lunedì 9 gennaio 2012

Bruno di Segni Salmi 119-138

Salmi graduali

Quindici salmi sono intitolati Canti dei gradini. Prima di tutto dobbiamo parlare del loro numero, spiegare perché siano quindici. I libri di Mosé sono cinque i quali diventano quindici quando sono esaminati per tre volte, a seconda di tre livelli diversi di comprensione. La prima comprensione è letterale, la seconda spirituale, la terza attuale. La prima uccide, la seconda vivifica, la terza conduce l'uomo alla beatitudine. Parla della terza comprensione il salmo che dice: «Hanno una vera conoscenza gli uomini che praticano [ciò che viene letto]. Leggere e ascoltare è una cosa buona; comprendere in senso spirituale è ancora meglio; tradurre in pratica ciò che si è compreso è agire ottimamente. Chi può praticare ciò che non ha compreso? Chi può comprendere, se non ha letto o non ha ascoltato nulla? Dalla lettura nasce la comprensione spirituale e da questa la pratica di vita. In quei cinque libri, se sono compresi in questo modo, è contenuta in modo pieno, la perfetta conoscenza divina e spirituale. A loro volta i quindici salmi manifestano una scienza completa, moltiplicata per tre volte. Osserva anche questo: il primo salmo non viene chiamato primo gradino, poi il [successivo] secondo, poi [l'altro ancora] il terzo [gradino], ma ogni salmo è chiamato Cantico dei gradini, come se ognuno avesse tanta forza da poter condurre il pellegrino che vuole salire alla meta cui aspira. Il penultimo di questi quindici salmi rappresenta la Chiesa dei santi che stanno celebrando: «Ecco quanto è buono e gioioso che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132,1). La comunità primitiva aveva attuato questo stile: «La moltitudine dei credenti aveva un cuore solo e un'anima sola; nessuno diceva che qualche bene era suo ma tutto era comune a tutti» (At 4,32). Poi passando da questo salmo all'ultimo, attraverso un solo passaggio, i santi esortano se stessi: «Ecco ora benedite il Signore, voi tutti servi del Signore, voi che state nella casa del Signore» (Sal 133,1). Il profeta sviluppa il suo canto e presenta, da un salmo all'altro, coloro che stanno pregando, mostrando come abbandonino il comportamento mondano, quali impedimenti trovino e gli eventi che incontrano nell'avvicinarsi [al tempio]. 

Salmo 119

Al Signore nella mia tribolazione ho gridato e mi ha esaudito. Comunica questa testimonianza ad alcuni membri della santa assemblea: mentre sopportava grandi tribolazioni nella vita terrena, in questo mondo e desiderava aderire a Dio in modo più intimo, non poteva realizzare il suo desiderio; nel frattempo ha gridato a Dio dall'intimo del cuore ed è stato esaudito. Ascoltiamo in che modo abbia gridato.
Signore, libera la mia anima dalle labbra inique e dalla lingua di menzogna. Non solo gli eretici, che tentavano di ingannarlo e di coinvolgerlo, ma anche i suoi compagni ed amici gli creavano grandi ostacoli perché lo trascinavano nelle voglie e nelle vanità del mondo, e volevano coinvolgerlo nei piaceri terreni. Perciò non sbaglia nel dire che le loro labbra erano malvagie e che la loro lingua era ingannatrice. Volevano, infatti, cambiare  l'intento così santo e costruttivo della sua mente e trascinarlo in un precipizio mortale. Da parte sua, mentre soffriva per questi scandali, parlava a se stesso, dicendo alla sua anima: Che ti posso dare, come ripagarti, lingua ingannatrice? Quale via di fuga potrai contrapporre alle macchinazioni, per evitarle o respingerle ?
Frecce acute di un potente con carboni di ginepro. Ti verranno date le frecce di un prode, con quelle ti difenderai e con quelle resisterai. Ripeti loro l'insegnamento del Signore: «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). E: «Chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me» (Lc 14,27). Ancora: «Chi non abbandona ciò che possiede, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). «Se vuoi essere perfetto, vai, vendi ciò che hai e seguimi e avrai un tesoro in cielo» (Mt 19,21). Sono queste le frecce del potente, anzi dell'Onnipotente; acuminate con i carboni dello Spirito Santo per mezzo dei quali vengono vinte tutte le trappole e le macchinazioni del diavolo.
Me infelice! Il mio dimorare si è prolungato; ho abitato con quelli di Cedar, l'anima mia è stata a lungo con loro. Presuppone di essere stato ormai liberato. Mi addoloro, tuttavia, perché sono rimasto a lungo con loro e perchè, per troppo tempo, ho vissuto in sintonia con loro. A lungo sono stato con gli abitanti di Cedar e l'anima mia abitò, ossia fu d’accordo con loro. Cedar significa tenebre. Abita con quelli di Cedar, chi li approva. Questi abitatori sono tenebre e imitano il principe delle tenebre.
Con quelli che detestano la pace, ero pacifico. Non nel senso che approvassi i loro vizi e le loro iniquità, al contrario, per quanto era nelle mie possibilità, mi opponevo. Piuttosto mentre comunicavo con loro e annunciavo parole di pace, continuavano ad essermi senza alcun motivo.

Salmo 120

Alzai gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l‘aiuto? La medesima persona che aveva parlato prima, parla anche ora. Sebbene, dice, avessi potuto difendermi con altri mezzi dalle labbra malvagie e dalla lingua ingannatrice, alzai i miei occhi verso i monti, contemplai gli apostoli e i loro imitatori, per ricevere il loro aiuto, poiché desideravo imitare i loro esempi. Subito meritai di ricevere il loro aiuto e quello del Signore. Lo conferma infatti:
Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra. Non vacillerà il tuo piede e non s'addormenterà il tuo custode. Parla con se stesso, come aveva fatto prima quando diceva: che cosa ti darà o ti aggiungerà una lingua ingannatrice? Racconta che cosa gli era capitato prima di congiungersi con l‘assemblea dei fedeli. Così anche prima dava conforto a se stesso e si consolidava, desiderava che il piede della sua mente restasse fermo per non essere smosso dal suo voto e dal suo santo proposito.
Ecco non dormirà e non prenderà sonno il custode d'Israele. Sentiti sicuro perchè il tuo Custode veglia sempre e non dimentica nessuno dei suoi; mai prenderà sonno Colui che custodisce Israele. Israle: colui che ama contemplare e sempre desidera vederlo.
Il Signore ti custodisce, il Signore è la tua protezione e sta alla tua destra. Lo dimostra abbastanza: in tutti i modi, secondo le sue possibilità, incoraggiava se stesso e contrastava il suo timore di non vedere realizzato il suo proposito e il suo desiderio, visto che aveva un custode, un protettore e un difensore di tale forza e grandezza.
Di giorno il sole non ti brucerà né la luna di notte. Stando al senso letterale, [troviamo che] i santi, per lo più, scelgono per sé un luogo segreto e solitario, idoneo alla sola contemplazione, ove non soffrono alcuna ingiuria da parte del sole o della luna. Tuttavia nel sole vediamo Cristo, il sole di giustizia che illumina ogni uomo. La luna rappresenta coloro che nella Chiesa, dopo il sole, risplendono con più forza, grazie alla loro virtù e ai miracoli. Questi saranno anche i giudici e al loro ordine, gli uomini condannati nel giudizio, saranno tutti gettati nel fuoco. Giorno e notte significano qualsiasi tempo. Gli uomini che fanno la volontà di Dio, non saranno bruciati né dal sole né dalla luna (ciò che non accade in nessun giorno e in nessuna notte, non succede mai).
Il Signore ti custodirà da ogni male. Non pensare ai malanni del corpo ma guarda a ciò che suggerisce proseguendo: Il Signore custodirà la tua anima.
Il Signore custodirà il tuo ingresso nella santa assemblea e la tua uscita, con la quale ti affretterai a passare da questo mondo al cielo. Da ora e per sempre. Che cosa significa da ora? Da quel momento in cui ti deciderai ad agire bene, per perseverare poi nel tuo buon proposito.

