domenica 9 settembre 2012

COMMENTO AI SALMI DI LODI (domenica 1)


Domenica, prima settimana


Salmo 62


1. Di Davide, quando era nel deserto di Giuda. 
O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani.

Il titolo del salmo ricorda il soggiorno di Davide nel deserto di Giuda. Là il re – profeta aveva provato che cosa significhi davvero aver sete. Il salmista dichiara di essere pervaso da una sete costante di Dio paragonabile a quella di chi è assetato d’acqua. «Sono assetato di te, ti desidero con tutto me stesso» (TILC). La comunione con Dio è un bene così grande da essere preferibile alla stessa vita.

L’inizio (Elohim, Elì) riassume mirabilmente la dichiarazione di fede; ricorda quella del salmo 15: «Ho detto al Signore: il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene».
Ti cerco dall’aurora è stato interpretato come vigilanza (LXX): per te veglio dall’alba.
Il luogo desertico rappresenta anche la situazione interiore dell’orante: l’assenza di Dio ci rende aridi, desertificati. «Sono terra arida, secca, senz’acqua» (TILC)
La frase del versetto tre, così nel santuario ti ho cercato, potrebbe essere resa in questo modo: tale era la brama di te quando ti contemplavo nel santuario e potevo ammirare la tua forza e la tua maestà (M.L.). L’espressione rivela un desiderio costante di Dio, acuita dal fatto che attualmente, forse, il salmista non può recarsi al tempio. «Rimango unito a te con tutto me stesso» (TILC).


Commento di Bruno di Segni:
la Chiesa è stata introdotta per grazia nella luce definitiva del Regno. Venutasi a trovare in questa luce, da allora ha iniziato a vigilare. Veglia mentre si trova ancora nella sofferenza, in una situazione di carne, ossia di debolezza. 
Incontra la sofferenza non soltanto a causa di difficoltà particolari ma, ancora di più, per essere in una situazione di redenzione incompiuta (“siamo sottomessi alla vanità”).
L’aridità del deserto ricorda più precisamente la situazione di peccato e la sete il desiderio di essere perdonati (giustificati) per grazia: «Mi sono mostrato a te nel deserto, e mi presentai a te tra i malvagi e i peccatori, per ottenere il dono di sperimentare la tua potenza e la tua gloria». 
Anzi il Signore offre a chi lo cerca la possibilità di vederlo, come ha fatto per i discepoli nella trasfigurazione. Come il sole ci offre la possibilità di vedere le cose, così la luce di Dio ci offre la possibilità di vedere lui stesso nei suoi beni.

Dio, Dio mio, dall'aurora per te rimango vigilante. «La notte è passata, il giorno s'avvicina» (Rm 8,12). «Viene la luce vera che illumina ogni uomo che nasce in questo mondo» (Gv 1,8). «Sorgi, Gerusalemme, sii luce poiché viene la tua luce e la gloria del Signore è sorta sopra di te» (Is 60,1). «Il popolo che sedeva nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,2).
Dal tempo in cui è sorta questa luce, a partire da quel giorno, la Chiesa rimane vigilante, seguendo l'invito dell'apostolo che ha comandato di vegliare. «Vigilate e pregate, rimanete saldi nella fede, agite virilmente, siate forti nel Signore, tutto avvenga nella carità» (1 Cor 16,3). Così bisogna vegliare, così il Signore ci ordina di restare svegli perché non sappiamo né il giorno né l'ora.
Ha sete di te l'anima mia, quanto ti desidera la mia carne. «Beato coloro che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati» (Mt 5,6). Ebbe sete di te l'anima mia, anelò, per l'amore e il desiderio di te, di vederti, di avvicinarsi, d'essere insieme con te. L'anima mia soffre questa sete, la carne ancora di più per il fatto di trovarsi pressata da angustie e tribolazioni ancora più grandi. Lo conferma dicendo: quanto ti desidera la mia carne. Lo attesta anche l'Apostolo nell'affermare: «La creatura, pur non volendo, è stata sottomessa alla vanità, a causa di colui che l'ha assoggettata mentre continua a sperare che sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per guadagnare la libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,10).
Nel deserto, nell'arido e privo d'acqua, così nel santuario sono comparso davanti a te per vedere la tua potenza e la tua gloria. Ecco il motivo di questa sete così intensa e di questa brama! Lo spiega anche l'apostolo: «Mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per gli empi» (Rm 5,8). Se è morto per i malvagi, pensiamo di ottenere la giustificazione per mezzo di Lui. 

Mi sono mostrato a te nel deserto, e mi presentai a te tra i malvagi e i peccatori, per ottenere il dono di sperimentare la tua potenza e la tua gloria. Soltanto i cristiani, mentre sono ancora in questo mondo possono vedere questa potenza e gloria, cioè possono vederla e conoscerla come in uno specchio. Gli altri non sono in grado di farlo. Questo specchio è il nostro Salvatore, anzi Egli è lo specchio degli specchi: Egli ci costituì come tali, illuminò e purificò così a fondo gli occhi della nostra mente affinché fossimo in grado di contemplare la sua potenza e gloria. Pietro, Giacomo e Giovanni ebbero la grazia di vedere meglio degli altri questa potenza e gloria, quando lo videro trasfigurato sul monte (Mt 17). 

