lunedì 24 settembre 2012

COMMENTO AI SALMI DI LODI (mercoledi 2)

Mercoledi. Seconda settimana

Salmo 76


In un periodo di grande sofferenza, il salmista prega perché si ripetano anche al suo tempo i grandi eventi di salvezza che Dio aveva compiuto nel passato a favore del suo popolo. Si esclude che Dio possa aver abbandonato la sua fedeltà. 
La Chiesa, in questo lungo periodo d’esilio, chiede a Dio che si realizzi in pienezza il Regno iniziato da Gesù nei prodigi della sua Pasqua e della discesa dello Spirito Santo, e di saper riconoscere le tracce del passaggio di Dio in ogni evento.

Al maestro del coro. Su «Iedutùn». Di Asaf. Salmo. La mia voce verso Dio: io grido aiuto! La mia voce verso Dio, perché mi ascolti. Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore, nella notte le mie mani sono tese e non si stancano; l’anima mia rifiuta di calmarsi. Mi ricordo di Dio e gemo, medito e viene meno il mio spirito. Tu trattieni dal sonno i miei occhi, sono turbato e incapace di parlare.
Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani. Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: medito e il mio spirito si va interrogando. Forse il Signore ci respingerà per sempre, non sarà mai più benevolo con noi? È forse cessato per sempre il suo amore, è finita la sua promessa per sempre? Può Dio aver dimenticato la pietà, aver chiuso nell’ira la sua misericordia? E ho detto: «Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell’Altissimo». Ricordo i prodigi del Signore, sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo. Vado considerando le tue opere, medito tutte le tue prodezze.
O Dio, santa è la tua via; quale dio è grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che opera meraviglie, manifesti la tua forza fra i popoli. Hai riscattato il tuo popolo con il tuo braccio, i figli di Giacobbe e di Giuseppe. Ti videro le acque, o Dio, ti videro le acque e ne furono sconvolte; sussultarono anche gli abissi. Le nubi rovesciavano acqua, scoppiava il tuono nel cielo; le tue saette guizzavano. Il boato dei tuoi tuoni nel turbine, le tue folgori rischiaravano il mondo; tremava e si scuoteva la terra. Sul mare la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque, ma le tue orme non furono riconosciute. Guidasti come un gregge il tuo popolo per mano di Mosè e di Aronne.

La mia voce sale… perché mi ascolti può essere tradotta: pertanto mi ascolterà. La preghiera ha sempre un esito positivo.
Nel giorno dell’angoscia… Descrizione della sofferenza interiore della quale il salmista accentua la responsabilità divina (Tu trattieni dal sonno i miei occhi). L’evento accaduto (l’esilio?) non è una fatalità inesorabile; ha una causa precisa ed allora può anche essere modificato.
Ripenso ai [bei] giorni passati… Il salmista, impedito dalla tristezza ad esprimere una preghiera personale, ripete i canti appresi a memoria che parlano delle grandi opere di Dio.
Forse il Signore ci respingerà… Si formula l’ipotesi più estrema che un credente dell’antica alleanza possa congetturare, ossia che Dio faccia prevalere l’ira rispetto alla misericordia. In questo caso Dio non rimarrebbe più fedele a se stesso, non sarebbe più Dio. L’ipotesi, di per sé assurda, viene formulata proprio per essere respinta. Dio non può respingere Israele: i suoi doni e la sua chiamata sono irrevocabili!
E ho detto: Questo è il mio tormento… La frase potrebbe essere tradotta: è allo scopo di farmi soffrire questo mutare della destra dell’Altissimo (perché mi penta). L’esilio non è una casualità tragica né una manifestazione di rigetto da parte di Dio. È un avvenimento che nasconde un senso che bisogna scoprire, per vivere in una nuova prospettiva.
O Dio santa è la tua via… Inno alla grandezza di Dio, dimostrata vivamente nell’uscita dall’Egitto. Ciò nonostante anche allora le sue vie rimasero non conosciute (lo’ nodau). Si tratta di un’allusione alla grandezza di Dio che passa, che è presente ma rimane invisibile perché più grande di ogni sua opera;  oppure è una critica rivolta ai fedeli incapaci di riconoscere anche negli avvenimenti più evidenti la presenza di Dio? Preferisco la seconda ipotesi. Il salmo si rivolge a chi dubita dell’agire di Dio. In ogni avvenimento dobbiamo ricercare le tracce del suo passaggio (ikkevotè).

