venerdì 31 marzo 2023

La missione oggi

 Vale ancora la pena darsi alla missione?


Mentre i padri e i teologi del Medioevo potevano ancora essere del parere che nella sostanza tutto il genere umano era diventato cattolico e che il paganesimo esistesse ormai soltanto ai margini, la scoperta del nuovo mondo all'inizio dell'era moderna ha cambiato in maniera radicale le prospettive. 


Nella seconda metà del secolo scorso si è completamente affermata la consapevolezza che Dio non può lasciare andare in perdizione tutti non battezzati e che anche una felicità puramente naturale per essi non rappresenta una reale risposta alla questione dell'esistenza umana. Se è vero che i grandi missionari del secolo XVI erano ancora convinti che chi non è battezzato è per sempre perduto, nella chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II tale convinzione è stata definitivamente abbandonata.


Perciò deriva una doppia profonda crisi. Per un verso ciò sembra togliere ogni motivazione a un futuro impegno missionario. Perché mai si dovrebbe cercare di convincere delle persone ad accettare la fede Cristiana quando possono salvarsi anche senza di essa? Ma pure per i cristiani ne derivò una conseguenza. Diventò incerta e problematica l’obbligatorietà della fede e della sua forma di vita. Se c'è chi si può salvare anche in altre maniere, non è più evidente, alla fin fine, perché il Cristiano stesso sia legato alle esigenze della fede Cristiana e alla sua morale. Ma se fede e salvezza non sono più interdipendenti, anche alla fede diventa immotivata. 


Negli ultimi tempi sono stati formulati diversi tentativi allo scopo di conciliare la necessità universale della fede cristiana con la possibilità di salvarsi senza di essa. Nel ricordo qui due: innanzitutto la ben nota tesi dei Cristiani anonimi…. 

Ancor meno accettabile è la soluzione proposta dalle teorie pluralistiche della religione, per le quali tutte le religioni, ognuna a suo modo, sarebbero vie di salvezza e in questo senso nei loro effetti devono essere considerate equivalenti. La critica della religione del tipo di quella esercitata dall'Antico testamento, dal Nuovo Testamento e dalla Chiesa primitiva è essenzialmente più realistica, più concreta e più vera della sua disanima delle varie religioni. Una ricezione così semplicista non è proporzionata la grandezza della questione. 


Ricordiamo da ultimo soprattutto Henri de Lubac e con lui alcuni altri teologi che hanno fatto forza sul concetto di sostituzione vicaria. Per essi la proesistenza di Cristo sarebbe espressione della figura fondamentale dell'esistenza Cristiana e della Chiesa in quanto tale. È vero che così il problema non è del tutto risolto, ma a me pare che questa sia in realtà l'intuizione essenziale che così tocca l'esistenza del singolo cristiano. Cristo, in quanto unico, era ed è per tutti, e i cristiani, che nella grandiosa immagine di Paolo costituiscono il suo corpo in questo mondo, partecipano di tale essere per. Cristiani, per così dire, non si è per se stessi, bensì, con Cristo, per gli altri. Ciò non significa una specie di biglietto speciale per entrare nella beatitudine eterna, ma la vocazione a costruire l'insieme, il tutto. Quello di cui la persona umana ha bisogno in ordine alla salvezza è l’intima apertura nei confronti di Dio, l'intima aspettativa e adesione a lui, e ciò, viceversa, significa che noi insieme con il Signore che abbiamo incontrato, andiamo verso gli altri e cerchiamo di render loro visibile l'avvento di Dio in Cristo. 


È possibile spiegare questo essere per anche in modo un po' più astratto. È importante per l'umanità che in essa ci sia verità, che questa sia creduta e praticata. Che si soffra per essa. Che la siami. Queste realtà penetrano con la loro luce all'interno del mondo in quanto tale e lo sostengono. Io penso che nella presente situazione diventi per noi sempre più chiaro comprensibile quello che il Signore dice ad Abramo, che cioè dieci giusti sarebbero stati sufficienti a far sopravvivere una città, ma che essa distrugge se stessa se tale piccolo numero non viene raggiunto. È chiaro che dobbiamo ulteriormente riflettere sull'intera questione.


Ratzinger

Per chi Cristo e' morto?

 Per molti o per tutti?


In tutto il Nuovo Testamento e in tutta la tradizione della chiesa è sempre stato chiaro che Dio vuole la salvezza di tutti e che Gesù non è morto per una parte degli uomini ma per tutti; che Dio di per sé stesso non pone limiti e confini. Non distingue tra coloro che non gli piacciono e che non vuole rendere partecipi ella salvezza e altri che invece preferirebbe; ama tutti, perché ha creato tutti. Per questo il Signore è morto per tutti.

Ecco perché nella Lettera ai Romani di San Paolo si legge: Dio non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato il sacrificio per noi tutti (8,32) e nel capitolo quinto della seconda lettera ai Corinzi: lui che è uno, morì per tutti (v.14). Nella prima lettera a Timoteo si legge Cristo Gesù ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa citazione è particolarmente importante proprio perché, nel momento in cui è formulata e dal suo contesto, se riconosce che qui viene citato un testo eucaristico. Sappiamo così che allora in un determinato ambiente della chiesa, nell'eucaristia si usava la formula di offerta per tutti. 


Sulla base di questa consapevolezza, nel secolo XVII venne espressamente condannata una proposizione giansenista, secondo cui il Cristo non era morto per tutti. Tale delimitazione della salvezza venne così respinta come insegnamento eretico, che andava contro la fede di tutta la chiesa. La dottrina ecclesiale Dice esattamente il contrario: Cristo è morto per tutti. Non possiamo permetterci di mettere limiti a Dio.

Colui che ritiene che la fede sia soddisfacente solo se, per così dire, è premiata con la dannazione degli altri, misconosce il nucleo della fede. Un tale sensibilità che ha bisogno della punizione degli altri, non ha assimilato interiormente la fede. Ama solo se stessa, e non Dio, il creatore, a cui appartengono tutte le creature. 


In ogni caso Dio non costringe a nessuno alla salvezza. Dio accetta la libertà dell'uomo. Non è un incantatore, che alla fin fine, sistema tutto. È un vero padre; un creatore che afferma la libertà, anche quando essa la lo rifiuta. Per questo la volontà salvifica di Dio non implica che tutti gli uomini giungano necessariamente alla salvezza C’è la potenza del rifiuto. Dio ci ama e noi dobbiamo solo essere tanto umili da lasciarsi amare.


Ratzinger, Il Dio vicino, 31-33


mercoledì 29 marzo 2023

Il motivo della morte di Gesu'

 Misericordia e giustizia in Dio. 


Papa Giovanni Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso (ossia dal desiderio di riscoprire la bontà divina), anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito. Ma non è di certo un caso che il suo ultimo libro, che ha visto la luce proprio immediatamente prima della sua morte, parli della Misericordia di Dio. A partire dall'esperienza nelle quali fin dei primi anni di vita ebbe constatare tutta la crudeltà degli uomini, egli afferma che la misericordia è l'unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c'è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli parli continuamente della misericordia di Dio. È la Misericordia quello che ci muove verso Dio mentre la giustizia ci spaventa al suo aspetto.


A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della della propria giustizia l'uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della Misericordia. Non è di certo un caso che la parabola del buon samaritano sia particolarmente attraente per i contemporanei. E non solo perché in essa è fortemente sottolineata la componente sociale dell'esistenza cristiana, né solo perché in essa è il Samaritano, l'uomo non religioso, nei confronti dei rappresentanti della religione appare, per così dire, come colui che agisce in modo veramente conforme a Dio, mentre li rappresentanti ufficiali della religione si sono resi, per così dire, immuni nei confronti di Dio. È chiaro che ciò piaccia l'uomo moderno. Ma mi sembra altrettanto importante tuttavia che gli uomini nel loro intimo aspettino che il Samaritano venga in loro aiuto, che si curvi, versi olio sulle loro ferite, si prenda cura di loro e li porti al riparo. In ultima analisi essi sanno di aver bisogno della Misericordia di Dio e della sua delicatezza.


Nella durezza del mondo tecnicizzato nel quale i sentimenti non contano più niente, aumenta però l'attesa di un amore salvifico che venga donato gratuitamente. Mi pare che nel tema della misericordia Divina si esprime in modo nuovo quello che significa la giustificazione per fede. A partire dalla misericordia di Dio, che tutti cercano, è possibile anche oggi interpretare da capo il nucleo fondamentale della dottrina della giustificazione e farlo apparire ancora in tutta la sua rilevanza.


Quando Anselmo dice che il Cristo doveva morire in croce per riparare l'offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l'ordine infranto, egli usa un linguaggio difficilmente accettabile dall'uomo moderno. Esprimendosi in questo modo, si rischia di proiettare su Dio un'immagine di un Dio di collera, dominato, dinnanzi al peccato dell'uomo, da sentimenti di violenza e di aggressività paragonabili a quello che noi stessi possiamo sperimentare. Come è possibile parlare della Giustizia di Dio senza rischiare di infrangere la certezza, ormai assodata presso i fedeli, che il Dio dei Cristiani è un Dio ricco di misericordia? (Ef 2,4). 


Le categorie concettuali di Sant'Anselmo sono diventate oggi per noi di certo incomprensibili. E il nostro compito tentare di capire in modo nuovo la verità che si cela dietro tale modo di esprimersi. Per parte mia formula 3 punti di vista su questo punto. 


1) La contrapposizione tra il Padre, che insiste in modo assoluto sulla giustizia e il figlio che obbedisce al padre e ubbidendo accetta la crudele esigenza della giustizia non è solo incomprensibile oggi, ma, a partire dalla teologia trinitaria, è in sé del tutto errata. Il Padre e il Figlio sono una cosa sola e quindi la loro volontà è una sola. Quando il Figlio nell'orto degli Ulivi lotta con la volontà del padre non si tratta del fatto che egli debba accettare per sé lui la crudele a disposizione di Dio, bensì dal fatto di attirare l'umanità dal di dentro della volontà di Dio. Dovremmo tornare ancora, in seguito sul rapporto tra le due volontà del Padre del Figlio. 


2. Ma allora perché mai la croce e l'espiazione?  Mettiamoci di fronte all'incredibile quantità di male, di violenza,  di crudeltà e di superbia che infettano e rovinano il mondo. Questa massa di male non può essere semplicemente dichiarata inesistente, neanche da parte di Dio. Essa deve essere depurata, rielaborata e superata L'Antico Israele era convinto che il quotidiano sacrificio per i peccati e soprattutto la grande liturgia del giorno di espiazione fossero necessari come contrappeso alla massa di male presente nel mondo e che solo mediante tale riequilibrio il mondo poteva, per così dire rimanere sopportabile. Una volta scomparsi i sacrifici del tempio, ci si dovette chiedere che cosa potesse essere contrapposto alle superiori potenze del male, come trovare in qualche modo un contrappeso. 

I cristiani sapevano che il tempio distruttore era stato sostituito dal corpo risuscitato dal Signore crocifisso e che nel suo amore radicale incommensurabile era stato creato un contrappeso all'incommensurabile presenza del male. Anzi essi sapevano che le offerte presentate finora potevano essere concepite solo come gesto di desiderio di un reale contrappeso. Essi sapevano anche che di fronte alla strapotenza del male solo un amore infinito poteva bastare, solo un espiazione infinita. Sapevano che il Cristo Crocifisso risorto è un potere che può contrastare quello del male e così salvare il mondo e su queste basi potevano anche capire il senso delle proprie sofferenze come inserite nell'amore sofferente di Cristo e come parte della potenza redentrice di tale amore. Sopra citavo quel teologo per il quale Dio ha dovuto soffrire per le sue colpe nei confronti del mondo. Ora, dato questo capovolgimento della prospettiva, emerge la seguente verità: Dio semplicemente non può lasciare com'è la massa del male che deriva dalla libertà che lui stesso ha concesso. Solo lui, venendo a far parte della sofferenza del mondo,  può redimere il mondo. 


3. Su queste basi diventa più perspicuo il rapporto tra il Padre e il Figlio. Riproduco sull'argomento un passo tratto dal libro di De Lubach su Origene che mi sembra a portare molta chiarezza: «Il Salvatore è disceso sulla terra per pietà verso il genere umano. Egli ha subito le nostre passioni prima di soffrire la croce, prima ancora che si fosse degnato di prendere la nostra carne: ché se non le avesse subite da prima, non sarebbe venuto a partecipare alla nostra vita umana. Qual è questa passione che dall'inizio Egli ha subito per noi? È la passione dell'amore.  Ma il Padre stesso, Dio dell'universo, lui che è pieno di longanimità di misericordia e di pietà non soffre forse in qualche modo? O forse tu ignori che quando si occupa delle cose umane, egli soffre una passione umana? Perché il Signore Dio ha preso su di sé i tuoi modi di vivere come colui che prende su di sé il suo bambino. Dio prende su di sé i nostri modi di vivere come il figlio di Dio prende le nostre passioni. Il Padre stesso non è impassibile, se lo si invoca Egli ha pietà e compassione. Egli soffre una passione d'amore».


In alcune zone della Germania ci fu una devozione molto commovente che si soffermava sull' indigenza di Dio (Die Not Gottes). Qui si presenta davanti ai miei occhi un impressionante immagine che rappresenta il padre sofferente, e come padre condivide interiormente le sofferenze del figlio. È anche l'immagine del trono di Grazia fa parte di questa devozione: il Padre sostiene la croce e il crocifisso, si china amorevolmente su di lui e d'altra parte è per così dire insieme con lui sulla croce. Così in modo grandioso e puro è colto qui il significato della Misericordia di Dio e della partecipazione di Dio per la sofferenza dell'uomo. Non si tratta di una giustizia crudele, non già del fanatismo del padre, bensì della verità e della realtà della creazione: del vero intimo superamento del male che in ultima analisi si può realizzare solo nella sofferenza dell'amore.


Ratinger


Messianismo ebraico e cristiano

Dalle testimonianze del Nuovo Testamento su Gesù diventa chiaro che gli si pose in atteggiamento critico nei confronti del titolo di messia e delle rappresentazioni a esso generalmente connesse. Quando nella formazione della confessione tra i discepoli viene applicato a Gesù il titolo di Cristo, subito egli integra e corregge le rappresentazioni nascoste in questo titolo con una catechesi sulle sofferenze del Salvatore.

Gesù stesso nel suo annuncio non si è collegato alla tradizione davidica, bensì principalmente alla figura portatrice di speranza del Figlio dell'uomo formulata da Daniele. Per il resto furono centrali in lui il pensiero della passione, della sofferenza e della morte vicaria, dell'espiazione. Il pensiero del Servo di Dio sofferente, della salvezza tramite la sofferenza è per lui essenziale.

Anche nel giudaismo il pensiero dell'auto abbassamento, anzi della sofferenza di Dio non è estraneo e vi sono significative approssimazioni alla interpretazione cristiana della speranza nell'Antico Testamento, anche se naturalmente restano delle differenze ultime. Nei dibattiti medievali tra Giudei e cristiani veniva comunemente citato da parte giudaica, come nucleo della speranza messianica, Isaia 2,2-5. Di fronte a queste parole doveva dare prova di sé chiunque avrebbe avanzava una pretesa messianica «Egli sarà giudice fra le genti… spezzeranno le loro spade ne faranno aratri… una nazione non alzerà più la spada contro l'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra».

È chiaro che queste parole non si sono adempiute, ma restano attese attesa di futuro. Effettivamente Gesù ha letto le promesse di Israele in un orizzonte di comprensione più estesa in cui la passione di Dio in questo mondo e così la sofferenza del giusto viene a occupare un posto sempre più centrale. 


Anche nelle sue immagini del regno di Dio, non domina affatto un accento trionfalistico; anch'esse sono caratterizzate dalla lotta di Dio con l'uomo e per l'uomo. Sul campo del regno di Dio cresce in questi tempi la zizzania insieme con con il grano e non viene strappata via. Nella rete di Dio si trovano pesci Buoni e Cattivi. Il lievito dal Regno di Dio penetra solo lentamente il mondo dall'interno per cambiarlo. Nel colloquio con Gesù e discepoli sulla via di Emmaus apprendono che proprio la croce deve essere il vero centro della figura del messia. Il Messia non appare pensato primariamente dalla figura regale di Davide. 

Secondo la visione della storia di Gesù, tra la distruzione del tempio e la fine del mondo verrà un tempo dei pagani, essenziale come parte della storia di Dio con gli uomini. Anche se questo periodo nell’azione di Dio con il mondo non è direttamente riscontrabile nei testi dell'Antico Testamento, esso corrisponde tuttavia allo sviluppo della speranza di Israele, come avviene con crescente chiarezza nei tempi più recenti (Deutero Isaia, Zaccaria). 


San Luca ci racconta che Gesù, Risorto, in compagnia dei dei due discepoli sulla via di Emmaus li guidò contemporaneamente per una via interiore. Essi imparano così a comprendere in modo totalmente nuovo promesse e speranze di Israele e la figura del messia. E si scoprono così che proprio il destino del Crocifisso e Risorto, che è misteriosamente in cammino con i discepoli, è praticamente tracciato nei libri. Essi apprendono una nuova lettura dell'Antico Testamento. Questo testo descrive la formazione della fede cristiana nel primo e secondo secolo e descrive così una via che è sempre da cercare e da percorrere. Descrive fondamentalmente anche il dialogo tra Giudei e cristiani, così come Esso doveva svolgersi fino a oggi e purtroppo soli in vari momenti è stato quanto meno echeggiato.


I padri della Chiesa erano pienamente consapevoli di questa nuova suddivisione della storia, così ad esempio quando descrivevano la progressione della storia in uno schema tripartito di ombra (umbra), immagine (imago), verità (veritas). 

Il tempo della chiesa (tempo dei pagani) non è ancora arrivato nella piena verità. Esso è ancora immagine, c'è un perdurare nel transitorio anche se in una nuova apertura. Bernardo di Chiaravalle ha esposto correttamente questo stato di cose quando trasforma il duplice avvento di Cristo e in una triplice forma di presenza del Signore e definisce il tempo della chiesa come una venuta intermedia (Adventus medius). 

In sintesi possiamo dire che l'intera storia di Gesù, come la riferisce il Nuovo Testamento, dal racconto delle Tentazioni fino alla vicenda di Emmaus, mostra che il tempo di Gesù, il tempo dei pagani, non è il tempo di una trasformazione cosmica in cui le decisioni definitive tra Dio e l'uomo sono già state prese, bensì un tempo della Libertà. In esso Dio viene incontro agli uomini attraverso l'amore Crocifisso di Gesù Cristo per raccoglierli in un libero Sì al regno di Dio. È il tempo della Libertà, ciò vuol dire anche tempo in cui il male ha ancora potere. Il tempo il potere di Dio in tutto questo tempo è anche un potere della pazienza e dell'amore, le cui confronti il potere del male è ancora attivo. È il tempo della pazienza di Dio che a noi sembra esageratamente eccessiva, un tempo della vittoria ma anche delle sconfitte dell'amore e della verità. La chiesa antica ha sintetizzato alla natura di questo tempo con l'espressione: Dio regnò dal legno (Regnavit a ligno Deus). Nell'essere in viaggio con Gesù come discepoli di Emmaus, la chiesa prende a leggere l'Antico Testamento con lui e così a comprenderlo in modo nuovo. Essa impara a riconoscere che proprio questo è stato predetto sul messia e nel dialogo con i Giudei deve cercare di continuo di mostrare che tutto questo avviene secondo le Scritture.


