lunedì 11 maggio 2020

ASPETTANDO GODOT



Estratto dal Blog di Anna Napponi ALI DI PENSIERO
22 aprile 2020

"Waiting for Godot", Beckett: significati, connessioni bibliche, storiche e sociali
 "Waiting for Godot" è un dramma in due atti composto da Samuel Beckett e rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1952. 

0. RIASSUNTO DELLA "NON-TRAMA":


Eh sì... è una non-trama: non c'è avventura e soprattutto non c'è la volontà di cambiamento e di movimento. C'è un'infinita e a tratti anche angosciante attesa.

I due personaggi principali sono i due mendicanti Vladimir ed Estragon (in traduzione italiana: Vladimiro ed Estragone). Entrambi aspettano, in un paesaggio in aperta campagna, un certo Godot... non lo hanno mai incontrato prima, non sanno nulla di lui. E, per di più, non sono sicuri né del giorno né dell'ora dell'appuntamento. Ad un tratto arriva Pozzo, un castellano benestante che porta a guinzaglio il suo servitore Lucky. Pozzo di intrattiene con Vladimir ed Estragon e a un certo punto riparte. Il primo atto si conclude con l'ascesa della luna argentata nel cielo e con l'arrivo di un ragazzo che annuncia ai due mendicanti che Godot arriverà certamente domani- le testuali parole del dramma: "Mr. Godot told me to tell you he won’t come this evening but surely tomorrow."
Il secondo atto è praticamente uguale perché è anch'esso scandito da: attesa, arrivo di Pozzo e Lucky, congedo di questi ultimi due e messaggio del ragazzo: "Godot mi ha detto di dirvi che non verrà stasera ma sicuramente domani".  E il sipario cala.

Ma chi è veramente Godot? Dio? La Felicità? Forse entrambi. Ma a noi lettori non è dato saperlo con certezza. 
Per concludere questo "paragrafo zero", riporto prima una piccola parte del commento critico di Carlo Fruttero:

Vedere in Vladimiro ed Estragone la piccola borghesia che se ne lava le mani, mentre Pozzo, il capitalista, sfrutta bestialmente il proletariato, è perfettamente legittimo, ma altrettanto legittima è la chiave cristiana, per cui tutto, dall'albero che si trova sulla scena e che dovrebbe rappresentare la croce, alla barba bianca di Godot, si può spiegare Vangelo alla mano.

Qui sotto segue una carrellata di mie impressioni e riflessioni a proposito di alcuni passaggi del dramma, che ho appena terminato di leggere integralmente. E' tutto suddiviso in piccoli paragrafi- per quel che riguarda il primo atto, il numero dei paragrafi è contrassegnato con le lettere, per il secondo invece, ci sono i numeri arabi. "Farò parlare" molto anche il testo.

IMPRESSIONI E RIFLESSIONI SULL'ATTO PRIMO:

A. QUALE VERITA'?

Primo rimando biblico, già alla prima scena del primo atto:

Vladimir: Ah yes, the two thieves. Do you remember the story? Two thieves, crucified at the same time as our Saviour. One is supposed to have been saved and the other… (he searches for the contrary of saved)… damned. 
Estragon: Saved from what? 
Vladimir: Hell. 
Estragon: I’m going. 
Vladimir: And yet... (Pause.)... how is it– all four Evangelists were there. And only one speaks of a thief being saved. Why believe him rather than the others? 
Estragon: Who believes him? 
Vladimir: Everybody. It’s the only version they know. 

(Vladimir: Ah, sì, i due ladroni. Ti ricordi la storia? Due ladri, crocifissi insieme al nostro Salvatore. Si dice che uno fu salvato e l’altro… (cerca il contrario di salvato)… dannato. 
Estragon: Salvato da che cosa?
 Vladimir: Dall’inferno.
 Estragon: Vado.
Vladimir: E tuttavia… (Pausa.)... com’è, c’erano tutti gli Evangelisti. E solo uno parla di un ladro salvato. Perché credere a lui piuttosto che agli altri? 
Estragon: Chi gli crede? 
Vladimir: Tutti. È l’unica versione che conoscono.)