Salmo 121

Anche questo è uno dei salmi dei gradini che conduce al culmine della perfezione.
Esultai per ciò che mi dissero: andremo nella casa del Signore. Avevo letto, sembra dire, nelle Scritture dell'uno e l'altro Testamento,  e avevo visto lì le frecce acute del potente, con carboni di morte, che rappresentano le parole e le testimonianze della legge divina. Mi sono rallegrato molto nelle cose che mi venivano rivolte e ho detto: non ho alcun dubbio, anzi sono certo che andremo nella casa del Signore e che abiteremo nell'assemblea dei santi, come avevamo sperato.
Già stavano i nostri piedi nei tuoi atri, Gerusalemme. Dice, non ero ancora giunto a Gerusalemme, cioé in quella santa assemblea, ma già i miei piedi stavano là e si erano fissati [in quel luogo], grazie alla speranza sicura e al desiderio. Ciò corrisponde al discorso dell'Apostolo il quale, mentre si trova ancora in terra, dichiara: «La nostra abitazione è nei cieli» (Fil 3,20).
Gerusalemme costruita come città, alla quale si partecipa insieme. Non mi riferisco alla Gerusalemme che uccide i profeti ma a quella che è costruita come città, alla quale si partecipa insieme, ossia a quella i cui abitanti vogliono e non vogliono la stessa cosa, quella in cui gli abitanti possiedono un cuore solo e un'anima sola. Di loro si dice giustamente: «Ecco come è bello e soave che i fratelli abitino insieme».
Poichè là sono salite le tribù, le tribù del Signore, come testimonianza per Israele, a confessare il nome del Signore. Sembra che qualcuno chieda? Chi sono quelli che abitano in questa Gerusalemme, nella quale regna tanta concordia? A questi egli risponde: Tutte le tribù del Signore, tutti gli uomini cattolici e religiosi, tutti i martiri e i confessori e tutti gli uomini che servono Dio fedelmente sono abitanti di questa città. Là sale anche la testimonianza d'Israele. Per quale scopo? Per confessare il nome del Signore. Questa testimonianza è stata data dal Signore ai figli d'Israele sul monte Sinai. Questa testimonianza ora si trova in possesso dei cristiani, non dei Giudei. La possiedono perché non rimangono più legati alla lettera ma la interpretano in senso spirituale e per questo confessano il Signore e lo lodano.
Là sono posti i seggi del giudizio, nella casa di Davide. Giustamente, dice, là salirono le tribù del Signore e la testimonianza del Signore, perché là posero e collocheranno, i seggi preparati per il giudizio, le sedi distribuite sopra la discendenza di Davide. Il Signore parla con i discepoli di queste sedi: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, sederete su dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele» (Mt 19,27). Le sedi sono distribuite, o meglio tutta la Chiesa è distribuita fra esse, in modo che ogni vescovo chiama sua sede la chiesa nella quale ha ricevuto l'ordinazione.
Domandate ciò che serve per la pace di Gerusalemme. Voi tutti che abitate a Gerusalemme, chiunque tra voi ascolta queste parole, domandate ciò che serve per la pace di Gerusalemme, perché senza la pace è impossibile piacere a Dio. Dite: Ci sia prosperità per coloro che ti amano, ci sia abbondanza d'ogni felicità perché quelli che gioiscono per la tua prosperità, essi stessi godano di una pace perpetua. Perciò aggiunge:
Ci sia pace nelle tue mura e prosperità nelle tue torri. Ci sia pace, dice, pace nelle tue mura e ciò che non possiamo avere, fa che lo otteniamo per i tuoi meriti. Ci sia prosperità nelle tue torri: queste  rappresentano i pastori e le guide della Chiesa, per mezzo dei quali l'intera Chiesa è difesa e custodita. È necessario che essi godano di molta prosperità, affinché possano comunicarla agli altri.
Per i miei fratelli e mie amici, dirò pace su di te. Fratelli sono coloro che dicono: Ecco quanto è buono e soave che i fratelli abitino insieme. Bisogna pregare sempre per loro, perché perseverino sempre in quella pace e in quella concordia.
Per la casa del Signore Dio mio, che è costruita in pietre, ho cercato il tuo bene. In un altro salmo viene spiegato il senso di questa invocazione: «Benefica Sion, Signore, per la tua grazia, e siano riedificate le mura di Gerusalemme» (Sal 50,20).

Salmo 122

A te levai i miei occhi, a te che abiti nel cielo. Dio dimora nel coro degli angeli e nella Chiesa, rappresentata nel cielo. In un altro passo si dice: «Tu abiti nel santuario, lode d'Israele» (Sal 21,4). Dice: A te levai gli occhi della mia mente nel desiderio di avvicinarmi a te e di contemplarti. Tu abiti nel cielo: detesti la turpidine e la disonestà mentre ami la bellezza e la pulizia.
Ecco come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni e come gli occhi di una serva alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. I servi e le serve guardano le mani dei loro padroni o padrone, per ricevere da loro il necessario o per ricevere soccorso nella sventura. Così noi dobbiamo sempre volgere il nostro sguardo al Signore perchè ci doni i beni di cui abbiamo bisogno e ci liberi da ogni pericolo e sventura.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi, perché siamo colmi di disprezzo. I servi di Dio molte volte ricevono disprezzo non soltanto dagli estranei ma anche dagli stessi cristiani degenerati e arroganti. Sono odiati da quest’ultimi perché la loro vita è del tutto differente dalla loro e fuggono la sapienza del mondo, che è stoltezza agli occhi di Dio.
L'anima nostra si è saziata. Di che cosa? Dello scherno dei ricchi e del disprezzo dei superbi. Sono irrisi e disprezzati soprattutto da costoro poiché essi, invece, lasciano le ricchezze e si lasciano dominare da tutti con grande umiltà. Scherno e disprezzo si ritorceranno contro di loro perchè è vicino il giudizio con il quale i ricchi diventeranno poveri e i miseri porranno il loro piede sul collo degli orgogliosi, come è scritto: «Depone i potenti dal trono ed esalta gli umili» (Lc 1,52).

