lunedì 9 giugno 2014

BRUNO DI SEGNI O DA ASTI


S. Brunonis Astensis, Abbatis Montis Casini et episcopi Signiensium.
Expositio in Psalmos
Accurante J.P. Migne 164, 695-1228
Bruno da Asti, abate di Monte Cassino e vescovo di Segni
Commento ai Salmi
Può dare una valutazione buona e saggia, chi conosce il motivo per cui si compie un’azione. Perciò anche il Profeta, molto nobile, [ossia il Salmista Davide], dopo aver detto: Giudicami o Dio, subito aggiunge precisando e discerni la mia causa. È come se avesse detto: non respingo il tuo giudizio, se prima però avrai esaminato con attenzione il motivo per il quale ho agito. Chi invece presume di fare in modo contrario, spesso elogia azioni che di per sé sarebbero riprovevoli o biasima fatti che non dovrebbero essere riprovati. Il profeta ritiene che questo modo di fare sia un peccato molto grande, quando avverte: «Guai a coloro che considerano il male come bene e il bene come male, che chiamano tenebre la luce e la luce tenebre, che dicono che il dolce sia amaro e che l’amaro sia dolce» (Is 5,20). 
Quando ero giovane, commentai il libro dei Salmi, seguendo un’altra versione, ma quella traduzione, in molti versetti, differisce dalla quella che è invalsa nella Chiesa di Roma, a tal punto che non è possibile servirsi di quel commento per comprendere la versione [attuale]. La precedente versione ha goduto di molti commenti mentre non so se qualcuno abbia illustrato [i salmi] nella traduzione che usiamo ora. Sollecitato dai miei amici e soprattutto dal venerabile Abate Pellegrino, ho iniziato questo commento affinché anche questa versione godesse di una spiegazione come l’ebbe la precedente. Chi la leggerà diligentemente, in tutta la sua ampiezza, converrà che non ho compiuto un’opera superflua e facilmente s’accorgerà della differenza che esiste tra la prima e la seconda spiegazione. Non mi vergogno di affermare quanto il beato Paolo, apostolo e maestro dei pagani, non si è vergognato per primo di ammettere: «Quand’ero bambino, parlavo da bambino, sentivo da bambino, pensavo da bambino; quando crebbi, lasciai ciò che apparteneva all’infanzia (1 Cor 13,1). Non ingiuria nessuno, chi liberamente paragona se stesso a se stesso. 
Il primo commento era molto utile ma questo mi sembra migliore. Non ho creduto opportuno dare tante spiegazioni allo stesso versetto, ma piuttosto che bastasse riportare quella che rendeva possibile dare continuità [al discorso], nel passare dai versetti precedenti a quelli successivi. Avrei potuto fornire altri saggi, se l’avessi considerato necessario. Non ho trascurato nessun titolo, li ho riportati e spiegati tutti perché ritengo che siano molto opportuni per comprendere il contenuto dei salmi. Ripeto che dobbiamo fissare nella memoria soprattutto quante volte il profeta ripeta e quante volte comandi, quasi fossimo dimentichi o trascurati, di continuare a cantare il canto nuovo, di non smettere di salmeggiare e di sperare con fermezza. Cantare il canto nuovo altro non è che  annunciare le parole della legge e dei profeti non secondo la vecchia comprensione della lettera, ma esporle e predicarle secondo una intelligenza spirituale. Per questo l’Apostolo afferma: «La lettera uccide, ma lo spirito vivifica» (2 Cor 3,6). Anche Giovanni lo ribadisce nell’Apocalisse: «Ecco faccio nuova ogni cosa» (Ap 25,5); sono nuove le cose che vengono comprese in senso spirituale. 
Salmo 1
Beato l’uomo che non entra nel consiglio degli empi. Questo salmo che non è preceduto da un titolo, sembra essere come il titolo da anteporre, non solo all’intero salterio, ma a tutta la Sacra Scrittura. Lo scopo di un titolo consiste nel suggerire in breve il contenuto e il messaggio di un testo. Questo intento corrisponde a ciò che si ripromette ora il salmo il quale, da subito, ci esorta a cercare la beatitudine e quindi a rifiutare il male e a compiere il bene. La beatitudine è il fine a cui mira ogni uomo e il culmine della sua aspirazione: non c’é nessuno che non voglia godere della beatitudine. I malvagi, invece, mentre cercano la beatitudine soltanto in questa vita, non la godranno né in questo mondo né nell’altro. Godrebbero di una felice esistenza, ora e in futuro, se accogliessero il messaggio suggerito dal salmo e si ripromettessero davvero di rifuggire il male e di compiere il bene. Chi vuole essere felice, allora, 
Non resta nella via dei peccatori né siede sulla cattedra dell’iniquità. Se hai ricevuto un invito [a partecipare] al consiglio dei malvagi, allontanati e rifiutati. Lo seguiresti, invece, se tu facessi e continuassi a fare ciò che ti è stato suggerito. Se hai deciso d’inoltrarti nella via dei peccatori, non proseguire su di essa ma abbandonala. Se sei salito sulla cattedra dell’iniquità, scendi subito da là, senza insegnare e senza apprendere nulla. È impossibile evitare del tutto il peccato, ma è cosa pessima perseverare in esso. «Se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (1 Gv 1,8). Gli uomini, invitati da questo salmo a cercare la beatitudine, sono dei peccatori. Potranno godere di essa, quelli che, pur avendo peccato, non continuano a peccare. È questo il senso dell’espressione non andare, non restare, non mettersi a sedere. È il perseverare nel male, e questo soltanto, a privarci della possibilità della beatitudine; perseverare corrisponde a commettere quella colpa che non può essere perdonata ad alcuno, né nel mondo presente, né in quello futuro. 
Ecco finora il profeta ci ha fatto conoscere ciò che deve essere evitato dall’uomo giusto che intende affrettarsi alla beatitudine. Da ora, però, apprendiamo anche ciò che dobbiamo fare: non è sufficiente respingere il male, senza impegnarsi nel bene. Certo, in un primo tempo, si deve eliminare il male. Un terreno, prima di ricevere nuovi germogli e nuovi semi, deve essere ben ripulito. 
Nella legge del Signore sta la sua gioia. Alla legge del Signore appartiene tutto ciò che nell’antico e nel nuovo Testamento è proibito o comandato di fare. Il giusto che vuole e desidera osservare la legge del Signore non può certo restare nel consiglio degli empi, rimanere nella via dei peccatori o sedersi sulla cattedra dell’iniquità. [L’uomo di cui si parla] ha detto che ha scelto di fare così, di porre la sua gioia nella legge. Non pensare però che [il profeta] intenda dire che costui è ormai fuori dal pericolo. Osserva piuttosto ciò che aggiunge: medita nella sua legge giorno e notte. A che cosa corrisponde giorno e notte? Si tratta di qualsiasi evento, prospero o avverso. Sono soprattutto i momenti di grande prosperità oppure di grande afflizione a distogliere gli uomini miseri dall’osservanza della legge del Signore e dal suo adempimento. Un giovane, che si trovava nel benessere e possedeva molti soldi, si recò dal Signore e lo interrogò sul modo di giungere alla vita eterna; poiché il Signore gli chiese di vendere i suoi beni e donarli ai poveri, questi, come osserva il testo biblico, «se ne andò via rattristato poiché possedeva molte ricchezze» (Mt 19,22). Ecco in quale maniera il benessere allontana gli uomini da Dio e dalla sua legge! Per quanto riguarda le avversità, apprendiamo [tutto] facilmente dalla parole stesse del Signore, quando avverte che perfino gli eletti, se possibile, potranno essere indotti in errore a motivo delle prove insistenti (Mt 24,24). È un grande elogio rivolto al giusto il fatto di meditare nella legge del Signore, giorno e notte. Nel versetto successivo, infatti, ci viene promessa una grande ricompensa. 
Sarà come albero piantato lungo il corso delle acque. Quale elogio può essere più grande d’essere paragonato a Cristo Signore? Come dichiara l’apostolo ed evangelista Giovanni, «saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è» (1 Gv 3,2). «Risplenderanno i santi come il sole nel regno di Dio» (Mt 13,43). Il Signore stesso ha applicato a sé l’immagine dell’albero quando ha detto: «Se trattano così l’albero verde, che cosa faranno a quello inaridito?» (Lc 23,31). Salomone, poi, riferendosi alla Sapienza, cioè a Cristo, afferma: «Sarà un albero di vita per chi vi si attiene e chi l’avrà custodita sarà considerato beato» (Pro 3,18). Lo stesso insegnamento è esposto nell’Apocalisse: «A chi vince gli concederò di nutrirsi dell’albero di vita che si trova nel giardino di Dio» (Ap 2,7). Questo albero è piantato lungo il corso delle acque. Quattro i fiumi del giardino e quattro i libri dei Vangeli, raffigurati in quei fiumi. Vuoi vedere l’Albero di vita? Lo troverai presso il corso delle acque. Allo stesso modo, troverai Cristo nei fiumi dei quattro Vangeli. Lì potrai cogliere senza difficoltà chi sia, quale sia, quanto sia grande. 
Presso questo albero di vita scaturisce una sorgente di acque poiché, come dichiara la Scrittura, «da presso di lui fluiscono tutti i popoli» (Is 2,2). Le molte acque, insegna la Bibbia, rappresentano la moltitudine di popoli. 
Darà frutto a suo tempo. Da quando esiste il mondo, quest’Albero non ha smesso di portare frutto. «Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto» (Gv 1,3). Tuttavia, diede frutto a suo tempo, nel modo migliore e più abbondante, nel tempo della sua incarnazione e della sua venuta. Chi può contare i frutti, i doni, le delizie divine donate dal Signore ai suoi fedeli a partire da quell’ora? A questo riguardo leggiamo: «Salì in alto, condusse con sé come prigionieri chi si trovava in schiavitù, e concesse doni agli uomini» (Sal 67,19) 
Le sue foglie non cadranno. Le foglie sono parole; le parole di Cristo non cadranno. Lo precisa lui stesso: «Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Lc 21,33). Riusciranno tute le sue opere. Riesce tutto ciò che opera Cristo. Cristo agisce ma non a tutti riesce la loro opera. Per questo l’apostolo afferma: «Sappiamo che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio» (Rm 8). 
Non così gli empi, non così. I malvagi non saranno beati, dice. Costoro non meditano nella legge del Signore giorno e notte, né sono come un albero piantato lungo il corso d’acqua. Che cosa saranno allora? Lo leggi nel seguito: 
Come polvere che il vento disperde dalla terra. I beati sono paragonati all’albero di vita, i malvagi alla polvere; soprattutto a quella polvere che viene sconvolta dal vento dell’orgoglio e, allontanatosi dalla stabilità della terra, cioè alla Santa Chiesa, si perde nel nulla. Per tale motivo, essi sono proprio così. 
I malvagi non risorgeranno nel giudizio. L’affermazione corrisponde all’insegnamento dell’apostolo: «Tutti risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati» (1 Cor 15,51). Chi sono coloro che risorgeranno ma non saranno trasformati se non i malvagi e i peccatori? Risorgeranno, perciò, i malvagi e i peccatori ma non per essere sottoposti a giudizio, poiché sono già stati giudicati. Risorgeranno non per essere giudicati ma condannati. Saranno condannati non soltanto i malvagi ma anche gli uomini che avranno perseverato nel peccato. Allora la via degli empi andrà in rovina, cioè gli iniqui periranno a motivo della loro stessa condotta e della loro opera, mentre la via dei giusti apparirà degna di approvazione. Il Signore conosce la via dei giusti perché è quella che li conduce al regno dei cieli.
Salmo 2
Di Davide
A questo salmo, che è il secondo, viene assegnato un titolo, per la prima volta affermando che appartiene [a David], in modo che esso ottenga un’autorevolezza e una credibilità maggiori. Chi infatti non potrebbe prestare fiducia agli insegnamenti avvalorati dall’autorità di un Re e di un Profeta così grande? Se infatti si volge l’attenzione a quel David che parla mediante questo [re terreno], e a favore del quale quest’ultimo ha reso testimonianza in un altro passo: «Ascolterò che cosa dice in me Il Signore Dio» (Sal 84,8), nessuno oserò obiettare su qualche questione. Questo breve commento ci torni utile per quanto riguarda anche tutti gli altri salmi che sono preceduti da questo titolo. In modo molto opportuno, comincia a parlare della passione di Cristo e noi dobbiamo sempre ricordarla dal momento che grazie ad essa abbiamo ottenuto liberazione e salvezza. Giustamente parla, con un certo sdegno, contro quegli uomini che non esitarono ad agire con violenza nei confronti di Cristo Signore. 
Perché le genti hanno latrato e i popoli hanno pensato cose vane? Poco fa, nel salmo precedente, abbiamo sentito parlare di Cristo quale Albero di vita, le cui foglie non cadranno, le cui parole non passeranno e del quale ogni attività e ogni azione avrà successo. Perché allora le genti hanno ringhiato e i popoli hanno pensato progetti vani? Perché i re della terra si sono sollevati, ossia perché Erode, Pilato e i capi dei sacerdoti si sono coalizzati contro il Signore, Dio Padre, e contro Cristo, suo Figlio? Perché non hanno progettato questa sollevazione quando quest’Albero di grande nobiltà dava, a suo tempo, un frutto così grande e stupendo, nel risuscitare i morti, nel restituire la luce ai ciechi, nel purificare i lebbrosi, nel risanare tutte le infermità e malattie? In questo passo genti e popoli indicano lo stesso soggetto: le genti rappresentano i romani e i popoli, i giudei; gli uni e gli altri si sono coalizzati insieme contro Cristo Signore. Latrare è proprio delle fiere e non degli uomini e con questo termine avvertiamo la loro ferocia e crudeltà. Si radunarono dunque tutti questi figli d’iniquità e si proposero questo progetto: 
Spezziamo i loro legami e scuotiamo da noi il loro giogo. Si lamentano d’essere prigionieri e di trovarsi sotto un giogo poiché Cristo e i suoi discepoli proibivano loro di compiere quei peccati a cui erano abituati. Il Signore non solo li rimproverava per le loro azioni ma anche per i loro pensieri iniqui, come leggiamo nel Vangelo. Ad esempio: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore?» (Mt 9,4). Quanto sono miseri! Rifiutarono il maestro che non li trascinava a sé con violenza ma li invitava a seguirlo con dolcezza, quando parlava loro con la bontà di un padre: «Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e vi ristorerò: il mio giogo è soave e il mio peso è leggero» (Mt 11, 28). Giustamente accade a loro ciò che viene esposto in seguito. 
Chi abita nei cieli se ne ride e il Signore si fa beffa di loro. Fecero questo e quello, si rifiutarono di credere a Cristo Signore, ma Dio rivela che sono degni di scherno e di derisione per la loro stoltezza e vacuità. Dio non prova queste passioni ma noi, nel nostro linguaggio,  non possiamo parlare del suo volere e della sua opera, se non usando questi termini. Se compie quelle opere che sogliono fare gli uomini quando sono adirati e furenti, diciamo che agisce con ira e con furore, sebbene non sia affatto adirato. 
Allora parla loro nella sua ira e li spaventa nel suo sdegno. Questo avverrà nel giudizio quando dirà ai malvagi e ai peccatori: «Andate, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli» (Mt 24,41). Dal momento che, parlando in questi termini, si comporta come una persona adirata e furente, allora si dice che egli dice e fa questo nell’ira e nel furore. 
Sono stato stabilito re da Lui, sul Sion sua santa montagna. Questo versetto si basa sul discorso precedente: Si sono coalizzati contro il Signore e contro il suo Cristo. Allora aggiunge: Sono stato stabilito re da Lui. I giudei usano il termine Cristo, noi Re. Cristo, Signore nostro, è Dio e uomo; secondo la sua umanità, non solo dal Padre, ma anche da se stesso e dallo Spirito Santo è stato stabilito Re e Signore. Colui che, per la sua divinità non è stato fatto né creato, in relazione alla sua umanità, ha creato e fatto se stesso. Dobbiamo ricordare sempre questa distinzione, necessaria per comprendere il contenuto di quasi tutti i salmi. Sono riferibili alla sua umanità tutti i sentimenti con i quali si rattrista, patisce, supplica e altri simili. 
Sono stato stabilito come Re. Dove? Sul Sion suo monte santo. A quale scopo? Per predicare la parola del Signore. Sion significa vedetta. I vescovi che presiedono e vigilano prendono il nome da questo punto d’osservazione. Ezechiele stesso riceve questo appellativo: «Figlio dell’uomo, ti ho posto come vedetta sulla casa d’Israele» (Ez 3,17). Sebbene il nostro Salvatore sia Re dei re e Signore dei signori, tuttavia egli si abbassa nel proclamarsi Re del solo monte Sion. Ascoltino i vescovi per quale ragione sono stati ordinati, per quale motivo e da parte di chi siano stati posti sul Sion. Non certo per esercitare un dominio mondano e tirannico ma per vigilare, per predicare, per combattere gli eretici e gli spiriti del male. 
Il Signore mi disse: Tu sei mio figlio. Questo appellativo riguarda la sua divinità. Disse: da parte mia, che, come uomo, sono stato stabilito Re da Dio, secondo la divinità, invece, sono suo figlio, non di adozione ma di natura. Lo ha attestato il Padre stesso dicendo: «Tu sei il mio Figlio Diletto, di te mi sono compiaciuto. Oggi ti ho generato» (Lc 3,23). A Dio appartiene soltanto l’oggi; Egli non ha né passato né futuro ma tutto è attuale al suo cospetto. Che cosa poteva dire, se non oggi? Non è assolutamente diverso da esso. Oggi ti ho generato; è come se dicesse in modo netto: prima del tempo, senza alcun principio, ti ho generato. È possibile tuttavia, stando sul piano dell’umanità, interpretare l’espressione diversamente, come se il Padre gli dicesse: Io, che prima del tempo ti ho generato, oggi, nel corso del tempo, ti ho fatto nascere da una Vergine. Egli è il Padre di tutti; Egli ha generato e creato non soltanto l’umanità del Figlio suo, anche tutti noi. 
Chiedi a me e ti darò genti in eredità e in tuo possesso i confini della terra. Ho detto in precedenza che se il Figlio chiede qualcosa, chiede come uomo, non certo come Dio. Lo chiede al Padre ma anche a se stesso, alla divinità che possiede in sé. Ti darò genti come eredità. I giudei ti disprezzarono col dire: «Non abbiamo altro re che Cesare» e «Non vogliamo che costui regni su di noi» (Gv 19). Ricevi, allora, in eredità tutte le genti. A motivo di questo dono, in un altro passo leggiamo: «Tutti i popoli ti serviranno, perché il tuo dominio sarà da mare a mare e dal fiume sino ai confini della terra» (Sal 71,8). Può dire fino ai confini della terra poiché le estremità della terra sono in tuo possesso. 
Li reggerai con uno scettro di ferro. Che cosa significa uno scettro di ferro? Un potere forte ed invincibile, al quale nessuno può opporre resistenza. Tutti i metalli sono vinti dal ferro e tutti i regni del mondo saranno soggetti al dominio di Cristo.
Come vasi d’argilla li frantumerà. I vasi di terra, qualora siano spezzati, non possono essere ricostituiti nella loro integrità. I malvagi e i peccatori, dopo aver ricevuto la condanna in giudizio, non potranno più ottenere misericordia.
Ora, o re, siate saggi. Ecco Dio è stato stabilito come re grande, giusto e potente, al quale anche noi, come tutte le genti, dobbiamo obbedire. Siate saggi e apprendete da lui la dottrina e la disciplina del regno. Questo messaggio corrisponde al contenuto del versetto seguente: 
Lasciatevi istruire, giudici della terra: servite il Signore con timore. Servire nel timore, è compiere un servizio con diligenza, è abbandonare ogni negligenza nel servizio di Dio. I sovrani, poi, stabiliti per governare il popolo con rettitudine e ad esercitare la giustizia, la esercitino in modo tale da non dimenticare la misericordia, non lasciandoci trascinare dal sentimento ma osservando le regole di moderazione richieste dalla legge divina. 
Esultate in lui con timore. Non in voi stessi, dice, ma in Dio dovete esultare; non esultate negli onori e nelle ricchezze ma in Dio. Da questo invito proviene quello dell’apostolo: «Rallegratevi nel Signore sempre, lo ripeto di nuovo, rallegratevi» (Fil 4,4). Con accortezza ha aggiunto nel timore, affinché il timore di Dio e il desiderio della felicità eterna non venga espulso dal godimento e dal benessere del mondo. Parlando di re, il profeta non si riferisce soltanto ai sovrani dei popoli ma anche ai vescovi e a tutti i prelati della Chiesa. Infine qualsiasi uomo può essere definito re, se governa se stesso e amministra bene la sua casa. 
Imparate la disciplina perché non si adiri e perdiate la via. Disciplina può essere chiamata ogni dottrina e istituzione religiosa. Chi non l’accoglie e non la custodisce, giustamente incorre nell’ira divina. Costoro perdono la giusta via, perché, deviando nella via dei peccatori, non giungono alla beatitudine raggiungibile attraverso la strada dei giusti. Benché la disciplina sia necessaria a tutti, ne hanno un bisogno particolare coloro che hanno il compito di guidare e istruire gli altri. Beati quelli che accolgono questa disciplina e che confidano nel Signore rifiutando le vanità del mondo. 
In un attimo divampa la sua ira. Beato chi si rifugia in lui. Dice in un attimo, perché il giudizio del Signore avviene all’improvviso, senza digressione. Per questo l’apostolo Giovanni afferma: «Figlioli, l’ultima ora è venuta» (Gv 2,18). L’apostolo precisa: «Noi siamo coloro per i quali è giunta la fine dei tempi» (1 Cor 10,11). In precedenza abbiamo spiegato come intendere il termine ira di Dio. 
Salmo 3
Salmo di David quando fuggiva dal figlio Assalonne.
Che cosa significhi il titolo “salmo di Davide” lo abbiamo spiegato sopra. Abbiamo letto nella Bibbia che David dovette fuggire, ma non troviamo nulla [nella Bibbia] che riferisca di una fuga di Cristo. Anzi in un passo Egli stesso dice a sua svantaggio: «Mi è preclusa ogni via di fuga» (Sal 141,6). I giudei, con il traditore Giuda, s’avvicinarono a lui per catturarlo ma egli non fuggì, anzi andò loro incontro. Li stese a terra con una sola parola al fine di manifestare la sua divinità. Nel Cantico dei cantici, invece, la Chiesa si rivolge a Lui dicendogli: «Fuggi mio diletto» (Ct 8,14). Riguardo ai suoi discepoli, poi, è scritto che «dopo averlo abbandonato, tutti si diedero alla fuga» (Mt 23,36). Non fu lui a fuggire, ma Gesù si diede alla fuga nei suo discepoli: del resto si dice che non era lui a battezzare ma i suoi discepoli. Giuda e Assalonne morirono entrambi in modo simile, per impiccagione. 
David significa colui che è forte di mano e Assalonne, padre della pace. Sembra che in realtà si voglia significare il contrario, come quando Gesù si rivolse a Giuda dicendo: «Amico, a che scopo venisti?» (Mt 26,50), mentre non era affatto un amico.
Signore, quanto numerosi sono quelli che mi avversano? Il Signore parla come uomo e si lamenta con il Padre riguardo alla congiura dei Giudei ordita contro di lui; essa s’era estesa a motivo dei romani presenti nel territorio ma anche perché qualcuno dei discepoli si unì a loro. Per questo esclama:
Molti insorgono contro di lui e molti dicono alla sua anima: per lui non c’è salvezza in Dio. Vedeva in anticipo, già da quel tempo, che non soltanto i giudei ma anche re e principi sparsi nel mondo intero, tutti gli uomini malvagi, perfino la schiera degli spiriti maligni sarebbero insorti in modo crudele contro i suoi fedeli, contro le sue membra, contro il suo Corpo, che è la Chiesa. Come è detto, Egli s’affligge, s’affatica e patisce tribolazione in ognuno dei suoi, e perciò, giustamente, attribuisce a se stesso ciò che accade a loro e si lamenta per le loro sofferenze come se fossero sue. 
Ma tu, Signore, sei mia difesa, mia gloria e sollevi la mia testa. Mentirono, dice, coloro che avevano detto che non c’era salvezza per lui presso Dio. I titoli qui evocati hanno relazione con la salvezza. Il Padre accolse il Figlio presso di sé, lo glorificò e lo esaltò sul trono della sua maestà quando ritornò da lui, dopo essersi incarnato e fattosi uomo. Lo attesta il Salmo: «Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra» (Sal 109,1). Mi sembra che sia giusto attribuire alla Chiesa il discorso formulato nel salmo. Lo ripeta allora la Chiesa, lo ripeta il popolo cristiano che cominciò ad essere tormentato con gravissime pene ed ucciso, dapprima dai soli giudei e poi dal mondo intero. Signore, quanto numerosi sono quelli che mi avversano? Molti insorgono contro di me. Una moltitudine di persone, appartenenti a tutte le nazioni di questo mondo, dicono alla mia anima che non cioè salvezza per lei in Dio. Questo è il discorso che gli increduli rivolgevano contro i santi, affermando che Dio non era in grado di liberarli. 
