giovedì 5 marzo 2020

Preghiera del cuore presso gli ortodossi


La preghiera del cuore, nell'insegnamento degli ultimi tre monaci proclamati santi dal Patriarcato Ecumenico: san Porfirios, san Paisios e sant'Iakovos Tsalikis

di Evangelos Yfantidis, Vicario del Patriarcato Ecumenico per l'Italia
«Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Fin dall'inizio dell'era
cristiana, il neofita, dopo aver ricevuto il Sacramento della Santa Illuminazione (Battesimo, Cresima e Santa Eucaristia), veniva considerato colmo della luce divina. Tuttavia, come ben si sa, con il passar del tempo questa luce increata diminuisce e solo attraverso la comunione ai Santi Misteri, dopo la confessione dei propri peccati, tale luce illumina di nuovo il fedele. Il canto dopo la comunione lo conferma in modo chiaro: «Abbiamo visto la luce vera, ricevuto lo Spirito sovraceleste, trovato la fede vera, adorando la Trinità indivisibile: Essa infatti ci ha salvato».
Sicuramente ogni cristiano, dal momento del suo Battesimo, vive nella luce divina. Però il grado d'appropriazione di tale luce, o meglio dello splendore di tale luce, varia non solo da un fedele all'altro, ma addirittura nella stessa persona da un momento all'altro. Sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo insegna che questo succede perché «la perfezione dei perfetti è in realtà imperfettissima e dunque il nostro cammino verso la luce divina o meglio lo splendore della luce divina in noi è in un progresso infinito». Proprio perciò il fedele è chiamato a una lotta spirituale continua per conservare viva questa luce divina, che illumina particolarmente il suo intelletto.
In questa lotta l'uomo trova nella preghiera la sua arma principale, in quanto, attraverso di essa, lo Spirito Santo viene nel suo cuore. La preghiera autentica, che unisce il fedele all'Altissimo, non è nient'altro che una forza che scende su di lui dal cielo. La vera preghiera a Dio è una comunione con lo Spirito di Dio, che prega in noi. Nella propria vita, infinite volte il cristiano si solleva verso Dio oppure si allontana dalla luce divina. Spesso l'uomo sente la propria incapacità di elevarsi a Dio e per questo motivo c'è bisogno di rimanere in preghiera per più tempo possibile, affinché la potenza invitta di Dio penetri nel fedele.
Il Signore, durante le ultime ore della Sua vita terreste, disse: «Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24). E ancora: «Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà» (Gv 16,23). Queste parole di Cristo sono il fondamento dogmatico e ascetico della preghiera attraverso il Suo nome. Si comprende perché san Paolo possa esclamare: «Nessuno può dire Gesù Signore se non sotto l'azione dello Spirito Santo» (I Cor 12,3).
L'invocazione del nome di Gesù è il fondamento della preghiera del cuore (o preghiera dell'intelletto). Questa preghiera ci unisce a Dio e procura l'illuminazione dell'intelletto. Attraverso il cammino della catarsi, dell'illuminazione e della divinizzazione, L’uomo diventa così partecipe delle energie divine increate che salvano la natura umana.
La preghiera del cuore, la più classica di tutte le preghiere ortodosse, è una preghiera cristocentrica. L'invocazione del nome del Signore Gesù e la richiesta della misericordia divina, espresse con le parole «Signore Gesù Cristo abbi misericordia di me», riflettono l'atto di metanoia, sempre rinnovato, dell'uomo peccatore decaduto. Per recitare la preghiera del cuore non serve la presenza fisica del fedele in un luogo di culto; essa può essere recitata in un qualsiasi luogo e in qualsiasi momento: viaggiando, lavorando, camminando o stando in coda, la notte quando il sonno non arriva, e anche ogni volta che l'intelletto umano non può essere concentrato in un altro tipo di preghiera: essendo recitata nell'interno del tempio del corpo, cioè in segreto, nel nostro intelletto», come sottolinea il patriarca Bartolomeo, la preghiera del cuore ha una mirabile flessibilità. Essa è una preghiera per chi inizia a pregare, ma è anche una preghiera che può condurre il fedele ai misteri più profondi. Molti ortodossi, per essere aiutati a mantenere l'attenzione nella pratica della preghiera del cuore, usano le «corde della preghiera» di diversa lunghezza, che assomigliano al rosario cattolico, ma sono fatte di nodi di lana, oppure di cuoio. All'inizio l'invocazione del nome di Gesù si fa con la bocca o con la ragione, ma dopo un certo periodo di pratica, tale invocazione entra nel cuore umano, e allora viene ripetuta senza alcun pensiero particolare o alcuna fatica e si fa presente anche all'improvviso, per esempio quando il fedele parla, scrive, sogna o si sveglia la mattina.
