sabato 15 marzo 2025

Omelia 2 quaresima

L’evento della Trasfigurazione del Signore per noi è troppo elevato e profondo e così possiamo comprenderlo osservando in che modo esso si è manifestato nella vita dei santi. 

Quando santo Stefano fu arrestato e condotto nel Sinedrio per essere processato «tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo» (At. 6,15). Stefano non presenta uno splendore uguale a quello di Gesù ma in ogni caso il suo volto appare luminoso: anch’egli è diventato un altro. Perché avviene questo? Egli ormai è totalmente dedito a Dio Padre, a Gesù e al servizio di testimonianza verso gli uomini. È ormai una persona d’amore e la sua luce è la visibilità esterna della sua carità.

La vita dei santi ci aiuta a capire la vita di Gesù e la vita di Gesù ci aiuta a capire quella dei santi. Gesù appare trasformato in un altro perché anche Lui (soprattutto Lui) è una persona di amore; anzi è l’Amore stesso. Gesù è disposto per amore di Dio e per la savezza degli uomini ad affrontare perfino la passione. Questa sua disponibilità è la sua vera gloria. 

Ho detto all’inizio che l’evento della Trasfigurazione è elevato e profondo, però non così tanto da rendere impossibile la nostra partecipazione ad esso. Noi celebriamo tutti gli eventi di Gesù (i suoi misteri) per poter partecipare ad essi. Gesù vuole che siamo una cosa sola con Lui. Noi non possiamo fare nulla per essere trasfigurati ma possiamo, con l’aiuto indispensabile del Signore, diventare altri. Infatti il Vangelo di Luca non dice che Gesù si trasfigurò ma che diventò un altro. (Poi aggiunge che le sue vesti, vale a dire la sua persona, divvennero candide). Viene detto così di Gesù perché anche noi possiamo diventare altri. Solo quando entremo nella vita eterna, saremo glorificati alla pari di Cristo Risorto, non per i nostri meriti ma per la generosità del perdono di Dio.


Il Vangelo testimonia l’importanza della preghiera. Gesù divenne luminoso mentre pregava. La preghiera non è importante per i nostri sentimenti o per quello che diciamo, ma per ciò che Dio opera in noi mentre preghiamo. La preghiera è esporsi alla sua luce come quando, andando in spiaggia, ci esponiamo ai raggi del sole. Pregando, riceviamo l’abbronzatura dello Spirito Santo. 


Mentre contemplano Gesù, i tre discepoli sono avvalti da una nube, come abbracciati dall’amore di Dio. Purtroppo entrando nella nube, anziché provare gioia, provano paura. La vicinanza di Dio li spaventa. Non è il Signore che li vuole cacciare ma sono loro a provare grande imbarazzo. Sanno di essere peccatori. Adesso non è più così. Dopo la morte di Gesù, possiamo entrare nell’amicizia con il Padre, senza paura. Infatti formiamo una cosa sola con Gesù. Se Dio volesse allontanarci da Lui, dovrebbe allontanare da sé anche il Figlio. Se invece Dio Padre accoglie il Figlio, con Lui accoglie anche noi. Siamo anche noi santi non per le nostre opere, ma perché Gesù ci regala le sue. 

"[Il ladrone pentito] rimproverava [all’altro] gli oltraggi, e così mentre poneva fine alla sua vita, dava inizio a un retto comportamento. Affidando a Cristo il suo spirito ne riceveva la promessa di salvezza. Dopo aver rimproverato l'altro, rivolse a Gesù queste parole: «Signore, ricordati di me! Ascolta la preghiera che ti rivolgo; ricordati di me, non delle opere da me compiute che mi fanno paura. Come te mi approssimo alla morte, e ogni uomo è ben disposto con il suo compagno di viaggio; perciò non ti dico: «Ricordati di me ora, ma ti prego di ricordartene quando giungerai nel tuo regno». 

Quale potenza, o ladrone ti ha illuminato? O luce eterna che illumini quanti sono immersi nelle tenebre, per mezzo tuo egli poté ascoltare quelle parole: «Confida nella grazia che ti dà il Re accanto al quale tu sei, non nelle tue opere per cui nessuno oserebbe sperare» La domanda non richiedeva di essere subito esaudita, ma la grazia venne rapidissima: «In verità ti dico oggi sarai con me nel paradiso. Oggi infatti hai ascoltato la mia voce né hai indurito il tuo cuore, perciò faccio a te immediatamente grazia con la medesima immediatezza con cui pronunziai la sentenza contro Adamo. Non temere il serpente, non potrà cacciarti perchè è ormai caduto dal cielo. Non ti dico che oggi andrai, ma che oggi sarai con me. Coraggio, non perderti d’animo; non temere la spada di fuoco perché essa teme il Signore". 

Cirillo di Gerusalemme 

Nessun commento:

Posta un commento