Ma tu, Signore, sei mia difesa, mia gloria e sollevi la mia testa. Questo messaggio rappresenta un grande conforto per i santi, in quanto, dopo il martirio, subito sarebbero stati incoronati, glorificati ed accolti da Dio nella sua beatitudine eterna. Questo corrisponde alla promessa del nostro Salvatore per loro: "dove sarebbe stato lui, là sarebbe giunto anche il suo servo"" (Gv 12,26). "Dove si sarebbe trovato il corpo, lì si sarebbero radunate anche le aquile"" (Mt 26,28). Quando sarebbe stato elevato, avrebbe attirato a sé ogni cosa. Per questo ora la Chiesa dice: sollevi la mia testa. La nostra testa è Cristo, il quale, dopo la sua risurrezione, ascese al cielo nel quarantesimo giorno. 
Con la mia voce grido al Signore e mi ha esaudito dal suo monte santo. Mentre mi trovavo nel dolore ed ero tormentata da gravissime sofferenze da parte dei malvagi e degli increduli, allora con la mia voce, con la voce del mio cuore, con quella voce che grida in silenzio e penetra i segreti del cielo, ho gridato al Signore, e mi ha esaudita dal suo monte santo, ossia dalla profondità e dallo splendore del mistero della sua gloria. In realtà Dio è ovunque, ma esiste un luogo nel quale vuole rivelare la sua gloria in una maniera più chiara e splendida. Possiamo vedere in questo monte Cristo Signore, in relazione al quale e dal quale le voci dei santi sono esaudite. Non c’è da meravigliarsi che Egli li ascolti, perché è anche morto per loro. A questo riguardo l’Apostolo dichiara: «Egli ha consegnato se stesso per noi come oblazione e sacrificio a Dio in odore di soavità» (Ef 5,2). Ora viene introdotto lui stesso a parlare. 
Mi sono addormentato e ho preso sonno ma mi sono svegliato perché Dio mi ha accolto. Con queste parole Cristo allude in modo breve e sufficiente alla sua passione, risurrezione e ascensione. Come potrei non ascoltare le voci di coloro che gridano verso di me, visto che non ho esitato a morire per loro? Ne parla proprio in questo modo: Mi sono addormentato. La morte di Cristo fu un sonno, per questo ripete: ho preso sonno. Presi sonno ma non a lungo. Mi sono svegliato e ne spiega il vero motivo: perché Dio mi ha accolto. Dopo non molti giorno, mostrò di poter salire in cielo. 
Da ora in poi ascoltiamo la voce della Chiesa che già aveva cominciato a parlare. 
Non temerò la moltitudine di popoli che a migliaia mi circondano. Molti insorgono contro di me e i miei avversari si sono moltiplicati a dismisura ma io non continuerò a temere, sebbene altre migliaia di uomini dopo di questi si sollevassero contro di me fino ad accerchiarmi. Dirò le parole che sono solito pronunciare in ogni mia tribolazione: Sorgi Signore, salvami mio Dio. Gli uomini santi e fiduciosi si difendono usando queste armi, non combattono con la spada ma con la preghiera. Hai colpito gli uomini che combattevano contro di me senza motivo. Non avrò timore perchè non c’è motivo di temere. Come mai? Perché tu hai colpito e ogni giorno percuoti e finalmente colpirai con una verga di ferro i miei nemici. Lo farai in modo opportuno perchè mi osteggiano senza alcuna ragione. 
Hai spezzato i denti dei peccatori. I denti rappresentano la loro potenza, il loro sapere, la loro forza, i loro argomenti e tutti gli altri mezzi che adoperano per difendersi o per aggredire. Il Signore ha frantumato tutto questo, donando ai suoi fedeli lingua e sapienza, alla quale gli avversari non possono resistere. 
Da Dio viene la salvezza e sul tuo popolo scende la tua benedizione. L’affermazione è un attacco derisorio. Arrossiscono i tuoi nemici che un tempo continuavano a ripetermi: non c’è salvezza per lui da parte di Dio. Adesso possono vedere e verificare. Muovendo da qui, la Chiesa, lieta per il pentimento dei nemici e per la salvezza ottenuta, si rivolge al Signore e dice: salva il tuo popolo, o Signore, che hai coperto di grande onore e al quale hai donato salvezza e vittoria. Benedicilo, ora, e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Salmo 4
Salmo di Davide. Per la Fine. Nei carmi. Che cosa significhi salmo di David, l’ho già spiegato commentando il salmo secondo. Qualcuno potrebbe pensare che questo salmo si riferisca al tempo di Davide e alla Sinagoga ma l’Apostolo ha dichiarato: «Cristo è la fine della Legge» (Rm 10,4). Parlando di se stesso ha detto: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 1,8). Il termine "per la fine" và pensato come un riferimento al tempo del nostro Salvatore; carmi e  lodi siano cantati nella Chiesa, perchè appartengono ad essa in modo proprio e speciale. 
Quando t’invocai, mi esaudisti, Dio della mia giustizia. Questo salmo è piuttosto frammentario ed è necessario dargli continuità. A parlare è la Chiesa, la quale ringrazia Dio perché è stata esaudita nelle sue grandi tribolazioni. Ha sopportato grandi sofferenze al tempo degli apostoli e di martiri e dovrà patire molto alla fine del mondo. «Ci sarà allora una tribolazione quale non vi fu mai né sarà mai» (Mt 24,21). Mi esaudisti ora non in base ai miei meriti, né in base alla mia giustizia. Qualsiasi giustizia si trovi in me, non è mia ma tua. Tu invece sei Dio, Signore, Creatore e mi doni la mia giustizia. 
Sono cresciuta nella tribolazione. La Chiesa cresce nelle tribolazioni e nelle difficoltà più ancora che nella prosperità. Essa si estende dall'oriente all'occidente, dal settentrione, al mare. Ora, tuttavia, in Africa e in molti altri luoghi sembra diminuire, là dove un tempo era molto gloriosa. 
Abbi pietà di me, Signore, ed ascolta la mia preghiera. Ecco la santa Chiesa nostra madre ci fa conoscere come ha invocato Dio e in che modo noi dobbiamo invocarlo. Sarà sufficiente ripetere queste parole quando ci metteremo in preghiera. Se sperimenteremo la malattia, la sterilità dei campi, se un nemico ci insedierà o subiremo persecuzione, diremo: Abbi pietà di me, Signore, ed ascolta la mia preghiera. Sarà sufficiente per noi; colui del quale il Signore ha pietà e che nelle sue invocazioni è esaudito dal Signore, che cosa cercherà di più?
Figli dell’uomo, fino a quando sarete duri di cuore? La Chiesa non cerca soltanto la sua salvezza ma anche quella degli altri. Esaudita nella sua tribolazione, si rivolge ai suoi nemici e li invita alla fede e alla beatitudine. I figli dell’uomo sono quelli che hanno sperimentato una sola nascita ma che non hanno ottenuto di avere Dio per Padre, non essendo stati rigenerati ancora dall’acqua e dallo Spirito. Questi sono pesanti di cuore, poiché hanno un cuore duro come una pietra ed è impossibile scrivere in loro le parole della vera fede e della dottrina celeste; non possono accoglierle. Stiano attenti, gli uomini dal cuore duro, di non precipitare nell’inferno a causa della loro durezza e pesantezza! 
Perché amate la vanità e cercate la menzogna? Essi infatti amano la vanità e cercano la menzogna in quanto adorano false divinità e pongono la loro speranza nelle ricchezze di questo mondo. Per questo l’apostolo ammonisce i ricchi (1 Tm 6,17) a non essere orgogliosi e a non confidare nella ricchezza che è sempre insicura. 
Sappiate che il Signore ha reso grande il suo Santo. È come se dicesse loro: Figli dell’uomo, abbandonate gli dei falsi, lasciate gli idoli e le vanità, credete nel Cristo, Figlio di Dio e sarete salvi. Sappiate questo e non dubitate per nulla: il Signore ha reso grande il suo Santo, cioè Cristo, suo Figlio, colui che si è sottoposto alla morte volontariamente per liberarci dalla morte eterna. In che modo poi il Signore abbia reso grande Cristo nella sua umanità, lo spiega lui stesso nelle parole:  «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28,18). Sembra che costoro, già divenuti credenti, dicano: siamo peccatori, abbiamo reso culto agli idoli, abbiamo sparso sangue fraterno, abbiamo commesso un’infinità di peccati. Sarà possibile che Dio ci accolga? La santa Chiesa, nostra madre, li rincuora. Non temete, io stessa supplicherò per voi, pregherò per voi. 
Il Signore mi ascolterà quando griderò a lui. Adiratevi ma non peccate. Non si esprimerebbe in questo modo, se non sapesse che talora è giusto adirarsi. Se perfino l’avversione talvolta è positiva, come non potrebbe esserlo anche l’ira? Lo attesta il Signore quando dice: «Chi non odia il padre e la madre, la moglie e i figli e perfino se stesso, non può essere mio discepolo» (Mt 14,26). Tutte queste persone, che di norma devono essere amate, se volessero trascinarci nel peccato e separarci da Dio, diventerebbero degne di odio. Nei confronti di queste situazioni e in questa modalità, l’adirarsi non è peccato e perciò aggiunge: ma non peccate. Adiratevi contro la vostra precedente condotta, detestate i vizi e i peccati. S’erano adirati in questo senso coloro ai quali scriveva l’Apostolo: «Quale frutto coglieste allora in quelle azioni di cui adesso vi vergognate?» (Rm 6,21). Non peccate più in futuro, come avete fatto in precedenza. Alcune colpe, soprattutto quelle più gravi, possiamo evitarle con facilità. Un esempio lo ricaviamo dalle parole del Signore: «Israele, se mi ascolti, non ci sia presso di te un dio nuovo e non adorerai divinità straniere» (Sal 80,10). 
Queste parole ripensatele nei vostri cuori e sul vostro letto pentitevi. Il letto dei pensieri corrisponde ai nostri cuori: lì nascono, lì muoiono, lì portano un frutto buono, se sono buoni, e un frutto cattivo se sono cattivi. Lo afferma anche il Signore: «Dal cuore escono i cattivi pensieri, furti, omicidi, spergiuri e false testimonianze e altri atti simili che contaminano l’uomo» (Mt 15,8). Pentitevi di queste voglie, fate penitenza, stroncatele subito appena spuntano e non vogliate tradurle in azione. In seguito fate ciò che segue: 
Offrite sacrifici di giustizia. Lo farete con fiducia. Sperate nel Signore. Perché? Per ricevere quei beni «che occhio non vide, né orecchio intese, né mai salì in cuore d’uomo e che Dio ha preparato per quelli che lo amano» (1 Cor 11,9; Is 64,4). Offre un sacrificio di giustizia chi si condanna per le colpe commesse e se ne addolora. Lo stesso insegnamento lo ritroviamo presso l’Apostolo: «Se ci condanniamo da soli, non saremo condannati» (1 Cor 11,21). In un altro passo ancora l’apostolo insegna che il pentimento dell’uomo è un sacrificio: «Vi scongiuro, per la misericordi di Dio, di offrire il vostro corpo come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio, un culto spirituale» (Rm 12,1). 
Molti dicono: chi ci mostrerà il bene? Vi ho suggerito, aggiunge, di sperare nel Signore e vi ho mostrato i beni nei quali dovreste sperare. Molti però non sperano e nei loro pensieri svolgono questi ragionamenti: Chi ci darà il bene? Chi può garantirci? Per quale motivo dobbiamo sperare e credere? Quanto sono meschini quelli che pensano così! Parole simili sono dense di sfiducia. Chi sono coloro che parlano in questo modo tanto malvagio? Sono gli stessi uomini per i quali abbondano frumento, vino ed olio. Questi tre beni, che soccorrono il bisogno degli uomini nelle necessità fondamentali, raffigurano tutti i beni di questo mondo, fragili e passeggeri. Apparteneva a questi tali il ricco di cui parla il Vangelo, quello che si proponeva di demolire i suoi granai e di costruirne di più grandi, mentre soddisfatto diceva a se stesso: «Possiedi ormai molti beni, accumulati in molti anni, godi e fa festa» (Lc 12,19). Il Signore gli rispose. «Stolto, questa notte stessa morirai; i beni accumulati, di chi saranno?». Anche l’Apostolo comanda di non porre la fiducia nell’incertezza delle ricchezze (1 Tm 6,7). Ricorda anche il detto: i ricchi non possono entrare nel regno di Dio. Ascoltiamo ora, invece, i discorsi e i pensieri dei giusti. 
La luce del tuo volto, Signore, ci è stata data come segno. Vale a dire: siamo stati segnati con il segno di Cristo, apparteniamo al suo esercito, siamo stati illuminati dal suo insegnamento, in lui speriamo e aspettiamo con grande fermezza l’adempimento delle sue promesse. Riguardo a questo segno, nell’Apocalisse leggiamo che dodicimila persone, da ogni tribù d’Israele, furono contrassegnate da esso. Costoro rappresentano la Chiesa intera e tutta la moltitudine dei fedeli. Il profeta ha denominato tau questo segno (Ez 9,4); chi è sprovvisto di questo segno, nel giudizio sarà condannato. Giustamente questo segno è stato chiamato luce, poiché chi non lo possiede, è cieco ed avanza nella tenebra. L’intenzione è svelata dal volto, perciò la volontà trae nome dal volto. La luce del tuo volto corrisponde alla luce del tuo volere. Questa luce e questo segno della tua volontà, divenne per te, [Signore], un patibolo di morte e per noi un segno di salvezza. In seguito dice:
Hai dato gioia al mio cuore. Parla ora la Chiesa che mostra di trovarsi nella gioia a motivo della risposta che viene data dai santi. 
In pace e in unità dormirò e mi riposerò perché tu Signore in modo speciale mi hai stabilito nella speranza. I malvagi che, nella sfiducia si chiedono: "Chi ci farà vedere il bene?, non avranno pace né riposo. Al contrario io, in unità con loro, cioè insieme con tutti i miei figli, dormirò e riposerò nella pace eterna. Dico questo perché tu o Signore mi hai dato speranza in un modo speciale, cioè l’hai dato a me sola e mi hai concesso di nutrire speranza nella tua beatitudine tanto straordinaria e smisurata. 
Salmo 5
Per il compimento. Per colei che sta per entrare nell’eredità. Salmo di Davide. Il significato del termine compimento lo abbiamo spiegato in precedenza. Ho spiegato anche, nel commento al salmo secondo, il significato delle parole salmo di Davide. Quella che sta per ottenere l’eredità è la santa Chiesa; infatti l’Apostolo dichiara che noi siamo: «eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 6,17). La Sinagoga ha perduto l’eredità poiché quando vide il nostro Salvatore venire presso di lei, disse: «Ecco l’erede, venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra» (Mc 12,7). In un altro salmo si parla del testamento in cui a lei viene lasciata l’eredità: «Ho lasciato un testamento ai miei eletti». 
 Ascolta Signore le mie parole, intendi il mio lamento. Ascolta la voce della mia preghiera, mio re e mio Dio. È un’invocazione della Chiesa che ha ottenuto l’eredità al posto della Sinagoga. Ripetendo più volte la stessa esortazione, c'insegna a pregare con insistenza, con perseveranza, con violenza. Allo stesso modo è detto nel Vangelo: «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti lo rapiscono» (Mt 11,12). Il Signore ci esorta ad esercitare questa violenza: «Chiedete e ricevete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,6). Ha raccontato anche una parabola su questo tema. Un uomo domandò ad un amico tre pani ma poiché questi non voleva darglieli, continuò a chiederli lungo tutta la notte. Allora per la violenza e l’insistenza, l’amico si alzò e gli diede tutto il pane che gli occorreva. La preghiera autentica, tuttavia, non si esprime soltanto con la voce ma anche con il sentimento e il desiderio, come viene suggerito dal salmo: «Il Signore ascolta il desiderio del povero» (Sal 10,16). 
Poiché, Signore, ti prego al mattino ascolta la mia voce. Preghi al mattino chi vuole essere esaudito. Il profeta ripete lo stesso insegnamento anche in un altro salmo: «Mi alzavo a mezzanotte per lodarti» (Sal 118,62) e ancora: «Durante le notti alzate le vostre mani verso il santuario» (Sal 133,3). Per l’uomo devoto, nessun tempo come quello notturno, è adatto per una preghiera attenta e tranquilla. Tuttavia la preghiera del mattino è valorizzata da queste esortazioni: se vuoi essere esaudito al mattino, fuggi la notte, fuggi le opere delle tenebre, respingi i vizi e i peccati. Ascolta l’apostolo che dice: «Siamo figli della luce e del giorno, non della notte o delle tenebre» (Ts 10,5). E altrove: «Un tempo foste tenebre ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,10). Prima dunque bisogna lasciare queste tenebre e questa notte e solo dopo è possibile pregare. Il fedele abbandona le tenebre, si volge alla luce e comincia a fare penitenza. Il mattino rappresenta la fine della notte e l’inizio del giorno; a sua volta, la penitenza é la fine del peccato e l’inizio di una vita santa e fedele. 
Al mattino mi presento a te e sto a vedere. Poiché ci esaudisci soltanto al mattino, lascerò le tenebre più in fretta di quanto mi sarà possibile e al mattino mi affretterò a venire da te. Allora starò davanti a te, come un servo davanti al suo padrone. Vedrò che tu non sei un Dio che ama l’iniquità. Questo era il motivo per il quale durante la notte non ero esaudito, poiché, chi si trova nella notte, si trova nel male. 
Il malvagio non starà presso di te, né i malvagi potranno stare alla tua presenza. Saranno convocati a giudizio; saranno tolti via gli empi affinché non vedano la gloria di Dio (Cf. Is 26,19). Tutte queste cose che stiamo dicendo riguardano soltanto quei peccatori che, perseverando nel peccato, non vogliono pentirsi. L’apostolo afferma nei loro riguardi: «Con la tua durezza e per il tuo cuore impenitente, accumuli su di te ira per il giorno della retribuzione e della manifestazione del giusto giudizio di Dio che darà a ciascuno secondo le sue opere» (Rm 2,5). Per questo aggiunge: 
Detesti, Signore, i malvagi e mandi in rovina chi dice il falso. Non dice chi ha operato il falso ma chi dice il falso e parla col tempo al presente, per indicare continuità. Chi persevera in questo genere di male, è degno di avversione e di condanna. Sebbene ogni peccato sia menzogna, dobbiamo pensare che egli si rivolga in primo luogo agli eretici e a tutti quelli che dicono il falso per ingannare. Lo stesso insegnamento viene ripetuto in seguito.
Il Signore detesta i sanguinari egli ingannatori. Ogni omicida può essere considerato un uomo sanguinario. Tuttavia ha aggiunto anche il termine ingannatore e quindi si può pensare che si riferisca anche agli eretici, i quali uccidono gli uomini con inganni e seduzioni. Certamente è molto più pericolosa la morte dell’anima, provocata dagli eretici che la morte del corpo, procurata dagli altri omicidi, perché questa è temporale ma l’altra è eterna. L’una separa da Dio e l’altra soltanto dal corpo. Giustamente questo uomo è rifiutato da Dio, perché è più crudele di una fiera. 
Ma io per la tua grande misericordia, entrerò nella tua casa. Ora la Chiesa ottiene l’eredità, come viene anticipato nel titolo del salmo. La casa del Signore, nella quale spera di entrare, è la patria del cielo e la terra dei viventi, come interpreto. Dichiara che entrerà in essa non per i propri meriti ma per la grande misericordia di Dio, il quale non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha consegnato per tutti noi (Rm 8,32). 
Adorerò il tuo tempio santo nel tuo timore. Il tempio di Dio è l’umanità di Cristo, nella quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Noi dobbiamo adorarla come ci viene suggerito da un altro salmo: «Esaltate il Signore nostro Dio e prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, poiché esso é santo» (Sal 93,5). «Il cielo e la mia sede», dice il Signore, «e la terra lo sgabello dei miei piedi» (Is 56,1). Se la terra é lo sgabello dei suoi piedi e noi dobbiamo adorare lo sgabello di Dio, allora dobbiamo adorare la terra. Una sola, però, è la terra che dobbiamo adorare, soltanto quella che il Verbo congiunse con se stesso, ossia l’umanità di Cristo, che in questo passo viene chiamata tempio di Dio. L’adorano i santi nella loro vita, l’adorano finché sono qui. Lo fanno nel timore di Dio, poiché la venerano e l’adorano, come fanno per Dio Padre. 
Guidami, Signore, nella tua giustizia. Ecco, dichiara la Chiesa, mi sono pronta a ricevere l’eredità, ma mentre sono in questa vita, ho grande bisogno della tua protezione. Ti prego con insistenza di condurmi nella tua giustizia e non permettere che devii dalla giustizia. Ecco i miei nemici, gli spiriti maligni, i giudei gli eretici e i tiranni cercano in ogni modo di ostacolare il mio cammino. Tu, allora, a causa dei miei nemici, fammi camminare davanti a te affinché non possano distogliermi dal giusto cammino. 
Poiché non c’è verità nella loro bocca. Sono da temere perché fanno tutto per ingannare e sedurre, in loro non c’è verità e il loro cuore è vuoto di ogni bene. 
Sepolcro aperto è la loro gola. Un sepolcro, quando è chiuso, non manda cattivo odore, ma se viene aperto, emana una puzza insopportabile. Gli eretici sono così! Magari tacessero sempre e non investissero gli altri con il fetore delle loro eresie. Con le loro lingue fanno il male. Uccidono e divorano i semplici. Giudicali, o Dio. Parla di loro mentre è colma di sdegno e, poiché non riesce più a sopportarli, invoca giudizio e dannazione. 
Abbandonino le loro opinioni. Ora, di nuovo, parla con misericordia e desidera che vivano piuttosto che muoiano. Giudicali, o Dio, a meno che non abbandonino il loro modo di pensare, con il quale sperano di pervertire i tuoi fedeli. Secondo la misura delle loro empietà, cacciali via. Da dove e dove? Dalla tua Chiesa nel fuoco eterno. Lo conosceranno dopo il giudizio. Giustamente, perché ti hanno esasperato e portato all’ira. Sono eretici e nessuno nuoce tanto alla Chiesa come loro. I tiranni incrudeliscono contro il corpo, gli eretici contro l’anima. 
Si rallegrino quanti sperano in te. Godranno d’una gioia spirituale ed eterna. Lo riafferma il testo che segue: Esulteranno per sempre e abiterai in loro. Quale gioia è più grande di quella che si prova quando si può ammirare sempre l’oggetto del nostro desiderio e del nostro amore? Si glorieranno di te quanti amano il tuo Nome. «Chi si gloria, si glori del Signore» (2 Cor 10,17). I santi non conoscono altra gloria, non riconoscono in se stessi qualcosa di cui gloriarsi se non proviene da Dio. In un altro salmo attestano: «In Dio faremo cose grandi» (59,14). Infatti il Signore ha detto parlando di sé: «Se glorifico me stesso, la mia gloria non ha alcun valore» (Gv 8,54). Ricordava che la gloria manifestata nella sua umanità andava attribuita alla divinità. 
Perché tu, Signore, benedici il giusto e ci circondi con lo scudo della tua buona volontà. Dice: Giustamente, Signore, i santi gioiscono di te perché aspettano da te un grande premio. Sanno che li benedirai con quella di benedizione, assai desiderabile e a lungo attesa, con cui li gratificherai nel giudizio: «Venite benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dall’origine del mondo» (Mt 25,34). Signore, con lo scudo della tua buona volontà, ci circondi. In te, Signore, dicono i Santi e tutta la Chiesa, dobbiamo gloriarci: ecco siamo quello che siamo, in te abbiamo vinto i nostri avversari e da te ora veniamo cinti di corone. Siamo protetti e custoditi in eterno dalla protezione e dalla difesa della tua buona volontà, come da uno scudo solido. 
Salmo 6
Per la fine. Nei carmi. Per l’ottava. Salmo di Davide. Ho già spiegato che cosa significhi per la fine, nei carmi e salmo di Davide. In molti salmi si ripete questo titolo e perciò basta che l’abbia spiegato una volta. Il termine per l’ottava si riferisce al giorno della risurrezione finale. Quel giorno, che è il primo ma anche l’ottavo, è chiamato giorno del Signore, in esso Cristo Signore è risorto dai morti. Di questo giorno è detto in un altro passo: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore, esultiamo e rallegriamoci in esso» (Sal 118,14). In questo giorno Dio ha creato il cielo e la terra, ha separato la luce dalle tenebre; in questo giorno, come abbiamo appena detto, risuscitò; in questo giorno, diede ai discepoli lo Spirito Santo; in questo giorno, giudicando il mondo con giustizia ed equità, darà a ciascuno secondo le sue opere. 

Signore, non castigarmi nella tua ira e non punirmi nel tuo furore. Dio non prova queste passioni ma sembra che ne sia soggetto, quando compie ciò che fanno gli uomini che sono in preda ad esse. La santa Chiesa si ricorda sempre di quell’ottava, canta sempre questo salmo in memoria di quel giorno. Chiede al Signore di punirla con pietà paterna e con misericordia, non con ira e con sdegno, come invece farà con quelli che in quell’ottava, giudicherà e condannerà con una sentenza molto severa e temibile. 
Pietà di me, Signore, sono malato. Parla della malattia dell’anima che è più grave di quella del corpo. Lo rende evidente la successione dei termini, quando dice: l’anima mia è molto turbata. Ogni volta che l’uomo pecca, fa ammalare l’anima ma ogni volta che si pente, si prende cura della sua malattia. 
