lunedì 5 maggio 2025

Incontro e scontro con l'ebraismo

Nel capitolo 2 “Ascesa e declino del Paolo luterano” (pp.65-81), G. Bocaccini e G. Mariotti tracciano un riepilogo dell’incontro/scontro tra Ebrei e Cristiani. Ne presento una breve sintesi rinviando alla lettura completa della stessa opera (“Paolo di Tarso, un ebreo del suo tempo”, Carrocci Editore). 

Durante tutto il medioevo il rapporto tra cristiani ed ebrei fu segnato dal confronto tra la linea più antigiudaica del Crisostomo, prevalente nell'oriente Cristiano e quella più tollerante di Agostino affermatasi nell'occidente (pg 65). Mentre nell'oriente cristiano del IV e V secolo sinagoghe e templi pagani, nonostante la formale protezione imperiale, cadevano sotto iconoclastia di fedeli cristiani, in occidente l'ermeneutica paolina di Agostino, basata sulla necessità della presenza ebraica nel mondo cristiano e sulla profezia della salvezza escatologica di Israele, di fatto salvaguardò tale presenza. 

Il tema della sottomissione degli ebrei ai cristiani era preso dall'interpretazione del rapporto tra Esaù e Giacobbe, riportato da Paolo in Rm 9, secondo cui, all'apice della teologia della sostituzione, gli ebrei erano stati rifiutati da Dio, e al loro posto aveva scelto il cristianesimo. 

Gregorio Magno fu il Papa che contribuì maggiormente a formalizzare i rapporti tra cristiani ed ebrei, stabilendo che le conversioni e i battesimi, per essere validi non dovessero essere imposti con la forza. Questa dottrina avrebbe fornito per i secoli il fondamento teologico necessario all’accettazione e al mantenimento di un'area di diversità entro l'universo omogeneo cristianità medioevale (67). 

L’equilibrio nell'occidente tra la prospettiva di Crisostomo e quella di Agostino, si interruppe e ricevette una prima svolta già tra il XII e il XIII sec. periodo in cui si cominciò ad affermare che non c’era posto per l'ebraismo in una società Cristiana correttamente ordinata. 

La nuova fase è evidente nella stessa iconografia: le due Matrone che rappresentano la chiesa dalle genti e la chiesa dalla circoncisione diventano ora rispettivamente il simbolo della Chiesa e della Sinagoga. Alla pari dignità loro attribuita in quelle prime rappresentazioni, si sostituisce la contrapposizione di caratteristiche opposte: una regale e l'altra umiliata (68).

Benedetto Antelami: Chiesa esaltata e Sinagoga umiliata. Parma, Cattedrale

 

L'uso che Lutero fa di Paolo in funzione antigiudaica fu fortemente condizionato dalla sua rilettura dell'apostolo in senso anticattolico. Nella lettura luterana di Paolo, l'inconciliabilità tra ebraismo e cristianesimo si mostrava in particolare nell’opposizione tra giustificazione per fede e salvezza per le opere. L'idea paolina del popolo carnale sarà utilizzata non solo contro la Chiesa di Roma, rea di portare avanti il credo della giustificazione per le opere, ma anche contro l'ebraismo, che di tale legalismo veniva a rappresentare la quintessenza. (69) Gli ebrei sono condannati alla perdizione eterna. 

La teologia della riforma ha portato generazioni di studiosi vedere nel Paolo luterano un campione della Grazia contro il legalismo giudaico e a intendere il suo messaggio come un messaggio di liberazione dalla Legge (71). 

Nel secolo XVI si fa strada l'idea che fosse necessario cacciare gli ebrei dalla società (71). Riforma e Controriforma in questo senso segnarono un cambiamento radicale della linea tradizionale riguardo alla presenza ebraica nella società cristiana. 

Il ruolo centrale prodotto da Paolo nella polemica antigiudaica portò a sua volta, da parte ebraica, a vedere sempre più la sua figura e il suo pensiero in antitesi con quelli di Gesù, tanto da contraddistinguerlo come il vero inventore del Cristianesimo. Sul finire del XVI secolo viene pubblicata l'opera di Isaac ben Abraham di Troki. Il testo, che vuole mostrare quali siano le autentiche parole di Cristo, mette in contrasto l'ebraicità del Nazareno con il pensiero Cristiano successivo diffuso dai suoi discepoli, in primo luogo da Paolo (73). 

Con l'Illuminismo, da una parte si è dato inizio a quella che diventerà l'esegesi storico critica dei testi biblici e quindi si è avviata la ricerca ai grandi motivi teologici paolini nel loro significato storico originale; dall'altra questa cosiddetta indagine libera da vincoli confessionali è stata condizionata da sistemi religiosi e filosofici che rispecchiavano più il loro tempo che quello dell'apostolo (73-74). 

A partire diciottesimo svilupperà una linea esegetica che attraverso i suoi interpreti porterà la teologia sia protestante che cattolica alla creazione di un terreno favorevole alo sviluppo dell’antisemitismo di tipo razziale (74). 

Nel secolo XIX assistiamo ad un rinnovato interesse per la missione cristiana verso gli ebrei con la fondazione a Londra di una società di missione verso gli ebrei, che vedeva in Paolo il modello ideale dell'ebreo convertito (1809 Society fo Promoting Christianity amongst the Jews). 

