lunedì 15 ottobre 2012

GESU' E BUDDA


Finché è nel mondo, la verità di Gesù deve occuparsi di verità nel confronto interreligioso. Cominceremo con il delineare i punti in comune tra Gesù e Buddha, tra il cristianesimo e il buddhismo ed elencheremo poi, per brevi nuclei, le differenze riguardo a tematiche affini.

In comune c'è: sia Gesù sia Buddha sono due figure di fondatori; a dire il vero, sono piuttosto innovatori che fondatori di religioni. In quanto 'maestri' radunano intorno a sé dei discepoli, sia il maestro sia i discepoli rinunciano alla vita familiare regolare. Nel rapporto con il mondo femminile si osserva prudenza e riservatezza. Chi crede al maestro deve andare con lui; non deve cambiare soltanto le sue opinioni, ma anche la sua vita, cioè sia Gesù sia Buddha abbandonano una vita che non sia quella autentica. Conducono una vita nomade in povertà. Voltano le spalle alle élite religiose operanti fino a quel momento, dedicandosi a una via radicale ed elitaria di ascesi. I sacrifici e le cerimonie passano in secondo piano. Vengono dati e annunciati rispettivamente dieci o cinque comandamenti vincolanti. Entrambi i maestri si oppongono alle azioni compiute in base a una falsa disposizione d'animo. Il maestro non aveva niente da imparare da maestri precedenti. Per entrambi l'obiettivo è l"uomo nuovo' e indipendentemente dalla classe sociale è in gioco la salvezza universale delle anime; pertanto entrambi si propongono una 'democratizzazione'. Dopo la morte del fondatore, il carisma viene 'quotidianizzato', il fondatore riceve appellativi e titoli onorifici supplementari. Il silenzio meditativo è importante in entrambi i movimenti.


Diversi sono gli elementi che seguono:

Elementi sociali e biografici: Gesù appartiene al ceto medio-basso e deve morire giovane. Buddha appartiene al ceto superiore e raggiunge un'età avanzata. Gesù compie miracoli al servizio di persone 'povere'; in Buddha i miracoli sono espressione della forza della meditazione.
Il ruolo dell'essere umano: l'essere umano, con il suo comportamento, è la causa principale della sofferenza, ma in Buddha per l'avidità e la sete (di vita), in Gesù per il peccato.
Rapporto con il mondo: Gesù vuole cambiare il mondo con la sua attività; esiste un precetto di trasformare il mondo. Buddha vuole staccarsi da esso, liberarsi dall'attaccamento all'apparenza. Si tratta di redenzione dal mondo.
La questione dell'esistenza di Dio: Gesù predica Dio come interlocutore dell'essere umano, in Buddha gli dèi sono soltanto spettatori. Al posto dell'esperienza relativamente nuova di Dio come Padre in Gesù, in Buddha non c'è nulla. Il Dio di Gesù Cristo è vitale e agisce, in Buddha anche gli dèi hanno bisogno di redenzione. Per Gesù la signoria di Dio è ottenimento della vita, per Buddha il Nirvana è redenzione dalla vita, liberazione da essa. Pertanto il cristianesimo è una religione di riconciliazione (riconciliazione con Dio e gli esseri umani), mentre Buddha annuncia una religione di liberazione.
Dottrina: in Gesù la fede si trasforma in dottrina normativa, in Buddha il dono a cui si mira, di cui non si può disporre, è l'illumi-nazione.
Struttura: il cristianesimo ha una struttura centripeta ed è collegato alla pretesa «soltanto attraverso Gesù la salvezza», il buddhi-smo è centrifugo, l'individuo rimane importante.
Il molo del mediatore: nel cristianesimo è Gesù l'unico a contare, mentre Buddha vuole che esistano molti Buddha. Per i cristiani è importante il Gesù storico, per Buddha invece l'annullamento dell'individualità e della singolarità. In Gesù conta il cuore di ogni essere umano messo a confronto con le Scritture. Buddha rifiuta l'anima o l'io, e non esistono nemmeno Sacre Scritture. Gesù supera come mediatore la distanza tra Dio e mondo, Buddha insegna che alla fine non esiste alcuna distanza tra Dio e mondo.
Personalità: nel cristianesimo il Verbo diventato persona in Gesù Cristo è la massima realtà, Buddha invece fa notare che le parole sono sempre relative. In Gesù vale il principio: il regno di Dio è ottenimento della vita e affermarsi della signoria di Dio nel mondo, contro la morte. Per Buddha vale: il nirvana è la liberazione dalla vita, la sua cessazione. La signoria sul mondo è un'illusione, impallidisce a confronto del nirvana. Gesù è importante in maniera duratura, anche il giudizio è legato a lui. Buddha è irrilevante per il singolo buddhista, insegna soltanto la strada per uscire dall'attaccamento. Gesù è la realizzazione personale della signoria di Dio. Buddha è il maestro del non mancare se stessi. In Gesù vale: il cristiano trova se stesso staccandosi prima da sé. In Buddha si dice: la liberazione e l'illuminazione esistono soltanto senza l'io e al di là di esso. In Gesù, pertanto, il distacco dall'io è uno stadio preliminare per ottenere nuova vita, anche già qui nel mondo. Per Buddha la nuova vita nasce attraverso il distacco e l'annullamento definitivi dell'io. In Gesù il nuovo io, che ha sostituito quello vecchio, viene determinato interamente da Gesù stesso. In Buddha vale: il nuovo è l'imperturbabilità, inclusa l'abolizione della compassione, poiché questa è soltanto parte della sofferenza, da ignorare nel suo complesso in quanto apparenza.
Amore o imperturbabilità: in Gesù esiste l'esigenza incondizionata dell'amore. La volontà di Dio si orienta all'essere umano, che ha bisogno di amore. Per Buddha vale: l'imperturbabilità va applicata anche all'amore, che è a sua volta parte dell'apparenza, da qui si comprende l'ammonimento di non amare troppo. In Gesù vale:
dimostra la tua bontà anche nei confronti dei più piccoli attraverso la vicinanza personale. In Buddha vale: la benevolenza risulta dalla mitezza e dall'impassibilità. L'obiettivo ultimo è di non amare ne se stessi, ne gli amici, ne i nemici. In Gesù il cuore è il centro del-l'amore per il prossimo e per Dio. Buddha indica la testa come centro della conoscenza e della bontà. Per Gesù il male va assolutamente combattuto. Per Buddha è necessario da un punto di vista etico lottare contro la transitorietà dolorosa. Gesù mette la fede in Dio al centro dell'attenzione. Buddha dice: a che serve la fede, se è animata dalla sete, se causa la sofferenza? Gesù insegna: l'amore \ umano non è animato dalla sete, bensì dall'amore e dalla vicinanza I di Dio. Buddha invece afferma: bontà e compassione sono soltanto passi sulla via che porta all'imperturbabilità. Gesù conosce un Dio personale. Buddha: il nirvana è innominabile, è incondizionatezza, è felicità non provata.
Preghiera e meditazione: Gesù prega, Buddha medita. Secondo Gesù nella preghiera si condensa il rapporto con Dio, la preghiera unisce a Dio e anche al prossimo (intercessione). Per Buddha la meditazione è un ritirarsi individuale nel silenzio. La via della salvezza è una tecnica. Il rapporto con se stessi è impacchettato nella meditazione. In Gesù vale: la meditazione e la preghiera sono porte dell'esperienza di Dio come salvezza. In Buddha vale: l'illumina-zione è una sorta di esperienza 'a-tea' di trascendenza. Cristiano è il «prega e lavora!» di Benedetto. Buddhista è la relativizzazione del lavoro, conta di più la strada verso l'interiorità che il lavoro nel mondo. Gesù vede se stesso più che altro come guaritore, Buddha come psicoterapeuta. Gesù è il ponte tra Dio ed essere umano. In Buddha vale: tra l'eternità e l'inconsistenza non esistono ponti.
Superamento del dolore: cristiano è aprire gli occhi, buddhista è chiuderli. Gesù desidera vincere la sofferenza, Buddha desidera annullarla. In Gesù la vita non è dolore già di per sé; la sofferenza è un difetto nella vita creata buona; l'opprimere e il derubare gli altri sono in contrasto con il dono della vita da parte di Dio. Buddha dice: la vita in fondo è assurda, il mondo visibile è cattivo. Gesù insegna: l'agire di Dio porrà fine al potere del male. Gesù stesso è il segno efficace di questa speranza. In Buddha le cose stanno così: la sofferenza viene mutata se l'essere umano riflette sul suo rapporto con essa. In Gesù la fede colma l'abisso tra Dio ed essere umano. In Buddha si dice: tutti possono diventare un buddha. Ma la strada tornerà a scomparire.
Istituzioni: cristiana è la priorità della chiesa sugli ordini religiosi. Il buddhismo è essenzialmente monachesimo.
Gesù: importanza assoluta e universale di Gesù. Buddha: tutti possono diventare un buddha.