Risanami, Signore, perché le mie ossa sono sconvolte. Le ossa sostengono il corpo e se queste venissero meno, esso non potrebbe più reggersi. Anche l’anima è sostenuta e portata dalle sue ossa, e se queste si sconvolgono, perisce in modo misero. Quali sono le ossa dell’anima? Innanzitutto la fede, la speranza, la carità, poi la ragione, la sapienza, la memoria, l’intelletto e infine le altre virtù. Quando un uomo commette un peccato grave, queste qualità vengono meno nell’anima, come se si fosse ammalata. Ora la santa Chiesa prega a favore di quelli che hanno commesso i peccati più gravi ed afferma che, non una o due, ma tutte le ossa, anzi l’anima intera sono sconvolte. Sebbene si debba pregare a vantaggio di tutti, bisogna farlo soprattutto per coloro che versano nelle malattie più gravi. 
E tu Signore, fino a quando? Fino a quando, dice, tarderai a portare la medicina e a soccorrere l’anima che si trova prostrata per questo morbo così grave? 
Convertimi e libera la mia anima. Per tutto il tempo in cui un uomo pecca, deve affrontare l’ira e l’avversione di Dio. Se si pente, Dio si placa e si compiace della conversione. Salvami, non per i miei meriti, che sono inesistenti, ma per la tua misericordia. Salvami, - dice -, e risana l’anima mia; che questo male non mi porti alla morte e non mi faccia sprofondare nell’inferno. Accade questo a quelli che s’ostinano nel peccato, fino alla morte, rifiutando di pentirsi. Non meritano alcun perdono e non è possibile aiutarli altrimenti. Perciò aggiunge: 
Nella morte chi si ricorda di te e nel regno dei morti chi ti loderà? Appare la gravità della dannazione perché costoro non hanno alcun ricordo di Dio né cercano di ottenere il perdono delle loro colpe. Volendo evitare che mi accadesse la stessa sventura, - dice la Chiesa – ho fatto ciò che ora espongo: 
Mi sono affaticata nel pianto, laverò ogni notte il mio letto, bagnerò di lacrime il mio giaciglio. Con queste parole, ai trasgressori che hanno peccato in modo grave, insegna come debbano comportarsi. Mi sono affaticata e mi diedi da fare in tutti i modi affinché venissero cancellati i peccati che avevo commesso. Non ho ancora smesso: laverò ogni notte il mio letto, bagnerò di lacrime il mio giaciglio. Letto e giaciglio rappresentano il nostro cuore, là dove hanno origine e perdurano i nostri peccati. Lo dice il Signore nel Vangelo: «Dal cuore escono i pensieri cattivi, i furti, gli omicidi, gli spergiuri, le false testimonianze e tutte le altre cose simili che inquinano l’uomo» (Mt 15,19). Il letto, sporcato da queste macchie, deve essere lavato. Lo faceva in modo egregio, quel fedele che supplicava: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50,11). Salomone invoca: «Custodisci il mio cuore con ogni cura» (Pr 4,23). Il saggio pubblicano [del Vangelo] si batteva il petto, sapendo che nel giaciglio del suo petto stavano riposti i peccati che aveva commessi. Lavare ogni notte il proprio letto significa compiere opere di penitenza per ogni peccato, con digiuni, preghiere e soprattutto con la riparazione che consiste nel pianto dirotto. La notte rievoca il peccato perché viene commesso nella tenebra e conduce alla tenebra. Il Signore insegna: «Chi compie il male, odia la luce» (Gv 3,9). L’apostolo Giovanni aggiunge: «Chi odia il fratello rimane nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre lo hanno accecato» (1 Gv 2,11). Parlando di tenebra, il salmista si riferisce al peccato. 
Il mio occhio è turbato nell’ira. Quest’occhio è quello di cui si parla nel Vangelo: «Se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà illuminato; se invece è cattivo, anche tutto il tuo corpo sarà tenebroso» (Lc 11,34). Quest’occhio rappresenta la sensibilità della Chiesa Universale (catholicus intellectus). La Santa Madre Chiesa afferma che tale occhio è turbato a motivo della sua ira. È uno sdegno positivo quello che turba quest’occhio, è un turbamento che onora la santa Chiesa. Un altro salmo parla di questo sdegno: «Adiratevi ma non peccate» (Sal 4,5). L’occhio della Chiesa è adirato e sconvolto, ossia la sua sensibilità, nei confronti dei suoi nemici, ossia i Giudei, gli eretici, i tiranni e gli spiriti maligni che vogliono allontanarla dalla verità e intendono trascinarla nella malvagità del loro errore. Non c’è da meravigliarsi se essa è adirata perché non da pochi giorni ma da lungo tempo, ha sofferto da parte loro: lo scandalo dell’inganno e la persecuzione del cattivo influsso. Per questo precisa: 
Invecchiai fra tutti i miei nemici. Ormai, sembra dire, mi annoio nell’ascoltarli e provo fastidio nell’udire i loro errori. Quindi continua a dire in molto opportuno: 
Allontanatevi da me, operatori d’iniquità. «Non c’è alcuna relazione tra Cristo e Belial, nessuna comunione tra il fedele con l’infedele» (2 Cor 6,15). 
Il Signore ha ascoltato la voce del mio pianto. Prima aveva detto che avrebbe bagnato il letto con le sue lacrime, ed ora riferisce della voce del suo pianto. La voce delle lacrime possiede un suono ben diverso di quello della lingua e della bocca ed è ascoltato da Dio con più attenzione. In un altro passo si propone lo stesso messaggio: «Non taccia la pupilla del tuo occhio» (Lm 2,18). 
Il Signore ha ascoltato la mia supplica, il Signore ha accolto la mia preghiera. Se ripete lo stesso insegnamento più volte, lo fa perché si creda in essa in modo più costante e fermo. 
Arrossiscano e siano confusi tutti i miei nemici, tornino indietro e vi vergognino molto velocemente. Queste parole possono essere interpretate in senso positivo o negativo. Come nel versetto precedente, anche in questo si ripete più volte lo stesso concetto. Mi sembra che la Chiesa preferisca chiedere la conversione piuttosto che la distruzione dei nemici. Volendo dare un significato positivo, si può interpretare così: «Si vergognino coloro che hanno combattuto contro la verità e rimangano confusi» di se stessi e dei loro errori. Tornino indietro dalle falsità che seguono e accolgano la verità che hanno tentato di distruggere. Si vergognino in fretta, poiché il tempo [di attesa] si è fatto breve e il giudizio incombe; chi ha donato l’oggi non ci ha assicurato il domani: «Questa è l’ultima ora» (1 Gv 2,18). «Noi siamo quelli per i quali è giunta la fine dei tempi» (1 Cor 10,11). «Vigilate, dunque, perché non conoscete né il giorno, né l’ora» (Mt 4,42). 
Salmo 7
Si legge che Semei, figlio di Jera, abbia maledetto il re Davide (2 Re 16,2), mentre questi fuggiva dal figlio Assalonne, circostanza che ha dato origine al salmo. Il suo nome fu cambiato e si chiamò Cusi; Semei ha un significato positivo, mentre Cusi negativo. Cusi significa anche etiope, mentre Semei colui che ascolta Dio. Iemini significa destra. Giustamente ricevette il nome di Cusi perchè si pensa che si fosse contaminato nella mente e nel corpo, visto che non ha esitato a maledire un re e profeta tanto grande. Si dice che fosse anche figlio di Iemini, e questo a suo carico, visto che un uomo così malvagio nacque da un padre buono. 
Signore mio Dio in te ho sperato, liberami da tutti i miei persecutori e liberami. Questa preghiera è del profeta e di tutti coloro che hanno raggiunto la sua perfezione. Costoro, ponendo la loro speranza soltanto in Dio, vinsero e disprezzarono tutti i persecutori e i nemici. Sebbene talora venissero uccisi, risultarono vincitori, poiché nessun tipo di tormenti aveva potuto strapparli dalla solidità della loro fede. Attribuivano questa forza non alla loro bravura ma soltanto a Dio, il quale non abbandona mai coloro che sperano in lui. 
Non rapisca come un leone l’anima mia, mentre non c’é nessuno che mi redima e mi salvi. Il nostro nemico, il diavolo, come sta scritto, «come leone ruggente gira attorno, cercando chi divorare» (1 Pt 3,8). Poterono sfuggire ai suoi denti e alle sue insidie soltanto gli uomini che avevano sperato in Dio, e furono salvati e liberati da lui. 
Il salmista prima aveva detto: «Signore, mio Dio in te ho sperato», in seguito, cercando una ricompensa alla sua speranza, ha aggiunto: «Liberami e salvami». 
Signore, Dio mio, se così ho agito: se ho fatto ciò che mi rimprovera Cusi, il nero, l’etiope, nemico della verità, se c’é questo crimine nelle mie mani, come egli mi rimprovera, se ho reso male per male, come egli, mentendo, dichiara, venga eliminato dai miei nemici inutili, come è degno e giusto. Pensa alle parole di Semei, chiamato poi Cusi da Davide, dopo avergli giustamente cambiato il nome: «Vattene, vattene via, uomo sanguinario, uomo di Belial; il Signore ti fa scontare tutto il sangue versato della casa di Saul, poiché hai voluto prendere il suo posto» (2 Re 16,7). Chi conosce il racconto del libro dei Re e lo ha compreso bene, sa che l’accusa è totalmente falsa. 
[Questi avversari ] sono inutili: si può pensare che sia tale un uomo privo di virtù e di forza, vuoto di qualsiasi qualità. L’imprecazione è molto rischiosa e Davide non l‘avrebbe formulata se non fosse stato più che certo di dire la verità. Continua l‘imprecazione. 
Il nemico perseguiti la mia anima, calpesti a terra la mia vita e trascini nella polvere il mio onore. In quella polvere, come dice il salmo, sospinta dal vento sulla superficie del suolo (Sal 1,4). La polvere rappresenta i malvagi e i peccatori; chi si unirà a loro, non avrà nessuna gloria. La sua vita viene calpestata in terra dal diavolo ed egli, vinto dalle sue malvagie seduzioni, si mostra interessato soltanto dei beni terreni e passeggeri. Segue:
Sorgi, Signore, nel tuo sdegno e innalzati sopra la terra dei tuoi nemici. Chiede: manifesta lo sdegno e la tua ira , manifesta la pazienza e la tua forza nella terra dei tuoi nemici. Già allora il profeta, nello scrivere questi versetti, prevedeva, e comprendeva per mezzo dello Spirito, quale era il senso di quella maledizione rivolta contro Cusi. Malediceva, infatti, nel senso voluto dal Signore quando dice: maledicano essi ma tu benedicili. Semei, nel maledire Davide, prefigurava il popolo giudeo, che avrebbe rivolto la maledizione contro il Signore e nostro Salvatore, come se egli avesse usurpato il regno del Padre e si fosse proclamato falsamente Figlio di Dio. Contro questi increduli l’apostolo dice: «Non ha considerato una rapina essere uguale a Dio» (Fil 2,6). Questi sono i veri nemici menzionati dal profeta in questo modo: sorgi, Signore, nel tuo sdegno e innalzati nella terra dei tuoi nemici. 
Sorgi, Signore Dio, ed agisci secondo l’ordine che desti. Il Signore comandò ai figli d’Israele di eliminare i nemici e di annientarli tutti fino in fondo. Il salmista ora chiede, ispirandosi a questo precetto, che faccia altrettanto verso i suoi nemici, di uccidere e disperdere quel popolo ingrato, empio e traditore ed, invece, integri nell’eredità, il popolo dei pagani che è migliore di quello. Infatti poi aggiunge: la sinagoga dei popoli ti circondi. La sinagoga dei popoli è il popolo dei pagani che prima sedeva nelle tenebre ma ora, illuminata dalla vera luce del Cristo, lo circonda, lo onora e lo venera come re e Signore. 
E per questo, sali in alto. Per questa, [ossia per la Chiesa dei popoli] il Signore e nostro Salvatore, patì, risuscitò e salì al cielo: non avrebbe fatto niente di tutto questo, se non avesse amato la Chiesa. Ascese per condurla con sé, come lui stesso dice: «Quando sarò esaltato da terra, tutto attrarrò a me» (Gv 12,32). Signore, giudica i popoli. Non abbiano più, dice, quel giudice e quel re che solevano avere. Sii tu il giudice, perché tu sei il giusto giudice, che giudichi tutto con equità. Giudicami, Signore, sii tu a giudicarmi, tu che conosci i segreti del mio cuore e fa capire agli altri che io sono quello che mi considera Cusi. Questo accadrà nel giudizio quando l’onestà e l’innocenza di questo uomo beato verrà rivelata allo stesso Saul e a tutti gli altri. Giudica, dunque, ma in quale modo? 
Secondo la mia giustizia e secondo l’innocenza delle mie mani, [cioè] su di me. Felice coscienza che può dare a se stessa questa assicurazione! Perché ha precisato anche su di me? Se le nostre mani – ma qui pensiamo che parli delle ossa delle nostre mani – sono innocenti, tutta la nostra persona è innocente. La nostra innocenza è più importante di noi stessi, perché se non fossimo onesti, non saremmo niente. Siamo ben fortunati, allora, se siamo tali!
Si esaurisca la malvagità dei peccatori, e guida l’uomo giusto, tu che scruti i cuori e le reni, o Dio. Dobbiamo interpretare queste parole come se Davide volesse parlare di sé. Desidera che cessi e termini la sedizione di quei peccatori dai quali in quel momento veniva perseguitato, in combutta con il figlio Assalonne. Chiede che Egli, essendo giusto ed innocente, possa tornare a governare nel suo regno. L’aggiunta, tu che scruti i cuori e le reni, o Dio, è possibile esprimerla anche in questi termini: Tu vedi ogni cosa, a te nulla rimane nascosto, tu sai che le mie parole corrispondono al vero, tu sei un Dio che scruta i cuori e le reni perché egli osserva bene ciò che abbiamo nel cuore e ciò che abbiamo nelle reni, ove domina la lussuria. 
Il nostro aiuto, per avere giustizia, viene dal Signore che salva i retti di cuore. Afferma queste convinzioni per rendere grazie, come già fosse stato esaudito e reintegrato nel regno per opera del Signore. Retti di cuore sono quelli che, senza volgersi a destra o a sinistra, continuano ad essere fermi e stabili nella verità. Il loro contrario, invece, sono coloro dei quali viene detto: «Parlano il male l’uno all’altro». 
Dio è giusto, forte e longanime; s’adira forse ogni giorno? Se non vi convertirete, tenderà il suo arco. A partire dalla sua stessa esperienza, il profeta ha sperimentato che Dio è giusto giudice e perciò ha concluso: Il nostro aiuto, per avere giustizia, viene dal Signore. Ribadisce questa convinzione in un altro passo: «renderà a ciascuno secondo le sue opere» (Sal 61,13). Non farebbe questo, se non fosse un giudice giusto. Dichiara poi che è un giudice forte: una volta che ha pronunciato la sentenza, piaccia o non piaccia la sua decisione, gli uomini devono accoglierla e custodirla. Non voleva però che fosse considerato troppo severo ed austero ed allora ha aggiunto: è longanime. Non punisce subito ma attende con grande pazienza [la conversone] dei peccatori, perché non vuole che muoiano ma piuttosto che si convertano e vivano (Ez 33,11). Poi si chiede: s’adira forse ogni giorno? Se non continuasse ad essere paziente e longanime ogni giorno, dovrebbe adirarsi ogni ora, anzi ogni minuto, se consideriamo con quanta frequenza cadiamo nel peccato. Sebbene sia benevole e paziente, se non vi convertirete, non avrete più alcuna possibilità di scusarvi (come sottintende). «SE non fossi venuto e non avessi parlato a loro, non avrebbero alcuna colpa; ora non c’è alcuna scusa per la loro colpa» (Gv 15,22). 
Sfodererà la sua spada. La spada è la parola di Dio e la predicazione del Vangelo, come è ribadito: «Viva è la parola di Dio e più penetrante di una spada a doppio taglio» (Eb 4,12). Ancora in un altro passo: «La spada dello Spirito, ossia la parola di Dio» (Ef 6,17). I predicatori sono armati di questa spada: «Spada a due tagli nelle loro mani» (Sal 149,6). Il Signore ha sfoderato questa spada quando ha comandato ai discepoli: «Andate  e insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Quale scusa accampare? «Per tutta la terra si è sparsa la loro voce e ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18,5). 
Ha teso il suo arco e lo ha preparato; con esso ha preparato strumenti di morte e ha reso roventi le sue frecce». Spada ed arco hanno lo stesso significato. Il nostro Salvatore tese l’arco e lo predispose al tiro, che rappresenta il messaggio dei due Testamenti, quando aprì il libro dei sette sigilli e ne spiegò il senso ai discepoli, affinché comprendessero le Scritture. I vasi di morte, che portano l’arco, sono quegli apostoli e quei dottori dei quali il Vaso d’elezione, il beato Apostolo Paolo ha detto: «Siamo profumo di vita per la vita, oppure odore di morte che conduce alla morte» (2 Cor 2,16). Questi tiratori d’arco uccidevano i vizi e gli spiriti maligni; accese le loro frecce con fuoco dello Spirito Santo, li cacciavano dalle loro abitazioni. Le frecce sono le parole che i santi apostoli e i dottori pronunciavano nei loro discorsi. Giustamente il Signore ha preparato e donato queste frecce a coloro che sono infiammati affinché, dopo essere stati accesi da così grande fuoco, accendessero anche altri e infuocassero nell’amore per Dio le persone che avrebbero colpito. 
Ecco ha partorito ingiustizia, ha concepito dolore e dato alla luce iniquità. Questo versetto riprende il discorso dove era stato detto: che il leone non rapisca l’anima mia. Quale altro frutto il diavolo ha potuto concepire e generare se non l’ingiustizia, il dolore e l’iniquità? Egli s’adopera perché gli uomini siano ingiusti e iniqui e, animato da questa intenzione, li trascina con sé verso la sofferenza e a tutto ciò che provoca dolore. Così agisce, così insegna e questo è ciò che produce. Allora aggiunge: 
Ha aperto un pozzo profondo ma è caduto nel baratro costruito. Il pozzo corrisponde all’inferno scavato e aperto dal diavolo. Non desidera che fare così; da malvagio artefice si compiace di far soffrire e di costruire luoghi di tormento. Ogni giorno non smette di scavare per preparare una fossa agli altri, più grande o più piccola, a misura dei loro atti. Egli stesso però cade nel pozzo che ha scavato: il fuoco eterno è stato preparato per lui e per i suoi angeli. Così infatti riprende il discorso: 
Il male provocato gli ritorna sul capo e la sua iniquità gli ripiomba sulla testa. Quanto più un uomo è malvagio, tanto più dovrà soffrire nel castigo. «Da parte mia, dice il profeta, confesserò al Signore e loderò il Signore per la sua giustizia», egli è così giusto da non separarsi mai dalle giustizia e «inneggerò al Nome del Dio altissimo». 
Salmo 8
Per la fine. Per i torchi. Salmo di Davide. Ho già detto che cosa significhi per la fine e salmo di Davide. I torchi sono i fedeli che fanno parte della Chiesa, in qualunque luogo si trovino. In questi torchi è preparato e servito il vino, per il quale tutti i santi, presi da ebbrezza, dimenticano tutti i beni terreni. In un altro salmo è detto: «Sono inebriati dall’abbondanza della tua casa e li disseti al torrente delle tue delizie» (Sal 35,9). Erano colmi di questo vino gli apostoli quando, per il fatto di parlare le lingue di tutti i popoli, erano considerati pazzi. 
Signore, Signore nostro, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra. Così parlano gli ebbri, così s’esprimono quelli che hanno bevuto il sangue di Cristo. Si rallegrano perché il Nome del sommo Dio, non solo nella Giudea, come un tempo, ma ora presso tutte le genti è lodato e glorificato; gli uomini che un tempo veneravano gli dei falsi, ora lodano e confessano il nome dell’unico vero Dio. 
La tua magnificenza è innalzata sopra i cieli: dalla bocca dei bimbi e dei lattanti hai portato a compimento la lode. Questo Nome cominciò a manifestarsi comr mirabile su tutta la terra, da quando la magnificenza di Dio fu elevata fino ai cieli. Cristo è la gloria del Padre; sia perché il Padre è stato glorificato per mezzo del Figlio, sia perché il Figlio è stato reso così grande dal Padre, al punto che ogni creatura, in cielo e in terra, è stata sottoposta ai suoi piedi. Perciò è detto nel seguito: 
«Tutto hai posto sotto i suoi piedi». Tutto viene sottomesso alla sua umanità, proprio perché viene innalzato sopra i cieli e reso grande. La divinità, che si trova ovunque, come avrebbe potuto salire o scendere? Il beato apostolo Pietro, poi, spiega chi siano bambini e lattanti: «Come bambini appena nati, desiderate il latte spirituale, tutto puro, per crescere nella salvezza» (1 Pt 2,2). Si tratta della moltitudine dei fedeli. Il Signore insegna a questo riguardo: «Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). L’Apostolo dichiara: «Non siate bambini quanto alla comprensione, ma piuttosto quanto a malizia» (1 Cor 14,20). 
A motivo dei tuoi nemici, per abbattere il nemico e il difensore. Tu hai voluto che la tua lode fosse innalzata da persone così pure, innocenti e religiose [come lo sono i bambini]. Come un tempo vincesti Faraone per mezzo di animali molto piccoli, ora trionfi su tutti i nemici, per mezzo di semplici bambini. Nemici e difensori sono gli uomini che difendono l’errore e la falsità con ogni argomento possibile. È un riferimento che riguarda molti ma soprattutto gli eretici. 
Se guardo i cieli opera delle tue dita, la luna e le stelle che hai create... «La tua gloria è innalzata sopra i cieli», ha detto. È opportuno allora che anche noi saliamo e osserviamo le opere delle sue dita, la luna e le stelle che ha creato. Questo corrisponde a ciò che ha chiesto il Signore: «Padre, voglio che anche loro siano con me, dove sono io» (Gv 17,24). Riteniamo che nella luna e nelle stelle egli indichi la Chiesa intera ma anche ognuno dei fedeli. L’apostolo Paolo parla di queste stelle: «Ogni stella si differenzia dall’altra nella luce; così accadrà nella resurrezione della carne: altro è la luce della luna e altra quella delle stelle» (1 Cor 15,42). I santi sono definiti opera delle dita di Dio: sono formati in questo splendore dalla grazia dello Spirito Santo affinché risplendano come il sole nel regno di Dio. Ho interpretato il dito di Dio come un’immagine dello Spirito Santo, seguendo l’indicazione del Signore quando dice: «Se caccio i demoni col dito di Dio, i vostri figli come lo espelleranno?» (Lc 11,20). I maghi dell’Egitto hanno avvertito [l'azione di] questo dito, là dove leggiamo: «Qui si manifesta il dito di Dio». Dio ha stabilito [questi astri] e li ha consolidato così tanto nella sua fede e nella sua Chiesa, al punto che non possono essere rimossi da là. 
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e d’onore lo hai coronato e lo hai posto sopra le opere delle tue mani. La lettera agli Ebrei ci indica a quale uomo dobbiamo attribuire questo evento: «Contempliamo Gesù, che per poco tempo è stato inferiore agli angeli, a motivo del dolore della sua passione» (Eb 2,19). Colmo d’ammirazione si domanda: Chi è questo uomo o questo figlio dell’uomo che appare così grande al punto che non può essere celebrato in modo degno da lingua umana? Lo presenta cinto di corona: ha lottato, infatti, e ha combattuto. 
Lo ponesti al di sopra delle opere delle tue mani. Ora spiega questo versetto. Tutto ha posto sotto i suoi piedi, pecore e buoi, sopra le pecore della campagna. Uccelli del cielo e pesci del mare, che percorrono gli abissi marini. Nel Vangelo compare chi siano queste pecore: «Le mie pecore ascoltano la mia voce» (Gv 10,27). I buoi rappresentano i vescovi e i dottori dai quali viene coltivato ed arato il campo di Dio, cioè la Chiesa. Le pecore dei campi sono tutti gli uomini che sono fuori della Chiesa - così è possibile interpretare- , dei quali parla lo storico: «Chi sono questi che appaiono come pecore, create per volgersi a terra, sottomesse al loro ventre?». Giustamente ha scritto: «[Lo ha stabilito] sopra le pecore del campo», perché non solo i fedeli ma anche gli infedeli, sebbene non lo vogliano, sono soggetti a Cristo. Pensiamo che gli uccelli del cielo rappresentino l’intera schiera degli angeli, buoni e cattivi. Nei pesci del mare, scorgo un riferimento agli uomini più potenti; sempre pronti a predare, percorrono il mare vasto, assalgono, colpiscono e dilatano i loro possessi. In poche parole ha ricordato tutti gli essere degni di menzione e risulta che ogni essere è sottomesso a Lui. Il salmo non finisce perché inizia di nuovo proprio là dove sembrava concludersi e forse per questo motivo: la lode di Dio deve essere celebrata senza posa. 
Salmo 9
Per il compimento. Per i segreti del Figlio, Salmo di Davide. 
I segreti del figlio di Dio sono quelle verità che egli non ha voluto manifestare in questa vita neppure ai suoi apostoli. Quando infatti gli apostoli gli chiesero e gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui restaurerai il regno di Israele?”, egli rispose loro: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato in suo potere”. In un'altra circostanza ha detto: “Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno la conosce, se non il Padre” (Mt 24,36). Molto opportunamente questo salmo è stato intitolato per il compimento, poiché tutte le cose che vi sono esposte sono da riferire al compimento del tempo e all'epoca dell'apparizione dell'anticristo.
