giovedì 7 maggio 2020

API E MIELE NELLA BIBBIA


Sollecitato dai post di un amico che ci ha mostrato il lavoro nel suo apiario, mi sono venuti alla mente alcuni passi della Scrittura che parlano delle api. Con ogni evidenza, si tratta nel caso mio di ossessione professionale. Dobbiamo distinguere tra i passi in cui si parl del miele (numerosissimi) e quelli che parlano, invece, delle api. Quest'ultime non si sentono affatto offese per essere state così trascurate, perché sono insetti pieni d'umiltà. Così suppongono gli autori sacri. È umile anche se offre il prodotto migliore tra le cose dolci. Io sto già citando un passo e sto appropriandomi di un pensiero di altri. Ecco allora il passo da cui ho attinto questo messaggio: «Non lodare un uomo per la sua bellezza e non detestare un uomo per il suo aspetto. L’ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto è il migliore fra le cose dolci. Non ti vantare per le vesti che indossi e non insuperbirti nel giorno della gloria, perché stupende sono le opere del Signore, eppure esse sono nascoste agli uomini» (Sir 11,2-4). 
Le api sono poco belle (ho chiuso la finestra per paura che qualcuna venga a pungermi). Non sono appariscenti, non vestono Prada. Non si curano dell'apperenza ma dell'operato concreto. S'impegnano, perché amano il loro lavoro e lo amano perché produce un lavoro eccellente a vantaggio di tutti. Sono simili a tante persone umili che vivono una vita intensa d'amore, nella fabbrica o in famiglia, senza aspettarsi alcun riconoscimento. 

Questo è un aspetto. Mai leggere la Scrittura soffermandosi sopra un solo passo. Uno sciame di api agitate è piuttosto pericoloso. Isaia parogona i soldati dell'Assiria, la super potenza dell'epoca, che invasero la terra d'Israele ad api piuttosto irritate: il Signore chiamerà «le api che si trovano in Assiria. Esse verranno e si poseranno tutte nelle valli scoscese, nelle fessure delle rocce, su ogni cespuglio e su ogni pascolo» (Is 7,18-19). Le api sono anche un'immagine dei nemici più pericolosi di una singola persona: «Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi,ma nel nome del Signore le ho distrutte (Sal 118,12)». Tuttavia, ecco di nuovo un cambiamento.
L’ostilità stessa può trasformasi in un’occasione per diventare, ancora di più, persone d’amore: «Lo stesso Signore è stato circondato dai persecutori, come le api circondano il favo. Gli empi, non sapendo che cosa facevano, coi tormenti hanno reso più dolce il Signore, affinché vediamo e gustiamo quanto è soave il Signore» (Prospero d'Aquitania). Insomma le avversità della vita e perfino l'ostilità altrui, possono finire con darci giovamento. 
A volte quando postiamo qualche cosa su Facebook, veniamo aggrediti da qualche sciame di passaggio. È il momento, con pazienza, di produrre il miele della carità. L'ira combatte il male, ma soltanto la pazienza lo vince. 

Abbiamo parlato delle api in pochi passi ma significativi. Che cosa si dice del miele nella Bibbia? Le api saranno molto orgogliose perché si parla molto bene del loro prodotto. Ricordate che cosa mangiava Giovanni Battista mentre si trovava nel deserto? Non potendo recarsi alla mensa della Caritas, si accontentava di ciò che trovava ma si dichiarava molto fortunato quando trovava del miele lasciato là da api, selvatiche sì, ma molto gentili (cf Mc 1,6). Avevano simpatia per questo profeta, anche se non si fecero mai battezzare. Il miele, infatti, era considerato da sempre un alimento molto calorico. Secoli prima, Gionata, figlio del re Saul, s'era ridotto allo sfinimento durante una battaglia. Trovato per caso un favo, cominciò a cogliere del miele con la punta di un bastone e si sentì subito rinvigorire: «i suoi occhi si rischiararono» (1 Sm 14,27). 
Era un cibo molto apprezzato. Giobbe parla di uno che «se lo teneva nascosto sotto la sua lingua, assaporandolo senza inghiottirlo, se lo tratteneva in mezzo al suo palato» (Gb 20,12-13). Infatti mi sembra questo il modo più intelligente di mangiarlo: lasciarselo sciogliere in bocca. Secoli dopo (scusate se passo così facilmente da un secolo all'altro ma questo è l'unico modo che ho per farvi capire che sono molto istruito), il vescovo Fenelon dirà che questo è il metodo migliore per fare meditazione: trattenere a lungo qualche espressione per cogliere il senso, per apprezzarla. Purtroppo, invece, ancora adesso si prega ingoiando in fretta, senza capire, senza apprezzare. Così tutto finisce come peso sullo stomaco. Volete escogitare il medo migliore per stufare i fedeli a Messa? Fatela di corsa!
Sto depistando. Ho detto che era un prodotto molto apprezzato. Infatti Giacobbe per ingraziarsi il viceré d'Egitto (che era suo figlio ma non lo sapeva) così consiglia gli altri figli: «Mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti della terra e portateli in dono a quell’uomo: un po’ di balsamo, un po’ di miele, resina e làudano, pistacchi e mandorle» (Gen 43,11). Insomma: frutta secca, profumi, medicinali ma anche miele. Non c'è allora da stupirsi se Dio volendo reclamizzare la terra che voleva donare al suo popolo, dicesse: «La terra dove scorre latte e miele». Primo tentativo di pubblicità turistica. Tenete conto che la Striscia di Gaza c'era già, ma allora non era una striscia. La terra dove il miele scorre come fosse un torrente (non dimenticate che siamo nell'ambito pubblicitario) diventa un segno della grazia sorprendente di Dio. Dal punto di vista cristiano è un'immagine dei doni ricevuti con la conversione e il Battesimo: Introduxit nos Dominus in terram fluentem lac et mel (Introito del lunedì di pasqua). Cioè? Parla più chiaro, mi direte. Ecco una versione un po' libera: «Già qui, per mezzo dello Spirito Santo, veniamo riammessi in paradiso, ritorniamo allo stato di adozione a figli, ci viene dato di compartecipare alla grazia di Cristo... di vivere nella pienezza della benedizione. Tutto questo già da ora e poi nel tempo futuro» (Basilio).

