venerdì 25 marzo 2011

PASQUA E PASSAGGIO DEL MARE Esodo 2


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Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: 2 Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. 3 Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4 Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6 e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 8 In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9 Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. 10 Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.

Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. «Mosè chiamò primo mese e inizio dell'anno la solennità di questo tempo [pasquale]. Il primo mese non è dunque gennaio in cui tutto muore, ma il tempo di Pasqua in cui tutto riprende vita. L'erba dei prati risorge come da morte, i fiori compaiono sugli alberi. Non fa alcuna meraviglia che in questo tempo il mondo venga rimesso a nuovo, se lo stesso genere umano oggi viene innovato. Sono innumerevoli i popoli che, oggi, in tutto il mondo, sbarazzata la decrepitezza del peccato, risorgono a novità di vita per l'acqua del battesimo» [1]. «È proprio nel clima temperato della primavera che Dio ha fondato il mondo. Pertanto il Figlio di Dio, con la propria risurrezione, fa risorgere il mondo atterrato nello stesso giorno in cui egli prima l’aveva creato dal nulla, perché venisse restaurato in Cristo tutto ciò che è nei cieli e in terra: da lui, per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose, a lui la gloria nei secoli (Rm 1,36)» [2]. «Se l'anima geme e grida a Dio, allora vede l'inizio del proprio riscatto. Anch'essa è liberata nel mese dei nuovi fiori, a primavera, quando la terra dell'anima può far germogliare i rami splendidi e rigogliosi della giustizia, quando sono trascorsi gli amari inverni della tenebrosa ignoranza e del grande pervertimento provocato dalle opere vergognose e dai peccati» [3].

Ciascuno si procuri un agnello per famiglia. «Tu guarda il vero Agnello, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e di’ che come nostra Pasqua è stato immolato il Cristo (1 Cor 5,7). Quello di cui ora parliamo sono le carni del Verbo di Dio; se parliamo cose perfette, robuste, forti, vi diamo da mangiare le carni del Verbo di Dio» [4].

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre. «Senza difetto, perché il Cristo è in tutti i sensi immacolato e, dal principio alla fine, è dotato di ogni giustizia, come Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: 2 Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. 3 Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4 Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6 e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 8 In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9 Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. 10 Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.

Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. «Mosè chiamò primo mese e inizio dell'anno la solennità di questo tempo [pasquale]. Il primo mese non è dunque gennaio in cui tutto muore, ma il tempo di Pasqua in cui tutto riprende vita. L'erba dei prati risorge come da morte, i fiori compaiono sugli alberi. Non fa alcuna meraviglia che in questo tempo il mondo venga rimesso a nuovo, se lo stesso genere umano oggi viene innovato. Sono innumerevoli i popoli che, oggi, in tutto il mondo, sbarazzata la decrepitezza del peccato, risorgono a novità di vita per l'acqua del battesimo» [1]. «È proprio nel clima temperato della primavera che Dio ha fondato il mondo. Pertanto il Figlio di Dio, con la propria risurrezione, fa risorgere il mondo atterrato nello stesso giorno in cui egli prima l’aveva creato dal nulla, perché venisse restaurato in Cristo tutto ciò che è nei cieli e in terra: da lui, per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose, a lui la gloria nei secoli (Rm 1,36)» [2]. «Se l'anima geme e grida a Dio, allora vede l'inizio del proprio riscatto. Anch'essa è liberata nel mese dei nuovi fiori, a primavera, quando la terra dell'anima può far germogliare i rami splendidi e rigogliosi della giustizia, quando sono trascorsi gli amari inverni della tenebrosa ignoranza e del grande pervertimento provocato dalle opere vergognose e dai peccati» [3].

Ciascuno si procuri un agnello per famiglia. «Tu guarda il vero Agnello, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e di’ che come nostra Pasqua è stato immolato il Cristo (1 Cor 5,7). Quello di cui ora parliamo sono le carni del Verbo di Dio; se parliamo cose perfette, robuste, forti, vi diamo da mangiare le carni del Verbo di Dio» [4].

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre. «Senza difetto, perché il Cristo è in tutti i sensi immacolato e, dal principio alla fine, è dotato di ogni giustizia, come dice egli stesso: Conviene infatti che noi compiamo ogni giustizia (Mt 3,15). Per questo tutti i sacrifici che venivano offerti dovevano essere senza difetto e immacolati, perché erano tutti immolati come figure di Cristo» [5]. «Nato nell’anno, cosa che rivela come il Signore sia un essere nuovo sulla terra e non abbia in alcun modo parte alla vecchiezza umana» [6]. «Ora ci resta da capire il simbolo dell'agnello e del capretto. L'agnello dunque, secondo Isaia, è simbolo della mitezza di Cristo; dice infatti: è stato condotto al macello, come agnello muto davanti a chi lo tosa (Is 53,7). Il capretto invece era destinato, secondo la Legge, al sacrificio per il peccato; è detto infatti: Un capro, preso dalle capre, come sacrificio per il peccato (Lv 9,3). Offerto pertanto mite come agnello, è stato immolato come capro per il peccato, dando se stesso, nella sua mitezza, per la salvezza degli uomini» [7].

Ne mangeranno la carne arrostita al fuoco. «Le membra dell’agnello di Dio sono le sue Scritture. L’intero corpo della divina Scrittura, sia dell’Antico come del Nuovo Testamento, contiene il Figlio di Dio» [8]. «Mangeranno la carne in quella notte stessa, arrostita al fuoco. La notte è il secolo presente: la notte è avanzata (Rm 13,12), dice Paolo. La comunione con il santo corpo avviene tramite il fuoco, cioè lo zelo infuocato e ardente; è detto: ardenti nello spirito» [9].

La carne dell’agnello la mangeranno con azzimi e con erbe amare. «I pani azzimi significano la semplicità e le erbe amare (Es 12,8), le tribolazioni che sopravverranno. E detto infatti: Mangerete azzimi con erbe amare (cf. Es 12,15). Semplice e innocente sia la nostra condotta, deponendo, come lievito, quant’è vecchio e scaltro, e assumendo ciò che è nuovo e senza malizia per essere azzimi, secondo la parola: Cristo nostra Pasqua è stato immolato: facciamo dunque festa non con il vecchio lievito, né con il lievito di malizia e malvagità, ma con azzimi di sincerità e verità (1 Cor 5,7-8). Quanto poi alle tribolazioni, esse sono amare, e tuttavia anche nelle tribolazioni ci gloriamo, perché la tribolazione genera la pazienza; la pazienza, una fedeltà provata, e questa genera la speranza: e la speranza non confonde (Rm 5,3-5). Bisogna passare attraverso molte tribolazioni per entrare nel Regno (At 14,22), sicché noi riceviamo la tribolazione come un aroma per la speranza che ne viene e per il Regno» [10].

Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. «È chiaro ciò che indica l’abbigliamento per il viaggio: in questa vita presente viviamo come viandanti, spinti fin dalla nascita verso l’uscita dalla stessa forza delle cose e che all’uscita dobbiamo prepararci per viaggiare sicuri» [11].

Lo mangerete in fretta. «Non prendiamo il mistero del corpo del Signore e del suo sangue con cuore tardo e volto stanco, ma con tutta la brama dell’animo, come coloro che hanno fame e sete della giustizia» [12].


Il memoriale

11 Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore! 12 In quella notte io passerò per il paese d’Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d’Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell’Egitto. Io sono il Signore! 13 Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto. 14 Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.

È la pasqua del Signore! «Pasqua significa passaggio e ha avuto anticamente questo nome perché il Signore passò attraverso l'Egitto liberando i figli d'Israele, e perché i figli d'Israele si sottrassero quella notte alla servitù d'Egitto, per venire nella terra promessa dell'eredità e della pace; ma spiritualmente Pasqua significa che in quel tempo il Signore sarebbe passato da questo mondo al Padre e che, seguendo il suo esempio i fedeli, abbandonati i desideri temporali e la servitù dei peccati grazie alla continua pratica della virtù, debbono passare alla patria celeste che è stata loro promessa» [13].

Questo giorno sarà per voi un memoriale. «Come Mosè dice: sarà per voi un memoriale eterno, così anche [Cristo] dice in ricordo di me, finché non venga. Perciò dice anche: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua, cioè di affidarvi le realtà nuove e di darvi una Pasqua, in virtù della quale vi renderò spirituali. Come lo facevate in ricordo dei prodigi avvenuti in Egitto, così fate questo in ricordo di me» [14].

Osserverete questo giorno come rito perenne. «Perché l’uscita dall’Egitto viene letta per te, se fu utile ad altri? Come può riguardarti un avvenimento che non accadde per te? Apprendi subito dall’apostolo che sono più per te che per quelli le cose che furono scritte. L’Esodo santo e perfetto viene completato in noi» [15]. «Ogni giorno di festa celebrato sulla terra dagli uomini, viene celebrato soltanto in parte, e mai integralmente, ma quando uscirai da quest’Egitto, allora ci sarà per te festa perfetta» [16].

15 Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. 16 Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona. 17 Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d’Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne. 18 Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera. 19 Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese. 20 Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi”.

Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case «Il Signore ordina di far scomparire da ogni casa tutto il lievito vecchio, cioè di rigettare per quant’è possibile le azioni e i sentimenti dell'uomo vecchio e corrotto, i pensieri malvagi e i desideri vergognosi» . «Nelle Sacre Scritture il lievito è sempre stato inteso come simbolo del peccato. Per cui Gesù invita i discepoli a guadarsi dal lievito degli scribi e dei farisei (Mt 16,6). Anche Paolo scrive raccomandando di tenersi lontani il più possibile dal lievito dell’impurità: Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova perché siete azzimi (1 Cor 5,7)» [17].