Rilettura cristiana

Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce [ho supplicato] Dio, ed egli mi ha prestato attenzione. Dice, con la mia voce, ossia con tutto me stesso, tramite la voce dell'uomo interiore. Ho gridato al Signore con la piena attenzione della mia mente; la mia voce giunse presso il Signore, fu ascoltata da lui. Lo attesta in altri passi: «Giunga il mio grido davanti a te ed entri nelle tue orecchie» (Sal 17,7). Il Signore mi ha prestato attenzione. Che cosa significa prestare attenzione se non che mi ha esaudito? Chi vuole essere esaudito, preghi in questa maniera.
Nel giorno della mia angoscia, ho cercato il Signore con le mie mani. Dichiara: nel giorno della mia angoscia ho cercato Signore, il quale è un aiuto nei momenti particolari, nelle tribolazioni.
Durante la notte sono rimasto davanti a lui e non sono rimasto deluso. Non rimangono delusi gli uomini che cercano il Signore lungo la notte, ossia che lo cercano nella sofferenza, perché il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore addolorato (cf Sal 33,19). «Molte sono le sventure del giusto ma da tutte lo libera il Signore» (Sal 33,20).
Non ho voluto consolare la mia anima. Mettere mi trovavo nella sofferenza, ho incontrato molti consolatori ma la mia anima non ha voluto accogliere questo tipo di consolazione. Anche il beato Giobbe dice agli amici che lo confortavano: «Siete consolatori gravosi» (Gb 12,2). Allo stesso modo: «Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché non ci sono più» (Mt 2,18). Questa consolazione era soltanto un conforto carnale e per questo motivo quest'uomo santo non voleva accoglierla. Mi sono ricordato di Dio e mi sono rallegrato. Dichiara, mi sono ricordato di Dio che ha annientato se stesso assumendo la condizione di servo (cf Fil 2,7) e che sopportò molte sofferenze per tutti noi uomini. Allora mi sono rallegrato nelle mie sofferenze. «Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8,18).
Fui messo alla prova e il mio spirito quasi venne meno. Anche l'apostolo ha fatto un'esperienza simile: «Non voglio che ignoriate, fratelli, la tribolazione che ci è capitata in Asia, perché siamo stati provati sopra ogni misura, al di sopra della nostra forza, al punto che eravamo stanchi di questa vita» (1 Cor 1,8). Il suo spirito venne meno perché era stanco rimanere in questo mondo. Allo stesso modo i santi martiri nel corso della loro lotta si esercitavano in molti modi e mentre il loro spirito veniva meno, desideravano abbandonare questa vita.
I miei occhi sono rimasti a vegliare. Non c'è da meravigliarsi se il giusto che viveva questa prova non poteva dormire, tanto più che il Signore dice: «Vegliate perché non conoscete né il giorno né l'ora» (Mt 25,13). Rimaneva sveglio e preferiva morire piuttosto che prolungare questa vita perché le sofferenze che sopportava erano più dure della morte. Per questo continua con questa espressione:
Sono rimasto turbato e non ho potuto parlare. Era impossibile che non rimanesse turbato colui che era circondato da sofferenze così numerose e così gravi. Questo fatto tuttavia mostra la sua grandezza: non si lamentò e sopportò con pazienza ogni dolore, seguendo l'esempio del nostro Salvatore, il quale «come un agnello fu condotto al macello e non aprì la sua bocca» (Is 53,7).