Questo mondo, prima della venuta del Signore, era come un deserto e quasi abbandonato; infatti non c'era alcuna strada che ci riportasse in patria, non c'era l'acqua della sapienza che ci lava e ci risana. Tuttavia il salmista mostra di aver ricevuto tutti questi doni, non a motivo dei suoi meriti ma soltanto per la misericordia di Dio. Per questo aggiunge:
La tua misericordia vale di più della vita, le mie labbra ti loderanno. La misericordia di Dio è migliore della vita, perché è lui a donare la vita, e molti altri doni ben oltre alla vita stessa, senza i quali qualsiasi vita umana resterebbe misera. Giustamente tutti i fedeli, allora, devono lodarlo e glorificarlo.

2. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene.

I cibi migliori sono forse un’allusione ai banchetti che seguivano i sacrifici. Fuori metafora, lodando Dio, il salmista gusta beni saporosi.
Il v. 9 (a te si stringe l’anima mia) nella versione LXX presenta il verbo kollao. Il termine è molto amato nella lettura mistica greca per esprimere l’adesione a Dio (kollesis lett: incollatura) del credente maturo (cf. Cassiodoro)

Commento di Bruno di Segni:
Dio ci alimenta infondendo le virtù tipiche della vita cristiana (fede, speranza, amore) delle quali abbiamo bisogno per vivere. Soltanto la preghiera, la lode e il ricordo di Dio ci nutrono in profondità. Il credente sperimenta una molteplicità di aiuti da parte del Signore (l’ombra delle ali) e soprattutto che la sua ricerca di Dio ottiene un risultato perché Egli ci afferra con la sua destra e ci conduce a sé.

L'anima mia si sazierà come di grasso e pinguedine. Sono buoni il grasso e la pinguedine che saziano l'anima; rappresentano infatti la fede, la speranza e la carità e tutte le altre virtù senza le quali ogni anima è debole e fiacca, incapace di difendersi dagli avversari. Affinché la nostra anima si ricolmi di tale grasso e pinguedine, benediciamo e glorifichiamo Dio in tutta la nostra vita; laviamo le nostre mani per compiere il bene e qualsiasi cosa facciamo, compiamola nel Nome del Signore.
Labbra di gioia ti celebreranno. Soltanto le labbra dei santi sono labbra d'esultanza perché qualsiasi cosa dicano, cantino o predichino, generano gioia ed esultanza per se stessi e per quelli che credono ed obbediscono. Le altre labbra non sono labbra d'esultanza, ma piuttosto di tristezza e di lamento, poiché non insegnano se non cose vane, immonde e maligne.
Così mi sono ricordato di te sul mio letto, nelle veglie mattutine meditavo su di te. Fino a questo momento mi sono ricordato di te nel mio letto, nelle ore del mattino; in ogni momento meditavo su di te per colmare la mia anima di grasso e di pinguedine. I malvagi e i peccatori vivono nell'oscurità della notte e nella tenebra. I santi, invece, sono nella luce del mattino poiché contemplano il chiarore della verità e s'avvicinano al sole di giustizia. Poiché sei stato il mio aiuto.  Ho fatto bene a ricordarmi di te e mi ricorderò sempre perché ovunque e in ogni necessità sei diventato sempre il mio aiuto.
All'ombra delle tue ali esulterò; aderisce a te l'anima mia e mi accoglie la tua destra. Le ali di Dio sono le sue perfezioni. Tante sono le ali, quanti sono gli angeli e le potenze, testimoniati dalle Sacre Scritture, con le quali protegge e difende i suoi fedeli. Tra questi ali ritengo sia opportuno porre la carità, la pietà e la misericordia. 
Aderisce a te la mia anima e la tua destra mi accoglie. Non hai disprezzato ciò che ti diceva la mia anima che, sorretta dalla fede e dall'amore, aderiva a te e, presa dal desiderio del tuo amore, correva alla tua sequela. Invece hai steso la tua destra e mi hai accolto e mi hai estratto dal fango profondo. 

Altri suggerimenti: 

«Osserviamo la brama dell'orante: la Chiesa non dice di essersi soltanto avvicinata al Signore ma di aver aderito a Lui. Il verbo indica una incollatura (conglutinatio). Oltretutto chi vuole aderire al Signore, non deve mai trascurare questa sua intenzione. Solo un grande amore, produce effetti consistenti. Perciò noi dobbiamo amare Dio in modo tale che, incollati a Lui, possiamo continuare a vivere [in modo pieno]. Lo suggerisce anche Paolo: "Chi si unisce al Signore, diventa con Lui un solo spirito" (1 Cor 6,17)
(Cassiodoro)