AncoraLa Veglia pasquale cristiana

«Come in Egitto quella notte, immolato l'agnello, segnate le case dei fedeli con il suo sangue, mangiate le sue carni, venne all'improvviso il Signore e liberò il popolo, così, proprio così il nostro Signore e Redentore, avendo offerto il suo corpo e il suo sangue come vittima al Padre, ha abbattuto la potenza del diavolo. Ha abbattuto le porte dell'inferno e ha portato fuori gli eletti e, risorgendo questa stessa notte dai morti, li ha condotti alla gioia del regno dei cieli. Non ha portato via con sé solo i giusti che ha trovato nell’Ade, ma anche a noi ha ottenuto salvezza con la sua morte e risurrezione. Perciò ben a ragione anche noi in questa notte memori della nostra redenzione ci dedichiamo a veglie degne di Dio e ci applichiamo alle preghiere e all'ascolto delle letture divine, che ci sono state tramandate per narrarci i doni della grazia; celebriamo l'adozione del nuovo popolo sottratto, grazie al fonte di rigenerazione, al Signore dell'Egitto spirituale per essere dato all'unico vero Signore; immoliamo di nuovo a Dio per il progresso della nostra salvezza il corpo santo e il sangue prezioso del nostro agnello, in virtù del quale siamo stati redenti dai peccati. Dato che in questa festa annuale gioiamo insieme dei misteri della risurrezione del Signore e della nostra redenzione, sforziamoci, carissimi, di abbracciare questi misteri con intimo affetto, e di conservarli in noi grazie a un consono modo di vita: conserviamoli quasi fossimo animali puri, ora ruminandoli con le parole della bocca, ora tirandoli fuori dall'intimo del cuore per meditarli di nuovo, e prima di tutto cerchiamo di vivere operando in modo tale da meritare di gioire all'evento della nostra risurrezione. Così, quando l'ultima tromba sveglierà e chiamerà al tribunale del giusto giudice tutto il genere umano, ci separerà dalla sorte dei reprobi il segno di questo giudice, dal quale siamo stati consacrati; ci separeranno dalla pena dei negligenti le veglie con cui aspettiamo il suo arrivo» [18].

AncoraAltre prescrizioni sulla Pasqua

L’aspersione con il sangue

21 Mosè convocò tutti gli anziani d’Israele e disse loro: “Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. 22 Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. 23 Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. 24 Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. 25 Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. 26 Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto? 27 Voi direte loro: è il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case”. Il popolo s’inginocchiò e si prostrò. 28 Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.

Brano indipendente in cui appare il sacrificio proprio della Pasqua. Un rito antico, ossia spruzzare gli ingressi delle tende con il sangue di animali, viene modificato nel suo significato e utilizzato per ricordare i fatti della liberazione. Il credente viene preservato da Dio da tutto ciò che distrugge l’esistenza. Segue una catechesi sul significato dei riti che vengono ripetuti ogni anno.

Spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. «Bisogna immolare e sacrificare l'agnello e il suo sangue deve ungere le porte. Cristo infatti, l'agnello vero e buono, senza macchia, è stato immolato e con il suo sangue sono stati unti gli architravi del cuore, affinché il sangue di Cristo versato sulla croce sia per l'anima fonte di vita e di riscatto e divenga per i demoni egiziani causa di lutto e di morte. Il sangue dell'agnello immacolato è veramente lutto per essi, ma gioia ed esultanza per l'anima» [19]. «Con l’effusione del sangue immacolato, Cristo ha distrutto i peccati di tutti: di quelli almeno che avevano segnato con il suo sangue la porta della loro fede» [20].

«Ai tempi di Mosè un agnello poté allontanare l'angelo sterminatore; logicamente e molto più efficacemente l'Agnello di Dio poté addossarsi i peccati del mondo per liberarlo dalle sue colpe. Se poté il sangue d'un ovino senza ragione diventare un'efficace salvaguardia, non poté e non dovette con maggiore efficacia procurarci salvezza il sangue dell'Unigenito?» [21].

Requisiti per la celebrazione e il suo ricordo perenne

43 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: “Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.44 Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. 45 L’avventizio e il mercenario non ne mangeranno. 46 In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. 47 Tutta la comunità d’Israele la celebrerà. 48 Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare. 49 Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi”. 50 Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. 51 Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d’Egitto, ordinati secondo le loro schiere.

«Se leggiamo scritto che la Legge possiede un’ombra dei beni futuri (Eb 10,1), anche comandamenti e prescrizioni sono ombre dei beni futuri. Quando dunque arrivo al passo scritto sulla Pasqua, devo capire che quella pecora corporale è ombra di un bene futuro e pensare che come nostra Pasqua è stato immolato Cristo» [22].

In una sola casa si mangerà. «Abbiamo l’ordine di mangiarlo in una sola casa; vale a dire che non possiamo pensare di poterlo immolare fuori della Chiesa» [23].

Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua… «Il Dio degli ebrei è anche il Dio delle genti, dal momento che dal solo Adamo tutti hanno avuto origine e che non si proibisce a nessun straniero di accostarsi alla legge se vuole farlo. Con gli ebrei, uscirono nel deserto alcuni [pagani] ed essi ricevettero l’ordine di accoglierli, purché fossero circoncisi. Cornelio, un pagano che non si era fatto circoncidere, ricevette il dono di Dio [della fede] (At 10,31)» [24].

Nessun non circonciso ne deve mangiare. «Chi non ha circonciso i propri costumi carnali non può giungere alla comunione con Cristo, ma è detto che noi, partecipi di Cristo, siamo i circoncisi, noi che rendiamo culto a Dio in spirito e non confidiamo nella carne (Fil 3,3). Il cuore, spoglio di tutto ciò che è carnale, può realmente rendere culto a Dio e fondersi con Cristo in spirito. Questo mistero s’imprime in noi con il battesimo ed è portato a compimento dalla vita secondo Cristo: Siete stati circoncisi con una circoncisione non fatta da mano d'uomo, con la spogliazione del corpo di carne, con la circoncisione di Cristo, poiché siete stati sepolti con lui nel battesimo (Col 2,11-12). Finché dunque non ti sarai spogliato della condotta carnale, sei un estraneo e un forestiero, non puoi né partecipare né comunicare al Santo, al Cristo che viene dal cielo: bisogna infatti che diventi celeste chi si accosta al Celeste, ma nessuno diventa celeste senza toglier via ciò che è terrestre» [25]

Il riscatto dei primogeniti

13. 1 Il Signore disse a Mosè: 2 “Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali - : esso appartiene a me”. 3 Mosè disse al popolo: “Ricordati di questo giorno, nel quale siete usciti dall’Egitto, dalla condizione servile, perché con mano potente il Signore vi ha fatti uscire di là: non si mangi ciò che è lievitato. 4 Oggi voi uscite nel mese di Abib. 5 Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, dell’Hittita, dell’Amorreo, dell’Eveo e del Gebuseo, che ha giurato ai tuoi padri di dare a te, terra dove scorre latte e miele, allora tu compirai questo rito in questo mese. 6 Per sette giorni mangerai azzimi. Nel settimo vi sarà una festa in onore del Signore. 7 Nei sette giorni si mangeranno azzimi e non ci sarà presso di te ciò che è lievitato; non ci sarà presso di te il lievito, entro tutti i tuoi confini. 8 In quel giorno tu istruirai tuo figlio: è a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall’Egitto. 9 Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente infatti il Signore ti ha fatto uscire dall’Egitto. 10 Osserverai questo rito alla sua ricorrenza ogni anno.11 Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, come ha giurato a te e ai tuoi padri, e te lo avrà dato in possesso, 12 tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del bestiame, se di sesso maschile, appartiene al Signore. 13 Riscatterai ogni primo parto dell’asino mediante un capo di bestiame minuto; se non lo riscatti, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell’uomo tra i tuoi figli. 14 Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò? , tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile. 15 Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nel paese d’Egitto, i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile, e riscatto ogni primogenito dei miei figli. 16 Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un ornamento fra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto”.

Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese, tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno. Ogni primogenito d’Israele appartiene a Dio perché è stato Lui a dare vita e libertà. Esso va riscattato. Con questo rito il popolo si ricorda dei grandi eventi del passato e rinnova la sua riconoscenza nei confronti di Dio. Non è un modo per rinnovare la sudditanza ma per relazionarsi con Colui che sempre dona tutto, con estrema generosità. Ognuno di noi deve se stesso a Dio interamente.

Il comando prepara ciò che accadrà a Gesù. I suoi genitori lo porteranno a tempio ma non per essere riscattato quanto per essere consacrato a Dio in modo completo: «Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come’è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore (Lc 2,22-23)». Secondo la lettera agli Ebrei, Cristo, entrando nel mondo, si è consacrato a Dio. «Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre (Eb 10,5-10)».

AncoraIl passaggio del mar Rosso

Partenza del popolo (12, 37-42; 13, 17-22)

12. 37 Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. 38 Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero. 39 Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall’Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall’Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio. 40 Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent’anni. 41 Al termine dei quattrocentotrent’anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d’Egitto. 42 Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d’Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.

La cifra che fornisce il numero dei partenti appartiene al genere epico (Es 23, 29-30 e Dt 7,7 parlano di un piccolo popolo). Con Israele, partono altri gruppi di semiti in cerca di una terra più ospitale. Il computo della durata della schiavitù è una cifra simbolica: quattrocento anni. Il tono dell’annuncio non è storico ma liturgico: si vuole celebrare un evento fondamentale.

Tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d’Egitto. Israele si mette in movimento solo dopo che Dio l’ha già liberato. Il cristiano può intraprendere la vita nuova della Pasqua soltanto dopo aver ricevuto la grazia dai sacramenti pasquali: «I figli di Israele, celebrata la Pasqua, se ne partono. Il cristiano progredisce quando ha ricevuto la vita dello Spirito santo, ha gustato l'agnello, ha ricevuto l'unzione del suo sangue, ha mangiato il vero pane, la parola vivente. Una colonna di fuoco e una colonna di nubi guidava gli ebrei, ma i cristiani sono custoditi e sostenuti dallo Spirito santo» [26].

Notte di veglia fu questa per il Signore. La stessa veglia fu sostenuta dal Signore Gesù durante la sua Pasqua: «Egli ha vegliato in vita perché noi non rimanessimo addormentati nella morte. Ha sofferto per noi il sonno della morte mediante il mistero della passione, ma quel sonno del Signore è diventato veglia per tutto il mondo: la morte di Cristo ha scosso via da noi il sonno della morte eterna» [27].

13. 17 Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: “Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe pentirsi e tornare in Egitto”. 18 Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mare Rosso. Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d’Egitto. 19 Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto giurare solennemente gli Israeliti: “Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa”. 20 Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. 21 Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. 22 Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte.

Israele non poteva percorrere la strada più breve, lungo la costa, perché era troppo sorvegliata ma tale ostacolo viene giudicato come un fatto provvidenziale, in quanto l’allungamento del viaggio serviva come un’occasione di formazione per il popolo. Il trasporto delle ossa di Giuseppe, oltre a creare continuità con la storia dei patriarchi, sta a significare che tutto Israele ha lasciato effettivamente l’Egitto.

Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta. «La grazia divina dispone che all'inizio [i convertiti] siano risparmiati dall’asprezza delle tentazioni perché, se il loro inizio fosse segnato dall'amarezza della tentazione, facilmente ritornerebbero alle azioni che hanno abbandonato, dalle quali peraltro non si erano poi di tanto allontanati. Pertanto, a quelli che escono dall'Egitto viene risparmiata la guerra imminente, perché a quanti lasciano la vita mondana si mostra dapprima una certa tranquillità, per evitare che, turbati nella loro fragilità iniziale, spaventati, ritornino a ciò che hanno lasciato» [28].

Dio guidò il popolo per la strada del deserto. La vita nuova richiede la disponibilità ad affrontare la fatica dell’apprendimento del bene: «Forse credevi che il cammino aperto da Dio fosse piano, dolce e non presentasse addirittura nessuna difficoltà: no, è una salita tortuosa. Ascolta anche nel Vangelo il Signore che dice: quanto stretta ed angusta è la via che conduce alla vita» [29].

Partirono da Succot e si accamparono in Etam. «Quando, dopo aver ascoltato l’ammonizione del Vangelo, avrai abbandonato l’Egitto, e ti sarai liberato da ogni germe di corruzione, allora abiterai sotto le tende. La tenda indica chi s’affretta verso Dio con grande slancio, superando ogni ostacolo. Il traguardo non è, però, questo luogo: bisogna oltrepassare subito anche questa tappa, spostare l’accampamento più avanti, bisogna affrettarsi per raggiungere Etham. Giunto in questo luogo, constaterai che Dio ti precede di giorno in una nube e di notte nel fuoco. Questo non potevi scoprirlo mentre te ne stavi a Ramses o a Succot. Soltanto, alla terza tappa, sperimenti i segni divini. Sopra avevamo letto che Mosè voleva inoltrarsi nel deserto per il cammino di tre giorni. Il Faraone invece non voleva permettere che Israele giungesse a questo luogo dei segni, non voleva che avanzassero al punto di godere dei misteri del terzo giorno. Ci farà risorgere Dio dopo due giorni e il terzo risusciteremo e vivremo alla sua presenza, così si esprime il profeta. L’apostolo allude al nostro battesimo e dice che in esso moriamo e risorgiamo con Cristo e veniamo posti nel cielo. Dopo tre giorni vieni quindi guidato da Dio che ti conduce a salvezza» [30]. Camminiamo verso la libertà per ritrovarci e su noi il Signore manifesta i segni della sua presenza: «La terra [di passaggio] che rallegra il Signore è l’anima che si purifica con il pensiero di Dio. Qui, il Signore costruirà sulle sue fondamenta e intorno a lei una nube d’ombra di giorno e splendore fiammeggiante di fuoco e di notte. Dall’intimo delle sue tenebre sorgerà la luce» [31].

Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube... Gesù è stato costituito da Dio come una colonna di luce per tutta l’umanità: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Dobbiamo lasciarci condurre da Dio soprattutto lungo la notte, nell’esperienza del male e del peccato: «La colonna di nube che precedeva il popolo, era raggiante non di giorno ma di notte; perché il nostro Redentore non rischiarò di alcuna luce coloro che confidavano nella propria giustizia; illuminò con il fuoco del suo amore coloro che riconoscevano le tenebre dei propri peccati» [32].

Preparazione al passaggio del mare (14, 1-14)

14. 1 Il Signore disse a Mosè: 2 Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi- Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a Baal- Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. 3 Il faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto li ha bloccati! 4 Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore! ”. Essi fecero in tal modo.

Dio sembra voler provocare la situazione di crisi spingendo il popolo proprio davanti al mare e rendendo ostinato il cuore di faraone. Si tratta di un linguaggio biblico per affermare che Egli ha in mano tutti gli eventi. Egli li domina a tal punto che può esserne considerato quasi l’autore. Dio, è signore della storia, protagonista invisibile e discreto di ogni accadimento. Da questa situazione di difficoltà che, a prima vista, sembra distruggere il suo progetto, scaturirà una manifestazione ancora più evidente della sua vicinanza con gli umili.

5 Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: “Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva! ”. 6 Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. 7 Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. 8 Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. 9 Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si trovarono presso Pi- Achirot, davanti a Baal- Zefon.

Dopo aver presentato il punto di vista divino, l’autore descrive lo svolgersi dei fatti dal punto di vista umano: i capi dell’Egitto si pentono del permesso concesso e inseguono il popolo d’Israele, del tutto inerme e impossibilitato a difendersi.

Dissero: “Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele..?” Non dobbiamo resistere a Dio fino al punto di decadere del tutto dalla sua grazia. «Verso gli egiziani Dio agì con misericordia; non inviò su di essi punizioni tali da distruggerli, ma li colpi con lievi pene per correggerli e indurli a convertirsi. Mostrò pazienza e attese la loro conversione. Questi, dapprima, si convertirono ma poi, cambiando opinione, si confermarono nella primitiva incredulità. Infine commisero il grande peccato d’inseguire il popolo di Dio. Per questo, alla fine, la giustizia divina li fece perire» [33].

10 Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. 11 Poi dissero a Mosè: “Forse perché non c’erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall’Egitto? 12 Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto? ”. 13 Mosè rispose: “Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! 14 Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli”.

Di fronte al pericolo mortale la paura viene a dominare il cuore dei figli d’Israele, al punto da spegnere la loro fede.

Che hai fatto, portandoci fuori dall’Egitto? «Ecco le parole di chi viene meno nella tentazione! Chi è così libero che nessun pensiero ambiguo sorprenda la sua anima? Vedi che cosa dice il Signore [a Pietro] a quel grande fondamento della Chiesa e pietra solidissima: o uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,31)» [34]. «Dio non consegna nessuno, lui che ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. È la nostra mancanza di fede a consegnarci [in balia dei pericoli], sebbene sia per permissione di Dio che vengono le tentazioni per provare la fede di quelli che hanno perfetta speranza in Dio. O paura figlia dell’incredulità, quanto ci hai trascinato in basso! Acceca la mente, rilassa il cuore, strappa lontano da Dio gli uomini. Risvegliamo il Gesù che dorme in noi dicendo: Maestro, salvaci, periamo (Mt 8,25)» [35].

È meglio per noi servire l’Egitto che perire nel deserto. Presi da paura, è facile non solo perdere la fede ma anche alimentare ragionamenti sbagliati. I pensieri e le espressioni usate dal popolo «sono parole di tentazione e fragilità», fuori dalla verità; infatti «è di gran lunga meglio morire nel deserto che servire agli Egiziani. Chi muore nel deserto, per il fatto stesso che si è separato dagli Egiziani e si è allontanato dai reggitori delle tenebre e dal potere di Satana, ha già fatto un qualche progresso, anche se non è potuto pervenire alla perfezione. È meglio morire per via andando alla ricerca della vita perfetta che non partire neppure alla ricerca della perfezione. Appare menzognera anche l'opinione di quelli che, dal momento che concepiscono come troppo arduo il cammino della virtù, giudicano che non sia neppure da percorrersi o da iniziarsi. È molto meglio, in realtà, che io muoia in questo cammino, se così è necessario, piuttosto che, rimanendo fra gli Egiziani, venga ucciso e ricoperto da flutti salati e amari» [36].

Non abbiate paura, siate forti. Nell’incoraggiamento rivolto al popolo, risalta la fede di Mosè. «Chiunque non è saldo nella fede in Dio annulla in sé la gloria divina» [37]. «Evitiamo la mormorazione, evitiamo di tentare Cristo. Ma come possiamo tentarlo? Lasciandoci prendere da pensieri d’incredulità e dicendo: “Ci fornirà il necessario? Riusciremo a sopportare questa o quell’altra cosa? No, fratelli! Tutto ciò è segno d’incredulità e di dubbio! Come fare allora? Crediamo che sopporteremo ogni cosa. Con questa fede Mosè attraversò il mare come una terra asciutta» [38].

Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli. «I figli di Israele sogliono vincere i nemici con l’orazione e non con le armi, non tanto con il ferro quanto con le preghiere. Non prende le armi contro Faraone, ma gli viene detto: il Signore combatterà per voi» [39].

Miracolo del mare

15 Il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. 16 Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. 17 Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. 18 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri”. 19 L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. 20 Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.

Ancora una volta viene dato risalto, in primo luogo, al pensiero e al progetto divino (vv 17-18). Il testo parla dei segni della vicinanza di Dio: l’angelo, la colonna di nube luminosa (vv. 19-20).

Seguono due elaborazioni diverse del momento cruciale. Il racconto del prosciugamento della palude (tr. jahvista) e quello dell’attraversamento del mare (tr. sacerdotale) vengono intrecciati tra loro (vv. 21-29). Il racconto termina evidenziando il risultato dell’esperienza vissuta: ora il popolo crede in Dio e nel suo inviato (vv. 30-31).

Il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me?” «Anche ora, dobbiamo fare attenzione, se mai ci accada di essere consegnati in schiavitù per i nostri peccati, a gridare al Signore. Gridiamo però non con la bocca, ma con l'animo» [40]. «La vera preghiera non sta nella voce della bocca, ma nei pensieri del cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri, che fanno salire le voci, più potenti nell'intimo delle orecchie di Dio. Se con la bocca chiediamo la vita eterna, ma con il cuore non la desideriamo, il nostro gridare è un tacere. Se invece la desideriamo di cuore, anche se la bocca tace il nostro silenzio è un grido. Ecco, nel deserto, il popolo strepita mentre Mosè tace. Il suo silenzio, tuttavia, si fa sentire all'orecchio della bontà di Dio, che gli dice: Perché gridi verso di me? C'è dunque dentro di noi, nel desiderio, un grido segreto, che non giunge alle orecchie dell'uomo e tuttavia riempie l'udito del Creatore» [41]. Il Signore conosce le aspirazioni segrete degli uomini e i loro affanni. «Mosè grida al Signore. Come grida? Non si sente alcuna voce di lui che gridi e tuttavia Dio gli dice: Perché gridi a me? Vorrei sapere come i santi gridano a Dio senza emettere voce. L'Apostolo insegna che Dio ha posto lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori che grida: Abba, padre!, e aggiunge: Lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inenarrabili. E ancora: Colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito. Così, per l’intercessione dello Spirito Santo, si sente presso Dio il silenzioso grido dei santi» [42].