Celebrerò il Signore con tutto il cuore e racconterò tutti i suoi prodigi. Ora parla la Chiesa e si ripromette di lodare Dio non soltanto con le labbra ma anche con tutto il cuore e tutto l'affetto del suo intimo e di raccontare tutti i suoi prodigi, per insegnarci in quale modo anche noi dobbiamo lodare il Signore. La seconda parte del versetto, racconterò tutti i suoi prodigi, può essere precisato in questo modo: [lo celebrerò per] tutte le azioni di cui verrò a conoscenza. 
Gioirò ed esulterò in te e salmeggerò al tuo nome, o Altissimo. Alcuni uomini godono e si rallegrano degli onori e dei riconoscimenti del mondo, a me basterà soltanto risultare gradito a te ed essere capace di glorificare e annunciare il tuo nome. 
Mentre il mio nemico si volge indietro. Parlando così è come se dicesse: mentre farò ritornare indietro il mio nemico, io gioirò ed esulterò. Non avrebbero potuto costringerli a ritornare indietro e a mettere in fuga il demonio, se Egli non fosse stato presente con il suo aiuto. Per questo aggiunge: diventeranno deboli e scompariranno dal tuo volto. Non è la forza dell'uomo ma il volto di Dio, al quale non possono fare resistenza, che può spaventarli e farli fuggire. Poco fa ha parlato di un solo nemico, usando il singolare; adesso invece dicendo: si indeboliranno e periranno, sottintende che ci sia una pluralità, come se quell'esercito fosse costituito di migliaia di combattenti. 
Hai sostenuto il mio diritto e la mia causa, tu che siedi sul trono per giudicare in modo equo. Il mio nemico è sconfitto, si volge in fuga, s'indebolisce e muore perché sono dalla parte della ragione e tu giudicasti con un giudizio equo. Ciò corrisponde al versetto: Hai sostenuto il mio diritto e la mia causa. Con queste parole manifesta chiaramente che il Signore nostro è un giudice che non non fa preferenza di persona ma guarda all'oggetto in causa; egli non respinge neppure il diavolo stesso per quello che ha fatto o per quello di cui è accusato, se non per un giusto giudizio. Questa verità viene ribadita nel seguito: siedi sul trono per giudicare in modo equo. È una cosa indegna che segga per giudicare, chi non comprende e non vuole fare la giustizia. 
Hai rimproverato popoli e l'empio perì. Infatti il Signore dice nel Vangelo: viene loro Spirito Santo e rimprovera il mondo per il suo peccato (Gv 16,8). Il Signore rimproverò le genti mediante la predicazione degli apostoli, nella quale non loro ma lo Spirito Santo parlava, come aveva promesso il Signore: “Non sarete voi a parlare ma lo Spirito Santo parlerà in voi» (Mt 10,20). L'empio perì perché il diavolo perse il regno e il potere che aveva avuto mentre fino a quel tempo teneva in suo potere e reggeva tutti i popoli. Hai cancellato il suo nome in eterno. Ormai sono distrutti tutti i nomi delle false divinità, ossia tutte le divinità delle genti, che erano compresi in un unico nome. Infatti al presente non esiste alcun popolo che onori e veneri quelle divinità. 
Per sempre le spade del nemico, sono venute meno. Per sempre, intende dire del tutto; sono venute meno le spade del nostro nemico, ossia dei tiranni e degli eretici; dichiara che sono già di meno e che  senza dubbio verranno meno del tutto. È i1 modo di dire molto usato: ciò che pensiamo che accadrà in futuro sicuramente, lo consideriamo già un fatto accaduto.
Hai distrutto le loro città. Roma, che è la capitale di tutte le altre città, un tempo era la città delle divinità. Proprio questa città che era posseduta da quelle divinità, ora non esiste più; è stata punita insieme a quelle. La città che vediamo ora non appartiene agli dei ma ai santi apostoli ed è la città di Dio.
È perito il loro ricordo con fragore. Allo stesso modo era caduta la città di Gerico le cui mura sono crollate, come leggiamo, non a motivo delle macchine d'assedio, non per gli arieti né per qualche assalto efficace, ma al suono delle trombe. Con fragore, dunque, il ricordo delle divinità è morto perché alla predicazione degli apostoli le statue delle divinità si spezzarono e i templi caddero distrutti. Il Signore rimane in eterno e il suo regno non avrà fine.
Preparò il suo trono per il giudizio. Il trono di Dio sono gli apostoli, trono di Dio sono i vescovi e i sacerdoti nel quali Dio si è per giudicare. Il giudizio non appartiene a loro ma appartiene a Dio perché la legge con la quale giudicano non è stata data da loro ma da Dio. Egli giudicherà il mondo con giustizia, ora, nel tempo per mezzo di costoro e alla fine, nel giudizio universale, giudicherà lui stesso e per mezzo degli apostoli. Giudicherà i popoli con giustizia.
Il Signore è diventato il rifugio dei poveri, di quei poveri dei quali la l'apostolo dice: non hanno nulla ma possiedono tutto. 
È stato un aiuto al momento opportuno, nella tribolazione. Prima ha detto che li aveva aiutati al momento opportuno e poi spiega che questo tempo è quello della tribolazione perché è questo il tempo nel quale abbiamo un maggiore bisogno dell'aiuto di Dio, quando ci troviamo in qualche tribolazione. 
Sperino in te quanti conoscono il tuo nome poiché tu sei un aiuto e nella tribolazione non abbandoni i tuoi santi. Sperino in te tutti coloro che cercano il tuo nome, perché tu non abbandoni coloro che cercano, Signore.
Cantate al Signore che abita in Sion. Sion significa luogo di vendetta e immesse viene raffigurata la Chiesa la quale ha come vedette i vescovi e i maestri. Perciò nel libro di Ezechiele leggiamo: «Figlio dell'uomo, ti ho posto come sentinella» (Ez 3,13). 
Annunciate tra i popoli le sue meraviglie. Questo è già stato detto perché in tutta la terra è uscito il suono della predicazione  degli apostoli e ai confini del mondo è giunta la loro parola (Sal 18,5). 
Poiché tu che sei vendicatore del sangue ti sei ricordato di loro e non ha dimenticato la supplica dei poveri. Annunciate e non abbiate timore: possono uccidere il corpo ma non possono uccidere l'anima. Il Signore non dimentica coloro che muoiono per il suo nome poiché egli indaga sulla loro uccisione, e mentre punisce i loro nemici, l'introduce nella beatitudine eterna. 
Abbi pietà di me signore e considera la mia umiltà a motivo dei miei nemici. Il Signore non ha dimenticato le suppliche dei poveri che, come è sottinteso, gridano a lui dicono: abbi pietà di me, Signore e considera la mia umiltà a casa dei miei nemici. Da loro, poiché tu lo hai ordinato, sopporto così tanti e così grandi mali. 
Tu mi innalzi dalle porte della morte, perché io annunzi tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion. Le porte della morte sono gli eretici e tutti coloro che trascinano le anime degli uomini alla morte e alla perdizione. Porte del genere furono Simon Mago, Ario e Sabellio, lo furono anche molti altri e a motivo della loro dottrina e del loro inganno molte anime nobili. Anche i tiranni furono porte di morte perché mediante le torture, costrinsero molti a rinnegare la fede. I santi, liberati da queste porte e vincitori, non smettono di celebrare le lodi del Signore alle porte della figlia di Sion, cioè all'udito e alle orecchie delle anime fedeli. Infatti anche le orecchie sono delle porte attraverso le quali entrano nel cuore dei fedeli le parole della predicazione santa.
Esulterò nella tua salvezza. Esulterò non soltanto della mia salvezza temporale ma della salvezza tua che riguarda l'eternità. Dice queste parole volendo parlare della salvezza dell'anima la quale, liberata dalle porte della morte si trova nella sicurezza e non teme più la morte.
Sono sprofondate le genti nella corruzione che hanno operato. In quel laccio che avevano nascosto è stato preso il loro piede. Questo versetto corrisponde all'altro detto: “Chi scava una fossa al fratello, cadrà in essa per primo» (Sir 10,8). Coloro che cercano di ingannare gli altri, senza dubbio si troveranno ingannati.
Il Signore sarà conosciuto nel formulare il giudizio, nelle opere delle sue mani sarà preso il peccatore. Il Signore al presente non è conosciuto dagli empi e dai peccatori, né manifesta loro, al momento, la potenza e la severità della sua forza. Piuttosto fa sorgere su di loro il suo sole e li aspetta con grande pazienza. Sarà conosciuto quando verrà a giudicare e manifesterà la Gloria della Sua maestà. Allora il giusto si rallegrerà quando verificherà la vendetta perché nelle opere delle sue mani sarà catturato il peccatore. Sarà emessa la sentenza su di loro, come viene stabilito nel versetto che segue:
Sprofondano i peccatori nell'inferno, tutti i popoli e dimenticano Dio. Se i peccatori non si trovassero nell'inferno, non avrebbe detto: sprofondano dei peccatori nell'inferno. Ma ora certamente alcuni si trovano là e, quando avranno ascoltato la sentenza, vi precipiteranno  anche con i loro corpi.
Perché il povero non sarà dimenticato per sempre e la pazienza dei poveri non perirà per sempre. I peccatori sono condannati in primo luogo perché hanno fatto soffrire i poveri di Cristo, il cui ricordo non verrà mai meno. Mentre il profeta diceva queste cose e descriveva le sofferenze dei martiri e le persecuzioni compiute dai tiranni e dagli eretici, ricevette da Dio il dono di prevedere altre cose ancora più grandi, di vedere l'anticristo, il figlio della perdizione. Di esso è scritto: “Si eleverà e si alzerà su tutto ciò che Dio e che era venerato come tale” (Cf Ts 2, 4). Allora ci sarà una tribolazione così grande la quale, come dichiara il Signore stesso, “non ebbe mai l'uguale” (Mt 24,20). Contemplando questi fatti e impaurito della  sofferenza così grande che avrebbero sopportato i santi in quel tempo, esclamò dicendo:
Sorgi signore non prevalga l'uomo, vengano giudicate le genti al tuo cospetto. Sorgi, signore e vieni ad aiutare i tuoi santi poiché questo Uomo è molto malvagio e nessuno può resistere a lui. Riguardo a questo figlio di perdizione è scritto che trascinerà dietro di sé molti uomini e uomini innumerevoli staranno davanti a lui. Ciò che ha detto ora, siano giudicate le genti al tuo cospetto, significa: vieni presto a giudicare e abbreviare i suoi giorni, poiché, se questo iniquo avrà regnato più a lungo, molti dei tuoi santi periranno. Anche il Signore ha fatto un discorso simile: “Se quei giorni non venissero abbreviati, non si salverebbe nessuno” (Mt 24,22). Regnerà dunque, come sta scritto, “per un tempo, per due tempi e per la metà di un tempo” (cf Dn 7, 26), ossia non più di tre anni e mezzo. 
Costituisci Signore, un legislatore su di lui e sappiano le genti che sono uomini mortali. Sembra dire, sorgi in soccorso dei tuoi fedeli affinché [l'Anticristo] non li vinca. Sopra le genti che lo seguono, lo venerano, lo adorano, costituisci proprio lui come legislatore affinché sappiano e comprendano che sono uomini e che, coloro che ti abbandonano, finiscono col venerare un mostro. Anche lui sarà un legislatore poiché come fece Mosè e il nostro Salvatore, anche lui emanerà una legge. L'espressione, sono uomini, significa che sono stolti e insipienti. Seguendo questo modo di pensare, l'Apostolo dice: «Perché uno dice "Io sono di Paolo", un altro dice "Appartengo ad Apollo" e un altro ancora dichiara di essere di Cefa; non siete forse uomini?» (1 Cor 1, 12). 
Perché Signore: te ne stai lontano, non guardi nel momento opportuno, nelle tribolazioni? Sorgi, perché indugi? Te ne stai lontano dai tuoi servi. Perché non ci aiuti nel momento adatto, ossia nelle tribolazioni più dure? Mai il tuo soccorso sarebbe stato tanto necessario come quando subivano persecuzione da parte di tanti nemici. 
L'empio s'inorgoglisce, il povero arde. Il primo s'inorgoglisce e incrudelisce mentre il povero, cioè la Santa Chiesa, priva di qualsiasi sostegno umano, viene invasa dal fuoco e tormentata. Si può anche interpretare così: quanto più l'empio inorgoglisce e incrudelisce, tanto più la Chiesa s'accende d'amore di DIo e si infiamma. 
Sono presi nelle insidie che hanno tramato. Non resterà nascosto a lungo, la malizia del suo cuore non resterà nascosta a lungo ma subito egli e tutti i suoi discepoli, che si trovano con lui, saranno catturati nella consapevolezza di aver commesso iniquità e inganni e si sentiranno confusi. Nel Vangelo leggiamo a loro riguardo: «Sorgeranno molti anticristi e pseudoprofeti e daranno molti segni e prodigi al punto da indurre molti nell'errore, perfino anche gli eletti» (Mt 24, 4). Da questo punto fino al termine del salmo descrive la vicenda e le imprese dell'Anticristo. 
Il peccatore verrà celebrato per i desideri della sua anima e, mentre attua cose malvagie, viene benedetto. Non c'è nulla che spinga e solleciti gli uomini empi ed iniqui a compiere il male, quanto il fatto che ci siano adulatori pronti ad approvare ed esaltare le loro imprese. Da questo fatto deriva che non decidano di pentirsi e rimangano tranquilli nella loro malignità. 
Il peccatore ha irritato il Signore. Che significa ha irritato? Lo ha provocato e spinto a farlo scoppiare in un sentimento d'ira e di sdegno verso di lui. Al punto da essere eliminato, affinché il sangue dei santi che aveva sparso fosse ricordato e vendicato. Segue, infatti: dal momento che prova uno sdegno così grande, non giudicherà? Questo versetto deve essere compreso in senso ipotetico, come se dovessimo leggere: Forse che il Signore, essendo così sdegnato e spinto così gravemente all'ira, non giudicherà in base alla sua grande indignazione? Come abbiamo detto, Egli vuole la rovina degli oppressori a difesa dei suoi poveri. Perciò dichiara nel proseguo del discorso: Perché l'empio ha irritato Dio? Ha detto nel suo cuore che Dio non c'è». 
Non c'é Dio davanti ai suoi occhi, sono inquinate tutte le sue vie in ogni momento. Non pensa affatto al tuo giudizio. Tutte le decisioni del Signore sono vere e giuste ma egli non vi pensa affatto e così non esercita la giustizia in modo corretto e non teme i suoi giusti giudizi. Se li temesse, non si inorgoglirebbe fino a mostrare tanta crudeltà e superbia. 
Dominerà tutti i suoi nemici. Chi sono i suoi nemici se non i santi? In un certo modo, l'Anticristo li dominerà ma, secondo un altro punto di vista, non potrà farlo.  Avrà il dominio su di loro nel senso che potrà sottoporli al suo potere, tormentarli e affliggerli quanto lo vorrà. Non riuscirà a dominarli in quanto non riuscirà ad ottenere il loro assenso alla sua malvagità. 
Ha detto nel suo cuore: non sarò scosso di generazione in generazione. Sarò senza alcun male. Si può comprendere quanto egli sia empio e crudele perché egli si compiace con grande desiderio di attuare ciò che è male. Minaccia di passare di generazione in generazione, da un luogo all'altro, sempre facendo il male e cercando la rovina delle anime. 
La sua bocca è piena di espressioni di maledizione, d'amarezza e d'inganno. Giustamente questi è chiamato Anticristo perché appare come il contrario di Cristo. Il profeta, riferendosi a Cristo, esclama: «Quanto sono dolci le tue parole al mio palato, più del miele e di un favo» (Sal 118, 103). Dell'Anticristo invece, afferma il contrario: La sua bocca fetida è piena di maledizione, di bestemmie, d'amarezza e inganno. 
Sotto la lingua fatica e dolore: siede per fare trame con i ricchi, in segreto, per eliminare l'innocente. Le parole che si trovano sotto la sua lingua provocano fatica e dolore e, con il suo sostegno, grande infelicità. Si dice che egli sta seduto in consiglio per tramare insieme con i ricchi di questo mondo che amano soltanto le cose terrene e passeggere. Li ha ingannati ed arricchiti con i suoi doni per spingerli ad uccidere l'innocente, per rovesciare e rovinare con le sue inique trame, l'uomo religioso e santo. Ha detto che farà tutto questo in segreto e ha detto bene perché sarà il più falso e astuto  tra gli uomini. 
I suoi occhi osservano il povero non per avere pietà di lui ma per rovinarlo e ingannarlo. A questa frase aggiunge quest'altra: sta in agguato in un nascondiglio come un leone nella sua tana. Che cosa sta tramando? Sta in agguato per rapire il povero, per rapire il povero trascinandolo nel suo laccio. Che cosa significa: rapire il povero? Rapire il povero è attirarlo dietro di sé e associarlo alla degenerazione del suo errore. Dopo che avrà fatto questo, lo umilierà avvolgendolo nel suo laccio. Lo considererà come un uomo prigioniero e interamente sottomesso, come se fosse suo schiavo. È davvero un uomo misero e molto infelice colui che non vede il castigo che, tra non molto tempo, piomberà su di lui, come viene precisato nel versetto successivo: mentre vuole dominare sui poveri, si inclinerà e cadrà. Avverrà a lui ciò che è stato detto dall'apostolo: «Il Signore Gesù lo ucciderà con il soffio dell'uomo e lo eliminerà con lo splendore della sua venuta (2 Ts 2,8). Si è insuperbito al di sopra di ogni misura? Allora verrà umiliato facendolo precipitare in basso e sarà punito. Dice il Signore: «Chi si esalta, sarà umiliato; chi si umilia, sarà esaltato» (Lc 14,11).
Pensa nel suo cuore: Dio dimentica, ha distolto il suo volto e non osserverà mai. Mettere questo essere iniquo, crudelissimo figlio di perdizione, uccideva i santi di Dio con raffinati tormenti, nel suo cuore pensava con grande stoltezza che Dio si sarebbe dimenticato in modo completo e definitivo della loro morte, vedendo che non li aiutava in quel momento.
Sorgi, signore mio Dio, alza la tua mano e non dimenticare il povero per sempre. Sorgi e vieni in aiuto dei tuoi santi. Sia esaltata la tua mano, siano esaltate la tua forza e la tua potenza sopra di loro e non dimenticare il povero per sempre, come quelli pensano in modo malizioso. Non avviene mai, ciò che non dura per sempre, e perciò la disfatta dei santi non si verifica mai. 
Perché l'empio ha esasperato Dio? L'invettiva è rivolta contro colui che già il profeta, per mezzo dello Spirito Santo, aveva visto scadere, in modo sorprendente, in quella vasta fossa di tormenti da te predisposta. Poi spiega perché riceverà questa punizione: «Ha detto nel suo cuore: Dio non se ne cura». È un grande peccato non soltanto dire ma anche soltanto pensare ragionamenti perversi nei confronti della giustizia di Dio.
Tu vedi, osservi la fatica e il dolore, per consegnare i santi nelle tue mani. Non dimentichi mai nessuno, ma sei sempre attento e con  amore paterno osservi la fatica e il dolore sofferti dai tuoi santi per il tuo nome, per consegnarli e presentarli al Padre con le tue stesse mani. Riguardo a questa consegna l'apostolo dice che allora, quando Egli consegnerà il regno a Dio Padre, ogni cosa sarà sottomessa a lui (cf 1 Cor 15,24).
A te si abbandona il povero, dell'orfano tu sei un sostegno. Da quando il povero ha abbandonato il suo vecchio padre, cioè il diavolo, e, lasciatosi rigenerare per mezzo dell'acqua e dello Spirito Santo, è diventato tuo figlio, aderisce sempre soltanto a te, si affida soltanto a te e non vuole avere nessun altro difensore ed aiuto. Che il diavolo sia il padre di tutti gli uomini malvagi e che non sono stati battezzati, il Signore lo mostra quando dice: «Voi discendete dal diavolo e fate le opere del vostro padre» (Gv 8,44). Anche l'apostolo dice cose simili: «Eravate un tempo tenebre ma ora siete luce del Signore; camminate come figli della luce» (Ef 5,10). L'apostolo Giovanni afferma: «Quanti lo hanno accolto, hanno ricevuto la possibilità di diventare figli di Dio, quelli che credono nel suo nome» (Gv 1,12). Ora sono figli di Dio quelli che un tempo erano figli del diavolo. Sono chiamati perciò, bambini cioè orfani, come riporta un'altra versione, perché il loro vecchio padre è morto oppure perché, mentre sono ancora pellegrinanti in questa vita, non si sono ancora riuniti al Padre nella beatitudine. Per questo il Signore diceva ai suoi discepoli: «Non vi lascerò orfani ma ritornerò da voi» (Gv 14,18). Sarebbero stati orfani a motivo della sua assenza, se il Signore non si fosse recato presso di loro.
Spezzerai il braccio del peccatore e del malvagio. Il Figlio è chiamato il braccio del Padre e il profeta dice a suo riguardo: “il braccio del Signore a chi sarà rivelato?”  (Is 53,1) Perciò l'anticristo viene chiamato il braccio del diavolo perché per mezzo di quest'arto opera e depreda. Abbiamo già parlato sopra della sua umiliazione e della sua rovina.
Il suo delitto verrà ricercato e non si troverà. Il delitto del diavolo è l'orgoglio. Si legge che abbia detto nel suo cuore: “Salirò fino al cielo e sarò simile all'altissimo” (Is 14,13). L'arroganza dell'anticristo è la massima che si possa avere perché vuole essere venerato, elevato ed esaltato a livello della  divinità. Dopo la morte dell'anticristo, se si cercherà questa arroganza nel regno di Cristo, che è la Chiesa, non si potrà trovare.Perciò possiamo comprendere questo fatto: i fedeli che vivranno in quel periodo serviranno il Signore con timore e tremore ma sopratutto con umiltà. Perciò è scritto che “in quei giorni Giuda sarà salvato” (Ger 33,16) e che, “quando la pienezza delle genti sarà entrata, allora anche Israele sarà salvato” (Rm 11,25). Chi allora potrà insuperbire quando vedrà che l'Anticristo verrà  condannato a causa del suo orgoglio e che sta per incombere il giorno del gidizio?
Il Signore regna per sempre e nei secoli dei secoli; e il suo regno non avrà fine, come è scritto (Lc 1,34). Invece voi,  nazioni tutte,  sarete condannate insieme con l'anticristo, sparirete dalla terra, cioè dalla terra dei viventi perché non potrete entrare in essa. Il Signore ascolta il desiderio del povero, la sua implorazione giunge alle sue orecchie. I profeti vedono il futuro come se fosse una cosa passata e osservano le cose che debbono accadere, come se fossero già avvenute. Il desiderio dei poveri, cioè dei santi che vivranno nel tempo dell'anticristo, sarà questo: che egli venga condannato e giudicato, come è giusto e che i santi di Dio, liberati dalle sue trame, ricevano la beatitudine eterna. Bisogna osservare con questo desiderio non viene espresso dalla loro bocca ma si trova presente nel loro cuore. Dio vede il cuore ed esaudisce più volentieri i desideri del cuore di quelli espressi dalla bocca. Che egli ascolti i desideri dei santi, lo testimonia la parte che segue.
Giudica l'orfano e l'umile. Quando verrà per rendere giustizia all'orfano e all'umile, allora i santi riceveranno ciò che avevano desiderato. Giudicare l'orfano significa rendere manifesta e formulare la giusta sentenza a suo favore. Tale annunzio, che è stato espresso riguardo alla giusta condanna e la rovina dell'anticristo, è stato proclamato e scritto in modo che l'uomo non osi più esaltarsi sopra ogni misura su questa terra. Non avvenga  che siano comminate anche a lui punizioni simili a quelle che riceverà Colui che si sarà proposto d'imitare. 
Salmo 10
Per il Compimento. Salmo di Davide. Ho già spiegato il significato del titolo ed esso viene ripetuto più volte perché sappiamo che tutti i salmi godono della medesima autorevolezza. 
Nel Signore confido; come potete dire alla mia anima: trasmigra come un passero verso il monte? Egli parla contro gli eretici della Chiesa, affaticata per i loro cavilli e argomentazioni. Confido nel Signore e detesto i vostri argomenti che vengono accolti soltanto da chi ha perso la sua fede in Dio. Come potete dire alla mia anima: trasmigra come un passero verso il monte? Voi non siete delle vere montagne e noi non siamo dei passerotti, come voi credete. Voi vi siete esaltati pensando di essere delle montagne e ci umiliate considerandoci dei passaporti. Anzi siete proprio delle montagne in questo senso: vi siete dilatati gonfiandovi d'orgoglio; siete diventati come i monti di Gelboe, maledetti da Davide. Noi invece siamo sì dei passeri, però di quelli che sfuggono alle trappole dei cacciatori. Le trappole sono tutte le vostre macchinazioni. 
In un altro salmo leggiamo: «Il passero ha trovato una casa per sé» (Sal 83,4). Gli eretici dunque, confrontandosi con loro, considerano i cattolici dei passerotti, già stimati dal Signore come merce di scarso valore quando ha detto: «Due passeri non si vendono forse per un asse?» (Mt 10,29). 