Pensai ai giorni antichi e ricordai gli anni eterni. Ho pensato ai tempi del passato e ho trovato che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo, necessariamente subiscono la persecuzione (cf 2 Tm 3,12) da parte dei malvagi e di uomini simili a loro. Accade questo ad Abele, ad Abramo, a Mosé a Davide e a molti altri santi.
Ricordai gli anni eterni. Ho riflettuto e ho visto che la gloria dei santi dura in eterno e che la punizione dei malvagi non cesserà mai. Tutti i giusti devono pensare in questo modo e consolarsi in questa maniera mentre si trovano nella sofferenza. Per questo prosegue nel discorso:
Durante la notte ho meditato nel mio cuore, mi sono esercitato e arieggiavo il mio spirito. Pensavo a queste cose nel corso della notte, riflettevo su questo nel mio cuore, mi esercitavo a lungo, riflettevo ripetutamente e il mio spirito si arieggiava in questa nobile riflessione. In modo molto appropriato ha detto che arieggiava il suo spirito perché, dal momento che si era riscaldato a causa della sua indignazione, attraverso questa meditazione, così consolante, gli dava refrigerio.
Ho pensato: forse Dio ci respingerà per sempre? E non continuerà più a compiacersi? Per sempre troncherà la sua misericordia? Dimenticherà Dio di avere pietà o tratterà nella sua ira le sue compassioni? Ecco l'uomo giusto che non ha voluto accogliere le consolazioni di altri, ora conforta se stesso e formulando questi interrogativi si conferma in quelle verità che sembra voler negare. È come se dicesse: gli stolti credono che Dio ci abbia rifiutati e che, essendosi adirato oltre misura, non vorrà più avere misericordia di noi. Non è questa la verità. Ben presto si mostrerà benevolo Colui che ora sembra implacabile. Non troncherà per sempre la sua misericordia, da questo momento fino alla futura generazione, come pensano costoro. Perciò così dichiara:
Ho detto: ora inizio. Che cosa significa questo inizio? Ora ho imparato e ho capito che mai Dio abbandona i suoi santi. Già nel passato si è saputo, così sembra dire, le cose che il Signore intendeva compiere nel futuro. Ciò corrisponde alle parole che pronuncia ora: questo è il cambiamento della destra dell'altissimo. Quale? Mi sono ricordato delle opere del Signore e mi sono ricordato di ciò che ha compiuto fin dall'inizio. Ho riflettuto su tutte le sue azioni e mi esercitavo facendo questa meditazione. La destra dell'altissimo rimane sempre se stessa. Dio agisce sempre in vista dello stesso scopo. Egli vuole cambiare l'uomo per ricondurlo dalla situazione iniziale a quella culminante e dalla condizione perfetta lo riporta come era all'origine è in questo modo si ricorda e ripete le sue opere meravigliose. Pensando a questi cambiamenti e riflettendo su questi fatti, i santi meditano sui premi riservati ai giusti e alla punizione dei malvagi. Mentre agiscono in questo modo, Dio li conforta in modo valido. Osserva come egli unisca il passato con il futuro. Mi sono ricordato dice e mi ricorderò. Bisogna sempre ricordare le opere mirabili di Dio, bisogna meditarle sempre; dobbiamo sempre esercitarci nel compiere la sua legge e le sue prescrizioni.
O Dio nella Santità è la tua via: quale Dio è grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che compie meraviglie. Ora comincia a raccontare le azioni mirabili di Dio come aveva promesso di fare quando diceva: mi ricorderò delle tue opere mirabili fin dall'inizio. Ogni via di Dio è nella santità perché egli non può uscire dalla sua santità. Parlando della sua Santità possiamo pensare allo stesso Figlio di Dio il quale ha affermato riguardo a se stesso: «Io sono la via, la verità, e la vita» (Gv 14,6). In lui troviamo la Via di Dio perché «per mezzo di lui tutto è stato fatto e senza di lui non è stato fatto nulla» (Gv 1,3).