L'amore di Dio tende ad una unione così pura e così intima, che vuole trasformare tutto l'uomo in sé, e fare che due non siano più che una cosa sola, secondo il versetto di S. Giovanni: «Siano come noi una cosa sola... siano perfetti nell’unità» (Gv 17, 22.23).
È così infatti che il Cristo parla di questo amore. E S. Paolo non ha timore di dire: «Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito» (1 Cor 6, 17). È per questo che è detto: «Il nostro Dio è un fuoco divoratore» (Dt 4,24). Infatti, come il fuoco ricevendo il legno, lo rende simile a sè e lo consuma, così l'anima unita a Dio da un amore di carità, diviene simile a lui e a poco a poco si spoglia di tutto, finché, consumata in Dio, e trasformata «di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3,18). 
(Innocent Le Masson)





Salmo 149


Alleluia. Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli di Sion. Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria.
Esultino i fedeli nella gloria, facciano festa sui loro giacigli. 
Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani, per compiere la vendetta fra le nazioni e punire i popoli, per stringere in catene i loro sovrani, i loro nobili in ceppi di ferro, per eseguire su di loro la sentenza già scritta. 
Questo è un onore per tutti i suoi fedeli. Alleluia.

Ringraziamento a Dio che intende assicurare la vittoria definitiva del suo popolo, sui nemici. È un popolo di umili perché non conta sulle proprie forze ma sulla grazia di Dio. Questa fiducia non lo porta all’inerzia ma lo spinge ad impegnarsi per la battaglia iminente, alla quale và il pensiero sul giaciglio, nella notte di vigilia.
La Chiesa può celebrare anticipatamente il buon esito del progetto di salvezza del Signore perché è certa della sua realizzazione. Questa certezza le consente di agire per affrettarne il compimento a vantaggio di tutta l’umanità. 
La spada nel Nuovo Testamento rappresenta la Parola; ora non è più possibile una lotta cruenta me è doveroso l’impegno attivo nel mondo. La spiritualità non è godimento intimistico ma consegna di sé a Dio a favore degli uomini. La lode del Signore si trasforma in spada a doppio taglio perché la comunione con Dio protegge nelle avversità quotidiane.


Commento di Bruno d’Asti
Nella rilettura cristiana, la novità del cantico prorompe da un intervento definitivo di salvezza, ossia dalla Pasqua di Gesù. Il popolo cristiano celebra la novità della Pasqua di Cristo, alla quale potrà partecipare in pienezza soltanto nel futuro, una volta raggiunto il giaciglio, ossia il riposo, celeste.
La vittoria definitiva sul male avverrà soltanto nel giorno del giudizio. I santi si rallegrano per la cessazione del dominio del male, non per la condanna degli empi (ma Bruno non evidenzia questa distinzione).
La spada a doppio taglio rappresenta l’ineludibilità del giudizio: nessuno può sfuggire ad esso. Bruno ricorda che i santi parteciperanno a questo evento come giudici.
Lo ha detto Gesù: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele (Mat 19,27). Lo aveva ribadito Paolo: «Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se siete voi a giudicare il mondo, siete forse indegni di giudizi di minore importanza?» (1Co 6,2).

Alleluia. Chi legge questo titolo, lodi il Signore; se in ebraico si dice: alleluia, in latino si dice: lodate il Signore. Cantate al Signore un canto nuovo, la sua lode nell’assemblea dei santi. Le cose vecchie sono passate, sono nate le nuove. Cantino i giudei, rimasti vecchi, il cantico vecchio dei giorni tristi; voi invece, rinnovati nelle acque battesimali, cantate al Signore un canto nuovo, [celebrando] la nascita, la passione, l’ascensione di Cristo. La lode ormai risuoni nella chiesa dei santi, nel popolo cristiano.
Si rallegri Israele nel suo creatore e i figli di Sion esultino nel loro re. Il popolo d’Israele che canta il cantico nuovo [ossia la Chiesa], si rallegri in Colui che lo ha creato e ritenga di essere stato fatto dal Signore che è stato crocifisso per lui. I figli di Sion, i figli di quella Gerusalemme che è in alto, la madre nostra, esultino per il suo re che, dopo aver vinto il diavolo, ha regnato dalla croce. […]
Si compiace il Signore del suo popolo ed esalterà i miti nella salvezza. Ecco un motivo solido che ci spinge a lodare il Signore: i componenti del suo popolo gli sono molto graditi e li glorificherà donando loro la salvezza eterna e la gloria celeste. Per questo aggiunge:
Esulteranno i santi nella gloria, s’allieteranno nei loro giacigli, ossia in quei giacigli di cui disporranno una volta glorificati e dove troveranno gloria e salvezza.
Le lodi di Dio sulla loro bocca e spada a due tagli nelle loro mani. Questo avverrà nel giudizio finale, quando giudicheranno il mondo in grande gioia ed esultanza e con la spada della dannazione eterna feriranno i cuori dei malvagi […].
Per compiere la vendetta tra i popoli e castighi fra le nazioni. Tale sarà il compito di queste spade; per mezzo di esse avverrà la rivendicazione universale e la punizione per i popoli e le nazioni. Si dice che hanno doppio taglio per indicare che non è possibile evitarle con nessun stratagemma. […]
Questa è una gloria per tutti i suoi santi. La gloria, spiega, sarà comune a tutti e nel giudizio, non soltanto gli apostoli, ma anche tutti i santi saranno costituiti giudici.