Ecco i peccatori hanno teso il loro arco, posero nella faretra le loro frecce per colpire nel buio i retti di cuore. La Chiesa rivolge al Signore stesso queste parole della sua preghiera e si lamenta della grave persecuzione degli eretici, dicendo: guarda, Signore, e riconosci questi uomini che parlano contro di noi: sono eretici e peccatori con il loro arco ben teso. Tutti i componimenti degli eretici, falsi e ingannevoli, quelli scritti e quelli pronunciati a voce, sono un vero arco con il quale si propongono di eliminare, al buio, le anime dei santi. La faretra rappresenta il loro cuore nel quale hanno riposto le loro sentenze che conducono all'errore, come se fossero frecce predisposte e preparate; quando viene il momento adatto, tramite qualche inganno, colpiscono e feriscono, in modo subdolo, i retti di cuore. 
[Il sentire] che tu hai portato la perfezione, lo hanno distrutto. Non ti rimane nascosto, anzi è molto chiaro davanti a te che è il modo di sentire, santo e universale, che tu ha insegnato, è quasi distrutto. Ritiene che molti si sono lasciati ingannare dalla loro dottrina. Ciò avvenne particolarmente al tempo di Ario che sconvolse tutto il mondo e costrinse ad accogliere il suo errore. Il giusto, che cosa può fare? Segue:
Piovono lacci sui peccatori. Il testo compare quest'ordine. Ma, prima di tutto, commentiamo le frasi che troviamo a metà del componimento e poi ritorneremo a spiegare quelle che appaiono ora nel testo e in seguito esamineremo quelle successive.
Il Signore è nel suo tempio santo, il Signore ha nel cielo il suo trono. Quando i santi dicevano che il Signore si trova nel suo tempio santo dobbiamo pensare che questo modo di dire corrisponde a quest'altro: il Signore è nel cielo dove si trova il suo tono. Questa espressione corrisponde in modo pieno al pensiero che elaboravano e sviluppavano nel loro cuore. L'apostolo insegna: «Non sappiamo che cosa chiedere ma lo Spirito Santo intercede per noi con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Siamo certi che i santi sono considerati il tempio di Dio e il luogo in cui abita.
I suoi occhi osservano il povero. Non guarderebbe verso di loro, se non li amasse. Sta scritto infatti: «Il signore guardò Pietro» (Lc 22,61). I suoi occhi osservano il povero per usare misericordia verso di lui in continuazione, sempre lo custodisce, lo guida e lo dirige in tutti i suoi pensieri e le sue opere.
Le sue palpebre interrogano i figli dell'uomo. Conosce tutto soltanto con la sua intuizione e aprendo gli occhi comprende ogni cosa e non esiste nulla che possa nascondersi alla sua interrogazione e alla sua sapiente osservazione.
Il Signore interroga il giusto e l'empio. Il Signore esamina il giusto ed anche l'empio nel senso che la loro coscienza risponde a lui e qualsiasi cosa sia nascosta in essa, appare con chiarezza di fronte alla sua interrogazione e alla sua analisi.
Chi ama l'iniquità, odia la sua anima. Sembra la definizione dell'uomo malvagio. È una persona malvagia chi ama l'iniquità e odia la sua anima. Sono due cose pessime, sia amare l'iniquità come avere in odio la propria anima. Anzi amare la malvagità è peggio che compiere il male, come è meno grave peccare che il perseverare nel peccato.
Piovono lacci sopra i peccatori. Questo versetto, come ho già detto, è la continuazione della domanda: il giusto e cosa può fare? 
In questa bella espressione manifesta che c'è una grande abbondanza di lacci. Quanti sono i peccati, altrettanto lo sono i lacci nei quali i peccatori vengono catturati e legati. L'uomo empio viene infatti tenuto prigioniero dai legami delle sue colpe. L'uomo che ha peccato più volte e ha commesso peccati più gravi, è tenuto prigioniero da molteplici lacci. «Fuoco, zolfo e tempesta saranno la parte del calice che erediteranno» (Sal 10,6). Questo è il calice dell'ira e del furore di Dio, con il quale i peccatori saranno inebriati e per mezzo del quale viene annunciata la morte e tutte le sofferenze della loro punizione. Tuttavia tutta questa enumerazione non rappresenta l'intero calice ma soltanto una parte di esso. In realtà li attendono molti altri tormenti e forse ben più gravi. Riguardo a questo fuoco, nel Vangelo ci viene detto che esso è eterno e inestinguibile. Gli uomini che vengono puniti con lo zolfo rappresentano quelli che si abbandonarono alla lussuria e al piacere della carne. Periranno travolti dalla tempesta, quelli che hanno sconvolto la Chiesa e non potranno mai rimanere tranquilli e godere la pace. In questa vita si comportarono come fossero stati violente tempeste, ed è giusto allora che sempre siano trascinati e sommersi da un vento di tempesta.
Il Signore è giusto, ama la giustizia ed agisce come equità. Il Signore scruta il giusto e l'empio e dal momento che è giusto ed ama la giustizia, renderà a ciascuno secondo le sue opere, come richiede la giustizia. 
Salmo 11
Per la fine. Per l'ottava. Salmo di Davide. Si è già spiegato in precedenza, per esteso, il significato del titolo e non è necessario farlo di nuovo. 
Salvami Signore perché non c’è più alcun santo ed è venuta meno la verità tra gli uomini. È l’invocazione dei giusti che, prima dell’incarnazione di Cristo, desideravano la sua venuta. Accadde un tempo che non solo i pagani ma anche i giudei, che si chiamavamo popolo di Dio, venerassero gli idoli, adorassero i demoni, cercassero le vanità, e tutti insieme si allontanassero dalla verità. Poiché la santità e la verità erano venute meno e non c’era nulla da cui si poteva sperare un aiuto da parte di Dio, il giusto in modo opportuno grida ed invoca: 
Ognuno dice vanità al suo prossimo. Ognuno, sia i giudei sia i pagani, dicono cose vane al prossimo. Prossimo non tanto per la consanguineità, - seconda una interpretazione errata di molti -, ma piuttosto per la malvagità, come dobbiamo intendere. Gli uomini che sono prossimo agli altri  in questo modo, di continuo si stimolano gli uni gli altri a seguire la vanità e la stoltezza poiché hanno labbra bugiarde e nel loro cuore hanno pensato al male. Al contrario, come vengono presentati i santi? «Tutti avevano un solo cuore e un'anima sola» (At 4,32). Questi, invece, non mostrano di avere un cuore solo ma un cuore doppio. 
Disperda il Signore tutte le lingue d'inganno e la lingua che dice parole arroganti, che è quella di coloro che dissero: vantiamoci del nostro parlare, siamo forti per nostro discorso, chi sarà il nostro padrone? In ogni tempo sono [lingue d'inganno] gli uomini che, sicuri della loro eloquenza e del loro sapere, non esitano a seminare l'errore. Lo fecero i filosofi pagani, considerati i più sapienti tra il popolo. Costoro erano in errore riguardo a tutto ciò che riguardava il culto di Dio; non avevano però tutti la medesima opinione ma ognuno di loro insegnava una o più dottrine erronee. Costoro avrebbe potuto dire: vantiamoci del nostro parlare, siamo stati noi ad elaborare queste teorie e non siamo debitori a nessuno. Chi è stato nostro maestro e signore al quale dobbiamo essere riconoscenti per quello che insegniamo e sappiamo? Ben a proposto ha detto l'Apostolo: «Dio ha reso stolta la sapienza di questo mondo» (1 Cor 1,20). Pure fra i giudei, come leggiamo, ci furono molti eretici. I Sadducei, ad esempio, negavano la risurrezione, ma il nostro Salvatore volle contrastare questa opinione errata con argomentazioni sicure. Tale eresia deriva sicuramente dalla dottrina dei filosofi. 
Per la miseria dei poveri e il gemito dei miseri, ora sorgerò, dice il Signore. Il Signore esaudisce coloro che all'inizio di questo salmo lo avevano invocato, dicendo: Salvami, Signore. Ora, dice, m'alzerò per soccorrerli, libererò i poveri e i miseri dal potere del diavolo e da una caterva d'errori. In che modo e per mezzo di chi presta questo soccorso per la sua bontà, lo precisa nel seguito: 
Invierò la mia salvezza, agirò in modo che abbiano fiducia in me. Il soccorso di Dio è Cristo, per mezzo del quale Dio ha compiuto una salvezza molto grande. Un altro salmo celebra quest'opera mirabile: «Il Signore ha manifestato la sua salvezza» (Sal 97,2). Anche il Patriarca Giacobbe l'aspettava: «Attenderò la tua salvezza, Signore» (Gen 49,18). Agirò in modo che abbiano fiducia in me. Se a combattere è un capitano di tal valore, non c'è da temere alcuna sconfitta; di lui viene detto: «Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia» (Sal 23,8). 
Le parole del Signore sono parole pure. Ecco avete udito le parole e la promesse di Dio, dice il Profeta: credete ad esse con molta fermezza e non abbiate alcun dubbio perché adempirà la promessa. Perché? Le sue parole sono pure e vere e non può mentire in nessun modo. 
Sono argento provato al fuoco, purificato dalla terra per sette volte. Le parole di Dio sono veramente così: pure, caste, vere; come argento purificato dal fuoco non presentano alcuna macchia di falsità. Che significa purificato dalla terra sette volte? [Il metallo] rimane sul fuoco a lungo, finché venga purificato da ogni commistione terrena. Per questo viene introdotto il numero perfetto, nel quale sono compresi tutti i numeri. Ciò che è stato purificato sette volte, non ha bisogno di un'ulteriore esame. 
Tu, Signore, ci proteggerai e ci custodirai per sempre da questa gente. Così è la preghiera di coloro che poterono vedere Cristo venuto nella carne. Vale a dire: Ecco sei venuto, si è adempiuta la promessa del Padre e la parola dei profeti; ora siamo certi che tu ci proteggerai e ci custodirai nel tempo e nell'eternità. Ma che cosa accadrà ai malvagi? Lo dice nel versetto seguente: 
Gli empi girano intorno. Non avanzano andando diritti ma continuando ad avvitarsi, non possono scoprire dove sfocia e culmina [la ricerca] della verità. Secondo la tua altezza, hai moltiplicato i figli dell'uomo. Sembra farsi una domanda: se costoro si muovono girando in cerchio e ignorano il sentiero della verità, perché si sono moltiplicati così tanto? Perché possiedono in abbondanza i beni della vita? A costoro egli risponde: il motivo è sconosciuto e difficile da scoprire; richiede una riflessione prolungata. Molti passi delle Sacre Scritture parlano del problema della sventura dei giusti e della prosperità degli iniqui. Forse si può interpretare così: il numero dei giusti deve moltiplicarsi in parità col numero di coloro che abitano nell'altezza del cielo. Troviamo nella Scrittura: «Stabilì il numero dei popoli, in proporzione al numero degli Angeli» (Dt 32,6). 
Salmo 12
Per la fine. Salmo di Davide. Il significato del titolo è stato esposto in precedenza. 
Fino a quando Signore continuerai a dimenticarmi? Fino a quando distoglierai da me il tuo volto? Scorgiamo l'invocazione del profeta ma anche degli altri uomini che aspettavano con grande desiderio la nascita di Cristo e la sua redenzione. Il Signore ha parlato di loro: «Molti re e profeti desiderarono vedere ciò che voi vedere ma non lo videro; ascoltare ciò che voi ascoltate ma non l'udirono» (Lc 10,24). Si lamentano perché il Signore li ha dimenticati da tanto tempo, perché si è adirato con loro fino a distogliere il suo volto e a non voler più visitarli con l'incarnazione del Figlio suo. 
Fino a quando darò consigli alla mia anima? M'addolorerò nel cuore per sempre? Non mi è sufficiente il consiglio che do a me stesso, quello che rivolgo alla mia anima. Venga ormai l'Angelo del grande consiglio, venga quel «mirabile consigliere, padre del mondo futuro, principe di pace» (Is 9,7) ed estragga il dolore dal mio cuore, per il quale soffro nel giorno, ossia per ogni giorno della mia esistenza. O meglio: soffro per il desiderio di quel giorno, e di quella luce che m'illuminerà, come spero, nello splendore della sua venuta. 
Fino a quando il mio nemico trionferà su di me? Guarda e rispondimi, Signore Dio mio. Non distogliere più il tuo volto da me, così invoca, ma guardami ed ascoltami affinché il nemico non prevalga su di me. 
Illumina i miei occhi affinché non dorma nella morte. Illumina i miei occhi, rischiara la vista del mio cuore; invia a noi la tua luce splendida che illumina ogni uomo che viene in questo mondo; manda a noi il Figlio tuo, la cui morte, farà perire la morte e cancellerà il peccato originale. Era questo il grande timore dei santi: perire nella morte del peccato. 
Non dica il mio nemico: l'ho vinto. Il nemico gode della morte degli uomini che non sono stati ancora liberati dal peccato originale o che muoiono in peccati molto gravi senza pentimento e trionfa su di loro. 
I miei persecutori esulteranno se mi avranno rimosso. Viene descritta la gioia e l'esultanza degli spiriti maligni che consiste nel rimuovere dal loro posto gli uomini giusti, affinché siano separati da Dio, dalla fede, dalla verità, dalla giustizia e da ogni possibilità di bene. 
Ecco confido nella tua misericordia. Non abbiamo nessun mezzo che sia in grado di liberarci dalle loro insidie, se non la sola misericordia di Dio. 
Esulterà il mio cuore nella tua salvezza. Ecco, afferma, ho ottenuto quanto avevo desiderato, ciò che avevo cercato e aspettato così a lungo, cioè la tua salvezza, Gesù Cristo tuo Figlio. Il mio cuore godrà, esulterà e gioirà nella tua salvezza con una gioia sconfinata. 
Canterò al Signore che mi ha beneficato e salmeggerò al nome del Signore altissimo. L'Altissimo è certamente Dio Padre, così dobbiamo interpretare. Giustamente si propone di cantare e di lodare: Dio, inviando suo Figlio, gli ha donato con Lui tutti i beni che poteva desiderare e sperare di ricevere. 
Salmo 13
Per la fine. Salmo di Davide. Ho già chiarito più volte che cosa significhi per la fine e salmo di David. 
Ha detto lo stolto nel suo cuore: non è Dio. Sono corrotti, sono diventati abominevoli nei loro desideri. Parla la Chiesa e rimprovera il popolo ebraico perché vedendo che il nostro Signore e Salvatore era apparso umile e non nella forma di Dio, stabilì: non è Dio. [Quel popolo] essendo stolto e insipiente non ha compreso le Scritture divine. Così corruppero la fede dei patriarchi e dei profeti e non custodirono la verità. Divennero abominevoli per Dio e per gli uomini a motivo delle loro cattive intenzioni. 
Nessuno compie il bene, finché non siano uno. Né in quel popolo, né in un altro, in nessun popolo c'era qualcuno che compiva il bene. Non avendo la fede, nessuna delle loro opere è considerata buona, poiché «senza la fede è impossibile piacere a Dio» (Eb 11,6). L'aggiunta finché non siano uno, va intesa come un riferimento ai fedeli che hanno un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo e che, come insegna l'Apostolo, sono un cuore solo e un'anima sola. 
Il Signore dal cielo guardò i figli dell'uomo per vedere se c'era un saggio o uno che cercava Dio. Come li trovò? Tutti avevano deviato, insieme erano diventati vanità. L'autorità divina attesta che nessuno fa il bene e che non ci troverà finché non siano uno. Traviarono insieme perché, dopo essersi allontanati dalla verità, caddero tutti insieme nell'errore. Divennero inutili perché non operarono nulla di utile, né per sé, né per Dio. 
Sepolcro aperto è la loro gola, con la loro lingua agivano in modo disonesto, veleno d'aspide sotto le loro labbra. Non è sufficiente per loro, dice, non fare il bene, ma anche operano il male in tutti i modi per consolidare la loro condanna. La loro bocca è un sepolcro aperto: essi diventano per i loro ascoltatori un odore mortale che provoca la morte, mentre gli apostoli erano odore di vita per la vita. Giustamente allora aggiunge: con la loro lingua agivano in modo disonesto, veleno d'aspide sotto le loro labbra. Il veleno dell'aspide non ha antidoto. Gli uomini che credono alla loro dottrina e perseverano in essa, vengono feriti a tal punto da non poter essere risanati. 
La loro bocca è colma di maledizioni e piena d'amarezza, i loro piedi corrono velocemente all'uccisione. Tristezza ed infelicità nelle loro vie e non conobbero la strada della pace. La frase, non conobbero la strada della pace, non riguarda soltanto i giudei; tutti coloro che sono fuori della Chiesa non possiedono la fede di Cristo. Così bisogna capire tutte queste allusioni. Chi è la via della pace se non il Salvatore nostro, chiamato via e pace? «Egli è la nostra pace che fece dei due una cosa sola» (Ef 2,14). «Egli è via, verità e vita» (Gv 14,6). 
 Non c'é timor di Dio davanti ai loro occhi. Ossia, se tutti questi [malvagi] dei quali abbiamo parlato poco fa, non hanno conosciuto la via della pace, è certo che non hanno posto davanti ai loro occhi il timore di Dio e per questo non si vergognano di agire male né si sforzano di fare il bene. 
Tutti gli operatori d'iniquità, che divorano il mio popolo come fosse un pezzo di pane, non capiscono queste cose e quelli che non invocano Dio, sono presi da paura là dove non c'era ragione di temere. 
Dio è per la generazione dei giusti, quella che essi cercano di avvilire e rovinare in tutti i modi. Gli operatori d'iniquità rappresentano tutti gli uomini malvagi, ebrei e pagani. I tiranni e gli eretici, invece, sono prefigurati in coloro che divorano il popolo di Dio, come un pane. In un altro passo si parla ancora di loro: «Divorarono Giacobbe e distrussero la sua abitazione» (Sal 78,7). L'immagine usata dal profeta, quella del popolo di Dio divorato come un pane, evidenzia con quanta bramosia quelli cerchino di rovinare il popolo di Dio, nell'anima e nel corpo. In coloro che ebbero paura là dove non c'era motivo di temere, dobbiamo vedere in modo specifico i giudei i quali, cospirando contro il nostro Salvatore, dicevano fra loro: «Se lo lasciamo libero, verranno i Romani distruggeranno il luogo santo e il popolo» (Gn 11,48). Continuando a parlare di loro, aggiunge: 
Avete confuso il progetto del povero, perché in Dio sta la sua speranza. Il povero di cui si parla qui è quello del quale l'apostolo ha detto: «Da ricco che era in tutto, si è fatto povero per noi» (2 Cor 8,9). I miseri giudei disprezzarono il suo progetto, lo condannarono, rifiutarono di accoglierlo, preferirono insultarlo dicendo: «Ha confidato in Dio, lo liberi ora se vuole» (Mt 27,43). Questa sfida ricalca il versetto: perché il Signore è la sua speranza. 
Chi darà da Sion la salvezza d'Israele, mentre il Signore cambierà la prigionia del suo popolo. Dice: infelici giudei, Chi, provenendo da Sion quale vostro aiuto e difensore, porterà la salvezza ad Israele, come hanno testimoniato i vostri profeti? Nei libri dei Profeti è scritto: «Da Sion giungerà Colui che libera Giacobbe dalla schiavitù» (Rm 11,26). Non può essere se non Cristo; come interpretiamo. S'ingannano, allora, i giudei che stanno aspettando un Anticristo, considerato da loro il vero messia. 
Si rallegri Giacobbe ed esulti Israele. Se diamo un senso letterale all'invito, esso prende un carattere ironico, poiché [gli israeliti] non otterranno letizia e gioia ma sventura e dolore. Se pensiamo, invece, che si riferisca a quella parte del popolo, che ebbe fede in Cristo, oppure si attribuisce a Giacobbe e a Israele, un significato specifico [come denominazione della Chiesa], l'annuncio ha un significato evidente. 
Salmo 14
Salmo. Di Davide. Considerando che nel titolo non è presente la parola per la fine, il testo deve avere per argomento soltanto la persona di Davide, che ha scritto la composizione. In questo salmo egli interroga Dio e merita di ricevere la sua risposta. 
Signore chi abiterà nella tua tenda? Chi riposerà sul tuo santo monte? Parla il profeta, anzi il Signore stesso parla nel profeta, come lui stesso attesta in un altro passo: «Ascolterò che cosa dica in me il Signore Dio» (Sal 84,9). Dice queste cose per istruirci. Conosciuta la risposta del Signore, sapremo ciò che bisogna fare e ricordare, e [sapremo] ciò che bisogna respingere e rifiutare. 
Chi entra senza macchia e opera la giustizia. Chi è senza macchia, se non soltanto «Colui che non commise peccato né si trovò inganno nella sua bocca» (1 Pt 2,22). Possiamo, però, dare anche un altro significato: «Di un peccatore, in qualsiasi momento, si sarà convertito, non ricorderò nessuna delle sue iniquità» (Ez 33,16).  L'interpretazione sicura è questa: possono entrare coloro che sono senza macchia: qualsiasi cosa abbiano fatto, una volta che si saranno volti alla penitenza, non non perseverano più nel peccare. Aggiunge, inoltre: ed opera la giustizia. Non basta evitare il male se non si opera anche il bene. Lo suggerisce un altro passo: «Allontanati dal male fa il bene» (Sal 36,97). 
Chi parla la verità che ha nel cuore e non pronuncia menzogna con la sua lingua. Dobbiamo interpretare così: non dobbiamo parlare in modo diverso da come pensiamo ma far risuonare sulla lingua ciò che abbiamo nel cuore. 
Non fece danno al suo prossimo. Lo ripete il Signore nel Vangelo: «Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te» (Mt 7,12). Se prima ha compiuto il male e poi si è pentito, non fa fatto forse penitenza? Ricordiamo sempre il richiamo dell'Apostolo che avverte gli uomini che perseverano nel male: «Con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio» (Rm 2,5). In questo avvertimento si possono congetturare molte pene, che sembrano molto difficili da sostenere. 
Non volle danneggiare il suo prossimo. Che significa non volle? Non gli piacque, non gli sembrò una cosa gradita né accettabile e se compì una cosa del genere, poi si pentì di averla fatta. Ci sono alcuni che «godono di fare il male, gioiscono dei loro propositi perversi» (Pr 2,14). 
Al suo cospetto il malvagio non vale nulla. Usa il passato al posto del futuro, secondo una sua abitudine. Nel giorno del giudizio, sotto il comando e lo sguardo di Dio, saranno condotti alla morte e alla dannazione, il diavolo, capo di tutti gli iniqui, con tutta la sua schiera. E allora accadrà ciò che segue: 
Il Signore glorificherà chi lo teme. Allora il Signore onorerà i suoi santi, li glorificherà e li esalterà sopra i cieli. Dopo aver posto questa riflessione d'intermezzo, ritorna al discorso cominciato.
Chi giura al suo prossimo e non lo inganna. Ogni promessa, formulata dai santi, se è onesta, deve essere considerata impegnativa e certa come se fosse stata formulata con un giuramento. Se non è buona cosa giurare, è una cosa pessima giurare per ingannare. 
Chi non presta il denaro ad usura. Agire così, anche solo stando alla lettera, è compiere un peccato grave, perché in una simile azione, l'amore muore e i poveri sono spogliati dei loro beni. È possibile, però, estendere il senso includendo coloro che non danno gratuitamente ciò che hanno ricevuto in modo gratuito o che fanno il bene per essere onorati dagli uomini. 
Non accetta doni contro l'innocente. Ascoltino questo ammonimento i giudici, i potenti del mondo, i quali, spesso, condannano gli innocenti, perché vengono pagati per far questo. 
Chi agisce in questo modo, non sarà mai scosso. Chi compie le azioni [buone] che sono state richiamate poco fa, questi abiterà nella tenda di Dio e riposando sul suo monte santo, sarà stabile per sempre. 
Salmo 15
Iscrizione del titolo, dello stesso Davide: [Il salmista] parla dell’iscrizione, in caratteri ebraici, greci e latini, che fu posta sopra il capo del nostro Salvatore mentre pendeva dalla croce, dove stava scritto: Gesù Nazareno, Re dei Giudei. Il riferimento a Davide indica che tutte le cose che vengono proclamate nel salmo, vanno considerate come   se riguardassero Cristo Signore, che fu davvero "forte di mano". 
Custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato. Come anima razionale e corpo formano un unico uomo, così umanità e divinità sono un unico Cristo. Tutte le volte che il nostro Salvatore chiede qualche beneficio, tutte le volte che domanda d’essere custodito, aiutato e liberato, tutte le volte che dice di sperare o di confidare in Dio o afferma qualcosa di simile, sono espressioni che hanno attinenza all’umanità e non alla divinità. La divinità di Cristo, per la quale è uguale e pari in tutto al Padre, non ha bisogno di nulla. 
Dica dunque Cristo Signore, non come Dio ma come uomo: custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato. Era vicino a lui, la divinità a cui parlava, era con lui la divinità nella quale sperava; l'umanità invoca la divinità, non perché sia spaventato dal terrore, dal momento che era assistito da un aiuto tanto grande, ma per mostrarsi un vero uomo, diceva: 
Dissi: Il mio Signore sei tu. Come provi questo? Non hai bisogno dei miei beni. Quali sono i tuoi beni? «Tutto ciò che il Padre possiede é mio» (Gv 15,16). E il Padre, che cosa possiede? Tutto ciò che è bene per lui, sono beni suoi e miei. Il Padre non ha bisogno di nulla, il Figlio non ha bisogno di nulla, e lo Spirito Santo è [ugualmente] Dio; c'è un unico Dio, Egli solo è l'essere, è beato di ciò che possiede e non ha bisogno di altri beni. 