Salmo 123

Se il Signore non fosse stato tra noi, lo dica pure Israele, se il Signore non fosse stato tra noi, quando ci assalirono, ci avrebbero inghiottiti vivi. Dice:  Ora i santi radunati insieme, in un cuore solo e in un'anima sola, ricordano la loro vita precedente e da quanti pericoli Dio li abbia liberati e dicono: Se il Signore non ci avesse salvati, saremmo stati prossimi alla morte e alla rovina. Meritatamente denomina Israele queste persone che vogliono vedere Dio, contemplarlo con tanto affetto e desiderio. Sono inghiottiti vivi coloro che, se non muoiono nel tempo, moriranno perché saranno separati da Dio in eterno.  Perciò aggiunge:
Mentre erano adirati contro di noi, ci avrebbero travolti come acqua. Gli uomini che vengono travolti in questo modo, lo sono nel corpo ma non nell'anima. Così infatti furono travolti tutti i martiri, i quali, se avessero rinnegato la verità, non sarebbero stati travolti. Il Signore, però, era con loro e così non subirono la rovina né nel corpo né nell'anima.
L'anima nostra ha oltrepassato un torrente, ha oltrepassato l'anima nostra un torrente travolgente. Osserva, dice: l'anima nostra, come se tutti avessero un'anima sola, una caratteristica propria dei cristiani che avevano un cuore solo e un'anima sola. Dichiara di aver attraversato un torrente travolgente, immagine di una sofferenza aspra e repentina ma superabile. Se fosse stata persino insopportabile, essi tuttavia l'avrebbero attraversato con il loro impegno e l'aiuto di Dio.
Benedetto il Signore che non ci ha gettato in preda ai loro denti. Illustra questo evento. L'anima nostra, come un passero, è stata liberata dal laccio dei cacciatori. In che modo? Il laccio si è spezzato e noi siamo stati liberati. Con l'aiuto di Chi? Il nostro aiuto nel nome del Signore, che ha fatto cielo e terra. Parlando così, mostra che erano state tese delle reti per catturarlo, che era caduto in quelle reti, che era riuscito a romperle con atti e con parole e che, infine, era sfuggito con l'aiuto di Dio. Osserva: mentre gli apostoli gettano le reti in mare, gli spiriti maligni le tendono in aria. Ne parla l'Apostolo: «La nostra lotta non è contro la carne e il sangue, ma contro principi e potestà, contro i dominati del mondo della tenebra, contro spiriti maligni del cielo» (Ef 6,12).

Salmo 124

Chi confida nel Signore è come il monte Sion, chi abita in Gerusalemme non vacillerà mai. Il monte Sion era un presidio ben fortificato, costruito in difesa di tutta la città; è un'immagine degli apostoli e di altri difensori della Chiesa. Dice: il monte di Sion, quel [vero] monte Sion che abita in Gerusalemme, ossia l'assemblea dei santi, non subirà rivolgimenti e non sarà allontana per sempre. Allo stesso modo tutti i fedeli che confidano nel Signore non saranno scossi in eterno né saranno allontanati dall'assemblea dei santi, quella che ha un cuore solo e un'anima sola. In cielo e in terra, tutti i cittadini, tutti gli abitanti di quella città, saranno una cosa sola e gioiranno senza fine.
Monti intorno ad essa. Non tema Gerusalemme, non abbia timore l'assemblea dei santi e degli uomini di pace, perché attorno ad essa ci sono monti che la proteggono e la difendono.  Non soltanto i monti, ma lo stesso Signore  veglia sul suo popolo da ora  e per sempre, secondo la promessa fatta ai discepoli: «Sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Vivano pure in sicurezza i fedeli che sono difesi non solo dalla custodia degli angeli e dei santi, ma da quella del Signore. Perché può dare questa assicurazione?
Il Signore non permette che il bastone dei peccatori domini la sorte dei giusti, affinché i giusti non rivolgano le loro mani al male.  Il Signore difende i suoi santi e li conferma nella sua custodia e sebbene i peccatori più volte infieriscano sul loro corpo non possono impossessarsi dell'anima. Il Signore rimuove il bastone e non permette che i suoi santi siano percossi a loro piacimento. Sorte dei giusti è la Chiesa, la porzione che Egli scelse per sé.
Benefica, Signore, i buoni e i retti di cuore. Che significa benefica? Libera, proteggi, custodisci, rimuovi il bastone dei peccatori e trattieni la loro mano perché non compiano il male.
Il Signore enumera tra gli empi coloro che si volgono agli affari. Nessuno che è al servizio di Dio, dice l'apostolo, si coinvolga negli affari secolari, per piacere a Colui che lo ha scelto (2 Tm 2,4). Sono molti gli interessi del demonio con i quali vincola e domina gli uomini. Bisogna essere presi da grande timore nell'udire tali esortazioni. Chi si lascia coinvolgere da questi intrighi, sarà condannato alla pena eterna, con i malvagi. Riceveranno questa punizione, proprio quando, invece una pace eterna e indefettibile giungerà sull'Israele. Ascoltino questo messaggio i monaci: hanno abbandonato il mondo e hanno appreso quanto sia bello e gioioso l'abitare insieme dei fratelli. Evitino di immergersi negli affari secolari.

Salmo 125

Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, noi fummo consolati quasi del tutto. In questo salmo il profeta predice ciò che avrebbero detto i Giudei nel ritorno dalla prigionia, e ciò, che ugualmente, avrebbero detto i cristiani quando anche loro sarebbero tornati dalla loro prigionia. Dichiarano i giudei: Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion e ci fece tornare dalla prigionia di Babilonia in patria, noi fummo consolati quasi del tutto. Allora la nostra bocca si riempì di gioia e la lingua d'esultanza. Non furono consolati del tutto, ma lo furono quasi del tutto, perché, pur abitando in patria, non erano tornati in libertà ma restavano ancora sotto il dominio di Babilonia. Furono colmi di grande gioia ed esultanza quando videro che il tempio era stato ricostruito e la città restaurata ed ognuno, come aveva desiderato, poteva starsene sotto la vite e il fico. Ora poi acoltiamo ciò che il profeta dice riguardo alla prigionia dei cristiani.
Allora dicevano tra le genti: il Signore ha fatto grandi cose per loro; grandi cose ha fatto il Signore per noi, siamo festanti. Cambia Signore la nostra prigionia  come un torrente in terra australe.  Fino al tempo dell'imperatore Costantino, i cristiani, sparsi ovunque tra le genti, erano oppressi dalla dura servitù dei pagani. Già allora dicevano quelle parole che il profeta aveva loro predetto che avrebbero detto. Questo viene ripetuto nel seguito:
Il Signore ha fatto grandi cose per loro, ossia con i giudei che custodì tra i nemici e liberò dalla prigionia. Il Signore ha fatto grandi cose anche per noi, cosicché anche noi siamo in festa, non di meno di quanto loro furono colmi di gioia e d'esultanza. Rimane soltanto una cosa sola da chiedere e ci verrà subito concessa. Che cosa? Sciolga la nostra prigionia. Il Signore compì con i cristiani nella loro prigionia cose più grandi di quelle fatte per i giudei nella loro. Allora infatti compì molti segni e miracoli per mezzo di loro, di quanti ne fece per mezzo degli altri, come leggiamo.
L'austro è un vento di pioggia, colma i ruscelli dissecati e li rende scorrevoli. Lo stesso accadde nella prigionia, quando, con una grande lotta, quasi si liberasse un fiume in piena, tutti i prigionieri tornarono a casa. Leggiamo che al tempo del sovrano che era stato preannunciato, tutti i santi tornarono dall'esilio con grande onore.
Chi semina nelle lacrime, mieterà nella gioia. Nello spargere il seme, camminavano fra le lacrime. «Beati quelli che piangono, perché saranno consolati» (Mt 5,5). Seminavano e piangevano, annunciavano e piangevano: non soltanto a favore dei buoni, ma piangevano e pregavano anche per gli stessi persecutori. Perciò mieteranno nella gioia, perché tutti coloro che avevano convertito nel pianto e nella pazienza, nel giudizio li presenteranno al Signore con gioia. Per questo aggiunge:
Nel ritorno verranno con gioia, portando i loro covoni. Ha detto bene verranno perché sono in cielo e da là torneranno; quanti saranno gli uomini che avranno convertito, altrettanti saranno i manipoli da offrire al Signore.

