, non
ha bisogno di un'ulteriore esame.
Tu, Signore, ci proteggerai e ci custodirai per sempre
da questa gente. Così è la preghiera di
coloro che poterono vedere Cristo venuto nella carne. Vale a dire: Ecco sei
venuto, si è adempiuta la promessa del Padre e la parola dei profeti; ora siamo
certi che tu ci proteggerai e ci custodirai nel tempo e nell'eternità. Ma che
cosa accadrà ai malvagi? Lo dice nel versetto seguente:
Gli empi girano intorno. Non avanzano andando diritti ma continuando ad avvitarsi in cerchio,
non possono scoprire dove sfocia e culmina [la ricerca] della verità. Secondo
la tua altezza, hai moltiplicato i figli dell'uomo. Sembra farsi una domanda:
se costoro si muovono girando in cerchio e ignorano il sentiero della verità,
perché si sono moltiplicati così tanto? Perchè possiedono in abbondanza i beni
della vita? A costoro egli risponde: il motivo è sconosciuto e difficile da
scoprire; richiede una riflessione prolungata. Molti passi delle Sacre
Scritture parlano del problema della sventura dei giusti e della prosperità
degli iniqui. Forse si può interpretare così: il numero dei giusti deve moltiplicarsi
in parità col numero di coloro che abitano nell'altezza del cielo. Troviamo
nella Scrittura: «Stabilì il numero dei popoli, in proporzione al numero degli
Angeli» (Dt 32,6).
Salmo 12
Per la fine. Salmo di Davide. Il
significato del titolo è stato esposto in precedenza.
Fino a quando Signore continuerai a dimenticarmi? Fino
a quando distoglierai da me il tuo volto?
Scorgiamo l'invocazione del profeta ma anche degli altri uomini che aspettavano
con grande desiderio la nascita di Cristo e la sua redenzione. Il Signore ha
parlato di loro: «Molti re e profeti desiderarono vedere ciò che voi vedere ma
non lo videro; ascoltare ciò che voi ascoltate ma non l'udirono» (Lc 10,24). Si
lamentano perché il Signore li ha dimenticati da tanto tempo, perché si è adirato
con loro fino a distogliere il suo volto e non vuole più visitarli con
l'incarnazione del Figlio suo.
Fino a quando darò consigli alla mia anima?
M'addolorerò nel cuore per sempre? Non mi è
sufficiente il consiglio che do a me stesso, quello che do alla mia anima.
Venga ormai l'Angelo del grande consiglio, venga quel «mirabile consigliere,
padre del mondo futuro, principe di pace» (Is 9,7) ed estragga il dolore dal
mio cuore, per il quale soffro nel giorno, ossia per ogni giorno della mia
esistenza. O meglio: soffro per il desiderio di quel giorno, e di quella luce
che m'illuminerà, come spero, nello splendore della sua venuta.
Fino a quando il mio nemico trionferà su di me? Guarda e rispondimi, Signore Dio mio. Non
distogliere più il tuo volto da me, così invoca, ma guardami ed ascoltami
affinché il nemico non prevalga su di me.
Illumina i miei occhi affinché non dorma nella morte. Illumina i miei occhi, rischiara la vista del mio
cuore; invia a noi la tua luce splendida che illumina ogni uomo che viene in
questo mondo; manda a noi il Figlio tuo, la cui morte, farà perire la morte e
cancellerà il peccato originale. Era questo il grande timore dei santi: perire
nella morte del peccato.
Non dica il mio nemico: l'ho vinto. Il nemico gode della morte degli uomini che non
sono stati ancora liberati dal peccato originale o che muoiono in peccati molto
gravi senza pentimento e trionfa su di loro.
I miei persecutori esulteranno se mi avranno rimosso. Viene descritta la gioia e l'esultanza degli
spiriti maligni che consiste nel rimuovere dal loro posto gli uomini giusti,
affinché siano separati da Dio, dalla fede, dalla verità, dalla giustizia e da
ogni possibilità di bene.
Ecco confido nella tua misericordia. Non abbiamo nessun mezzo che sia in grado di liberarci
dalle loro insidie, se non la sola misericordia di Dio,.
Esulterà il mio cuore nella tua salvezza. Ecco, afferma, ho ottenuto quanto avevo desiderato,
ciò che avevo cercato e aspettando così a lungo, cioè la tua salvezza, Gesù
Cristo tuo Figlio. Il mio cuore godrà, esulterà e gioirà nella tua salvezza con
una gioia sconfinata.
Canterò al Signore che mi ha beneficato e salmeggerò al
nome del Signore altissimo. L'Altissimo è
certamente Dio Padre, così dobbiamo interpretare. Giustamente si propone di
cantare e di lodare: Dio, inviando suo Figlio, gli ha donato con Lui tutti i
beni che poteva desiderare e sperare di ricevere.
Salmo 13
Per la fine. Salmo di Davide. Ho
già chiarito più volte che cosa significhi per la fine e salmo di David.
Ha detto lo stolto nel suo cuore: non è Dio. Sono corrotti, sono diventati abominevoli nei loro
desideri. Parla la Chiesa e rimprovera il popolo ebraico perché vedendo che il
nostro Signore e Salvatore era apparso umile e non nella forma di Dio, stabilì:
non è Dio. [Quel popolo] essendo stolto e insipiente non ha compreso le
Scritture divine. Così corruppero la fede dei patriarchi e dei profeti e non
custodirono la verità. Divennero abominevoli per Dio e per gli uomini a motivo
delle loro cattive intenzioni.
Nessuno compie il bene, finché non siano uno. Né in quel popolo, né in un altro, in nessun popolo
c'era qualcuno che compiva il bene. Non avendo la fede, nessuna delle loro
opere è considerata buona, poiché «senza la fede è impossibile piacere a Dio»
(Eb 11,6). L'aggiunta finché non siano uno, va intesa come un riferimento ai
fedeli che hanno un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo e che, come
insegna l'Apostolo, sono un cuore solo e un'anima sola.
Il Signore dal cielo guardò i figli dell'uomo per
vedere se c'era un saggio o uno che cercava Dio. Come li trovò? Tutti avevano deviato, insieme erano diventati vanità.
L'autorità divina attesta che nessuno fa il bene, non ci sarà finché non siano
uno. Traviarono insieme perché, dopo essersi allontanati dalla verità, caddero
tutti insieme nell'errore. Divennero inutili perché non operarono nulla di
utile, né per sé, né per Dio.
Sepolcro aperto è la loro gola, con la loro lingua
agivano in modo disonesto, veleno d'aspide sotto le loro labbra. Non è sufficiente per loro, dice, non fare il bene,
ma anche operano il male in tutti i modi per consolidare la loro condanna. La
loro bocca è un sepolcro aperto: essi diventano per i loro ascoltatori un odore
mortale che provoca la morte, mentre gli apostoli erano odore di vita per la
vita. Giustamente allora aggiunge: con la loro lingua agivano in modo
disonesto, veleno d'aspide sotto le loro labbra. Il veleno dell'aspide non ha
antidoto. Gli uomini che credono alla loro dottrina e perseverano in essa,
vengono feriti a tal punto da non poter essere risanati.
La loro bocca è colma di maledizioni e piena
d'amarezza, i loro piedi corrono velocemente all'uccisione. Tristezza ed infelicità nelle loro vie e non
conobbero la strada della pace. La frase, non conobbero la strada della pace,
non riguarda soltanto i giudei; tutti coloro che sono fuori della Chiesa non
possiedono la fede di Cristo. Così bisogna capire tutte queste allusioni. Chi è
la via della pace se non il Salvatore nostro, chiamato via e pace? «Egli è la
nostra pace che fece dei due una cosa sola» (Ef 2,14). «Egli è via, verità e
vita» (Gv 14,6).
Non c'é
timor di Dio davanti ai loro occhi. Ossia,
se tutti questi [malvagi] dei quali abbiamo parlato poco fa, non hanno
conosciuto la via della pace, è certo che non hanno posto davanti ai loro occhi
il timore di Dio e per questo non si vergognano di agire male né si sforzano di
fare il bene.
Tutti gli operatori d'iniquità, che divorano il mio
popolo come fosse un pezzo di pane, non capiscono queste cose e quelli che non
invocano Dio, sono presi da paura là dove non c'era ragione di temere.
Dio è per la generazione dei giusti, quella che essi cercano di avvilire e rovinare in
tutti i modi. Gli operatori d'iniquità rappresentano tutti gli uomini malvagi,
ebrei e pagani. I tiranni e gli eretici, invece, sono prefigurati in coloro che
divorano il popolo di Dio, come un pane. In un altro passo si parla ancora di
loro: «Divorarono Giacobbe e distrussero la sua abitazione» (Sal 78,7).
L'immagine usata dal profeta, quella del popolo di Dio divorato come un pane,
evidenzia con quanta bramosia quelli cerchino di rovinare il popolo di Dio,
nell'anima e nel corpo. In coloro che ebbero paura là dove non c'era motivo di
temere, dobbiamo vedere in modo specifico i giudei i quali, cospirando contro
il nostro Salvatore, dicevano fra loro: «Se lo lasciamo libero, verranno i
Romani distruggeranno il luogo santo e il popolo» (Gn 11,48). Continuando a
parlare di loro, aggiunge:
Avete confuso il progetto del povero, perché in Dio sta
la sua speranza. Il povero di cui si parla
qui è quello del quale l'apostolo ha detto: «Da ricco che era in tutto, si è
fatto povero per noi» (2 Cor 8,9). I miseri giudei disprezzarono il suo
progetto, lo condannarono, rifiutarono di accoglierlo, preferirono insultarlo
dicendo: «Ha confidato in Dio, lo liberi ora se vuole» (Mt 27,43). Questa sfida
ricalca il versetto: perché il Signore è la sua speranza.
Chi darà da Sion la salvezza d'Israele, mentre il
Signore cambierà la prigionia del suo popolo.
Dice: infelici giudei, chi, provenendo da Sion quale vostro aiuto e difensore,
porterà la salvezza ad Israele, come hanno testimoniato i vostri profeti? Nei
libri dei Profeti è scritto: «Da Sion giungerà Colui che libera Giacobbe dalla
schiavitù» (Rm 11,26). Non può essere se non Cristo; come interpretiamo.
S'ingannano, allora, i giudei che stanno aspettando un Anticristo, considerato
da loro il vero messia.
Si rallegri Giacobbe ed esulti Israele. Se diamo un senso letterale all'invito, esso prende
un carattere ironico, poiché [gli israeliti] non otterranno letizia e gioia ma
sventura e dolore. Se pensiamo, invece, che si riferisca a quella parte del
popolo, che ebbe fede in Cristo, oppure si attribuisce a Giacobbe e a Israele,
un significato specifico [come denominazione della Chiesa], l'annuncio ha un
significato evidente.
Salmo 14
Salmo. Di Davide. Considerando
che nel titolo non è presente la parola per la fine, il testo deve avere per
argomento soltanto la persona di Davide, che ha scritto la composizione. In
questo salmo egli interroga Dio e merita di ricevere la sua risposta.
Signore chi abiterà nella tua tenda? Chi riposerà sul
tuo santo monte? Parla il profeta, anzi il
Signore stesso parla nel profeta, come lui stesso attesta in un altro passo:
«Ascolterò che cosa dica in me il Signore Dio» (Sal 84,9). Dice queste cose per
istruirci. Conosciuta la risposta del Signore, sapremo ciò che bisogna fare e
ricordare, e ciò che bisogna respingere e rifiutare.
Chi entra senza macchia e opera la giustizia. Chi è senza macchia, se non soltanto «Colui che non
commise peccato né si trovò inganno nella sua bocca» (1 Pt 2,22). Possiamo,
però, dare anche un altro significato: «Se un peccatore, in qualsiasi momento,
si sarà convertito, non ricorderò nessuna delle sue iniquità» (Ez 33,16). L'interpretazione sicura è questa:
possono entrare coloro che sono senza macchia; qualunque cosa siano stati, una volta che si saranno
volti alla penitenza, non persevereranno più nel peccato. Aggiunge, inoltre: ed
opera la giustizia. Non basta evitare il male se non si opera anche il bene. Lo
suggerisce un altro passo: «Allontanati dal male fa il bene» (Sal 36,97).