Altri suggerimenti

«Il Signore ama il suo popolo ed è ciò che si verifica quando egli lo fa godere di una perfetta dolcezza, quando lo rende pari agli angeli, quando fa realmente suo colui che ha giudicato degno di essere incoronato di un premio così grande. 
I fedeli si rallegrano dal momento che comprendono di avere un Signore così buono, che dona il perdono ai colpevoli, la grazia ai peccatori, la gloria eterna a coloro che pur non ne fanno merito» (Cassiodoro; tr. Cantisani). 


Spada a due tagli nelle loro mani: Non è forse così la spada di cui diceva il Signore: Non son venuto a portare la pace in terra ma la spada ? Nota come sia venuto a dividere, a separare.  Il figlio vuol servire Dio, il padre no. Viene la spada, viene la parola di Dio e divide il figlio dal padre. La figlia vuole, la madre no. È la spada che le separa.  Non lasciarti distogliere da chiunque volesse distoglierti [dalla retta via].  Questa ti separa a tutto tuo vantaggio, mentre tu vorresti immischiarti in dannosi miscugli
Dicendo: Nelle mani, significa: In potere. Ricevettero, nei riguardi della parola di Dio, il potere di dirla dove volessero e a chi volessero. Non avrebbero dovuto temere le autorità né disprezzare [chi fosse stato] nella povertà
 A compiere la vendetta fra le genti. Osservate se fra le genti non sia stata compiuta effettivamente questa vendetta. La si compie ogni giorno: è quello che facciamo anche noi col nostro parlare. In che senso, chiederai, vengono uccisi i pagani? Nel senso che passano ad essere cristiani. Cerco un pagano e non lo trovo: è diventato cristiano. Quindi il pagano [come pagano] è morto. 
Per legare i loro re in ceppi e i loro nobili in vincoli di ferro. Per compiere su di essi il giudizio stabilito.  Dio ha scelto le cose deboli del mondo per confondere le cose forti; e le cose stolte del mondo Dio ha scelto per confondere i sapienti; e le cose che non sono, come se fossero, per ridurre al nulla quelle che sono. Cristo Dio venne a salvezza di tutti, ma preferì che la salvezza derivasse all'imperatore dal pescatore e non al pescatore dall'imperatore. Per questo scelse cose che nel mondo non rappresentavano nulla. A questa gente, riempita di Spirito Santo, diede in mano la spada a doppio taglio; comandò loro di predicare il Vangelo percorrendo l'intero universo . Il mondo ne gemette e il leone si drizzò contro l'agnello; ne risultò che quest'agnello era più forte del leone. Il leone è vinto mentre infierisce e uccide, l'agnello riporta vittoria a forza di pazientare (Agostino)



LUNEDI. PRIMA SETTIMANA




Salmo 5


Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.
Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento. Sii attento alla voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera. Al mattino ascolta la mia voce; al mattino ti espongo la mia richiesta e resto in attesa.

Tu non sei un Dio che gode del male, non è tuo ospite il malvagio; gli stolti non resistono al tuo sguardo.  Tu hai in odio tutti i malfattori, tu distruggi chi dice menzogne. Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta. Io, invece, per il tuo grande amore, entro nella tua casa; mi prostro verso il tuo tempio santo nel tuo timore.

Guidami, Signore, nella tua giustizia a causa dei miei nemici; spiana davanti a me la tua strada. Non c’è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua seduce. Condannali, o Dio,  soccombano alle loro trame, per i tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati.

Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Proteggili, perché in te si allietino quanti amano il tuo nome, poiché tu benedici il giusto, Signore, come scudo lo circondi di benevolenza.

Al mattino, nel tempo prestabilito per amministrare la giustizia ed emettere la sentenza (cf 2 Sm 15; Ger 21,12), un uomo innocente e ingiustamente accusato, ricorre al tribunale di Dio. In qualità di giudice, il Signore è imparziale ma non neutrale: Egli è retto e non può stare dalla parte del male. L’orante, che confida nella bontà di Dio, chiede la condanna degli avversari, uomini estremamente iniqui, che vogliono opprimerlo. Alla sua esultanza si dovranno unire anche tutti gli altri poveri difesi e custoditi dal Signore, che è il loro scudo.
Gesù ha pregato al mattino (Mc 1,35) e ha confidato in Dio Padre, come giudice (1 Pt 2,23).
San Paolo (Rm 3,13) cita il v: 10 per attestare la perversione dell’umanità (Non c’è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua seduce). 
La Chiesa prega nell'affrontare le ostilità nell'evangelizzazione, supplica anche per quanti subiscono oppressione e violenza; ogni credente prega per districarsi nelle difficoltà della via in modo di agire sempre secondo il volere di Dio. 