Sulla fine del secolo XIX è da segnalare, durante la preparazione del Concilio Vaticano I, un tentativo di presentare un documento che, seppur avesse lo scopo di convertire gli ebrei, prendendo spunto dalle parole di Paolo, li considerava sempre amatissimi da Dio a causa dei padri e perché da essi è Gesù secondo la carne (75). 

Arrivando al secolo xx l'antisemitismo razziale rafforzò la caricatura legalistica dell'ebraismo al tempo di Paolo al quale l'apostolo si sarebbe contrapposto. Secondo tale visione, l'ebreo era descritto come colui che tentava invano di guadagnarsi la salvezza attraverso le proprie opere limitandosi all'osservanza di pratiche esteriori nelle quali si sarebbe vantato di una presunta e illusoria superiorità. 

In Italia, l'opera di Papini, “La storia di Cristo”, ebbe un ruolo significativo nel dare fondamento e giustificazione teologica al progetto del cattolicesimo intransigente italiano volto ad revocare i diritti civili ottenuti dagli ebrei nel Risorgimento. Questo progetto si sarebbe realizzato di lì a poco con il concordato del 1929 e le leggi razziali del 1938. Agostino Gemelli dedica nel 1924, nella rivista Vita e pensiero sarcastico necrologio dell'ebreo mazziniano Felice Momigliano in cui l'antisemitismo si mischia apertamente alla polemica politica antirisorgimentale (76). 

Il tentativo all'interno della Chiesa Cattolica di dare vita nel 1926 ad una associazione filo giudaica si arena il 25 marzo 1928 di fronte all'opposizione della Congregazione per la dottrina della fede di cancellare l'aggettivo perfidi con cui gli ebrei erano qualificati nella preghiera del Venerdì Santo. Fu sciolta nonostante fosse giunta a contare 19 cardinali, trecentoVescovi e tremila sacerdoti (77). Nel decreto di scioglimento si ribadivano i tradizionali principi della teologia della sostituzione pur aprendosi per la prima volta a una esplicita condanna dell'antisemitismo. 

L’aperto sostegno che alcuni autorevoli studiosi e teologi tedeschi dettero alla causa nazista negli anni dello sterminio resta uno dei capitoli più oscuri via della teologia Cristiana nel 900 e mostra quanto labile fosse il confine fra antigiudaismo religioso e antisemitismo razziale (78). 

Gli specialisti continueranno ad analizzare anche nel dopoguerra il pensiero di Paolo e la prospettiva tradizionale troverà il proprio superamento solo a partire dagli anni 70. Nella chiesa cattolica, con il Concilio Vaticano II si è posto un punto di non ritorno riguardo al rapporto tra chiesa e popolo ebraico. La dichiarazione Nostra aetate (1965) è stato un processo epocale di revisione autocritica, proseguito con la stesura di importanti documenti applicativi. 

80-81Se dall'epoca patristica in poi a regolare i rapporti tra ebrei e cristiani si erano affermate rispettivamente in Occidente e in Oriente, la linea della tolleranza in funzione soteriologica di Agostino e una linea maggiormente antigiudaica di Crisostomo, con la costituzione dei primi ghetti nell'Europa del secolo XVI, si oltrepassa la visione agostiniana poiché si cercherà, attraverso persecuzioni e vessazioni, a incentivare le conversioni degli ebrei. Il Paolo convertito diverrà così il modello e l'ispiratore della missione Cristiana agli ebrei. Lutero e la riforma, nell'affermazione di una radicale contrapposizione teologica tra salvezza per opere e giustificazione per fede, si spingono a piegare il pensiero Paolino in senso fortemente antigiudaico e forgiano un'immagine distorta e anacronistica dell'apostolo, come nemico del legalismo giudaico e pilastro dell'antigiudaismo Cristiano. 

In tempi recenti in conseguenza del dramma dello sterminio, questa immagine è stata apertamente messa in discussione sul piano teologico dal Concilio Vaticano II per mostrare tutta la sua inconsistenza sul piano storico. Il Paolo luterano è ormai apertamente messo in discussione, contestato e anche biasimato con sempre maggiore frequenza anche all'interno delle stesse confessioni protestanti. 

Paolo in sostanza era semplicemente Paolo un ebreo del suo tempo seguace di Gesù . Paolo è uno dei giganti che più profondamente ha ispirato la teologia Cristiana, nel bene come nel male. Con la sua costante presenza e l'autorità lui attribuita, egli ha cambiato il corso del cristianesimo e il cristianesimo a sua volta ha cambiato la sua immagine in qualche cosa di molto lontano dall'apostolo del primo secolo. I suoi testi sono stati usati come puntelli nella lotta contro la liberazione degli schiavi e delle donne che come importanti sostegni per l’antigiudausmo teologico. Paolo ha così assunto una reputazione sgradevole: l’apostolo dottrinario, irascibile, intollerante, anti-femminista, anti giudaico. Tra le idee strane al pensiero paolino ma comunemente attribuite a Paolo, va annoverata anche quella visione esclusiva Della salvezza, ancora oggi così familiare e cara ad alcuni gruppi integralisti cristiani, che fa di Paolo un profeta di sventura inviato ad annunciare la salvezza ai credenti ma perdizione a tutti coloro che non riconoscano in Cristo il loro Salvatore.



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