L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento, cambiò posto e passò indietro. «Anche tu, se ti allontani dagli egiziani e fuggi dal potere dei demoni, vedrai quali aiuti ti si preparano da parte di Dio, vedrai quali soccorritori avrai a disposizione» [43].

Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. «La colonna di fuoco precedette [il popolo] nel Mar Rosso, perché i figli d'Israele, seguendola, percorressero il cammino senza timore. Essa per prima percorse le acque, per preparare la strada a quelli che la seguivano. Tutti questi prodigi furono compiuti da Cristo Signore. Come allora precedette i figli d'Israele attraverso il mare in una colonna di fuoco, così ora, mediante il battesimo, precede i popoli cristiani con la colonna della sua persona. La stessa la colonna, ripeto, allora fece luce agli occhi di quelli che la seguivano, e ora illumina i cuori dei credenti; allora nei flutti del mare offrì una solida strada, ed ora nel battesimo rafforza i passi della fede. Chi, grazie questa fede, camminerà intrepido, come [fecero] i figli d'Israele, non dovrà temere il persecutore egiziano» [44].

21 Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. 22 Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 23 Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare. 24 Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25 Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: “Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani! ”. 26 Il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri”. 27 Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. 28 Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. 29 Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 30 In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; 31 Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.

Il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare. «I flutti si raccolgono in un ammasso, l'elemento liquido acquista solidità. Comprendi la bontà del Dio creatore! Se obbedirai alla sua volontà, se seguirai la sua legge, costringerà gli elementi stessi a servirti anche contro la loro natura» [45].

Il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. «Chi resiste [a Dio] affonda come il faraone nel mar Rosso, chi invece crede in lui senza esitazione, rimane incrollabile sulla salda roccia» [46].

Le acque si riversino sugli Egiziani. «Chi non sa che l’esercito egiziano significa le svariate passioni da cui l’uomo è reso schiavo? Quanti attraversano l’acqua sacramentale debbono uccidere nell’acqua tutta la schiera dei vizi: avidità, desideri impuri, alterigia, impulsi di collera, risentimento, invidia. La lussuria è un padrone feroce e proprio con gli piaceri tormenta come una frusta l’intelletto tenuto in schiavitù. Altro padrone del genere è l’avidità: guadagnando ciò che si desidera, si è sempre spinti a fare di più» [47].

Non ne scampò neppure uno. «Annienta l’egiziano colui che non vive secondo la carne ma secondo lo spirito; colui che scaccia dal cuore o non li accoglie per nulla, i pensieri sordidi» [48].

Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui. «Credere a Dio significa credere vero ciò che dice, e questo lo fanno anche i cattivi. Credere Dio significa credere che Dio esiste, ciò che fanno anche i demoni. Credere in Dio vuol dire credere e amarlo, credere e andare a lui, credere e aderire a lui. Questa è la fede che giustifica l’empio» [49].

La nuova attraversata

Nel salmo 77 il prosciugamento prodigioso del mare viene presentato come una passeggiata di Dio sulle acque: Ti videro le acque, o Dio… Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili (Sal 77,17.20). Il Vangelo di Giovanni, riprende la stessa immagine e presenta Gesù che attraversa il mare in burrasca, passeggiando sulle acque (Gv 6,18ss). Il Cristo, camminando sul mare in tempesta e proclamandosi quale l’Io sono, non solo si rivela come una persona divina, ma attualizza nel presente il definitivo passaggio di liberazione.

AncoraIl Cantico di Mosè e di Maria

Capitolo 15.
1 Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: “Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere. 2 Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato. È il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!

Voglio cantare in onore del Signore. «Il soffio che attraversa il flauto emette un suono, così lo Spirito santo attraverso gli uomini spirituali innalza inni e prega Dio in un cuore puro. Gloria a Colui che ha liberato l'anima dalla schiavitù del faraone e che ha fatto di essa il suo trono, la sua dimora, il suo tempio, la sua sposa immacolata e l'ha fatta entrare nel regno della vita eterna mentre essa si trova ancora in questo mondo» [50].

Il Signore ha mirabilmente trionfato. «Il mio Signore Gesù Cristo, quando assunse la carne dalla Vergine per la nostra salvezza, certo si è glorificato, perché venne a cercare quel che era perduto, però non si è glorificato gloriosamente. Si dice proprio di lui: Lo abbiamo visto, e non aveva bellezza né splendore (Is 53). Fu glorificato anche quando andò alla croce e sopportò la morte. Per lui dunque era gloria anche la passione della croce; però questa gloria non era gloriosa, ma umile» [51].

3 Il Signore è prode in guerra, si chiama Signore. 4 I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mare Rosso. 5 Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. 6 La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; 7 con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia. 8 Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi in fondo al mare. 9 Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano! 10 Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde.

Il Signore è prode in guerra. I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare. «Tutti quelli che vedrai più turpi nella lussuria, più feroci nella crudeltà, più sordidi nell'avarizia, più scellerati nell'empietà, riconoscili come parti componenti il carro di Faraone: egli siede su di loro, li soggioga al suo carro, su di essi volteggia e li guida a briglie sciolte attraverso i campi aperti delle scelleratezze» [52].

Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. «I credenti non sono sommersi ma camminano sopra le acque. Pietro camminò con un po’ di trepidazione, giacché non era così grande nella fede da non avere in sé alcuna mescolanza della sostanza del piombo» [53].

Con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari. «Voglia il cielo che anch'io, mentre vi porgo la Parola di Dio, possa scuotere il cuore di un peccatore! Se lo farò, certamente con la spada della mia bocca colpirò la fornicazione, colpirò la malizia, reprimerò una violenta passione, e se vi sono altri mali, li annienterò sulla bocca della spada, ossia con le parole mia bocca e non ne lascerò alcun superstite, alcun fuggiasco. Se infatti faremo morire tutti i nostri nemici, allora davvero celebreremo un giorno di festa a gloria di Dio e per la vittoria sui nostri avversari godremo in lieta solennità» [54].

Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino. «Avvenga a tutti noi di essere aiutati dal nostro fratello grande, da Gesù; poiché egli si compiacque di farci suoi fratelli; e lo siamo e siamo chiamati beati dagli angeli, per il fratello che abbiamo: potente, per renderci potenti; forte, per farci partecipi del bottino; principe in guerra, per stritolare i nemici che lottano contro di noi; medico, per curare le nostre malattie; principe della pace, per pacificare il nostro uomo interiore con quello esteriore, soggetto a lui; nutritore, che ci nutre con cibo spirituale; vivente, per darci la vita; compassionevole, per avere compassione di noi; misericordioso, per avere misericordia di noi; re, per farci re; Dio per farci dèi» [55].

11 Chi è come te fra gli dei, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? 12 Stendesti la destra: la terra li inghiottì. 13 Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora. 14 Hanno udito i popoli e tremano; dolore incolse gli abitanti della Filistea. 15 Già si spaventano i capi di Edom, i potenti di Moab li prende il timore; tremano tutti gli abitanti di Canaan. 16 Piombano sopra di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato. 17 Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. 18 Il Signore regna in eterno e per sempre! ”.

Chi è come te fra gli dei, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? «La sua grandezza è illimitata: sia quindi illimitata anche la tua lode. Nemmeno quando sarai morto alla vita presente interromperai la lode del Signore. Se infatti non ci sarà tempo in cui tu non sia di Dio, non si darà nemmeno tempo in cui tacerà in te la tua lode» [56]. «Chi è sempre maggiore di ogni lode, sia lodato senza fine. Da ciò stesso l’uomo tragga la speranza della sua eternità, perché sempre esisterà chi non cessa di lodare Dio» [57].

Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato. «Israele, allorché pareva essere gradito al Signore, anche se non gli piacque mai come avrebbe dovuto, aveva una colonna di nubi per dargli ombra e una colonna di fuoco per fargli luce, vide il mare dividersi dinanzi a lui. Quando, però, il suo cuore e la sua volontà si allontanarono da Dio, fu consegnato ai serpenti e ai nemici. Lo stesso accadde a noi» [58].

Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità. Il cammino della liberazione continua finché Israele trova un posto tra gli altri popoli e costruisce un tempio in Gerusalemme. Il passaggio in terra promessa viene descritto in modo poetico: le nazioni rimangono immobili, paralizzate dallo stupore. L’essenza dell’evento del mare torna a ripetersi nelle vicende dell’insediamento del popolo nel suo nuovo territorio.

Il cantico di Maria

19 Quando infatti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare. 20 Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. 21 Maria fece loro cantare il ritornello: “Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere! ”.

Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani: «Quando viene vinto l’avversario, è abitudine dei veri credenti offrire a Dio un inno di azione di grazie; riconoscono che la vittoria è stata operata non per loro capacità ma per grazia di Dio» [59].


[1] Cromazio d’Aquileia, Catechesi al popolo, 17, 3, p. 127.

[2] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1,1, p. 34.

[3] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47,7, p. 398.

[4] Origene, Omelie sui Numeri, XXIII, 6, p. 319.

[5] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 58.

[6] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 59.

[7] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 60.

[8] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1I, 18. 14, pp. 43 e 42.

[9] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 64.

[10] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, pp. 64-65.

[11] Gregorio di Nissa, La vita di Mosè, II, 106, pp. 118-119.

[12] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1I, 24, p. 45.

[13] Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo, II, 5, p. 308.

[14] Giovanni Crisostomo, Omelie sul vangelo di Matteo/3, 82, 1, p. 283.

[15] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1, 11 e 13, p. 36.

[16] Origene, Omelie sui Numeri, XXVII, 8, p. 382.

[17] Cirillo d’Alessandria, Discorsi, 19, 3 in L’Ora dell’ascolto, p. 326.

[18] Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo, II, 7, p. 331-332.

[19] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47, 8, pp. 398-399.

[20] Rufino, Spiegazione del Credo, 14.

[21] Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, XIII, 3, p. 252.

[22] Origene, Omelie sui Numeri, XI, 1, p. 133-134.

[23] Girolamo, Sull’Esodo, in Omelie sui Vangeli, p. 180.

[24] Ambrosiaster, Commento alla lettera ai Romani, 3,29.