Rilettura cristiana di Bruno di Segni:
Ascolta Signore le mie parole, intendi il mio lamento. Ascolta la voce della mia preghiera, mio re e mio Dio. È un’invocazione della Chiesa che ha ottenuto l’eredità al posto della Sinagoga. Ci insegna che dobbiamo pregare con insistenza, con perseveranza, con accanimento, ripetendo più volte lo stesso termine. Allo stesso modo è detto nel Vangelo: «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti lo rapiscono» (Mt 11,12). Il Signore ci esorta a fare questa violenza: «Chiedete e ricevete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,6). […] La preghiera autentica non si esprime solo con la voce ma anche con il sentimento e il desiderio, come viene suggerito dal salmo: «Il Signore ascolta il desiderio del povero» (Sal 10,16).
Ti prego, Signore, al mattino ascolta la mia voce. Preghi al mattino chi desidera essere esaudito. […] Per l’uomo devoto, nessun tempo come quello notturno, è adatto per una preghiera attenta e tranquilla. Tuttavia la preghiera del mattino è valorizzata da queste esortazioni: se vuoi essere esaudito al mattino, fuggi la notte, fuggi le opere delle tenebre, respingi i vizi e i peccati. Ascolta l’apostolo che dice: «Siamo figli della luce e del giorno, non della notte o delle tenebre». E altrove: «Un tempo foste tenebre ma ora siete luce nel Signore». Prima dunque bisogna lasciare queste tenebre e questa notte e solo dopo è possibile pregare. Il fedele, abbandonate queste tenebre, si volge alla luce e comincia a fare penitenza. Il giorno rappresenta la fine della notte e l’inizio del giorno; la penitenza é la fine del peccato e l’inizio di una vita santa e fedele.
Al mattino mi presento a te e sto a vedere. Poiché ci esaudisci soltanto [se viviamo nella luce del] mattino, abbandonerò le tenebre più in fretta di quanto mi sarà possibile e al mattino mi affretterò a venire da te. Allora starò davanti a te, come un servo davanti al suo padrone. Vedrò che tu non sei un Dio che ama l’iniquità. Questo era il motivo per il quale durante la notte non ero esaudito, poiché, chi si trova nella notte, si trova nel male. 

Il malvagio non starà presso di te, né i malvagi potranno stare alla tua presenza. Saranno convocati a giudizio; saranno tolti via gli empi affinché non vedano la gloria di Dio. Tutte queste cose che diciamo riguardano soltanto quei peccatori che, perseverando nel peccato, non vogliono pentirsi. L’apostolo afferma nei loro riguardi: «Con la tua durezza e per il tuo cuore impenitente, accumuli su di te ira per il giorno della retribuzione e della manifestazione del giusto giudizio di Dio che darà a ciascuno secondo le sue opere». Per questo aggiunge:
Detesti, Signore, i malvagi e mandi in rovina chi dice il falso. Non dice chi ha commesso il falso ma chi dice il falso e parla col tempo al presente, per indicare continuità. Chi persevera in questo genere di male, è degno di avversione e di condanna. […]

Ma io per la tua grande misericordia, entrerò nella tua casa. Ora la Chiesa ottiene l’eredità, come viene anticipato nel titolo del salmo. La casa del Signore, nella quale spera di entrare, è la patria del cielo e la terra dei viventi, come interpreto. Dichiara che entrerà in essa non per i propri meriti ma per la grande misericordia di Dio, il quale non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha consegnato per tutti noi (Rm 8,32).
Adorerò il tuo tempio santo nel tuo timore. Il tempio di Dio è l’umanità di Cristo, nella quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. […] Una sola è la terra che dobbiamo adorare, soltanto quella che il Verbo congiunse con se stesso, ossia l’umanità di Cristo, che in questo passo viene chiamata tempio di Dio. L’adorano i santi nella loro vita, l’adorano finché sono qui. Lo fanno nel timore di Dio, poiché la venerano e l’adorano, come fanno per Dio Padre.
Guidami, Signore, nella tua giustizia. Ecco, dichiara la Chiesa, sono pronta a ricevere l’eredità, ma mentre sono in questa vita, ho grande bisogno della tua protezione. Ti prego con insistenza di condurmi nella tua giustizia e non permettere che l’abbandoni. Ecco i miei nemici, gli spiriti maligni, e i tiranni cercano in ogni modo di ostacolare il mio cammino. Tu, allora, a causa dei miei nemici, fammi camminare davanti a te affinché non possano distogliermi dal giusto cammino.
Poiché non c’e verità nella loro bocca. Sono da temere perché fanno tutto per ingannare e sedurre, in loro non c’e verità e il loro cuore è vuoto di ogni bene.
Sepolcro aperto è la loro gola. Un sepolcro, quando è chiuso, non manda cattivo odore, ma se viene aperto, emana una puzza insopportabile. Con le loro lingue fanno il male. Uccidono e divorano i semplici. Giudicali, o Dio. Essa parla colma di sdegno e, poiché non riesce più a sopportarli, invoca giudizio e dannazione.
Abbandonino le loro opinioni. Ora, di nuovo, parla con misericordia e desidera che vivano piuttosto che muoiano. […]
Si rallegrino quanti sperano in teSi glorieranno di te quanti amano il tuo Nome. «Chi si gloria, si glori del Signore» (2 Cor 10,17). I santi non conoscono altra gloria, non riconoscono in se stessi qualcosa di cui gloriarsi se non proviene da Dio. In un altro salmo attestano: «In Dio faremo cose grandi» (59,14). Infatti il Signore ha detto parlando di sé: «Se glorifico me stesso, la mia gloria non ha alcun valore» (Gv 8,54). Ricordava che la gloria manifestata nella sua umanità andava attribuita alla divinità. 