Chi parla la verità che ha nel cuore e non pronuncia
menzogna con la sua lingua. Dobbiamo
interpretare così: non dobbiamo parlare in modo diverso da come pensiamo ma
facciamo risuonare sulla lingua ciò che abbiamo nel cuore.
Non fece danno al suo prossimo. Lo ripete anche il Signore nel Vangelo: «Non fare
agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te» (Mt 7,12). Qualsiasi cosa abbia
compiuto, in seguito riparò il male compiuto e fece penitenza. Ricordiamo il
richiamo dell'Apostolo che avverte gli uomini che perseverano nel male: «Con la
tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno
dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio» (Rm 2,5). In questo
avvertimento si possono congetturare molte cose, che sembrano molto difficili
da pensare.
Non accettò di fare un danno contro il suo prossimo. Che
significa non accettò? Non gli piacque, non gli sembrò una cosa gradita né
accettabile e se compì una cosa del genere, poi si pentì di averla fatta. Ci
sono alcuni che «godono di fare il male, gioiscono dei loro propositi perversi»
(Pr 2,14).
Al suo cospetto il malvagio non vale nulla. Usa il passato al posto del futuro, secondo una sua
abitudine. Nel giorno del giudizio, sotto il comando e lo sguardo di Dio, i
malvagi saranno condotti alla morte e alla dannazione, il diavolo, capo di
tutti gli iniqui, con tutta la sua schiera. E allora accadrà ciò che segue:
Il Signore glorificherà chi lo teme. Allora il Signore onorerà i suoi santi, li
glorificherà e li esalterà sopra i cieli. Dopo aver posto questa riflessione
d'intermezzo, ritorna al discorso cominciato.
Chi giura al suo prossimo e non lo inganna. Ogni promessa, formulata dai santi, se è onesta,
deve essere considerata sicura e certa come se fosse un giuramento. Se non è
buona cosa giurare, è una cosa pessima giurare per ingannare.
Chi non presta il denaro ad usura. Agire così, anche solo stando alla lettera, è
compiere un peccato grave, perchè in una simile circostanza, l'amore muore e i
poveri sono spogliati dei loro beni. È possibile, però, estendere il senso
includendo coloro che non danno gratuitamente ciò che hanno ricevuto in modo
gratuito e che fanno il bene per essere onorati dagli uomini.
Non accetta doni contro l'innocente. Ascoltino questo ammonimento i giudici, i potenti
del mondo, i quali, spesso, condannano gli innocenti, perché sono stati pagati
per far questo.
Chi agisce in questo modo, non sarà mai scosso. Chi compie quelle azioni che sono state richiamate
poco fa, questi abiterà nella tenda di Dio e riposando sul suo monte santo,
sarà stabile per sempre.
Salmo 15
Iscrizione del titolo, dello
stesso Davide. Parla dell’iscrizione, in caratteri ebraici, greci e latini, del
titolo che fu posto sopra il capo del nostro Salvatore mentre pendeva dalla
croce. Nell'iscrizione stava scritto: Gesù Nazareno, Re dei Giudei. Il
riferimento a Davide indica che tutte le cose che vengono proclamate nel salmo,
vanno considerate un riferimento a Cristo Signore, colui che fu davvero forte
di mano.
Custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato. Come anima razionale e corpo formano un unico uomo, così umanità e divinità sono un
unico Cristo. Tutte le volte che il nostro Salvatore chiede qualche beneficio,
tutte le volte che domanda d’essere custodito, aiutato e liberato, tutte le
volte che dice di sperare o di confidare in Dio o afferma qualcosa di simile,
sono espressioni che hanno attinenza all’umanità e non alla divinità. La
divinità di Cristo, per la quale è uguale e pari in tutto al Padre, non ha
bisogno di nulla. Dica dunque Cristo Signore, non come Dio ma come uomo:
custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato. Era vicino a lui, la divinità a
cui parlava, era là la divinità nella quale sperava; l'umanità invoca la
divinità, non perché sia spaventato dal terrore, dal momento che era assistito
da un aiuto tanto grande, ma per mostrarsi un vero uomo, diceva:
Dissi: Il mio Signore sei tu. Come provi questo? Non hai bisogno dei miei beni. Quali sono i tuoi
beni? «Tutto ciò che il Padre possiede é mio» (Gv 15,16). E il Padre, che cosa
possiede? Tutto ciò che è bene per lui, sono beni suoi e miei. Il Padre non ha
bisogno di nulla, il Figlio non ha bisogno di nulla, e lo Spirito Santo è
[ugualmente] Dio; c'è un unico Dio, Egli solo è l'essere, è beato di ciò che
possiede e non ha bisogno di altri beni.
Per i santi che sono sulla sua terra, ha reso grandi le
mie opere tra loro. Dio, alla vista di
tutti i santi che sono nella sua terra, ha reso splendide e mirabili le sue
opere. Tutto ciò che esiste in questo mondo, appartiene alla sua terra ma Egli,
pur essendo ricco, scelse di essere povero e sopportare molto tante sofferenze.
Gli altri, tuttavia, eccetto i santi e quelli che fanno parte del loro numero,
non provano ammirazione per le opere del nostro Salvatore, perché non credono a
nessuna di esse.
Si erano moltiplicate le loro malattie ma poi, in
seguito, poterono correre [per farsi risanare]. Le malattie dei santi e di quelli che erano con loro, convertiti alla
fede di Cristo grazie al loro insegnamento e alla loro dottrina, si erano
moltiplicate prima [di giungere alla fede] , ma dopo la predicazione di Cristo
Signore, quando furono chiamati alla fede, s'affrettarono, corsero, si fidarono
e furono risanati. Molti furono guariti nel corpo, diversi lo furono
nell'anima. Perciò anche le malattie che si erano moltiplicate, non
riguardavano il corpo ma l'anima, come è opportuno pensare.
Non radunerò le loro conventicole di sangue. In questo passo conventicola assume un significato
positivo. Sono le conventicole di cui parla il Signore: «Nella casa di mio
Padre, ci sono molte dimore» (Gv 14,2). In questa casa di raduno e in quelle
dimore si raccoglieranno i santi, i quali, benché prima fossero stati ammalati
e peccatori (a questo allude l'espressione nel sangue), tuttavia, tutti coloro
che si riuniranno in quel luogo, diventeranno puri e santi, purificati da ogni
macchia di vizio.
Non ricorderò con le mie labbra i loro nomi. In un primo tempo avevano dei nomi corrispondenti al
loro stato. Erano chiamati dissoluti, adulteri, omicidi, sacrileghi e con altri
nomi ancora con i quali gli uomini denominano persone cattive. Ora, in vece,
sono chiamati «dei e tutti figli dell'Altissimo» (Sal 81,6).
Dio parte della mia eredità e del mio calice. Questi uomini sono mia eredità, un'eredità
acquistata bevendo al calice della passione. «Siete stati comprati a caro
prezzo», ci ricorda l'Apostolo «glorificate e portate Dio nel vostro cuore» (1
Cor 6,20). Dio partecipò al calice di Cristo, perché ebbe pietà della sua
sofferenza. Ho mostrato quale sia l'eredità di Cristo e quale sia l'eredità dei
santi. Soltanto il Signore è l'eredità dei santi perché, dopo aver disprezzato
tutti i beni del mondo, scelsero il Signore come loro eredità. Quale scambio
proficuo! Loro sono l'eredità del Signore e possiedono il Signore come eredità.
Tu [o Dio] mi hai restituito la mia eredità. Parla come uomo e rende grazie alla divinità,
perché, servendosi della sua forza, vinse il diavolo e perché, per suo dono, ha
ricevuto [gli uomini] in eredità.
Le funi caddero per me in luoghi meravigliosi. Gli uomini dividono i loro appezzamenti con funi e
pertiche e queste funi delimitano talora un terreno fertile, altre volte un
podere sterile e pietroso, altre volte ancora un terreno di rovi e di
spine. Dio, affidandogli l'eredità, gliela presenta tutta bella e feconda
mentre gli dice che le funi delimitarono per lui terreni magnifici. Se forse ad
altri sembra bella [l'eredità che ricevono], come accade spesso, lui la vede
meravigliosa in tutto. Per questo aggiunge: La mia eredità è
meravigliosa per me.
Benedetto il Signore che mi ha comunicato una buona
istruzione. Soprattutto anche per questo:
benedirò il Signore perchè i miei reni mi rimproverarono di notte. Il Signore e
Salvatore nostro, lieto di aver acquisito con la sua fatica un'eredità così
bella, benedice il Padre e lo ringrazia per ciò che ha potuto compiere e per le
sofferenze avute dai giudei. La buona istruzione sono la buona dottrina e la
buona predicazione con la quale vinse il diavolo e il mondo fu liberato dalla
morte. In riferimento all'istruzione e alla dottrina, Egli ha detto: «La mia
dottrina non è mia» (Gv 7,16). Era sua in qualità di Figlio di Dio, ma non era
sua come uomo, per questo afferma che buona istruzione non proveniva da lui ma
gli era stata donata. Le sue reni furono i giudei dai quali derivò secondo la
carne. Questi non smisero mai di rimproverarlo, di bestemmiarlo, di maledirlo e
di perseguitarlo in modo crudele fino alla morte, espressa nell'immagine della
notte. Egli tuttavia non si preoccupava della loro ostilità, rafforzato dalla
difesa forte e strenua della divinità, che era in lui. Lo ripete ancora.
Ponevo sempre
il Signore davanti a me, non ero scosso poiché stava alla mia destra. Il nostro Salvatore, nel corso della sua amara
passione, non rimase scosso, ossia non cadde in preda al risentimento, come
avviene ad altri; al contrario, preso da pietà e da misericordia, pregava per i
suoi persecutori: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc
23,34). La divinità che stava alla sua destra, lo induceva alla pietà e alla
misericordia, non al rancore e alla vendetta.
Per questo si rallegrò il mio cuore. Dichiara: per questo si è rallegrò il mio cuore,
perchè la divinità rimase sempre alla mia destra, mi guidò e custodì in ogni
circostanza. Ed esultò la mia lingua. Parla di quella dell'uomo interiore, con
la quale si vuole alludere all'intelletto, come ho spiegato.
La mia carne, pure, riposa nella speranza. Nella speranza di un soccorso veloce e immediato.
Per questo poi dice: perché non abbandonerai l'anima mia nel regno dei morti né
permetterai che il tuo santo veda la corruzione. La divinità discese nel regno
dei morti insieme con l'anima ma non abbandonò il corpo nel sepolcro. L'anima
poté essere separata dal corpo, ma non lo poté la divinità, poiché Dio è
ovunque e tutto contiene. Sarebbe stato del tutto inappropriato che quella
carne santissima si corrompesse: era nata dalla Vergine senza corruzione e
visse in questo mondo senza macchia di peccato.
Mi facesti conoscere le strade della vita. «Uscii dal Padre e venni nel mondo; di nuovo lascio
il mondo e ritorno dal Padre» (Gv 16,28). Tutte le strade mi sono note, percorsi
la via dell'andata e del ritorno.
Mi colmerai di gioia alla tua presenza. Vedere Dio di continuo e stare sempre con lui è
causa di gioia immensa. Godrò delizie, gioia ed esultanza mentre siedo alla tua
destra in eterno.
Salmo 16
Preghiera di Davide. Riteniamo che questa preghiera sia
dello stesso Davide che l'ha composta. Se avesse voluto attribuirla al nostro
Salvatore, avrebbe premesso il titolo per il compimento, com'è solito fare.
Esaudisci, Signore, la mia giustizia. Parla il profeta e tutta la Chiesa formata da tutti
i fedeli dell'uno e dall'altro Testamento. Ascolta, Signore, la mia
preghiera. Chi sa di essere giusto, può
pregare con fiducia. Sii attento alla mia supplica. Ripete la stessa invocazione anche nel versetto
successivo.