Per i santi che sono sulla sua terra, ha reso grandi le mie opere tra loro. Dio ha reso splendide e mirabili le sue opere, alla vista di tutti i santi che sono nella sua terra. Tutto ciò che esiste in questo mondo, fa parte alla sua terra ma Egli, pur essendo ricco, scelse di essere povero e sopportare molto tante sofferenze. Gli uomini, tuttavia, eccetto i santi e quelli che fanno parte del loro numero, non provano ammirazione per le opere del nostro Salvatore, perché non credono a nessuna di esse. 
Si erano moltiplicate le loro malattie ma poi, in seguito, poterono correre [per farsi risanare]. I santi e i fedeli che con loro si erano convertiti alla fede di Cristo, in seguito all'insegnamento e alla dottrina di quelli, prima [di giungere alla fede], avevano visto moltiplicarsi le loro malattie. Dopo la predicazione di Cristo Signore, quando furono chiamati alla fede, s'affrettarono, corsero [presso di Lui], si fidarono e furono risanati. Molti furono guariti nel corpo, diversi lo furono nell'anima. Le malattie che si erano moltiplicate, riguardavano piuttosto l'anima che il corpo; è opportuno pensare così. 
Non radunerò le loro conventicole di sangue. In questo passo conventicola assume un significato positivo. Sono le conventicole di cui parla il Signore: «Nella casa di mio Padre, ci sono molte dimore» (Gv 14,2). In questa casa di raduno e in quelle dimore si raccoglieranno i santi. Benché un tempo fossero stati ammalati e avessero peccato (a questo allude l'espressione nel sangue), tuttavia, radunatisi in quel luogo, sono diventati puri e santi, purificati da ogni macchia di vizio. 
Non ricorderò con le mie labbra i loro nomi. In un primo tempo avevano dei nomi corrispondenti al loro stato: erano chiamati dissoluti, adulteri, omicidi, sacrileghi e [denominati] con altri epiteti con i quali gli uomini denominano le persone malvagie. Ora, in vece, sono chiamati «tutti dei e figli dell'Altissimo» (Sal 81,6). 
Dio parte della mia eredità e del mio calice. Questi uomini sono mia eredità, un'eredità acquistata bevendo al calice della passione. «Siete stati comprati a caro prezzo», ci ricorda l'Apostolo «glorificate e portate Dio nel vostro cuore» (1 Cor 6,20). Dio [Padre] partecipò al calice di Cristo, perché ebbe pietà della sua sofferenza. Ho mostrato quale sia l'eredità di Cristo e quale sia l'eredità dei santi. Soltanto il Signore è l'eredità dei santi perché costoro, dopo aver disprezzato tutti i beni del mondo, scelsero il Signore come loro eredità. Quale scambio proficuo! Loro sono l'eredità del Signore e possiedono il Signore come eredità. 
Tu [o Dio] mi hai restituito la mia eredità. Parla come uomo e rende grazie alla divinità, perché, servendosi della sua forza, vinse il diavolo e perché, per suo dono, ha ricevuto [gli uomini] in eredità. 
Le funi caddero per me in luoghi meravigliosi. Gli uomini dividono i loro appezzamenti con funi e pertiche e queste funi delimitano talora un terreno fertile, altre volte un podere sterile e pietroso, altre volte ancora un terreno di rovi e di spine. Dio, affidandogli l'eredità, gliela presenta tutta bella e feconda mentre gli dice che le funi delimitarono per lui terreni magnifici. Se forse, come accade spesso, ad altri sembra bella [l'eredità che ricevono], Lui la vede meravigliosa in tutto. Per questo aggiunge: La mia eredità è meravigliosa per me
Benedetto il Signore che mi ha comunicato una buona istruzione. Soprattutto anche per questo: benedirò il Signore perché i miei reni mi rimproverarono di notte. Il Signore e Salvatore nostro, lieto di aver acquisito con la sua fatica un'eredità così bella, benedice il Padre e lo ringrazia per ciò che ha potuto compiere e per le sofferenze avute dai giudei. La buona istruzione sono la buona dottrina e la buona predicazione con le quali vinse il diavolo, e il mondo fu liberato dalla morte. In riferimento all'istruzione e alla dottrina, Egli ha detto: «La mia dottrina non è mia» (Gv 7,16). Era sua in qualità di Figlio di Dio, ma non era sua come uomo, per questo afferma che buona istruzione non proveniva da lui ma gli era stata donata. Le sue reni furono i giudei dai quali derivò secondo la carne. Questi non smisero mai di rimproverarlo, di bestemmiarlo, di maledirlo e di perseguitarlo in modo crudele fino alla morte, espressa nell'immagine della notte. Egli tuttavia non si preoccupava della loro ostilità, rafforzato dalla difesa forte e strenua della divinità, che era in lui. Lo ripete ancora. 
Ponevo sempre  il Signore davanti a me, non ero scosso poiché stava alla mia destra. Il nostro Salvatore, nel corso della sua amara passione, non rimase scosso, ossia non cadde in preda al risentimento, come avviene ad altri; al contrario, preso da pietà e da misericordia, pregava per i suoi persecutori: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). La divinità che stava alla sua destra, lo induceva alla pietà e alla misericordia, non al rancore e alla vendetta. 
Per questo si rallegrò il mio cuore. Dichiara: per questo si è rallegrò il mio cuore, perché la divinità rimase sempre alla mia destra, mi guidò e custodì in ogni circostanza. Ed esultò la mia lingua. Parla di quella dell'uomo interiore, con la quale si vuole alludere all'intelletto, come ho già spiegato.  
La mia carne, pure, riposa nella speranza. Nella speranza di un soccorso veloce e immediato. Per questo poi dice: perché non abbandonerai l'anima mia nel regno dei morti né permetterai che il tuo santo veda la corruzione. La divinità discese nel regno dei morti insieme con l'anima ma non abbandonò il corpo nel sepolcro. L'anima poté essere separata dal corpo, ma non lo poté la divinità, poiché Dio è ovunque e tutto contiene. Sarebbe stato del tutto inappropriato che quella carne santissima si corrompesse: era nata dalla Vergine senza corruzione e visse in questo mondo senza macchia di peccato. 
Mi facesti conoscere le strade della vita. «Uscii dal Padre e venni nel mondo; di nuovo lascio il mondo e ritorno dal Padre» (Gv 16,28). Tutte le strade mi sono note, percorsi la via dell'andata e del ritorno. 
Mi colmerai di gioia alla tua presenza. Vedere Dio di continuo e stare sempre con lui è causa di gioia immensa. Godrò delizie, gioia ed esultanza mentre siedo alla tua destra in eterno. 
Salmo 16
Preghiera di Davide. Riteniamo che questa preghiera parli dello stesso Davide che l'ha composta. Se avesse voluto attribuirla al nostro Salvatore, avrebbe premesso il titolo per il compimento, com'è solito fare. 
Esaudisci, Signore, la mia giustizia. Parla il profeta e tutta la Chiesa formata da tutti i fedeli dell'uno e dall'altro Testamento. Ascolta, Signore, la mia preghiera. Chi sa di essere giusto, può pregare con fiducia. Sii attento alla mia supplica. Ripete la stessa invocazione anche nel versetto successivo. 
Porgi l'orecchio alla mia supplica, non da labbra d'inganno. I santi non hanno labbra d'inganno e perciò rivolgono preghiere monde e pure. 
Dal tuo volto esca il mio giudizio, i tuoi occhi vedano l'equità. Il sentimento si scorge dall'espressione del volto e dello sguardo. Molte volte, allora,  prima che la sentenza sia proferita dal giudice, la si intuisce dal suo volto e dal suo sguardo. Sembra voler dire: mostrati adirato, distogli lo sguardo dai miei nemici e dall'espressione del tuo volto capiscano che il tuo giudizio è giusto, come lo è il mio ricorso. 
Hai esaminato il mio cuore e lo hai visitato di notte, lo hai esaminato con il fuoco e non si è trovata iniquità in me. Ha messo alla prova Abramo, ha esaminato Giobbe e Tobia, ne ha messi alla prova anche molti altri e li ha visitati nella notte dell'angustia e della tribolazione. Perciò aggiunge: Mi hai esaminato al fuoco e non si è trovata in me iniquità. E' certo che ancora adesso molti sono provati ma non sanno di essere messi alla prova e neppure pensano che le sofferenze che patiscono siano dovute ad una prova. Ci si deve ricordare di questi santi, affinché anche da tribolati, rendano grazie, cosicché  neppure in loro si riscontri alcuna iniquità. 
Non parli la mia bocca le opere degli uomini: a motivo delle parole delle tue labbra ho custodito le vie dure. Il discorso che sto facendo non ha lo scopo di ottenere lode o approvazione; se lo facessi, allora con la mia bocca parlerei al modo degli uomini. Le parole delle labbra di Dio sono i precetti dell'uno e dell'altro Testamento. Chi vuole conservare e custodire queste parole, è necessario che cammini e custodisca strade difficili. 
Conferma i miei passi nelle tue vie perché non siano smossi i miei passi. Nessuno con le sue sole forze, senza l'aiuto di Dio può giungere alla perfezione. E' sempre necessario, allora, ricorrere alla misericordia di Dio, affinché rinsaldi i nostri passi nella via dei suoi comandamenti. Il nostro incedere non venga deviato, per istigazione del diavolo, dal sentiero a lui gradito.
Ti ho invocato, perché tu, o Dio, mi hai ascoltato; porgi a me il tuo orecchio ed ascolta le mie parole. Molte volte ti ho invocato, e ancora adesso mi rivolgo a te e, dal momento che mi ha ascoltato già tante volte, ascoltami anche al presente. Sembra dire: dal momento che mi hai sempre ascoltato, allora ho preso il coraggio di invocare ancora e non smetterò mai di farlo.
Magnifica le tue misericordie, tu che salvi coloro che sperano in te. Il Signore ogni giorno moltiplica le occasioni di misericordia, quando chiama a sé il peccatore, quando salva coloro che sperano di lui, da altri uomini e dalle trame degli spiriti del male. Sono costoro che oppongono resistenza alla tua destra e non cessano di combattere la Chiesa di Dio.
Custodiscimi, o Signore, da coloro che ti fanno resistenza, come la pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali dal volto degli empi che mi hanno afflitto. Non c'è nulla che esiga una difesa maggiore della pupilla dell'occhio perché, se essa rimane offesa, la vista si perde. Il giusto si paragona sempre alla pupilla e così mostra che, se rimane privo della difesa di Dio, diventa molto fragile e può perire molto facilmente. Le ali di Dio rappresentano le virtù senza le quali non è possibile che noi voliamo verso la realtà celesti. Se le possederemo, non avremo paura delle aggressioni e delle trame degli empi. L'apostolo insegna: «Per la fede i santi sconfissero i regni, hanno compiuto la giustizia, si sono guadagnati i beni promessi, hanno chiuso le fauci dei leoni, hanno estinto l'impeto del fuoco, scamparono alla spada, si ripresero dalla debolezza e si mostrarono forti nella lotta» (Eb 11,33). La fede, insieme alle altre virtù, ci protegge, ci difende, e, se siamo privi di queste difese, non possiamo sfuggire alle macchinazioni dei nemici.
I miei nemici circondavano la mia anima. A quale scopo? Per catturarla, trarla in inganno e coinvolgerla nei loro errori. Tuttavia, come dichiara in un altro passo, «l'anima nostra, come un passero, è sfuggita al laccio dei cacciatori» (Sal 123, 7). 
Si sono chiusi nel loro grasso. Che cosa rappresenta questo grasso? È lo spessore e l'estensione di tutte le loro trame e di tutti i loro inganni. Anche in un altro passo si parla di questo: esce come grasso la loro iniquità» (Sal 52, 7). Per questo i tori sono considerati grassi, perché si sono riempiti di questo adipe. Al momento attuale gli empi e i peccatori, cioè i tiranni, i giudei e gli eretici hanno concepito nella loro mente questo grasso; hanno pensato al loro cuore gli hanno affidato alla loro memoria l'intenzione di combattere contro i santi di Dio a suo tempo, con l'inganno e praticarono questo loro proposito con violenza. Per questo aggiunge: la loro bocca parla arroganza. Facevano questo, quando bestemmiavano il Cristo, deridevano i santi, e li accusavano di adorare un uomo morto. [I giusti] non poterono essere liberati dalle loro mani, come neppure il Cristo poté essere liberato dalle mani di Giudei.
Dopo avermi scacciato, mi hanno circondato. Da dove li hanno cacciati? Lo vuoi proprio sapere? Dalle nostre case, dalla buona fama, dei nostri possedimenti, dalle nostre abitazioni e dalle nostre cariche. Perché li hanno circondati? Per catturarli, per tenerli nelle loro mani, per legarli, e flagellarli e condannarli a morte dopo aver fatto provare loro molti tormenti. Agivano così, perché non conoscevano Dio e non credevano che, dopo questa vita, ne esistesse un'altra. Perciò aggiunge: obbligarono i loro occhi a guardare verso la terra. Ignorando l'altra vita, pensavano solo ai beni terreni e i passeggeri.
Mi catturarono come un leone pronto a pregare e come leoncelli dimoranti in nascondigli. Con poche parole parla della dura crudeltà con cui hanno eliminato i santi di Dio.
Sorgi, Signore, sorprendili! Sorgi, Signore, ad aiutare i tuoi santi, sorprendili perché [i malvagi] cercano sempre di prevenirli e di anticiparli. Vadano in rovina con le ricchezze che amano. Questa imprecazione è pronunciata soprattutto contro i Giudei i quali cominciarono per primi a perseguitare la chiesa e in Gerusalemme non ebbero alcun timore a mettere le loro mani empie su Cristo Signore. Mentre cercavano di eliminare i santi apostoli e far sparire dalla terra il nome di Cristo e la sua memoria, furono sorpresi dai romani, catturati, esiliati e condotti in schiavitù. 
Libera l'anima mia dall'empio. Libera l'anima mia del popolo malvagio dei Giudei i quali, dopo avere male interpretato la legge e i profeti, ha ingannato molti e molti hanno fatto cadere in errore. 
Con la tua mano [donaci] una spada [contro i nemici]. In questa spada dobbiamo vedere tutti gli strumenti, materiali e spirituali, con i quali, dopo averla impugnata, i cristiani possono difendersi. I ragionamenti, le deduzioni e i sillogismi per mezzo dei quali i Giudei ed gli eretici hanno ucciso i cristiani sono stati più letali delle armi materiali. I santi invocano il Signore chiedono che sia tolta a loro questa spada affinché non possano far perire e ingannare il popolo semplice. Quando poi dice, dalla tua mano, è come se dicesse dalla tua forza e dalla tua potenza. Infatti noi non dobbiamo fare attenzione esclusivamente alle parole ma piuttosto all'intenzione di colui che sta parlando.
Signore, sparlai dai pochi [eletti] della terra. In questi pochi dobbiamo vedere degli uomini di cui parla il Signore del Vangelo: «Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti » (Mt 21, 14). Nel giudizio i malvagi saranno separati dalla loro e collocati dalla parte sinistra mentre gli altri saranno posti alla destra dell'Agnello. Soppiantali nel corso della loro vita. Prima che i Giudei passino da questa vita, comprendano di essere stati soppiantati. Questo ripensamento accadrà dopo la morte dell'Anticristo, quando, conosciuta la verità, coloro che si troveranno ancora in questo mondo, si convertiranno e accoglieranno la fede. Di loro infatti sta scritto: «Alla sera si convertiranno» (Sal 58,7) e in un altro passo: «In quei giorni Giuda sarà salvato» (Ger 33,16). L'espressione, soppiantali, può essere interpretato anche in un'altra maniera: chiede che siano soppiantati non perché desideri che ciò avvenga ma, soltanto come previsione, come se avesse previsto ciò che sarebbe accaduto.
Dei tuoi beni nascosti si è riempito il loro ventre. Il loro ventre: si tratta di quei pochi uomini [retti] che si sono separati dal loro [dai malvagi]. Dei tuoi beni nascosti, cioè, tutto questo è avvenuto sulla base dei tuoi progetti. Noi pensiamo ai tesori della sapienza e della scienza che nessuno può possedere se non coloro che meritarono di ricevere la fede in Cristo e la dottrina dell'annuncio evangelico. Questi al contrario si sono nutriti di carne suina, la quale rappresenta tutte le cose che sono state proibite dal Signore nella Legge e nei Profeti, e, in seguito, nei libri dei Vangeli. L'espressione che ha usato (si sono nutriti di carne suina) equivale a quest'altra: si sono riempiti di tutti i vizi e di tutti i peccati; sebbene il Signore abbia proibito nelle Scritture sante di agire male, non esitarono a compierlo.
E lasciarono il superfluo ai loro bambini. La dottrina e gli errori che i giudei, esistenti in quel tempo, insegnarono e mantennero subito dopo la passione di Cristo, sono stati ripresi e ripetuti da quelli che vivono nel momento presente. Saranno rinnovati dagli ebrei che verranno in futuro dopo di loro e questo fatto si ripeterà fino a raggiungere quelli che, alla fine del mondo, saranno salvati.
Da parte mia comparirò alla tua presenza con giustizia e mi sazierò al tuo cospetto, quando si manifesterà la tua gloria. Da parte mia, dichiara il profeta, ossia la Chiesa e tutta la moltitudine dei santi, nella giustizia, che ho custodito e conservato per tua disposizione, apparirò davanti a te. Non mi sazierò di carne suina, come costoro, ma delle tue delizie ineffabili, quelle di cui si nutrono e saziano gli angeli [nel godere della] manifestazione della tua gloria.
Salmo 17
Per il Compimento. Per il Figlio di Davide. Egli ha parlato al Signore con le parole di questo cantico, nel giorno in cui venne liberato dalla mano dei nemici e dalla mano di Saul e pronuncio il componimento che segue. 
Per il compimento: i fatti che vengono esposti sono da attribuire a quel Compimento del quale l'Apostolo dice: "Cristo è il compimento della legge (Rm 10,4).  Egli parlando di se stesso ha detto: "Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, il Principio e la Fine" (Ap. 1,17). Il contenuto esposto riguarda il compimento e deve essere applicato al figlio di Davide, cioè al nostro Salvatore. Davide significa l'uomo dalla mano forte; infatti chi è più forte di colui del quale si dice: Il Signore forte e potente, il Signore forte in battaglia (Sal 23,8). Il Figlio rivolge questa preghiera al Padre nel giorno della passione quando venne liberato dalle trame di tutti i suoi nemici e vinse il diavolo, raffigurato in Saul che smise di perseguitarlo ulteriormente. 
Ti amerò Signore, mia forza, Signore mia fortezza e mio rifugio. Il Figlio dichiara questo al Padre, l'umanità parla alla divinità, motivando il suo amore intenso. Lo considera la sua forza, la sua fortezza, il suo liberatore, il suo aiuto e il suo difensore. Come ritengo, parlava in questo modo mentre era condotto alla croce, sapendo che su di essa avrebbe vinto tutti i suoi avversari e avrebbe trionfato sul nemico del genere umano. Ti amo, ti amerò sempre; di questo amore è facile trovare la prova, se si osserva con quale obbedienza si sia sottomesso a Dio. Signore mia forza, mia fortezza, mio rifugio, mio liberatore, Dio mio, mio aiuto: spererò in Lui. È tipico dello stile dei profeti il cambiamento di persona. 
Mio protettore e corno della mia salvezza. Corno, nel linguaggio biblico, significa potenza come appare in quest'esempio: «Ho piantato una vigna al mio diletto nel corno dell'olio» (Is 5,1). Segue: 
Mio aiuto, lodandoti ti invocherò quale Signore e dai miei nemici sarò salvato. Fece così nel momento in cui disse: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito» (Lc 23,46). Ora racconta in breve lo svolgersi della sua passione. 
Mi circondarono gemiti di morte. Ciò accade quando, come si legge nel Vangelo, una folla e colui che era chiamato Giuda, vennero con spade e bastoni per catturarlo; quando gli misero le mani addosso e lo afferrarono e lo condussero, così legato, presso i capi dei sacerdoti. Nel confessare di aver emesso gemiti di morte e altri sentimenti di dolore, si mostra vero uomo e non un'apparenza, come dichiararono alcuni eretici. Egli fu arrestato, legato, crocifisso e infine morì veramente. Torrenti d'iniquità lo travolsero. Chiama i Giudei torrenti d'iniquità perché lo travolsero a guisa d’un torrente; in quella notte vennero su di lui con grande impeto e odio al punto che i discepoli, atterriti, lo abbandonarono e fuggirono via da lui. 
Mi hanno circondato dolori da inferno. L’immagine ci fa sapere che in quella notte e in quel giorno ha dovuto affrontare dolori acuti e insopportabili. Sebbene avesse potuto, se lo avesse voluto fare, accogliere quei dolori e mitigarli, è degno di nota che abbia acconsentito che fossero acuti come lo sono quelli che anche gli altri uomini devono affrontare normalmente. Da questa fatto i fedeli possono comprendere e capire in quale misura ci abbia amati: volle liberamente sopportare a nostro favore molte e gravi sofferenze.
Mi prevennero lacci di morte. I lacci di morte afferrano, tengono saldo e fanno perire ciò che hanno catturato. I Giudei apparvero tali. Insidiandolo, si riversarono su di lui, con il traditore Giuda, e non lo lasciarono finché non lo fecero morire. 
Nella mia tribolazione ho invocato il Signore e ho gridato al mio Dio. Ed Egli che fece? Mi esaudì dal suo tempio santo e il mio grido giunse al suo cospetto, ed entrò nelle sue orecchie. Sappiamo dal Vangelo che cosa abbia gridato e in quale modo abbia invocato Dio. Abbiamo sentito, ed ora è lui stesso a confermarlo, che era stato ascoltato e noi vi crediamo senza alcun dubbio. 
Riguardo all'espressione usata, dal suo santo tempio, non è molto opportuno pensare che parli di se stesso? Egli infatti è il tempio di Dio nel quale, come insegna l'apostolo, «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Lui stesso diceva: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2, 19). L'evangelista, riferendo queste cose, spiega che si riferiva al tempio del suo corpo. Egli in se stesso, era colui che prega e colui che ascolta né aveva bisogno di uno scambio [di richieste] perché aveva un'unica volontà e coscienza. Perciò afferma: il mio grido giunga al tuo cospetto, poiché né l'umanità dalla divinità né la divinità dall'umanità potevano mai essere disgiunte. Fino a qui il Signore ha raccontato la storia della sua passione; ora, nei versetti seguenti, sarà la Chiesa a parlarne per far conoscere gli eventi che seguirono la passione di Cristo. 
La terra si scosse e tremò. Dopo che il Signore ascese al cielo e mandò i discepoli ovunque per predicare alle genti, tutta la terra si scosse e tremò poiché alcuni difendevano la fede mentre altri si opponevano ad essa. Allora si realizzò quanto aveva preannunciato il Signore: «Non crediate che sia venuto a portare la pace sulla terra, non sono venuto a portare la pace ma la spada. Se in una casa ci saranno cinque persone, si divideranno tre contro due e due contro tre. Il figlio si opporrà al padre e la figlia alla madre, la nuora sarà contro la suocera» (Mt 10,34). Così la terra tremò e fu scossa. Ogni partito temeva di essere sopraffatto dall'altro. 
Le fondamenta del mondo si scossero e si agitarono poiché Dio era adirato. Non soltanto la terra fu scossa ma anche i monti e le stessa fondamenta dei monti furono scossi e turbati. Chi rappresentano i monti? Sono gli uomini più potenti di questo mondo, quelli più colti e istruiti. Quelli stanno agli uomini loro inferiori, come i monti stanno alle pianure. Le fondamenta dei monti, a mio parere, alludono ai principi romani che in quel tempo portavano su di sé, governavano e sostenevano il mondo. Tutti costoro si scossero e si agitarono contro i santi di Dio e la fede cristiana. Perché fecero così? Perché Dio era adirato. Se non fosse stato adirato con loro, li avrebbe attirati a sé come aveva fatto con altri; avrebbe attirato a sé anche loro. «Nessuno viene a me, se non viene attirato dal Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44), dice il Signore. Egli stesso dice: «Conosco quelli che ho scelto» (Gv 13, 18). L'apostolo a sua volta dichiara: «Considerate la vostra vocazione, fratelli, perché tra di voi non ci sono molti nobili, non molti potenti ma Dio ha sceltole cose ignobili per il mondo» (1 Cor 1,26). Sappiano tutti gli uomini iniqui che non smettono di opporsi alla verità e di combattere la Chiesa che Dio è adirato con loro. 
Salì fumo dalla sua ira e fuoco dal suo volto divampò. Questo messaggio corrisponde a quello che troviamo in un altro versetto: «Il Signore li sconvolge nella sua ira e li divora il fuoco» (Sal 20,10). Ancora: «C'è un fuoco ardente nella mia ira e arderà fino alle profondità dell'inferno» (Dt 32,22). Si tratta di una prefigurazione di quel fuoco del quale parlerà il Signore nel giudizio: «Andate, maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 24,41). Se il fuoco è eterno, anche il fumo è eterno. Entrambi, fuoco e fumo, sono una punizione tormentosa. 
Carboni furono accesi da Lui. Chi rappresentano? Sono sempre gli iniqui che prima aveva denominato monti e fondamenta di monti. Costoro, una volta accesi, non si estinguono più e bruceranno per sempre, senza posa. 