Perché tu, Signore, benedici il giusto e ci circondi con lo scudo della tua buona volontà. Dice: Giustamente, Signore, i santi gioiscono di te perché aspettano da te un grande premio. Sanno che li benedirai con quella di benedizione, assai desiderabile e a lungo attesa, con cui li gratificherai nel giudizio: «Venite benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dall’origine del mondo» (Mt 25,34). Signore, con lo scudo della tua buona volontà, ci circondi. In te, Signore, dicono i Santi e tutta la Chiesa, dobbiamo gloriarci: ecco siamo quello che siamo, in te abbiamo vinto i nostri avversari e da te ora veniamo cinti di corone. Siamo protetti e custoditi in eterno dalla protezione e dalla difesa della tua buona volontà, come da uno scudo solido. 


Altri suggerimenti:

Ascolta con le orecchie, Signore, le mie parole; intendi il mio grido.Queste parole, in modo assai opportuno, sono messe in bocca alla Chiesa affinché l'Amata attenda il Signore, l'Invitata si affretti, in modo che, dopo aver attraversato, grazie al suo aiuto, la nequizia di questo mondo, si unisca per sempre al suo Sposo, [come sposa] senza macchia e senza ruga (cfr. Ef 5, 27).
Quanto segue: intendi il mio grido, significa: fa scaturire il sentimento del cuore; in accordo a quanto dice l'apostolo: Dio mandò lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, per mezzo del quale diciamo: Abba, Padre (Gal 4, 6).
Osserva, poi, quale sia il motivo per cui chiese che il suo grido venisse ascoltato. Questa voce non consisteva soltanto nel rumore delle labbra, ma nel sentimento del cuore, il quale di solito non viene udito dalle orecchie ma percepito dalla luce dell'intelligenza.
5. Al mattino ascolta la mia voce. Al mattino mi porterò davanti a te e starò a vedere. La Chiesa, che riconosce di aver sperimentato le tenebre del peccato, radunata nel mezzo dell'oscurità di questo mondo, allora ritiene meritatamente di essere esaudita, quando erompe nella luce di un comportamento celeste.
Stare davanti, significa stare presso colui che è presente. Con questa parola viene indicata la continuità della devozione religiosa. Può dire a ragione di stare con Dio, colui che è considerato degno di apparire alla sua presenza, come ha dichiarato Elia parlando di sé: vive il Signore alla cui presenza io sto (1 Re 17, 1).
Poiché tu non sei un Dio che si compiace del male. Dio ha in abominio l'uomo di sangue e di inganno. Non dice coloro che hanno operato il male, perché verranno condannati nel giudizio soltanto quelli che si sono imbrattati fino al termine della loro vita con crimini nefandi. L'uomo di sangue  è colui che si macchia di sangue umano, ma anche colui che inganna il vivente. 

Guidami Signore nella tua giustizia, a causa dei miei nemici, guida la mia via davanti a te. Chiede che il Signore lo guidi alla gioia eterna, perché egli aveva sofferto per molteplici angustie. Dice infatti: nella tua giustizia, quella con cui hai compassione delle persone pentite e con cui assolvi con la potenza giustissima della tua pietà quanti hanno condannato se stessi nel pentimento. 

Guida la mia via davanti a te, conduci la mia vita fino alla visione della tua serenità. Non possiamo giungere fino a lui contando sulle nostre forze, poiché camminiamo sempre per sentieri tortuosi.
Signore, ci circondi con la tua benevolenza come uno scudo. La benevolenza del Creatore, che ci abbraccia con doni ineffabili, è chiamata scudo, poiché ci protegge e ci comunica beni splendidi. Uno scudo posto sul capo funge da corona, collocato davanti al cuore, è una difesa. Questo è lo strumento che protegge tutti i fedeli: custodisce la chiesa sparsa in tutto il mondo; abbraccia anche il cielo, dal quale vengono custodite tutte le cose. È una difesa che non è inviolata da alcun assedio, un'arma che difende da qualsiasi rischio di morte; per essa la morte, vinta, deve soccombere, e la salvezza degli uomini risorge dalla disperazione.
La buona volontà: la chiamata divina precede qualsiasi merito, non trova la persona degna d'amore, ma la rende tale; perciò bisogna chiamare dono gratuito, ciò che altrove (presso i Pelagiani) è considerato atto di giustizia. Questa è la benevolenza che ci chiama ed attrae. Nessuno può pensare o fare qualcosa di utile, se prima non ne riceviamo la capacità dal Creatore del bene, come insegna l'Apostolo: Non possiamo pensare che ciò provenga da noi, come se dipendesse da noi, ma la nostra capacità viene da Dio (2 Cor 3, 5). Taccia, allora, l'insipienza dei Pelagiani, non osi vantarsi falsamente di qualche bene, finendo col defraudare il vero Donatore. (Cassiodoro)