Porgi l'orecchio alla mia supplica, non da labbra
d'inganno. I santi non hanno labbra
d'inganno e perciò rivolgono preghiere monde e pure.
Dal tuo volto esca il mio giudizio, i tuoi occhi vedano
l'equità. Il sentimento si scorge
dall'espressione del volto e dello sguardo. Molte volte, allora, prima che la sentenza sia proferita dal
giudice, la si intuisce dal suo volto e dal suo sguardo. Sembra voler dire:
mostrati adirato, scosta il tuo sguardo dai tuoi nemici e dall'espressione del
tuo volto capiscano che il tuo giudizio e la mia causa sono giusti.
Hai esaminato il mio cuore e lo hai visitato di notte,
lo hai esaminato con il fuoco e non si è trovata iniquità in me. Ha messo alla prova Abramo, ha esaminato Giobbe e
Tobia, ne ha messi alla prova anche molti altri e li ha visitati nella notte
dell'angustia e della tribolazione. Perciò aggiunge: Mi hai esaminato
al fuoco e non si è trovata in me iniquità.
è certo che ancora adesso molti sono provati ma non sanno di essere messi alla
prova e non pensano che le sofferenze che soffrono siano dovute ad una prova.
Ci si deve ricordare di questi santi, affinché anche da tribolati, rendano
grazie, cosicché neppure in loro
si riscontri alcuna iniquità.
Non parli la mia bocca le opere degli uomini: a motivo
delle parole delle tue labbra ho custodito le vie dure. Il discorso che sto facendo non ha lo scopo di
ottenere lode o approvazione; se lo facessi, allora con la mia bocca parlerei
al modo degli uomini. Le parole delle labbra di Dio sono i precetti dell'uno e
dell'altro Testamento. Chi vuole conservare e custodire queste parole, è
necessario che cammini e custodisca strade difficili.
Conferma i miei passi nelle tue vie perché non siano
ossi i miei passi. Nessuno con le sue sole
forze, senza l'aiuto di Dio può giungere alla perfezione. Perciò è sempre
necessario ricorrere alla misericordia di Dio, affinché rinsaldi i nostri passi
nella via dei suoi comandamenti. Il nostro incedere non venga deviato, per
istigazione del diavolo, dal sentiero a lui gradito.
Ti ho invocato, perché tu, o Dio, mi hai ascoltato;
porgi a me il tuo orecchio ed ascolta le mie parole. Molte volte ti ho invocato, e ancora adesso mi rivolgo a te e, dal
momento che mi ha ascoltato già tante volte, ascoltami anche al presente.
Sembra dire: dal momento che mi è sempre ascoltato, allora ho preso il coraggio
di invocare ancora e non smetterò mai di farlo.
Magnifica le tue misericordie, tu che salvi coloro che
sperano in te. Il Signore ogni giorno
moltiplica le occasioni di misericordia, quando chiama a sé il peccatore quando
salva coloro che sperano di lui da altri uomini e dalle trame degli spiriti del
male. Sono costoro che oppongono resistenza alla tua destra e non cessano di
combattere contro la Chiesa di Dio.
Custodiscimi, o Signore, da coloro che ti fanno
resistenza, come la pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali dal
volto degli empi che mi hanno afflitto. Non
c'è nulla che esiga una difesa maggiore della pupilla dell'occhio perché, se
essa rimane offesa, la vista si perde. Il giusto si paragona sempre alla
pupilla e così mostra che, se rimane privo della difesa di Dio, a fare molto
fragile e può perire molto facilmente. Le ali di Dio rappresentano le virtù
senza le quali non è possibile che noi voliamo verso la realtà celesti. Se le
possederemo, non avremo paura delle aggressioni e delle trame degli empi.
L'apostolo insegna: «Per la fede i santi sconfissero i regni, hanno compiuto la
giustizia, si sono guadagnati i beni promessi, hanno chiuso le fauci dei leoni,
hanno estinto l'impeto del fuoco, scamparono alla spada, si ripresero dalla
debolezza e si mostrarono forti nella lotta» (Cf Eb 11, 33). La fede, insieme
alle altre virtù, ci protegge, ci difende, e, se siamo privi di queste spese
non possiamo sfuggire alle macchinazioni dei nemici.
I miei nemici circondavano la mia anima. A quale scopo? Per catturarla, trarla in inganno e
coinvolgerla nei loro errori. Tuttavia, come dichiara in un altro passo,
«l'anima nostra, come un passero, è sfuggita al laccio dei cacciatori » (Sal
123, 7).
Si sono chiusi nel loro grasso. Che cosa rappresenta questo grasso? È lo spessore e
la vastità tutte le loro trame e di tutti i loro inganni. Anche in un altro
passo si parla di questo: esce come grasso la loro iniquità» (Sal 52, 7). Per
questo i tori sono considerati grassi, perché si sono riempiti di questo adipe.
Al momento attuale gli empi e i peccatori, cioè i tiranni, i giudei e gli
eretici hanno concepito nella loro mente questo grasso; hanno pensato al loro
cuore gli hanno affidato alla loro memoria l'intenzione di combattere contro i
santi di Dio a suo tempo, con l'inganno e praticarono questo loro proposito con
violenza. Per questo aggiunge: la loro bocca parla arroganza. Facevano questo, quando bestemmiavano il Cristo,
deridevano i santi, e li accusavano di adorare un uomo morto. Non potevano
essere liberati dalle loro mani, come neppure il Cristo poté essere liberato
dalle mani di Giudei.
Dopo avermi scacciato, mi hanno circondato. Da dove li hanno cacciati? Lo vuoi proprio sapere?
Dalle nostre case, dalla buona fama, dei nostri possedimenti, dalle nostre
abitazioni e dalle nostre cariche. Perché li hanno circondati? Per catturarli,
per tenerli nelle loro mani, per legarli, e flagellarli e condannarli a morte
dopo aver fatto provare loro molti tormenti. Agivano così, perché non
conoscevano Dio e non credevano che, dopo questa vita, ne esistesse un'altra.
Perciò aggiunge: obbligarono i loro occhi a guardare verso la terra. Ignorando l'altra vita, pensavano solo ai beni
terreni e i passeggeri.
Mi catturarono come un leone pronto a pregare e come
leoncelli dimoranti in nascondigli. Con
poche parole parla della dura crudeltà con cui hanno eliminato i santi di Dio.
Sorgi, Signore, previenili! Sorgi, Signore, ad aiutare i tuoi santi, previenili perché essi cercano
sempre di prevenire e di anticipare. Vadano in rovina con le ricchezze che
amano. Questa imprecazione è pronunciata soprattutto contro i Giudei i quali
cominciarono per primi a perseguitare la chiesa e in Gerusalemme non ebbero
alcun timore a mettere le loro mani empie su Cristo Signore. Mentre cercavano
di eliminare i santi apposto e far sparire dalla data il nome di Cristo e la
sua memoria, quasi totalmente, furono prevenuti dai romani, furono catturati,
esiliati e condotti in schiavitù.
Libera l'anima mia dall'empio. Libera l'anima mia del popolo malvagio dei Giudei i
quali, dopo avere male interpretato la legge e i profeti, ha ingannato molti e
molti hanno fatto cadere in errore.
La spada dei nemici [] dalla tua mano. In questa spada dobbiamo vedere tutti gli
strumenti, materiali e spirituali, con i quali, dopo averla impugnata, i
cristiani possono difendersi. I ragionamenti, le deduzioni e i sillogismi per
mezzo dei quali i Giudei ed gli eretici hanno deciso i cristiani sono stati più
letali delle armi materiali. I santi invocano il Signore chiedono che sia tolta
a loro questa spada affinché non possono uccidere e ingannare il popolo
semplice. Quando poi dice, dalla tua mano, è come se dicesse dalla tua forza e dalla tua potenza. Infatti noi
non dobbiamo fare attenzione esclusivamente alle parole ma piuttosto
all'intenzione di colui che sta parlando.
Signore, disperderli dai pochi della terra. In questi pochi dobbiamo vedere degli uomini di cui
parla il Signore del Vangelo: «Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti »(Mt
21, 14). Nel giudizio i malvagi saranno separati dalla loro e collocati dalla
parte sinistra mentre gli altri saranno posti alla destra dell'Agnello. Soppiantali
nel corso della loro vita. Prima che i
Giudei passino da questa vita, comprendano di essere stati soppiantati. Questo
fatto accadrà dopo la morte dell'Anticristo, quando, conosciuta la verità,
coloro che si troveranno ancora in questo mondo, si convertiranno e
accoglieranno la fede. Di loro infatti sta scritto: «Alla sera si
convertiranno» (Sal 58,7) e in un altro passo: «In quei giorni Giuda sarà
salvato» (Ger 33,16). L'espressione, soppiantali, può essere interpretato anche in un'altra maniera:
ha chiesto che siano soppiantati non come imprecazione ma soltanto come
previsione, come se avesse previsto ciò che sarebbe accaduto.
Dei tuoi beni nascosti si è riempito il loro ventre. Il loro ventre: si tratta di cui pochi uomini che
si sono separati dal loro. Dei tuoi beni nascosti, cioè, tutto questo è avvenuto sulla base dei tuoi
progetti. Noi pensiamo ai tesori della sapienza e della scienza che nessuno può
possedere se non coloro che meritarono di ricevere la fede in Cristo e la
dottrina dell'annuncio evangelico. Questi al contrario si sono nutriti di carne
suina. Tutte le cose che sono state proibite dal Signore nella legge e nei
profeti e nei libri dei Vangeli rappresentano la carne suina. L'espressione che
ha usato, si sono nutriti di carne suina, è come se dicesse: si sono riempiti
di tutti i vizi e di tutti i peccati e sebbene il Signore abbia proibito nelle
Scritture sante di agire in questo modo, essi non esitarono a compierlo.
E lasciarono il superfluo ai loro bambini. La dottrina e gli errori che i giudei esistenti
allora, conservarono dopo la passione di Cristo, sono stati ripetuti e ripresi
anche da quelli che vivono nel momento presente. Saranno custoditi anche da
quelli che verranno in futuro dopo di loro e questo fatto si ripeterà finché
alla fine del mondo alcuni saranno salvati.
Da parte mia comparirò alla tua presenza con giustizia
e mi sazierò al tuo cospetto, quando si manifesterà la tua gloria. Da parte mia, dichiara il profeta, la chiesa e
tutta la moltitudine dei santi, con giustizia, quella che ho custodito e
conservato per tua disposizione, apparirò davanti a te e non mi sazierò di
carne suina, come costoro, ma delle tue delizie ineffabili quelle di cui si
servono gli angeli venendone rinfrancati, mentre si manifesterà la tua gloria.
Salmo 17
Per il Compimento. Per il Figlio di Davide. Egli ha
parlato al Signore con le parole di questo cantico, nel giorno in cui venne
liberato dalla mano dei nemici e dalla mano di Saul e pronuncio il componimento
che segue.
Per il compimento: i fatti che vengono esposti sono da
attribuire a quel Compimento del quale l'Apostolo dice: "Cristo è il
compimento della legge (Rm 10,4).
Egli parlando di se stesso ha detto: "Io sono l'Alfa e l'Omega, il
primo e l'ultimo, il Principio e la Fine" (Ap. 1,17). Il contenuto esposto
riguarda il compimento e deve essere applicato al figlio di Davide, cioè al
nostro Salvatore. Davide significa l'uomo dalla mano forte; infatti chi è più
forte di colui del quale si dice: Il Signore forte e potente, il Signore forte
in battaglia (Sal 23,8). Il Figlio rivolge questa preghiera al Padre nel giorno
della passione quando venne liberato dalle trame di tutti i suoi nemici e
quando vinse il diavolo, raffigurato in Saul che smise di perseguitarlo
ulteriormente.
