L'esilio è un'esperienza drammatica perché equivale a perdere tutto quello che rende la vita possibile: una casa, il sostegno di una famiglia o di un clan e la protezione del Dio presente nel Tempio. Quello che vale per l'individuo, vale ancora di più per il popolo. La più terribile maledizione che minaccia il popolo infedele è proprio l'esilio in una Terra straniera.
L'esperienza dell'esilio ha avuto un effetto diverso su alcuni grandi personalità. Penso in particolare ai profeti Geremia ed Ezechiele. Il loro messaggio segna una svolta nella fede di Israele e permise di superare i limiti della mentalità appena descritta. Secondo gli schemi abituali, la distruzione del Santuario e la fine del regno di Giuda equivalevano a un finimondo. Se Dio non ha più Tempio, è come un sovrano che non possiede più alcun palazzo più regnare. Dov'è Dio se il tempio è distrutto? Dio avrà un'altra dimora? Ezechiela afferma che il Dio di Israele può muoversi, non è una divinità statica, legata a un luogo particolare, a un santuario, bensì una divinità capace di spostarsi. Per questa ragione la gloria di Dio che risiedeva nel tempio viene a visitarlo in Babilonia e questo significa che Dio non ha abbandonato il suo popolo bensì viene a trovarlo con tutta la sua gloria in terra d'esilio.
La ricerca di un Dio presente in ogni situazione della sua storia è descritta nel libro dell'Esodo. Il Dio onnipotente che rivelò la sua gloria quando fece sparire gli egiziani nel mare colui che apparve in tutta la sua maestà sul monte Sinai, viene ad abitare in mezzo al suo popolo. Non sarà più lontano, né presente soltanto in momenti particolari; sarà presente ogni giorno e accompagnerà il popolo durante tutto il suo cammino nel deserto. L'entrata solenne del signore nella tenda dell'incontro è descritta nel capitolo 40 dell'esodo, l'evento è fondamentale. Il Dio dell'esodo non è soltanto presente alla fine del viaggio che Israele raggiungerà dopo tanti anni. Dio non aspetta il suo popolo nella terra. Egli viene a condividere la condizione precaria di chiunque viaggia nel deserto. Dio non è solo la meta da raggiungere alla fine del viaggio, bensì fa parte del viaggio che diventa il luogo privilegiato della sua presenza. Il Dio eterno accetta di abitare nelle effimero nel transitorio, non disdegna di tenere compagnia alla fragilità umana.
Il Nuovo testamento dirà l'ultima parola. Il Vangelo di Giovanni riprende due immagini essenziali dell'Esodo, la tenda e la gloria: il Verbo si è fatto carne ha piantato la sua tenda fra noi e abbiamo visto la sua gloria (Gv 1,14).
Nessun commento:
Posta un commento