A fronte di queste differenze nel confronto interreligioso con il buddhismo, la pardcolarità della posizione di Gesù nel cristianesimo si mostra con una chiarezza nuova. Buddha scompare dietro il suo messaggio - Gesù è il messaggio. A che scopo Gesù è morto, perché se n'è andato? La risposta più semplice dice: è responsabile del nostro acquartieramento presso Dio. Chi conosce almeno un po' l'ambiente religioso del cristianesimo primitivo, e in particolare il giudaismo, noterà: questo è un nuovo annuncio dal potenziale altamente esplosivo. In particolare i testi di Qumran mostrano che le speranze del giudaismo nella vita eterna non risalivano a un'epo-ca molto lontana. La normalità nel giudaismo continuava a essere l'ombra di un'esistenza nello Sheol. Nel migliore dei casi si faceva conto su alcune eccezioni, a cui era consentito percorrere la via opposta, cioè verso Dio. Ma ciò che Gesù presenta qui è rivoluzionario. Egli dice: quando salirò al Padre, uno di noi uomini sarà giunto là, irrevocabilmente, in maniera diversa da Enoch ed Elia, che avrebbero dovuto ritornare sulla terra per morire 'effettivamente'. No, ciò che succede qui è qualcos'altro. Qui il sogno che sognerà in seguito la mistica ebraica a proposito dell'essere umano, a cui è concesso di giungere fino a Dio, si è già realizzato in anticipo. E non solo questo. Gesù, infatti, è giunto fino a Dio non da solo, ma come il primo di molti fratelli. Coloro che credono in Gesù, che letteralmente lo mangiano, devono e possono diventare tutti simil a lui. Egli infatti è contemporaneamente acqua e pane, luce e vite Chi lo accoglie in sé percorrerà la stessa strada, quella strada cht rimane, che è Gesù stesso.
Così otteniamo uno sguardo del tutto nuovo sul ruolo di Gesù come redentore. Quando sentiamo questa espressione siamo abituati a pensare soltanto alla croce. Il quarto vangelo allarga la nostra visuale. Chi ha capito qualcosa del significato del termine 'rimanere' in questo vangelo, può vedere in 14,2 («molti posti», cioè non solo uno per Gesù) soltanto un enunciato centralissimo sulla salvezza. 'Rimanere', infatti, nel quarto vangelo significa sempre sfuggire alle zanne rabbiose della morte. E quando chiediamo «Che cosa rimane?», il quarto vangelo corregge la nostra domanda: chiedete piuttosto «Chi rimane?»! La strada di Gesù verso Dio ci porta la certezza insuperabile che il cielo è stato aperto. L esilio è infranto. Attraverso questa notizia, comunque, lo scandalo della croce è completamente dimenticato, e questo aiuta. La strada di Gesù verso Dio è come la prima scalata di un alto monte. Se è riuscita una volta, altri possono incamminarsi per questo itinerario coronato dal successo. Il destino di Gesù viene 'democratizzato', così come egli, secondo Paolo, è il primogenito di molti fratelli.
L'azione di salvezza fondamentale di Gesù risalterà soltanto nel futuro: Gesù ci ha preparato il luogo nel quale possiamo vivere in etemo. La redenzione è che Gesù e i cristiani siano insieme presso il Padre, in maniera analoga a come, in Me 13,27, la cosa fondamentale consisterà nel fatto che un giorno Gesù riunirà i suoi eletti e. come si dice semplicemente in 1 Ts 4,17, che i cristiani saranno «sempre con il Signore». Questa è la visione che apre il vangelo di Giovanni: a chi si fonda su questo nome, a chi crede in questo Dio e diventa discepolo di Gesù, il futuro sorride.