[25] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto. Omelie pasquali inedite, 3,4-5, p. 72.

[26] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47, 11, p. 400.

[27] Cromazio d’Aquileia, Catechesi al popolo, 16, p. 119.

[28] Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, V, XXIV, 29.

[29] Origene, Omelie sull’Esodo, V, 3, p. 102.

[30] Rabano Mauro, Commentaria in Exodum, PL CVIII 63, B-D.

[31] Isacco di Ninive, Discorsi ascetici/1, VI, p. 22.

[32] Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, I, II, 57.

[33] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 4,22, p. 98.

[34] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 104-105.

[35] Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 182, pp. 223-224.

[36] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 104-105.

[37] Tommaso d'Aquino, Commento alla Lettera ai Romani /1,IV, III, 376, p. 239.

[38] Teodoro Studita, Nelle prove la fiducia, 89, p. 344

[39] Origene, Omelie sui Numeri, XIII, 4, p. 181.

[40] Origene, Omelie sui Giudici, III,6, p. 94.

[41] Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, IV, XXII, 43.

[42] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 105-106.

[43] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 104.

[44] Massimo di Torino, Sermoni, 100, 3, p. 394.

[45] Origene, Omelie sull’Esodo, V,5, p. 106.

[46] Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 838, p. 596.

[47] Gregorio di Nissa, La vita di Mosè, II, 122. 125. 129, pp. 127-133.

[48] Origene, Omelie sull’Esodo, V,5, p. 108.

[49] Antonio di Padova, I Sermoni, p. 773.

[50] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47,14, p. 402.

[51] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,1, p. 110.

[52] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,3, p. 113.

[53] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,4, p. 115.

[54] Origene, Omelie su Giosuè, VIII, 7, p. 145.

[55] Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 110, p. 179.

[56] Agostino, Esposizioni sui Salmi, 144, 5.

[57] Prospero d’Aquitania, Poesia davidica..., p. 252.

[58] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 15,3, p. 186.

[59] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,1, p. 109.

dice egli stesso: Conviene infatti che noi compiamo ogni giustizia (Mt 3,15). Per questo tutti i sacrifici che venivano offerti dovevano essere senza difetto e immacolati, perché erano tutti immolati come figure di Cristo» [5]. «Nato nell’anno, cosa che rivela come il Signore sia un essere nuovo sulla terra e non abbia in alcun modo parte alla vecchiezza umana» [6]. «Ora ci resta da capire il simbolo dell'agnello e del capretto. L'agnello dunque, secondo Isaia, è simbolo della mitezza di Cristo; dice infatti: è stato condotto al macello, come agnello muto davanti a chi lo tosa (Is 53,7). Il capretto invece era destinato, secondo la Legge, al sacrificio per il peccato; è detto infatti: Un capro, preso dalle capre, come sacrificio per il peccato (Lv 9,3). Offerto pertanto mite come agnello, è stato immolato come capro per il peccato, dando se stesso, nella sua mitezza, per la salvezza degli uomini» [7].

Ne mangeranno la carne arrostita al fuoco. «Le membra dell’agnello di Dio sono le sue Scritture. L’intero corpo della divina Scrittura, sia dell’Antico come del Nuovo Testamento, contiene il Figlio di Dio» [8]. «Mangeranno la carne in quella notte stessa, arrostita al fuoco. La notte è il secolo presente: la notte è avanzata (Rm 13,12), dice Paolo. La comunione con il santo corpo avviene tramite il fuoco, cioè lo zelo infuocato e ardente; è detto: ardenti nello spirito» [9].

La carne dell’agnello la mangeranno con azzimi e con erbe amare. «I pani azzimi significano la semplicità e le erbe amare (Es 12,8), le tribolazioni che sopravverranno. E detto infatti: Mangerete azzimi con erbe amare (cf. Es 12,15). Semplice e innocente sia la nostra condotta, deponendo, come lievito, quant’è vecchio e scaltro, e assumendo ciò che è nuovo e senza malizia per essere azzimi, secondo la parola: Cristo nostra Pasqua è stato immolato: facciamo dunque festa non con il vecchio lievito, né con il lievito di malizia e malvagità, ma con azzimi di sincerità e verità (1 Cor 5,7-8). Quanto poi alle tribolazioni, esse sono amare, e tuttavia anche nelle tribolazioni ci gloriamo, perché la tribolazione genera la pazienza; la pazienza, una fedeltà provata, e questa genera la speranza: e la speranza non confonde (Rm 5,3-5). Bisogna passare attraverso molte tribolazioni per entrare nel Regno (At 14,22), sicché noi riceviamo la tribolazione come un aroma per la speranza che ne viene e per il Regno» [10].

Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. «È chiaro ciò che indica l’abbigliamento per il viaggio: in questa vita presente viviamo come viandanti, spinti fin dalla nascita verso l’uscita dalla stessa forza delle cose e che all’uscita dobbiamo prepararci per viaggiare sicuri» [11].

Lo mangerete in fretta. «Non prendiamo il mistero del corpo del Signore e del suo sangue con cuore tardo e volto stanco, ma con tutta la brama dell’animo, come coloro che hanno fame e sete della giustizia» [12].

Il memoriale

11 Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore! 12 In quella notte io passerò per il paese d’Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d’Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell’Egitto. Io sono il Signore! 13 Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto. 14 Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.

È la pasqua del Signore! «Pasqua significa passaggio e ha avuto anticamente questo nome perché il Signore passò attraverso l'Egitto liberando i figli d'Israele, e perché i figli d'Israele si sottrassero quella notte alla servitù d'Egitto, per venire nella terra promessa dell'eredità e della pace; ma spiritualmente Pasqua significa che in quel tempo il Signore sarebbe passato da questo mondo al Padre e che, seguendo il suo esempio i fedeli, abbandonati i desideri temporali e la servitù dei peccati grazie alla continua pratica della virtù, debbono passare alla patria celeste che è stata loro promessa» [13].

Questo giorno sarà per voi un memoriale. «Come Mosè dice: sarà per voi un memoriale eterno, così anche [Cristo] dice in ricordo di me, finché non venga. Perciò dice anche: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua, cioè di affidarvi le realtà nuove e di darvi una Pasqua, in virtù della quale vi renderò spirituali. Come lo facevate in ricordo dei prodigi avvenuti in Egitto, così fate questo in ricordo di me» [14].

Osserverete questo giorno come rito perenne. «Perché l’uscita dall’Egitto viene letta per te, se fu utile ad altri? Come può riguardarti un avvenimento che non accadde per te? Apprendi subito dall’apostolo che sono più per te che per quelli le cose che furono scritte. L’Esodo santo e perfetto viene completato in noi» [15]. «Ogni giorno di festa celebrato sulla terra dagli uomini, viene celebrato soltanto in parte, e mai integralmente, ma quando uscirai da quest’Egitto, allora ci sarà per te festa perfetta» [16].

15 Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. 16 Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona. 17 Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d’Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne. 18 Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera. 19 Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese. 20 Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi”.

Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case «Il Signore ordina di far scomparire da ogni casa tutto il lievito vecchio, cioè di rigettare per quant’è possibile le azioni e i sentimenti dell'uomo vecchio e corrotto, i pensieri malvagi e i desideri vergognosi» . «Nelle Sacre Scritture il lievito è sempre stato inteso come simbolo del peccato. Per cui Gesù invita i discepoli a guadarsi dal lievito degli scribi e dei farisei (Mt 16,6). Anche Paolo scrive raccomandando di tenersi lontani il più possibile dal lievito dell’impurità: Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova perché siete azzimi (1 Cor 5,7)» [17].

AncoraLa Veglia pasquale cristiana

«Come in Egitto quella notte, immolato l'agnello, segnate le case dei fedeli con il suo sangue, mangiate le sue carni, venne all'improvviso il Signore e liberò il popolo, così, proprio così il nostro Signore e Redentore, avendo offerto il suo corpo e il suo sangue come vittima al Padre, ha abbattuto la potenza del diavolo. Ha abbattuto le porte dell'inferno e ha portato fuori gli eletti e, risorgendo questa stessa notte dai morti, li ha condotti alla gioia del regno dei cieli. Non ha portato via con sé solo i giusti che ha trovato nell’Ade, ma anche a noi ha ottenuto salvezza con la sua morte e risurrezione. Perciò ben a ragione anche noi in questa notte memori della nostra redenzione ci dedichiamo a veglie degne di Dio e ci applichiamo alle preghiere e all'ascolto delle letture divine, che ci sono state tramandate per narrarci i doni della grazia; celebriamo l'adozione del nuovo popolo sottratto, grazie al fonte di rigenerazione, al Signore dell'Egitto spirituale per essere dato all'unico vero Signore; immoliamo di nuovo a Dio per il progresso della nostra salvezza il corpo santo e il sangue prezioso del nostro agnello, in virtù del quale siamo stati redenti dai peccati. Dato che in questa festa annuale gioiamo insieme dei misteri della risurrezione del Signore e della nostra redenzione, sforziamoci, carissimi, di abbracciare questi misteri con intimo affetto, e di conservarli in noi grazie a un consono modo di vita: conserviamoli quasi fossimo animali puri, ora ruminandoli con le parole della bocca, ora tirandoli fuori dall'intimo del cuore per meditarli di nuovo, e prima di tutto cerchiamo di vivere operando in modo tale da meritare di gioire all'evento della nostra risurrezione. Così, quando l'ultima tromba sveglierà e chiamerà al tribunale del giusto giudice tutto il genere umano, ci separerà dalla sorte dei reprobi il segno di questo giudice, dal quale siamo stati consacrati; ci separeranno dalla pena dei negligenti le veglie con cui aspettiamo il suo arrivo» [18].

AncoraAltre prescrizioni sulla Pasqua

L’aspersione con il sangue

21 Mosè convocò tutti gli anziani d’Israele e disse loro: “Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. 22 Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. 23 Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. 24 Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. 25 Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. 26 Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto? 27 Voi direte loro: è il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case”. Il popolo s’inginocchiò e si prostrò. 28 Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.

Brano indipendente in cui appare il sacrificio proprio della Pasqua. Un rito antico, ossia spruzzare gli ingressi delle tende con il sangue di animali, viene modificato nel suo significato e utilizzato per ricordare i fatti della liberazione. Il credente viene preservato da Dio da tutto ciò che distrugge l’esistenza. Segue una catechesi sul significato dei riti che vengono ripetuti ogni anno.

Spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. «Bisogna immolare e sacrificare l'agnello e il suo sangue deve ungere le porte. Cristo infatti, l'agnello vero e buono, senza macchia, è stato immolato e con il suo sangue sono stati unti gli architravi del cuore, affinché il sangue di Cristo versato sulla croce sia per l'anima fonte di vita e di riscatto e divenga per i demoni egiziani causa di lutto e di morte. Il sangue dell'agnello immacolato è veramente lutto per essi, ma gioia ed esultanza per l'anima» [19]. «Con l’effusione del sangue immacolato, Cristo ha distrutto i peccati di tutti: di quelli almeno che avevano segnato con il suo sangue la porta della loro fede» [20].

«Ai tempi di Mosè un agnello poté allontanare l'angelo sterminatore; logicamente e molto più efficacemente l'Agnello di Dio poté addossarsi i peccati del mondo per liberarlo dalle sue colpe. Se poté il sangue d'un ovino senza ragione diventare un'efficace salvaguardia, non poté e non dovette con maggiore efficacia procurarci salvezza il sangue dell'Unigenito?» [21].

Requisiti per la celebrazione e il suo ricordo perenne

43 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: “Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.44 Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. 45 L’avventizio e il mercenario non ne mangeranno. 46 In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. 47 Tutta la comunità d’Israele la celebrerà. 48 Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare. 49 Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi”. 50 Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. 51 Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d’Egitto, ordinati secondo le loro schiere.

«Se leggiamo scritto che la Legge possiede un’ombra dei beni futuri (Eb 10,1), anche comandamenti e prescrizioni sono ombre dei beni futuri. Quando dunque arrivo al passo scritto sulla Pasqua, devo capire che quella pecora corporale è ombra di un bene futuro e pensare che come nostra Pasqua è stato immolato Cristo» [22].

In una sola casa si mangerà. «Abbiamo l’ordine di mangiarlo in una sola casa; vale a dire che non possiamo pensare di poterlo immolare fuori della Chiesa» [23].

Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua… «Il Dio degli ebrei è anche il Dio delle genti, dal momento che dal solo Adamo tutti hanno avuto origine e che non si proibisce a nessun straniero di accostarsi alla legge se vuole farlo. Con gli ebrei, uscirono nel deserto alcuni [pagani] ed essi ricevettero l’ordine di accoglierli, purché fossero circoncisi. Cornelio, un pagano che non si era fatto circoncidere, ricevette il dono di Dio [della fede] (At 10,31)» [24].

Nessun non circonciso ne deve mangiare. «Chi non ha circonciso i propri costumi carnali non può giungere alla comunione con Cristo, ma è detto che noi, partecipi di Cristo, siamo i circoncisi, noi che rendiamo culto a Dio in spirito e non confidiamo nella carne (Fil 3,3). Il cuore, spoglio di tutto ciò che è carnale, può realmente rendere culto a Dio e fondersi con Cristo in spirito. Questo mistero s’imprime in noi con il battesimo ed è portato a compimento dalla vita secondo Cristo: Siete stati circoncisi con una circoncisione non fatta da mano d'uomo, con la spogliazione del corpo di carne, con la circoncisione di Cristo, poiché siete stati sepolti con lui nel battesimo (Col 2,11-12). Finché dunque non ti sarai spogliato della condotta carnale, sei un estraneo e un forestiero, non puoi né partecipare né comunicare al Santo, al Cristo che viene dal cielo: bisogna infatti che diventi celeste chi si accosta al Celeste, ma nessuno diventa celeste senza toglier via ciò che è terrestre» [25]

Il riscatto dei primogeniti

13. 1 Il Signore disse a Mosè: 2 “Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali - : esso appartiene a me”. 3 Mosè disse al popolo: “Ricordati di questo giorno, nel quale siete usciti dall’Egitto, dalla condizione servile, perché con mano potente il Signore vi ha fatti uscire di là: non si mangi ciò che è lievitato. 4 Oggi voi uscite nel mese di Abib. 5 Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, dell’Hittita, dell’Amorreo, dell’Eveo e del Gebuseo, che ha giurato ai tuoi padri di dare a te, terra dove scorre latte e miele, allora tu compirai questo rito in questo mese. 6 Per sette giorni mangerai azzimi. Nel settimo vi sarà una festa in onore del Signore. 7 Nei sette giorni si mangeranno azzimi e non ci sarà presso di te ciò che è lievitato; non ci sarà presso di te il lievito, entro tutti i tuoi confini. 8 In quel giorno tu istruirai tuo figlio: è a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall’Egitto. 9 Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente infatti il Signore ti ha fatto uscire dall’Egitto. 10 Osserverai questo rito alla sua ricorrenza ogni anno.11 Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, come ha giurato a te e ai tuoi padri, e te lo avrà dato in possesso, 12 tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del bestiame, se di sesso maschile, appartiene al Signore. 13 Riscatterai ogni primo parto dell’asino mediante un capo di bestiame minuto; se non lo riscatti, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell’uomo tra i tuoi figli. 14 Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò? , tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile. 15 Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nel paese d’Egitto, i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile, e riscatto ogni primogenito dei miei figli. 16 Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un ornamento fra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto”.

Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese, tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno. Ogni primogenito d’Israele appartiene a Dio perché è stato Lui a dare vita e libertà. Esso va riscattato. Con questo rito il popolo si ricorda dei grandi eventi del passato e rinnova la sua riconoscenza nei confronti di Dio. Non è un modo per rinnovare la sudditanza ma per relazionarsi con Colui che sempre dona tutto, con estrema generosità. Ognuno di noi deve se stesso a Dio interamente.

Il comando prepara ciò che accadrà a Gesù. I suoi genitori lo porteranno a tempio ma non per essere riscattato quanto per essere consacrato a Dio in modo completo: «Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come’è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore (Lc 2,22-23)». Secondo la lettera agli Ebrei, Cristo, entrando nel mondo, si è consacrato a Dio. «Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre (Eb 10,5-10)».

AncoraIl passaggio del mar Rosso

Partenza del popolo (12, 37-42; 13, 17-22)

12. 37 Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. 38 Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero. 39 Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall’Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall’Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio. 40 Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent’anni. 41 Al termine dei quattrocentotrent’anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d’Egitto. 42 Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d’Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.

La cifra che fornisce il numero dei partenti appartiene al genere epico (Es 23, 29-30 e Dt 7,7 parlano di un piccolo popolo). Con Israele, partono altri gruppi di semiti in cerca di una terra più ospitale. Il computo della durata della schiavitù è una cifra simbolica: quattrocento anni. Il tono dell’annuncio non è storico ma liturgico: si vuole celebrare un evento fondamentale.

Tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d’Egitto. Israele si mette in movimento solo dopo che Dio l’ha già liberato. Il cristiano può intraprendere la vita nuova della Pasqua soltanto dopo aver ricevuto la grazia dai sacramenti pasquali: «I figli di Israele, celebrata la Pasqua, se ne partono. Il cristiano progredisce quando ha ricevuto la vita dello Spirito santo, ha gustato l'agnello, ha ricevuto l'unzione del suo sangue, ha mangiato il vero pane, la parola vivente. Una colonna di fuoco e una colonna di nubi guidava gli ebrei, ma i cristiani sono custoditi e sostenuti dallo Spirito santo» [26].

Notte di veglia fu questa per il Signore. La stessa veglia fu sostenuta dal Signore Gesù durante la sua Pasqua: «Egli ha vegliato in vita perché noi non rimanessimo addormentati nella morte. Ha sofferto per noi il sonno della morte mediante il mistero della passione, ma quel sonno del Signore è diventato veglia per tutto il mondo: la morte di Cristo ha scosso via da noi il sonno della morte eterna» [27].

13. 17 Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: “Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe pentirsi e tornare in Egitto”. 18 Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mare Rosso. Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d’Egitto. 19 Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto giurare solennemente gli Israeliti: “Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa”. 20 Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. 21 Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. 22 Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte.

Israele non poteva percorrere la strada più breve, lungo la costa, perché era troppo sorvegliata ma tale ostacolo viene giudicato come un fatto provvidenziale, in quanto l’allungamento del viaggio serviva come un’occasione di formazione per il popolo. Il trasporto delle ossa di Giuseppe, oltre a creare continuità con la storia dei patriarchi, sta a significare che tutto Israele ha lasciato effettivamente l’Egitto.

Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta. «La grazia divina dispone che all'inizio [i convertiti] siano risparmiati dall’asprezza delle tentazioni perché, se il loro inizio fosse segnato dall'amarezza della tentazione, facilmente ritornerebbero alle azioni che hanno abbandonato, dalle quali peraltro non si erano poi di tanto allontanati. Pertanto, a quelli che escono dall'Egitto viene risparmiata la guerra imminente, perché a quanti lasciano la vita mondana si mostra dapprima una certa tranquillità, per evitare che, turbati nella loro fragilità iniziale, spaventati, ritornino a ciò che hanno lasciato» [28].

Dio guidò il popolo per la strada del deserto. La vita nuova richiede la disponibilità ad affrontare la fatica dell’apprendimento del bene: «Forse credevi che il cammino aperto da Dio fosse piano, dolce e non presentasse addirittura nessuna difficoltà: no, è una salita tortuosa. Ascolta anche nel Vangelo il Signore che dice: quanto stretta ed angusta è la via che conduce alla vita» [29].

Partirono da Succot e si accamparono in Etam. «Quando, dopo aver ascoltato l’ammonizione del Vangelo, avrai abbandonato l’Egitto, e ti sarai liberato da ogni germe di corruzione, allora abiterai sotto le tende. La tenda indica chi s’affretta verso Dio con grande slancio, superando ogni ostacolo. Il traguardo non è, però, questo luogo: bisogna oltrepassare subito anche questa tappa, spostare l’accampamento più avanti, bisogna affrettarsi per raggiungere Etham. Giunto in questo luogo, constaterai che Dio ti precede di giorno in una nube e di notte nel fuoco. Questo non potevi scoprirlo mentre te ne stavi a Ramses o a Succot. Soltanto, alla terza tappa, sperimenti i segni divini. Sopra avevamo letto che Mosè voleva inoltrarsi nel deserto per il cammino di tre giorni. Il Faraone invece non voleva permettere che Israele giungesse a questo luogo dei segni, non voleva che avanzassero al punto di godere dei misteri del terzo giorno. Ci farà risorgere Dio dopo due giorni e il terzo risusciteremo e vivremo alla sua presenza, così si esprime il profeta. L’apostolo allude al nostro battesimo e dice che in esso moriamo e risorgiamo con Cristo e veniamo posti nel cielo. Dopo tre giorni vieni quindi guidato da Dio che ti conduce a salvezza» [30]. Camminiamo verso la libertà per ritrovarci e su noi il Signore manifesta i segni della sua presenza: «La terra [di passaggio] che rallegra il Signore è l’anima che si purifica con il pensiero di Dio. Qui, il Signore costruirà sulle sue fondamenta e intorno a lei una nube d’ombra di giorno e splendore fiammeggiante di fuoco e di notte. Dall’intimo delle sue tenebre sorgerà la luce» [31].

Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube... Gesù è stato costituito da Dio come una colonna di luce per tutta l’umanità: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Dobbiamo lasciarci condurre da Dio soprattutto lungo la notte, nell’esperienza del male e del peccato: «La colonna di nube che precedeva il popolo, era raggiante non di giorno ma di notte; perché il nostro Redentore non rischiarò di alcuna luce coloro che confidavano nella propria giustizia; illuminò con il fuoco del suo amore coloro che riconoscevano le tenebre dei propri peccati» [32].

Preparazione al passaggio del mare (14, 1-14)

14. 1 Il Signore disse a Mosè: 2 Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi- Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a Baal- Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. 3 Il faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto li ha bloccati! 4 Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore! ”. Essi fecero in tal modo.

Dio sembra voler provocare la situazione di crisi spingendo il popolo proprio davanti al mare e rendendo ostinato il cuore di faraone. Si tratta di un linguaggio biblico per affermare che Egli ha in mano tutti gli eventi. Egli li domina a tal punto che può esserne considerato quasi l’autore. Dio, è signore della storia, protagonista invisibile e discreto di ogni accadimento. Da questa situazione di difficoltà che, a prima vista, sembra distruggere il suo progetto, scaturirà una manifestazione ancora più evidente della sua vicinanza con gli umili.

5 Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: “Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva! ”. 6 Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. 7 Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. 8 Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. 9 Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si trovarono presso Pi- Achirot, davanti a Baal- Zefon.

Dopo aver presentato il punto di vista divino, l’autore descrive lo svolgersi dei fatti dal punto di vista umano: i capi dell’Egitto si pentono del permesso concesso e inseguono il popolo d’Israele, del tutto inerme e impossibilitato a difendersi.

Dissero: “Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele..?” Non dobbiamo resistere a Dio fino al punto di decadere del tutto dalla sua grazia. «Verso gli egiziani Dio agì con misericordia; non inviò su di essi punizioni tali da distruggerli, ma li colpi con lievi pene per correggerli e indurli a convertirsi. Mostrò pazienza e attese la loro conversione. Questi, dapprima, si convertirono ma poi, cambiando opinione, si confermarono nella primitiva incredulità. Infine commisero il grande peccato d’inseguire il popolo di Dio. Per questo, alla fine, la giustizia divina li fece perire» [33].

10 Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. 11 Poi dissero a Mosè: “Forse perché non c’erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall’Egitto? 12 Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto? ”. 13 Mosè rispose: “Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! 14 Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli”.

Di fronte al pericolo mortale la paura viene a dominare il cuore dei figli d’Israele, al punto da spegnere la loro fede.

Che hai fatto, portandoci fuori dall’Egitto? «Ecco le parole di chi viene meno nella tentazione! Chi è così libero che nessun pensiero ambiguo sorprenda la sua anima? Vedi che cosa dice il Signore [a Pietro] a quel grande fondamento della Chiesa e pietra solidissima: o uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,31)» [34]. «Dio non consegna nessuno, lui che ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. È la nostra mancanza di fede a consegnarci [in balia dei pericoli], sebbene sia per permissione di Dio che vengono le tentazioni per provare la fede di quelli che hanno perfetta speranza in Dio. O paura figlia dell’incredulità, quanto ci hai trascinato in basso! Acceca la mente, rilassa il cuore, strappa lontano da Dio gli uomini. Risvegliamo il Gesù che dorme in noi dicendo: Maestro, salvaci, periamo (Mt 8,25)» [35].

È meglio per noi servire l’Egitto che perire nel deserto. Presi da paura, è facile non solo perdere la fede ma anche alimentare ragionamenti sbagliati. I pensieri e le espressioni usate dal popolo «sono parole di tentazione e fragilità», fuori dalla verità; infatti «è di gran lunga meglio morire nel deserto che servire agli Egiziani. Chi muore nel deserto, per il fatto stesso che si è separato dagli Egiziani e si è allontanato dai reggitori delle tenebre e dal potere di Satana, ha già fatto un qualche progresso, anche se non è potuto pervenire alla perfezione. È meglio morire per via andando alla ricerca della vita perfetta che non partire neppure alla ricerca della perfezione. Appare menzognera anche l'opinione di quelli che, dal momento che concepiscono come troppo arduo il cammino della virtù, giudicano che non sia neppure da percorrersi o da iniziarsi. È molto meglio, in realtà, che io muoia in questo cammino, se così è necessario, piuttosto che, rimanendo fra gli Egiziani, venga ucciso e ricoperto da flutti salati e amari» [36].

Non abbiate paura, siate forti. Nell’incoraggiamento rivolto al popolo, risalta la fede di Mosè. «Chiunque non è saldo nella fede in Dio annulla in sé la gloria divina» [37]. «Evitiamo la mormorazione, evitiamo di tentare Cristo. Ma come possiamo tentarlo? Lasciandoci prendere da pensieri d’incredulità e dicendo: “Ci fornirà il necessario? Riusciremo a sopportare questa o quell’altra cosa? No, fratelli! Tutto ciò è segno d’incredulità e di dubbio! Come fare allora? Crediamo che sopporteremo ogni cosa. Con questa fede Mosè attraversò il mare come una terra asciutta» [38].

Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli. «I figli di Israele sogliono vincere i nemici con l’orazione e non con le armi, non tanto con il ferro quanto con le preghiere. Non prende le armi contro Faraone, ma gli viene detto: il Signore combatterà per voi» [39].

Miracolo del mare

15 Il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. 16 Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. 17 Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. 18 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri”. 19 L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. 20 Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.

Ancora una volta viene dato risalto, in primo luogo, al pensiero e al progetto divino (vv 17-18). Il testo parla dei segni della vicinanza di Dio: l’angelo, la colonna di nube luminosa (vv. 19-20).

Seguono due elaborazioni diverse del momento cruciale. Il racconto del prosciugamento della palude (tr. jahvista) e quello dell’attraversamento del mare (tr. sacerdotale) vengono intrecciati tra loro (vv. 21-29). Il racconto termina evidenziando il risultato dell’esperienza vissuta: ora il popolo crede in Dio e nel suo inviato (vv. 30-31).

Il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me?” «Anche ora, dobbiamo fare attenzione, se mai ci accada di essere consegnati in schiavitù per i nostri peccati, a gridare al Signore. Gridiamo però non con la bocca, ma con l'animo» [40]. «La vera preghiera non sta nella voce della bocca, ma nei pensieri del cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri, che fanno salire le voci, più potenti nell'intimo delle orecchie di Dio. Se con la bocca chiediamo la vita eterna, ma con il cuore non la desideriamo, il nostro gridare è un tacere. Se invece la desideriamo di cuore, anche se la bocca tace il nostro silenzio è un grido. Ecco, nel deserto, il popolo strepita mentre Mosè tace. Il suo silenzio, tuttavia, si fa sentire all'orecchio della bontà di Dio, che gli dice: Perché gridi verso di me? C'è dunque dentro di noi, nel desiderio, un grido segreto, che non giunge alle orecchie dell'uomo e tuttavia riempie l'udito del Creatore» [41]. Il Signore conosce le aspirazioni segrete degli uomini e i loro affanni. «Mosè grida al Signore. Come grida? Non si sente alcuna voce di lui che gridi e tuttavia Dio gli dice: Perché gridi a me? Vorrei sapere come i santi gridano a Dio senza emettere voce. L'Apostolo insegna che Dio ha posto lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori che grida: Abba, padre!, e aggiunge: Lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inenarrabili. E ancora: Colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito. Così, per l’intercessione dello Spirito Santo, si sente presso Dio il silenzioso grido dei santi» [42].

L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento, cambiò posto e passò indietro. «Anche tu, se ti allontani dagli egiziani e fuggi dal potere dei demoni, vedrai quali aiuti ti si preparano da parte di Dio, vedrai quali soccorritori avrai a disposizione» [43].

Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. «La colonna di fuoco precedette [il popolo] nel Mar Rosso, perché i figli d'Israele, seguendola, percorressero il cammino senza timore. Essa per prima percorse le acque, per preparare la strada a quelli che la seguivano. Tutti questi prodigi furono compiuti da Cristo Signore. Come allora precedette i figli d'Israele attraverso il mare in una colonna di fuoco, così ora, mediante il battesimo, precede i popoli cristiani con la colonna della sua persona. La stessa la colonna, ripeto, allora fece luce agli occhi di quelli che la seguivano, e ora illumina i cuori dei credenti; allora nei flutti del mare offrì una solida strada, ed ora nel battesimo rafforza i passi della fede. Chi, grazie questa fede, camminerà intrepido, come [fecero] i figli d'Israele, non dovrà temere il persecutore egiziano» [44].

21 Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. 22 Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 23 Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare. 24 Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25 Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: “Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani! ”. 26 Il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri”. 27 Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. 28 Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. 29 Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 30 In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; 31 Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.

Il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare. «I flutti si raccolgono in un ammasso, l'elemento liquido acquista solidità. Comprendi la bontà del Dio creatore! Se obbedirai alla sua volontà, se seguirai la sua legge, costringerà gli elementi stessi a servirti anche contro la loro natura» [45].

Il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. «Chi resiste [a Dio] affonda come il faraone nel mar Rosso, chi invece crede in lui senza esitazione, rimane incrollabile sulla salda roccia» [46].

Le acque si riversino sugli Egiziani. «Chi non sa che l’esercito egiziano significa le svariate passioni da cui l’uomo è reso schiavo? Quanti attraversano l’acqua sacramentale debbono uccidere nell’acqua tutta la schiera dei vizi: avidità, desideri impuri, alterigia, impulsi di collera, risentimento, invidia. La lussuria è un padrone feroce e proprio con gli piaceri tormenta come una frusta l’intelletto tenuto in schiavitù. Altro padrone del genere è l’avidità: guadagnando ciò che si desidera, si è sempre spinti a fare di più» [47].