Per questo la teologia spirituale ha sempre sottolineato che il tempo della chiesa non significa ad esempio l'essere approdati in paradiso, ma corrisponde per il mondo intero ai 40 anni dell'esodo di Israele. È la via dei Liberati. Come a Israele nel deserto viene sempre ricordato che il suo vagare è conseguenza della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto; come Israele nel viaggio desiderava costantemente ritornare in Egitto non riuscendo a riconoscere il bene della Libertà come un bene, parimenti fa la cristianità nel suo cammino di Esodo: riconoscere il mistero della liberazione e della libertà come un dono di redenzione, diventa di continuo difficile per gli uomini ed essi vogliono restituire indietro la liberazione. Con le misericordie di Dio, tuttavia essi possono anche costantemente apprendere che la libertà è il grande dono per la vera vita.


sabato 25 marzo 2023

25 marzo

In quale stagione sia risorto il Salvatore, se d’estate o in altro periodo dell’anno, lo dice la Cantica.

Prima del passo sopra citato, leggiamo: «L'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, ed è giunto il tempo della potatura». 

Anche adesso la terra è piena di fiori, ed è questo il tempo della potatura delle viti; lo vedi, l'inverno è passato ed è primavera; siamo quindi, come sai, nel mese chiamato Xantico, il primo del calendario ebraico, in cui cade la festa della Pasqua un tempo celebrata in figura e oggi nella realtà.

È la stagione in cui Dio creando il mondo disse: «La terra produca l'erba del fieno, e ogni germe produca seme simile secondo il proprio genere» (Gen 1,11); e ogni erba ancora, come vedi, continua a produrre i suoi semi. 

Pochi giorni or sono abbiamo avuto l'equinozio, tempo in cui Dio creando il sole e la luna assegnò loro un percorso a partire da un'uguale durata del giorno e della notte, e poi disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza». In questa stagione l'uomo, pur mantenendo l'immagine, per la sua disobbedienza oscurò la somiglianza, e in essa l'uomo che aveva perduto questo bene lo recuperò; in questa stagione l'uomo appena creato venne cacciato per la sua disobbedienza dal paradiso, e in essa il fedele per via dell'obbedienza vi è riammesso; in questa stagione avvenne la caduta, e in essa si realizzò la salvezza. 


Cirillo di Gerusalemme, Catechesi XIV,10


venerdì 24 marzo 2023

La croce e i suoi effetti

 I soldati tirarono le sorti perché la tunica toccasse a uno solo. Troviamo nche questo nella Scrittura. Lo sanno tutti quelli che nella chiesa perseverano nel canto dei salmi a imitazione delle schiere degli Angeli e quanti cantano a Dio la lode perenne, ritenuti degni di essere ammessi a salmodiare qui [nella chiesa costruita] sul Golgota. 

Sulla croce Gesù allargò le sue mani per abbracciare con il Golgota, posto proprio al centro della terra, tutto il mondo fino ai suoi estremi confini. Non sono io ad affermarlo, ma lo dice il profeta: «Hai operato la salvezza dal centro della terra». Colui che aveva steso le mani divine per rendere stabile il cielo, distese le sue mani di carne perché gliele inchiodassero e forse inchiodata sul legno la sua umanità che portava i peccati di tutti, e noi morti al peccato, morendo lui come uomo, risorgessimo alla giustizia. 

[Il ladrone pentito] rimproverava [all’altro] gli oltraggi, e così mentre poneva fine alla sua vita, dava inizio a un retto comportamento. Affidando a Cristo il suo spirito ne riceveva la promessa di salvezza. Dopo aver rimproverato l'altro, rivolse a Gesù queste parole: «Signore, ricordati di me! Ascolta la preghiera che ti rivolgo; ricordati di me, non delle opere da me compiute che mi fanno paura. Come te mi approssimo alla morte, e ogni uomo è ben disposto con il suo compagno di viaggio; perciò non ti dico: «Ricordati di me ora, ma ti prego di ricordartene quando giungerai nel tuo regno». 

Quale potenza, o ladrone ti ha illuminato? Chi ti ha insegnato ad adorare chi subiva come te il disonore della crocifissione? O luce eterna che illumini quanti sono immersi nelle tenebre, per mezzo tuo egli poté ascoltare quelle parole: «Confida nella grazia che ti dà il Re accanto al quale tu sei, non nelle tue opere per cui nessuno oserebbe sperare» La domanda non richiedeva di essere subito esaudita, ma la grazia venne rapidissima: «In verità ti dico oggi sarai con me nel paradiso. Oggi infatti hai ascoltato la mia voce né hai indurito il tuo cuore, perciò faccio a te immediatamente grazia con la medesima immediatezza con cui pronunziai la sentenza contro Adamo. Non temere il serpente, non potrà cacciarti perchè è ormai caduto dal cielo. Non ti dico che oggi andrai, ma che oggi sarai con me. Coraggio, non perderti d’animo; non temere la spada di fuoco perché essa teme il Signore. Quelli che hanno sopportato il caldo del giorno (Abramo, Mosè e i profeti), non sono ancora entrati, e già entrano gli operai dell’ultima ora. Il ladrone si è deciso a fare il bene che la morte non gli permetterà di portare a termine, e io non attendo le sue opere per premiarlo ma mi accontento della sua fede. Sono pastore in un campo di gigli, ma sono venuuto a pascere in terreni con tante colture. Ho trovato una pecorella smarrita e già perduta, la caricherò sulle mie spalle, perché con fede e umiltà ha confessato: «Come pecora smarrita vado errando», e mi ha pregato: «Ricordati di me Signore quando giungerai nel tuo regno». 

Allora infatti si compì il mistero che diede pieno compimento alle Scritture e operò la piena remissione dei peccati. Leggiamo infatti : «Abbiamo fratelli piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Cristo, per questa via nuova e vivente che Egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne» (Eb 10,19). 

 Non vergogniamoci quindi di confessare la nostra fede nel Crocifisso. Facciamo in ogni occasione con libertà il segno della croce, segnando con le dita la fronte, il pane che mangiamo e le bevande che prendiamo; segniamoci quando usciamo e quando entriamo, prima di abbandonarci al sonno e prima di andare a dormire, mentre camminiamo o ci ritiriamo. È un grande mezzo di difesa, graziosamente elargito da Dio ai bisognosi, gesto cui dà forza la grazia di Dio e che i deboli possono tracciare senza sforzo, segno dei fedeli che terrorizza i demoni perché colui che trionfò sulla croce propose come modello e trofeo. Quando infatti i demoni vedono la croce si ricordano di Colui che in essa fu confitto e lo temono come colui che ha schiacciato ogni testa al Dragone. Non disprezzarne il segno come dono trascurabile, ma onoralo come dono col quale puoi sempre più onorare il tuo benefattore. 

Hai come testimoni del valore della Croce, assieme ai dodici apostoli, la terra e il mondo intero che credono ormai nel Crocifisso. Anche la tua presenza ti renda testimonianza della potenza del Crocifisso. Chi ti ha spinto infatti a venire qui? Quali soldati ti hanno fatto venire a questa assemblea? Ti ha tradotto qui una sentenza giudiziaria? No, vi ha qui riuniti tutti il trofeo di Gesù nostra salvezza. 

Cirillo di Gerusalemme, Tredicesima catechesi battesimale, 26-40

Salmi 119-150

 SALMI GRADUALI

I salmi che compongono la seguente raccolta (119-133) vengono chiamati canti delle salite (o graduali) poiché venivano cantati durante il pellegrinaggio al Sion, salendo le gradinate del tempio. Secondo la Mishnà erano cantati sui quindici gradini che, dal cortile delle donne, salivano al cortile d’Israele, all’interno del complesso del tempio. Sono le preghiere di gente semplice e povera che s’imbatte nelle difficoltà comuni dell’esistenza. Il pellegrinaggio a Gerusalemme viene interpretato dai Padri come metafora di un’ascesa a Dio il quale, servendosi di questi salmi, insegna quali siano le convinzioni e gli atteggiamenti spirituali necessari per poter avvicinarsi a Lui.

Salmo 119

1Canto delle salite. Esprime l’estremo disagio vissuto dal popolo di Dio nel vivere tra nazioni ostili. La comunità cristiana, a contatto con l’iniquità, continua a sperare: «Già il solo gridare verso di Lui sarà la nostra pace e il pregare sarà la parte più importante del cammino di salvezza» (Ilr 647). «I salmi non si rapportano solo all’epoca in cui sono stati scritti, ma come parola di Dio riguardano tutti, adattandosi perfettamente al bene di ogni generazione» (Ilr 643).

Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto. 2Signore, libera la mia vita dalle labbra bugiarde, dalla lingua ingannatrice. 

«Cercavano una falsa testimonianza contro Gesù ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni» (Mt 26,39-40). «Quando un cristiano comincia a pensare sul serio al progresso [spirituale], subito subisce critiche» (Ag37,1599). «Mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre opere buone diano gloria a Dio nel giorno della sua visita» (1 Pt 2,12). Il cristiano deve rafforzarsi nella sua decisione ed essere liberato «da ogni falsa opinione e da ogni inganno. Nessuno lo induca in errore neppure con parole suadenti» (Es24, 9). 

3Che cosa ti darà, come ti ripagherà, o lingua ingannatrice?

«La bocca del giusto esprime la sapienza, la lingua perversa sarà tagliata. Le labbra del giusto stillano benevolenza, la bocca degli empi perversità» (Pr 10,31-32). «Coraggio! Sai d’avere un potente difensore, che usa in tuo favore armi contro i tuoi avversari. Che cosa vuoi che ti sia dato di più?» (Es24, 9). 

4Frecce acute di un prode con braci ardenti di ginestra!

«Le labbra menzognere sono un abominio per il Signore che si compiace di quanti agiscono con sincerità» (Pr 12,22). «Mazza, spada e freccia acuta è colui che depone il falso contro il suo prossimo» (Pr 25,18). «Il giusto Giudice tiene in serbo delle punizioni che imitano la rapidità di una freccia e la forza devastatrice del fuoco» (Td 1876). Cf la morte di Anania e Saffira in At 5,1-11. 

5Ahimè, io abito straniero in Mesec, dimoro fra le tende di Kedar!

Mesec si trova tra il Mar Nero e il Caucaso (Cf Ez 27,13) e Kedar nel deserto arabico (Cf Is 42,11); rappresentano popoli bellicosi tra i quali è difficile abitare. «Le persone sante abiteranno fra le tende e non nelle tende di Kedar. Coloro che abitano presso Dio, come stranieri nel mondo, ascoltino l'Apostolo: “Voi non siete nella carne, ma nello Spirito” (Rm 8,9)» (Ilr 653). «Se per ora non è possibile separare i cattivi dai buoni, occorre sopportarli. Anzi, capita il caso di gente che oggi sembra cattiva e domani diventi buona» (Ag37,1604). «Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città» (Eb 11,16). «[Sento] il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo» (Fil 1,23). 

6Troppo tempo ho abitato con chi detesta la pace. 

Dio disse al profeta Ezechiele: «Tu non li temere, non aver paura delle loro parole; saranno per te come cardi e spine e ti troverai in mezzo a scorpioni; ma tu non temere le loro parole, non t'impressionino le loro facce, sono una genìa di ribelli» (Ez 2,6). «È finito il tempo trascorso nel soddisfare le passioni dei pagani. Trovano strano che voi non corriate insieme verso questo torrente di perdizione, e vi oltraggiano» (1 Pt 4,3-4). «Quel giusto [Lot], per quello che vedeva e udiva, giorno dopo giorno si tormentava a motivo delle opere malvagie» (2 Pt 2,8). 

7Io sono per la pace, ma essi, appena parlo, sono per la guerra. 

«Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). «Verso i nemici della pace, verso quelli che l’odiano, si propone d’osservare il consiglio dell’Apostolo: “Vivete in pace con tutti” (Rm 12,18). Lo stesso Signore ci chiede nel Vangelo: “Amate i vostri nemici” (Mt 5,43)» (Cs 904). 

Salmo 120

1Canto delle salite. Atto di fiducia del pellegrino che avanza verso Gerusalemme. «Vi siete accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente» (Eb 12,22). 

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? 2Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. 

Il pellegrino alza lo sguardo e contempla il profilo lontano dei colli che circondano Gerusalemme e pensa: «Sono certo che non mi potrà giovare nessun soccorso umano e che mi basterà la benevolenza del Signore. Mostra poi il valore di un aiuto così potente: ha fatto cielo e terra. Chi ha creato tutto il mondo con la sola parola, sarà in grado di soccorrere anche me» (Td 1887). «Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso» (Ger 20,11). 

3Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. 4Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele. 

«Sui passi dei giusti Egli veglia» (1 Sam 2,9). «Mediante la fede, siete custoditi dalla potenza di Dio, in vista della salvezza» (1 Pt 1,5). «Rimanendo presso il Signore, o rimanendo Lui in noi, disponiamo di una difesa inesauribile. Ma se per l'affievolirsi della fede ci addormentiamo, anch'egli si addormenta con noi» (Ilr 657). 

5Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra. 

«Tu sei sostegno al misero, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo» (Is 25,4). «Ecco uno che ha creduto: cammina nella fede ma è ancora fragile, si dibatte fra le tentazioni. Guai a lui se il Signore non ne protegge la fede, impedendo che sia tentato oltre le sue forze (1 Cor 10,13)» (Ag37,1614). 

6Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. 

«Custodì l’antico popolo, effondendo su di esso i suoi raggi benefici, sino a proteggerlo di giorno con una nube e a illuminarlo di notte mediante la luce di una colonna di fuoco (Cf Es 13,21). Con le parole sole/luna, e le equivalenti giorno/notte, vuole significare le varie situazioni della vita. In un altro salmo leggiamo: “davanti a te, grido giorno e notte” (Sal 87,1). Vuole così ribadire la necessità della preghiera continua» (Cs 908). 

7Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita. 

«Il Signore custodisce l’anima del fedele da ogni male, perché il tarlo del diavolo non la corrompa. Da queste sventure dobbiamo aspettarci di essere custoditi da Dio» (Ilr 660). 

8Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre. 

«Io, il Signore, so quando ti alzi o ti metti a sedere, ti conosco sia che tu esca sia che rientri» (Is 37,28). «Io sono la porta [dell’ovile]: se uno entra attraverso di me sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). «Essere salvaguardati da ogni sventura, non appartiene [a questa vita] nel tempo. I credenti saranno preservati per l'ingresso nel regno celeste, grazie alla custodia del Signore» (Ilr 660). 

Salmo 121

1Canto delle salite. Di Davide. Giunto a Gerusalemme, il pellegrino amira la città di Dio, sede del culto e dell’amministrazione della giustizia, luogo di pace. La forza che lo ha spinto nel cammino è stato l’amore: «Quando l'amore impuro infiamma un cuore, lo precipita in basso, mentre l'amore santo solleva l'uomo alle sommità del cielo. Ogni amore è dotato di una sua forza. Non vi esortiamo, quindi, a non amare, ma a non amare il mondo, affinché possiate amare con libertà Colui che ha creato il mondo» (Ag37,1613). 

«Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!». 

Il pellegrino, giunto a Gerusalemme, ricorda il momento della partenza e così avverte, con maggiore intensità, la gioia di aver raggiunto la meta. Il cristiano è forestiero nel mondo e pellegrino: «Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria» (Eb 11,14). «Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me, dove sono io» (Gv 17,24). 

2Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!

«Questo è un grido che sgorga da una fede autentica: gioiscono non perché riceveranno dei possedimenti ma perché vedranno il tempio di Dio» (Td 1880). «Come una madre consola il figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati» (Is 66,13). «La casa di Dio è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» (1 Tm 3,15). «Siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi. Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3,16-17). 

3Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. 

«La città si erge in modo tale da sembrare un’unica casa. I credenti sono pietre vive con le quali viene innalzato il tempio di Dio, quello vero, compatto per l’unità del pensiero e del sentire» (13). «Gerusalemme si costruisce ogni giorno sino alla fine del mondo con l’operosità delle pietre vive, ossia di quanti credono nel Signore» (Cs 910). «Uno solo è il Corpo della Chiesa; non è una mescolanza confusa, né una serie di individui posti gli uni accanto agli altri, in un ammasso informe. Noi tutti siamo una cosa sola per l’unità della fede, per il vincolo della carità, per la concordia delle opere e della volontà» (Ilr 662.663). 

4È là che salgono le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge d’Israele, per lodare il nome del Signore. 

«Tutte le tribù si radunavano a Gerusalemme, secondo la legge, per offrire un culto unanime» (Td 1880). «[Il Signore], che quaggiù è l'unica [nostra] speranza, lassù [sarà] la nostra reale felicità. Pertanto, quelli che s’affrettano a salire a che cosa debbono pensare? D'essere in certo qual modo lassù e d'esserci stabilmente» (Ag37,1619.1620). 

5Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide. 

«A Gerusalemme furono edificati anche i palazzi reali e i cittadini che avevano controversie tra loro, si recavano là per risolverle» (Td 1881). «Non c’é nessuna persona saggia tra voi, che possa fare da arbitro tra fratello e fratello? È già per voi una sconfitta avere liti tra voi! Perché non subire piuttosto ingiustizie?» (1 Cor 6,5-7). 

6Chiedete pace per Gerusalemme. 7Sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. 8Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su te sia pace!». 

La pace e la potenza di questa casa sono connesse tra loro, perché essa non potrà avere alcuna forza se non nella pace. «Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!» (Gv 20,21). 

9Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene. 

«Voi, che risvegliate il ricordo del Signore, non concedetevi riposo né a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e ne abbia fatto oggetto di lode sulla terra» (Is 62,7). 

Salmo 122

1Canto delle salite. Il pellegrino chiede l’aiuto di Dio aiuto a favore del popolo umiliato e deriso. Immagina di essere come uno schiavo (o una schiava) che ha chiesto un favore al padrone (o alla padrona) ed attende un cenno favorevole della loro mano. Dio non vuole comportarsi con noi come un padrone ma noi dobbiamo rapportarci con lui con grande rispetto, uniformandoci al suo volere (Cf Ilr 670). «Pensate pure che a parlare sia ciascuno di voi; chi parla è quell'unico [corpo] che è diffuso per tutta la terra» (Ag37,1630). 

A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli. 

«Gli uomini si rifugiano presso protettori incerti; i servi di Dio, invece, sopportando con pazienza torti e travagli, alzano lo sguardo al Signore» (Cs 915). «Pietà di noi, in te speriamo; sii il nostro braccio ogni mattina, nostra salvezza nel tempo dell’angoscia» (Is 33,2). 

2Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni, come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. 

«Perché continuare a parlare come se fossimo servi? Sebbene per la grazia siamo diventati figli, tuttavia come creature siamo servi» (Ag37,1634). «La sua speranza è tenace fino a quando non abbia ottenuto grazia. Il Signore non abbandona la propria misericordia, benché la differisca per provare la fede» (Ilr 672). «Si alzerà [per esaudirlo] almeno per la sua insistenza» (Lc 11,8). «Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza» (Gc 5,16). 

3Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo. 

«“Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti”. Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo» (Gl 2,17-18). «Invochiamo la tua misericordia non perché ci sentiamo meritevoli di essere aiutati ma perché siamo diventati oggetto di disprezzo» (Td 1884). 

4Troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. 

«Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2 Tm 3,12). «L'ingiusto ha in odio il fatto che noi predichiamo la giustizia; se elogiamo la purezza, l'impuro si offende; gli ubriachi detestano in noi i digiuni. Quando poi invitiamo alla generosità, l'avaro ci accusa di insipienza. Quando annunciamo Cristo crocifisso, il giudeo e ogni persecutore pagano coprono di insulti la fede» (Ilr 673). 

Salmo 123

1Canto delle salite. Il pellegrino ripensa al cammino intrapreso, alle difficoltà superate grazie all’aiuto del Signore.  I santi in cielo «ci hanno preceduto [nella patria], e possono cantare [il salmo] con ogni verità. Ripensano [i santi] alle sofferenze che hanno incontrate, e dal luogo di beatitudine dove ora si trovano guardano al cammino percorso per arrivarvi» (Ag37,1640). 

2Se il Signore non fosse stato per noi, quando eravamo assaliti, 3allora ci avrebbero inghiottiti vivi, quando divampò contro di noi la loro collera. 

«Non pensate di aver vinto per la vostra forza. Dio vi ha donato la vittoria. Dite l'un l'altro, colmi di gioia: se non fossimo stati amati da Dio, saremmo stati divorati dai nemici, come fossero stati delle fiere» (Td 1884.1885). «Si lasciano inghiottire vivi coloro che sanno una qualche cosa essere male ma vi consentono approvandola» (Ag37,1642). 

4Allora le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi; 5allora ci avrebbero sommersi acque impetuose. 

«Mostra la violenza della moltitudine di nemici che irrompevano contro gli israeliti, con l’impeto d'un fiume, sperando di travolgerli» (Td 1885). «Ecco, si sollevano ondate dal settentrione [le incursioni dei nemici invasori], diventano un torrente che straripa. Allagano la terra e ciò che è in essa, la città e i suoi abitanti» (Ger 47,2). «Il serpente vomitò come un fiume d’acqua dietro alla donna [Chiesa], per farla travolgere» (Ap 12,15). «L’acqua soverchiante non può sopraffare un’anima in cui abita Dio» (Ilr 678). 

6Sia benedetto il Signore, che non ci ha consegnati in preda ai loro denti. 

«Mostra la disumanità dei nemici e la forza dell'aiuto di Dio» (Td 1885). «Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). «L’ira, la cupidigia, la dissolutezza, la gola, l’avarizia: questi sono i denti capaci di dilaniare» (Ilr 678). «Il potente va a caccia del più debole e cerca di farlo fuori; e questo, non per altro motivo se non perché quel tale possiede cose che gli si potrebbero portar via» (Ag37,1646). 

7Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori. 

«Nel paragonarsi ai passeri, i fedeli, con grande sincerità, dichiarano la loro impotenza. Rivelando la forza dei nemici - li chiamano infatti cacciatori -, annunciano poi la potenza di Dio» (Td 1885). «Essi tendono i lacci in modo occulto: c'è un laccio nell'ozio, uno nel denaro, uno nell'ambizione, uno nella dissolutezza» (Ilr 678). «Sii dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà» (2 Tm 2,25-26). 

8Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra. 

«Potendo contare contare sull'aiuto dello stesso Creatore, ci burliamo di qualsiasi opposizione. Invocandolo otteniamo un aiuto adeguato» (Td 1885). «Non vi è altro Nome sotto il cielo [oltre a quello di Cristo] nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). 

Salmo 124

1Canto delle salite. Il pellegrino testimonia, di nuovo, in sé quale sia la solidità del credente. «Quanti confidano nel Signore non rimarranno turbati perché sono persuasi che tutte le sue decisioni sono giuste, e che tutti gli eventi, favorevoli e contrari, si volgeranno in bene. Non vengono corrotti dal benessere né vengono spezzati dalle sventure, ma rimangono fermi, uguali a se stessi» (Gero 835). 

Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre. 

«Al passaggio della bufera, il malvagio cessa di essere, ma il giusto resterà saldo per sempre» (Pr 10,25). «Il temere gli uomini pone in una trappola; ma chi confida nel Signore è al sicuro» (Pr 29,25). «Fa quello che piace a Dio; non pretendere che Dio s'adatti a fare ciò che piace a te. Tutte le cose fatte da Dio sono fatte con rettitudine: per cui, anche se non possiamo penetrare nei segreti della sua Provvidenza né scorgere il motivo per cui ha fatto una cosa così e un'altra diversamente, è bene per noi chinarci di fronte alla sua sapienza» (Ag37,1648-1649). 

2Il Signore circonda il suo popolo, da ora e per sempre. 

«Come una corona di monti cinge una città, così la benevolenza di Dio custodisce un popolo fedele. Tale protezione non è passeggera ma permanente. Dio la riserva per coloro che lo riconoscono» (Td 1888). «Io stesso le farò da muro di fuoco all’intorno» (Zc 2,9). «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20). 

3Non resterà lo scettro dei malvagi sull’eredità dei giusti. 

«Lo scettro degli empi è il potere degli uomini malvagi. Lo detengono finché Dio consente loro di colpire i buoni, affinché diventino migliori grazie alla loro pazienza. Non permetterà che questo scettro pesi per sempre sull'esistenza dei giusti» (Gero 835). «Quando il Signore durante la sua Passione sopportò tante offese, chi l'offendeva? Non erano forse i servi a maltrattare il padrone? E lui come reagì? Invece che con l'odio li ripagò con l'amore» (Ag37,1654). 

4Sii buono, Signore, con i buoni e con i retti di cuore. 

«Molti agiscono bene per godere del favore degli uomini o per paura. Se non saremo buoni nella volontà, anche se sembreremo tali agli occhi degli uomini, non lo saremo agli occhi di Dio: la bontà vera consiste nei sentimenti di un cuore retto» (Ilr 684). 

5Ma quelli che deviano per sentieri tortuosi il Signore li associ ai malfattori. Pace su Israele! 

«Esistono vincoli che impediscono in noi la fede, soprattutto la preoccupazione di accrescere il denaro. Da tutto ciò dobbiamo quindi tener lontana ogni intenzione, perché coloro che vanno verso vie tortuose saranno accomunati a quanti operano il male» (Ilr 684). 

Salmo 125

1Canto delle salite. Ricorda il momento, inatteso e gioioso, del rimpatrio dall’esilio. Il cristiano pensa alla liberazione pasquale e al cammino verso la patria celeste. «Cristo è risorto prima di noi per offrirci un motivo di fiducia. Il Signore ha cambiato la nostra prigionia: dalla prigionia ci ha messi sulla strada [del ritorno] e già siamo incamminati verso la patria, per quella via che è Cristo stesso» (Ag37,1656). 

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. 2Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. 

Il ritorno dall’esilio fu un evento di grazia inatteso: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19). Pietro, quando fu liberato dal carcere, credeva di sognare: «Pietro uscì [dal carcere] e prese a seguire [l’angelo], ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione» (At 12,9). 

Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». 3Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. 

«Saranno stati, per caso, gli stessi esuli a compiere grandi cose? Essi furono certo capaci di causarsi del male, vendendosi schiavi al peccato; a far loro del bene fu il Redentore: egli venne e operò cose grandi a loro vantaggio» (Ag37,1663). «Il Signore ha fatto cessare la nostra prigionia mediante la remissione dei peccati, ha liberato l'anima dal dominio dei vizi, non imputandoci le colpe di prima, rigenerandoci per una vita nuova» (Ilr 688).

4Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. 

I torrenti del deserto del Negheb, dopo le piogge, riprendono ad essere dei corsi d’acqua consistenti. Il salmista chiede che, in modo analogo, il popolo dei deportati riprenda vita: «Mi lascerò trovare da voi, cambierò in meglio la vostra sorte» (Ger 29,14). «Eravamo irrigiditi dal freddo dei peccati ma ecco soffiare un vento caldo. Si levò il vento australe, lo Spirito Santo, e ci furono rimessi i peccati e noi ci sentimmo sciolti dal gelo dell'iniquità» (Ag37,1663-1664). 

5Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. 6Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni. 

Citazione di un proverbio sulla semina. La sofferenza dell’esilio potrebbe essere una semina dalla quale ricavare un frutto inatteso. «Vi ho visto partire fra gemiti e pianti, m Dio vi ricondurrà a me, con letizia e gioia per sempre. Coraggio, gridate a Dio, poiché si ricorderà i voi colui che vi ha provati» (Bar 4,23-27). «Quando l'agricoltore va a spargere la semente, guarda il cielo e lo vede tetro, tuttavia avanza spargendo il seme. Seminate d'inverno; seminate le opere buone anche quando vi tocca piangere, poiché chi semina fra le lacrime mieterà nella gioia» (Ag37,1665.1666). «Chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene, a suo tempo mieteremo» (Gal 6,8-9). 

Salmo 126

1Canto delle salite. Di Salomone. La prosperità del popolo dipende in primo luogo dalla suo amare gratuito e misericordioso. «Nei Cantici dei gradini risuona la voce dell'uomo che muove i passi verso la Gerusalemme celeste. Ogni uomo che progredisce nel bene, sale verso questa città; da essa si allontana, chi smette di crescere. Sali amando Dio, precipiti amando il mondo» (Ag37,1667). 

Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. 

«Nessun costruttore e nessun custode conti soltanto sulla propria abilità, ma chieda l'aiuto del Signore. Grazie al suo soccorso, tutto diventerà più facile ma se Egli non interviene, lo sforzo dell'uomo risulterà inutile» (Td 1892). «Senza di me [Cristo] non potete far nulla» (Gv 15,5). «Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui» (2 Ts 1,11-12).

2Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno. 

Quel pane che l’uomo si guadagna faticando (Cf Gen 3,17-19), gli viene donato nel momento di massima inattività, come ricompensa della sua fiducia nel Signore. «Colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Fil 1,6). 

3Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo. 

«Il Signore tuo Dio ti concederà abbondanza di beni, quanto al frutto del tuo grembo, al frutto del tuo bestiame» (Dt 28,11). «Dio promette tali doni e la benedizione di avere dei figli è donata come una ricompensa, purché si ponga in Lui la speranza» (Td 1894). Tuttavia «felice l’eunuco la cui mano non ha fatto nulla d’ingiusto e non ha pensato male del Signore: riceverà una ricompensa privilegiata per la sua fedeltà» (Sap 3,14). Cf Sal 127,6. 

4Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza. 5Beato l’uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici. 

Nell’area antistante alla porta della città si affrontavano le dispute, si trattavano affari. I genitori anziani venivano aiutati dai giovani figli, che diventavano come armi (frecce) di difesa. «Quando uscivo verso la porta della città e sulla piazza ponevo il mio seggio: vedendomi, i giovani si ritiravano e i vecchi si alzavano in piedi» (Gb 29,7-8). L’assistenza dei figli è uno dei modi con cui il giusto può verificare la provvidenza di Dio nella sua vita, ma «chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,29). 

Salmo 127

1Canto delle salite. Felicità dell’uomo retto. 

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. 

«La beatitudine [augurata] dagli uomini cambia facilmente; è fatta soltanto di espressioni incerte e viene distrutta dalla sventura. Non accade la stessa cosa a chi teme Dio: conosce la vera beatitudine» (Es24, 22). 

2Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. 

«Virtù e fatica secondo Dio sono cibo e gioia dell’anima. Chi poi lo ama, dal momento che è diventato perfetto, mangia il pane celeste. “Beato chi mangia il pane nel regno dei cieli” (Lc 14,15)» (Es24, 22). «Dai semi che avrai sparso, ricaverai un buon raccolto. Lo conferma l'Apostolo: “Chi semina scarsamente, mieterà scarsamente ma chi semina con larghezza, con larghezza mieterà” (2 Cor 9,6). Non soltanto sarai felice e apprezzato a parole, ma conoscerai di fatto la felicità» (Td 1896). 

3La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa. 4Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore. 

Giacobbe godette di molti figli: «Esaù domandò: “Chi sono questi con te?”. Giacobbe rispose: “Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo”» (Gen 33,5). «Noi stessi, sua Chiesa, siamo la sposa di Cristo. Per quali suoi figli può dirsi vite feconda la Chiesa? Vediamo entrarvi molti [tralci] infruttuosi: vi entrano infatti ubriaconi, usurai, falsari. Sarà mai questa la fecondità della vite, la prolificità della sposa? No di certo. Queste ne sono le spine, ma essa non è spinosa da ogni parte. Ha una sua fecondità; è una vite feconda» (Ag37,1684). 

5Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita. 

«Molti beni vengono donati a colui che teme il Signore, ma questi non valgono molto per colui che lo ama con tutta l’anima, con tutto il cuore e con tutta la forza. Per lui valgono piuttosto dei beni più grandi: “quelle cose che occhio non vide”(1 Cor 2,9)» (Es24, 21). «Certo, è del Signore anche la benedizione materiale. Dio elargisce questi beni, ma non ti accorgi che li ha dati anche alle bestie? Se ricevi beni di questo genere, usane con sapienza» (Ag37,1686). 

6Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele!

«In quel tempo era considerato un grande dono giungere all'estrema vecchiaia, godendo di molti figli. Il profeta Isaia, però, insegnò a non porre la felicità in questi beni: “Non dica l'eunuco: Sono un albero sterile, poiché così promette il Signore: agli eunuchi che metteranno in pratica le mie richieste, assegnerò loro un posto d'onore nella mia casa e assicurerò loro un nome più duraturo di quello di chi ha figli e figlie” (Is 56,3-5)» (Td 1896). 

Salmo 128

1Canto delle salite. Il popolo d’Israele attesta di essere scampato, per grazia di Dio, dalle persecuzioni ricorrenti che avrebbero potuto annientarlo. 

Quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza – lo dica Israele –, 2quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza, ma su di me non hanno prevalso!

«Quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava» (Es 1,12). «Soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata!» (2 Tm 2,9). 

3Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno scavato lunghi solchi. 

«Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare» (Gv 19,1). «Da gran tempo esiste la Chiesa. Un tempo risultò costituita dal solo Abele, e fu combattuta da Caino. Poi fu costituita dal solo Enoch, e lo si dovette sottrarre di fra mezzo agli iniqui. Poi fu costituita dalla famiglia di Noé, e dovette sostenere l'opposizione di tutti coloro che perirono nel diluvio. Più tardi la Chiesa fu costituita dal popolo d'Israele, ma ebbe a tollerare l'odio del faraone e degli egiziani. E così si giunse al nostro Signore Gesù Cristo e cominciò a predicarsi il Vangelo» (Ag37,1689). 

4Il Signore è giusto: ha spezzato le funi dei malvagi. 

«Farò cicatrizzare la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe. Poiché ti chiamano la ripudiata, quella di cui nessuno ha cura, ecco restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe e avrò compassione delle sue dimore» (Ger 30,17-18). «Presi gli apostoli, li gettarono nella prigione. Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: “Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita”» (At 5,18-20). 

5Si vergognino e volgano le spalle tutti quelli che odiano Sion. 

«Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto. Ecco, saranno svergognati e confusi quanti s’infuriavano contro di te» (Is 41,10-11). «Una sola donna ebrea ha gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a terra, ed è privo della testa» (Gdt 14,18). «Rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo» (1 Pt 3,16). «Coloro che entrano nella Chiesa con intenzioni non rette odiano la Chiesa, come la odiano quelli che ricusano di mettere in pratica la parola di Dio. Cosa dovrà fare la Chiesa se non sopportarli sino alla fine?» (Ag37,1694). 

6 Siano come l’erba dei tetti: prima che sia strappata, è già secca; 

«L'erba dei tetti è quella che spunta fra le tegole. Sta in alto, però non ha radici. Nasce in alto per seccarsi più presto. [Così i malvagi] non sono ancora finiti, poiché non è arrivato il giudizio di Dio; eppure è disseccata la linfa che li faceva verdeggiare. Guardate alle loro opere e vedrete che sono davvero inariditi. Sono diventati proprio come l'erba dei tetti» (Ag37,1694-1695). 

7non riempie la mano al mietitore né il grembo a chi raccoglie covoni. 

«Il loro grano sarà senza spiga» (Os 8,7). «Chi semina nella carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna» (Gal 6,8). 

8I passanti non possono dire: «La benedizione del Signore sia su di voi, 9vi benediciamo nel nome del Signore». 

«Tra gli ebrei vigeva la consuetudine che quando uno incontrava un passante o un contadino al lavoro, gli parlava cordialmente, dandogli un saluto di benedizione. Nel libro di Rut si legge: “Booz arrivò da Betlemme e disse ai mietitori: II Signore sia con voi. Quelli risposero: II Signore ti benedirà”» (Rt 2,4-5). Di questa abitudine qui si parla in senso opposto. Non si pensi, però, che la benedizione possa provenire da forze umane; infatti viene precisato: Vi benediciamo nel nome del Signore. Ecco la differenza: la Benedizione vera e solida, da cui discendono tutti gli altri beni, è quella impartita nel nome del Signore» (Cs 938). 

Salmo 129

1Canto delle salite. Supplica di un uomo caduto in un abisso. Egli non rappresenta soltanto il suo caso personale ma la situazione del popolo d’Israele e di tutta l’umanità, perché l’uomo non compie il bene che vuol fare ma il male che vorrebbe evitare (Cf Rm 7,18-19). 

Dal profondo a te grido, o Signore. 

«La mia anima era vicina alla morte, la mia vita era giù, vicino agl’inferi. Mi rivolsi al soccorso degli uomini, e non c’era. Allora mi ricordai della tua misericordia, Signore, e dei tuoi benefici da sempre» (Sir 51,8-9; Gio 2,3). «L'uomo è capace di precipitare, non è capace di risollevarsi. Se nell'abisso riesce a gridare, già comincia a risollevarsi. Il suo stesso gridare gli impedisce di rimanere sul fondo» (Ag37,1696).

2Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. 

«Mi hanno chiuso vivo nella fossa, ho detto: è finita per me. Ho invocato il tuo nome, o Signore, dalla fossa profonda. Tu eri vicino quando t’invocavo, hai detto: Non temere! Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita» (Lam 3,53-58). «Non pensare che riuscirai da solo a rimetterti in sesto. Tu puoi danneggiarti; riparare il danno, non lo puoi. Per aggiustarti occorre la mano di Chi ti aveva formato. Non è di poco valore, agli occhi dell'Artefice, un'opera che egli ha fatta, e non alla buona ma a sua immagine e somiglianza» (Ag37,1223). 

3Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere?

«Come può un uomo avere ragione innanzi a Dio?» (Gb 1,2). «Chi può dire: ho purificato il cuore, sono mondo dal mio peccato?» (Pr 20,9). «Non c'è [sulla terra] un cuore puro che possa sentirsi sicuro sulla base della propria giustizia. Affidiamoci tutti alla misericordia di Dio» (Ag37,1697). «Forse non troverà in te colpe gravi; allora non troverà niente [di male]? Raccogli tutte le minuzie e vedrai se non formino una massa enorme. Le goccioline d'acqua, pur essendo tanto piccole, formano i fiumi e trascinano persino i macigni» (Ag37,1699). 

4Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. 

Dio è colui che perdona e noi potremo servirlo. «A un tuo grido di supplica ti farà grazia, appena udrà ti darà risposta» (Is 30,19).

5Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. 

«Dio tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mi 7,19). 

6L’anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all’aurora. 

L’aurora di speranza è costituita da Dio stesso. «Il Signore aspetta per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi» (Is 30,18). Per il cristiano il nuovo giorno non è più soltanto atteso ma è già cominciato: «Non riponete in voi stessi la vostra fiducia ma volgetela alla veglia del mattino [all’aurora della risurrezione]. Fissate lo sguardo sul vostro Capo, risorto e asceso al cielo. In lui non c'era colpa, e per suo mezzo saranno cancellate anche le colpe vostre» (Ag37,1703). 

