giovedì 20 marzo 2025

Preghiera breve

 


L'espressione «preghiera breve» significa di fatto ciò che un tempo si indicava col termine «giaculatoria». La preghiera breve consiste nell'esprimere con poche parole, in una frase concisa, gli effetti concreti che una determinata situazione ha su di me, ciò che riempie la mia coscienza in termini di gioia, riconoscenza, preoccupazione, angustia, demoralizzazione, consapevolezza di colpa, e via dicendo. E ciò senza una regolarità esteriore, ma là doye e quando mi viene. Si possono usare, per questa preghiera breve, formule fisse che sono correnti e vengono facilmente sulle labbra: ad esempio, a seconda della situazione, si può pregare: «Signore abbi pietà»; «sia fatta la tua volontà»; «dacci la pace»; «sia santificato il tuo Nome»; «tu solo sei Santo»; «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo»; «dacci oggi il nostro pane quotidiano». Si può anche cercare di dire con parole proprie ciò che si vuole far sapere a Dio; ed è forse questo il modo migliore per esprimere nel modo più concreto possibile la situazione che si sta vivendo: «Signore, aiutami»; «Signore, aiuta, per favore, quest'uomo»; «Signore, non ce la faccio»; «Signore, che disperazione!»; «Grazie, Signore, per questa bella giornata»; «Grazie, perché ci sono riuscito»; «Signore, dammi la forza di Sopportare», E soprattutto, di continuo: «Signore, io credo in te». È facile vedere la preziosità di questa preghiera breve. La sua spontaneità e soprattutto la possibilità di formulazioni varie, il suo accento personale, la liberano dal rischio del l'artefatto e della routine. E poiché si può fare spesso durante il giorno, si risolve anche il problema di una buona e utile regolarità, senza che un programma stabilito riconduca al pericolo dell'abitudine vuota. È un modo di pregare che riformula di modo conciso e colorito, il «credo in te» dentro a situazioni concrete e risponde così nella forma più chiara al senso di una preghiera anche esplicita. Gli inconvenienti pratici sono praticamente zero: la preghiera breve è questione di secondi e non fa «perdere» tempo. Perciò non c'è neanche il problema del raccoglimento o della distrazione; e soprattutto: quale altra possibilità c'è per un cristiano, confrontato con le esigenze odierne della vita di lavoro, di diventare un grande uomo di preghiera se non per mezzo della preghiera breve? Non si tratta di semplice teoria; la preghiera breve è stata sperimentata già da molti cristiani ed ha la conferma della esperienza. Si tratta di abituarsi ad essa alla maniera giusta, in modo tale che, durante il giorno, venga spontanea sulle labbra il più spesso possibile, e che per così dire l'indirizzo di Dio sia per noi sempre vicino, per cui ci è sempre data la possibilità immediata di esprimergli ciò che ci occupa e preoccupa. Può persino accadere che ci si accorga improvvisamente d'essere in preghiera senza sapere come s'è incominciato a pregare. In questo caso si potrebbe dire veramente che il pregare ci è entrato nel sangue e che noi preghiamo «sempre». Oltre che pregare sempre preghiamo «quotidianamente» anche in un altro senso dell'espressione: preghiamo in uno stile quotidiano, facendo argomento della nostra preghiera ciò che ci succede ogni giorno, e questo in maniera così disadorna e concreta, che il pregare ci risulta possibile e non è fuori luogo persino nel bel mezzo del lavoro. 

Otto Hermann Pesch


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