Salmo 28



Salmo. Di Davide. Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
La voce del Signore è sopra le acque, tuona il Dio della gloria, il Signore sulle grandi acque. La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza. La voce del Signore schianta i cedri, schianta il Signore i cedri del Libano. Fa balzare come un vitello il Libano, e il monte Sirion come un giovane bufalo. La voce del Signore saetta fiamme di fuoco, la voce del Signore scuote il deserto, scuote il Signore il deserto di Kades. La voce del Signore provoca le doglie alle cerve e affretta il parto delle capre.
Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». Il Signore è seduto sull’oceano del cielo, il Signore siede re per sempre. Il Signore darà potenza al suo popolo, il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

Dio si manifesta in una tempesta, soprattutto nei tuoni possenti che scuotono la terra. Non è una manifestazione di forza fine a se stessa perché questa potenza si tramuta in una benedizione che infonde grande pace. Dio vive al di sopra e al di fuori di qualsiasi tempesta e può comunicare la sua forza a chi, invece, si trova pienamente investito dallo scatenamento pauroso di forze distruttive. 

Il primo versetto ci colloca nel tempio celeste, dove essere celesti là presenti sono invitati a rendere onore a Dio (nominato quattro volte)
Nel corpo del salmo, si parla per sette volte del tuono o della voce divina (Kol Adonai). La tempesta si scatena dal trono del Signore e percorre tutta la terra di Israele, da nord (il Libano) a sud (Kades)
Nel finale, nel tempio celeste (o in quello terreno), una grido unanime riconosce la gloria divina (Dio viene nominato per altre quattro volte). 
La sua potenza si rivela ora in una benedizione di pace; la tempesta diventa bonaccia. In un altro testo, le acque del diluvio o del caos (mabbul) diventano ristoratrici (cf. Sal 104, 6-11)
Complessivamente il salmo nomina Dio diciotto volte (da qui l’uso ebraico delle 18 benedizioni dell’amidà).


Rilettura cristiana di Bruno di Segni

Offrite al Signore, figli di Dio, offrite al Signore, figli degli Arieti. Chi sono i figli di Dio? Lo precisa l’Evangelista: «A coloro che lo hanno accolto, diede la possibilità di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo Nome» (Gv 1,12). In un altro passo della Bibbia leggiamo: «Carissimi, siamo figli di Dio ma ciò che saremo non è ancora stato manifestato» (1 Gv 3,2). Gli arieti rappresentano gli Apostoli e i maestri: nel gregge della Chiesa sono le autorità e tengono il primo posto; con l’acqua e con lo Spirito Santo generano al Signore agnelli e non capri, uomini innocenti, semplici e miti.
Date al Signore gloria e onore: date al Signore la gloria del suo Nome. Rendono a lui la gloria del suo Nome, coloro che lo ringraziano, lo glorificano e lo benedicono per la salvezza che ha ottenuto per noi. Il suo Nome infatti è Gesù, che significa: Colui che salva.
Adorate il Signore  nel suo atrio santo. Ecco, afferma, la tenda è stata edificata e la casa di Dio, ossia la Chiesa (come bisogna interpretare) è terminata: lì adorate, annunciate e magnificate il Signore. 

Il profeta, mentre diceva queste parole, vide in spirito gli Apostoli e gli altri predicatori lodare e annunciare Dio ovunque tra le genti; una moltitudine immensa s’affrettava alla fede di Cristo e alla Chiesa. Commosso da profonda gioia, esclama: La voce del Signore sulle acque, il Dio di gloria tuonò sulle acque, il Signore tuonò sulla distesa delle acque. L’estensione delle acque significa la molteplicità dei popoli, come è scritto. La voce di Dio risuona in modo penetrante quando i predicatori annunciano la parola di Dio nella Chiesa. Non sono loro a parlare ma lo Spirito Santo parla in loro e per questo è scritto: il Dio di gloria tuonò sulla distesa delle acque. Alla distesa delle acque possiamo dare un altro significato e pensare a quelle del battesimo. Su di esse si fa sentire ogni giorno la voce di Dio che benedice mediante le parole dei sacerdoti. Sembra che qualcuno gli avesse rivolto questa domanda: Quale prova mi porti per dire che fosse la voce di Dio il tuono che risuonò sull’acqua? Il profeta aggiunge:

Voce del Signore nella forza, la voce del Signore nella magnificenza. Se non fosse stata la voce del Signore, egli replica, quel suono non avrebbe avuto quegli esiti né sarebbe stata così efficace. Si può fare qualcosa di più meraviglioso e glorioso dell’illuminare i ciechi, purificare i lebbrosi, risuscitare i morti e santificare all’istante grazie all’acqua battesimale uomini malvagi e peccatori? La voce divina mandò in rovina i templi delle divinità, frantumò gli idoli, cacciò via i demoni, abbassò dall’altezza della loro superbia le più grandi potenze di questo mondo e li convertì alla fede di Cristo. Di certo è provato che si sia trattato della voce del Signore che viene annunciata da tanta potenza e magnificenza. Di quale Signore?