7Israele attenda il Signore perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione. 

«Il Signore Gesù non ha disdegnato di guardare all'abisso dove eravamo; anzi si è degnato venire in questa nostra vita» (Ag37,1697). «Ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 1,14).

8Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. 

«Da Sion uscirà il Liberatore, egli toglierà l’empietà da Giacobbe» (Rm 11,26). La redenzione, attesa in un futuro indefinito, è cominciata con Gesù: «Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). «Per opera di Dio, Cristo Gesù è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione» (1 Cor 1,30).

Salmo 130

1Canto delle salite. Di Davide. L’orante dichiara: “Ho rinunciato a perseguire progetti dettati dall’orgoglio e dall’ambizione. Non voglio più ribellarmi a Dio. Mi affido a Lui e, nell’abbandonarmi alla sua volontà, trovo la serenità di un bambino che si sente sicuro tra le braccia della madre”. Questo sentimento personale corrisponde alla vera fede del popolo di Dio. 

Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. 

«Non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi» (Rm 12,16). «Davide era umile e disprezzato, eppure trovò compiacenza presso Dio, fu unto re e ispirato come profeta. Una volta sul trono, non si insuperbisce, non è spinto all’odio; ama i suoi persecutori, ha compassione dei figli. Non chiede la vendetta, non sceglie la punizione. Non va dunque dietro queste cose, che sono grandi e alte sopra di lui» (Ilr 726). 

2Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. 

Bisogna fidarsi di Dio come un bambino si affida ai genitori. «Guai a voi, figli ribelli, che fate progetti da me non suggeriti, così da aggiungere peccato a peccato» (Is 30,1). «Gesù per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito [dal Padre]» (Eb 5,7). «Chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli» (Mt 18,4). «Prendi il più insignificante che ci sia nella Chiesa! Se crede in Cristo, se ama Cristo e la sua pace, costui ha il nome scritto in cielo. Chiunque esso sia e per quanto tu lo lasci incalcolato» (Ag37,1710).

3Israele attenda il Signore, da ora e per sempre. 

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26,4). «Non ha manifestato il suo sentimento per elogiare se stesso, ma per indurre altri a condividere il suo stato d'animo. Tutti potranno nutrire la medesima fiducia, in modo permanente, per godere dei frutti di questa disposizione» (Td 1904)

Salmo 131

1Canto delle salite. Il salmista ricorda l’impegno profuso da Davide per ritrovare l’arca del Signore e la sua intenzione di edificare un tempio. Si parla della scelta di Sion, come dimora di Dio e della scelta di Davide e della sua discendenza come guide del popolo. Infine viene promesso l’avvento del Messia (v.17). 

Ricordati, Signore, di Davide, di tutte le sue fatiche, 2quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto: 3«Non entrerò nella tenda in cui abito, non mi stenderò sul letto del mio riposo, 4non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, 5finché non avrò trovato un luogo per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe». 

Davide si era impegnato per acquistare un sito dove edificare il tempio e aveva fatto dei preparativi per costruirlo (Cf 1 Cr 29,2). La comunità ora chiede che il Signore si ricordi di questo progetto meritevole. «Secondo tutta la mia possibilità ho fatto preparativi per il tempio del mio Dio; ho preparato oro su oro, argento su argento, bronzo su bronzo, ferro su ferro, legname su legname, ònici, brillanti, topàzi, pietre di vario valore e pietre preziose e marmo bianco in quantità. Inoltre, per il mio amore per la casa del mio Dio, quanto possiedo in oro e in argento dò per il tempio del mio Dio»  (! Cr 29,1-3). 

Come Davide, Gesù ha voluto costruire una dimora per Dio Padre: «L’opera più grande del Signore Gesù è di aver reso l’uomo dimora degna di Dio, dopo averlo istruito nella scienza divina» (Ilr 732). 

6Ecco, abbiamo saputo che era in Efrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iaar. 

Parlano ora i messi di Davide che avevano cercato l’arca del Signore, perduta dopo una battaglia (Cf 1 Sam 4,10-11). Dopo averla cercata vicino ad Efrata, l’hanno trovata a Iaar (Kiriat-Iearim; Cf 1 Sam 6,21-7,1). 

7Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi. 

La comunità si dispone ad entrare nella tenda e prostrarsi davanti all’arca. «Introdussero l’arca del Signore e la collocarono al suo posto, in mezzo alla tenda che Davide aveva piantato per essa» (2 Sam 6,17). «Quando entri in casa tua vi entri per abitarvi, quando entri nella casa di Dio vi entri perché lui abiti in te. Quando egli comincia ad abitare in te comincia a renderti beato, mentre invece se tu non ti lascerai abitare da lui sarai sempre misero. Entra e lasciati possedere [da Dio]. Non pretendere d'essere tua proprietà; sii proprietà di lui» (Ag37,1721).

8Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza.  9I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli. 10Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato. 

Evoca un culto liturgico che prevede una processione con un trasporto dell’Arca. Chiede a Dio di effondere la sua benedizione sui sacerdoti e sul popolo. I supplicanti si appoggiano sui meriti di Davide per chiedere la protezione di Dio a favore del re consacrato, attualmente regnante (Cf 2 Cr 6,40). La Chiesa confida nell’intercessione di Cristo (Cf Eb 7,25). 

11Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro: «Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono! 12Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò loro, anche i loro figli per sempre siederanno sul tuo trono». 

Si ricorda la promessa di Dio di dare continuità perenne alla dinastia davidica. Da essa verrà il Messia (Cf Lc 1,32; Rm 1,3). «Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre» (2 Sam 7,12-16). «Il Signore Dio darà [a Gesù] il trono di Davide e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà mai fine» (Lc 1,32-33). 

12Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò loro, anche i loro figli per sempre siederanno sul tuo trono». 

Condiziona la durata del regno davidico alla fedeltà dei successori di Davide, regno che subì una crisi a causa dell’infedeltà dei sovrani di Giuda. Infine Dio preferì restare fedele alla promessa espressa al re Davide e inviò il suo Messia, discendente di David. La fedeltà divina supera i tradimenti umani: «Se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso» (2 Tm 2,13). 

13Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza. 

La dimora definitiva del Signore è il tempio costruito sul monte Sion e là sarà presente per continuare a benedire il popolo. «Il Signore ha fondato Sion e in essa si rifugiano gli oppressi del suo popolo» (Is 14,32). Tuttavia la vera dimora di Dio è il cielo (66,1) e la persona degli umili: «Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore -. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola» (Is 66,1-2).

Nella rilettura cristiana: «Cristo abita per la fede nei nostri cuori. Non fa meraviglia se il Signore Gesù abita volentieri in questo cielo che non solo creò con una sola parola, ma si acquistò combattendo e redense con la sua morte» (Be 918). 

«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto. 

«Io camminerò con voi e ti darò riposo» (Es 33,14). «Mio riposo significa: in essa trovo riposo. Quanto ci ama Dio, o fratelli! Fino a dire che lui riposa quando noi siamo nella pace. Difatti non è che lui si turbi per poi calmarsi. Se dice di trovar riposo è perché noi avremo in lui il nostro riposo» (Ag37,1725). Riposo e pace si trovano nella Sapienza: «Avvicìnati ad essa con tutta l'anima e con tutta la tua forza resta nelle sue vie. Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà; e una volta raggiunta, non lasciarla. Alla fine troverai in lei il riposo, ed essa ti si cambierà in gioia» (Sir 6,24-28).

15Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri. 16Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti, i suoi fedeli esulteranno di gioia. 

Continua la descrizione delle benedizioni concesse da Dio al suo popolo, grazie alla sua continua presenza in Sion. «Il Signore ordinerà alla benedizione di essere con te nei tuoi granai e in tutto ciò a cui metterai mano» (Dt 28,8). 

17Là farò germogliare una potenza per Davide [corno], preparerò una lampada per il mio consacrato. 18 Rivestirò di vergogna i suoi nemici, mentre su di lui fiorirà la sua corona. 

Dio assicura che un giorno invierà il suo Messia, prefigurato in tre simboli: corno (qeren, la potenza); la lampada (ner, discendenza; simbolo del re: Cf 2 Sam 21,17); corona (nizrò, diadema regale). «Farò germogliare per Davide un Germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia» (Ger 33,15-16). «[Dio] ha suscitato per noi una Salvezza potente [Gesù]» (Lc 1,69). 

La Chiesa attende i tempi di consolazione, la piena realizzazione dell’opera cominciata da Gesù Risorto. «Convertitevi, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù» (At 3,19).

Salmo 132

1Canto delle salite. Di Davide. «Il profeta non ha elogiato il semplice coabitare umano. L’abitare nello stesso domicilio nasconde spesso degli avversari e il vivere insieme fa crescere le odiosità. C’è però una casa comune sotto il segno della fede religiosa. È buono e piacevole che i fratelli abitino insieme in quanto si raccolgono nell'assemblea della Chiesa; in quanto sono chiamati fratelli, concordi nella carità di un'unica volontà» (Ilr 745.746). «Queste parole del salterio hanno generato i monasteri. Da questa armonia sono stati destati quei fratelli che maturarono il desiderio di vivere nell'unità» (Ag37,1729). 

Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!

«Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi» (Ger 32,39). «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso» (Fil 2,3). «La nostra volontà sia pronta all'amicizia con tutti; che non provenga da noi il motivo per interrompere o non preservare la pace. Ecco ciò che si addice al popolo di Dio: essere fratelli sotto un unico Padre, essere una sola cosa sotto un solo Spirito, essere membra di un unico corpo» (Ilr 745.746)

2È come olio prezioso versato sul capo, 

la vita di fraternità sembra emanare lo stesso profumo che viene diffuso da un unguento raffinato, il più prezioso dei quali era quello con il quale veniva consacrato il sommo sacerdote: «Il Signore parlò a Mosè: Procùrati balsami pregiati: mirra vergine, cinnamòmo odorifero, canna odorifera, cassia, e un hin d'olio d'oliva. Ne farai l'olio per l'unzione sacra, un unguento composto secondo l'arte del profumiere: sarà l'olio per l'unzione sacra» (Es 30,22-25.30). «L'unguento sacerdotale era composto da varie essenze odorose ma nessuna di esse, da sola, era in grado di diffondere un profumo così gradevole. Soltanto la composizione di tutte e il giusto dosaggio tra esse rendeva possibile la creazione di un unguento tanto prezioso. Ecco perché ha paragonato l'unione fraterna a tale unguento: la comunione fra tanti che operano santamente rende possibile la produzione di quel profumo che rappresenta la virtù perfetta della carità» (Td 1912). 

che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste. 

Il sommo sacerdote portava un pettorale prezioso che rappresentava le dodici tribù d’Israele (Cf Es 28,15-21) e veniva intriso anch’esso dell’unguento che colava dalla barba. «L'unguento profumato è simbolo della carità. Come il santo unguento, dalla testa, scorrendo per la barba fino al petto, impregnava di buon odore il sacerdote, così il grande bene della concordia raggiungeva insieme i capi e tutti i membri della comunità» (Td 1912). 

3È come la rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. 

Sul monte di Sion compare una quantità considerevole di rugiada, pari a quella che scende di solito sul monte Ermon. «Sarò come rugiada per Israele» (Os 14,6). Tale abbondanza insolita è segno della grazia: «Il bene della carità non l’otteniamo per le nostre forze né per i nostri meriti, ma per dono di Dio; l’otteniamo per la sua grazia, che come rugiada [scende] dal cielo» (Ag37,1735). 

Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre: 

«Il Signore ordinerà alla benedizione di essere con te; il Signore ti renderà popolo a lui consacrato» (Dt 28,8-9). «Dove sono due o tre riuniti nel mio Nome, lì io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). «Che cosa può esserci di più gioioso che imitare sulla terra il modo di vivere che viene offerto come la ricompensa maggiore nella patria beata? La carità verso il prossimo ci conduce all’amore più perfetto con Dio; il salmo fa capire che per amare Dio occorre prima amare il prossimo» (Cs 957). 

Salmo 133

1Canto delle salite. Questo salmo è unito al precedente (entrambi iniziano con l’espressione Ecco): la comunità raggiunge la massima coesione nella lode di Dio, dove sperimenta la tutta dolcezza dell’unione con Lui e dell’unità tra fratelli. «Terminano i cantici graduali, ma in modo degno della loro ascensione. Visto che con essi ci si eleva alla conoscenza del mistero celeste, si deve riservare alla fine la benedizione per Colui che si è raggiunto. Il profeta chiama tutti a benedire il Signore: ci ha portati in alto, e sui gradini della fede ci ha innalzati alla sublimità della sua Casa» (Ilr 750). 

Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore. 

Benedite: barechù et-Adonài. Un gruppo di fedeli esorta i ministri incaricati del servio perenne nel tempio a rimanere fedeli al loro compito e a profondersi nella lode per tutto il corso della notte di Dio. «Questa benedizione non appartiene a quel servo che è tale solo a parole, ma che è ancora tergiversante. Perciò ha soggiunto: Voi che state nella casa del Signore. Chi sta, non si muove da quel posto. Già è asceso e ormai rimane fermo: “Ha stabilito sulla roccia i miei piedi” (Sal 39,3); e riterrà detto a sé, come a Mosè: “Tu invece resta qui con me” (Es 34,2)» (Ilr 751). 

Voi che state nella casa del Signore durante la notte. 

Voi che state: ha‘omedìm. «Questi erano i cantori; liberi da altri compiti, abitavano nelle stanze del tempio, perché giorno e notte erano in attività [in servizio bammela’cah)» (1 Cr 9,33). «Voi che rammentate le promesse del Signore, non prendeti mai riposo e neppure a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e finché non l’abbia resa il vanto della terra» (Is 62,6). «Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere» (Lc 2,37). «[Gli apostoli] stavano sempre nel temoio lodando Dio» (Lc 24,53). 

Nella notti: ballelòt. «In questa notte dell’ignoranza, delle insidie, dei vizi, bisogna elevare le mani a ciò che è santo, non solo per pregare ma anche per operare» (Ilr 751.752). «Chi ama Dio con tutto il cuore non lascia spazio all’ingresso dei vizi. Da dove può entrare il male, se tutto il tuo essere è pieno di Dio? Il diavolo cerca il vuoto dell’anima. Là dove fiuta la presenza di Dio, scappa impaurito. Come un bicchiere colmo fino all’orlo non può ritenere altro liquido, così chi è tutto colmo dell’amore per Dio, non lascia alcuna fessura per la quale il male possa filtrare all’interno» (Cs 958).

2Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signore. 

«Gli uomini che un giorno benediranno il Signore senza interruzione debbono cominciare a benedirlo quaggiù. Sì, quaggiù, in mezzo alle tribolazioni, alle tentazioni, mentre il mondo frappone ostacoli, il nemico tende insidie» (Ag37,1737). «Voglio che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera» (1 Tm 2,8). 

3Il Signore ti benedica da Sion: egli ha fatto cielo e terra. 

Segue un augurio di benedizione, destinata a quanti stanno a vegliare, a nome di tutti. «In ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio Nome, verrò a te e ti benedirò» (Es 20,24). «Mentre Gesù li benediceva, si staccò da loro» (Lc 2451). «Potendo contare contare sull'aiuto dello stesso Creatore del cielo e della terra, ci burliamo di qualsiasi opposizione. Invocandolo, otteniamo un aiuto adeguato» (Td 1885). 

Salmo 134

I salmi 134 e 135 sono denominati Grande Halle, lode solenne perché celebrano l’esodo dall’Egitto. «I fatti avvenuti sotto la Legge [nella storia d’Israele] sono ombra di realtà future. L’attendibilità di eventi storici diventa un modello di eventi spirituali. Quelle cose che si verificarono in Egitto sul piano storico, avvengono ora in noi a livello spirituale» (Ilr 753.781). 

1Alleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore. 

«In quel tempo il Signore prescelse la tribù di Levi per stare davanti al Signore, per servirlo e per benedire nel suo nome, come avviene fino ad oggi» (Dt 10,8). «Dio non ha bisogno di lode ma quelli che lo lodano progrediscono e imparano ad amare Colui che lodano» (Pros 383). 

3Lodate il Signore, perché il Signore è buono; cantate inni al suo nome, perché è amabile. 

«[I Leviti] cantavano lodando e rendendo grazie al Signore, ripetendo: “Perché è buono, perché il suo amore è per sempre verso Israele”. Tutto il popolo faceva risuonare grida di grande acclamazione, lodando così il Signore perché erano state gettate le fondamenta del tempio del Signore» (Esd 3,11). 

4Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà. 

«Voi siete la stirpe eletta, la nazione santa» (1 Pt 2,9). 

5Sì, riconosco che il Signore è grande, il Signore nostro più di tutti gli dèi. 

«Questa è la voce di Gesù che dice: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo” (Mt 11,12). Il Figlio rivelerà il Padre a chi vorrà [nella misura possibile], ma del Padre nessuno conosce la grandezza, secondo la parola del profeta: la sua grandezza non ha confini (Sal 144,3). La conoscenza di tale grandezza appartiene soltanto [al Figlio], a colui che, secondo la pienezza della sua origine divina, è Egli stesso Immagine del Dio Infinito» (Ilr 756). 

6Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi. 7Fa salire le nubi dall’estremità della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera il vento. 

«Solo a Dio spetta di compiere tutte le cose che vuole. La creatura non ha il potere di realizzare tutto ciò che vuole. Per Dio nulla è più amabile dell'uomo. [Il Signore vuole la conversione dell’uomo]: la sua bocca, prima empia, parla ormai di religione; il suo corpo, già contaminato dallo stupro, è puro per la continenza; il suo animo, una volta privo della conoscenza di Dio, è divenuto Israele. Ormai, l'invidia si è trasformata in imitazione del bene, l’odio si è tramutato in amore, i vizi, sono stati annientati in vista di una vita virtuosa. Il Signore ha compiuto tutto ciò che ha voluto» (Ilr 757.759). 

8Egli colpì i primogeniti d’Egitto, dagli uomini fino al bestiame. 9Mandò segni e prodigi in mezzo a te, Egitto, contro il faraone e tutti i suoi ministri. 10Colpì numerose nazioni e uccise sovrani potenti: 11Sicon, re degli Amorrei, Og, re di Basan, e tutti i regni di Canaan. 

Questi miracoli «furono un preannunzio per farci comprendere bene ciò che sarebbe avvenuto nel futuro. Tali cose accadono anche oggi. Colpisce i primogeniti del mondo, come quelli d’Egitto, quando guarisce gli uomini nati nel peccato originale con il soffio della sua potenza» (Cs 964). «Chiama nazioni la massa funesta dei vizi che ci affliggono di continuo. Uccide sovrani potenti quando scaccia gli spiriti immondi che dominano con l’infamia dei peccati» (Cs 964). 

12Diede in eredità la loro terra, in eredità a Israele suo popolo. 

«Che cosa sia questa eredità, l’ascoltiamo dall’apostolo Paolo: “Come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così portiamo l’immagine del celeste” (1 Cor 15,19). Ecco l’Israele a cui toccherà in sorte simile terra beata, che avrà in possesso perenne il suo corpo terreno glorificato insieme con il Signore» (Ilr 763). 

13Signore, il tuo nome è per sempre; Signore, il tuo ricordo di generazione in generazione. 14 Sì, il Signore fa giustizia al suo popolo e dei suoi servi ha compassione. 

