mercoledì 10 dicembre 2025

Il grande valore della condivisione

 I tuoi beni sono proprietà di Dio

Lazzaro non ha subito alcuna ingiustizia da parte del ricco: il ricco non gli ha preso dei beni; solamente non gli ha dato parte dei propri. Se chi non ha dato parte dei suoi beni, ha come accusatore colui di cui non ha avuto misericordia, come potrà essere perdonato chi ha rubato anche i beni altrui, mentre da ogni parte sarà circondato da quelli che hanno ricevuto dei torti? In quel giorno non vi sarà bisogno di testimoni ne di accusatori, di dimostrazioni e di prove: ma le nostre azioni, una ad una, come le abbiamo compiute, appariranno davanti ai nostri occhi. 

«Ecco l'uomo e le sue opere», dice. Infatti è un furto anche i il non dare parte dei propri beni. Forse vi sembra stupefacente quanto affermo, ma non vi stupite: infatti, a partire dalle Scritture divine, vi offrirò una testimonianza, che dice come la rapina, la frode e il furto non consistono solo nel rubare i beni altrui, ma anche nel non dare agli altri parte dei propri beni. Di quale passo sto parlando? Rimproverando i giudei per mezzo del profeta, Dio dice: «La terra ha dato i suoi frutti e non avete offerto le decime: le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case». Come a dire: «Poiché non avete fatto le solite offerte, avete rubato al povero». Dice questo per mostrare ai ricchi che appartengono ai poveri i beni che possiedono, sia che li abbiano ricevuti per eredità paterna, sia che li abbiano accumulati in un altro modo. E in un altro passo dice: «Non spogliare la vita del povero» (Sir 4,1). Chi spoglia, spoglia i beni altrui: infatti si parla di "spogliazione", quando ci impadroniamo dei beni di un altro. E da questo, perciò, impariamo che, se non facciamo l'elemosina, saremo puniti come i ladri. Infatti i beni sono del Signore, in qualunque modo li abbiamo accumulati: e se li daremo ai bisognosi, ne otterremo in gran quantità. Per questo Dio ti ha concesso di possedere più degli altri: non per sperperarlo nella lussuria, nell'ubriachezza, nelle gozzoviglie, nelle vesti lussuose e in altre mollezze, ma per dividerlo con i bisognosi. Infatti come un collettore di imposte, qualora spenda a suo piacimento il denaro che gli è affidato e tralasci di distribuirlo a chi gli è stato ordinato, ne paga le conseguenze e va incontro alla morte, così anche il ricco è una sorta di collettore che riceve delle ricchezze da spartire con i poveri e che ha il compito di distribuirle ai suoi compagni di servitù nel bisogno. Dunque, qualora spenda per sé più del necessario, nell'aldilà andrà incontro a una pena gravissima. Infatti i beni che possiede non appartengono a lui, ma ai suoi compagni di servitù.

5. Siamo pertanto parsimoniosi, come se le ricchezze non fossero nostre. Solo così diverranno nostre. Come saremo parsimoniosi? Quando non le impieghiamo per il superfluo e non solamente per le nostre necessità, ma quando le distribuiamo nelle mani dei poveri: se sei nel benessere e spendi più del necessario, dovrai render ragione delle sostanze che ti furono affidate. Questo accade anche nelle case della gente ricca. Molti infatti hanno affidato i loro affari ai loro servitori; tuttavìa, costoro custodiscono quanto è stato loro affidato e non ne abusano, ma lo distribuiscono a chi e quando il padrone glielo comanda. Fa' questo anche tu! Hai ricevuto, ti è stato affidato più degli altri, non per spenderlo da solo, ma per diventare un buon amministratore anche per gli altri. 

Non indagare sulla vita del richiedente

Chi è generoso non deve chieder conto della condotta, ma solamente migliorare la condizione di povertà e appagare il bisogno. Il povero ha una sola difesa: là sua povertà e la condizione di bisogno in cui si trova. Non chiedergli altro; ma, fosse pure l'uomo più malvagio al mondo, qualora manca del nutrimento necessario, liberiamolo dalla fame. Anche questo ha comandato di fare il Cristo, quando ha detto: «Siate simili al Padre vostro che è nei deli, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,45). L'uomo misericordioso è un porto per chi è nel bisogno: il porto accoglie e libera dal pericolo tutti i naufraghi; siano essi malvagi, buoni o siano come siano quelli che si trovano in pericolo, il porto li mette al riparo all'intemo della sua insenatura. Anche tu, dunque, quando vedi in terra un uomo che ha sofferto il naufragio della povertà, non giudicare, non chieder conto della sua condotta, ma liberalo dalla sventura! Perché procurarti delle noie con le tue stesse mani? Dio ti ha liberato da ogni preoccupazione superflua e da ogni vana ricerca. Quanto a lungo e quanto a sproposito avrebbero discusso molti, se Dio avesse comandato loro di esaminare con attenzione la vita, la condotta e le azioni di ciascuno, prima di dargli l'elemosina!

Ebbene, siamo liberi da tutte queste difficoltà. Perché allora andarsele a cercare? Una cosa è giudicare, un'altra è fare l'elemosina. Si chiama elemosina proprio perché la diamo anche a chi non la merita. Anche Paolo esorta a farlo, dicendo: «Non stancatevi di fare il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede» (Gal 6,9). Se ci mettiamo ad esaminare puntigliosamente gli immeritevoli, forse non ce ne capiterà mai uno che la meriti; al contrario, se diamo anche agli immeritevoli, sicuramente verrà incontro alle nostre mani chi la merita e chi è in grado di compensare l'indegnità di quegli altri. Come accadde al beato Abramo, che senza esaminare i passanti, una volta ebbe la possibilità di ospitare anche gli angeli. Imitiamolo anche noi e, con lui, il suo discendente Giobbe. Infatti quest'ultimo ha emulato con grande zelo la generosità del suo antenato e, per questo motivo, diceva: «La mia porta era aperta a ogni viandante» (Gb 31,32). Non era aperta ad uno e chiusa ad un altro, ma aperta indistintamente a tutti.

6. Comportiamoci anche noi allo stesso modo, vi scongiuro, senza investigare oltre il dovuto. Infatti l'unico merito del povero è il suo bisogno: e se qualcuno ci viene incontro con questo, non esigiamo nulla di più. Infatti non facciamo l'elemosina al comportamento, ma all'uomo; ne proviamo compassione per la sua virtù, ma per la sua sventura, affinchè anche noi possiamo ottenere dal Signore grande misericordia e noi, che non la meritiamo,possiamo godere della sua filantropia. 

Se infatti ci mettessimo a esaminare i meriti dei nostri compagni di servitù e a fare mille investigazioni, Dio farà lo stesso anche con noi: e noi, che con insistenza chiediamo conto delle azioni dei nostri compagni di servitù, verremo privati della filantropia che viene dall'alto. Egli dice: «Con il giudizio con cui giudicate sarete giudicati (Mt 7,2). 

Giovanni Crisostomo, Discorsi sul povero Lazzaro, 2, 4-6)


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