Ma il paradiso, il cielo — in che cosa consiste? Nello spazio misterioso dopo la morte e nel futuro del mondo ci aspetta qualcuno che anela a stringerci tra le braccia. La morte consiste nel fatto che nulla più ci separa dalla presenza di Dio. Per questo, in Le 12,50, Gesù può definire la morte anche battesimo, perché ci leviamo di dosso tutto ciò che non si adatta a Dio, in particolare tutti i fardelli ereditar! del peccato, che hanno tanto ferito il nostro corpo terreno. Insieme a esso ci sbarazziamo anche delle conseguenze dolorose di queste ferite. Nessuno si è avvicinato tanto a questo mistero confortante quanto Gesù. E poiché il canto corale gregoriano deimonaci fa intuire questa leggerezza nei confronti dell'agonia e della morte, l'Alto Medioevo lo definisce meditatio mortis continua, costante riflessione sulla morte - non per opprimere gli esseri umani, ma per allenarsi nel passo oltre la soglia.
Il cielo non è mera musica del futuro o soltanto consolazione. Gesù, infatti, non è soltanto la via, è anche l"unico ritratto' di Dio che abbiamo. L'immagine perfetta è già ora in mezzo a noi. Per questo i primi cistercensi proibivano tutte le immagini figurative nelle chiese, perché soltanto l'uomo è immagine di Dio e viene rinnovato in Gesù Cristo secondo il ritratto originario di Dio. Quando Gesù qui dice: «Chi ha visto me, ha visto il Padre», in rapporto al contesto storico-religioso ciò è una novità quanto il messaggio che Gesù è il primo essere umano presso Dio. «Chi ha visto me, ha visto il Padre» non l'aveva mai detto nessuno prima - lo splendore di Dio sui volti di Adamo ed Èva si era spento da tempo.
Nella sua eccezionale opera Gloria: un'estetica teologica [Jaca Book, Milano 1980s.], Hans Urs von Balthasar ha continuamente indicato tale dimensione estetica del quarto vangelo. E così facendo ha rimproverato a ragione alla teologia liberale e demitizzante di voler nutrire l'essere umano con delle astrazioni, quando invece il rapporto con Gesù può nascere soltanto dal vedere e dal guardare. Attraverso le astrazioni ('la rilevanza di Gesù') aumenta soltanto la fame, non la beatitudine. Questo vedere, guardare e assaporare Dio è essenzialmente legato alla liturgia. E invece di abolire progressivamente anche questa materia, bisognerebbe renderla il centro della formazione dei giovani teologi, perché qui tutte le strade si uniscono. Quando ho celebrato, in una liturgia, la fede comune in modo reale e autentico, nessuno può dissuadermi che ciò deve per forza avere a che fare con la visione della gloria di Dio. Proprio per questo, quando iniziai a studiare teologia, dopo la maturità, il mio parroco mi regalò un messale in cui scrisse sul frontespizio: «E noi vedemmo la sua gloria» (Gv 1,14). La liturgia si serve a questo scopo di tutti gli elementi (acqua, fuoco, pietra, ceneri), per riunire insieme lo splendore della creazione in un collage estasiante che rinvia alla gloria di Dio.
Perché Gesù, e soltanto lui, è la via? L'intero Nuovo Testamento fornisce la risposta in maniera unanime: soltanto Dio, il Padre di Gesù Cristo, può sconfìggere il potere della morte. Su tale questione vengono misurati tutti i fondatori di religioni e ciò vale proprio anche per il (neo)buddhismo di moda. La maggior parte di coloro che vi aderiscono ingenuamente non sanno affatto che in questa dottrina ciò che conta è in realtà annullare la propria persona -quindi proprio non il rimanere, non la nuova vita davanti a Dio. Insieme all'egoismo va cancellato anche l'io. Come esperto del Nuovo Testamento non riesco proprio a capire come dei cristiani possano avventurarsi su questa strada. In Gesù, infatti, conta la guarigione dell'io, l'iniezione decisiva di vitalità, l'amore che tutto muove. Staccarsi dalle cose e svuotarsi da esse, tra l'altro, lo impara anche il discepolo di Gesù. La parabola del tesoro nascosto dice forse qualcos'altro se non che colui che vuole acquistarlo lascia e vende tutto pieno di gioia ( ! )? No, non aspettavamo il buddhismo. Gesù basta.