Quale Dio è grande come il nostro Dio? Tutti gli dei nelle nazioni sono demoni ma il Signore ha creato i cieli. Soltanto lui può fare cose grandi, qualsiasi cosa compiano altri, se almeno sono buone le cose che fanno; nessuno agisce per se stesso ma per mezzo di lui.
Hai fatto conoscere alle nazioni la tua potenza. Di quale atto di potenza sta parlando? Hai liberato il tuo popolo con il tuo braccio, i figli di Israele e di Giuseppe. Si tratta di quella potenza con la quale il Signore ha liberato il suo popolo dalla schiavitù in Egitto. Questo fatto venne fatto conoscere a tutti i popoli e a tutte le nazioni perché era un'opera gloriosa e da ricordare per sempre. Ma non si deve lodare di meno l'altra opera che ha compiuto con il suo braccio, cioè per mezzo del Figlio suo, quando il Signore ha liberato tutta l'umanità dalla schiavitù del demonio. Quest'opera era prefigurata in quella e l'una e l'altra furono compiute con lo stesso braccio. L'espressione, figli di Israele e figli di Giuseppe, ne richiama una simile che troviamo nel Vangelo: «Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro» (Mc 16,7). Infatti Pietro era uno dei discepoli come Giuseppe era uno dei figli di Israele. Sappiamo il motivo per il quale Pietro è stato chiamato con questo nome. Che cosa dobbiamo passare a proposito del nome Giuseppe? Tutti gli altri fratelli sono stati liberati a motivo della grazia di Dio mentre Giuseppe è stato liberato a motivo dei suoi meriti? Israele e Giuseppe sono due personaggi prefigurativi che alludono ai cristiani: costoro vedono e conoscono l'unico Dio e crescono nella fede e nella bontà del cuore. Israele significa infatti colui che vede Dio; Giuseppe significa aumento o crescita.
Ti videro le acque o Dio, ti videro le acque e temettero, furono turbati gli abissi. Questo versetto può essere inteso in senso letterale: i figli di Israele attraversarono il mare Rosso a piedi asciutti, mentre le acque si ritiravano; questo fatto da è ricordare tra i miracoli più grandi e gloriosi compiuti da Dio. Secondo il significato spirituale le molte acque indicano una moltitudine di nazioni poiché dopo che il Signore ha liberato suo popolo con il suo braccio, [molti popoli] si convertirono passando dall'infedeltà alla fede, credettero in lui, lo videro ed ebbero timore.
Furono turbati gli abissi. Gli abissi rappresentano gli uomini più potenti di questo mondo: nel mondo essi rappresentano quello che sono gli abissi in mezzo al mare. Perciò l'apostolo insegna: «Osservate, fratelli, la vostra vocazione, non ci sono tra voi molti potenti, non ci sono molti nobili, non ci sono molti sapienti ma Dio ha scelto ciò che il mondo considera stoltezza, per confondere la sapienza e ciò che è debolezza per distruggere chi è convinto di valere» (1 Cor 1, 26). Costoro rimasero turbati e con grande furore aggredirono i santi. Una schiera infinita di uomini iniqui e una moltitudine tumultuosa li hanno perseguitati. Sono menzionati dalla frase successiva: un forte suono di acque. C'è da meravigliarsi se dallo scuotimento di una massa di acqua esce come un boato? C'è da meravigliarsi se dalla crudeltà  di un popolo insipiente e privo di senno, costituito da ricchi e da potenti, si è levato un grido minaccioso contro i santi? Non furono i capi e i sacerdoti a fomentare quella moltitudine la quale, contro il Salvatore, gridò con una sola voce: crocifiggilo? In questo modo dal sommovimento dell'abisso esce il rumore di molte acque. Gli apostoli e i maestri tuttavia non rimasero in silenzio e non smisero di predicare il Cristo. Per questo afferma:
Le nubi emisero la loro voce, le tue frecce scoccarono, si udì una voce di tuono nel turbine. Le voci emesse dalle nubi sono più forti e più temibili delle voci delle acque; e le saette, che escono dalle nuvole, provocano un grande timore e terrore; soprattutto se il rumore di un grande tuono esce fuori da un turbine. La predicazione degli apostoli non avvenne in una sola parte del mondo ma si diffuse ovunque. Le nuvole rappresentano gli apostoli e i maestri che con la loro  irrigano e fecondano tutta la Chiesa. Le saette significano le loro sentenze con le quali mettono in fuga l'esercito dei vizi e degli spiriti di iniquità.
Apparvero i tuoi lampi nel mondo e la terra tremò. Questi lampi, che escono dalle nubi e dai tuoni, rappresentano i segni e i miracoli che gli apostoli compivano ovunque. La terra vide e si turbò, perché gli infedeli e gli increduli si convertirono alla fede soprattutto a motivo dei segni e dei miracoli. Il Vangelo parla in questo modo degli apostoli: «Partiti di là, predicarono ovunque mentre il Signore cooperava con loro e confermava la loro parola con i segni seguenti» (Mc 16,20).
Sul mare la tua via e i tuoi sentieri su acque molte ma le tue orme non vennero riconosciute. Questo discorso può riferirsi al Salvatore nostro secondo il senso letterale: Egli camminò sulla superficie del mare a piedi asciutti, là dove non si possono trovare orme umane. Dal punto di vista dell'interpretazione spirituale, il mare simboleggia il mondo come viene detto spesso in alcuni salmi. Le molte acque rappresentano la moltitudine dei popoli, come ho richiamato spesso. Il Signore costruì  una strada sul mare e tracciò sentieri sulla superficie delle acque dal momento che convertì questo mondo alla fede e cammina invisibilmente in esso e non smette di visitare ovunque le sue chiese. Lo aveva già detto ai suoi discepoli: «Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Le sue orme non sono riconosciute, sia perché egli agisce in modo invisibile oppure perché sono ben pochi coloro che lo imitano, a paragone dei malvagi. Il Signore stesso ha detto parlando dello spirito Santo che invisibile anch'esso: «Lo spirito soffia dove vuole, tu ne senti la voce ma non sai da dove venga e dove vada» (Gv 3,8). Da questo discorso si comprende che le sue orme rimangono invisibili.
Si può interpretare questo versetto anche il modo letterale, applicandolo ai figli di Israele; non è sbagliato farlo. Infatti essi ottennero una strada e un sentiero nel Mar Rosso e nel fiume Giordano, come racconta la storia sacra. Il salmista infatti termina in questa maniera:
Hai guidato il tuo popolo come un gregge per mano di Mosè e di Aronne. Mosè e Aronne prefigurano i vescovi e i sacerdoti che reggono e guidano il popolo cristiano (che è il vero popolo di Dio) e lo fanno entrare, avviandolo nel giusto cammino, verso la terra dei viventi, simboleggiata dalla terra promessa. (Bruno di Segni)