Salmo 126

Cantico dei gradini
Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, inutilmente veglia il custode. IL Signore, in modo analogo, ha detto ai discepoli: «Senza di me non potere far nulla» (Gv 15,5). L'apostolo, a sua volta, dichiara: «Né chi pianta né chi irriga è qualcosa, ma solo Dio che fa crescere» (1 Cor 3,7). Non ottiene nulla la predicazione, se non interviene lo Spirito ad operare nei cuori.
Inutile che vi alziate all'alba, che vi alziate subito dopo esservi coricati, voi che mangiate un pane di fatica. Parla contro gli eretici e i predicatori del falso, dei quali il Signore dice nel Vangelo: «Badate ai falsi profeti, che vengono a voi vestiti da agnelli ma dentro sono lupi rapaci» (Mt 7,15). L'apostolo: «Molti, dice, camminano, di quelli di cui vi avevo detto, ed ora lo ripeto piangendo, sono nemici della croce di Cristo, la loro fine sarà la morte perchè hanno il ventre come loro Dio» (Fil 3,18). Sono questi ad alzarsi prima della luce e a mangiare un pane di dolore. Ma è inutile però per loro alzarsi così presto, perché sono ciechi e guide di ciechi. Si alzano prima che venga giorno, perché si mettono a predicare ed insegnare, prima di essere stati illuminati e istruiti.
Alzatevi dopo essere stati seduti.  Prima state seduti, prima siate discepoli, prima ascoltate i maestri della legge divina e prendete da loro non un pane di dolore e d'errore, ma un cibo spirituale e cattolico.
Ne darà ai suoi amici nel sonno. Questa è l'eredità del Signore, i figli come ricompensa, frutto del grembo. Ora, sembra dire, è difficile distinguere i buoni dai cattivi: tutti predicano, tutti ricevono il sacramento dell'altare, tutti lodano Dio e lo benedicono. Si riconoscerà chi siano quelli che compongono l'eredità del Signore, i figli della ricompensa e il frutto del grembo, quando il Signore donerà il sonno ai suoi eletti. Il sonno qui sta per pace. Questo accadrà nel giudizio, quando il Signore, dalle veglie e dalle fatiche, chiamerà al sonno, al riposo e alla gioia piena, quei suoi servi ai quali aveva comandato di vigilare. Questo soni i figli come ricompensa, perché Cristo riceve questa ricompensa dalla sua fatica. Questi sono il frutto del ventre, coloro che furono partoriti dalla Vergine Maria, tutti insieme nel suo unico Figlio, unigenito e primogenito.
Come frecce nella mano del potente, così i figli dei reietti. Questi reietti, eletti ed espulsi, sono gli apostoli. Il Signore ha detto a loro: «Se vi perseguiteranno in una città, fuggite nell'altra» (Mt 10,23). Chi li imita, sono figli loro; chi li imita sono tali, frecce in mano del potente. Con queste frecce viene mandato in fuga l'esercito dei vizi, la moltitudine dei demoni viene vinta, la folla degli eretici è sconfitta.
Beato l'uomo che sazierà con essi la sua brama. Chi sono quelli che saziano con essi la loro brama? Sono i fedeli che li ascoltano volentieri e custodiscono la loro dottrina e i loro insegnamenti. Essi non saranno confusi quando parleranno con i nemici alla porta. I nostri nemici sono gli spiriti malvagi, che, nel giudizio saranno pronti ad accusarci; quando la porta della vita sarà aperta per i buoni e la porta della morte verrà aperta ai malvagi. Si troveranno in confusione in quel momento, gli uomini che non li avranno contrastati, ossia - come interpretiamo - quelli che avranno continuato a peccare senza mai pentirsi.

Salmo 127

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. è beato non chi teme la morte, la perdita di beni temporali e qualche sventura della vita ma chi teme il Signore. Lo insegna anche il Signore: «Non temete coloro che uccidono il corpo ma piuttosto temete colui che può far perire il corpo e l'anima nella genna» (Lc 10,28).
Beato chi cammina nelle sue vie e osserva i suoi comandi. Il suo comando è una via che conduce alla vita.
 Mangerai i lavori dei tuoi frutti, beato sei e godrai del bene. In un'altra versione non troviamo [i lavori] dei tuoi frutti ma [il lavoro] delle tue mani. Ma non beato l'uomo che vive di questo lavoro. Bisogna pensare che si riferisca alla cura dell'anima, la quale, per mezzo della buona azione compiuta in questa vita, godrà nell'altra vita delle delizie celesti. Questa figura in greco si chiama ipallage e si usa quando avviene uno scambio di termini, in senso contrario: gli uomini non mangiano i lavori dei frutti ma i frutti dei loro lavori. Facciamo un esempio: quest'uomo viene dato a quel cavallo, mentre sarebbe giusto dire: il cavallo è dato a quest'uomo. Troviamo un caso in Virgilio: abbandonare il vento australe alle navi, mentre si dovrebbe dire: abbandonare le navi al vento australe.
La tua sposa come vite feconda nell'intimo della tua casa. Che cosa possono ricavare, se si da un significato letterale al versetto,  gli uomini che non hanno moglie? Ogni virtù che ami molto e nella quale molto ti diletti, è tua moglie, sia la sapienza, sia l'umiltà, sia la misericordia, sia l'obbedienza sia qualsiasi altra. Queste qualità le possederai come vite feconda, sempre fruttifera, soave e felice ovunque sarai in questa casa vastissima preparata da Dio per te e per tutti i viventi. Una buona moglie non abbandona il marito e ovunque egli sia, gli offre gioia ed onore: ovunque è stimato chi porta con sé una moglie simile.
I tuoi figli come virgulto d'ulivo attorno alla tua mensa. I tuoi figli sono quelli che ti imitano, che accolgono la tua dottrina e la praticano. Se temerai Dio e camminerai nelle sue vie, essi saranno come virgulti d'ulivo, pieni di pace e di misericordia, attorno alla tua mensa e alla dottrina che esce dal tuo cuore.
Ecco così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore. Disse: Ecco hai udito quale benedizione riceveranno tutti coloro che temono Dio, come vivano bene, quale moglie e figli abbiano. Quest'altra benedizione venga su di te e rimanga sempre [con te].
Ti benedica il Signore da Sion e vedrai i beni che sono in Gerusalemme, ogni giorno della tua vita e vedrai i figli dei tuoi figli. Sia pace eterna ed indefettibile sopra Israele, parlo dell'Israele che conosce ed ama Dio. Questa è la Sion della quale il Signore dice in un altro passo: «Sono stato stabilito come, sul Sion, suo monte santo» (Sal 2,6), cioè nella Chiesa, per predicare ed insegnare la sua parola. Predicare è un compito del sacerdote piuttosto che del re. Di conseguenza, di là, cioè da Sion, il re e sacerdote sommo Gesù benedice i suoi fedeli, affinché godano dei beni che sono presenti nella Gerusalemme celeste, tutti i giorni della loro vita, la quale non avrà mai fine. Vedano i figli suoi imitatori e i figli dei suoi figli, non fino alla terza e quarta generazione, ma per l'eternità e nei secoli dei secoli.

