sabato 6 agosto 2011

Nella cella del vino (Cantico 2, 4-7)

2. 4 Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. 5 Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d’amore. 6 La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. 7 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amata, finché essa non lo voglia.


Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. Il vino è un ingrediente normale di una festa. La ragazza sembra dire: mi ha fatto entrare nella cantina dove si beve vino squisito; è una metafora per parlare della gioia del rapporto amoroso. Il suo vessillo su di me è amore: la ragazza, assediata come una città, è stata conquistata non dalla violenza ma dall’amore.

Il banchetto con vini raffinati, immagine dei tempi messianici, è stata usata da Gesù per parlare del suo regno, fino alla pienezza del suo sviluppo. «[La ragazza] esorta ad affrettarsi [ad attingere] la dolcezza che Cristo versa [in noi] mediante il suo insegnamento, dal momento che afferma: Procuratevi un cibo che non perisce ma che dura in eterno (Gv 6,27). Ha detto anche: Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete e beate le orecchie che ascoltano ciò che voi ascoltate (Lc 10,23)» .
Essere introdotti nella cella del vino, significa pregustare la vita eterna: ci ha introdotti «nella speranza della gloria futura, e così mi ha infuso una gioia tale per cui non sento le fatiche della vita presente» . «In senso metaforico il vino indica la grazia dello Spirito Santo. La stanza del vino è la Chiesa, perché lo Spirito Santo si dona e si riceve restando uniti ad essa. Dio l’ha costruita per sé come una casa e lo Spirito Santo l’ha consacrata comunicandole i suoi doni» .

Entrare nella cella del vino e attingere da questa bevanda significa assorbire l’amore che viene da Dio: «Vuol dire: mi ha fatto bere amore immergendomi nel suo amore. Ha ordinato in me la sua carità, conformandomi ad essa e adattandola a me. Così beve dello stesso amore del suo Amato, quell’amore che egli infonde in essa» .
Attingendo l’amore autentico, il cristiano viene trasformato nel Signore stesso; cresce nella capacità di donarsi fino a prospettare perfino, in modo paradossale, di essere lui separato dal Signore, se questo servisse al bene dei fratelli. In altre parole: accetta il massimo danno per sé, pur di essere utile agli altri. «Ora, nella cella vinaria non c'è nient'altro che il vino. Tutto quello che ci entra, tutto quello che ci viene versato o è vino o diventa vino perché l'amore di Dio prende e comprende tutto, e lo trasforma come il fuoco di questo mondo nella propria sostanza. E qui l'abbondanza del vino, la ricchezza della casa di Dio e il torrente della voluttà (cf. Sal 35, 9) accendono l’ardore nella carità. La fanno traboccare fuori di misura e espandere verso lo scopo a cui tende. La carità sembra diventare disordinata. È in questa condizione spirituale che Paolo vorrebbe essere anatema, se parato da Cristo a vantaggio dei suoi fratelli (Rm 9, 3), e Mosè chiede di essere cancellato dal libro della vita se il peccato mortale non viene perdonato al popolo di Dio (cf. Es 32, 33-34)» .

Entrare nella cella del vino significa penetrare nella sapienza divina, fare nostro il modo di pensare e di agire del Signore. Si distingue tra scienza e sapienza: la prima riguarda lo studio delle questioni di fede ed essa non è accessibile a tutti; la sapienza invece è la saggezza che scaturisce dall’amore ed essa è una possibilità aperta a tutti. «Le cose che appartengono alla scienza non sono alla portata di tutti, ma quelli che le apprendono le ricavano con fatica come dal di fuori. Invece le cose che sono proprie della sapienza vengono raggiunte anche dai semplici figli di Dio che pensano in maniera corretta sul Signore e cercano Dio con un cuore semplice (cf. Sap 1,1) come qualcosa che si forma all'interno della natura stessa e viene prodotto senza sforzo gratuitamente. La cella del vino è come l'intimità della sapienza di Dio, lo stato dello spirito che aderisce più pienamente a Dio, capace di comunicare in modo sicuro e familiare con le realtà celesti nel modo in cui progredisce e viene sostenuto dalla grazia illuminante» .

Il suo vessillo su di è amore.