La preghiera di cui parliamo fu praticata lungo i secoli particolarmente dai monaci. Il patriarca Bartolomeo sottolinea che questa preghiera è per il monaco, che vive isolato dagli altri uomini, «il suo respiro e la sua consolazione», in quanto attraverso di essa egli «vive spiritualmente dentro la Chiesa con il Signore Gesù e con i fratelli in Cristo» . Tuttavia la preghiera di Gesù si è estesa al di fuori del monachesimo ed è praticata comunemente dai fedeli laici che desiderino vivere un'intensa vita di preghiera e ottengano la benedizione del padre spirituale al riguardo: essa percorre i secoli - dai grandi Padri della Chiesa e dagli irreprensibili asceti del monachesimo ai santi di ogni tempo - e attraversa ogni spazio della terra - da Alessandria, da Nitria e da Sinai d'Egitto a Gerusalemme, a Costantinopoli, fino al Monte Athos e ai popoli slavi e romeni, e oggi in tutta l'Europa e l'Africa, fino all'America, all'Asia e all'Oceania - ovunque nel mondo l'Ortodossia abbia messo le radici della sua spiritualità.
Tra i santi che hanno praticato in modo particolare la preghiera dell'intelletto vi sono gli ultimi tre monaci proclamati santi dal Patriarcato Ecumenico: san Porfirios, archimandrita, monaco di Kafsokalyvia sul Monte Athos, che per molti anni visse ad Atene ricoprendo l'incarico di cappellano ospedaliere (proclamato santo il 27 novembre 2013);san Paisios, monaco in una casetta non lontano dal monastero di Koutioumousiou sul Monte Athos (proclamato santo il 13 gennaio 2015); e sant'Iakovos Tsalikis, archimandrita, igumeno del monastero di Osios David a Eubea (proclamato Santo il 27 novembre 2017). Partendo dall'insegnamento di questi tre santi - semplice nel linguaggio ma profondo nel contenuto - cercheremo di capire come si può recitare la preghiera di Gesù e anche di comprendere il suo valore spirituale per il fedele.
Prima di intraprendere la preghiera del cuore, san Paisios consiglia all'uomo di confessare i propri peccati. Ovviamente questo è facile per i monaci che si confessano ogni giorno col proprio geronda, ma per chi vive nel mondo questo è solitamente impossibile: perciò è importante che il cristiano, prima di iniziare a esercitare la preghiera del cuore, riceva la benedizione da parte del proprio padre spirituale, al quale dovrà poi sempre rispondere del progresso nella pratica della preghiera. San Porfirios sottolinea la necessità che chi pratica la preghiera del cuore sia guidato da un padre spirituale: La preghiera del cuore non può essere fatta senza una guida spirituale. C'è pericolo che l'anima sia ingannata. Ci vuole attenzione. È il padre spirituale che vi insegnerà la giusta sequenza nella preghiera. Perché se non seguite la sequenza giusta, correte il rischio di vedere la luce contraria, di vivere nell'inganno e di essere ottenebrati; e in tal caso uno diventa aggressivo, cambia atteggiamento e così via. Ancora Porfirios suggerisce che occorre prepararsi alla preghiera pregando: Preghiera per la preghiera. [...] Nella preghiera entriamo senza che ce ne rendiamo conto. Bisogna trovarsi però nel clima adatto. Lo stare in compagnia di Cristo, la conversazione, lo studio, il canto, il lumino, l’incenso, creano il clima adatto affinché tutto diventi semplice, nella semplicità del cuore. Leggendo con amore le salmodie e le ufficiature diventiamo santi senza che ce ne accorgiamo. Ci allietiamo con le parole divine. Questa letizia, questa gioia, è il nostro sforzo, per entrare facilmente nell'atmosfera della preghiera, il «riscaldamento» come si dice. Il Signore stesso ci insegnerà a pregare. Non lo impareremo da soli ma sarà un altro a insegnarcelo. San Paisios suggerisce di recitare la preghiera facendo piccole e grandi prostrazioni: «Uno può pregare tutta la notte solo con la preghiera di Gesù e con piccole e grandi prostrazioni; ci inginocchiamo per un po' e continuiamo con prostrazioni e con la preghiera dell'intelletto». Egli insiste perché la preghiera di Gesù sia fatta con il cuore, in modo da poter essere ascoltata dal Signore; afferma al riguardo che la cosa più importante è che «inizi a funzionare quell'apparecchio [il cuore], [...] Quando prego con il cuore, sento un calduccio nella parte del cuore che in seguito passa a tutto il corpo». Paisios sconsiglia di recitare la preghiera di Gesù ad alta voce e in fretta, senza attenzione al cuore. Dice al riguardo: «È meglio recitare meno volte la preghiera; basta che sia fatta con il cuore. Non dobbiamo recitare la preghiera meccanicamente, come un orologio, perché ciò non aiuta, ma dobbiamo sentire il nostro stato di peccatori e l'immenso amore di Dio, e così l'anima si muove verso la preghiera».