Soltanto nel Vangelo di Luca si parla delle reazioni dei due ladroni al vedere Cristo in croce e quindi si mettono in luce le loro parole. Soltanto in Luca è presente un dialogo tra Gesù e il ladrone pentito. Ad uno di essi, cioè a quello che si rende conto di aver perseguito uno stile di vita disonesto e che si pente, Gesù dice: "Oggi sarai con me in Paradiso".
Non voglio andare oltre, per quel che riguarda la teologia e i Vangeli sinottici... A me questo punto ha fatto pensare innanzitutto al contesto in cui Beckett ha scritto "Waiting for Godot": inizio anni '50, inizio guerra fredda. Cinque anni dopo aver scoperto sia gli orrori dei campi di sterminio sia le terribili e devastanti potenzialità della bomba atomica. Gli uomini si sono evoluti dal punto di vista scientifico e tecnologico, ma certe loro creazioni sono in grado di distruggere e di danneggiare  altri popoli. Sono appena terminate delle dittature diaboliche, assetate di potere e purtroppo di sangue, dittature che hanno manipolato migliaia di coscienze. In Europa la gente vorrebbe "ricostruire" un clima diverso, un mondo migliore, un tipo di mondo simile a quello che avrebbero voluto tutti quei partigiani morti per la libertà, fedeli fino in fondo ai loro ideali. Ma in Italia e in Germania la gente patisce la fame. Ad est c'è ancora il regime autoritario comunista, contrapposto al capitalismo americano e a quegli Stati Uniti pervasi dall'ottica consumista alienante, quegli Stati Uniti pieni di grattacieli, e di non-luoghi, quegli Stati Uniti che, nella musica e nelle abitudini, iniziano a influenzare molte nazioni europee.
In un contesto del genere, gli intellettuali arrivano a chiedersi: qual'è la verità? E' stata anche la domanda di Pilato a Gesù, giusto per fare un ulteriore richiamo al Vangelo della Passione.
Di fronte a tutto ciò, una parte degli intellettuali europei, tra cui Samuel Beckett e i francesi della scuola del Nouveau Roman (che però ora riesco a comprendere meglio, al di là di ironie e sarcasmi) si sentono impotenti, sperduti... risentono di un passato recentissimo e violentissimo, risentono delle disuguaglianze economico-sociali... e temono l'energia potente di tecnologie molto negative, come la bomba atomica. Dov'è la verità in questo mondo che ha appena avuto 50 milioni di morti a causa del secondo conflitto mondiale? Cosa può darci sicurezza?

B) L'HOMO "DEMENS":


Vladimir: He said Saturday. (Pause.) I think. I must have made a note of it. (He fumbles in his pockets, bursting with miscellaneous rubbish.) 
Estragon: (very insidious). But what Saturday? And is it Saturday? Or Thursday? 
Vladimir: What’ll we do? 
Estragon: If he came yesterday and we weren’t here you may be sure he won’t come again today. Vladimir. But you say we were here yesterday. 
Estragon: I may be mistaken. (Pause.) Let’s stop talking for a minute, do you mind? 
Vladimir: (feebly). All right.

(Vladimir: Ha detto sabato. (Pausa.) Penso. Dovrei averne preso nota. (Armeggia nelle sue tasche, traboccanti di cianfrusaglie varie.) 
Estragon: (molto insidioso). Ma quale sabato? Ed è sabato? O giovedì? 
Vladimir: Cosa faremo? 
Estragon: Se fosse venuto ieri e noi non fossimo stati qui puoi star certo che non verrà ancora oggi. 
Vladimir: Ma tu dici che noi eravamo qui ieri. 
Estragon: Potrei sbagliarmi. (Pausa.) Smettiamo di parlare un minuto, ti dispiace? 
Vladimir: (fiocamente). Va bene.)