Salmo 128

Cantico dei gradini
Spesso dalla giovinezza mi hanno rovinato, lo dica ora Israele. Spesso mi hanno rovinato dalla mia giovinezza ma non poterono prevalere. Come nel salmo precedente tutti i buoni venivano benedetti con una benedizione eterna, così in questo tutti i malvagi e i peccatori sono maledetti con una maledizione eterna. La specificazione, lo dica ora Israele, è un insulto contro coloro che si gloriavano d'essere il popolo di Dio. Dice: ora dopo la vittoria, dica l'Israele sicuro e felice, dica il popolo che conosce e vede Dio: Spesso mi hanno rovinato, i miei nemici, come essi vogliono dire, dalla giovinezza. Spesso mi hanno rovinato ma non poterono in realtà distruggermi né prevalere.
Sopra il mio dorso hanno costruito i peccatori, rinnovarono le loro azioni malvagie. I peccatori mi hanno ostacolato certamente, sembra dire, ma mentono se dicono che mi hanno rovinato; fecero di me una lastra e un'incudine; batterono il mio dorso con duri e pesanti colpi di martello ma così mi trasformarono in un vaso molto bello e prezioso mentre per sé rinnovarono le loro azioni malvagie. Perciò nell'Apocalisse l'apostolo Giovanni dice: «Il tempo [del giudizio] si è fatto vicino, chi danneggia continui a danneggiare e chi pecca, continui a peccare e il giusto moltiplichi i suoi atti di giustizia (Ap 22,11)».
Il Signore che è giusto, ha frantumato le teste dei peccatori. È giusto che quelle teste siano frantumate perché si erano sollevate con grande orgoglio e non esitarono neppure a proferire bestemmie contro Dio stesso.
Da questo punto comincia a formulare la maledizione perchè capisce che non sanno convertirsi e che sono nocivi al punto di dare morte. Siano confusi e tornino indietro, dice, coloro che odiano Sion.
Siano come l'erba dei tetti che inaridisce prima ancora di essere strappata. I malvagi sono come l'erba dei tetti; non potendo assorbire l'umore che alimenta la fede e la rettitudine, seccano con facilità e sono pronti per essere gettati nel fuoco eterno che non si consuma.
Chi miete non può riempire la sua mano con esso e chi raccoglie i covoni non può portarseli al seno. I mietitori sono gli angeli i quali non possono raccogliere quel fieno marcito con le mani, portandolo al seno, ma, come si legge nel Vangelo, lo raccolgono in fasci e lo gettano nella fornace di fuoco, dove c'é pianto e stridore di denti (Mt 13,42).
Non dissero coloro che passavano di là: la benedizione del Signore sia su di voi, vi benediciamo nel nome del Signore. Dice: ho ragione a maledire costoro perché videro e ascoltarono gli apostoli e i predicatori che passarono presso di loro, ma non meritarono di ricevere le loro benedizioni, perchè non vollero credere alle loro parole. Perciò certamente tutti quelli che rifiutarono la predicazione del Vangelo, fatta dagli apostoli, sono destinati alla morte eterna.

Salmo 129

Cantico dei gradini
Dalle profondità ho gridato a te, Signore. Signore, ascolta la mia preghiera. Se dice di aver gridato dal profondo, lascia presupporre di essersi trovato in grandi angustie, immerso nelle passioni dello spirito e della carne. Grida dal profondo, chi prega Dio dalla profondità del cuore.
Siano le tue orecchie attente alla preghiera del tuo servo. Sarebbe bastato dire: ascolta la mia preghiera. Chiede invece che le sue orecchie siano attente alla sua invocazione. Questo allude ad un esaudimento molto pronto, a motivo della sua bontà. Dichiara però di essere un servo, allo scopo di ottenere più facilmente l'attenzione benevola del Signore.
Se osserverai le iniquità, Signore, Signore, chi potrà difendersi? Se il Signore ponesse attenzione soltanto alle iniquità del primo uomo, [senza badare] alle altre colpe successive [dell’umanità], nessuno potrebbe salvarsi.
Presso il Signore è il perdono e a motivo della tua promessa ho sperato in te, Signore. Sembra dire: il Signore non considererà le nostre colpe perchè è naturalmente disposto al perdono e alla misericordia; non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva. Per questo ha aggiunto: a motivo della tua promessa ho sperato in te, Signore. Questa è la promessa formulata dal Signore: «Il peccatore, in qualsiasi momento si sarà convertito, vivrà veramente e non morirà» (Ez 23,11). Continua a parlare di questo argomento:
Ha sperato l'anima mia nella tua parola, ha sperato nel Signore l'anima mia. Questa promessa molto generosa infonde davvero nei peccatori una grande speranza, perché è colma di pietà e di misericordia.
Dall'aurora fino al tramonto, speri Israele nel Signore. Ha detto:  Speri Israele nel Signore, l'Israele spirituale non quello carnale, non quello che l'uccise, ma quello che crede e spera in lui in modo fermo. Dall'alba, dall'ora nella quale il Signore risuscitò dai morti, fino al tramonto, nel quale il giorno ma anche questo ultimo tempo finisce. Chi infatti può nutrire una speranza così grande, quanta quel popolo per quale il Signore mori e risuscitò?
Presso il Signore è la misericordia e abbondante la redenzione presso di lui. Questo è il motivo più grande e più persuasivo, per il quale Israele può sperare nel Signore: sebbene abbia peccato gravemente, tuttavia la misericordia e la redenzione prevalgono. La redenzione è molto grande e molto abbondante perché il sangue di Cristo, preziosissimo, sarebbe stato versato anche a vantaggio di un solo peccatore. Per questo anche l'Apostolo dice: «Siete stati comprati a caro prezzo, glorificate e custodite la presenza di Dio nel vostro corpo» (1 Cor 6,20).
Egli redimerà Israele da tutte le sue malvagità. Rendiamo grazie al nostro Salvatore, perchè la redenzione, che il Profeta predisse che si sarebbe compiuta, è già avvenuta.