San Porfirios consiglia di recitare la preghiera di Gesù in silenzio, perché «il modo di preghiera più perfetto è quello silenzioso»; tuttavia - precisa - a volte è bene pronunciarla ad alta voce «per farla sentire anche ai sensi, anche all'orecchio! Siamo insieme anima e corpo e c'è influsso reciproco tra l'una e l'altro». In particolare, Porfirios invita i fedeli a pregare con cuore pulito e sgombro: «Affinché Cristo venga a noi, quando lo invochiamo con il "Signore Gesù Cristo", il cuore deve essere puro, non deve avere alcun impedimento, deve essere libero dall'odio, dall'egoismo, dalla cattiveria». E prosegue: «Dovete recitare la preghiera di Gesù continuamente, con calma, tenerezza, senza fretta, con gioia e con desiderio; dolcemente e con tenerezza dovete invocare il nome del nostro Signore. [...] Caricate supplichevolmente l'espressione "misericordia di me"». Facendo riferimento a questa stessa espressione, san Paisios esorta i suoi figli a chiedere solo la metanoia, durante la preghiera di Gesù e nient'altro: In questo modo possiamo sentire la preghiera del cuore come bisogno e non sentire stanchezza; il nostro cuore sente un dolce dolore quando recita la preghiera e Cristo riempie il nostro cuore con la Sua dolce consolazione. [...] La preghiera di Gesù non stanca, ma ci fa riposare. Quando capiremo il nostro stato di peccatori, allora sentiremo il bisogno della misericordia di Dio e, senza forzarci a pregare, la fame di questa misericordia ci condurrà ad aprire la nostra bocca per pregare come il bambino la apre per ricevere il latte. San Porfirios mette in relazione la preghiera del cuore con l'amore divino, ravvisandovi un ingrediente fondamentale della preghiera: L'amore per Cristo è tutto. Se la vostra anima ripete con dedizione e passione le parole «Signore Gesù Cristo abbi misericordia di me» non si sazia; sono parole non sazianti? [...] L'amore divino ci eleva a Dio, ci dona calma, gioia, pienezza; ogni altro tipo di amore può portare alla disperazione. [...] Quando recitate la preghiera del cuore, ditela lentamente, umilmente, lievemente, con amore divino. Con dolcezza pronunciate il nome del Signore; dite una per una le parole «Signore... Gesù... Cristo... abbi misericordia... di me» lievemente, con tenerezza e amore.
Ancora san Porfìrios insegna che nella preghiera del cuore sono inclusi tutti, vivi e morti: In questo sta la grandezza della nostra fede: nell'unire tutti spiritualmente. [...] Nella preghiera comune tutti sono uniti. Sentiamo il nostro prossimo come noi stessi. E questo è la nostra vita, la nostra gioia, il nostro tesoro. [...] Siamo tutti figli dello stesso Padre, siamo tutti una cosa sola; per questo, quando preghiamo per gli altri, dobbiamo dire «Signore Gesù Cristo abbi misericordia di me», e non «abbi misericordia di loro». In questo modo facciamo diventare gli altri una cosa sola con noi stessi. [...] Pregate per quelli che vi accusano. Dite: «Signore Gesù Cristo abbi misericordia di me», non: «abbi misericordia di lui», e verrà incluso nella preghiera anche chi vi accusa, [...] facendo dell'accusatore una cosa sola con voi stessi. E Dio, conoscendo cosa c'è che tormenta il vostro accusatore nel profondo e vedendo il vostro amore, si affretterà a venire in aiuto. San Paisios sottolinea che la preghiera di Gesù «è un'arma terribile contro il diavolo, perché il nome di Cristo è onnipotente». Insegna anche che obiettivo del fedele che la pratichi non è quello di imparare a pregare continuamente, ma «di essere spogliato dell'uomo vecchio, conoscere sé stesso e purificarsi dalle sue passioni; guardando le nostre passioni chiediamo la misericordia di Dio. Così, dopo rimane la preghiera continua. La catarsi dell'anima si realizza con i pensieri puri, lo studio, la preghiera di Gesù e l'obbedienza». Sant'Iakovos Tsalikis, in particolare, sottolinea la rilevanza della preghiera del cuore per la salvezza dell'uomo: Nessuna preghiera è vana; tutte le preghiere sono sante, ma la preghiera dell'intelletto è la più importante di tutte. Con questa breve ma onnipotente preghiera hanno iniziato il loro cammino tutti i santi Padri. Devi recitare, figlio mio, questa preghiera continuamente, giorno e notte. La preghiera porterà tutto; la preghiera include tutto: richiesta, supplica, fede, professione, teologia ecc. La preghiera deve essere recitata continuamente. La preghiera porterà la pace, la soavità, la gioia e le lacrime. La pace e la soavità porteranno più preghiera, e la preghiera porterà in seguito più soavità e pace. Attraverso la preghiera innanzitutto troverai soavità, pace e gioia e dopo, se Dio vuole, potrai vivere anche altri stati di grazia. Devi sapere, figlio mio, che dove si trova il nome del Signore, là si trova la grazia.
La preghiera del cuore. Tradizioni ed esperienza. A cura di Ferro Garel. Lindau, Torino 2019, 103-112. 

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