Piegò i cieli e discese; fosca caligine sotto i suoi piedi. Questi cieli sono quelli dei quali ha parlato: «I cieli narrano la gloria di Dio» (Sal 18,1); sono gli apostoli che il Signore in quel tempo fede scendere quando li mandò a predicare in tutto il mondo: «Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19). Fu un grande atto d’abbassamento (inclinatio) che i cieli fossero inviati sulla terra, i giusti presso i peccatori, i figli di Dio presso idolatri e servi del diavolo. Erano proprio così gli uomini ai quali furono mandati gli apostoli per chiamarli, risanarli, lavarli, illuminarli e risuscitarli. Non soltanto abbassò quelli, ma andò con loro e discese da loro. Egli stesso lo aveva promesso: «Sono con voi ogni giorno sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Che significa: densa caligine sotto i suoi piedi? Parlando dei peccatori, l'Apostolo dice: «Un tempo foste tenebra ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5, 10). Se ci sono tenebre, c'é anche oscurità. Oscurità e tenebre, illuminate ora dall'insegnamento degli apostoli, godono di umiliarsi e di stare ai piedi di Cristo. 
Scese sui Cherubini e volò sulle ali dei vanti. Quelli che prima aveva chiamato cieli, ora li chiama venti. Il termine Cherubini significa pienezza di scienza. Dove troviamo questa totalità di scienza se non negli apostoli che furono istruiti e ammaestrati dal Figlio e poi dallo Spirito Santo? Osserva la finezza dello stile: parlando dei cieli dice che scendono mentre i Cherubini dice che salgono. I cieli non potrebbero congiungersi con la terra senza piegarsi e scendere. Ascese sui Cherubini, affinché portato dal loro volo, superasse le ali del vento. Sono molteplici le motivazioni per le quali gli apostoli ora sono visti ora come cieli, ora come cherubini, ora come nubi, ora come buoi o cavalli o con altri nomi; dipende da ragioni diverse, a seconda dell'opportunità. Salì sui Cherubini, cioè sopra i suoi apostoli, ai quali, come aveva detto, diede bocca e sapienza alle quali non potevano resistere tutti i loro avversari. Ascese e volò via. Dove? Sulle ali del vento. Bene ha detto che gli apostoli hanno volato: mostra la loro velocità, dal momento che in brevissimo tempo riempirono tutto il mondo con la loro predicazione. Dichiara in un altro testo: «Su tutta la terra uscì la loro voce e ai confini del mondo le loro parole» (Sal 18, 4). I venti, come abbiamo detto, rappresentano il re, i capi e tutti gli altri potenti di questo mondo che agitano e perturbano questo mare grande e spazioso, cioè la nostra terra, e solo di quando in quando riescono a quietarsi. Soltanto i venti possono scuotere il mare e proprio là, manifestano il massimo della loro potenza. Dice che il Signore ha volato sopra questi venti perché con la sua forza e potenza può dominare tutte le potenze di questo mondo e non c'è nulla che possa sfuggire al suo potere. Oppure possiamo dare quest'altra interpretazione: volò sopra di loro perché non li prese come sua abitazione ma, volando sopra di loro, si recò velocemente presso altri.
Pose le tenebre come suo nascondiglio. Sembra voler dire: se volò in questo modo, se volò sopra le ali dei venti, dove possiamo cercarlo? Dove lo troveremo? Egli dà questa risposta: pose le tenebre come suo nascondiglio. Formulo questa obiezione: se Dio è luce e lui non ci sono tenebre, come può splendere nella tenebra? Forse vuole significare, come scritto altrove, Dio nessuno lo ha mai visto? Ciò che non può essere visto, è come dimorasse nella tenebra. Il Signore però abita nella tenebra anche in un’altra maniera perché viene trovato facilmente da coloro che lo cercano con devoto desiderio. Gli scritti dell'uno e dell'altro Testamento sono chiamati tenebre perché sono oscuri e non possono essere compresi da tutti come lo sono dai fedeli. Colui che cerca Dio e desidera conoscerlo e vederlo, viene introdotto in queste tenebre e lì può trovare quella luce che illumina ogni uomo che viene in questo modo. Mosè volle significare proprio questo [mistero] quando, per poter incontrare il Signore, sul monte Sinai, entrò nella nube e nell'oscurità. 
Attorno a lui la sua tenda, acqua tenebrosa nelle nubi dell'aria. Attorno a questo luogo segreto, c'è la tenda di Dio. Rappresenta gli uomini religiosi che si dedicano ogni giorno alla scienza più grande, esercitano il loro intelletto, cercano la volontà di Dio e il suo progetto e cercando, lo trovano. Quando nell'assemblea della chiesa viene letto il Vangelo o qualche altra pagina della divina scrittura, e tutto il popolo, che è chiamato la tenda di Dio, ascolta con grande attenzione, allora  noi stiamo attorno al luogo segreto della tenda di Dio. Riguardo a questo luogo segreto, aggiunge anche quest'altro particolare:
Acqua tenebrosa nelle nubi dell'aria. Tenebroso o tenebrosa deriva da tenebre. Dal momento che quel luogo segreto si trova nelle tenebre, l'acqua che si trova in quel posto misterioso, è chiamata anch'essa tenebrosa. Ascoltiamo ora, meditando sui versetti che seguono, che cosa dice riguardo a queste nubi.
Davanti al suo fulgore, al suo cospetto, passavano le nubi. L'espressione davanti al suo furgone in questo versetto è soltanto una parte del discorso. Noi dobbiamo completarlo in questo modo: davanti al suo fulgore, passavano gli apostoli come chiare e splendide nubi. Al loro passaggio, ovunque si trovassero, caddero grandine e carboni di fuoco. Dicendo che sono passati vuole mostrare in modo chiaro la sollecitudine del loro impegno missionario. Non restavano mai a lungo nello stesso posto, ma da un luogo passavano ad un altro luogo. La grandine e i carboni di fuoco stanno a significare le loro parole e i loro sermoni con i quali minacciavano ai peccatori, se non si fossero convertiti e non avessero fatto penitenza, la grandine di molti castighi e le fiamme di un incendio inestinguibile. Il beato Giovanni battista spargeva questa grandine e questi carboni di fuoco quando diceva: «Fate penitenza, è vicino il regno dei cieli. È posta già la scure alla radice degli alberi. Ogni albero che non produce buon frutto sarà radicato e gettato nel fuoco» (Lc 10,9). Il salmista ha precisato bene dicendo al suo cospetto, perché Dio li guarda sempre e non li dimentica mai.
Il Signore tuonò nel cielo e l'altissimo diede la sua voce. Questo versetto sembra  spiegare il precedente. Gli apostoli, che siano chiamati cieli o nubili o cherubini, mediante queste denominazioni appaiono sempre come la stessa realtà. Il Signore tuonò dal cielo e l'altissimo diede la sua voce quando, per mezzo della bocca degli apostoli, che poco fa aveva denominato nubi, manifestò che cosa fosse quel fuoco, quella grandine, ossia quali punizioni e  quali tormenti siano riservati ai peccatori. Perciò ancora aggiunge:
Mandò le sue frecce e gli sconfisse, moltiplicò le sue folgori e gli turbò. Ecco di nuovo, i castighi che in precedenza aveva ricordato nell'immagine della grandine e dei carboni, ora li chiama frecce e folgori. Queste frecce e queste folgori venivano scagliate di solito da quei due fratelli che nel Vangelo sono chiamati boanerges, cioé figli del tuono. Si tratta di Giacomo e di Giovanni. Li sconfisse e li sconvolse. Si riferisce a quelli verso i quali mandava queste frecce e queste folgori, non volendo scuotere la loro persona ma la loro malizia. Infatti il Signore voleva sconvolgere e turbare i suoi quando diceva loro: «Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso» (Lc 9,15). Anche l'apostolo dimostra di essere persona sconvolta e turbata quando dice: «Io vivo, ma non sono più io a vivere, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Magari anche noi venissimo sconvolti e turbati! Sulle prime soltanto pochi furono colpiti da frecce e da folgori ma erano uomini buoni. In seguito mentre cresceva il numero degli eletti, si sono moltiplicati in gran numero. Allora accadde quello che viene precisato ora:
Apparvero le fonti delle acque e si mostrarono le fondamenta della terra, per la tua ira Signore che per lo spirare del tuo furore. Tante sono le fonti di acqua, quanti sono i profeti e gli apostoli, i santi predicatori al completo con tutti i loro libri. Costoro giustamente sono considerati i fondamenti di tutta la terra, perché tutta la Chiesa è stata fondata su di loro. Perciò l'apostolo dichiara: «Stabiliti sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef 1,20). Queste fonti e questi fondamenti allora apparve e furono rivelati, quando si moltiplicarono i maestri della Chiesa. Cominciarono a predicare a tutte le genti, a rimproverare peccatori, a spiegare le Scritture, a mostrare che nelle stesse Scritture appariva l'ira di Dio e il suo sdegno. Cominciarono ad annunciare che una grande abbondanza di castighi sarebbe stata comminata contro coloro che avrebbero continuato a peccare e rifiutato di cambiare vita. 
Da questo punto in avanti comincia a parlare delle persecuzioni che ha sofferto da parte dei tiranni, delle grandi azioni misericordiose di Dio che ha sperimentato mentre subiva le persecuzioni e altre sofferenze.
Mandò dall'alto, mi accolse e mi sollevò dalla massa delle acque, mi libero dei miei nemici erano fortissimi; essi mi odiavano ed avevano prevalso su di me. Dice che dall'alto mandò a liberarlo: non specifica chi abbia inviato in aiuto. Lo precisa in un altro passo dove dice: «Dio ha mandato la sua misericordia e la sua verità e liberò la mia anima dai leoncelli» (Sal 56,5). In questo passo citato parla di leoncelli mentre nel salmo che stiamo meditando parla di masse di acqua e di nemici molto forti. Molte volte la santa Chiesa è stata liberata da questo genere di nemici grazie alla sua misericordia e alla sola verità di Dio, che annunciava con grande fiducia. Mandò un aiuto dall'altezza di se stesso, il Sommo Bene che proveniva dal profondo mistero della sua divinità. Da lui è derivato per noi ogni bene: «Ogni bene sommo e ogni dono perfetto provengono dal padre della luce» (Gc 1,17). Così si legge a loro riguardo; è stata data da Dio dalla profondità della massa di acqua o dalle fauci di leoni che stavano per trascinarla.
Mi prevennero nel giorno della mia afflizione. Mi prevennero e quasi all'improvviso mi assalirono con grande ira, scagliandosi con furore contro di me. Mi trascinarono davanti a re e governatori, mi flagellarono e mi insultarono  in tutte le maniere. Che cosa fece allora il Signore? Egli divenne il mio protettore e mi portò al largo, mi salvò perché mi volle bene. Dal momento che mi amò, mi scelse e non volle che mi perdessi, mi tirò fuori da grandi tribolazioni e sofferenze e mi portò al largo. Col termine largo vuole indicare gioia, esultanza e sicurezza.
Il Signore mi ripaga a misura della mia giustizia e mi retribuisce a misura dell'innocenza delle mie mani. Mi ha liberato dalla tribolazione ma ancora adesso aspetto la retribuzione e il premio del mio servizio. Egli è giusto e rende a ciascuno secondo l'opera delle sue mani. Perciò aggiunge:
Perché ho custodito Le vie del Signore e non ho agito empiamente lontano dal mio Dio. Ecco il motivo per il quale aspetta la ricompensa. Custodire le vie del Signore è lo stesso che osservare i suoi comandamenti. Agisce in maniera empia nei confronti di Dio, chi s'allontana da lui per qualche motivo.
I suoi giudizi mi stanno sempre davanti e non ho respinto da me la sua legge. L'attesa del premio è un grande segno di speranza. Infatti colui che custodisce le vie del Signore, e per nessun motivo si allontana da lui, osserva i suoi insegnamenti e li custodisce, senza allontanare da sé la sua giustizia, che cosa potrebbe fare di più grande? E come se non altro gli dicesse: ecco faccio e ho fatto bene ogni cosa, ma non hai ancora promesso che cosa farai in futuro. Ora troviamo la risposta.
Sarà senza colpa davanti a e mi guarderò d'ogni iniquità. Ho fatto il bene, continuerò a far e non ritornerò più a un comportamento scorretto e iniquo. Perciò sono sicura, lo dice la Chiesa e ogni anima in essa, che mi retribuirà nella misura della mia giustizia e dell'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi. Poiché si opera con le mani, tutto ciò che viene fatto si può dire che viene compiuto per mezzo delle mani; si cita la causa al posto dell'effetto. L'espressione, davanti ai suoi occhi, suggerisce questo: egli manifesta le opere che sono gradite a Dio e che possono essere guardate da lui. Ora il profeta cambia la persona e rivolge il suo discorso allo stesso Signore.
Con l'uomo santo, sarai santo; con l'uomo innocente, sarai innocente; con l'uomo eletto, agirai con rettitudine a l'uomo perverso lo aggirerai. Usando queste parole, sembra suggerire tale messaggio: dal momento che il Signore è santo, non abbandona gli uomini santi; dal momento che è senza colpa, non sarà nocivo verso gli uomini innocenti, e poiché ha scelto il suo popolo, non abbandona colui che ha scelto. La frase che segue invece, il perverso lo aggirerai, deve essere interpretata, come tante altre basi del genere in questo modo: sebbene non compia nessuna cosa cattiva, si dice tuttavia che egli agisce in quel modo quando sembra agire in conformità a quelli che si comportano così. Egli non si pente e non si adira eppure viene detto che si pente e che si adira, quando manifesta il sentimento tipico dell'uomo pentito e adirato. Sebbene sia sempre lo stesso, e sia immutabile, sembra tuttavia che si scomponga e modifichi il suo volere, quando respinge via da sé a motivo della sua perversità, un uomo che in precedenza aveva amato. Perciò aggiunge:
Il popolo umile tu salvi e umilierai gli occhi dei superbi. Nel popolo umile, salvato dal Signore, sono compresi tutti gli uomini che sono stati ricordati nell'assetto precedente: santi, innocenti, ed eletti. I superbi, e dovranno subire l'umiliazione, rappresentano gli uomini perversi.
Poiché tu, Signore Dio, illumini la mia lampada, illumina anche le mie tenebre. Lampada della chiesa sono i vescovi, i sacerdoti e tutti gli altri che illuminano la moltitudine dei fedeli con le loro parole e con i loro esempi. Riguardo alle tenebre l'apostolo dice: «Siete stati un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,10). Il corpo della chiesa comprende buoni e cattivi, giusti e peccatori, perfetti e imperfetti, sapienti e insipienti. Tra costoro ci sono alcuni che possono essere chiamati tenebre. Infatti se i buoni sono chiamati lampada perché danno luce agli altri, per quale motivo i malvagi non potrebbero essere denominati tenebre visto che con le loro parole e con i loro esempi, rendono cieche altre persone? La Chiesa prega per costoro perché siano illuminati e affinché non sprofondino in un’oscurità ancora peggiore, per aver seguito il principe delle tenebre. Egli è chiamato principe delle tenebre in quanto è il principe degli uomini malvagi che appunto sono denominati tenebre.
Da te sarà salvato nella tentazione e con il mio Dio scavalcherò il muro. Ti ho invocato affinché tu illumini le mie tenebre poiché sto soffrendo una grande tentazione dalla quale non posso essere liberato se non per mezzo del tuo aiuto. Lì illuminerai grazie alle mie preghiere e alla tua bontà e li libererai dalle loro tentazioni. Io potrò scavalcare il muro grazie al mio Dio che è il mio protettore. Tra noi e Dio si trova muro elevato e non possiamo superarlo senza l'aiuto di Dio. Questo muro rappresenta gli stimoli che ci vengono dagli spiriti maligni i e tutti gli ostacoli che ci provengono dai vizi. 
Anche ora di nuovo cambia la persona e celebra le lodi del Signore, con il quale stava parlando, lo ringrazia e lo esalta come se tutte le sue richieste fossero già state esaudite.
Dio mio, senza macchia è la tua via. Il mio Dio è veramente così: è buono, benigno e affidabile; non inganna e non abbandona quelli che sperano in Lui. Senza macchia è la sua via. Tutte le sue opere sono pure e tutte le sue vie sono misericordia e fedeltà. Le parole del Signore sono esaminate al fuoco. Egli ha adempiuto fedelmente tutto ciò che aveva promesso nell'ora della tribolazione e dell'angustia, nel fuoco della sofferenza sopportata dai fedeli. È questo ciò che vuole dire: Dio protegge tutti coloro che sperano in lui.
Chi è Dio se non il Signore? Oppure chi è Dio se non il nostro Dio? In altro passo dice: «Tutte le divinità delle nazioni sono demoni ma il Signore ha creato i cieli» (Sal 115, 3).
Dio mi ha cinto di forza e ha reso immacolata la mia via. La Chiesa è corroborata da una forza così grande al punto che, quando sembra essere totalmente sconfitta, proprio allora, invece, vince. Non ci può essere vittoria più grande né ci può essere un trionfo maggiore di questo: non soccombere nelle sofferenze e nei patimenti, non perdere la pazienza. Dichiara che la sua via è immacolata perché, pur trovandosi tra i tormenti, ha conservato la fede e si è diretta verso Dio camminando per un sentiero diritto e senza colpa.
Ha reso solidi i miei piedi come quelli del cervo e sulle alture mi ha fatto stare saldo. I piedi dell'anima sono le buone opere, gli atti di virtù e i comportamenti onesti, grazie ai quali corre nella via dei comandamenti, dai quali è sostenuta e portata e viene posta ed esaltata nell'alto dei cieli. Questi piedi sono paragonati ai piedi dei cervi perché conducono alla meta stabilita in una corsa molto veloce.
Istruisce le mie mani alla guerra e pone sulle mie braccia un arco di bronzo. Le mani e le braccia significano la buona comprensione e la buona intenzione le quali, dopo aver ricevuto un'istruzione sapiente da parte del Signore, possono affrontare virilmente tutti gli inganni degli uomini iniqui.
Mi hai dato una protezione di salvezza, la tua destra mi ha accolto e la tua disciplina mi ha istruito. Chi si sente protetto da una difesa di tale genere, va sicuro alla guerra, viene accolto da un difensore così invalido e viene istruito abilmente.
Hai fatto largo a ai miei passi e non venne meno la mia fermezza. Se volevo fuggire o se volevo attaccare i nemici, potevo contare su passi saldi e veloci o rimanere fermo. Entrambi i movimenti sono utili, sia fuggire, sia combattere quando è necessario. Fuggono coloro che temendo di peccare, si nascondono da qualsiasi parte o allontanano da sé tutto ciò che può condurli al peccato. Invece combattono quelli che sconfiggono i vizi con una dura penitenza e che allontanano da sé gli spiriti del male con la preghiera e con il digiuno. Se qualcuno non è persuaso di queste cose, legga i racconti delle lotte sostenute dai martiri e le vite dei beati Benedetto, Antonio e Ilarione.
Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò e non tornerò indietro senza averli sconfitti. Li colpirò e non potranno più opporre resistenza. Chi parla in questo modo, non teme i nemici, non ha paura di affrontare la lotta o di fuggire. Beati coloro che combattono in modo così deciso da uccidere in se stessi tutti i vizi, tutte le voluttà e tutte le concupiscenza della carne. Il Signore un tempo diede un ordine simile a Mosé quando comandò di sterminare tutte le genti che abitavano la terra promessa.
Cadranno sotto i miei piedi. Ho già detto in precedenza che i piedi rappresentano le virtù e le opere buone, per mezzo delle quali è possibile vincere e calpestare l'esercito completo dei vizi. Ecco ora di nuovo la Chiesa cambia le persone e rivolge le sue parole al Signore stesso.
Mi cinse di forza per la guerra. Nella guerra, della quale ora la Chiesa comincia a parlare, come attesta, non ha lottato soltanto contro i vizi e contro gli spiriti del male, ma anche contro i tiranni, contro il Giudei e gli eretici. Mi cinse di forza per la guerra. Il Signore cinse e rafforzò  i suoi santi con una potenza così grande, da non poter essere vinti da nessun tormento e da nessuna disputa di filosofi.
Hai soppiantato sotto di me coloro che insorgevano contro di me. Che cosa significa hai soppiantato se non hai fatto cadere? Anche poco fa aveva detto: cadranno sotto i miei piedi. Questo riguarda particolarmente i Giudei i quali sono soggetti ai cristiani ovunque e non possono fare loro resistenza né con armi né con argomenti. Perciò aggiunge: Dei miei nemici hai fatto voltare le spalle. Infatti si trovano dispersi espressi ovunque dalle genti e non hanno possibilità di fare alcune resistenze o possono soltanto offrire il dorso ai flagelli. Parla ancora di costoro:
Gridarono ma non c'era chi li salvasse, al Signore ma non li ascoltò. Questa è una prova decisiva per dimostrare che sono stati respinti da Dio: al tempo dell'assedio, quando furono catturati dai romani, ormai da più di mille anni non cessano di pregare il Signore e tuttavia non sono esauditi. Nei tempi passati, in tutte le loro sofferenze, furono castigati sempre per un breve periodo ma poi furono sempre ascoltati e liberati da Dio.
E li sgretolerò come polvere in faccia al vento; li pesterò come fango delle piazze. In questo passo viene introdotta la persona del Signore che risponde alle parole della Chiesa. La Chiesa aveva detto poco fa che i Giudei avevano gridato al Signore ma che non erano stati esauditi. Ad essa Egli risponde che non li ha ascoltati e che non li esaudirà, anzi li sgretolerà come polvere in faccia al vento; li pesterà come fango delle piazze. Questa minaccia in gran parte si è già realizzata ma si compirà nel futuro nel giorno del giudizio. Dal momento che ha cominciato a parlare dei Giudei, rivoltosi al Padre, si lamenta per la loro infedeltà e pronuncia le parole che seguono:
Mi libererai dall'opposizione del popolo e mi stabilirai come capo delle nazioni. Un popolo che non avevo conosciuto, mi ha servito e mi ha ubbidito soltanto nell'udirmi. Figli estranei mi hanno ingannato, figli estranei sono invecchiati e zoppicarono lontano delle loro sentieri. Liberami, o Padre, dall'opposizione di questo popolo che sempre mi ha contraddetto e ancora mi contraddice e non vuole raccogliere la mia dottrina. Stabiliscimi come capo sulle nazioni che io ho ricevuto in eredità al posto dei Giudei. Sembra voler dire: il popolo dei gentili, che prima non avevo conosciuto, e che era estraneo che sconosciuto alla mia grazia e alla mia benevolenza, nell'udire il mio nome, subito mi ha servito e mi ha obbedito. Mentre al contrario, figli estranei mi hanno mentito, proprio quelli che sempre fino alla mia passione, avevo custodito come figli carissimi. Figli estranei sono invecchiati nel peccato della disobbedienza e volendo seguire soltanto la vecchiaia della lettera, non hanno voluto cogliere la dottrina della novità. Il versetto successivo, zoppicando lontano dai tuoi sentieri, significa che si sono allontanati dalla vera comprensione della legge e dei profeti, nella quale avrebbero dovuto camminare, e sono caduti nell'errore. Fin qui ha parlato il Signore. Da qui in avanti la chiesa continua la sua preghiera, come l'aveva cominciata.
Viva il Signore e sia benedetto il mio Dio e sia esaltato Dio della mia salvezza. Vive il Signore benché i Giudei rifiutino di credere alla sua resurrezione e sia benedetto in tutto, esaltato sopra tutti i suoi nemici, perché mi ha salvato per mezzo della sua morte e mi ha liberato da tutti i pericoli.
Dio mi concede la rivincita e sottomette i popoli a me. Sii il mio liberatore, o Signore, dai popoli adirati e mi esalterai sopra quelli che insorgono contro di me, mi salverai dall'uomo iniquo. Dio che mi concedi la rivincita, in parte già da ora e nel futuro in modo pieno, che hai sottomesso a me i popoli i quali mi obbediscono liberamente mentre gli altri non sono in grado di oppormi resistenza, tu, che sei il mio liberatore dalle genti che mi detestano con furore (ossia i giudei, gli eretici e i tiranni), spero e sono fiduciosa, dice la Chiesa, anzi sono certa, che ciò che hai sempre compiuto in mio favore, continuerai a farlo ancora. Che cosa?
Mi esalterai sopra quelli che insorgono contro di me, mi salverai dall'uomo iniquo. Questo uomo di tutti questi altri che sorgono contro di me, sono l'anticristo con tutto il suo esercito, come è possibile interpretare. Dichiara che com'è stata liberata dei suoi persecutori del passato, con l’aiuto di Dio, sarà liberata anche da quelli che si opporranno alla fine.
Per questo ti loderò tra i popoli, Signore, e inneggerò al tuo nome. Promette di lodare Dio in ogni tempo, tra i popoli che sono diffusi ovunque in ogni regione e di gioire nel suo nome e che li è sempre pronto, ovunque, ad esaudirla e a liberarla.
Egli rende grande la salvezza del suo re; operando, hai compiuto opere di misericordia a favore del tuo consacrato, di Davide e della sua discendenza per sempre. Celebrerò perché tu hai reso molto grande la salvezza compiuta dal  suo re. Dicendo suo, a chi si riferisce? A quel popolo del quale il Signore aveva detto poco fa: un popolo che non avevo conosciuto, mi ha servito. Dio rese molto grande la salvezza procurata a questo re in modo tale da non salvare lui sono ma anche tutti gli altri che credono in lui. Perciò aggiunge: operando, hai compiuto opere di misericordia a favore del tuo consacrato, di Davide e della sua discendenza per sempre. Questo modo di parlare si riscontra spesso nella sacra scrittura, come ad esempio: aspettando, ho aspettato; andando, andavano e venendo; godendo, gioirò; facendo, farò e tante altre espressioni simili. 