Altri suggerimenti:

Dice: Con la mia voce ho gridato al Signore. Molti gridano al Signore per acquistare ricchezze, per evitare sciagure, per la salute dei parenti, per la stabilità del loro casato, per la felicità temporale, per gli onori del secolo; molti infine gridano al Signore per la salute del corpo, che è il patrimonio del povero. Per queste e per altre cose dello stesso genere molti gridano ai Signore; solo di rado qualcuno grida al Signore per il Signore stesso. È facile all'uomo desiderare una qualunque cosa dal Signore e non desiderare il Signore stesso. Come se il dono potesse essere più dolce di colui che dona! Ebbene, chiunque grida al Signore per una qualsiasi cosa che non sia lui, non è ancora uno che passa oltre. Ma costui era uno che amava gratuitamente Dio, che aveva oltrepassato tutto quanto gli stava al di sotto. La mia voce, dice infatti, si rivolse a Dio. Forse inutilmente? Osserva quanto segue: E mi guardò. Allora davvero ti guarda, quando tu cerchi lui, non quando per suo mezzo cerchi un'altra cosa.
Dio si dimenticherà di usare compassione? In te e da te non c'è nessuna misericordia verso gli altri, se non è Dio che te la dona; e lo stesso Dio dimenticherà la misericordia? Scorre il fiume; si prosciugherà la sorgente? O tratterrà nella sua ira le sue misericordie? Cioè: tanto si adirerà, da non aver più misericordia? È più facile che egli trattenga l'ira che non la misericordia. Ce lo ha già detto per bocca di Isaia: Non mi vendicherò in eterno contro di voi e neppure in ogni tempo mi adirerò con voi. Appena il salmista si rende conto di questo, va oltre se stesso e in Dio trova la sua gioia. Ivi si arresta, ed esalta con più foga le opere del Signore. Non si compiace di se stesso, né di ciò che è, ma in colui che lo ha fatto. Oltrepassa ciò che è terreno e lo trascende. Guardate come va oltre. Osservate se si ferma in qualche posto finché non sia giunto a Dio.
Dio, nel santo è la tua via. Guarda ormai le opere della misericordia di Dio verso di noi, e di queste parla e pieno d'entusiasmo esulta. Di qui ha dapprima cominciato: Nel santo è la tua via. Quale è la tua via nel santo? Dice il Signore: Io sono la via, la verità e la vita. Tornate dunque indietro, o uomini, dagli affetti del vostro cuore. Dove andate? Dove correte? Dove volete fuggire, lontani non soltanto da Dio ma anche da voi? Tornate, prevaricatori, al vostro cuore, guardate le opere della sua misericordia: Nel santo la via di lui. A lui dunque volgiamo lo sguardo: Cristo guardiamo! Ivi è la sua via. Dio, nel santo la tua via.
Tu sei il Dio che fa meraviglie da solo. Tu sei un dio veramente grande, che fa miracoli nel corpo e nell'anima, e che li compie da solo. Hanno udito i sordi, hanno visto i ciechi, sono stati guariti gli ammalati, sono risorti i morti, sono state consolidate le membra dei paralitici. Sono questi i miracoli che avvenivano allora e riguardavano i corpi. Vediamo i miracoli che avvengono nell'anima. Sono sobrii quelli che poco prima erano ubriaconi; sono cristiani coloro che poco prima adoravano gli idoli; donano le loro ricchezze ai poveri coloro che prima rubavano. Quale dio è grande come il nostro? Tu sei il Dio che fa meraviglie da solo. Ne ha fatte anche Mosè, ma noi! da solo; ne ha fatte anche Elia, ne ha fatte anche Eliseo, ne hanno fatte anche gli Apostoli, ma nessuno di loro ha fatto meraviglie da solo. Perché essi le facessero, tu eri con loro;
Quale sua potenza ha fatto conoscere tra i popoli? Noi poi annunziamo Cristo crocifisso; scandalo per i giudei e stoltezza per i gentili; ma per quelli che sono chiamati, giudei e greci, Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Se dunque Cristo è la potenza di Dio, Dio ha fatto conoscere ai popoli Cristo. Tardiamo ancora a riconoscerlo?
Hai guidato, come pecore, il tuo popolo e non ti hanno conosciuto. Tante cose buone hai fatto nei loro riguardi! Hai diviso il mare; li hai fatti passare sulla terra asciutta in mezzo alle acque; hai coperto con le onde i nemici che li perseguitavano; nel deserto hai fatto piovere la manna sugli affamati, guidandoli per mezzo di Mosè e di Aronne; eppure essi ti hanno scacciato da sé, e, mentre a te si è aperta una via nel mare, essi non hanno conosciuto le tue orme (Agostino). 