 15Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. 16Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, 17hanno orecchi e non odono; no, non c’è respiro nella loro bocca. 18Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida. 

«Uno di noi ha oppresso il povero e gli ha portato via la sua parte di terra, ingiustamente ha oltrepassato il confine, con l'inganno e la violenza. Un altro ha contaminato la terra con gli interessi e l'usura, traendo di che vivere non dal lavoro ma dal bisogno degli indigenti. Che cosa diremo di fronte a questi fatti, noi che non conosciamo alcuna misura per arricchirci? Noi adoriamo l'oro e l'argento, come gli antichi adoravano Baal, Astarte; onoriamo la magnificenza e lo splendore delle pietre, le vesti lussuose» (Gregorio di Nazianzo, Tutte le Orazioni, 16, 6, 18-19, pp. 411-413). 

19Benedici il Signore, casa d’Israele; benedici il Signore, casa di Aronne; 20benedici il Signore, casa di Levi; voi che temete il Signore, benedite il Signore. 21Da Sion, benedetto il Signore, che abita in Gerusalemme! 

«In Aronne sono indicati i sacerdoti, in Levi sono designati i ministri; in coloro che temono Dio, tutto il resto del popolo. Il profeta però ha messo al primo posto Israele, colui che avrebbe percepito e visto Dio. Mentre sono molti gli Aronne, ossia i sacerdoti, si troveranno invece pochi Israele, destinati cioè a contemplare Dio con la conoscenza interiore» (Ilr PG 9,767). 

Salmo 135

Grande Hallel. Lode a Dio per la sua grandezza che si è manifestata nella creazione, nell’uscita dall’Egitto, nel dono della terra, nella provvidenza. 

1Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. 2Rendete grazie al Dio degli dèi, perché il suo amore è per sempre. 3Rendete grazie al Signore dei signori, perché il suo amore è per sempre. 4 Lui solo ha compiuto grandi meraviglie, perché il suo amore è per sempre. 

«Tutto ciò che il salmo annuncia rivela la misericordia di Dio, senza la quale non è possibile vivere. Essa opera in modo del tutto gratuito: se si cerca la ragione di un mistero così grande, scoprirai che è per la generosità del Signore che esistiamo; per la sua misericordia restiamo in vita. Dobbiamo ricordarla sempre col cuore e con le labbra» (Cs 968). 

1. Lode a Dio a motivo dell creazione (4-9).

«Dio non ha creato per un suo bisogno, ma unicamente per il suo amore per l’uomo» (Es24, 33). «Qualsiasi opera di Dio è stata compiuta perché sia manifestata l’eternità della sua bontà e misericordia» (Pros 387). «Ha creato per istruire quella creatura che era preordinata alla conoscenza del suo Creatore. La mirabile bellezza delle opere visibili manifesta la maestà del Creatore invisibile» (Pros 388).

5Ha creato i cieli con sapienza, perché il suo amore è per sempre. 6 Ha disteso la terra sulle acque, perché il suo amore è per sempre. 7 Ha fatto le grandi luci, perché il suo amore è per sempre. 8 Il sole, per governare il giorno, perché il suo amore è per sempre. 9 La luna e le stelle, per governare la notte, perché il suo amore è per sempre. 

«Tutte le cose create sono meritevoli di grande ammirazione, però l’abitudine ne ha ridotto il valore. Dobbiamo allora esaminarle con accuratezza in modo da comprenderle sempre nella loro perfezione» (Isidoro, 1,8,19). 

2. Lode a Dio a motivo dell’Esodo (10-15):

10Colpì l’Egitto nei suoi primogeniti, perché il suo amore è per sempre. 11Da quella terra fece uscire Israele, perché il suo amore è per sempre. 12 Con mano potente e braccio teso, perché il suo amore è per sempre. 13Divise il Mar Rosso in due parti, perché il suo amore è per sempre. 14In mezzo fece passare Israele, perché il suo amore è per sempre. 15Vi travolse il faraone e il suo esercito, perché il suo amore è per sempre.

Che cosa rappresentano i primogenit colpiti? «Non vi è alcuna parte del mondo che non sia percossa dalla spada della verità, per sottomettere a Cristo tutte le cose» (Pros 389). «Condannò la gloria di questo mondo, cioè il lusso, l’avarizia, l’orgoglio, le cose che sono più apprezzate dagli uomini. L’uomo genera ed abbraccia come fossero figli cari questi frutti degeneri del suo seno, compiacendosi della sua cupidigia. Il Signore le colpisce anche adesso perché vengono annientate dall’Autore della vita, il Cristo» (Cs 971) 

11Da quella terra fece uscire Israele, perché il suo amore è per sempre. 12Con mano potente e braccio teso. 

Ciò avviene anche adesso quando il Signore «libera i suoi santi dalla familiarità con i malvagi; dalla dimora tenebrosa di questo mondo, li conduce fuori, guidandoli con la luce della sua verità» (Cs 971). 

Divise il Mar Rosso. 

«Con la divisione del Mar Rosso si indica il battesimo di Cristo» (Pros 389). «Si dice che il Mar Rosso fu diviso in dodici parti, secondo il numero delle tribù. Noi attraversiamo la profondità caotica di questo mondo quando ci affrettiamo, con la grazia di Dio, a raggiungere la vera regione dei viventi. C’è chi l’attraversa con l’elemosina, chi con una preghiera perseverante, chi con la verginità o una rigorosa onestà di vita. In molti modi si passa andando verso il Signore, attraverso il mare del mondo» (Cs 971). 

3. Lode a Dio per l’ingresso nella terra:

16 Guidò il suo popolo nel deserto, perché il suo amore è per sempre. 17Colpì grandi sovrani, perché il suo amore è per sempre. 18Uccise sovrani potenti, perché il suo amore è per sempre. 19Sicon, re degli Amorrei, perché il suo amore è per sempre. 20Og, re di Basan, perché il suo amore è per sempre. 21Diede in eredità la loro terra, perché il suo amore è per sempre. 22In eredità a Israele suo servo, perché il suo amore è per sempre.

Colpì grandi sovrani. 

«Il celeste soccorritore percuote grandi sovrani quando estingue nel nostro cuore desideri malvagi» (Cs 972). 

4. Lode a Dio per la sua provvidenza

23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi, perché il suo amore è per sempre. 24Ci ha liberati dai nostri avversari, perché il suo amore è per sempre. 25Egli dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre. 26Rendete grazie al Dio del cielo, perché il suo amore è per sempre. 

«Non si ricordò dell’umiliazione umana solo quando scelse come guida Mosè per liberare il popolo dall’Egitto, ma in modo più pieno si ricordò della nostra povertà quando, nascendo nel corpo, assunse la nostra stessa povertà, quando in sé elevò il nostro misero corpo terreno alla gloria della natura celeste. Non liberò dalla mano dei nemici allorché sottrasse quelli al dominio degli Egiziani, ma ha liberato noi, quando ha dato se stesso per i nostri peccati. Ci ha liberati dando il cibo ad ogni carne. L'espressione ad ogni carne vuol dire che ad ogni carne redenta egli da il cibo incorrotto, eterno, il pane vivo, il pane celeste. Di ciascuna di queste cose, ecco il motivo: in eterno è la sua misericordia. Il fatto stesso che siamo ciò che non eravamo e saremo ciò che non siamo, non poggia su altro, se non sulla misericordia di Dio. Colui che è buono, volle che noi nascessimo per essere partecipi dei suoi beni» (Ilr. 776). 

Egli dà il cibo ad ogni vivente. 

«Non soltanto gli uomini, ma tutti gli animali sono sostenute dalla sua generosità. Dio è creatore e pastore di ogni vivente. Nutre tutti gli esseri spirituali col cibo incorporeo della sua misericordia. Dal momento che tutti sono nel bisogno, godiamo del suo aiuto e così appare chiaro che tutte le creature sussistono per la sua grazia» (Cs 973).


Salmo 136

Canto dei rimpatriati dall’esilio che ricordano le sofferenze patite e la loro resistenza nella sciagura. I cristiani sono degli esuli in questo mondo: «Finché abitiamo nel corpo, siamo in esilio lontano dal Signore» (2 Cor 5,6). 

1Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. 

Ricordare Sion, in esilio, significa continuare a sperare in Dio nell’afflizione: «Non abbatterti, Israele, perché io libererò la tua discendenza dalla terra del suo esilio. Ritornerà e avrà riposo, perché io sono con te per salvarti» (Ger 30,10). «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,3). 

2Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre, 3perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: «Cantateci canti di Sion!». 4Come cantare i canti del Signore in terra straniera?

Il canto del mondo divino non può essere compreso dagli uomini carnali: «Udii una voce che veniva dal cielo: era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. Nessuno poteva comprendere quel canto [celeste] se non i redenti della terra. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia» (Ap 14,2-5). 

5Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; 6mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. 

«Gli esuli erano decisi a conservare un ricordo imperituro della patria. Rinfrancati dalla speranza di un futuro ritorno, evitarono di conformarsi ai costumi dei loro nemici» (Td 1928). Mentre vive in esilio, il cristiano non deve dimenticare la sua patria: «La nostra patria è nei cieli» (Fil 3,20). «Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3). «Chiunque avrà cominciato a rinnovarsi, già con il cuore canta in Gerusalemme. Sebbene camminiamo ancora nella carne, noi non viviamo secondo la carne. Con il desiderio noi ormai siamo lassù» (Ag36,774). «Ecco dov'è la nostra suprema letizia: là dove godremo Dio e dove vivremo nella più intima fraternità. Nulla, all'infuori del bene, ci darà gioia» (Ag37,1771). 

7Ricordati, Signore, dei figli di Edom, che, nel giorno di Gerusalemme, dicevano: «Spogliatela, spogliatela fino alle sue fondamenta!». 

I figli di Edom, discendenti da Esaù, rappresentano le forze del male, sempre attive per distruggere i semi di bene (Cf Ez 25,12-13; Ml 1,4-5). «Quante volte si sono detti i figli di Edom: “Abbattete [la Chiesa] fin nelle sue fondamenta”! Eppure i persecutori fallirono, i martiri ricevettero la corona» (Ag37,1779.1780). «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22). «Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria» (1 Pt 3,9). 

8Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. 

Babilonia è il simbolo del male: «Un angelo possente prese allora una pietra, grande come una macina, e la gettò nel mare esclamando: “Con questa violenza sarà distrutta Babilonia, la grande città, e nessuno più la troverà”» (Ap 18,21). 

9Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra. 

Lo sterminio dei bambini era un’atrocità comune in antico; con questo gesto si voleva assicurare la distruzione totale del nemico (Cf 2 Re 8,12; Is 13,16). «Chi sono i piccoli di Babilonia? Le cattive passioni appena nate. Il futuro cittadino di Gerusalemme, [dapprima] è tenuto prigioniero [in Babilonia], perché riceve un'educazione in cui si insegna l'avarizia, le rapine, le menzogne quotidiane» (Ag37,1773). «Chi presta attenzione al suo modo di agire?» (Sir 16,20). «Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana e non secondo Cristo» (Col 2,8). 

Salmo 137

1Di Davide. Un re, povero ed umile, ringrazia il Signore per avergli concesso una vittoria inattesa, superiore all’aspettativa. 

Cristo Gesù dice: «“Ringrazio te, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Loda il Padre perché non rigetta gli umili mentre umilia i superbi. Anche nel nostro salmo ascolteremo una confessione di questo genere» (Ag37,1774). 

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. 

«Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze» (Dt 6,5). «In ogni circostanza benedici il Signore Dio e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine» (Tb 4,19). «Ringraziate in ogni caso» (1 Ts 5,18). «Rendiamo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 6,20). 

Non agli dei, ma a te voglio cantare, 2mi prostro verso il tuo tempio santo. 

Vuole prostrarsi verso il luogo su cui Dio volge la sua attenzione: «Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì sarà il mio nome”» (1 Re 8,29). Ora il luogo della presenza di Dio è Gesù: «Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo» (Gv 1,51). Partecipiamo al suo ringraziamento: «Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato» (Gv 11,41). LXX: davanti agli angeli salmeggerò a Te! 

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà. 

L’amore di Dio (chasdechà) si manifesta come verità (amittechà), ossia come fedeltà indefettibile. 

Hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. 

Traduzione congetturale. «Sei andato oltre le tue promesse, al di là di ogni attesa». «Dio risuscitò [Gesù] dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro» (Ef 1,20). «Questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna» (1 Gv 2,25). 

3Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. 

Precisa il motivo del ringraziamento: esaudito da Dio, nella lotta, ha saputo dispiegare una forza inaspettata. «Il Signore dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato» (Is 40,29). «Tutto posso in colui che mi da forza» (Fil 4,13). «Dio vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore» (Ef 3,16). «Ogni persona giusta non trascorre giorno senza timore. Il profeta chiede allora che Dio lo esaudisca in qualsiasi giorno lo invochi. Sa che cosa otterrà: crescerà nella forza interiore. Ogni sofferenza sarà sopportata con energia» (Ilr 789).

4Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra, quando ascolteranno le parole della tua bocca. 5Canteranno le vie del Signore: grande è la gloria del Signore! 

Meravigliato nel verificare come Dio si prende cura del povero, idealmente, invita tutti gli altri re a glorificarlo. Tutti i sovrani, dopo aver appreso la grande vittoria del re fedele ed umile, ammireranno la potenza del Dio di tutti. «Dice il Signore a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni: “I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del Santo di Israele che ti ha scelto”» (Is 40,7). 

«In modo particolare dopo l'incarnazione del nostro Salvatore, re e principi lodano il Creatore di tutti. Non ascoltarono semplicemente un annuncio, ma videro un evento insolito» (Td 1932). 

6Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile; il superbo invece lo riconosce da lontano. 

Rende nota la motivazione dell’esaudimento: «Dei beffardi Egli si fa beffe e agli umili concede la grazia» (Pr 3,34). «Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola» (Is 66,2). «Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia» (Gc 4,6). «A seconda di una diversa disposizione della fede, è vicino o lontano da ognuno di noi; con la sua energia si ferma dove trova una dimora degna di lui. Si allontana invece dall’orgoglioso a motivo della sua indisponibilità» (Ilr 790). «Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere? Il Signore ha rovesciato i troni dei potenti, al loro posto ha fatto sedere gli umili» (Sir 10,9.14). 

7Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita; contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano e la tua destra mi salva. 

L’esperienza vissuta, rafforza la sua fede: «Sono certo che, sebbene circondato da un'infinità di sventure, continuerò a vivere grazie al tuo soccorso» (Td 1932). «Il giusto non rifiuta di camminare in mezzo ai travagli» (Ilr 790). «Mi ripagherà per l’ingiustizia che non voglio vendicare, perché intendo obbedire al consiglio dell’apostolo: “Non vendicatevi da voi, carissimi, ma lasciate tempo all’ira divina” (Rm 12,19). Gli avversari non potranno nuocermi veramente, anche se a loro verrà concesso dal Signore la possibilità di farmi tribolare» (Gero 914.915). 

8Il Signore farà tutto per me. 

«Signore, ci concederai la pace, poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese» (Is 26,12). «Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Dio «che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Fil 1,6). 

Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani. 

«Distogli il tuo sguardo dai miei peccati, che sono opera mia; invece le opere delle tue mani, quelle che hai realizzato in me, non disprezzarle. Valutale nella tua misericordia senza limiti, che retribuisce già ora i nostri meriti ma poi li ricompenserà con premi duraturi nei secoli dei secoli» (Gero 916).

Salmo 138

1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Desiderio di comunione con Dio, il quale già ha pervaso l’esistenza dell’orante. 

Signore, tu mi scruti e mi conosci. 

«Tu solo conosci i cuori di tutti i figli degli uomini» (1 Re 8,39). «Signore, mi conosci, mi vedi, tu provi che il mio cuore è con te» (Ger 12,3). «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,16). 

2Tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, 3osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. 

«Che tu sieda, esca o rientri, Io lo so» (Is 37,28). «Non bisogna pensare che Dio conosca gli eventi soltanto dopo il loro verificarsi. Per correggere questa opinione, aggiunge: intendi da lontano i miei pensieri. Da lontano significa prima della mia creazione (Cf Ef 1,4)» (Td 1933). «Non vogliate giudicare prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio» (1 Cor 4,5). 

4La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. 

«Gesù, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”» (Gv 1,47). 

5Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. 

«Nel fatto che tu abbia posto su di me la tua mano, riconosco la benevolenza con la quale mi hai assistito dopo avermi creato» (Td 1936). «Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché Egli ha cura di voi» (1 Pt 5,6-7). 

6Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. 

«A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo?» (Sap 9,16). «Mi proposi di celebrare la tua sapienza; poi mi accorsi della sua vastità e compresi che non ero in grado di farlo in modo adeguato» (Td 1936). «Dal momento che non conosco neppure me stesso, molto di più conoscere te supera le capacità dell’uomo» (Gero 918). 

7Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? 8Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. 9Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, 10anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.

«Tu, Signore Dio, sei più elevato di qualsiasi altezza, più profondo di ogni abisso. Presente in ogni luogo, sei vicino a tutti: “in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28)» (Td 1936). 

«Se vorrò innalzarmi, mi imbatterò in te che mi abbassi; se vorrò nascondermi, mi imbatterò in te che mi cerchi e mi scopri. Se mi abbandonerò al peccato, scendendo fino al fondo del male, anche laggiù mi sarai vicino per educarmi» (Ag37,1791). 

11Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte», 12nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce. 

«La tenebra per me è davvero tenebra. Per te invece, anche la notte diventa chiarissima e più luminosa del fulgore di mezzogiorno. Tenebra e luce per te si equivalgono» (Td 1937). LXX: La notte sarà illuminazione nelle mie delizie. Versetto ripreso dal Preconio pasquale. «La notte mi si è cambiata in luce. Chiamandomi, mi ha sottratto alla rovina e ha illuminato la mia notte. La notte mi si è trasformata in gaudio. Nostro gaudio è Cristo, e, già al presente, possiamo godere di lui» (Ag37,1792). 

13Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. 

«Signore, mi hai plasmato quando ero ancora nascosto nel grembo di mia madre e, come se mi fossi trovato nell'angolo più oscuro della terra, mi traesti fuori da là. Nulla può rimanere nascosto a te che crei l’essere umano in un'officina segreta della natura» (Td 1940). 

14Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. 

«Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte.  Di pelle e di carne mi hai rivestito, di ossa e di nervi mi hai intessuto. Vita e benevolenza tu mi hai concesso e la tua premura ha custodito il mio spirito» (Gb 10,8.11-12). 

15Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. 16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno. 

«Mi hai conosciuto così bene che questi giorni che trascorrono e si compiono, si trovano scritti nei tuoi libri» (Td 9040). «Pietro prometteva e poi negava, presumeva e poi cedeva. Ma i tuoi occhi lo videro. Il Signore lo guardò, sicché, dopo la terza negazione, ripensando alla predizione del Signore, uscì fuori e pianse amaramente» (Ag37,1797). 

17Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio!

 Cf Sal 39,6: «Quanti progetti a nostro favore! Se li voglio annunciare e proclamare, sono troppi per essere contati!». «O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!» (Rm 11,33). 

18Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te. 

Sono immerso in questi pensieri anche in sogno e quando mi risveglio col pensiero sono ancora con te. LXX: Sono risorto e sono ancora con te (Cf Canto d’ingresso della Messa di Pasqua). 

19Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari! 20Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano.