Ti amerò Signore, mia forza, Signore mia fortezza e mio
rifugio. Il Figlio dichiara questo al Padre,
l'umanità parla alla divinità, motivando il suo amore intenso. Lo considera la
sua forza, la sua fortezza, il suo liberatore, il suo aiuto e il suo difensore.
Come ritengo, parlava in questo modo mentre era condotto alla croce, sapendo
che su di essa avrebbe vinto tutti i suoi avversari e avrebbe trionfato sul
nemico del genere umano. Ti amo, ti amerò sempre; di questo amore è facile
trovare la prova, se si osserva con quale obbedienza si sia sottomesso a Dio. Signore
mia forza, mia fortezza, mio rifugio, mio liberatore, Dio mio, mio aiuto:
spererò in Lui. È tipico dello stile dei
profeti il cambiamento di persona.
Mio protettore e corno della mia salvezza. Corno,
nel linguaggio biblico, significa potenza come appare in quest'esempio: «Ho
piantato una vigna al mio diletto nel corno dell'olio» (Is 5,1). Segue:
Mio aiuto, lodandoti ti invocherò quale Signore e dai miei
nemici sarò salvato. Fece così nel momento
in cui disse: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito» (Lc 23,46). Ora
racconta in breve lo svolgersi della sua passione.
Mi circondarono gemiti di morte. Ciò accade quando, come si legge nel Vangelo, una
folla e colui che era chiamato Giuda, vennero con spade e bastoni per
catturarlo; quando gli misero le mani addosso e lo afferrarono e lo condussero
così legato presso i capi dei sacerdoti. Nel confessare di aver emesso gemiti
di morte e altri sentimenti di dolore, si mostra vero uomo e non un'apparenza,
come dichiararono alcuni eretici. Egli fu arrestato, legato, crocifisso e
infine morì veramente. Torrenti d'iniquità lo travolsero. Chiama i Giudei torrenti d'iniquità perché lo travolsero a guisa d’un torrente; in
quella notte vennero su di lui con grande impeto e odio al punto che i
discepoli, atterriti, lo abbandonarono e fuggirono via da lui.
Mi hanno circondato dolori da inferno. L’immagine ci fa sapere che in quella notte e in
quel giorno ha dovuto affrontare dolori acuti e insopportabili. Sebbene avesse
potuto, volendolo, sopportare quei dolori mitigarli, è degno di nota che abbia
acconsentito che fossero acuti come lo sono quelli che anche gli altri uomini
devono affrontare normalmente. Da questa fatto i fedeli possono comprendere e
capire in quale misura ci abbia amati: volle liberamente sopportare a nostro
favore molte e gravi sofferenze.
Mi prevennero lacci di morte. I lacci di morte afferrano, tengono saldo e fanno morire ciò che
hanno trattenuto. I Giudei apparvero tali. Prevenendolo, si gettarono su di
lui, con il traditore Giuda, e non lo lasciarono finché non lo fecero morire.
Nella mia tribolazione ho invocato il Signore e ho
gridato al mio Dio. Ed Egli che fece? Mi
esaudì dal suo tempio santo e il mio grido giunse al suo cospetto, ed entrò
nelle sue orecchie. Sappiamo dal Vangelo
che cosa abbia gridato e in quale modo abbia invocato Dio. Abbiamo sentito, ed
ora è lui stesso a confermarlo, che era stato ascoltato e noi vi crediamo senza
alcun dubbio. Riguardo all'espressione usata, dal suo santo tempio, non è molto opportuno pensare che parli di se
stesso? Egli infatti è il tempio di Dio nel quale, come insegna l'apostolo,
«abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Lui stesso
diceva: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,
19). L'evangelista, riferendo queste cose, spiega che si riferiva al tempio del
suo corpo. Egli in se stesso, era colui che prega e colui che ascolta né aveva
bisogno di uno scambio [di richieste] perché aveva un'unica volontà e
coscienza. Perciò afferma: il mio grido giunga al tuo cospetto, poiché né l'umanità dalla divinità né la divinità
dall'umanità potevano mai essere disgiunte. Fino a qui il Signore ha raccontato
la storia della sua passione; ora, nei versetti seguenti, sarà la Chiesa a
parlarne per far conoscere gli eventi che seguirono la passione di Cristo.
La terra si scosse e tremò. Dopo che il Signore ascese al cielo e mandò i discepoli ovunque per
predicare alle genti, tutta la terra si scosse e tremò poiché alcuni
difendevano la fede mentre altri si opponevano ad essa. Allora si realizzò
quanto aveva preannunciato il Signore: «Non crediate che sia venuto a portare
la pace sulla terra, non sono venuto a portare la pace ma la spada. Se in una
casa ci saranno cinque persone, si divideranno tre contro due e due contro tre.
Il figlio si opporrà al padre e la figlia alla madre, la nuora sarà contro la
suocera» (Mt 10,34). Così la terra tremò e fu scossa. Ogni partito temeva di
essere sopraffatto dall'altro.
Le fondamenta del mondo si scossero e si agitarono
poiché Dio era adirato. Non soltanto la
terra fu scossa ma anche i monti e le stessa fondamenta dei monti furono scossi
e turbati. Chi rappresentano i monti? Sono gli uomini più potenti di questo
mondo, quelli più colti e istruiti. Quelli stanno agli uomini ai loro
inferiori, come i monti stanno alle pianure. Le fondamenta dei monti, a mio
parere, alludono ai principi romani che in quel tempo portavano su di sé,
governavano e sostenevano il mondo. Tutti costoro si scossero e si agitarono
contro i santi di Dio e la fede cristiana. Perché fecero così? Perché
Dio era adirato. Se non fosse stato adirato
con loro, li avrebbe attirati a sé come aveva fatto con altri; avrebbe attirato
a sé anche loro. «Nessuno viene a me, se non viene attirato dal Padre che mi ha
mandato» (Gv 6,44), dice il Signore. Egli stesso dice: «Conosco quelli che ho
scelto» (Gv 13, 18). L'apostolo a sua volta dichiara: «Considerate la vostra
vocazione, fratelli, perché tra di voi non ci sono molti nobili, non molti
potenti ma Dio ha sceltole cose ignobili per il mondo» (1 Cor 1,26). Sappiano
tutti gli uomini iniqui che non smettono di opporsi alla verità e di combattere
la Chiesa che Dio è adirato con loro.
Salì fumo dalla sua ira e fuoco dal suo volto divampò. Questo messaggio corrisponde a quello che troviamo
in un altro versetto: «Il Signore li sconvolge nella sua ira e li divora il
fuoco» (Sal 20,10). Ancora: «C'è un fuoco ardente nella mia ira e arderà fino
alle profondità dell'inferno» (Dt 32,22). Si tratta di una prefigurazione di
quel fuoco del quale parlerà il Signore nel giudizio: «Andate, maledetti nel
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 24,41). Se il
fuoco è eterno, anche il fumo è eterno. Entrambi, fuoco e fumo, sono una
punizione tormentosa.
Carboni furono accesi da Lui. Chi rappresentano? Sono sempre gli iniqui che prima aveva denominato
monti e fondamenta di monti. Costoro, una volta accesi, non si estinguono più e
bruceranno per sempre, senza posa.
Piegò i cieli e discese; fosca caligine sotto i suoi
piedi. Questi cieli sono quelli dei quali
ha parlato: «I cieli narrano la gloria di Dio» (Sal 18,1); sono gli apostoli
che il Signore in quel tempo fede scendere quando li mandò a predicare in tutto il mondo: «Andate, ammaestrate
tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo» (Mt 28, 19). Fu un grande atto d’abbassamento (inclinatio) che i cieli fossero inviati sulla
terra, i giusti presso i peccatori, i figli di Dio presso gli idolatri e i
servi del diavolo. Erano proprio così gli uomini ai quali furono mandati gli
apostoli per chiamarli, risanarli, lavarli, illuminarli e risuscitarli. Non
soltanto abbassò quelli, ma andò
con loro e discese da loro. Egli stesso lo aveva promesso: «Sono con voi ogni
giorno sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Che significa: densa caligine
sotto i suoi piedi? Parlando dei peccatori,
l'Apostolo dice: «Un tempo foste tenebra ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,
10). Se ci sono tenebre, c'é anche oscurità. Oscurità e tenebre, illuminate ora
dall'insegnamento degli apostoli, godono di umiliarsi e di stare ai piedi di
Cristo.
Scese sui Cherubini e volò sulle ali dei vanti. Quelli che prima aveva chiamato cieli, ora li
chiama venti. Il termine Cherubini significa pienezza di scienza. Dove troviamo
questa totalità di scienza se non negli apostoli che furono istruiti e
ammaestrati dal Figlio e poi dallo
Spirito Santo? Osserva la finezza dello stile: parlando dei cieli dice che
scendono mentre i Cherubini dice che salgono. I cieli non potrebbero congiungersi
con la terra senza piegarsi e scendere. Ascese sui Cherubini, affinché portato
dal loro volo, superasse le ali del vento. Sono molteplici le motivazioni per
le quali gli apostoli ora sono visti ora come cieli, ora come cherubini, ora
come nubi, ora come buoi o cavalli o con altri nomi; dipende da ragioni
diverse, a seconda dell'opportunità. Salì sui Cherubini, cioè sopra i suoi apostoli, ai quali, come aveva
detto, diede bocca e sapienza alle quali non potevano resistere tutti i loro
avversari. Ascese e volò via. Dove? Sulle ali del vento. Bene ha detto che gli apostoli hanno volato: mostra
la loro velocità, dal momento che in brevissimo tempo riempirono tutto il mondo
con la loro predicazione. Dichiara in un altro testo: «Su tutta la terra uscì
la loro voce e ai confini del mondo le loro parole» (Sal 18, 4). I venti, come
abbiamo detto, rappresentano il re, i capi e tutti gli altri potenti di questo
mondo che agitano e perturbano questo mare grande e spazioso, cioè la nostra
terra, e solo di quando in quando riescono a quietarsi. Soltanto i venti
possono scuotere il mare e proprio là, manifestano il massimo della loro
potenza. Dice che il Signore abbia volato sopra questi venti perché con la sua
forza e potenza può dominare tutte le potenze di questo mondo e non c'è nulla
che possa sfuggire al suo potere. Oppure possiamo dare quest'altra
interpretazione: volò sopra di loro perché non li prese come sua abitazione ma,
volando sopra di loro, si recò velocemente presso altri.
Pose le tenebre come suo nascondiglio. Sembra voler dire: se volò in questo modo, se volò
sopra le ali dei venti, dove possiamo cercarlo? Dove lo troveremo. Egli dà
questa risposta: pose le tenebre come suo nascondiglio. Formulo questa obiezione: se Dio è luce e lui non
ci sono tenebre, come può splendere nella tenebra? Forse vuole significare,
come scritto altrove, Dio nessuno lo ha mai visto? È sicuramente dimorante nella tenebra, ciò che non
può essere visto. Il Signore però abita nella tenebra anche in un’altra maniera
perché viene trovato facilmente da coloro che lo cercano con devoto desiderio.
Gli scritti dell'uno e dell'altro Testamento sono chiamati tenebre perché sono
oscuri e non possono essere compresi da tutti come lo sono fedeli. Colui che
cerca Dio e desidera conoscerlo e vederlo, viene introdotto in queste tenebre e
lì può trovare quella luce che illumina ogni uomo che viene in questo modo.
Mosè volle significare proprio questo [mistero] quando, per poter incontrare il
Signore, sul monte Sinai, entrò nella nube e nell'oscurità.
Attorno a lui la sua tenda, acqua tenebrosa nelle nubi
dell'aria. Attorno a questo luogo segreto,
c'è la tenda di Dio. Rappresenta gli uomini religiosi che si dedicano ogni
giorno alla scienza più grande, esercitano il loro intelletto, cercano la
volontà di Dio e il suo progetto e cercando, lo trovano. Quando nell'assemblea
della chiesa viene letto il Vangelo o qualche altra pagina della divina
scrittura, e tutto il popolo, che è chiamato la tenda di Dio, ascolta con
grande attenzione, allora noi
stiamo attorno al luogo segreto della tenda di Dio. Riguardo a questo luogo
segreto, aggiunge anche quest'altro particolare:
Acqua tenebrosa nelle nubi dell'aria. Tenebroso o tenebrosa deriva da tenebre. Dal
momento che quel luogo segreto si trova nelle tenebre, l'acqua che si trova in
quel posto misterioso, è chiamata anch'essa tenebrosa. Ascoltiamo ora,
meditando sui versetti che seguono, che cosa dice riguardo a queste nubi.