Voce del Signore che schianta i cedri, schianta il Signore i cedri del Libano e li frantuma come fa con il vitello del Libano... I cedri rappresentano i ricchi e i potenti di questo mondo. Tra questi, alcuni si lasciano frantumare spontaneamente e si lasciano imporre il giogo di Cristo; questa frantumazione è molto buona. Altri invece precipitano dall’altezza elevata dell’orgoglio, sulla quale s’erano innalzati; sono frantumati e gettati nel fuoco. Del resto è scritto: «L’albero che non produce buon frutto, sarà abbattuto e gettato nel fuoco» (Mt 3,10). 

Il diletto è come giovane unicorno (LXX). Riguardo al diletto, il Signore dichiara: «Questi è il figlio mio diletto, del quale mi sono compiaciuto» (Mt 12,18). Il Cantico dei Cantici, riferendosi a lui, annuncia: «Il mio Diletto è bianco e vermiglio, scelto fra mille» (Ct 5,10). Ancora: «Fuggi sul monte dei profumi, o mio diletto, imita i cerbiatti e i nati dei cervi» (Ct 8,14). Questo animale in greco è chiamato rinoceronte il quale, sopra il naso, ha un solo corno ma di tale forza da poter vincere qualsiasi altro animale. Il nostro Salvatore è paragonato, in modo eccellente, al rinoceronte. Di lui si dice: «Il Signore giudicherà i confini della terra e darà il potere al suo Re e innalzerà il dominio (corno) del suo Cristo» (1 Re, 11,10). 

La voce del Signore spegne la fiamma di fuoco, Il Signore percuote il deserto e fa tremare il deserto di Cades. Il Signore percuote il deserto, ossia i pagani, e fa tremare il deserto di Cades, cioè i giudei. Gli uni e gli altri, dopo aver ascoltata la parola della predicazione, colpiti e toccati dal timore del giudizio futuro, si volsero alla fede in Cristo e cominciarono a pentirsi. Leggiamo che il beato Giovanni, precursore del Signore, abbia risposto a coloro che l’interrogavano: «Sono la voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore» (Lc 3,4). E ancora: «Pentitevi perché il regno di Dio è vicino». Ai giudei diceva: «Chi possiede due tuniche ne dia una a chi non l’ha» (Lc 3,11). Ai soldati, che erano pagani, diceva: «Non opprimete nessuno, non spargete calunnie. Siate contenti delle vostre paghe» (Lc 3,14). In questo modo la voce del Signore colpiva il deserto e faceva tramare la zona desertica: Quale? Quella di Cades. Cades significa santa; con questo termine viene prefigurato in modo preciso quel popolo che, radunato da tutte le nazioni, sarà eletto e santificato da Dio.

Il Signore abiterà nel diluvio e siederà il Signore come Re, in eterno. In precedenza aveva accumulato molte acque, ma ora non raduna una massa d’acqua ma un diluvio, dove non manca neppure un rigagnolo. In questa immagine, comprendiamo che tutto il mondo, prima del compimento e della fine, si convertirà alla fede in Cristo. Per questo dice: il Signore siederà come Re per sempre. Tutto sarà sottomesso a lui, tutti i popoli del mondo accoglieranno la fede in Lui. Allora sarà evidente a tutti che Lui solo è il Re e regnerà in eterno come Signore.

Il Signore darà forza al suo popolo. Ne ha già dato ma ne darà ancora di più perché il mondo intero sarà giudicato da Lui e per mezzo di Lui. Allora, poi, benedirà il suo popolo con la pace. Dove si troverà questa pace? In Lui, perché «Egli è la nostra pace, che ha fatto dei due un popolo solo» (Ef 2,14). Gli uomini che riceveranno la benedizione, otterranno la vita eterna con Lui. 


Altri suggerimenti

Il Signore abita nel diluvio. Dapprima infatti il Signore dimora nel diluvio di questo secolo nei suoi santi, custoditi, come in un'arca, nella Chiesa. E sederà il Signore, Re in eterno. E poi si assiderà, regnando in loro in eterno. Il Signore darà la virtù al suo popolo. Perché il Signore darà fortezza al suo popolo che combatte contro le tempeste e le bufere di questo mondo, dato che non ha loro promesso la pace in questo mondo. Il Signore benedirà il suo popolo in pace. E il Signore stesso benedirà il suo popolo, offrendogli in se medesimo la pace, poiché, dice, vi dò la mia pace, la mia pace vi lascio (Agostino)



1 commento:

  1. Grazie, caro Vincenzo,
    i commenti che pubblichi, nei quali mi sono imbattuto oggi, leggendo la vita di S.Bruno di Segni, mi aiutano à
    pregare, ma anche à scrivere il mio libro "GESU NEI SALMI"
    Se sei interessato, te lo mando. La mia email è lifschitzdaniel6@gmail.com

    Vedi anche Google.

    In Maria e Gesu,
    Daniele

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