Non ne scampò neppure uno. «Annienta l’egiziano colui che non vive secondo la carne ma secondo lo spirito; colui che scaccia dal cuore o non li accoglie per nulla, i pensieri sordidi» [48].

Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui. «Credere a Dio significa credere vero ciò che dice, e questo lo fanno anche i cattivi. Credere Dio significa credere che Dio esiste, ciò che fanno anche i demoni. Credere in Dio vuol dire credere e amarlo, credere e andare a lui, credere e aderire a lui. Questa è la fede che giustifica l’empio» [49].

La nuova attraversata

Nel salmo 77 il prosciugamento prodigioso del mare viene presentato come una passeggiata di Dio sulle acque: Ti videro le acque, o Dio… Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili (Sal 77,17.20). Il Vangelo di Giovanni, riprende la stessa immagine e presenta Gesù che attraversa il mare in burrasca, passeggiando sulle acque (Gv 6,18ss). Il Cristo, camminando sul mare in tempesta e proclamandosi quale l’Io sono, non solo si rivela come una persona divina, ma attualizza nel presente il definitivo passaggio di liberazione.

AncoraIl Cantico di Mosè e di Maria

Capitolo 15.
1 Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: “Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere. 2 Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato. È il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!

Voglio cantare in onore del Signore. «Il soffio che attraversa il flauto emette un suono, così lo Spirito santo attraverso gli uomini spirituali innalza inni e prega Dio in un cuore puro. Gloria a Colui che ha liberato l'anima dalla schiavitù del faraone e che ha fatto di essa il suo trono, la sua dimora, il suo tempio, la sua sposa immacolata e l'ha fatta entrare nel regno della vita eterna mentre essa si trova ancora in questo mondo» [50].

Il Signore ha mirabilmente trionfato. «Il mio Signore Gesù Cristo, quando assunse la carne dalla Vergine per la nostra salvezza, certo si è glorificato, perché venne a cercare quel che era perduto, però non si è glorificato gloriosamente. Si dice proprio di lui: Lo abbiamo visto, e non aveva bellezza né splendore (Is 53). Fu glorificato anche quando andò alla croce e sopportò la morte. Per lui dunque era gloria anche la passione della croce; però questa gloria non era gloriosa, ma umile» [51].

3 Il Signore è prode in guerra, si chiama Signore. 4 I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mare Rosso. 5 Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. 6 La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; 7 con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia. 8 Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi in fondo al mare. 9 Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano! 10 Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde.

Il Signore è prode in guerra. I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare. «Tutti quelli che vedrai più turpi nella lussuria, più feroci nella crudeltà, più sordidi nell'avarizia, più scellerati nell'empietà, riconoscili come parti componenti il carro di Faraone: egli siede su di loro, li soggioga al suo carro, su di essi volteggia e li guida a briglie sciolte attraverso i campi aperti delle scelleratezze» [52].

Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. «I credenti non sono sommersi ma camminano sopra le acque. Pietro camminò con un po’ di trepidazione, giacché non era così grande nella fede da non avere in sé alcuna mescolanza della sostanza del piombo» [53].

Con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari. «Voglia il cielo che anch'io, mentre vi porgo la Parola di Dio, possa scuotere il cuore di un peccatore! Se lo farò, certamente con la spada della mia bocca colpirò la fornicazione, colpirò la malizia, reprimerò una violenta passione, e se vi sono altri mali, li annienterò sulla bocca della spada, ossia con le parole mia bocca e non ne lascerò alcun superstite, alcun fuggiasco. Se infatti faremo morire tutti i nostri nemici, allora davvero celebreremo un giorno di festa a gloria di Dio e per la vittoria sui nostri avversari godremo in lieta solennità» [54].

Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino. «Avvenga a tutti noi di essere aiutati dal nostro fratello grande, da Gesù; poiché egli si compiacque di farci suoi fratelli; e lo siamo e siamo chiamati beati dagli angeli, per il fratello che abbiamo: potente, per renderci potenti; forte, per farci partecipi del bottino; principe in guerra, per stritolare i nemici che lottano contro di noi; medico, per curare le nostre malattie; principe della pace, per pacificare il nostro uomo interiore con quello esteriore, soggetto a lui; nutritore, che ci nutre con cibo spirituale; vivente, per darci la vita; compassionevole, per avere compassione di noi; misericordioso, per avere misericordia di noi; re, per farci re; Dio per farci dèi» [55].

11 Chi è come te fra gli dei, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? 12 Stendesti la destra: la terra li inghiottì. 13 Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora. 14 Hanno udito i popoli e tremano; dolore incolse gli abitanti della Filistea. 15 Già si spaventano i capi di Edom, i potenti di Moab li prende il timore; tremano tutti gli abitanti di Canaan. 16 Piombano sopra di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato. 17 Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. 18 Il Signore regna in eterno e per sempre! ”.

Chi è come te fra gli dei, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? «La sua grandezza è illimitata: sia quindi illimitata anche la tua lode. Nemmeno quando sarai morto alla vita presente interromperai la lode del Signore. Se infatti non ci sarà tempo in cui tu non sia di Dio, non si darà nemmeno tempo in cui tacerà in te la tua lode» [56]. «Chi è sempre maggiore di ogni lode, sia lodato senza fine. Da ciò stesso l’uomo tragga la speranza della sua eternità, perché sempre esisterà chi non cessa di lodare Dio» [57].

Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato. «Israele, allorché pareva essere gradito al Signore, anche se non gli piacque mai come avrebbe dovuto, aveva una colonna di nubi per dargli ombra e una colonna di fuoco per fargli luce, vide il mare dividersi dinanzi a lui. Quando, però, il suo cuore e la sua volontà si allontanarono da Dio, fu consegnato ai serpenti e ai nemici. Lo stesso accadde a noi» [58].

Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità. Il cammino della liberazione continua finché Israele trova un posto tra gli altri popoli e costruisce un tempio in Gerusalemme. Il passaggio in terra promessa viene descritto in modo poetico: le nazioni rimangono immobili, paralizzate dallo stupore. L’essenza dell’evento del mare torna a ripetersi nelle vicende dell’insediamento del popolo nel suo nuovo territorio.

Il cantico di Maria

19 Quando infatti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare. 20 Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. 21 Maria fece loro cantare il ritornello: “Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere! ”.

Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani: «Quando viene vinto l’avversario, è abitudine dei veri credenti offrire a Dio un inno di azione di grazie; riconoscono che la vittoria è stata operata non per loro capacità ma per grazia di Dio» [59].


[1] Cromazio d’Aquileia, Catechesi al popolo, 17, 3, p. 127.

[2] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1,1, p. 34.

[3] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47,7, p. 398.

[4] Origene, Omelie sui Numeri, XXIII, 6, p. 319.

[5] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 58.

[6] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 59.

[7] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 60.

[8] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1I, 18. 14, pp. 43 e 42.

[9] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, p. 64.

[10] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto…, pp. 64-65.

[11] Gregorio di Nissa, La vita di Mosè, II, 106, pp. 118-119.

[12] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1I, 24, p. 45.

[13] Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo, II, 5, p. 308.

[14] Giovanni Crisostomo, Omelie sul vangelo di Matteo/3, 82, 1, p. 283.

[15] Gaudenzio di Brescia, Sermoni, 1, 11 e 13, p. 36.

[16] Origene, Omelie sui Numeri, XXVII, 8, p. 382.

[17] Cirillo d’Alessandria, Discorsi, 19, 3 in L’Ora dell’ascolto, p. 326.

[18] Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo, II, 7, p. 331-332.

[19] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47, 8, pp. 398-399.

[20] Rufino, Spiegazione del Credo, 14.

[21] Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, XIII, 3, p. 252.

[22] Origene, Omelie sui Numeri, XI, 1, p. 133-134.

[23] Girolamo, Sull’Esodo, in Omelie sui Vangeli, p. 180.

[24] Ambrosiaster, Commento alla lettera ai Romani, 3,29.

[25] Padri della Chiesa d’Oriente, Cristo è risorto. Omelie pasquali inedite, 3,4-5, p. 72.

[26] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47, 11, p. 400.

[27] Cromazio d’Aquileia, Catechesi al popolo, 16, p. 119.

[28] Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, V, XXIV, 29.

[29] Origene, Omelie sull’Esodo, V, 3, p. 102.

[30] Rabano Mauro, Commentaria in Exodum, PL CVIII 63, B-D.

[31] Isacco di Ninive, Discorsi ascetici/1, VI, p. 22.

[32] Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, I, II, 57.

[33] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 4,22, p. 98.

[34] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 104-105.

[35] Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 182, pp. 223-224.

[36] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 104-105.

[37] Tommaso d'Aquino, Commento alla Lettera ai Romani /1,IV, III, 376, p. 239.

[38] Teodoro Studita, Nelle prove la fiducia, 89, p. 344

[39] Origene, Omelie sui Numeri, XIII, 4, p. 181.

[40] Origene, Omelie sui Giudici, III,6, p. 94.

[41] Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, IV, XXII, 43.

[42] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 105-106.

[43] Origene, Omelie sull’Esodo, V,4, pp. 104.

[44] Massimo di Torino, Sermoni, 100, 3, p. 394.

[45] Origene, Omelie sull’Esodo, V,5, p. 106.

[46] Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 838, p. 596.

[47] Gregorio di Nissa, La vita di Mosè, II, 122. 125. 129, pp. 127-133.

[48] Origene, Omelie sull’Esodo, V,5, p. 108.

[49] Antonio di Padova, I Sermoni, p. 773.

[50] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 47,14, p. 402.

[51] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,1, p. 110.

[52] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,3, p. 113.

[53] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,4, p. 115.

[54] Origene, Omelie su Giosuè, VIII, 7, p. 145.

[55] Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 110, p. 179.

[56] Agostino, Esposizioni sui Salmi, 144, 5.

[57] Prospero d’Aquitania, Poesia davidica..., p. 252.

[58] Pseudo-Macario, Spirito e fuoco, 15,3, p. 186.

[59] Origene, Omelie sull’Esodo, VI,1, p. 109.

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