Il sacerdote media tra Dio e gli uomini; avvicina Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Nell’esordio della sua omelia, l’autore ha insistito nel presentare la vicinanza di Gesù con Dio, ora espone la sua vicinanza con gli uomini. Parla della sua estrema solidarietà.
La vicinanza di Gesù con gli uomini
Nel primo Testamento, la mediazione sacerdotale era intesa come una situazione di privilegio. Il mediatore doveva trovarsi in una situazione più elevata rispetto al popolo. Gesù ha vissuto la sua mediazione in senso opposto, realizzando la solidarietà e partecipazione più estrema alle sofferenze dei fratelli.
L'affermazione della lettera agli Ebrei secondo la quale Gesù doveva farsi simile in tutto ai fratelli per diventare sommo sacerdote, segna un contrasto fortissimo e si oppone direttamente alla mentalità e alla condotta dei sommi sacerdoti contemporanei.
Ai loro occhi il pontificato costituiva il massimo di tutte le promozioni umane; per raggiungerlo, cercavano i mezzi più efficaci quali il denaro, l'influenza politica e perfino l'omicidio. È nella direzione esattamente opposta che Cristo inizia il suo cammino per diventare sommo sacerdote: rinuncia ad ogni privilegio e, invece di ritenersi al di sopra degli altri, diviene in tutto simile a loro, simile ai fratelli accettando perfino l'abbassamento della passione, l'umiliazione estrema della croce. Invece di prendere una posizione più alta rispetto agli altri uomini, Cristo ha preso la posizione più bassa, quella di una solidarietà completa con gli ultimi degli uomini, con i criminali condannati a morte.
Sembra un'incoerenza perché l'idea normale è che il sacerdote deve avere una posizione intermedia: bassa di quella di Dio ma più alta di quella degli uomini. Avvicina Dio agli uomini e gli uomini a Dio, ponendosi al di sotto di tutti. Dicendo che Egli fu simile in tutto ai suoi fratelli, l'Autore pensa soprattutto alla passione, all'umiliazione e non soltanto all'incarnazione.
"Messo alla prova e aver sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova". Questo atteggiamento andava anche contro le idee tradizionali dei Giudei più religiosi che avevano grande zelo per la santità del sacerdozio e miravano al mantenimento delle separazioni rituali, considerate il mezzo normale per assicurare la santificazione. Esigere dal sommo sacerdote una somiglianza con gli altri membri del popolo sembrava loro incompatibile con il giusto concetto di sacerdozio. Al sommo sacerdote era proibito soprattutto il contatto con la morte perché si concepiva una incompatibilità completa tra la corruzione della morte e la santità di Dio. Il sommo sacerdote non aveva il diritto di fare lutto neppure per suo padre e per sua madre; sarebbe stato in contatto indiretto con la morte. Gesù, invece, diventa sommo sacerdote per mezzo delle sue sofferenze e della sua morte; questo è il significato del nuovo sacerdozio nella lettera agli Ebrei: diventato sommo sacerdote per mezzo della sua passione.
Una prospettiva capovolta
La meditazione sul mistero pasquale di Cristo ha condotto l'Autore della lettera agli Ebrei a sconvolgere le prospettive tradizionali, insistendo sull'esigenza di una solidarietà che gli fa abbandonare gli ideali di separazione rituale. Invece di effettuarsi attraverso le separazioni legali, l'elevazione sacerdotale di Cristo presso Dio si è compiuta grazie all'accettazione di una totale comunanza di destino con i suoi fratelli. Nel sacerdozio di Cristo l'accettazione della solidarietà umana ha realizzato effettivamente ciò che i riti antichi si sforzavano invano di ottenere, ossia l'unione della natura umana con Dio e l'elevazione dell'uomo presso Dio
L'Autore afferma che «era ben giusto che colui per il quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante le sofferenze il capo che li guida alla salvezza».
Si tratta di un concetto molto profondo della redenzione, un concetto più soddisfacente di altri, come ad esempio quello della redenzione come riscatto, come "operazione commerciale". È il concetto di solidarietà per amore, che porta Gesù a toccare il fondo della miseria umana, della situazione miserabile dell'umanità.
Pensiamo a degli alpinisti che durante una scalata sono caduti in un burrone e giacciono feriti, incapaci di muoversi e si trovano nell'impossibilità completa di salvarsi. Che cosa occorre fare? È necessario che qualcuno scenda là dove essi si trovano, per curarli e aiutarli a risalire, liberandoli così dalla loro drammatica situazione. Tale è stato l'atteggiamento generoso di Gesù mediatore, disceso fino al fondo della miseria umana. Esisteva la sofferenza umana, esistevano la morte e il peccato. Gesù è disceso fino in fondo nella miseria umana per metter lì il suo amore capace di tracciare una via di uscita e di salvezza. Ha fatto della sofferenza e della morte un'occasione di amore estremo; questo amore è la forza ascensionale che consente di salire fino a Dio. E così Gesù è diventato mediatore effettivo nel senso più forte della parola.
È diventato sommo sacerdote perché ha tracciato la via della Nuova Alleanza fino all'intimità di Dio, la via della comunione ritrovata con Dio.
Conferenza pronunciata da A. Vanhoye ripresa dalla registrazione ed elaborata da V. Bonato.
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