Vi siete chiesti per quale motivo il Battista amava il deserto roccioso di Giuda, predicava e battezzava vicino a Gerico, con tutto il calda che faceva e fa in questo posto? Non poteva andare in un luogo più fresco e nutrirsi un po' meglio? È vero che succhiava anche un po' di miele, del resto necessario per un predicatore privo di microfoni, ma perché voler starsene proprio lì? Il Vangelo non ce lo dice in modo diretto ma possiamo intuirlo. Formulo un'ipotesi verosimile perché, dal momento, che non sono un esegeta diplomato, non posso inventarmene troppo grosse. Il popolo di Dio, quando passò nella terra promessa, provenendo dall'Egitto, era passato proprio da quelle parti. Lì era cominciata la storia del popolo. Secondo il Battista, bisognava ritornare alle sorgenti e ricominciare. Tanto più che incombeva un pericolo. Dio non aveva dato la terra ad Israele in possesso ma, per spiegarci, soltanto in comodato gratuito. Israele doveva abitarla senza guastare l'appartamento, altrimenti il legittimo proprietario si sarebbe fatto vivo per rompere l'accordo. 
Ma il miele che c'entra? Quella era la terra in cui scorreva latte e miele. Tra i doni di Dio c'era anche la sessualità: «Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua» (Ct 4,11). [Non strabuzzate gli occhi: qui si parla, chiaramente, del bacio di pace, prima della Comunione] 
E quello non era ancora niente: «In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline; in tutti i ruscelli di Giuda scorreranno le acque» (Giole 4,18). La terra sarebbe stata così generosa, se il popolo l'avesse abitante in modo conforme allo stile e al progetto di Dio. «Ascolta, o Israele, e bada di mettere in pratica i miei comandi, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele,come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto» (Dt 6,3). Un invito molto promettente, ma, adesso, sentite anche questa, ve la devo dire per onestà professionale: «Osserverete dunque tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e le metterete in pratica, perché la terra dove io vi conduco per abitarla non vi vomiti. Non seguirete le usanze delle nazioni che io sto per scacciare dinanzi a voi» (Dt 20,21-22). Si potrebbe dire la stessa cosa così: il posto è bello, basta cavare quelli l'abitano. 
Il vero miele, allora, consiste nell'obbedienza al volere santo di Dio: «I giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante» (Sal 19,10-11). 
Se si fa il contrario che cosa succede? Un amico terribile di Giobbe così pensa a proposito di quelli che rovivano la terra con le loro prepotenze e violenze: «Il cibo gli si trasformerà in veleno di vipere. I beni che ha divorato, dovrà vomitarli, Dio glieli caccerà fuori dal ventre. Veleno di vipere ha succhiato,una lingua di aspide lo ucciderà. Non vedrà più ruscelli d’olio, fiumi di miele e fior di panna; darà ad altri il frutto della sua fatica senza mangiarne, come non godrà del frutto del suo commercio, perché ha oppresso e abbandonato i miseri, ha rubato case invece di costruirle; perché non ha saputo calmare il suo ventre, con i suoi tesori non si salverà. Nulla è sfuggito alla sua voracità, per questo non durerà il suo benessere. Nel colmo della sua abbondanza si troverà in miseria; ogni sorta di sciagura piomberà su di lui» (Gb 20,14-22).
Oggi si direbbe: bisogna aspirare ad uno sviluppo sostenibile. Ho sviluppato tanti spunti senza spiegarne bene neppure uno. Mi scuso col dire: non basta una testa sola a spiegare la Bibbia. 

1 commento:

  1. Un bellissimo articolo, ricco di passaggi tratti dalla Parola di Dio e veramente edificante. Grazie mille.

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