Salmo 130

Cantico dei gradini
Signore non si è esaltato il mio cuore né si solo sollevati i miei occhi. A parlare in questo modo sono uomini perfetti; essi non mostrano alcuna arroganza ma desiderano che altri li imitino e si guardino bene dall'orgoglio.
Disse: Signore non si è esaltato il mio cuore, non mi sono insuperbito nè inorgoglito del sapere nè delle altre virtù che mi hai concesso. Non si solo sollevati i miei occhi, nei quali di solito si svela la superbia e si fa riconoscere.
Non ho camminato fra cose grandi. Non ho pensato di godere di quelle cose che tutti considerano di grande valore. Né [ho camminato] fra quelle che ammiravo al di sopra di me. Molti invece hanno errato perchè hanno cercato di profondersi in esse, anche se superavano le possibilità dell'intelligenza umana. Sono realtà degne d'ammirazione, di venerazione e di fede e non possono essere trattate con argomenti dialettici. Per questo l'infelice Ario cadde perché non esitò a disputare sulla Trinità indivisa in modo dialettico. Poi prosegue:
Se non ragionavo con umiltà, ma ho fatto inorgoglire la mia anima, come divezzato da mia madre (ossia se avrà peccato), così retribuirai mia anima. Questo versetto corrisponde alla dottrina dell'apostolo: «Non interessarti di cose elevate, ma interessati di quelle umili» (Rm 12,16). È scritto: «Dio resiste ai superbi, ma fa grazia agli umili» (1 Pt 5,5). La fede cattolica venne insegnata non da persone superbe ma umili. Le parole esposte nel versetto da questo uomo cattolico rivelano quale grave peccato sia non nutrire pensieri umili, esaltarsi sugli altri, predicare una dottrina e una fede estranea e per questo ferire la santa Chiesa, madre di tutti i cristiani. Se sarà divezzato, se avrà peccato contro sua madre, predicando non la sua dottrina ma un'altra estranea, giustamente potrà essere condannato ed escluso dalla comunione; così retribuirai la mia anima. Parlando di quest'uomo svezzato, il profeta dice: «Chi insegnerà la scienza? Chi farà comprendere ciò che è stato annunziato?» (Is 28,9).
Svezzati dal latte, lontani dal seno della madre sono coloro che appresero la dottrina della Chiesa e crebbero a tal punto nel sapere, da non avere più bisogno di latte, come insegna l'Apostolo, ma di cibo solido. Costoro poi non potranno essere perdonati, se cominceranno ad annunciare una dottrina estranea.
Speri Israele nel Signore, ora e sempre. Da quando Israele s'umiliò ed accolse la fede cattolica e temette di offendere la madre Chiesa, poté sperare nel Signore con grande sicurezza. Se avesse fatto diversamente, non avrebbe potuto avere alcuna speranza.

Salmo 131

Cantico dei gradini
Ricordati Signore di Davide e di tutta la sua mansuetudine. Parla del nostro Salvatore il quale, come agnello mansueto, condotto alla morte, non aprì la sua bocca. Chiede al Padre di non dimenticare l’umiltà, la mansuetudine, la pazienza e l’obbedienza del Figlio suo.
Come giurò al Signore e fece voto al Dio di Giacobbe. Poi, in modo simile a come ha fatto sopra, prega affinché si ricordi di quel giuramento e di quel voto, che aveva giurato e rivolto a Dio [Padre]. Il giuramento e il voto corrisponde alla volontà di Cristo, che è immutabile, di edificare la Chiesa. Così appare nel seguito:
Non entrerò nella tenda della mia casa, né salirò sul mio letto, non darò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non troverò un luogo per il Signore, una tenda al Dio di Giacobbe. Tutta questa sequenza significa la stessa cosa, che ora si è realizzata interamente, affinché si creda in modo più fermo. Possiamo esprimerla in questa maniera: Non entrerò nella tenda della mia casa, ossia della Gerusalemme celeste, non salirò sul letto del mio riposo, che è un riferimento a quella dimora ineffabile di pace, finché non abbia costituito un luogo per il Signore e una degna tenda della sua abitazione. Come [Dio] mi preparò una casa nel cielo, così preparerò per lui una dimora sulla terra. Il sonno, il dormire e il riposare hanno lo stesso significato dei termini casa e letto, come ho spiegato. È come se il nostro Salvatore, come uomo, dicesse: non entrerò in quella casa di beatitudine e di riposo eterno, prima di aver fondato nel mondo la Chiesa cattolica.
Ecco abbiamo saputo che era in Efrata, la trovammo nei campi boscosi. In Efrata, chiamata anche Betlemme, è nato il Signore; lì fu visto e sentito la prima volta, emise i primi vagiti della sua infanzia, ai quali gli angeli cantarono come strumenti musicali: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e in terra pace agli uomini della buona volontà» (Lc 2,14). I campi boscosi rappresentano la Giudea, che il Signore aveva coltivato per se stesso, seminando e predicando, estirpando i cattivi alberi dei vizi, sradicando i rovi degli spiriti cattivi. Forse, poi, quella terra è chiamata campo boscoso perché i boschi dei pagani, che si erano là radicati, furono tagliati e sradicati dagli Israeliti. In quel luogo, dunque, cominciò la Chiesa che in seguito si diffuse in tutto il mondo. In questo passo è denominata tenda di Dio. Di essa si dice:
entriamo nella sua tenda, adoriamo nel luogo dove poggiano i suoi piedi. Mostra che la tenda era già stata costruita, come il Signore aveva promesso con giuramento di edificare; mostra anche che era entrato là insieme ad altri per adorare. I suoi piedi sono gli apostoli, che portarono la sua fede e il suo messaggio ovunque tra le genti. Di loro si dice: «Beati i piedi di chi annunzia la pace, di chi evangelizza il bene» (Rm 10,15). Si può anche interpretare il versetto alla lettera: i cristiani celebrano il culto in quel luogo in cui il nostro Salvatore camminò, muovendo i suoi pedi.
Sorgi, Signore, verso il tuo riposo, tu e l’arca della tua santificazione. Sembra voler dire: Ecco, il tuo proposito si è realizzato, la promessa si è adempiuta; sorgi, allora, verso il tuo riposo e porta con te la stessa arca della tua santitò, che hai costruita adesso. La Chiesa è chiamata arca: in essa sono racchiusi i segreti più grandi. Essa non può salire tutta con lui; ogni giorno vi sale in parte ma, nell’ora del giudizio, salirà nella sua interezza e nello stesso momento.
I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia e i tuoi santi esultino. Dice: Tu, sorgi: i tuoi sacerdoti, i tuoi apostoli e i loro successori si vestano di giustizia; affinché sappiano guidare l’arca e la Chiesa in modo giusto e sapiente e tutti i tuoi santi esultino sotto la loro guida e la loro difesa.
Per Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo Cristo. Con questa preghiera riprende ciò che aveva detto all’inizio del salmo: «Ricordati, Signore di Davide». Chiede perciò al Signore di non distogliere il volto dal Cristo suo Figlio, ma lo ascolti ovunque e in tutti ed esaudisca in tutti i suoi desideri. Non esiste una persona più grande o più cara [a Dio] alla quale sia possibile ricorrere; per questo allora invoca per mezzo di lui e dice: «Per Davide tuo servo, ti prego, di non distogliere il tuo volto dal tuo Cristo». Lo insegna anche il Signore: «Qualsiasi cosa chiederete al Padre nel mio nome, la darò a voi» (Gv 16,23). Ora mostra subito come gli sia stato rivelato quanto il Padre lo ami e come compia la sua volontà, nel dire:
Il Signore ha giurato a Davide la verità e non l’annullerà: il frutto del tuo seno lo porrò sulla mia sede. Come il Figlio giura al Padre, così il Padre giura al Figlio e così comprendiamo che condividono la stessa potenza e sono uguali. I figli del nostro Salvatore e il frutto del suo ventre sono gli apostoli, creati e generati dal suo seme e dall’insegnamento uscito dal suo cuore. La sede corrisponde alla Chiesa sulla quale questi re e sacerdoti sono posti.
Se osserveranno la mia legge e i decreti che insegnerò ad essi, anche i loro figli per sempre sederanno sul mio trono. Non porrò sul mio trono soltanto i suoi figli ma anche i figli dei miei figli, ossia i loro imitatori, sederanno sul mio trono nei secoli. Se i tuoi figli avranno custodito la mia alleanza e i miei statuti che insegnerò loro: parla dell’uno e l’altro testamento, se si comprende il testo in modo spirituale.
Il Signore ha scelto Sion, l’ha scelta per sua dimora. Poi proseguendo il discorso, dice: Questo è il mio riposo per sempre, qui abiterò perché lo scelta. Non c’è un altro motivo per il quale avrebbe dovuto abitare in essa, se non il fatto che l’avesse scelta come dimora. «Egli ha misericordia verso chi vuole e indurisce chi vuole» (Rm 9,18). «Non dipende dalla volontà dell’uomo né dai suoi sforzi, ma da Dio che ha misericordia» (Rm 9,16). «Ha amato Giacobbe e detestato Esau» (Malac 1,3).
Benedirò la vedova e sazierò i suoi poveri di pane. La vedova di Cristo è la Chiesa, che poco fa ha denominato Sion. È tale perché desidera vedere il marito ma non può vederlo. Vedova significa divisa dal marito. Ella ha un marito ma è vedova perché ancora non è unita a lui nell’immortalità. Sazierò i suoi poveri di pane. Poveri di Cristo sono quelli dei quali è detto: «Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Costoro sono saziati di pane, perché abbondano di ricchezze spirituali.
Rivestirò di salvezza i sacerdoti. Richiamano i vescovi e i sacerdoti. Sono vestiti di salvezza, perché ricoperti con l’ornamento della verità e della sapienza. L’Apostolo chiede a loro: «Spogliatevi dell’uomo vecchio con le sue azioni e rivestite il nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,22). I santi esulteranno di gioia. Ora esultano nella speranza ma in seguito esulteranno nel compimento.
La farò sorgere un corno per Davide, preparerò una lampada al mio consacrato. Là, ossia a Sion, alla Chiesa, il Signore, dopo aver inviato in precedenza altri annunciatori, fece sorgere un corno a Davide, cioè Giovanni Battista, precursore del Figlio Suo; egli mostrò di essere un corno quando disse: «Sono la voce di chi grida nel deserto: preparate la via al Signore» (Gv 1,23). Egli è anche la lucerna preparata per il suo Cristo, come sta scritto: «Giovanni era una lucerna splendente ma non era lui la luce ma venne per dare testimonianza alla Luce» (Gv 5,3).
Coprirò di vergogna i suoi nemici, su di lui fiorirà la mia santità. I nemici di Cristo e di Giovanni saranno coperti di eterna confusione. Su di loro la santità fiorì subito: quali sono, tali sono considerati da tutti i fedeli.