«Questo è il modo in cui vengono uccisi i peccatori: la loro intelligenza si oscura e si estraniano alla vita di Dio. A causa dell'orgoglio non riescono a confessare [il proprio peccato]» (Ag37,1800). «Chi sono uomini sanguinari se non coloro che odiano i propri fratelli? Quanti ci odiano e ci son nemici per il fatto che serviamo Dio, cos'altro fanno se non odiare Dio stesso e diventare suoi nemici?» (Ag37,1802). «Chiunque odia il proprio fratello è omicida» (1 Gv 3,15). 

21Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te! 22Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici. 

«Saremo forse dispensati dall'amare questi nostri nemici? In loro io odiavo le colpe da loro commesse, ma amavo la creatura tua. Ecco come si odia con odio perfetto: non odiando la persona a causa dei suoi vizi e non amando i vizi in vista della persona» (Ag37,1802). 

23Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; 24vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità. 

«Vedi se in me c'è la via dell'iniquità, da me commessa o accettata col consenso e conducimi nella via eterna. Cos'altro chiede se non conducimi in Cristo? Qualora ci fosse capitato di peccare, “abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto” (1 Gv 2,1)» (Ag37,1802). 

Salmo 139

1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Richiesta di protezione dai progetti dei malvagi, simili a quelli che dovette affrontare Gesù: «C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza» (Lc 23,10). «Il corpo di Cristo, cioè la Chiesa, mentre vive in mezzo ad iniqui, s’addolora. Esprime la voce di quel povero affamato e assetato di giustizia, al quale è stata promessa una sazietà, tenuta in serbo per i tempi della fine» (Ag37,1805). 

2Liberami, Signore, dall’uomo malvagio. 

Gesù ha pregato per i suoi discepoli: «Non chiedo che tu tolga dal mondo [i miei discepoli], ma che li custodisca dal maligno» (Gv 17,15). «Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male» (Mt 6,13). «Sto combattendo: al di fuori di me, contro i giusti apparenti; dentro di me, combatto contro le mie passioni disordinate. Affranto da tale guerra, volsi lo sguardo alla grazia di Dio» (Ag37,1809). 

Proteggimi dall’uomo violento, 3da quelli che tramano cose malvagie nel cuore e ogni giorno scatenano guerre.

 «…spuntò anche la zizzania. Lasciate che il grano e la zizzania crescano insieme fino alla mietitura» (Mt 13,26.30). «Non chiede la rovina dei nemici ma la possibilità di sfuggire a loro» (Td 1944). «Se ci risultasse che oggi uno è cattivo, non sappiamo come sarà domani; potrebbe diventare un nostro fratello» (Ag37,1804). 

4Aguzzano la lingua come serpenti, veleno di vipera è sotto le loro labbra. 

La malvagità cerca d’imporsi con la menzogna. Paragona «l’inganno e la trama al veleno dei serpenti» (Td 1944). «Amarezza è nel cuore di chi trama il male, gioia hanno i consiglieri di pace» (Pr 12,20). «Tendono la lingua come il loro arco; non la verità ma la menzogna domina nella terra» (Ger 9,2). «Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi?» (Mt 12,34). «Chiunque è dalla verità, ascolta mia voce» (Gv 18,37). 

5Proteggimi, Signore, dalle mani dei malvagi, salvami dall’uomo violento: essi tramano per farmi cadere. 

«Tu conosci Signore ogni loro progetto di morte contro di me» (Ger 18,23). «Nei cattivi odieremo la cattiveria e ameremo la persona. Opera di Dio è l’uomo; opera dell’uomo è il peccato. Ama l’opera di Dio e odia l’opera dell’uomo. In questa maniera porterai a liberazione l’opera di Dio» (Ag37,1804). 

 6I superbi hanno nascosto lacci e funi, hanno teso una rete sul mio sentiero e contro di me hanno preparato agguati. 7Io dico al Signore: tu sei il mio Dio; ascolta, Signore, la voce della mia supplica.

«Parla di lacci, funi, agguati; parla per immagini, attingendole dall'arte venatoria» (Td 1944). «Il nemico ha il dolce sulle labbra, ma in cuore medita di gettarti nella fossa» (Sir 12,16). «Gli mandrono alcuni farisei ed erodiani per cogliere Gesù in fallo nel discorso» (Mc 12,13). 

8Signore Dio, forza che mi salva, proteggi il mio capo nel giorno della lotta. 

«“Mia parte è il Signore - io esclamo -per questo in lui voglio sperare”. Buono è il Signore con chi spera in lui, con l'anima che lo cerca. E' bene aspettare in silenziola salvezza del Signore» (Lam 3,24-26). 

«Non mi sono lasciato travolgere dalla paura, ma ho affidato a te la mia persona. So che sei Signore e attendo da te un aiuto efficace» (Td 1944). 

9Non soddisfare, Signore, i desideri dei malvagi. 

«Tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire» (Mt 26,4). Il desiderio dei malvagi si trova anche dentro di noi: «Il desiderio produce calore ma l'ombra del Signore placa il desiderio, consentendoci di frenare ciò che ci attraeva con forza» (Ag37,1810). 

Non favorire le loro trame. 

«Colloca gli umili in alto e gli afflitti solleva a prosperità; rende vani i pensieri degli scaltrie le loro mani non ne compiono i disegni; coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia e manda in rovina il consiglio degli scaltri» (Gb 5,11-13). 

Il Signore dissolve le trame degli iniqui soprattutto quando ci distoglie dall’aderire ad esse: «Gli iniqui si accanirono contro i martiri ma Dio non li consegnò nelle mani dei peccatori, perché essi non si lasciarono vincere dal loro proprio desiderio. Prega, con tutto l'ardore possibile, perché Dio non ti consegni al peccatore spinto dal tuo proprio desiderio malvagio» (Ag37,1810). 

10Alzano la testa quelli che mi circondano; ma la malizia delle loro labbra li sommerga! 11Piovano su di loro carboni ardenti; gettali nella fossa e più non si rialzino. 12L’uomo maldicente non duri sulla terra, il male insegua l’uomo violento fino alla rovina. (Gen 19,24). 

La malvagità stessa basta, senza che sia necessaria una punizione, a distruggere la persona che la coltiva. La vita, poi, costringe a passare attraverso delle situazioni dolorose che sono come carboni ardenti e fosse profonde: «Nella miseria i malvagi non resisteranno. Li sorprende la sventura ma non la sopportano; il giusto, al contrario, resiste, come seppe resistere l’apostolo Paolo: “Ci gloriamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza” (Rm 5,4)» (Ag37,1811). 

13So che il Signore difende la causa dei poveri. 

«Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele» (Is 29,19). «Il Signore cosola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri» (Is 49,13). «In un luogo eccelso io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare il cuore degli oppressi» (Is 57,15). 

14Sì, i giusti loderanno il tuo nome, gli uomini retti abiteranno alla tua presenza. 

«Beato il giusto, perché egli avrà bene, mangerà il frutto delle sue opere» (Is 3,10). «“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”: ecco i poveri! Essi gemono tra gli scandali e pregano il loro Capo, Cristo, che li scampi dalle mani degli ingiusti. La loro causa sarà certamente presa a cuore dal Signore e, se ora soffrono angustie, verrà il giorno in cui si rivelerà la loro gloria» (Ag37,1814). 

Salmo 140

1Salmo. Di Davide. Richiesta urgente di protezione dai malvagi. 

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; porgi l’orecchio alla mia voce quando t’invoco. 

«Fin dall’inizio delle tue suppliche è uscita una parola [di risposta da Dio]» (Dn 9,23). «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio» (At 10,4). «Signore grido a Te da lungo tempo, da quando il sangue di Abele fece sentire la sua voce dalla terra. Griderò in tutto il corso della storia, facendo mia la voce dei santi che ti implorano presso l’altare (Cf Ap 6,10). Il grido non cessa di levarsi, perché non cessa neppure l’oppressione» (Gero 933.934). «Signore grido a Te da lungo tempo, da quando il sangue di Abele fece sentire la sua voce dalla terra. Griderò in tutto il corso della storia, facendo mia la voce dei santi che ti implorano presso l’altare (Cf Ap 6,10). Il grido non cessa di levarsi, perché non cessa neppure l’oppressione» (Gero 933.934). 

2La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera. 

«Chiede che l'invocazione salga in alto come ascende il fumo dell'incenso e che anch'essa sia pregna di buon odore. La preghiera valga come il sacrificio che veniva offerto alla sera» (Td 1948). «Mentre parlavo e pregavo, Gabriele [Arcangelo] volò veloce verso di me: era l’ora dell’offerta della sera» (Dn 9,21). 

«Il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi» (Ap 8,4). «Che la mia preghiera sia davanti a te come incenso, consumata dal fuoco della carità. Il sacrificio serale, stabilito dalla Legge, era gradito a Dio perché prefigurava il vero sacrificio, offerto da Cristo sull’altare della croce» (Gero 934.935). 

3Poni, Signore, una guardia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra. 

«Davide, mentre era perseguitato da Saul, non volle lanciare alcuna maledizione contro di lui» (Td 1948). «Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua, la sua religione è vana» (Gc 1,26). 

4Non piegare il mio cuore al male, a compiere azioni criminose con i malfattori: che io non gusti i loro cibi deliziosi. 

«Chiede che non solo la lingua ma anche i pensieri della mente permangano nella rettitudine, affinché nessuno di essi contrasti con la legge divina» (Td 1949). «Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolatra» (1 Cor 5,11). «Le cattive compagnie corrompono i costumi» (1 Cor 15,33). 

5Mi percuota il giusto e il fedele mi corregga, l’olio del malvagio non profumi la mia testa, tra le loro malvagità continui la mia preghiera. 

«Preferisco sentire, da parte dei giusti, rimproveri spiacevoli che servano a correggermi, piuttosto che ricevere congratulazioni da parte dei peccatori. Preferisco essere rimproverato dai giusti, che onorato dai malvagi» (Td 1949). «Non rimproverare il beffardo per non farti odiare; rimprovera il saggio ed egli ti amerà» (Pr 9,8). 

6Siano scaraventati sulle rocce i loro capi e sentano quanto sono dolci le mie parole. 

Versetto oscuro; forse viene pronunciata in senso ironico. Traduzioni possibili: impareranno che le mie preghiere sono state ascoltate, oppure: le mie parole sono state ben dette. 

7«Come si lavora e si dissoda la terra, le loro ossa siano disperse alla bocca degli inferi». 

La fine dei nemici, auspicata in questa imprecazione, è stata eseguita contro gli Edomiti: «Quelli di Giuda catturarono i figli di Seir e, dopo averli condotti sulla cima della roccia, li precipitarono giù» (2 Cr 25,12). «Dio distrugge i malvagi quando fa in modo che si allontanino dal male» (Or 1673). 

8A te, Signore Dio, sono rivolti i miei occhi; in te mi rifugio, non lasciarmi indifeso. 

«Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a te» (2 Cr 20,12). «[Gesù], alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre…”» (Gv 17,1). «Non curo le minacce di chi mi attornia; i miei occhi [sono rivolti] a te, Signore. Fisso lo sguardo più sulle tue promesse che sulle loro minacce. So che cosa tu abbia sofferto per me e che cosa mi abbia promesso» (Ag37,1830).

9Proteggimi dal laccio che mi tendono, dalle trappole dei malfattori.

«Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore» (Lc 20,20).

10I malvagi cadano insieme nelle loro reti, mentre io, incolume, passerò oltre. 

«Condussero Gesù fin sul ciglio del monte per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino» (Lc 4,29-30; cf At 12,10). «Cercarono di nuovo di catturalo, ma egli sfuggì dalle loro mani» (Gv 10,39). L’apostolo, rimane incolume anche di fronte al martirio: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia» (2 Tm 4,7-8). 

Salmo 141

1Maskil. Di Davide. Quando era nella caverna. Preghiera. «Davide nella spelonca, Cristo nei giorni della sua umanità, Cristo insieme alle membra del suo corpo che vivono nel mondo (ossia la Chiesa), prega per essere salvato da Saul, ossia dal dominio del Male» (cf 1 Sam 24; Sal 57,1)(Gero 939). 

2Con la mia voce grido al Signore, con la mia voce supplico il Signore; 3davanti a lui sfogo il mio lamento. 

«Dice di sfogare il lamento per indicare la forza prorompente del suo sentimento» (Td 1952). «Chi tra voi è nel dolore, preghi» (Gc 5,13). «Io [Anna] sono una donna affranta; sto solo sfogandomi davanti al Signore» (1 Sm 1,15). «Vedendo tutti i mali che mi minacciano, - credo quasi di morire - imploro il Signore» (Td 1952). 

Davanti a lui espongo la mia angoscia, 4mentre il mio spirito viene meno. 

«Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste» (Fil 4,6). «Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato; a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione» (Is 26,16). «Mi manca il respiro e così non presumo delle mie capacità. [Se presumessi di me] perderei ancora di più le forze perché “chi pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso” (Gal 6,3)» (Gero 911).

Tu conosci la mia via: nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio. 

«I cacciatori osservano le orme degli animali e proprio là predispongono delle trappole. Anche il diavolo agisce in questo modo: al temperante, prepara un'occasione di lussuria; al misericordioso che si profonde in elemosine, offre la vanagloria; il vergine lo induce all’orgoglio. In breve, ad ogni genere di vita, predispone un laccio apposito» (Td 1952.1953). 

5Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce. Non c’è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita. 

«Mi trovo chiuso in un vicolo cieco; non vedo alcuna via di fuga e non ho nessuno che mi aiuti» (Td 1953). Cristo, a sua volta, fu abbandonato «quando gli apostoli non rimasero al suo fianco, ma dopo averlo lasciato solo, fuggirono travolti dal terrore della morte (Cf Mt 26,56)» (Gero 942). Lo stesso accadde a Paolo: «Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato» (2 Tm 4,16). «Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). 

6Io grido a te, Signore! Dico: «Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi». 

«Ho gridato io, Cristo, sulla croce. Ho gridato io, Pietro, in carcere, prigioniero di Erode. Ho gridato io, Chiesa, io persona singola che rappresento tutta la Chiesa, trovandomi in angustie superiori alle mie forze. Tu, Signore, sei la mia speranza» (Gero 942). 

7Ascolta la mia supplica perché sono così misero!

«Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8). 

Liberami dai miei persecutori perché sono più forti di me. 

«L'uomo ci perseguita volendo uccidere il corpo, l'altro nemico, invisibile, ci perseguita volendo catturare l'anima» (Ag37,1837). «Noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). 

8Fa’ uscire dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome. 

«Non è una prigione la carne che Tu, Signore, hai creata, ma la corruzione della carne. [Nella vita eterna] non saremo senza corpo, poiché il corpo risorgerà. Che cos'è quello che non ci sarà più? La corruzione. Il tuo corpo è stato creato buono da un Dio che è buono» (Ag37,1837). 

I giusti mi faranno corona quando tu mi avrai colmato di beni. 

Dio ci colmerà di beni soprattutto nella vita eterna: «Lassù verranno a cessare tutte le varie incombenze imposte dal bisogno. Dovremo soltanto lodare Colui che amiamo. La nostra lode non avrà fine, come non avrà fine l'amore» (Ag37,1844). 

Salmo 142

1Salmo. Di Davide. A motivo dalla estrema precarietà della sua situazione, innalza la sua lamentazione, certo della fedeltà di Dio (1-6). Privo dell’aiuto divino, cadrebbe nel nulla ma ora attende il suo soccorso (7-12). 

Signore, ascolta la mia preghiera! Per la tua fedeltà, porgi l’orecchio alle mie suppliche e per la tua giustizia rispondimi. 

Non si appoggia sui propri meriti ma sulla fedeltà di Dio. La giustizia di Dio si rivela nel fatto che Egli adempie le sue promesse, espresse per pura bontà: «Tu, Signore, ti mostrerai giusto e verace nel adempiere ciò che hai promesso. Ora chiedo che tu mi doni ciò che mi hai assicurato perché conto sulla tua e non sulla mia fedeltà» (Gero 949). 

2Non entrare in giudizio con il tuo servo: davanti a te nessun vivente è giusto. 

«Come può un uomo aver ragione davanti a Dio?» (Gb 9,3). «Tutti hanno peccato ma sono giustificati gratuitamente, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3,24). «Io mi condanno da me stesso, come tu vedi, Signore. Non ho bisogno di nessun giudice. Dove l'accusato vede e confessa se stesso come uno che ogni giorno, ogni ora pecca, risparmia il processo, o Signore amante dell'uomo! Cerco misericordia, o generosa fonte di misericordia» (Callisto Patriarca, Capitoli sulla preghiera, 58, Filocalia IV). 

3Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita. 

«Viene calpestata a terra, la vita di colui che è insozzato dal peccato» (Cas 1010). «Che cosa si propone il nostro persecutore se non che, rinunciando alla speranza di quel che ci attende in cielo, nutriamo sentimenti terreni e, attacchiamo il nostro cuore alle cose di quaggiù?» (Ag37,1849). 

Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da gran tempo. 

«Il mio spirito viene meno, i miei giorni si spengono. Sii tu la mia garanzia presso di te» (Gb 17,1.3). 

4In me viene meno il respiro, dentro di me si raggela il mio cuore. 

«La tribolazione ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, tanto che disperavamo perfino della nostra vita. Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte, perché non ponessimo fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti» (2 Cor 1,8-9). 

5Ricordo i giorni passati, ripenso a tutte le tue azioni, medito sulle opere delle tue mani.

 «Popolo mio, ricorda le trame di Balàk re di Moab… Ricordati di quello che è avvenuto da Sittìm a Gàlgala, per riconoscere i benefici del Signore» (Mi 6,5). «Mi sono messo a considerare da quante sventure hai liberato i nostri antenati; così facendo, ho trovato conforto» (Td 1958). 

6A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra assetata. 

«Ho ricordato i giorni antichi grazie alla meditazione delle divine letture. Poi ho proteso le mani, assetato di Te, o Dio. Non solo come il cervo che desidera fonti d’acqua, ma come la terra arida che brama la pioggia» (Es24,49). 

7Rispondimi presto, Signore: mi viene a mancare il respiro. 

«È venuto meno il mio respiro, perché sia pieno del tuo Spirito» (Pros 407). «Chi non può più fare affidamento alle sue forze, comincia a sperare in Dio con maggiore convinzione» (Cas 1011).

Non nascondermi il tuo volto: che io non sia come chi scende nella fossa. 

Ritiene di trovarsi in una situazione gravosa, prossima alla morte. Cristo affrontò la morte per noi, dicendo: «Non ho fatto nulla per cui debba morire, ma faccio in modo di morire, affinché per la morte dell'innocente siano liberati coloro che meritavano di morire» (Ag37,1850). «Da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,5).

 8Al mattino fammi sentire il tuo amore, perché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere perché a te s’innalza l’anima mia. 

Il mattino è l’ora della ripresa e della speranza. «Fammi sperimentare la tua benevolenza, in modo che riprenda a sperare. Fammi da guida e indicami il giusto sentiero» (Td 1957). 

9Liberami dai miei nemici, Signore, in te mi rifugio. 

«Non mi riferisco a uomini nemici; la nostra lotta non è contro la carne e il sangue ma contro i principi e le potenze che reggono il mondo (Cf Ef 6,12)» (Ag37,1855). 

10Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. 