È come se dicesse: sono stata conquistata dalle sue premure e dalla sua tenerezza.
Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata [o ferita] d’amore. «La debolezza del cuore umano non ha forza per sopportare alcun eccesso di gioia né di dolore» . La ragazza, innamoratissima, chiede di essere rafforzata con pomi e con focacce d’uva, che erano considerate afrodisiache. Ciò significa che la donna, malata d’amore, vuole essere guarita con un incremento d’amore.
La Sposa Israele dichiara a riguardo del suo rapporto con Dio: «Sono malata d’amore per Lui, essendo assetata di Lui qui nel mio esilio» .
La Chiesa può essere malata o ferita dall’amore per il Signore. «Come è beato essere ferito da questa freccia! Da essa erano stati feriti [i due discepoli di Emmaus] che si parlavano l’un l’altro dicendo: Non ardeva forse il nostro cuore lungo la via, quando egli ci spiegava le Scritture? Se qualcuno [mentre predico] è ferito dalla nostra parola, se qualcuno è ferito dal magistero della Scrittura divina, può dire: sono ferito dalla carità» .
L’essere sostenuti significa continuare a fissare l’attenzione su quel modello di carità che è Gesù stesso: «Il Signore Gesù ci ha indicato, tramite la sua manifestazione nella carne, tutto ciò che riguarda il progetto di salvezza e ne ha offerto il modello nella sua stessa persona, come attesta lui stesso: Imparate da me poiché sono mite e umile di cuore (Mt 11,29). Egli dimorò sulla terra in carne e sangue; rinunciò alla gioia che gli era posta davanti, condivise spontaneamente la nostra miseria e si umiliò fino a esperimentare la nostra morte. Per questo la sposa chiede: Sostenetemi affinché, guardando sempre verso l’alto, possa osservare, con diligenza, gli esempi virtuosi che irradiano dallo sposo. Là c’è la mitezza e il dominio dell’ira, là c’è il superamento del rancore verso i nemici, la bontà per gli infelici e il rendere bene per male, la c’è la temperanza, la purezza, la pazienza, là c’è il rifiuto della vanagloria e di ogni inganno terreno» .

La sua sinistra sta sotto la mia testa e la sua destra mi cingerà.

«La sposa innamorata continua a chiedere soccorsi per il suo malore. Il naturale rimedio per quelli che vengono meno per amore è vedersi uniti a quelli che amano; mostrino loro segni di affetto e di desiderio e si rammarichino del proprio male, perché da lui viene l'affanno e da lui deve venire il sollievo e il riposo. Così la sposa, svenuta, chiede al suo sposo che venga a lei, la sostenti e la cinga con le sue braccia. Non si è mostrato negligente lo sposo, perché al suo malore subito è accorso e l'ha presa tra le braccia; come lei ha detto: ponendo il braccio sinistro sotto la sua testa e abbracciandola con il destro» .
«La sua sinistra è sotto il capo quando i cuori dei fedeli, durante questa vita, ricevono soccorso grazie alla partecipazione ai sacramenti, alla caparra dello Spirito e all’aiuto delle Scritture, beni donati da Dio come sostegno nel pellegrinaggio» .
L’amplesso con Dio ci stringe a sé è lo stesso Spirito Santo perché è lui che ravviva l’amore di Cristo per noi e l’amore nostro per Cristo: «Quest’amplesso avviene nell'uomo, ma in realtà è sopra dell'uomo. Infatti quest’amplesso è lo Spirito Santo. Colui che è la comunione del Padre e del Figlio di Dio, che è la carità, l'amicizia, l'amplesso appunto, è lui stesso a trovarsi tutto nell’amore dello Sposo e della Sposa. Ma la maestà [dello Spirito] da un lato è consustanziale alla natura, dall'altro è dono di grazia. Lì [in Cristo] è una dignità, qui una condiscendenza. Eppure si tratta dello stesso Spirito, assolutamente lo stesso, e quest’amplesso comincia qui ma si compirà da un'altra parte» .
Non svegliate, non destate dal sonno la mia amata finché non lo vuole lei. Infine supplica le amiche di non disturbare quel sonno riposante che è il suo stato d’innamorata. Lo fa richiamandosi alle gazzelle e alle cerve, ossia alle forze integre e possenti della natura.
«È abitudine di tanta gente, predire felicità o disgrazia, augurare il bene o il male secondo il desiderio o l'attività dell'altro: così a uno che studia diciamo: possa essere un bravo studioso; al marinaio: possa tu avere un buon viaggio, ecc... Nella vita dello spirito sono di disturbo quelli che risvegliano agli affanni di questa vita un'anima che è ferita dall'amore di Dio e che riposa nelle sue braccia. Questo è il senso del passo» .
Le attività possono dissipare, distruggere il nostro riposo in Dio. Il monaco, in primo luogo, ma anche qualsiasi credente deve immergersi negli impegni quando e nel modo in cui lo richiede l’amore e non la gratificazione fasulla dell’attivismo: «La Sposa è costretta a risvegliarsi quando la distolgono dal sonno della contemplazione, viene scossa quando la chiamano al lavoro. Per questo vuole essere svegliata e chiamata solo se la verità della carità è lei stessa a distoglierla dalla contemplazione dell'amata verità, e in questo caso non rifiuta mai di lavorare e di fare il suo dovere com'è necessario» .

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