Davanti al suo fulgore, al suo cospetto, passavano le
nubi. L'espressione davanti al
suo furgone in questo versetto è soltanto
una parte del discorso. Noi dobbiamo completarlo in questo modo: davanti al suo
fulgore, le chiare e splendide nubi, che significano gli apostoli, passavano.
Al loro passaggio, ovunque passassero, caddero grandine e carboni di fuoco.
Dicendo che sono passati vuole mostrare in modo chiaro la sollecitudine del
loro impegno missionario. Non restavano mai a lungo nello stesso posto, ma da
un luogo passavano ad un altro luogo. La grandine e i carboni di fuoco stanno a
significare le loro parole e i loro sermoni con i quali minacciavano ai
peccatori, se non si fossero convertiti e non avessero fatto penitenza, la
grandine di molti castighi e le fiamme di un incendio inestinguibile. Il beato
Giovanni battista spargeva questa grandine e questi carboni di fuoco quando
diceva: «Fate penitenza, è vicino il regno dei cieli. È posta già la scure alla
radice degli alberi. Ogni albero che non produce buon frutto sarà radicato e
gettato nel fuoco» (Lc 10,9). Il salmista ha precisato bene dicendo
al suo cospetto, perché Dio li guarda
sempre e non li dimentica mai.
Il Signore tuonò nel cielo e l'altissimo diede la sua
voce. Questo versetto sembra spiegare il precedente. Gli apostoli,
che siano chiamati cieli o nubili o cherubini, mediante queste denominazioni
appaiono sempre come la stessa realtà. Il Signore tuonò dal cielo e
l'altissimo diede la sua voce quando, per
mezzo della bocca degli apostoli, che poco fa aveva denominato nubi, manifestò
che cosa fosse quel fuoco, quella grandine, ossia quali punizioni e quali tormenti siano riservati ai
peccatori. Perciò ancora aggiunge:
Mandò le sue frecce e gli sconfisse, moltiplicò le sue
folgori e gli turbò. Ecco di nuovo, i
castighi che in precedenza aveva ricordato nell'immagine della grandine e dei
carboni, ora li chiama frecce e folgori. Queste frecce e queste folgori
venivano scagliate di solito da quei due fratelli che nel Vangelo sono chiamati
boanerges, cioé figli del tuono.
Si tratta di Giacomo e di Giovanni. Li sconfisse e li sconvolse. Si riferisce a quelli verso i quali mandava queste
frecce e queste folgori, non volendo scuotere la loro persona ma la loro
malizia. Infatti il Signore voleva sconvolgere e turbare i suoi quando diceva
loro: «Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso» (Lc 9,15). Anche
l'apostolo dimostra di essere persona sconvolta e turbata quando dice: «Io
vivo, ma non sono più io a vivere, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Magari anche noi venissimo sconvolti e turbati! Sulle prime soltanto pochi
furono colpiti da frecce e da folgori ma erano uomini buoni. In seguito mentre
cresceva il numero degli eletti, si sono moltiplicati in gran numero. Allora
accadde quello che viene precisato ora:
Apparvero le fonti delle acque e si mostrarono le
fondamenta della terra, per la tua ira Signore che per lo spirare del tuo
furore. Tante sono le fonti di acqua,
quanti sono i profeti e gli apostoli, i santi predicatori al completo con tutti
i loro libri. Costoro giustamente sono considerati i fondamenti di tutta la
terra, perché tutta la Chiesa è stata fondata su di loro. Perciò l'apostolo
dichiara: «Stabiliti sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef
1,20). Queste fonti e questi fondamenti allora apparve e furono rivelati,
quando si moltiplicarono i maestri della Chiesa. Cominciarono a predicare a
tutte le genti, a rimproverare peccatori, a spiegare le Scritture, a mostrare
che nelle stesse Scritture appariva l'ira di Dio e il suo sdegno. Cominciarono
ad annunciare che una grande abbondanza di castighi sarebbe stata comminata
contro coloro che avrebbero continuato a peccare e rifiutato di cambiare vita.
Da questo punto in avanti comincia a parlare delle
persecuzioni che ha sofferto da parte dei tiranni, delle grandi azioni
misericordiose di Dio che ha sperimentato mentre subiva le persecuzioni e altre
sofferenze.
Mandò dall'alto, mi accolse e mi sollevò dalla massa
delle acque, mi libero dei miei nemici erano fortissimi; essi mi odiavano ed
avevano prevalso su di me. Dice che
dall'alto mandò a liberarlo: non specifica chi abbia inviato in aiuto. Lo
precisa in un altro passo dove dice: «Dio ha mandato la sua misericordia e la
sua verità e liberò la mia anima dai leoncelli» (Sal 56,5). In questo passo
citato parla di leoncelli mentre nel salmo che stiamo meditando parla di masse
di acqua e di nemici molto forti. Molte volte la santa Chiesa è stata liberata
da questo genere di nemici grazie alla sua misericordia e alla sola verità di
Dio, che annunciava con grande fiducia. Mandò un aiuto dall'altezza di se
stesso, il Sommo Bene che proveniva dal profondo mistero della sua divinità. Da
lui è derivato per noi ogni bene: «Ogni bene sommo e ogni dono perfetto
provengono dal padre della luce» (Gc 1,17). Così si legge a loro riguardo; è
stata data da Dio dalla profondità della massa di acqua o dalle fauci di leoni
che stavano per trascinarla.
Mi prevennero nel giorno della mia afflizione. Mi prevennero e quasi all'improvviso mi assalirono
con grande ira, scagliandosi con furore contro di me. Mi trascinarono davanti a
re e governatori, mi flagellarono e mi insultarono tutte le maniere. Che cosa
fece allora il Signore? Egli divenne il mio protettore e mi portò al
largo, mi salvò perché mi volle bene. Dal
momento che mi amò e mi predilesse e non volle che mi perdessi, mi tirò fuori
da grandi tribolazioni e sofferenze e mi portò al largo. Col termine largo
vuole indicare gioia, esultanza e sicurezza.
Il Signore mi ripaga a misura della mia giustizia e mi
retribuisce a misura dell'innocenza delle mie mani. Mi ha liberato dalla tribolazione ma ancora adesso aspetto la
retribuzione e il premio del mio servizio. Egli è giusto e rende a ciascuno
secondo l'opera delle sue mani. Perciò aggiunge:
Perché ho custodito Le vie del Signore e non ho agito
empiamente lontano dal mio Dio. Ecco il
motivo per il quale aspetta la ricompensa. Custodire le vie del Signore è lo
stesso e osservare i suoi comandamenti. Agisce in maniera empia nei confronti
di Dio, chi s'allontana da lui per qualche motivo.
I suoi giudizi mi stanno sempre davanti e non ho
respinto da me la sua legge. L'attesa del
premio è un grande segno di speranza. Infatti colui che custodisce le vie del
Signore, e per nessun motivo si allontana da lui, osserva i suoi insegnamenti e
li custodisce, senza allontanare da sé la sua giustizia, che cosa potrebbe fare
di più grande? E come se non altro gli dicesse: ecco faccio e ho fatto bene
ogni cosa, ma non hai ancora promesso che cosa farai in futuro. Ora troviamo la
risposta.
Sarà senza colpa davanti a e mi guarderò d'ogni
iniquità. Ho fatto il bene, continuerò a
far e non ritornerò più a un comportamento scorretto e iniquo. Perciò sono
sicura, lo dice la Chiesa e ogni anima in essa, che mi retribuirà nella misura
della mia giustizia e dell'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
Poiché si lavora con le mani, tutto ciò che viene fatto si può dire che viene
compiuto per mezzo delle mani; si cita la causa al posto dell'effetto.
L'espressione, davanti ai suoi occhi, suggerisce questo: egli manifesta le
opere che sono gradite a Dio e che possono essere guardate da lui. Ora il
profeta cambia la persona e rivolge il suo discorso allo stesso Signore.
Con l'uomo santo, sarai santo; con l'uomo innocente,
sarai innocente; con l'uomo eletto, agirai con rettitudine a l'uomo perverso lo
aggirerai. Usando queste parole, sembra
suggerire tale messaggio: dal momento che il Signore è santo, non abbandona gli
uomini santi; dal momento che è senza colpa, non sarà nocivo verso gli uomini
innocenti, e poiché ha scelto il suo popolo, non abbandona colui che ha scelto.
La frase che segue invece, il perverso lo aggirerai, deve essere interpretata, come tante altre basi del
genere in questo modo: sebbene non compia nessuna cosa cattiva, si dice
tuttavia che egli agisce in quel modo quando sembra agire in conformità a
quelli che si comportano così. Egli non si pente e non si adira eppure viene
detto che si pente e che si adira, quando manifesta il sentimento tipico
dell'uomo pentito e adirato. Sebbene sia sempre lo stesso, e sia immutabile,
sembra tuttavia che si scomponga e modifichi il suo volere, quando respinge via
da sé a motivo della sua perversità, un uomo che in precedenza aveva amato.
Perciò aggiunge:
Il popolo umile tu salvi e umilierai gli occhi dei
superbi. Nel popolo umile, che il Signore
salva sono compresi tutti gli uomini che sono stati ricordati nell'assetto
precedente: santi, innocenti, ed eletti. I superbi, e dovranno subire
l'umiliazione, rappresentano gli uomini perversi.
Poiché tu, Signore Dio, illumini la mia lampada,
illumina anche le mie tenebre. Lampada
della chiesa sono i vescovi, i sacerdoti e tutti gli altri che illuminano la
moltitudine dei fedeli con le loro parole e con i loro esempi. Riguardo alle
tenebre l'apostolo dice: «Siete stati un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore»
(Ef 5,10). Il corpo della chiesa comprende buoni e cattivi, giusti e peccatori,
perfetti e imperfetti, sapienti e insipienti. Tra costoro ci sono alcuni che
possono essere chiamati tenebre. Infatti se i buoni sono chiamati lampada
perché danno luce agli altri, per quale motivo i malvagi non potrebbero essere
denominati tenebre visto che con le loro parole e con i loro esempi, rendono
cieche altre persone? La Chiesa prega per costoro perché siano illuminati e
affinché non sprofondino in un’oscurità ancora peggiore, per aver seguito il
principe delle tenebre. Egli è chiamato principe delle tenebre in quanto è il
principe degli uomini malvagi che appunto sono denominati tenebre.
Da te sarà salvato nella tentazione e con il mio Dio
scavalcherò il muro. Ti ho invocato
affinché tu illumini le mie tenebre poiché sto soffrendo una grande tentazione
dalla quale non posso essere liberato se non per mezzo del tuo aiuto. Lì
illuminerai grazie alle mie preghiere e alla tua bontà e li libererai dalle
loro tentazioni. Io potrò scavalcare il muro grazie al mio Dio che è il mio
protettore. Tra noi e Dio si trova muro elevato e non possiamo superarlo senza
l'aiuto di Dio. Questo muro rappresenta gli stimoli che ci vengono dagli
spiriti maligni i e tutti gli ostacoli che ci provengono dai vizi.
Anche ora di nuovo cambia la persona e celebra le lodi del
Signore, con il quale stava parlando, lo ringrazia e lo esalta come se tutte le
sue richieste fossero già state esaudite.