«Signore, fa che non soltanto comprenda ciò che vuoi, ma sappia anche fare ciò che vuoi. Chiedo di essere guidato dal tuo Spirito, affinché il sentiero indicato non mi appaia troppo impervio» (Cf Td 1957). La volontà di Dio sarà da sola la nostra pienezza e non lascerà in noi alcun vuoto. Niente è più ragionevole e perfetto di essa. «In ogni circostanza chiedi che sia fatta la sua volontà, perché Egli vuole ciò che è bene e utile a te, e che tu invece non sempre cerchi» (Evagrio Pontico, La preghiera,31). 

Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana. 

«Si dice che è condotto ciò che viene mosso da un istinto superiore. Gli animali non agiscono ma sono condotti. In modo simile, l'uomo spirituale viene inclinato a compiere qualcosa per istinto dello Spirito Santo. Tuttavia ciò non esclude che essi operino con una volontà, in quanto lo Spirito causa lo stesso moto della loro volontà e del loro libero arbitrio» (Tommaso d'Aquino, Commento alla Lettera ai Romani /1, VIII, III, 635).

11Per il tuo nome, Signore, fammi vivere; per la tua giustizia, liberami dall’angoscia. 

Giustizia significa rettitudine, fedeltà di Dio. «Per amore del tuo nome, Signore, mi darai la vita. Non perché io abbia meritato qualcosa ma perché tu hai avuto compassione di me. I miei meriti [troppo scarsi], li sostituisti con i tuoi doni» (Ag37,1855). 

12Per la tua fedeltà stermina i miei nemici, distruggi quelli che opprimono la mia vita, perché io sono tuo servo. 

Chiede l’annientamento dei nemici. La Chiesa chiede l’annientamento delle loro opere; i nemici non sono gli uomini ma il demonio, il peccato e la morte: «Cristo, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi» (Eb 10,12-13). «L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15,26). 

Salmo 143

1Di Davide. Annuncio della vittoria definitiva sul male ottenuta dal Messia, rappresentato da Davide, e celebrabrazione dell’avvento del suo Regno. 

Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia, 2mio alleato e mia fortezza, mio rifugio e mio liberatore, mio scudo in cui confido, colui che sottomette i popoli al mio giogo. 

«Le mani del vero Davide [il Cristo] furo addestrate quando vinse il mondo; quando, disteso sulla croce, fu ammaestrato nelle armi invincibili della passione stessa» (Ilr 845). «Tutte le azioni dell’uomo amico di Dio operano per la distruzione delle potenze avverse, e Dio stesso insegna ad usare così le mani; quanto alle dita, esse indicano le azioni più umili della vita» (Es24, 52). 

3Signore, che cos’è l’uomo perché tu l’abbia a cuore? Il figlio dell’uomo, perché te ne dia pensiero

 4L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa. Colui che combatte le battaglie di Dio è un povero, ma, proprio a motivo della sua miseria, viene amato e sostenuto da Lui. «Ammiro la tua benevolenza per gli uomini che è senza misura. Tu che sei Dio, creatore di tutti, mostri una premura così delicata verso questo essere così imperfetto» (Td 1961). «Quanto non ti ha creduto prezioso se non ha risparmiato il suo proprio Figlio ma lo ha consegnato alla morte per tutti noi? Come non ci ha donato insieme con lui anche tutte le cose? (Cf Rm 8,31-32)» (Ag37,*)§. 

5Signore, abbassa il tuo cielo e discendi, tocca i monti ed essi fumeranno. 6Lancia folgori e disperdili, scaglia le tue saette e sconfiggili. 7Stendi dall’alto la tua mano, scampami e liberami dalle grandi acque, dalla mano degli stranieri. 

Dio intervenga in modo diretto a combattere i nemici (come era accaduto al passaggio del Mar Rosso) (Td 1961), e salvare il suo eletto (Cf Sal 17). «È necessario che il Verbo di Dio discenda per distruggere i nemici. Sebbene Dio addestri molto bene le mie mani, tuttavia qual’é la forza dell’uomo perché possa resistere ad un simile esercito? Perciò Tu stesso, Signore, piega i cieli e scendi» ( Es24, 53). 

8La loro bocca dice cose false e la loro è una destra di menzogna. 

La forza degli avversari di Dio e del suo Eletto sta nella menzogna. 

9O Dio, ti canterò un canto nuovo, inneggerò a te con l’arpa a dieci corde, 10a te, che dai vittoria ai re, che scampi Davide, tuo servo, dalla spada iniqua. 

Ringraziamento per il dono della vittoria che inaugura i tempi messianici. «A partire da questo salmo fino alla conclusione del salterio, incontriamo benedizioni, confessioni di lode, espressioni ferventi di lode, suggerite dalla fede, concepite dalla speranza, create dall’amore» (Gero 954). «Il cantico nuovo è l'inno alla grazia; il cantico nuovo è il canto dell'uomo nuovo, del Testamento Nuovo» (Agostino 143,16 Ag37,1866). 

Scampi Davide, tuo servo. 11Scampami e liberami dalla mano degli stranieri: la loro bocca dice cose false e la loro è una destra di menzogna. 

«Riconoscete [questo] David; siate voi stessi David!» (Ag37,1866). 

 12I nostri figli siano come piante, cresciute bene fin dalla loro giovinezza; le nostre figlie come colonne d’angolo, scolpite per adornare un palazzo. 

«In mezzo a te ha benedetto i tuoi figli» (Sal 147,13 Cf esaltazione della bellezza delle figlie: Gb 42,14-15; Sir 26,18). Si annuncia l’abbondanza di beni di cui i fedeli godranno. Dio vuole arricchire il suo popolo: «Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà…» (Dt 7, 13). «Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa, voci di pianto, grida d’angoscia» (Is 65, 19).

 13I nostri granai siano pieni, traboccanti di frutti d’ogni specie. Siano a migliaia le nostre greggi, a miriadi nelle nostre campagne; 14siano carichi i nostri buoi. 

«La felicità non si trova forse nel godimento dei beni? Abramo non aveva forse abbondanza in casa? Questa però, è una felicità temporale, e non devi confonderla con la felicità [vera]: Dio, l'eternità. In queste cose deve essere il nostro desiderio. Serviamoci di quel che si trova nella vita temporale ma desideriamo [i possessi eterni]» (Ag37,1867). I doni messianici per il cristiano sono soprattutto spirituali: «Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni» (1 Cor 1,4-5). 

Nessuna breccia, nessuna fuga. 

Non ci dovrà essere più nessuna breccia (incursione dei nemici) e nessuna fuga (degli abitanti della città occupata). 

Nessun gemito nelle nostre piazze: 

«Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, clamore con gni sorta di malignità» (Ef 4,31). 

15Beato il popolo che possiede questi beni. 

«Tutto ciò che i campi producono ci viene elargito dalla provvidenza divina. Quindi è dovere di carità e di giustizia che anche noi aiutiamo gli altri con quegli stessi doni che il Padre celeste ci ha elargiti con tanta misericordia. Nulla è maggiormente nostro di quanto spendiamo per il prossimo» (Leone Magno, Discorsi 16,1-2)§. 

Beato il popolo che ha il Signore come Dio. 

«Chi chiede a Dio un altro premio all'infuori di lui e per questo vuole servirlo, considera ciò che vuole ricevere più prezioso di colui dal quale vuol riceverlo. Il premio di Dio è Dio medesimo» (Ag37,928). 

I sette salmi di lode

I salmi da 144 a 150 sono sette salmi di lode. Continuano la celebrazione per la venuta del Regno di Dio introdotto dal Re, il Messia, intonata dal salmo precedente (Sal 143, 9ss). Da questo versetto in poi, nel salterio, troviamo soltanto espressioni di lode. 

Mio Dio, ti canterò un canto nuovo, suonerò per te sull'arpa a dieci corde; a te, che dai vittoria al tuo consacrato, che liberi Davide tuo servo. I nostri granai siano pieni, trabocchino di frutti d'ogni specie; siano a migliaia i nostri greggi, a mirìadi nelle nostre campagne; siano carichi i nostri buoi. Beato il popolo che possiede questi beni: beato il popolo il cui Dio è il Signore.

Il primo di questi salmi di lode, il 144, termina con l’esortazione: «Ogni vivente benedica il suo Nome santo» (144,21). Forse questo invito concludeva tutto il salterio ma altri salmisti, rispettano tale consegna, prolungarono la lode con altri 6 salmi (dal 145 al 150). L’intero salterio si concluderà allo stesso modo: «Ogni vivente, dia lode al Signore» (150,6). 

I sei salmi di lode aggiunti al 144, formano il cosiddetto piccolo Hallel (145-150). L'alleluia (ossia l'invito a lodare Dio) compare dieci volte. Se nel grande hallel, il salterio aveva celebrato le grandi gesta di Dio, in questo piccolo hallel esso presta attenzione alle meraviglie quotidiane compiute da Lui. 

Nella rilettura cristiana, l’hallel anticipa la realtà futura: «Come un tempo a Gerusalemme uno solo era il cuore e l'anima di tutti i credenti e tutto era loro in comune, così in cielo uno solo sarà il cuore e l'anima della moltitudine di coloro che vedranno Dio, per amarlo e lodarlo. Tutti avranno tutto in comune perché Dio sarà tutto in tutti. A simbolo di questo momento e a lode della nostra pace gli ultimi sette salmi, che cantiamo in modo speciale a lode del Signore, portano il titolo di alleluia. Alleluia è parola ebraica, che significa lodate il Signore; è invalsa in tutte le Chiese l'usanza che questo canto sia eseguito col termine ebraico dai fedeli di tutto il mondo. In tal modo questa devota consonanza ci ammonisce che in tutta la Chiesa una sola deve essere la fede, l'amore di Cristo e che tutti dobbiamo tendere a quella patria nella quale non c'è diversità di mente, né dissonanza di lingua» (Beda Omelie, X, PL 94,185). Alleluia è quindi il simbolo dell’unità della Chiesa.

Salmo 144

1Lode. Di Davide. Celebrazione della grandezza di Dio e del suo regno di misericordia. «Il profeta eleva la lode al Signore per una moltiplicità di motivazioni» (BW 515). «Padre, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo regno» (Mt 6,9). 

O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. 

Più precisamente: Ti esalto mio Dio, il Re (arominchà Elohai hammélech): il nostro Signore non è una divinità qualsiasi ma il Re eterno. La lode è concentrata sul Nome (shimchà) del Signore, rivelato a Mosé: «Il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: “Eccomi!”» (Is 52,6). 

«Siamo debitori a Dio per i molteplici doni ricevuti: ci creò quando ancora non eravamo, ci conserva nell'esistenza, ogni giorno provvede a noi. Spesso non siamo neppure consapevoli dei beni che ci elargisce. Tuttavia, dobbiamo esaltarlo non soltanto per questi doni, ma per la grandezza della sua gloria, immune da ogni male» (Or 1672). 

2Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. 

Rinnova il proposito di lodare Dio “in eterno e per sempre” precisando che lo farà ogni giorno. «In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine» (Tb 4,19). 

«Benedite ogni giorno; benedite Dio qualunque cosa vi accada, in quanto è opera sua anche il fatto che vi risparmi ciò che non riuscireste a sopportare. Dio, quando dona, dona per misericordia; quando toglie, toglie per misericordia. Lodalo quando ti favorisce con doni e quando ti prova permettendo delle sofferenze: è una medicina per le tue ferite» (Ag37,1871).

3Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. 

Annuncia il motivo per il quale il Signore merita una lode perenne: la sua grandezza. «Ecco, Dio è così grande, che non lo comprendiamo» (Gb 36,26). «La sua grandezza è illimitata: sia quindi illimitata anche la tua lode. Nemmeno quando sarai morto alla vita presente interromperai la lode del Signore. Se infatti non ci sarà tempo in cui tu non sia di Dio, non si darà nemmeno tempo in cui tacerà in te la tua lode» (Ag37,1872). 

4Una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese. 

Né una singola persona, né una sola generazione può esaurire la grandezza di Dio. È necessario che il lievito fermenti tutta la pasta, che il granello di senape diventi albero e che il grano marcito produca frutto.

5Il glorioso splendore della tua maestà e le tue meraviglie voglio meditare. 

L’ammirazione per la grandezza di Dio può sfumare in noi se non la ricordiamo nella nostra meditazione. Al contrario Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).

6Parlino della tua terribile potenza: anch’io voglio raccontare la tua grandezza. 

Il salmista vuole unirsi personalmente alla lode universale. «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio» (1 Sam 2,1). 

7Diffondano il ricordo della tua bontà immensa, acclamino la tua giustizia. 

La grandezza di Dio appare nella sua bontà immensa (rav tuvechà). In questo versetto bontà e giustzia (zidqatechà) sono sinonimi, perché giustizia significa fedeltà, l’agire giusto e retto di Dio.

8Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. 9Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. 

Egli è misericordioso e pietoso. Appare soprattutto nell’esperienza della sua tenerezza paterna: Tenerezza (rachamàv): «Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito della tua tenerezza e la tua misericordia (rachameka)? Non forzarti all'insensibilità perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore» (Is 63,15-16). «Abbà, Padre…» (Mc 14,36).

10Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. 11Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza, 12per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno. 13Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Dio manifesta se stesso come Padre, nel realizzare il suo Regno d’amore: «Il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto, annienterà tutti gli altri regno mentre esso durerà per sempre» (Dn 2,44). «Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo» (Ap 11,15). «Ogni giorno diciamo “venga il tuo regno”, di cui nessuna mente può concepire né la grandezza né la gloria, né lo splendore. Come è promesso, così si crede; con infallibile desiderio è chiesto finché sia presente» (Pros 413). 

Fedele è il Signore in tutte le sue parole e buono in tutte le sue opere. 

«Eli le rispose: “Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto”» (1 Sm 1,17). 

14Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto. 

«Gesù disse (all’adultera): «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). 

15Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. 16Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. 

Dio provvede il cibo, il pane quotidiano: «Come chi distribuisce il cibo ai malati, tu, Signore, lo dai a tempo opportuno, quando il malato lo deve prendere e dai ciò che deve prendere. Chi ricorre a Dio chiedendo cose giuste, se non viene esaudito, non deve perdersi d'animo. I suoi occhi aspettino il cibo che egli dà al tempo opportuno. Se non [lo] dà, lo fa perché non diventi dannoso ciò che dà» (Ag37,1831). 

17Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. 

«Conosco i progetti che ho fatto per voi, progetti di pace e non di sventura» (Ger 29,13). «Dio è giusto sia che si mostri severo verso di noi, sia che si mostri mite. Se colpisce, guarisce; corregge, per perdonare» (Pros 414). 

18Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità. 

«A tutti è vicino con la sua provvidenza, ma stabilisce con chi lo invoca con scienza un rapporto [di particolare benevolenza]. Oltre la comune provvidenza, egli ne offre una speciale ai fedeli, nell’essere loro vicino e nell’occuparsi maggiormente di loro» (Es24, 61). «Molto vale la preghiera del giusti fatta con insistenza» (Gc 5,16). 

19Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva. 

«Nella via dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo Nome, Signore, e al tuo ricordo si volge il nostro desiderio» (Is 26,8). «Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto» (Sir 6,37). «C’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo» (Rm 7,18). 

20Il Signore custodisce tutti quelli che lo amano, ma distrugge tutti i malvagi. 

«Dio distrugge [la malvagità] dei malvagi quando fa in modo che si allontanino dal male» (Or 1673). 

21Canti la mia bocca la lode del Signore e benedica ogni vivente il suo santo nome, in eterno e per sempre. 

«Non gli basta la lode, se non si accompagna al fatto che non cessa di lodare. Loderà ancora, pur lodando già ora. Chi benedice in eterno, rimarrà coeterno con l’Eterno» (Ilr 864). 

Salmo 145

1Alleluia. Loda il Signore, anima mia:

«Non è la stessa anima che sì rivolge a se stessa. Eccola infatti fluttuare in preda a certi turbamenti, sia pure limitatamente a qualche sua parte. C'è però un'altra parte, che chiamano intelletto o ragione: è quella facoltà con cui pensa alla sapienza, fin da ora aderisce al Signore e sospira a lui. Ebbene, questa facoltà avverte nelle parti a lei inferiori dei turbamenti, constata come certi suoi desideri tendano ad effondersi al di fuori abbandonando Dio che sta dentro. In tale situazione l'anima richiama se stessa a volgersi dall'esterno all'interno, dalle cose inferiori a quelle superiori, e dice: Loda, anima mia, il Signore».

2loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto. 

«Quando lodi Dio, il tuo pensiero si dilata verso le realtà interiori, e l'esserti così dilatato, ti rende più capace di accogliere Colui che lodi» (Ag37,1886). «Ciascuno di voi sia interamente qui per non essere qui. Cioè: sia interamente preso dalla parola di Dio che echeggia qui in terra per essere afferrato da Dio ed elevato oltre la terra. Dio infatti è con noi affinché noi siamo con lui. Per essere con noi egli si abbassò fino a noi; parimenti perché noi siamo con lui ci fa salire fino a sé».

3Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare. 

«Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa…» (Ger 17,5). «Il temere gli uomini pone in una trappola; ma chi confida nel Signore è al sicuro» (Pr 29,25). 

4Esala lo spirito e ritorna alla terra: in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

«Guardatevi dall’uomo, nelle cui narici non v’è che un soffio, perché in quale conto si può tenere?» (Is 2,22). «Nell’ora della morte vengono meno le aspirazioni umane. Queste cose si disperdono nel nulla e il desiderio di esse si dimostra irrealizzabile» (Cs 1030). 

5Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio. 

«La tua forza non sta nel numero, né sui forti si regge il tuo regno: tu sei invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei piccoli, il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il salvatore dei disperati» (Gdt 9,11).

«Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a Lui ed Egli appianerà i tuoi sentieri» (Pr 3,5). 

6Che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre. 

«Chi s'è preoccupato di crearti, non si curerà di sostentarti? Chi mi assicura che egli ha cura anche di me? Ti si direbbe: Ma se lui ti ha fatto! Ha fatto il passero, la locusta, il vermiciattolo. Non c'è creatura che egli non abbia fatta, e di tutte le creature egli ha cura» (Ag37,1892). «Tutte le creature nel loro insieme sono perfette in bontà. Non ti succeda che, ingombrato dalle cose create, ti distacchi da chi le fece. Le cose che ingombrano il tuo spirito sono inferiori a te, mentre tu sei stato creato inferiore soltanto a Lui. Occorre quindi che ti tenga unito a chi ti è superiore, se vorrai tenere sotto i tuoi piedi le cose inferiori; se al contrario ti allontani da chi ti è superiore, le cose inferiori si tramuteranno per te in strumenti di tribolazione» (Ag37,1887).

7Rende giustizia agli oppressi. 

«L’oppressione non può riferirsi solo alla possessione diabolica, ma anche a quella esercitata dai vizi, ai quali ci troviamo legati, come se fossero delle funi» (Cs 1032). «Non sono le cose create a schiavizzare i nostri cuori ma i pensieri influenzati dalle nostre passioni. Dio ha creato l'oro, ha creato la donna; di per sé, nessuna cosa creata ostacola la bontà degli uomini ma sono loro a lasciarsi imprigionare dall'avarizia e dalla fornicazione. I pensieri passionali, facendoci violenza, vogliono dominare a lungo nel nostro cuore» (Or 1675). 

Dà il pane agli affamati, il Signore libera i prigionieri. 

«Tutto ciò che i campi producono ci viene elargito dalla provvidenza divina. L’umana ragione non basterebbe, se le semine e le irrigazioni non fossero incrementate dall’azione potente del Signore. Quindi è dovere di carità e di giustizia che anche noi aiutiamo gli altri con quegli stessi doni che il Padre celeste ci ha elargiti con tanta misericordia» (Leone Magno PL 54,176). 

8Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti. 

«C'è una luce che brilla soltanto agli occhi dei giusti. Tobia era cieco, eppure era in grado di indicare al figlio le vie di Dio. Vedete come c'è un'altra luce che spunta soltanto per il giusto» (Ag37,1251). «È meraviglioso vedere come i ciechi siano dotati di una sensibilità più ricca, perché Dio li rende più accorti in cambio della privazione della vista» ( Es24, 64.65). 

9Il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. 

«Orfano e vedova sono coloro che, rimasti privi di consolazioni umane, contemplano il Signore con un’anima pura. Cristo li accoglie per tutelarli con la sua protezione» (Cs 1032). Ascoltiamo le parole di incoraggiamento rivolte ad una vedova: «Il non essere stata soffocata dal dolore, non è dipeso da un qualsiasi soccorso umano, ma al contrario dal soccorso della mano di Dio che tutto può. Finché il tuo sposo veniva unito a te, godevi dei vantaggi che era naturale potersi attendere da un uomo; ora, poiché Dio lo ha chiamato a sé Egli stesso ha preso per te il suo posto» (G. Crisostomo, Ad viduam juniorem,1, PG 48,600).

10Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 

«Ormai i nostri cuori sono fermi in Cristo ma Egli non regna ancora totalmente in noi, perché i nostri cuori, talora, sono dispersi in miseri interessi» (Cs 1033).

Salmo 146

1È bello cantare inni al nostro Dio. 

«Mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani» (Sal 91,5). «L’atto di lodare Dio, ha già in sé la sua ricompensa» (Cs 1033). 

2Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d’Israele. 

«Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata» (Ger 31,3-4). «Edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). «La santità riunisce gli uomini che erano stati divisi tra loro dal peccato» (Or 1675). «Dio non ama ciò che è in disaccordo, anzi raccoglie ciò che è disperso» (Cs 1034). «Egli manderà i suoi angeli e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli» (Mt 24,31). 

3Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. 

«Felice l'uomo, che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell'Onnipotente, perché egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana» (Gb 5,17-18). «Ecco io farò rimarginare la loro piaga, li curerò e li risanerò; procurerò loro abbondanza di pace e di sicurezza» (Ger 39,6). 

«Quante volte hai unto la mia coscienza ferita con l'unzione della tua misericordia, e l'hai cosparsa con l'olio della letizia! Quante volte, entrando quasi disperato nell'orazione, ne sono uscito esultante e pieno di fiducia nel perdono!» (Be 947). 

4Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. 

«Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno» (Is 40,26). «I vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20). 

«Nessuno conta se non ciò che deve custodire con più attenta cura. Il Pastore, per avere salvo il gregge, lo conta spesso. A tal punto è protetto chi è compreso nel numero che, se si smarrisce, è portato dal Pastore sulle sue spalle perché il numero non diminuisca in nulla. Non vogliate credere, fratelli, che Dio si dimentichi sia pure del più piccolo» (Massimo di Torino, Sermoni 70,3). 

5Grande è il Signore nostro, grande è la sua potenza. La sua sapienza non si può calcolare. 

«Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato» (Is 40,28).

«Tornate al rimedio del Salvatore. Il Signore fascerà le vostre fratture, renderà stabile la guarigione. Allora non ci saranno più impossibili le cose che adesso ci sono impossibili» (Ag37,1906). 

6Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi. 

«Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel Nome del Signore il resto d’Israele» (Sof 3,12). «Dio non ha forse scelto i poveri del mondo per farli ricchi con la fede?» (Gc 2,5). 

7Intonate al Signore un canto di grazie, sulla cetra cantate inni al nostro Dio. 

«Intrattenetevi a vicenda con sali, inni e canti spirituali, cantando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre» (Ef 5,19-20). 

8Egli copre il cielo di nubi, prepara la pioggia per la terra, fa germogliare l’erba sui monti, 9provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano. 

«Io mi rivolgerei a Dio e a Dio esporrei la mia causa: a lui, che fa cose grandi e incomprensibili, meraviglie senza numero, che dà la pioggia alla terra e manda le acque sulle campagne. Colloca gli umili in alto e gli afflitti solleva a prosperità» (Gb 5,8-11). «Guardate i corvi: non seminano e non mietono e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli del cielo, voi valete!» (Lc 12,24). 

«Sono indicate sia la provvidenza che la bontà di Dio. Il cielo, coperto di nubi, fa scendere la pioggia, veste di erba le colline, offre il pascolo e provvede il cibo agli uccelli. Per mezzo delle parole divine, noi, già infecondi e sterili, siamo irrorati dal dono della pioggia divina, per portare frutti in noi stessi» (Ilr 872).

10 Non apprezza il vigore del cavallo, non gradisce la corsa dell’uomo. 

«Guai a quanti scendono in Egitto per cercar aiuto, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo di Israele e senza cercare il Signore» (Is 31,1). 

«Il cavallo indica la superbia. L’uomo orgoglioso, verso il quale Dio non può essere benigno, viene paragonato ad esso, mentre sceglie gli umili. “Il cavallo non giova per la vittoria” (Sal 132,17). “Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nel Nome del Signore (Sal 19,8)”» (Cs 1037). 

11Al Signore è gradito chi lo teme, chi spera nel suo amore. 

«Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me. Godrò nel beneficarli» (Ger 32,40). 

«Il timore accetto a Dio è un sentimento che si unisce con l’amore e con un devoto ardimento» (Cs 1038). 

Salmo 147

«L’assemblea dei santi, partecipe della risurrezione [di Cristo], resa conforme alla gloria di Dio, costituisce questa città, costruita con pietre vive. Nella fede vede splendere in anticipo, nel corpo glorificato del Signore, il modo con cui vivrà in futuro» (Ilr 875). 

1Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, 

«Voi, figli di Sion, rallegratevi, gioite nel Signore vostro Dio» (Gl 2,23). 

2perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. 

«A lodare il Signore sarà la Gerusalemme ormai chiusa [al sicuro]. Ora lodiamo trovandoci in mezzo agli scandali» (Ag37,1920). «Farò scorrere acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Spanderò il mio spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri; cresceranno come erba in mezzo all'acqua, come salici lungo acque correnti» (Is 44,3-4). 

3Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. 

«I confini di Gerusalemme si estendono là fin dove c'è pace. Chi non conosce la pace, si trova fuori da Gerusalemme. La pace  libera l’anima dalle passioni» (Or PL 12,1673). «Fior di frumento è la contemplazione della divinità che ristora i sensi dei giusti al punto da superare qualsiasi sazietà. È Lui il pane vero disceso dal cielo (Gv 6, 41). Se già adesso ci ristora con la partecipazione al suo corpo, in quale modo ci sazierà allora quando ci avrà riempiti dell’intera luce della sua divinità?» (Cs 1039).

4Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. 

«La parola di Dio cresceva e si diffondeva» (At 12,24). «La sollecitudine per l’annuncio del regno di Dio è avvenuta senza lentezze. Dove l’insegnamento degli apostoli non ha fatto un rapido corso? Grazie a tale rapida corsa è iniziata la costruzione di questa città beata» (Ilr 876). 

5Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina, 6getta come briciole la grandine: di fronte al suo gelo chi resiste? 

«Dal seno di chi è uscito il ghiaccio e la brina del cielo chi l'ha generata? Come pietra le acque induriscono e la faccia dell'abisso si raggela» (Gb 38,29-30). «I miei fratelli mi hanno deluso, sono dileguati come i torrenti delle valli, i quali sono torbidi per lo sgelo, si gonfiano allo sciogliersi della neve, ma al tempo della siccità svaniscono e all'arsura scompaiono dai loro letti» (Gb 6,15-17). 

7Manda la sua parola ed ecco le scioglie, fa soffiare il suo vento e scorrono le acque. 

«Quando il sole di giustizia si ritira, allora neve, gelo, nebbia e freddo vengono a dominare la nostra persona, resa priva della ragione. Tuttavia la parola di Dio, non appena arriva, dissolve ogni male» (Or PL 12,1673). «Così avvenne al persecutore Saulo e così accade anche oggi a molti: mentre prima erano inariditi per la durezza della loro ostinazione, in seguito diventano irrigui grazie allo scorrere dell’annunzio» (Cs 1011). «Dio interviene in due maniere: o permette o vuole in modo diretto» (Or PL 12,1673).

8Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele. 

«Dio giudica gli uomini in base alla legge naturale che è insita in noi, mentre gli israeliti, sia in base a questa, sia in base a quella scritta. Non ha mandato una legge scritta ai pagani, perché questo privilegio lo ha riservato ai giudei» (Es24,69). A tutti invia la Parola Gesù: «Questa è la parola che egli ha inviato, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti» (At 10,36). 

9Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. Alleluia. 

«Qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?» (Dt 4,7-8). 

«Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1 Pt 2,9). 

Salmo 148

1Alleluia. Il salmista invita ogni creatura a lodare Dio. Apre una lode universale, cosmica. «Che cosa c’è di più degno che la creatura lodi il suo Creatore e che la creazione tutta celebri l’Artefice? Quanto al Creatore si riferisce al Signore Salvatore: Egli è il Verbo fatto carne, al cui comando tutte le cose sono state create (Cf Gv 1,3)» (Cs 1044). 

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. 2Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere. 

Esorta, dapprima, le creature celesti, angeli ed astri, e perfino la massa d’acqua che, secondo la cosmologia ebraica, giace sopra il firmamento, sotto il trono di Dio (v.4). 

I primi a lodare sono “i suoi angeli”, come nel salmo 102: «Benedite il Signore, angeli suoi, potenti esecutori dei suoi comandi, attenti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà» (Sal 103,20-21). 

3Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. 4Lodatelo, cieli dei cieli, voi, acque al di sopra dei cieli. 5Lodino il nome del Signore, perché al suo comando sono stati creati. 6Li ha resi stabili nei secoli per sempre; ha fissato un decreto che non passerà.

Seguono, po, gli astri (sole, luna e stelle). Questi venivano venerati come divinità, ma la Sacra Scrittura li considera soltanto come delle semplici creature. I profeti contrastarono il culto degli astri: «Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la luna, le stelle e tutto l’esercito del cielo, tu non lasciarti indurre a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore, tuo Dio, ha dato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. Voi, invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall’Egitto, perché foste per lui come popolo di sua proprietà, quale oggi siete» (Dt 4,19). Giobbe attesta di essere stato immune da questi culti: «Se, vedendo il sole risplendere e la luna avanzare smagliante, si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, anche questo sarebbe stato un delitto da denunciare, perché avrei rinnegato Dio, che sta in alto» (Gb 31,26-28). 

I saggi, tuttavia, ammirarono il loro splendore e li contemplarono come segno della grandezza di Dio: «Vanto del cielo è il limpido firmamento, spettacolo celeste in una visione di gloria. Il sole, quando appare nel suo sorgere, proclama: “Che meraviglia è l’opera dell’Altissimo!”. Grande è il Signore che lo ha creato e con le sue parole ne affretta il corso. Anche la luna, sempre puntuale nelle sue fasi, regola i mesi e indica il tempo. Da essa il mese prende nome, mirabilmente crescendo secondo le sue fasi» (Sir 43,1-8). Le stelle vengono viste come creature che dialogano con Dio, quasi come fossero altri angeli: «Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; egli le chiama e rispondono: “Eccoci!”. E brillano di gioia per colui che le ha create» (Bar 3,34-35). 

7Lodate il Signore dalla terra, mostri marini e voi tutti, abissi, 8fuoco e grandine, neve e nebbia, vento di bufera che esegue la sua parola, 9monti e voi tutte, colline, alberi da frutto e voi tutti, cedri, 10voi, bestie e animali domestici, rettili e uccelli alati. 

Estende, ora, l’invito alla lode alle creature della terra. Partendo dall’estremità in alto, dall’alto dei cieli, volge la sua attenzione all’estremità in basso, fino agli abissi. 

Mostri (tanninim), abissi (tehomòt) e vento di bufera (ruach s‘earà) obbediscono agli ordinamenti stabiliti da Dio. «Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo, obbediscono volentieri. Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione. Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, eseguiscono l'ordine; il fuoco, inviato dall'alto per consumare monti e boschi, eseguisce il comando» (Bar 6,59-61). 

«Come lodano queste creature? Gridano con la tua ricerca, gridano con la tua voce. Quando tu osservi queste creature, ne godi e ti sollevi all'Artefice e dalle cose create, per via d'intelletto, contempli i suoi attributi invisibili, allora si leva la sua lode sulla terra e nel cielo» (Ag37,1946).

«Tutto quel che succede sulla terra è soggetto alla provvidenza di Dio, e l'incredulo aperto all'istruzione resterebbe ammirato anche del modo come sono disposte le membra di una pulce. Considera un animaletto, il più minuto che ti pare. Chi ha dato alla zanzara l'aculeo con cui succhia il sangue? Quant'è sottile questo filo con cui sorbisce i liquidi! Chi ha disposto queste cose? Ti sorprendono le cose infinitamente piccole? Loda Colui che è grande» (Ag37,1943-1944). 

11I re della terra e i popoli tutti, i governanti e i giudici della terra, 12i giovani e le ragazze, i vecchi insieme ai bambini, 13lodino il nome del Signore, perché solo il suo nome è sublime: la sua maestà sovrasta la terra e i cieli. 

Gli uomini, infine, sono invitati a lodare Dio. Ogni persona, a prescindere dalla rilevanza sociale e dal sesso, partecipa alla lode. Esercitando questo privilegio, anche il più piccolo diventa grande: «Chi teme il Signore è sempre grande» (Gdt 16,16). 

Soltanto il nome di Dio è davvero elevato su tutto (nisgàv shemò levaddò). Letteralmente: il Signore è accresciuto (nisgàv dalla radice sagav).

14Ha accresciuto la potenza del suo popolo. 

Il Signore cresce anche nell’accrescere la potenza del suo popolo: «Tu sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio ed Egli ti ha scelto, affinché, tra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra, tu sia un popolo particolarmente suo» (Dt 7,6). Il popolo dicenta glorioso nell’aderire al Signore. «Come questa cintura aderisce ai fianchi di un uomo, così io volli che aderisse a me tutta la casa d’Israele, perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode e mia gloria» (Ger 13,11). 

Egli è la lode per tutti i suoi fedeli, per i figli d’Israele, popolo a lui vicino. Alleluia. 

Il Signore stesso è il tema della lode. Celebrandolo, Israele risponde all’amore che lo ha preceduto. 

Ripresa

La sapienza del Signore risplende più degli astri: «Ella in realtà è più radiosa del sole e supera ogni costellazione, paragonata alla luce risulta più luminosa; a questa, infatti, succede la notte, ma la malvagità non prevale sulla sapienza» (Sap 7,29-30). 

Riguardo a Gesù, la Sapienza divina fatta carne, si dice: «Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). 

Il nuovo cosmo nel quale si manifesta la grandezza del Signore è l’uomo stesso. L’uomo retto riflette in se stesso la bellezza del creato. Così apparve il sommo sacerdote Simeone: «Come un astro mattutino fra le nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come il sole sfolgorante sul tempio dell'Altissimo, come l'arcobaleno splendente fra nubi di gloria, come un giglio lungo un corso d'acqua… » (Sir 50,6 ss). 

«Siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita» (Fil 2,15). 

Salmo 149

1Alleluia. Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. 

«Chiunque si separa dalla comunione dei santi non canta il cantico nuovo, segue la via dell'animosità che è roba vecchia, non quella della carità, che è nuova. Se tu lodi il Signore e io lodo il Signore, perché dovremmo essere in discordia? La carità loda il Signore, la discordia lo bestemmia» (Ag37,1949). 

2Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli di Sion. 3Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre gli cantino inni. 

«Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio» (Is 52,7). 

«Godiamo in Dio, se godiamo nella carità. Quando uno ha la carità, perché inviarlo lontano per fargli vedere Dio? Abbia la carità e abiterà in lui come nel cielo. Siamo Israele e allietiamoci in colui che ci ha creati» (Ag37,1951).

4Il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria. 

«Coloro che li vedranno ne avranno stima, perché essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto» (Is 61,9). 

«Dio si compiacerà del suo popolo quando lo renderà felice della gioia piena, quando lo avrà reso uguale agli angeli. Si compiacerà quando, come insegna l’apostolo (1 Cor 15,28), “sarà tutto in tutti”. I poveri sono quelli che hanno sofferto, che in questa vita hanno sopportato molteplici offese, ma che, per amore del regno di Dio, furono ugualmente contenti, colmi di spirito di fede» (Cs 1049). 

5Esultino i fedeli nella gloria, facciano festa sui loro giacigli. 

«La nostra gloria sta nella testimonianza della nostra coscienza (2 Cor 1,12). Esultano quando pensano di possedere un Signore così buono che perdona ai colpevoli, che dona la grazia ai peccatori e la gloria eterna a chi non la merita» (Cs 1049). 

6Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani, 

Forse allude ad una danza rituale, durante la quale, mentre si agitavano le spade, si celebrava il Signore (Cf Ez 21,14-22). I Maccabei «combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio» (2 Mac 15,27). 

Cristo combatte con la predicazione: «Cristo scelse cose che nel mondo non rappresentavano nulla. A questa gente, riempita di Spirito Santo, diede in mano la spada a doppio taglio; comandò loro di predicare il Vangelo percorrendo l'intero universo. Il leone è vinto mentre infierisce e uccide, l'agnello riporta vittoria a forza di pazientare» (Ag37,1958). «Il potere della parola è dato non solo a quelli che presiedono, ma a tutti» (Pros 424).

7per compiere la vendetta fra le nazioni e punire i popoli, 8per stringere in catene i loro sovrani, i loro nobili in ceppi di ferro, 9per eseguire su di loro la sentenza già scritta. Questo è un onore per tutti i suoi fedeli. Alleluia. 

Dio non lascia impunito il sopruso sui poveri e il suo giudizio avverrà a suo tempo. La Sacra Scrittura, intanto, suggerisce di abbandonare ogni sentimento di vendetta: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lev 19,17-18). «Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere» (Rm 12,19-20). 

Salmo 150

Questa glorificazione conclude il settenario di lode ma anche l’intero salterio. Per dieci volte si invita a celebrare il Signore per quello che Egli è, senz’altra considerazione. 

1Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento.

Lodiamo il Padre in Cristo e con Cristo: «Questo Santuario è quello del quale i demoni con terrore dicevano: sappiamo chi sei: il Santo di Dio! Che c’è di più beato dell’essere uniti a Lui e, tramite Lui, al Padre?» (Es24, 76).

2Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza. 

«Chi può narrare i prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode?» (Sal 105,2). 

3Lodatelo con il suono del corno lodatelo con l’arpa e la cetra. 4Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti. 5Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti. 

«I quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. Cantavano un canto nuovo» (Ap 5,8-9). 

«Voi, o santi di Dio, voi siete la tromba, il salterio, la cetra, il timpano, il coro, le corde e l'organo. Voi siete tutte queste cose» (Ag37,1965). 

6 Ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia. 

Lett: ogni respirante, dia lode (kòl hanneshamà, tehallel Iàh). «Quando arriveremo alla tua presenza, cesseranno queste molte parole. Tu resterai, solo, Tutto in tutti, e senza fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio e divenuti anche noi una sola cosa in Te» (Agostino, La Trinità, XV, 28, 51).