Sembrano due dementi che non ricordano assolutamente nulla. Incerti sul presente, sul passato e sul futuro. Questi due sembrano non avere ricordi. E sembrano non avere la percezione del tempo e dello spazio. Lo spazio, tra l'altro, è sempre uguale. Questa è la fine della seconda scena del primo atto. Nella scena terza, Vladimir ed Estragon, per un momento scambieranno Pozzo per Godot. E... qualche istante dopo, addirittura si dimenticheranno di aver scambiato Pozzo per Godot.

Pozzo: I present myself… Pozzo. 
Estragon (timidly, to Pozzo): You’re not Mr. Godot, Sir? 
Pozzo (terrifying voice): I am Pozzo! (Silence.) Pozzo!

(Pozzo: Mi presento... Pozzo. 
Estragone (timidamente, a Pozzo): Lei non è il signor Godot?
Pozzo (con voce terribile): Sono Pozzo! (Silenzio) Pozzo!)

Per collegarmi alla questione "tempo" di quest'opera: come in "La gelosie" di Robbe-Grillet e come in "L'anneè derniere a Mariembad", anche qui il tempo sembra cristallizzato. Ad un certo punto, Estragon dice (e stavolta lo riporto soltanto in italiano): "Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile".

C) POZZO E LUCKY:


Come si diceva nell'introduzione, Pozzo e Lucky sono rispettivamente servo e padrone.

Partiamo dal fatto che Lucky mi sembra un nome antifrastico: "lucky" è "fortunato"... Mi sembra poco fortunato qualcuno che, per servire un padrone cinico e sprezzante come Pozzo, ha perduto completamente la propria dignità umana e la propria libertà di azione e di movimento (è infatti legato ad un guinzaglio).

Pozzo dice (e anche stavolta riporto soltanto il discorso in traduzione italiana) a Vladimir e ad Estragon, inizialmente un po' sconcertati di fronte alla tirannia che Pozzo esercita su Lucky: "Da notarsi che potrei benissimo trovarmi al suo posto e lui al mio. Se il caso avesse deciso altrimenti. A ciascuno il suo".
Che vuol dire? Il destino mi ha fatto nascere padrone. La mia prepotenza e il mio disprezzo sono giustificati dal "caso", dalla sorte (se fossimo nel Medioevo, "dalla Fortuna").

D) I SOPRANNOMI CHE SI DANNO VLADIMIR ED ESTRAGON:


Di tanto in tanto, nel corso dei loro dialoghi vuoti e a volte senza senso, confusi e privi di memorie, Vladimir chiama Estragon "Gogo" ed Estragon chiama Vladimir "Didi".

Estragon= in Gogo c'è il raddoppiamento di "go", una sillaba che fa già parte del suo vero nome.
Vladimir= in Didi c'è il raddoppiamento di "di", una sillaba che già è inclusa nel suo vero nome.

Didi/ Gogo... 
Didi non potrebbe forse richiamare lontanamente il movimento Dada, sorto in Svizzera nel '16, avanguardia che si serviva, nelle sue "creazioni", del non-senso, di richiami al linguaggio infantile, di collages di ritagli di giornale per formare una poesia?
Dada vuol dire tutto e niente. Ha una moltitudine di significati e al contempo nessuno.

A proposito di infanzia... per far addormentare Estragon, ad un certo punto del secondo atto, Vladimir canta una ninna nanna che fa: ni na na na/ ni na na na.

IMPRESSIONI E RIFLESSIONI SUL SECONDO ATTO:

1) INQUIETUDINE E ANGOSCIA:


Eccolo, secondo me, il punto più rappresentativo dell'angoscia di Vladimir. E' inquieto, perché la sua vita si basa su un'attesa noiosa, monotona, estenuante, priva di colori. E per aspettare chi, esattamente?
Sorbitevi tra poco la filastrocca ripetitiva!
Anche Estragon, comunque, è inquieto. Dirà poco dopo, al compagno di avventure: "Ritrovarmi! Dove vuoi che mi ritrovi? Ho trascinato la mia sporca vita attraverso il deserto! E tu vorresti che ci vedessi delle sfumature! Guarda questo schifo! Non ne sono mai uscito!"
Io credo che il deserto sia simbolo di un vuoto di valori e di relazioni. Il deserto psicologico deriva dalla propria infelicità.