Klaus Berger, Gesù, Queriniana, 482-489

3 commenti:

  1. Io credo che ogni religione abbia un interpretazione epistemica.ma tutte devono coinciliare con la predica ,di avere empatia ,di essere amorevoli verso ogni forma di vita creata da dio (brahman,allah,ahura mazda ),e soprattutto di abbattere i muri imposti dalle divisioni politiche e religiose poiché esse anno sempre aspetti duali.quindi l uomo deve coltivare la propria spiritualità scegliendo la religione alla quale egli si rispecchia di più.infine due cose che tengo di sottolineare che l essere umano deve sempre coltivare il più possibile rispetto,educazione,sensibilita e umilta.
    W cristo w maometto w lao tse w krisna w buddha w lamore sinceroe incondizionato.
    Io mi chiamo riccardo martelli

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  2. Sono ancora riccardo martelli.
    E voglio rendere pubblico la mia delusione nel vedere le persone ,ancora sotto il dominio del materialismo e delle cose frivole.
    Coltivando sempre piu le brame basse della sessualita equella dei soldi,nn vedo quasi mai un gesto rivolto verso il prossimo
    Vedo delle forme religiose sviluppate in maniera egoistica,a volte vedo delle signore nel duomo di livorno che pregano rosari su rosari ,poi escano e anno sguardi di sdegno verso i senzatetto ,passandogli di fronte senza nemmeno guardagli negli occhi.
    Questo breve sfogo è per dire che nn hanno recepito il messaggio di gesu ,che predicava sollievo verso i bisognosi ed umilta ,cosa che nn vedo negli uomini a parte(fortunatamente) qualche caso.

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  3. Amate ogni forma di vita ,amate gli animali e i vegetali che sono i nostri fratelli tra virgolette inferiori ,ma spesso ci danno lezioni di spiritualità e sensibilita,liberatevi dalle passioni e da quegli istinti inferiori che vi bloccano la ctescita spirituale ,e voi ragazzi giovani state lontano dal vizio della droga e quella dell alcool tanto vi porteranno solo alla vostra rovina sia fisica che mentale .e coltivate la vostra ricchezza nella cultura e nella spiritualità.
    Siamo circondati dalle bellezze del creato godiamocele e rispettiamo sempre la vita

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