mercoledì 23 marzo 2011

Filippo battezza l'etiope

Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Att 8,26 Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, Att 8,27 stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Att 8,28 Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Att 8,29 Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Att 8,30 Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Att 8,31 Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Att 8,32 Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. Att 8,33 Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Att 8,34 Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Att 8,35 Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Att 8,36 [] Att 8,37 Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Att 8,38 Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.

Ora prima di esaminare i particolari del racconto, osserviamo il significato più importante. l'episodio si sviluppa in due momenti: il dialogo di Filippo con l'etiope e poi l'atto del battesimo. Luca sembra suggerire un legame tra i due momenti. Il primo, ossia il dialogo, prepara il secondo (il sacramento). Senza il confronto che lo precede, l'immersione nell'acqua battesimale sembra un gesto incomprensibile o perfino magico. Tuttavia è vero che, senza l'immersione battesimale, il dialogo resterebbe incompleto. Dopo la conversazione di catechesi, il Signore agisce con un'efficacia ancora maggiore proprio per mezzo del segno sacramentale. Insomma occorrono tutte due gli interventi. A volte Gesù prima guarisce e poi parla con l'ammalato. Lo vediamo nell'episodio del cieco nato. Gesù spalma del fango sugli occhi del cieco e questi deve andare a lavarsi. Lavandosi, recupera la vista. Ma più tardi Gesù lo incontra e parla con lui. Per avere una fede completa sono necessari la parola e il gesto del sacramento. Tra i due è più importante il secondo.

Scorriamo ora il testo.

Il Signore aveva già cominciato ad agire nel cuore dell'etiope. Questi si era mosso, aveva percorso un lungo viaggio. Era andato a cercare il Signore nel suo tempio a Gerusalemme. Come dichiara il salmo 26: «Il mio cuore ripete il tuo invito: cercate il mio volto! Il tuo volto, Signore io cerco». Là era stata toccata nell'intimo del cuore. Per conoscere meglio il Signore, cercava d leggere e capire la Bibbia.

Quali insegnamenti possiamo ricavare?

1. Quando noi ci rivolgiamo a Dio, nella preghiera o nel compimento del bene, rispondiamo sempre ad una chiamata che ci precede. Insegna ad esempio san Paolo: «è Dio che suscita in voi il volere e l'operare secondo il suo disegno d'amore» (Fil 2,13).

2. Il tempio in cui noi andiamo a cercare il Signore è la comunità che si raduna in preghiera, soprattutto (ma non soltanto) per l'Eucaristia. «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Partecipare al culto della comunità è anche un modo per rendere un servizio reciproco: «prestiamo attenzione gli uni gli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni. come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda» (Eb 10, 24-25).

3. L'etiope che si è recato al tempio riceve un dono maggiore di ciò che pensava e di ciò che avrebbe o aveva richiesto. Anche a noi il Signore ci dona sempre sempre di più delle nostre domande. Dio «in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare secondo la potenza che opera in noi» (Ef 3,20).

Quindi è meglio che chiediamo sempre grandi cose. Ossia dobbiamo desiderare che il Signore operi in noi o negli altri non soltanto ciò che vogliamo noi, ma tutto ciò che è conforme alla sua volontà, affinché gli siamo graditi in tutto (cf. Eb 13,21).

La seconda scena del dialogo

Sarebbe opportuno che anche noi cominciassimo a desiderare di approfondire la nostra fede e di conoscere meglio le profondità. le ricchezze e le dolcezze della Sacra Scrittura. Non basta il momento dell'ascolto durante la santa Messa e neppure può bastare l'omelia del celebrante. Quand'anche facesse un discorso strabiliante, avremmo sempre bisogno di meditare e approfondire. Invece di lamentarsi dell'omelia ascoltata, è meglio cominciare ad interessarsi della nostra fede. «Bisogna che ci dedichiamo con maggiore impegno alle cose che abbiamo ascoltato per non andare fuori rotta» (Eb 2,1).

Del resto se avessimo davvero il desiderio di capire, il Signore ci aiuterebbe. Noi vediamo che mentre l'etiope non sa nulla dell'aiuto che Dio gli sta predisponendo, il Signore è molto attivo. Convoca Filippo : «Alzati e và...» «Va avanti e accostati a quel carro...».

Filippo rappresenta tutte le persone che ci hanno aiutato nella fede mentre noi proseguivamo nel cammino della vita con il nostro slancio ma anche con le nostre incertezze. Abbiamo trovato qualcuno che ha saputo aiutarci.

Osservate! Filippo si mostra disponibile ad aiutare ma rimane a fianco, con discrezione. «Capisci quello che stai leggendo?». Egli non forza ma aspetta che sia l'altro a chiamarlo: «Invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui».

Del resto Filippo aveva mostrato un grande spirito di fede. Pensate che era stato richiesto dal Signore ad andare a evangelizzare in una strada deserta (26). I ministri della Chiesa devono sempre recarsi presso una strada deserta. Il nostro cuore spesso è un deserto. In noi il seme della parola non può radicare ma è calpestato dai passanti o beccato dagli uccelli. Passanti e uccelli sono molte personalità pubbliche che diventano di fatto i nostri maestri sui giornali o alla televisione. Ci persuadono perché sono attraenti, ricche e persuasive e si confermano sempre tra di loro. Chi non la pensa come loro, riceve disprezzo, nonostante tanto dispiegamento di democrazia e apparente tolleranza. In nessun tempo siamo disponibili in tutto al Vangelo. Ci sono suggerimenti che affiorano alla coscienza che ci piacciono ma altri che ci dispiacciono, come se fossero troppo difficili o troppo strani.

Noi come l'etiope dobbiamo avere tra le mani la Bibbia. Possiamo riprendere i testi che abbiamo sentito proclamare in chiesa. Basterebbe leggerli più volte. Spesso anche ciò che sembra più difficile, a forza di frequentarlo, ci diventa più familiare. Il Signore non si impone. Si accosta al nostro carro e aspetta che lo invitiamo a salire con noi.

Guardate Filippo deve accompagnare il ministro e sedere accanto a lui. Nessuno di noi sta in una posizione più importante. Noi dobbiamo vivere insieme e alla pari con le persone che pensiamo d'istruire. Dobbiamo stare seduti accanto. Questo significa una lunga conversazione ossia una frequenza di vita. Bisogna essere amici delle persone, stare con loro. Non si evangelizza conservando un rapporto di estraneità o un rapporto occasionale.

Filippo non evangelizza il m. cominciando da un suo progetto, ma dal punto in cui si trova il compagno di viaggio, comincia dalle domande che questi gli pone.

Egli non ha neppure modo di scegliere a persona a cui si deve rivolgere ma si accompagna alla persona che Dio gli fa incontrare, a quella che Dio manda per il suo soccorso.

[L’eunuco avrebbe potuto essere una persona rifiutata da Filippo. A quell’epoca essi erano oggetto di rifiuto e di scherno].

Filippo accompagna l’etiope. Il libro della Bibbia da solo non basta né a chiarificarsi né ad illuminare. Mediante Filippo l’etiope incontra la Chiesa e la sua lettura profonda della Bibbia.

L’evangelizzazione non è soltanto un’occasione di istruzione ma un vero incontro umano. Il neofita deve fare esperienza dell’uomo nuovo che è comunione (attraverso l’acccoglienza, la collaborazione, la solidarietà, il perdono).

Per mezzo della Chiesa (Filippo), l’etiope incontra Gesù e Gesù si incontra tramite la Scrittura, tramite la predicazione nella fraternità e nella preghiera.

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