Vladimir: THEN ALL THE DOGS CAME RUNNING
                    AND DUG THE DOG A TOMB 
                    AND WROTE UPON THE TOMBSTONE
                    FOR THE EYES OF DOGS TO COME. 


A DOG CAME IN THE KITCHEN 
AND STOLE A CRUST OF BREAD. 
THEN COOK UP WITH A LADLE 
AND BEAT HIM TILL HE WAS DEAD. 

THEN ALL THE DOGS CAME RUNNING 
AND DUG THE DOG A TOMB… 

He stops, broods, resumes. 

THEN ALL THE DOGS CAME RUNNING 
AND DUG THE DOG A TOMB… 

He stops, broods. Softly. 

AND DUG THE DOG A TOMB

… He remains a moment silent and motionless, then begins to move feverishly about the stage. He halts before the tree, comes and goes, before the boots, comes and goes, halts extreme right, gazes into distance, extreme left, gazes into distance.


( Vladimiro: ALLORA TUTTI I CANI ACCORSERO
E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE
E SCRISSERO SULLA PIETRA TOMBALE
AFFINCHE' TUTTI I CANI LEGGESSERO.

UN CANE ANDO' IN CUCINA
E RUBO' UNA CROSTA DI PANE
ALLORA CON UN MESTOLO
IL CUOCO LO COLPI' A MORTE.

ALLORA TUTTI I CANI ACCORSERO
E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE.

Si interrompe, medita, riprende.

ALLORA TUTTI I CANI ACCORSERO
E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE...

Si interrompe, medita. Dolcemente.

E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE.

Rimane un momento immobile, poi inizia a camminare febbrilmente sulla scena. Si ferma di nuovo davanti all'albero, andirivieni,  davanti alle scarpe, andirivieni, si ferma alla quinta destra, guarda lontano, alla quinta sinistra, guarda lontano.)

2) PERCHE' NEL SECONDO ATTO POZZO E' CIECO E LUCKY MUTO?

Nel primo atto non lo erano. Faccio presto a spiegarlo: stando a ciò che dice Fruttero, cioè, alla contrapposizione capitalismo/proletariato, la cecità di Pozzo forse è anche una cecità morale, oltre che fisica. Si trova in quella posizione, disprezza e insulta continuamente Lucky e non è in grado di farsi un esame di coscienza. E' forse il padrone, il padrone capitalista avido di guadagni e di ricchezza interessato a sfruttare le vite dei dipendenti.

Lucky diventa muto... Se prima dicevo che ha perso la propria dignità, il mutismo rappresenta proprio questo: è muto, inerme e succube dello sfruttamento a cui è sottoposto. E' un sottomesso, punto.

3) CONCEZIONE NEGATIVA SULLA RAZZA UMANA:

Anche qui, basta l'italiano:

Vladimiro: (...) Ma qui, in questo momento, l'umanità siamo noi, ci piaccia o non ci piaccia. Approfittiamone, prima che sia troppo tardi. Rappresentiamo degnamente una volta tanto una sporca razza in cui ci ha lasciati la sfortuna! (...)

La "sporca razza" che sfrutta il prossimo, che non sa amare, che si fa condizionare da ideologie politiche pericolose, che fa le guerre... 

4) LA FELICITA' E DIO LI SI ASPETTANO O LI SI CERCANO?

Più volte Vladimir ed Estragon vorrebbero andarsene da quel luogo, sempre uguale ad ogni ora del giorno. Ma ogni volta l'uno dice all'altro che non si può fare perché si sta aspettando Godot.



Al di là di cosa Godot rappresenti (la felicità o Dio)... io credo che entrambi debbano essere cercati dagli uomini, non attesi. L'attesa di questi "traguardi" è frustrante e non permette di crescere, di mettersi in gioco. Per crescere, cambiare e maturare bisogna evitare la monotonia. In effetti, in questo dramma, tutto è statico. Anche quando i due protagonisti dicono "Andiamo", non si muovono. 

Anna Napponi

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