Salmo 18
Per la fine. Salmo di Davide. Questo salmo di Davide si riferisce al compimento, a Cristo, alla Chiesa, e a tutti coloro che possono dire: «Siamo noi per i quali è giunto il compimento del tempo» (1 Cor 10,11)
I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia le opere delle sue mani. Gli apostoli santissimi possono essere considerati dei cieli per una serie di motivi: nella Chiesa sono le membra più eccellenti e più grandi; nell'ambito della loro autorità, hanno potere su tutto; nascondono e contengono in se stessi i segreti divini; sono tempio di Dio e lo Spirito Santo, che fu comunicato a loro in modo visibile, abita in loro; a somiglianza della volta celeste, sono trapuntati e diversificati tra loro di tutte le virtù, come da splendide stelle. Sono loro a narrare la gloria di Dio, sono loro che annunciano le opere delle sue mani. Giustamente si dice che sono un fondamento, perché tutta la Chiesa è stabilita e fondata sulla loro fede. Dice infatti l'Apostolo: «Siete edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef 1,20). Furono resi tali da poter essere inviati in tutto il mondo a proclamare la gloria di Dio. Il profeta, che parla in questo salmo, non avrebbe potuto assegnare a loro un nome più nobile di quello di cielo e firmamento. 
La trasmissione della parola, da un giorno all'altro giorno, ha lo stesso significato [del detto precedente] i cieli narrano la gloria di Dio. Coloro che prima ha chiamato cieli, ora li chiama giorni. Del resto il Figlio di Dio nel Vangelo li aveva denominati luce: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Anche questa denominazione attribuisce loro onore e grandezza. Il giorno trasmette al giorno la parola, quando i santi Apostoli, illuminati dalla vera luce, annunciano la parola della predicazione al popolo cristiano, che a sua volta è un giorno. Tuttavia compare anche un vero delitto e un male intollerabile! A somiglianza del giorno che trasmette la parola di Dio, anche la notte trasmette una scienza ad un'altra notte. Se gli apostoli e i fedeli sono chiamati giorno, perché non si potrebbero considerare notte tutti gli eretici e i miscredenti? Quando essi trasmettono ai loro ascoltatori il loro errore e la loro tenebra, allora senza dubbio avviene che una notte trasmetta all'altra il suo sapere. 
Non sono parole, non sono discorsi dei quali non si comprenda la loro voce. In un altro testo troviamo lo stesso messaggio: «Gli apostoli annunciavano in varie lingue le grandi opere di Dio» (At 2,11). Parlavano in tutte le lingue e pieni di Spirito Santo pronunciavano dei discorsi colmi di sapienza e di scienza. Dove? 
In tutta la terra si è diffusa la loro parola e ai confini del mondo il loro messaggio. E che cosa insegnavano? Lo dice ora: 
Nel sole ha posto la sua tenda ed egli è come uno sposo che esce dal suo talamo. Esultò come un gigante nel percorrere velocemente la via; dall'altezza del cielo la sua uscita. La sua orbita fino alla sua sommità e nessuno può ripararsi dal suo calore. Troviamo una sintesi dell'annuncio degli apostoli, un riferimento alla nascita, all'ascensione e al giudizio finale. La tenda di Cristo è la sua natura umana nella quale, come dichiara l'Apostolo, «abita la pienezza della divinità in modo corporale» (Col 2,9). Il Signore pose nel sole la sua umanità poiché la fece conoscere a tutti i popoli. Ciò che non appare alla luce del sole, rimane nascosto nel buio e non può essere scorto. Soltanto ciò che risplende alla luce del sole può essere visto e non rimane oscurato. Per questo leggiamo in altri testi: «Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza e davanti le genti ha rivelato la sua giustizia» (Sal 97,2). Come uomo il nostro Salvatore è nel sole, come Dio è al di sopra del sole; come uomo poté essere visto ma come Dio rimase invisibile. Uscì come uno sposo dal suo talamo, ossia dal ventre verginale, dove avvenne quell'unione ineffabile, là dove la divinità si unì all'umanità in modo ineffabile.  
Esultò come un gigante nel percorrere velocemente la via. È la stessa via di cui è detto in un altro salmo: «Sulla via, berrà da torrente e per questa sollevò il capo» (Sal 109, 8). In questo testo si dichiara apertamente che Egli sopportò volontariamente tutte le sofferenze che vengono raccontate a suo riguardo. La sua via fu questo percorso: nascere da una vergine, compiere miracoli, morire, risorgere e in seguito, dopo aver fatto tutto questo, salire al cielo. Perché lo si paragona ad un gigante? Il Signore è presentato come un gigante perché apparve forte ed invincibile. Sopratutto i giganti sono considerati dei raddoppiamenti della natura. é scritto infatti nella Genesi: «I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e allora presero in moglie quelle che piacevano loro» ( Gen 6,2); da esse poi, così si narra, nacquero i giganti. Dall'altezza del cielo la sua uscita. Vengono riferiti questi fatti, seguendo una convinzione degli uomini. La sua orbita fino alla sua sommità e nessuno può ripararsi dal suo calore. Lo conferma Cristo stesso: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, ora lascio il mondo e ritorno presso il Padre» (Gv 16,28). 
Penso che nella sommità del cielo indichi Dio Padre, perché Egli è al di sopra di tutto e non v'è nulla al di sopra di Lui.  Dire dalla sommità fino alla sommità è un modo per indicare che il Padre è del tutto uguale a Lui. L'aggiunta: nessuno può ripararsi dal suo calore,  può essere compresa in due modi: o una menzione del fuoco dello Spirito Santo o un'allusione al calore del fuoco eterno. Non esiste un uomo che non provi almeno uno di questi due calori. La persona che, in questa vita, si lascia infiammare dal fuoco dello Spirito Santo non affronterà il divampare di quel fuoco. Conclusa la prima esposizione della predicazione degli apostoli, esaminiamo la seconda nella quale parla della Legge del Signore e della giustizia, del timore e del giudizio. 
La Legge del Signore è irreprensibile, converte l'anima; la testimonianza del Signore è fedele, dona sapienza ai semplici. Ascoltate, dichiarano gli apostoli, cercate di comprendere, ricevete la Legge del Signore perché la Legge del Signore è santa ed irreprensibile, non scompiglia, non inganna, non uccide le anime, ma, al contrario, converte, salva, conduce alla beatitudine. 
Poi aggiunge: La testimonianza del Signore è fedele. È fedele perché non inganna nessuno, non mente ma comunica a tutti la verità e infonde sapienza ai semplici. Legge e testimonianza significano la stessa identica cosa. Quanto ai semplici possiamo pensare a quelli di cui parla il Signore: «Se non vi convertirete e don diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Circa il modo con cui possiamo essere dei bambini, l'apostolo dice: «Non siate bambini nell'intelletto, ma siate tali quanto alla malizia» (1 Cor 14,20). 
Le testimonianze del Signore, rallegrano il cuore, il precetto del Signore è splendido, illumina gli occhi. Ecco denomina la stessa legge del Signore servendosi di altri nomi. Ogni scrittura che proibisce il male e spinge ad agire bene, appartiene alla legge del Signore. Chiunque crede a questa legge e vi obbedisce, riceve gioia e letizia nell'uomo interiore. Al contrario, chi si comporta in modo diverso, è cieco, cammina nelle tenebre  e gli sono riservate dolore e tristezza. 
Il timore del Signore è santo, rimane per sempre. In un altro passo della Bibbia si parla così di questo timore: Inizio della sapienza è il timore del Signore» (Sir 1,16). Nessuno può venire a conoscenza di questa legge né può acquisire la sapienza in essa contenuta, se prima non avrà creduto in Dio, non lo avrà temuto e adorato. 
Il timore di Dio è santo ed eterno, perché rende santi ed eterni coloro che lo possiedono in se stessi. I giudizi del Signore si garantiscono da se stessi; che tu parli di legge, di precetto, di giustizie o di giudizi, non c'è alcuna differenza. Ci sono dei giudizi di Dio che sono veri e naturalmente veri, non altrimenti perché hanno in sé la loro giustificazione e non hanno bisogno di essere garantiti da altri perché sono garantiti da una verità evidente. 
Sono più desiderabili dell'oro e di una pietra preziosa, sono più dolci del miele e di un favo. Che cosa vi può di tanto desiderabile, quanto lo sono la sapienza, la giustizia, la verità e la conoscenza del proprio Creatore? Tutti questi beni e altri ancora che possono essere desiderati dagli uomini giusti e da quelli che temono Dio non possono ritrovarsi soltanto nella legge del Signore. Perciò il primo salmo dice riguardo all'uomo giusto: «Medita nella legge del Signore giorno e notte». Infatti si sperimenta più dolce del miele e del favo e chi l'ama intensamente, non si allontana da essa in nessun momento. 
Infatti il tuo servo la custodisce e nell'osservarla trova già una grande ricompensa. Per questo, dice, il tuo servo ama ed osserva la tua legge e i tuoi giudizi, perché sono più dolci e desiderabili di qualsiasi altro bene ed è certo che, nell'osservarli, ottiene una grande ricompensa. 
Chi è consapevole dei suoi errori? Purificami dai mie peccati nascosti, o Signore, e da quelli di altri perdona il tuo servo. Chiunque viene a conoscenza dei propri peccati e li riconosce, dica insieme a me: purificami dai peccati che non conoscevo. Egli fece proprio questo quando peccò con Bersabea ed uccise Uria. Molto vale, come è scritto, la preghiera assidua del giusto. L'apostolo afferma riguardo ai peccati di altri: Non imporre le mani con troppa facilità, per non renderti responsabile di peccati altrui (1 Tm 5,22). Chi si carica del peccato di altri, mentre non ha la possibilità neppure di piangere i propri, fa una cosa molto stolta. 
Se non avranno avuto il dominio su di me, allora sarò senza difetto e sarò purificato dalla colpa più grave. Lo insegna anche l'apostolo: «Non regni più il peccato nel vostro corpo mortale» (Rm 6,12). Il peccato regna e domina su coloro che non soltanto lo pensano e lo fanno, ma anche perseverano in esso. Le persone che si convertiranno e torneranno alla penitenza, allora diventeranno immacolate; come sta scritto. «Quando il peccatore si sarà convertito e avrà pianto, vivrà davvero e non morirà» (Ez 33,11). Allora verrà assolto dalla colpa più grave che consiste nel perseverare nel peccato; questa è la migliore interpretazione. Si tratta di quella colpa che non verrà perdonata agli uomini né in questo mondo né in quello futuro. Anche l'Apostolo ne parla: «Con la tua durezza e con il tuo cuore impenitente accumuli contro di te l'ira nel giorno della vendetta e della rivelazione del giusto giudizio di Dio» (Rm 11,5). Giustamente dunque questo peccato è considerato il più grave, se non viene mai perdonato da Dio. Se si legge (come è scritto in alcuni codici) se non avranno più il dominio su di me, allora è possibile vedere un riferimento agli spiriti maligni i quali hanno un dominio sull'uomo per tutto il tempo in cui perseverano nel peccato, e non oltre. Segue: 
E saranno... Ti siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore davanti a te, per sempre. Se sarò assolto da questo peccato più grave, allora le mie parole e i miei pensieri ti saranno graditi e saranno sempre degni che li guardi e li ponga al tuo cospetto.  La misericordia del nostro Creatore è così grande che il perdono viene elargito nello stesso momento del pentimento. 
Signore mio aiuto e mio redentore. Egli ci redime, ci aiuta affinché non cadiamo di nuovo in schiavitù. Se non facesse questo, la redenzione pagata ad un prezzo tanto grande, non sarebbe servita a nulla. 
Salmo 19
Per il compimento. Salmo di Davide. Il compimento di cui si parla riguarda Cristo e la sua vicenda. La voce del profeta che ha pronunciato questa invocazione in realtà è la sua. In questo senso è denominato, in modo corretto, salmo di Davide. 
Ti ascolti il signore nel giorno della tribolazione e ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. Il profeta si rivolge a Cristo nostro Signore e implora la sua divinità [perchè agisca a vantaggio] della sua umanità. Ti esaudisca il Signore che si trova in te,  e che è tuo Signore, in rapporto alla tua  umanità. Quando? Nel giorno della tribolazione: nel tempo della passione ti protegga il nome del Dio di Giacobbe, dal momento che ora soffrirai una grave persecuzione da parte dei figli di Giacobbe, in modo del tutto immeritato. Costoro non conoscono il tuo nome, non credono che tu sia Colui che rispose a Mosè, quando ti chiese quale fosse il tuo nome: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: questo è il mio nome» (Es 3,6). Ti protegga Colui che possiede questo nome. E' come se gli chiedesse: tu stesso, proteggi te stesso, poiché Tu che sei, secondo la tua divinità, il Dio di Giacobbe, ora verrai ucciso dai figli di Giacobbe nella tua umanità. 
Manda l'aiuto del tuo santuario. Che cos'è il santuario? Sei tu stesso. Tu sei il [vero] Santo dei Santi, e alla tua venuta non fu più necessario rinnovare la dedicazione [del primo santuario]. Non cercare aiuto altrove poiché lo puoi trovare in te e a te stesso devi prestare soccorso, come aiuterai tutti noi. 
Da Sion ti difenda. [Il monte] Sion è il nostro Salvatore. Egli è un monte; non uno qualsiasi ma il più elevato di tutti: «Il Monte di Dio è monte pingue, monte fertile, è il Monte in cui Dio si è compiaciuto di abitare» (Sal 67, 16). L'invocazione Da Sion ti difenda equivale a dire: ti mandi l'aiuto dal santuario. Si può anche dare questo significato: da Sion ti difenda, da coloro che abitano in questa Sion che sta per essere distrutta; [da là] ti protegga e ti difenda. [Dal momento che ha invocato in questo modo] non è strano che siano stati loro ad ucciderlo. 
Il Signore ricordi tutti i tuoi sacrifici e consideri pingue il tuo olocausto. Egli è il grande sacerdote secondo l'ordine di Melchisedek che, con la sua grande potenza, ha cambiato il pane e il vino nella sostanza del suo corpo e del suo sangue. Lo fece quando disse e sui discepoli: «Prendete le mangiate: questo è il mio corpo, e questo è il calice della nuova alleanza nel mio sangue» (Mt 26, 26). Il giorno seguente dopo aver compiuto questo gesto, immolò se stesso per noi sull'altare della croce. Allora offrì l'olocausto pingue e soave, gradito a Dio, grazie al quale fu distrutto il primo peccato, quello originale, e il genere umano fu riconciliato con la grazia di Dio. Il profumo soavissimo di questo olocausto ha riempito il cielo e la tera e giustamente è stato preannunciato a suo riguardo: «Il Signore odorò quel profumo soave» (Gen 8, 21). Tutti gli olocausti di un tempo, quelli che vennero immolati dai patriarchi e dai profeti fin dall'origine del mondo, erano una prefigurazione di quell'unico sacrificio. 
Ti conceda il Signore secondo il tuo cuore e confermi ogni tuo progetto. Il suo desiderio e il suo progetto era quello di morire per la nostra salvezza, di risorgere e salire al cielo, di mandare presso i suoi discepoli lo Spirito Paraclito, con il quale avrebbe illuminato il mondo convertendolo a sé. Il profeta, molto tempo prima, aveva pregato perché questo progetto e questo desiderio si realizzassero, secondo la volontà e il disegno di Dio.
Esulteremo nella tua salvezza e nel  nome del nostro Dio troveremo magnificenza. Questo è l'oggetto della nostra invocazione e della nostra preghiera: che possiamo esultare della tua salvezza, sia di quella che Dio darà a te, sia di quella che darà a noi. Nel nome del Signore Dio nostro, cioè nel tuo nome santo, grazie al quale anche noi ci chiamiamo cristiani, trovero motivo di magnificenza, di lode e di gloria. Ancora adesso, rivolgendo a Lui la nostra preghiera, lo pronunciamo tutti insieme nella nostra invocazione.
Adempia il signore tutte le tue domande. Il profeta, dopo aver espresso queste suppliche, ha saputo, grazie allo Spirito Santo, che le sue preghiere erano state esaudite. Aggiunge allora, nella sua meditazione: ora so che il Signore ha salvato il suo Cristo. Non avrebbe potuto parlare in modo più chiaro e più palese. Sono davvero poveri i Giudei che soltanto adesso si accorgono che queste parole erano riferite a Cristo. Lo ascolti dal suo cielo santo. Dobbiamo sempre riferirlo a lui, come ho appena spiegato. Appare in opere potenti la salvezza operata dalla sua destra. È stata veramente un'azione mirabile! Nessuno ha mai vinto i  nemici con una gloria tanto grande, con un onore così sublime e con un trionfo così completo.
Questi nei carri e quelli nei cavalli ma noi ci glorieremo nel nome del Signore nostro Dio. Alcuni si glorino pure nei carri e nei cavalli, ma  noi non riteniamo sufficiente contare su questi appoggi; invece nelle nostre necessità invocheremo il nome del Signore. Infatti “chiunque invocherà il Nome del Signore, sarà salvato” (2 Tm 2,19).
Essi furono pressi da un laccio e caddero ma noi invece ci siamo rialzati e stiamo saldi. Il profeta ci fa sapere che, coloro che non avevano voluto contare sull'aiuto di Dio, ponendo la loro speranza negli aiuti terreni, furono presi come da un laccio e falliro all'improvviso, proprio quando si aspettavano di vincere. I santi, invece, che pongono la loro speranza soltanto in Dio, non perdono mai il suo aiuto e la sua assistenza. 
Signore, salva il re e ascoltaci nel giorno in cui t'invochiamo. Il re e profeta Davide, usando queste espressioni dimostra in modo molto chiaro quanto abbia amato il suo discendente, anzi il suo stesso figlio (come spesso viene chiamato il Signore in molti passi della Bibbia). Ascoltaci nel giorno in cui ti invochiamo. [Ti invochiamo] nel tuo nome affinché si compia ciò che ha promesso ai discepoli dicendo loro: «Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, ve la concederà» (Gv 16, 23). 
Salmo 20
Per la fine. Salmo di Davide. Abbiamo già trovato questo titolo nel salmo precedente e dobbiamo interpretarlo nello stesso modo, in entrambi i salmi il profeta parla di Cristo. 
Signore, il re gioisce per la tua potenza ed esulta fortemente per la tua salvezza. Ecco di nuovo il Profeta rivela l'amore e la sollecitudine che portava nel cuore nel pensare alla vicenda terrena del nostro Salvatore. Egli comincia [la preghiera] a partire dalla conclusione del salmo precedente. Là aveva terminato in questo modo: «Dio salva il re»; ora, dice riguardo allo stesso re: «Signore, per la tua potenza, gioirà il re ed esulterà grandemente per la tua salvezza». In questo versetto dichiara in modo evidente che la sua preghiera è stata esaudita, mostra la salvezza e la vittoria ottenute da Cristo. Non potrebbe rallegrarsi e gioire, se la sua aspirazione e il suo desiderio non si fossero realizzati. Per questo aggiunge: 
Hai soddisfatto il volere del suo cuore e non l’hai deluso riguardo al desiderio espresso dalle sue labbra. Di per sé il volere non risiede nelle labbra ma nel cuore ma [il salmista] assegna alle labbra la facoltà di volere in quanto l’intenzione del cuore si manifesta nel parlare. 
Lo hai prevenuto con una benedizione di dolcezza.  Prima ancora che il nostro Salvatore nascesse da una vergine, tutti i patriarchi e i profeti lo benedissero con una benedizione di dolcezza. 
Hai posto sul suo capo una corona di pietre preziose. «Sarà coronato, - dice l’Apostolo - soltanto chi avrà lottato» (2 Tm 2,5). Giustamente il nostro Salvatore ricevette la corona di gloria, poiché, come si racconta [nei Vangeli], combatté e vinse in modo mirabile. La Chiesa è la corona di Cristo, cosparsa e composta di pietre preziose. L’apostolo, rivolgendosi a coloro che aveva chiamato alla fede, dice: «Fratelli miei, mia gioia e mia corona; state saldi nel Signore» (Fil 4,1). Secondo un certo modo d’esprimersi, gli uomini che meritano una corona, sono considerati loro stessi una corona. Possiamo interpretare la corona come un modo per parlare della vittoria stessa, che è la motivazione per la quale si assegna una corona. Se essa è giusta e motivata, allora viene costruita con pietre preziose. Troviamo [nella Bibbia] anche un significato opposto: «Guai alla corona di superbia degli ubriachi di Efraim» (Is 28,1). 
Vita ti chiese. La chiese quando implorò: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice» (Mt 26,39). E Tu che cosa hai fatto? «Gli hai concesso lunghi giorni in eterno». Gli hai concesso più di quanto aveva chiesto; aveva domandato di vivere per pochi giorni, ma tu invece gli hai donato lunghi giorni in eterno. 
Grande è la sua gloria nella tua salvezza, lo rivesti di gloria e di grande onore. In che modo? Lo benedirai nei secoli dei secoli. Sopra tutto questo: lo inonderai di gioia dinnanzi al tuo volto. Tutti questi beni valgono molto di più della vita presente; tutte queste ricchezze sono eterne. L’esistenza attuale, con tutti i suoi agi, è fragile e passeggera. 
Poiché il re sperò nel Signore e per misericordia dell’Altissimo non sarà mai scosso. Giustamente, dice, o Signore [Dio Padre], compisti tutte queste imprese e, se sarà necessario, ne compirai di più grandi. Egli sempre sperò in te, non in se stesso, e confidò nella tua misericordia. Si è affidato a te con tale forza al punto che non c'è e non ci sarà nulla che lo potrà scuotere o separarlo da te per sempre. Ho fatto notare, ripetutamente, che quando queste cose vengono riferite a Cristo, sono tutte da attribuire alla sua umanità, sebbene in questo versetto il profeta le riferisca alla sua divinità, in una forma molto precisa e accurata. 
Fino ad ora, [il salmista] ha celebrato la vicenda umana di Cristo ma da qui in avanti inveisce contro gli avversari del nostro Salvatore, che lo perseguitarono fino al punto di farlo morire. 
Si veda in azione la tua mano contro i tuoi nemici. Questa espressione la spiega subito nel seguito: La tua destra incontri coloro che ti odiarono. Che siano loro a dirigersi verso la tua mano o siano invece sorpresi da essa, in ogni caso sarà per loro una sventura. Non potranno sfuggire ad una potenza così energica né potranno sopportarla. Come avviene ai vasi di creta, una volta spezzati, non saranno più ricomposti. 
Ponili come una teglia sul fuoco. Quando? Nel tempo del tuo volto. Che cosa farà il Signore? Il Signore li confonderà nella sua ira. Che farà il fuoco? Il fuoco li consumerà. Un’immagine davvero drastica! Ridotti ad essere come delle pentole, alimenteranno nel loro intimo il calore, bruceranno per sempre in se stessi né potranno spegnersi mai. Accadranno a loro tante sofferenze per tanto tempo, quanto era quello in cui, dopo essersi avvicinati al Signore, avrebbero dovuto sperare nei beni. 
Farai perire il loro frutto dalla terra e il loro seme tra i figli dell’uomo. Questa [imprecazione] significa che loro stessi con i propri beni, le loro opere, i loro figli, ossia i loro imitatori - come dobbiamo intendere - andranno  in rovina, nello stesso momento. Ciò è ben giusto che accada. 
Hanno escogitato il male contro di te, hanno elaborato macchinazioni, che non poterono realizzare. L'intento dei giudei, ossia annientare del tutto il nome di Cristo, non ottenne alcun esito. 
Poiché farai loro volgere le spalle. Molte volte nella Scrittura si dice che il Signore agisce in questo modo, quando, pur potendo impedire che un fatto avvenga, permette che accada. Ad esempio: «Il Signore indurì il cuore di Faraone» (Es 9,11). Ora in questo passo si usa un'espressione simile: Farai loro volgere le spalle. I giudei gli mostrano le spalle e non il volto, poiché anche al presente rifuggono da Cristo e non cercano la sua misericordia. Considerando che agiscono in questo modo, non costoro [che vivono al presente] ma quelli che saranno in vita alla fine del tempo potranno essere salvati. Nella Bibbia sono chiamati, di solito, un resto del Signore. Si dice a loro riguardo: «Se il numero dei figli d’Israele fosse numeroso come la sabbia sulla spiaggia del mare, soltanto un resto si convertirà» (Rm 9,7). Costoro sono quei [fedeli] ai quali Dio ha formato un volto e ha reso splendido il viso; li ha illuminati perché possano contemplarlo. 
Innalzati, Signore, nella tua potenza; canteremo e salmeggeremo alle tue meraviglie. Innalzati, dice, o Signore! Hai vissuto a lungo tra i nemici, li ha sconfitti, sei stato cinto d’una corona di pietre preziose. Innalzati, allora, e ascendi al cielo. Noi, poi, canteremo e ovunque annunceremo tra le nazioni le tue meraviglie. In seguito a questa prospettiva, leggiamo nel Cantico dei cantici: «Fuggi, o mio diletto, imita il capretto, il giovane cervo e sali il monte dei profumi» (Cant 8,14). 

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