Dio mio, senza macchia è la tua via. Il mio Dio è veramente così: è buono, benigno e
affidabile; non inganna e non abbandona quelli che sperano in Lui. Senza
macchia è la sua via. Tutte le sue opere
sono pure e tutte le sue vie sono misericordia e fedeltà. Le parole del Signore
sono esaminate al fuoco. Egli ha adempiuto fedelmente tutto ciò che aveva
promesso nell'ora della tribolazione e dell'angustia, nel fuoco della
sofferenza sopportata dai fedeli. È questo ciò che vuole dire: Dio protegge
tutti coloro che sperano in lui.
Chi è Dio se non il Signore? Oppure chi è Dio se non il
nostro Dio? In altro passo dice: «Tutte le
divinità delle nazioni sono demoni ma il Signore ha creato i cieli» (Sal 115,
3).
Dio mi ha cinto di forza e ha reso immacolata la mia
via. La Chiesa è corroborata da una forza
così grande al punto che, quando sembra essere totalmente sconfitta, proprio
allora, invece, vince. Non ci può essere vittoria più grande né ci può essere
un trionfo maggiore di questo: non soccombere nelle sofferenze e nei patimenti,
non perdere la pazienza. Dichiara che la sua via è immacolata perché, pur trovandosi tra i tormenti, ha conservato
la fede e si è diretta verso Dio camminando per un sentiero diritto e senza
colpa.
Ha reso solidi i miei piedi come quelli del cervo e
sulle alture mi ha fatto stare saldo. I
piedi dell'anima sono le buone opere, gli atti di virtù e i comportamenti
onesti, grazie ai quali corre nella via dei comandamenti, dai quali è sostenuta
e portata e viene posta ed esaltata nell'alto dei cieli. Questi piedi sono
paragonati ai piedi dei cervi perché conducono alla meta stabilita in una corsa
molto veloce.
Istruisce le mie mani alla guerra e pone sulle mie
braccia un arco di bronzo. Le mani e le
braccia significano la buona comprensione e la buona intenzione le quali, dopo
aver ricevuto un'istruzione sapiente da parte del Signore, possono affrontare
virilmente tutti gli inganni degli uomini iniqui.
Mi hai dato una protezione di salvezza, la tua destra
mi ha accolto e la tua disciplina mi ha istruito. Chi si sente protetto da una difesa di tale genere, va sicuro alla
guerra, viene accolto da un difensore così invalido e viene istruito abilmente.
Hai fatto largo a iniettarsi sotto di me e non si sono
indebolite le mie orme. Se volevo fuggire o
se volevo attaccare i nemici, potevo contare su passi saldi e veloci e trovai
delle orme. Entrambi i movimenti sono utili, sia fuggire, sia combattere quando
è necessario. Fuggono coloro che temendo di peccare, si nascondono da qualsiasi
parte o allontanano da sé tutto ciò che può condurli al peccato. Invece
combattono quelli che sconfiggono i vizi con una dura penitenza e che
allontanano da sé gli spiriti del male con la preghiera e con il digiuno. Se
qualcuno non è persuaso di queste cose, legga i racconti delle lotte sostenute
dai martiri e le vite dei beati Benedetto, Antonio e Ilarione.
Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò e non tornerò
indietro senza averli sconfitti. Li
colpirò e non potranno più opporre resistenza.
Chi parla in questo modo, non teme i nemici e non ha paura di affrontare la
lotta o di fuggire. Beati coloro che combattono in modo così deciso da uccidere
in se stessi tutti i vizi, tutte le voluttà e tutte le concupiscenza della
carne. Il Signore un tempo diede un ordine simile a Mosé quando comandò di
sterminare del tutto tutte le genti che abitavano la terra promessa.
Cadranno sotto i miei piedi. Ho già detto in precedenza che i piedi rappresentano le virtù e le
opere buone, per mezzo delle quali è possibile vincere e calpestare l'esercito
completo dei vizi. Ecco ora di nuovo la Chiesa cambia le persone e rivolge le
sue parole al Signore stesso.
Mi cinse di forza per la guerra. Nella guerra della quale ora la Chiesa comincia a
parlare, come essa mostra, non ha lottato soltanto contro i vizi e contro gli
spiriti del male, ma anche contro i tiranni, contro il Giudei e gli eretici. Mi
cinse di forza per la guerra. Il Signore cinse
e rafforzò i suoi santi con una
potenza così grande, da non poter essere vinti da nessun tormento e da nessuna
disputa di filosofi.
Hai soppiantato sotto di me coloro che insorgevano
contro di me. Che cosa significa agli
soppiantato se non hai fatto cadere? Anche poco fa aveva detto: cadranno
sotto i miei piedi. Questo riguarda
particolarmente i Giudei i quali sono soggetti ai cristiani ovunque e non
possono fare loro resistenza né con armi né con argomenti. Perciò aggiunge: Dei
miei nemici hai fatto voltare le spalle.
Infatti si trovano dispersi espressi ovunque dalle genti e non hanno
possibilità di fare alcune resistenze o possono soltanto offrire il dorso ai
flagelli. Parla ancora di costoro:
Gridarono ma non c'era chi li salvasse, al Signore ma
non li ascoltò. Questa è una prova decisiva
per dimostrare che sono stati respinti da Dio: al tempo dell'assedio, quando
furono catturati dai romani, ormai da più di mille anni non cessano di pregare
il Signore e tuttavia non sono stati esauditi quando, nei tempi passati in
tutte le loro sofferenze, furono castigati sempre per un breve periodo ma poi
furono sempre ascoltati e liberati da Dio.
E li sgretolerà come polvere in faccia al vento; li
pesterò come fango delle piazze. In questo
passo viene introdotta la persona del Signore che dispone alle parole della
Chiesa. La Chiesa aveva detto poco fa che i Giudei avevano gridato al Signore
ma che non erano stati esauditi. Ad essa egli risponde che non li ha ascoltati
e che non li esaudirà, anzi li sgretolerà come polvere in faccia al vento; li
pesterò come fango delle piazze. Questa minaccia in gran parte si è già
realizzata ma si compirà nel futuro nel giorno del giudizio. Dal momento che ha
cominciato a parlare dei Giudei, rivoltosi al Padre, si lamenta per la loro
intensità e pronuncia le parole che seguono:
Mi libererai dall'opposizione del popolo e mi
stabilirai come capo delle nazioni. Un
popolo che non avevo conosciuto, mi ha servito e mi ha ubbidito soltanto nell'udirmi.
Figli estranei mi hanno ingannato, figli estranei sono invecchiati e
zoppicarono lontano delle loro sentieri.
Liberami, o Padre, dall'opposizione di questo popolo che sempre mi ha
contraddetto e ancora mi contraddice e non vuole raccogliere la mia dottrina.
Stabiliscimi come capo sulle nazioni che io ho ricevuto in eredità al posto dei
Giudei. Sembra voler dire: il popolo dei gentili, che prima non avevo
conosciuto, e che era estraneo che sconosciuto alla mia grazia e alla mia
benevolenza, nell'udire il mio nome, subito mi ha servito e mi ha obbedito.
Mentre al contrario, figli estranei mi hanno mentito, proprio quelli che sempre fino alla mia passione,
avevo custodito come figli carissimi. Figli estranei sono invecchiati nel
peccato della disobbedienza e volendo seguire soltanto la vecchiaia della
lettera, non hanno voluto cogliere la dottrina della novità. Il versetto
successivo, zoppicando lontano dai tuoi sentieri, significa che si sono allontanati dalla vera
comprensione della legge e dei profeti, nella quale avrebbero dovuto camminare,
e sono caduti nell'errore. Fin qui ha parlato il Signore. Da qui in avanti la
chiesa continua la sua preghiera, come l'aveva cominciata.
Viva il Signore e sia benedetto il mio Dio e sia
esaltato Dio della mia salvezza. Vive il
Signore benché i Giudei rifiutino di credere alla sua resurrezione e sia
benedetto in tutto, esaltato sopra tutti i suoi nemici, perché mi ha salvato
per mezzo della sua morte e mi ha liberato da tutti i pericoli.
Dio mi concede la rivincita e sottomette i popoli a me. Sii il mio liberatore, o Signore, dai popoli
adirati e mi esalterai sopra quelli che insorgono contro di me, mi salverai
dall'uomo iniquo. Dio che mi concedi la rivincita, in parte già da ora e nel
futuro in modo pieno, che hai sottomesso a me i popoli i quali mi obbediscono
liberamente mentre gli altri non sono in grado di oppormi resistenza, tu, che
sei il mio liberatore dalle genti che mi detestano con furore (ossia i giudei,
gli eretici e i tiranni), spero e sono fiduciosa, dice la Chiesa, anzi sono
certa, che ciò che hai sempre compiuto in mio favore, continuerai a farlo
ancora. Che cosa?
Mi esalterai sopra quelli che insorgono contro di me,
mi salverai dall'uomo iniquo. Questo uomo
di tutti questi altri che sorgono contro di me, sono l'anticristo con tutto il
suo esercito, come è possibile interpretare. Dichiara che com'è stata liberata
dei suoi persecutori del passato, con l’aiuto di Dio, sarà liberata anche da
quelli che si opporranno alla fine.
Per questo ti loderò tra i popoli, Signore, e inneggerò
al tuo nome. Promette di lodare Dio in ogni
tempo, tra i popoli che sono diffusi ovunque in ogni regione e di gioire nel
suo nome e che li è sempre pronto, ovunque, ad esaudirla e a liberarla.
Egli rende grande la salvezza del suo re; operando, hai
compiuto opere di misericordia a favore del tuo consacrato, di Davide e della
sua discendenza per sempre. Celebrerò
perché tu hai reso molto grande la salvezza concessa al suo re. Dicendo suo, a
chi si riferisce? A quel popolo del quale il Signore aveva detto poco fa: un
popolo che non avevo conosciuto, mi ha servito.
Dio rese molto grande la salvezza procurata a questo re in modo tale da non
salvare lui sono ma anche tutti gli altri che credono in lui. Perciò aggiunge: operando,
hai compiuto opere di misericordia a favore del tuo consacrato, di Davide e
della sua discendenza per sempre. Questo
modo di parlare si riscontra spesso nella sacra scrittura, come ad esempio:
aspettando, ho aspettato; andando, andavano e venendo; godendo, gioirò;
facendo, farò e tante altre espressioni simili.
Salmo 18
Per la fine. Salmo di Davide.
Questo salmo di Davide si riferisce al compimento, a Cristo, alla Chiesa, e a
tutti coloro che possono dire: «Siamo noi per i quali è giunto il compimento
del tempo» (1 Cor 10,11)
I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento
annuncia le opere delle sue mani. Gli
apostoli santissimi possono essere considerati dei cieli per una serie di
motivi: nella Chiesa sono le membra più eccellenti e più grandi; nell'ambito della
loro autorità, hanno potere su tutto; nascondono e contengono in se stessi i
segreti divini; sono tempio di Dio e lo Spirito Santo, che fu comunicato a loro
in modo visibile, abita in loro; a somiglianza della volta celeste, sono
trapuntati e diversificati tra loro di tutte le virtù, come da splendide
stelle. Sono loro a narrare la gloria di Dio, sono loro che annunciano le opere
delle sue mani. Giustamente si dice che sono un fondamento, perché tutta la
Chiesa è stabilita e fondata sulla loro fede. Dice infatti l'Apostolo: «Siete
edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef 1,20). Furono resi
tali da poter essere inviati in tutto il mondo a proclamare la gloria di Dio.
Il profeta, che parla in questo salmo, non avrebbe potuto assegnare a loro un
nome più nobile di quello di cielo e firmamento.
La trasmissione della parola, da un giorno all'altro
giorno, ha lo stesso significato [del detto precedente] i cieli narrano la
gloria di Dio. Coloro che prima ha chiamato cieli, ora li chiama giorni. Del
resto il Figlio di Dio nel Vangelo li aveva denominati luce: «Voi siete la luce
del mondo» (Mt 5,14). Anche questa denominazione attribuisce loro onore e
grandezza. Il giorno trasmette al giorno la parola, quando i santi Apostoli,
illuminati dalla vera luce,
annunciano la parola della predicazione al popolo cristiano, che a sua
volta è un giorno. Tuttavia compare anche un vero delitto e un male
intollerabile! A somiglianza del giorno che trasmette la parola di Dio, anche
la notte trasmette una scienza ad un'altra notte. Se gli apostoli e i fedeli
sono chiamati giorno, perché non si potrebbero considerare notte tutti gli
eretici e i miscredenti? Quando essi trasmettono ai loro ascoltatori il loro
errore e la loro tenebra, allora senza dubbio avviene che una notte trasmetta
all'altra il suo sapere.
