Messaggio della lettera ai Romani
Un vangelo è l’annuncio di un evento benefico che si sta verificando, quindi non è una semplice teoria o una dottrina. Un profeta chiama vangelo la notizia del ritorno degli esuli da Babilonia o la ricostruzione di Gerusalemme (Is 52,7 e Rm 10,15; Is 40,9; 41,27; 61,1). Nel mondo greco-romano le imprese dei sovrani venivano proclamate come dei vangeli (euaggèlia cf iscrizione di Priene). Le prime comunità cristiane preferirono usare il termine al singolare, il vangelo, perché esso annuncia e dispiega l’azione incomparabile di Dio che salva veramente, ben diversa dalle intraprese dei potenti.Con il «suo» Vangelo, Paolo annuncia quella che ritiene l’azione decisiva di Dio, che dispiega ora tutta la sua potenza per offrire una salvezza risolutiva a chi avrebbe creduto a questo messaggio (Rm 1,16). Il Vangelo ha come centro la persona di Gesù e tutta la sua opera.
Nonostante le meraviglie operate dal Padre nella prima Alleanza, il male dominava ancora sulla terra ma la soluzione non poteva venire dagli uomini ma da Dio che aveva creato il mondo. Non abbandonò né ripudiò l’umanità, anche se lo respingeva, ma realizzò un intervento decisivo di risanamento per creare un mondo nuovo.
A questo scopo, per introdurre il suo regno tra gli uomini, mandò nel mondo il Figlio Gesù. L’avvento del Regno di Dio rappresenta una svolta della storia, l’unico cambiamento reale. Cristo inaugura una nuova epoca, al termine della quale avrà luogo la trasformazione universale, quando Dio sarà tutto in tutti (Schnelle 445)
Il Regno è cominciato con il perdono di Dio all’umanità, grazie al servizio d’amore reso dall’uomo Gesù. Obbedendo al Padre fino ad affrontare la morte in croce, ha dissolto tutto il cumulo dei peccati degli uomini. Paolo chiama questo evento che concede il perdono di Dio ai malvagi ed avvia una nuova esistenza contrassegnata dalle buone opere, “giustificazione per grazia”.
Gesù è un singolo individuo ma è anche una collettività; è un singolo uomo ma è anche l’umanità che corrisponde a Dio, la primizia di un nuovo raccolto.
Gesù deve trovare persone capaci di essere come Lui e di continuare la sua opera, vuole suscitare altri figli di Dio. Costoro, però, possono farsi carico di un compito così impegnativo soltanto se Egli li rende partecipi di sé, se viene a vivere in loro.
Cristo influisce sulla vita dei suoi amici,infondendo in loro lo Spirito Santo. Evita così che essi si trovino da soli, in balìa della loro debolezza.
Lo Spirito! Era denominata in questo modo la forza stessa di Dio. Lo Spirito aveva investito Gesù nel corso della sua vita terrena. Aveva formato la sua umanità nel seno di Maria e, soprattutto, lo aveva fatto risorgere da morte (8,11).
Il cristiano comincia ad essere tale, cioè una persona che si conforma a Gesù, solo quando viene corroborato dall’energia dello Spirito. Solo allora può aspirare a raggiungere questo ideale e, almeno in parte, cominciare a compierlo (8,4).
La morale cristiana non si fonda, quindi, sopra un principio etico, magari più valido di tutti gli altri; non si basa sulla generosità ammirevole del credente, ma sul fatto che Gesù viene ad abitare in lui e lo rende partecipe del suo Spirito, a partire dall’adesione di fede e dal Battesimo (6,4).
L’obiettivo finale dell’opera del Padre consiste nel fare in modo che i credenti giungano a condividere la gloria del Risorto. Sfuggiti al giudizio e una volta glorificati, saranno davvero figli come il Figlio (8,23-24).
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