Salmo 96


Quando verrà la manifestazione definitiva di Dio, i fedeli esulteranno perché saranno liberati dalle mani dei malvagi. Le divinità appariranno un nulla e i loro cultori dovranno vergognarsi. La Chiesa anticipa nel canto l’affermarsi definitivo del regno di Dio, già apparso nella luce della risurrezione di Cristo.

Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte. Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sostengono il suo trono. Un fuoco cammina davanti a lui e brucia tutt’intorno i suoi nemici. Le sue folgori rischiarano il mondo: vede e trema la terra. I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. Annunciano i cieli la sua giustizia, e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Si vergognino tutti gli adoratori di statue e chi si vanta del nulla degli idoli. A lui si prostrino tutti gli dèi! Ascolti Sion e ne gioisca, esultino i villaggi di Giuda a causa dei tuoi giudizi, Signore. Perché tu, Signore, sei l’Altissimo su tutta la terra, eccelso su tutti gli dèi. Odiate il male, voi che amate il Signore: egli custodisce la vita dei suoi fedeli, li libererà dalle mani dei malvagi. Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore. Gioite, giusti, nel Signore, della sua santità celebrate il ricordo.

Il Signore regna… Il salmista pensa all’affermarsi definitivo di Dio e questo provoca una grande esultanza. La storia non corre verso il nulla ed ogni ingiustizia verrà rivendicata..
Nubi e tenebre… Dio è un mistero santo, ma non ci si deve aspettare alcun arbitrio perché agisce sempre con rettitudine. Egli agisce in modo discreto, sena imporsi.
Un fuoco cammina davanti a lui… Il salmista si ispira ad un’eruzione vulcanica, come al Sinai. Tutti riconoscono il fenomeno e rimangono sorpresi. La manifestazione di Dio sarà manifesta e nessun potere potrà opporsi alla realizzazione del suo regno di amore. L’amore di Dio è efficace.
Si vergognino tutti gli adoratori di statue… La manifestazione di Dio provoca vergogna e gioia. I fedeli esultano per i giudizi, ossia per le azioni salvifiche con le quali il Signore governa il mondo.
Gioia per i retti… La certezza che Dio regnerà e cesserà il dominio del male provoca una gioia profonda.

Rilettura cristiana

Il Signore regna, esulti la terra, si rallegrino le isole tutte. Esulti la terra, si rallegri la Chiesa, gioiscano le isole tutte, che rappresentano le singole Chiese. Queste, sebbene siano divise in vari luoghi, sono tuttavia una cosa sola nella fede e nell'amore e formano un'unica Chiesa. Perché devono rallegrarsi? Perché il Signore regna, poiché gli è stato restituito il suo regno e la sua terra. Godano perché hanno un buon comandante, mentre prima avevano sofferto molto perché oppresse sotto la dura schiavitù del diavolo. Sembra dire, nella sua prima venuta non fu riconosciuto, perché apparve in umiltà e nelle sembianze di un servo e in quel tempo non volle manifestare la sua maestà.
Nubi e tenebre all'intorno. Chiama nube e tenebra la carne, con la quale la divinità si coprì, così da non poter essere contemplata nel suo splendore. «Se lo avessero conosciuto, non avrebbero, come dice l'apostolo, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (1 Cor 2,8). Quando il Signore verrà nella sua maestà, allora questa nube non sarà più tenebrosa, ma apparirà con tanto splendore, al punto che con il suo splendore verrà oscurato il sole e la luna diminuirà la sua luminosità. Il suo trono è un trono di correzione, di giustizia e di giudizio. Lo esprime ora nel seguito.
Attorno a lui la giustizia, giudizio e correzione sono il suo trono. Tutto il mondo verrà giudicato e punito da questa sede di giudizio. In che modo? Non aver paura: non in modo ingiusto ma con giustizia e diritto.
I suoi fulmini illuminarono il mondo, la terra vide e si scosse. Ora, dalla prima venuta, della quale aveva cominciato a parlare all'inizio del salmo, passa a raccontare, andando in ordine, gli eventi che accadranno allora. Egli nascose la potenza della sua divinità ma le sue folgori, ossia gli apostoli e i dottori, diffusero la sua luce e brillarono in modo manifesto davanti a tutti. Queste folgori, insieme agli splendidi portenti miracolosi, fecero scuotere tutta la terra. In un altro passo leggiamo: “La terra vide e si scosse” Alcuni lo fecero in modo positivo, altri in modo negativo. Il Signore stesso parla di tale scuotimento: “Non crediate che io sia venuto per portare pace sulla terra, non venni a portare la pace ma la spada. Sono venuto a mettere il figlio contro il padre e la figlia contro la madre. La nuora contro la suocera e i nemici di una persona saranno gli stessi familiari” (Mt 10,34). 

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