Non sono parole, non sono discorsi dei quali non si
comprenda la loro voce. In un altro testo troviamo lo stesso messaggio: «Gli
apostoli annunciavano in varie lingue le grandi opere di Dio» (At 2,11). Parlavano
in tutte le lingue e pieni di Spirito Santo pronunciavano dei discorsi colmi di
sapienza e di scienza. Dove?
In tutta la terra si è diffusa la loro parola e ai
confini del mondo il loro messaggio. E che
cosa insegnavano? Lo dice ora:
Nel sole ha posto la sua tenda ed egli è come uno sposo
che esce dal suo talamo. Esultò come un gigante nel percorrere velocemente la
via; dall'altezza del cielo la sua uscita. La sua orbita fino alla sua sommità
e nessuno può ripararsi dal suo calore. Troviamo
una sintesi dell'annuncio degli apostoli, un riferimento alla nascita,
all'ascensione e al giudizio finale. La tenda di Cristo è la sua natura umana
nella quale, come dichiara l'Apostolo, abita la pienezza della divinità in modo
corporale (Col 2,9). Il Signore pose nel sole la sua umanità poiché la fece
conoscere a tutti i popoli. Ciò che non appare alla luce del sole, rimane
nascosto nel buio e non può essere scorto. Soltanto ciò che risplende alla luce
del sole può essere visto e non rimane oscurato. Per questo leggiamo in altri
testi: «Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza e davanti le genti ha
rivelato la sua giustizia» (Sal 97,2). Come uomo il nostro Salvatore è nel
sole, come Dio è al di sopra del sole; come uomo poté essere visto ma come Dio
rimase invisibile. Uscì come uno sposo dal suo talamo, ossia dal ventre
verginale, dove avvenne quell'unione ineffabile, là dove la divinità si unì
all'umanità in modo ineffabile.
Esultò come un gigante nel percorrere velocemente la
via. È la stessa via di cui è detto in un
altro salmo: «Sulla via, berrà da torrente e per questa sollevò il capo» (Sal
109, 8). In questo testo si dichiara apertamente che Egli sopportò
volontariamente tutte le sofferenze che vengo raccontate a suo riguardo. La sua
via fu questo percorso: nascere da una vergine, compiere miracoli, morire,
risorgere e in seguito, dopo aver fatto tutto questo, salire al cielo. Perché
lo si paragona ad un gigante? Il Signore è presentato come un gigante perchè fu
forte ed invincibile. Sopratutto i giganti sono considerati dei raddoppiamenti
della natura. é scritto infatti nella Genesi: «I figli di Dio videro che le
figlie degli uomini erano belle e allora presero in moglie quelle che piacevano
loro» ( Gen 6,2); da esse poi, così si narra, nacquero i giganti. dall'altezza
del cielo la sua uscita. Vengono riferiti questi fatti, seguendo una
convinzione degli uomini. La sua orbita fino alla sua sommità e nessuno può
ripararsi dal suo calore. Lo conferma Cristo stesso: «Sono uscito dal Padre e
sono venuto nel mondo, ora lascio il mondo e ritorno presso il Padre» (Gv
16,28).
Penso che nella sommità del cielo indichi Dio Padre,
perchè egli è al di sopra di tutto e non v'è nulla al di sopra di Lui. Dire dalla sommità fino alla sommità è
un modo per indicare che il Padre è del tutto uguale a Lui. L'aggiunta: nessuno
può ripararsi dal suo calore, può
essere compresa in due modi: o una menzione del fuoco dello Spirito Santo o
un'allusione al calore del fuoco eterno. Non esiste un uomo che non provi
almeno uno di questi due calori. La persona che, in questa vita, si lascia
infiammare dal fuoco dello Spirito Santo non affronterà il divampare di quel
fuoco. Conclusa la prima esposizione della predicazione degli apostoli,
esaminiamo la seconda nella quale parla della Legge del Signore e della
giustizia, del timore e del giudizio.
La Legge del Signore è irreprensibile, converte
l'anima; la testimonianza del Signore è fedele, dona sapienza ai semplici. Ascoltate, dichiarano gli apostoli, cercate di
comprendere, ricevete la Legge del Signore perché la Legge del Signore è santa
ed irreprensibile, non scompiglia, non inganna, non uccide le anime, ma, al
contrario, converte, salva, conduce alla beatitudine.
Poi aggiunge: La testimonianza del Signore è fedele. È fedele perché non inganna nessuno, non mente ma
comunica a tutti la verità e infonde sapienza ai semplici. Legge e
testimonianza significano la stessa identica cosa. Quanto ai semplici possiamo
pensare a quelli di cui parla il Signore: «Se non vi convertirete e don diventerete
come bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Circa il modo con
cui possiamo essere dei bambini, l'apostolo dice: «Non siate bambini
nell'intelletto, ma siate tali quanto alla malizia» (1 Cor 14,20).
Le testimonianze del Signore, rallegrano il cuore, il
precetto del Signore è splendido, illumina gli occhi. Ecco denomina la stessa legge del Signore servendosi di altri nomi.
Ogni scrittura che proibisce il male e spinge ad agire bene, appartiene alla
legge del Signore. Chiunque crede a questa legge e vi obbedisce, riceve gioia e
letizia nell'uomo interiore. Al contrario, chi si comporta in modo diverso, è
cieco, cammina nelle tenebre e gli
sono riservate dolore e tristezza.
Il timore del Signore è santo, rimane per sempre. In un altro passo della Bibbia si parla così di
questo timore: Inizio della sapienza è il timore del Signore» (Sir 1,16).
Nessuno può venire a conoscenza di questa legge né può acquisire la sapienza in
essa contenuta, se prima non avrà creduto in Dio, non lo avrà temuto e adorato.
Il timore di Dio è santo ed eterno, perchè rende santi ed
eterni coloro che lo possiedono in se stessi. I giudizi del Signore si
garantiscono da se stessi; che tu parli di legge, di precetto, di giustizie o
di giudizi, non c'è alcuna differenza. Ci sono dei giudizi di Dio che sono veri
e naturalmente veri, non altrimenti perchè hanno in sé la loro giustificazione
e non hanno bisogno di essere garantiti da altri perchè sono garantiti da una
verità evidente.
Sono più desiderabili dell'oro e di una pietra
preziosa, sono più dolci del miele e di un favo. Che cosa vi può di tanto desiderabile, quanto lo sono la sapienza, la
giustizia, la verità e la conoscenza del proprio Creatore? Tutti questi beni e
altri ancora che possono essere desiderati dagli uomini giusti e da quelli che
temono Dio non possono ritrovarsi soltanto nella legge del Signore. Perciò il
primo salmo dice riguardo all'uomo giusto: «Medita nella legge del Signore
giorno e notte». Infatti si sperimenta più dolce del miele e del favo e chi
l'ama intensamente, non si allontana da essa in nessun momento.
Infatti il tuo servo la custodisce e nell'osservarla
trova già una grande ricompensa. Per
questo, dice, il tuo servo ama ed osserva la tua legge e i tuoi giudizi, perchè
sono più dolci e desiderabili di qualsiasi altro bene ed è certo che,
nell'osservarli, ottiene una grande ricompensa.
Chi è consapevole dei suoi errori? Purificami dai mie
peccati nascosti, o Signore, e da quelli di altri perdona il tuo servo. Chiunque viene a conoscenza dei propri peccati e li
riconosce, dica insieme a me: purificami dai peccati che non conoscevo. Egli
fece proprio questo quando peccò con Bersabea ed uccise Uria. Molto vale, come
è scritto, la preghiera assidua del giusto. L'apostolo afferma riguardo ai peccati
di altri: Non imporre le mani con troppa facilità, per non renderti
responsabile di peccati altrui (1 Tm 5,22). Chi si carica del peccato di altri,
mentre non ha la possibilità neppure di piangere i propri, fa una cosa molto
stolta.
Se non avranno avuto il dominio su di me, allora sarò
senza difetto e sarò purificato dalla colpa più grave. Lo insegna anche l'apostolo: «Non regni più il
peccato nel vostro corpo mortale» (Rm 6,12). Il peccato regna e domina su
coloro che non soltanto lo pensano e lo fanno, ma anche perseverano in esso. Le
persone che si convertiranno e torneranno alla penitenza, allora diventeranno
immacolate; come sta scritto. «Quando il peccatore si sarà convertito e avrà
pianto, vivrà davvero e non morirà» (Ez 33,11). Allora verrà assolto dalla
colpa più grave che consiste nel perseverare nel peccato; questa è la migliore
interpretazione. Si tratta di quella colpa che non verrà perdonata agli uomini
né in questo mondo né in quello futuro. Anche l'Apostolo ne parla: «Con la tua
durezza e con il tuo cuore impenitente accumuli contro di te l'ira nel giorno
della vendetta e della rivelazione del giusto giudizio di Dio» (Rm 11,5).
Giustamente dunque questo peccato è considerato il più grave, se non viene mai
perdonato da Dio. Se si legge (come è scritto in alcuni codici) se non avranno
più il dominio su di me, allora è possibile vedere un riferimento agli spiriti
maligni i quali hanno un dominio sull'uomo per tutto il tempo in cui
perseverano nel peccato, e non oltre. Segue:
E saranno... Ti siano gradite le parole della mia bocca
e la meditazione del mio cuore davanti a te, per sempre. Se sarò assolto da questo peccato più grave, allora
le mie parole e i miei pensieri ti saranno graditi e saranno sempre degni che
li guardi e li ponga al tuo cospetto.
La misericordia del nostro Creatore è così grande che il perdono viene
elargito nello stesso momento del pentimento.
Signore mio aiuto e mio redentore. Egli ci redime, ci aiuta affinché non cadiamo di
nuovo in schiavitù. Se non facesse questo, la redenzione pagata ad un prezzo
tanto grande, non sarebbe servita a nulla.
Salmo 19
Per il compimento. Salmo di Davide. Il compimento di cui si parla è il
Cristo e il suo tempo. La voce del profeta che ha scritto queste cose
appartiene a Lui. Per questo è denominato, in modo corretto, salmo di Davide.
Ti ascolti il signore nel giorno della tribolazione e
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. Il
profeta si rivolge a Cristo nostro Signore e implora la sua divinità a
vantaggio della sua umanità. Ti esaudisca il Signore che si trova in te, che è
tuo Signore, della tua stessa umanità. Quando? Nel giorno della
tribolazione: nel tempo della passione ti
protegga il nome del Dio di Giacobbe, dal
momento che ora soffrirai una grave persecuzione da parte dei figli di
Giacobbe, in modo del tutto indegno. Non conoscono il tuo nome, non credono che
tu sia Colui che rispose a Mosè, quando chiedeva quale fosse il tuo nome, «Io
sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: questo è il mio
nome» (Es 3,6). Ti protegga colui che possiede questo nome. è come se gli
chiedesse: tu stesso, proteggi te stesso, poiché tu che sei, secondo la tua
divinità, il Dio di Giacobbe, nella tua umanità ora verrai ucciso dai figli di
Giacobbe.
Manda l'aiuto del tuo santuario. Che cos'è il santuario? Sei tu stesso, tu sei il
Santo dei Santi, alla cui venuta cessò la dedicazione. Non cercare aiuto da
nessun altra parte poiché esso si trova in te e a te stesso, come a noi tutti,
deve prestare soccorso.
Da Sion ti difenda.
[Il monte] Sion potrebbe essere il nostro Salvatore. Egli è un monte ma non uno
qualsiasi ma il più elevato di tutti: «Il Monte di Dio è monte pingue, monte
fertile, è il Monte in cui Dio si è compiaciuto di abitare» (Sal 67, 16).
L'invocazione Da Sion ti difenda equivale
a dire: ti mandi l'aiuto dal santuario. Si può anche dare questo significato: da Sion ti difenda, da coloro che abitano in questa Sion che sta per
essere distrutta; [da là] ti protegga e ti difenda. [Dal momento che ha
invocato in questo modo] non è strano che siano stati loro ad ucciderlo.
Il Signore ricordi tutti i tuoi sacrifici e consideri
pingue il tuo olocausto. Egli è il grande
sacerdote secondo l'ordine di Melchisedek che, con la sua grande potenza, ha
cambiato il pane e il vino nella sostanza del suo corpo e del suo sangue. Lo
fece quando disse e sui discepoli: «Prendete le mangiate: questo è il mio
corpo, e questo è il calice della nuova alleanza nel mio sangue» (Mt 26, 26).
Il giorno seguente dopo aver compiuto questo gesto, immolò se stesso per noi
sull'altare della croce. Allora offrì l' olocausto pingue e soave, gradito a
Dio, grazie al quale fu distrutto il primo peccato, quello originale, e il
genere umano fu riconciliato con la grazia di Dio. Il profumo soavissimo di
questo olocausto ha riempito il cielo e la tera e giustamente è stato
preannunciato a suo riguardo: «Il Signore odorò quel profumo soave» (Gen 8,
21). Tutti gli olocausti di un tempo, quelli che vennero immolati dai
patriarchi e dai profeti fin dall'origine del mondo, erano una prefigurazione
di quell'unico sacrificio.
Ti conceda il Signore secondo il tuo cuore e confermi
ogni tuo progetto. Il suo desiderio e il
suo progetto era quello di morire per la nostra salvezza, di risorgere e salire
al cielo, di mandare presso i suoi discepoli lo Spirito Paraclito, con il quale
avrebbe illuminato il mondo convertendolo a sé. Il profeta molto tempo prima,
aveva pregato perché questo progetto e questo desiderio si realizzassero,
seguendo la volontà e il disegno di Dio.
Esulteremo nella tua salvezza e loderemo il nome del
nostro Dio. Questo è l'oggetto della nostra
invocazione e della nostra preghiera: che possiamo esultare della tua salvezza,
sia di quella che Dio darà a te, sia di quella che darà a noi. Nel
nome del Signore Dio nostro, cioè nel tuo
nome santo, grazie al quale anche noi ci chiamiamo cristiani, potremmo
magnificare, lodare, avere un motivo di gloria. Ancora adesso preghiamo in
questo nome e lo pronunciamo tutti insieme nella nostra invocazione.
Adempia il signore tutte le tue domande. Il profeta, dopo aver detto queste cose e dopo aver
conosciuto grazie allo Spirito Santo che le sue preghiere erano state esaudite,
aggiunge nella sua meditazione: ora so che il Signore ha salvato il
suo Cristo. Non avrebbe potuto parlare in
modo più chiaro e più palese. Sono davvero poveri i Giudei che soltanto adesso
si accorgono che queste parole erano riferite a Cristo. Lo ascolti
dal suo cielo santo. Dobbiamo sempre
riferirlo a lui, come ho appena spiegato. Appare in opere potenti la salvezza
della sua destra. È stata veramente un'azione potente! Nessuno ha vinto i suoi
nemici con una gloria così grande, con un onore così sublime e con un trionfo
così completo.
Questi nei carri e quelli nei cavalli ma noi ci
glorieremo nel nome del Signore nostro Dio.
Alcuni si glorino pure nei carri e nei cavalli, ma per noi non è sufficiente
avere questi appoggi; invece nelle nostre necessità invocheremo il nome del
Signore. Infatti chiunque invocherà in nome del Signore, sarà salvato (2 Tm
2,19).
Essi furono pressi da un laccio e caddero ma noi invece
ci siamo rialzati e stiamo saldi. Il
profeta ci fa sapere che, coloro che non avevano voluto contare sull'aiuto di
Dio, polendo la loro speranza negli aiuti terreni, furono presi da un laccio e
caddero all'improvviso, proprio quando si aspettavano di vincere. I santi,
invece, che hanno posto la loro speranza soltanto in Dio, non perdono mai il
suo aiuto e la sua consolazione.
Signore, salva il re e
ascoltaci nel giorno in cui t'invochiamo.
Il re e profeta Davide, usando queste espressioni dimostra in modo molto chiaro
quanto abbia amato il suo discendente, anzi il suo stesso figlio (come spesso
viene chiamato il Signore in molti passi della Bibbia). Ascoltaci nel giorno
in cui ti invochiamo. [Ti invochiamo]
nel tuo nome affinché si compia ciò che ha promesso ai discepoli dicendo loro:
«Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, ve la concederà» (Gv 16, 23).
Salmo 20
Per la fine. Salmo di Davide.
Abbiamo già trovato questo titolo nel salmo precedente e dobbiamo interpretarlo
nello stesso modo, in entrambi i salmi il profeta parla di Cristo.
Signore, il re gioisce per la tua potenza ed esulta
fortemente per la tua salvezza. Ecco di
nuovo il Profeta rivela il suo amore e la sua sollecitudine. Le portava in
cuore prefigurando l’esperienza umana del nostro Salvatore. Egli sembra
cominciare [la sua preghiera] a partire dalla conclusione del salmo precedente.
Là aveva terminato in questo modo: «Dio salva il re»; ora, dice riguardo allo
stesso re: «Signore, per la tua potenza, gioirà il re ed esulterà grandemente
per la tua salvezza». In questo versetto dichiara in modo evidente che la sua
preghiera è stata esaudita, mostra la salvezza e la vittoria ottenute da
Cristo. Non potrebbe rallegrarsi e gioire, se il suo intento e il suo desiderio
non si fossero realizzati. Per questo aggiunge:
Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore e non l’hai
deluso riguardo al desiderio espresso dalle sue labbra. Di per sé il volere non risiede nelle labbra ma nel
cuore ma attribuisce il volere alle labbra in quanto nel parlare si manifesta
l’intenzione del cuore.
Lo hai prevenuto con una benedizione di dolcezza. Ancor prima che il nostro Salvatore nascesse da una
vergine, tutti i patriarchi e i profeti lo benedissero con una benedizione di
dolcezza.
Hai posto sul suo capo una corona di pietre preziose. «Sarà coronato, - dice l’Apostolo - soltanto chi avrà lottato» (2 Tm 2,5).
Giustamente il nostro Salvatore ricevette la corona di gloria, poiché, come si
narra, combatté e vinse in modo stupendo. La Chiesa è la corona di Cristo, che
è tutta formata e composta di pietre preziose. L’apostolo, rivolgendosi a
coloro che aveva chiamato alla fede, dice: «Fratelli miei, mia gioia e mia
corona; state saldi nel Signore» (Fil 4,1). Secondo un certo modo d’esprimersi,
gli uomini che meritano una corona, sono considerati loro stessi una corona.
Possiamo interpretare la corona come un modo per parlare della vittoria stessa,
che è la motivazione per la quale si assegna una corona. Se essa è giusta e
motivata, allora viene costruita con pietre preziose. Troviamo [nella Bibbia]
anche un significato opposto: «Guai alla corona di superbia degli ubriachi di
Efraim» (Is 28,1).
Vita ti chiese. La
chiese quando implorò: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice» (Mt
26,39). E tu che cosa hai fatto? «Gli hai concesso lunghi giorni in eterno».
Gli hai concesso più di quanto aveva chiesto; aveva domandato di vivere per
pochi giorni, ma tu invece gli hai donato lunghi giorni in eterno.
Grande è la sua gloria nella tua salvezza, lo rivesti di
gloria e di grande onore. In che modo? Lo benedirai nei secoli dei secoli.
Sopra tutto questo: lo inonderai di gioia dinnanzi al tuo volto. Tutti questi
beni valgono molto di più della vita presente; tutte queste ricchezze sono
eterne. L’esistenza attuale, con tutti i suoi vantaggi, è fragile e passeggera.
Poiché il re sperò nel Signore e per misericordia
dell’Altissimo non sarà mai scosso.
Giustamente, dice, o Signore, compisti tutte queste imprese per lui e se sarà
necessario, ne compirai di più grandi; egli ebbe sempre speranza in te e non in
se stesso e confidò nella tua misericordia. Si è affidato a te con tale forza
al punto che non esiste nulla e non ci sarà nulla che potrà scuoterlo o
separarlo da te per sempre.
Spesso ho fatto notare che quando vengono riferite queste
cose a Cristo, sono tutte da attribuire alla sua umanità, sebbene in questo
versetto il profeta le riferisce alla sua divinità, in una forma molto precisa
e ricercata.
Fino ad ora, si è dato valore alla vicenda umana di Cristo
ma da qui in avanti vengono condannati gli avversari del nostro Salvatore, che
lo perseguitarono fino al punto di farlo morire.
Si veda in azione la tua mano contro i tuoi nemici. Questa espressione la spiega subito nel seguito: La
tua destra incontri coloro che ti odiarono. Che siano loro ad incontrare la tua
mano o siano invece sorpresi da essa, ciò sarà un guaio per loro. Non potranno
sfuggire ad una potenza di così grande forza né potranno sopportarla; una volta
spezzati, come vasi di creta, non saranno più ricomposti.
Ponili come una teglia sul fuoco. Quando? Nel tempo del tuo volto. Che cosa farà il
Signore?
Il Signore li confonderà nella sua ira. Che farà il fuoco?
Il fuoco li consumerà. Un’immagine davvero drastica! Se si ridurranno ad essere
come delle pentole, alimentando un calore nel loro intimo, bruceranno per
sempre in se stessi né potranno spegnersi mai. Accadranno a loro tante
sofferenze per tanto tempo, quanto era quello in cui, dopo essersi avvicinati al Signore,
avrebbero dovuto sperare nei beni.
Farai perire il loro frutto dalla terra e il loro seme
tra i figli dell’uomo. La minaccia ha
questo significato: loro stessi con i propri beni, le loro opere, i loro figli,
ossia i loro imitatori - come dobbiamo intendere - andranno tutti in rovina,
nello stesso momento. Ciò è ben giusto che accada.
Hanno escogitato il male contro di te, hanno elaborato
macchinazioni, che non poterono realizzare.
Il disegno dei giudei con il quale avevano cercato di annientare del tutto il
nome di Cristo si ridusse al nulla.
Poiché farai loro volgere le spalle. Molte nella Scrittura
è annunciato che il Signore agisce così quando impedisce che un fatto avvenga o
al contrario permette che accada. Ad esempio: «Il Signore indurì il cuore di
Faraone» (Es 9,11). I giudei gli mostrano le spalle e non il volto, poiché
anche al presente rifuggono da Cristo e non cercano la sua misericordia.
Considerando che agiscono in questo modo, non costoro [che vivono al presente]
ma quelli che saranno in vita alla fine del tempo potranno essere salvati.
Nella Bibbia sono chiamati, a buon diritto, un piccolo resto del Signore. Si
dice a loro riguardo: «Se il numero dei figli d’Israele fosse numeroso come la
sabbia sulla spiaggia del mare, soltanto un resto si convertirà» (Rm 9,7).
Costoro sono quelli ai quali Dio ha formato un volto, ai quali ha reso
splendido il viso e che ha illuminati perchè possano contemplarlo.
Innalzati, Signore, nella tua potenza; canteremo e
salmeggeremo alle tue virtù. Innalzati,
dice, Signore; ha vissuto abbastanza a lungo tra i nemici, li ha sconfitti, è
stato cinto d’una corona di pietre preziose; innalzati, allora, e ascendi al
cielo. Noi, poi, canteremo e ovunque annunceremo tra le nazioni le tue qualità.
Tenendo conto di questo evento, è possibile comprendere l’invito che leggiamo
nel Canti dei cantici: «Fuggi, o mio diletto, imita il capretto, il giovane
cervo e sali il monte dei profumi» (Cant 8,14).
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