Salmo 132

Ecco quanto è buono e quanto gioioso che i fratelli abitino insieme! Là il Signore mandò benedizione e vita per sempre. Come olio sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste, come rugiada dell’Ermon che scende sul monte di Sion. Questo è il testo nel suo svolgimento, ora osserviamone il significato. Beati i fratelli sopra i quali scende la benedizione di Dio e un’abbondanza di grazie così copiosa. Sono i fratelli dei quali il Signore dice: «Annuncerò il tuo Nome ai miei fratelli» (Eb 2,12). Ancora: «Voi siete tutti fratelli». «Non chiamate nessuno di voi padre su questa terra, uno solo è il padre vostro, quello dei cieli» (Mt 23, 8-9). Lo invochiamo ogni giorno: «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9). Ricco e povero, nobile e plebeo, padrone e servo, imperatore e mendico, tutti pronunciano la stessa invocazione: Padre nostro che se nei cieli, per essere figli dello stesso padre e fratelli tra loro. Il migliore è, in realtà, il più nobile. Ci sono molti servi sulla terra che nell’altra vita saranno signori, e, al contrario, molti che ora sono signori che là saranno vessati da una dura servitù. Furono buoni fratelli Sergio e Bacco, che soffrirono molto per Cristo; buoni fratelli Cosma e Damiano; Giovanni e Paolo, Maurizio e compagni; buoni fratelli Dionigi con i suoi compagni; buoni tanti altri che per la fede di Cristo affrontarono la morte. Il regno dei cieli appartiene a loro, poiché disprezzarono la vita del mondo e giunsero al premio del regno e lavarono le vesti nel sangue dell’Agnello (Ap 7,14). Questi fratelli abitano insieme; hanno un cuore solo e un’anima sola, nessuno dice che qualcosa gli appartiene ma tutto è comune tra loro. I cattivi fratelli sono vicini fisicamente, ma lontani l’uno dall’altro a causa dell’odio. È buono e gioioso che i fratelli siano insieme. Perché? Perché lì, ossia tra questi fratelli, il Signore inviò la sua benedizione e la vita che non ha fine. In che modo la invia?
Come unguento sul capo, che, dal capo scende fino alla barba; dalla barba fino all’orlo delle vesti. Come rugiada dell’Ermon che scende sul monte di Sion. Il capo della Chiesa è Cristo e noi siamo sue membra. Insegna l’Apostolo su questo argomento: «Come in un solo corpo abbiamo molte membra, ma tutte le membra non svolgono la medesima funzione, così pur essendo molti siamo un solo corpo in Cristo, ognuno membra di un altro» (Rm 12, 4-5). Cristo nel suo corpo ha barba, occhi e orecchie, ha mani e piedi e tuttele altre membra. La barba sono gli apostoli di Cristo. Sono la barba perché nel corpo sono i primi, sono uniti alla testa; sono la barba perché non hanno nulla di molle o di femminile, ma sono virili, forti, veri maschi. Per questo non sono chiamati barbati ma barba. Il Signore ha ordinato ai sacerdoti di non radersi la barba e di non ornare la chioma. Sono le donne a non portare la barba e ornarsi i capelli. I sacerdoti devono avere un aspetto virile e non femminile. Non soltanto gli apostoli ma anche i santi martiri di Cristo possono essere denominati barba, perché lottarono in modo coraggioso e vinsero nemici potenti.
Dal capo l’unguento scende sulla barba, perché la grazia dello Spirito Santo dalla divinità del nostro Salvatore scendesse, prima di tutto, sopra gli apostoli e i martiri. Il Signore spiega il significato di questo unguento: «Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha unto e mi ha mandato ad evangelizzare i poveri» (Lc 4,18). Il salmista, a sua volta dice: «Hai amato la giustizia e odiato la malvagità; per questo ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di gioia a preferenza dei tuo compagni» (Sal 44,8). Odorandolo, la Chiesa chiede: «Attirami dietro di te e correremo al profumo dei tuoi unguenti» (Ct 8,4). Con questo unguento erano risanati i malati, con questo Gesù risanava tutte le malattie e infermità, con questo unguento sono consacrati i sacerdoti e le chiese; questo unguento da il nome a Cristo e ai cristiani. Dal capo esso scende sulla barba, da Cristo agli apostoli; gli apostoli non ebbero alcuna virtù o grazia, che non avessero ricevuto da lui. Perciò l’Apostolo dice: «Che cos’hai che tu non l’abbia ricevuto? Se l’hai ricevuto, perché ti glori, come se non l’avessi ricevuto?» (1 Cor 4,7). «Alcuni ricevono dallo Spirito il discorso di sapienza, altri il discorso di scienza, altri la profezia, altri il discernimento degli spiriti, altri la fede nello stesso Spirito, altri la grazia delle guarigioni, altri l’esprimersi nelle lingue e ad altri ancora l’interpretazione delle lingue. Tutto questo viene operato dallo stesso, medesimo spirito, distribuendosi a ciascuno come vuole» (1 Cor 12,8-12).
Dagli apostoli questa vasta abbondanza di grazie, scorrendo attraverso tutto il corpo della Chiesa, giunge fino all’orlo della veste. L’orlo della veste rappresentano gli ultimi fedeli, quelli che saranno gli ultimi di tutti alla fine del mondo. Osserva quanto sia vasta l’abbondanza di questo unguento, che fluisce in un corso così largo, mentre unge e risana una folla così grande. Simon Mago volle comprare dagli apostoli questo profumo, e perciò finì giustamente in perdizione, lui con il suo denaro. Il nostro Salvatore è stato denominato anche Aronne, il primo e il più grande di tutti i sacerdoti: i suoi figli sono sacerdoti e coloro che non sono suoi figli, non possono essere sacerdoti. Aronne significa anche monte di forza, e questa denominazione gli conviene al massimo, perché il Signore è chiamato forte e potente, Signore potente in battaglia. Segue: Come rugiada dell’Ermon che scende sul monte di Sion. Ermon, significa anatema, cioè divisione e Sion contemplazione. Gli apostoli sono denominati Ermon perché accettarono la divisione con la Sinagoga e seguirono Cristo.
L’apostolo dice: «Quando piacque a Colui che mi segregò dal seno di mia madre e mi chiamò secondo la sua grazia» (Gal 1,15). Non solo gli apostoli ma anche tutti i cristiani possono essere chiamati con questo nome. Tutti infatti ricevono questo Nome a cominciare dal battesimo perché, separandosi da quel momento dal diavolo, da tutte le sue pompe, da tutti peccati e dai vizi, e passando dalla sinistra alla destra, dopo essere stati divisi dai capri si aggregano agli agnelli e alle pecore. In un altro salmo si dice: «L’anima mia è turbata e perciò mi ricordo di te, dalla terra del Giordano e dell’Ermon, dal monte piccolo» (41,7). Terra del Giordano e dell’Ermon sono coloro che, grazie, al battesimo si separano dai vizi, poiché grazie al battesimo nel Giordano e all’Ermon avviene una separazione e una divisione. Soltanto le anime dei battezzati lodano Dio dalla terra del Giordano e dell’Ermon. Si parla di loro nel versetto: «Tabor ed Ermon esulteranno nel tuo nome» (Sal 80,13).
Dal monte dell’Ermon scende la rugiada sul monte Sion; in essa vediamo la fede, ossia la dottrina e la predicazione del Vangelo, che dagli apostoli giunge alla Chiesa. Tutta la Chiesa viene irrigata, fecondata, lavata e purificata da questa rugiada e da questo pioggia. I malvagi sono rappresentati nel Gelboe, contro i quali Davide, maledicendoli, dice: «Monti di Gelboe né rugiada né pioggia cadano su di voi, dove caddero i prodi d’Israele, Saul e Gionata» (2 Re 1,21). Raffigurano gli eretici che vengono irrorati non dalla rugiada degli apostoli ma dalla tempesta del diavolo. Beati i fratelli i quali, intrisi di questa rugiada, di questa pioggia, di questo unguento e di questa grazia, hanno meritato di sentire: «Ecco quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme. Là il Signore mandò la benedizione e la vita per sempre».

Salmo 134

Ecco ora benedite il Signore, tutti servi del Signore. Ora, dice, che siete raccolti in unità, che sperimentate e provate quanto sia dolce e soave che i fratelli abitino insieme, ora benedire il Signore, perché le vostre benedizioni sono lodevoli e piacciono a Dio; ora, dunque benedite il Signore, voi tutti servi del Signore, poiché il Signore non riceve le benedizioni di altri se non di quelli che sono servi del Signore. Chi non è servo del Signore, diventa servo del diavolo.
Voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio. Voi che state nella casa del Signore per obbedire, per servire, per pregare, per lottare, benedite il Signore. Gli estranei sono sotto la maledizione, non possono né benedire, né maledire. Chi sono quelli che si trovano negli atri, se non quelli che custodiscono la casa e introducono altri nel suo interno?
Alzate le vostre mani verso il santuario, lungo la notte e benedite il Signore. Beati i fedeli che accolgono questo invito alla lettera e lo praticano, che durante la notte s’alzano per lodare il Signore perché questo tempo è molto adatto per pregare. Alzano le loro mani verso il santuario, le alzano per fare elemosine. Lo fanno lungo la notte, affinché non sappia la sinistra ciò che fa la destra (Mt 6,3). Anche i beneficati, poi, benedicono il Signore, perché, quando le ricevono, benedicono il Signore e lo ringraziano.
Ti benedica il Signore da Sion, che ha fatto cielo e terra. Tutta l’assemblea innalza questa benedizione di comune accordo a colui che è venuto da ultimo e si è unito a loro.

Salmo 134

Alleluia. Lodate il nome del Signore, lodate servi del Signore. Che cosa significa alleluia se non lodate il Signore? Il servo loda il nome del Signore, quando mostra di essere un [vero] servo nella sua disponibilità ad obbedire, con le parole e con i fatti.
Voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio. Chi si allontana dalla casa del Signore e diventa estraneo a lui per il suo [cattivo] comportamento non è degno di lodare il Signore.
Lodate il Signore perché buono è il Signore, salmeggiate al suo nome perché è soave. Dovete lodare il Signore , così esorta, non soltanto perché siete servi ma anche perché è molto buono e soave, e ogni creatura deve lodarlo e benedirlo per la sua bontà e dolcezza.
Poiché il Signore ha scelto Giacobbe, Israele come suo dominio. Viene offerto un argomento sicuro per affermare la bontà e la soavità del Signore. Prima che Giacobbe nascesse e prima che avesse fatto qualche cosa di bene o di male, venne scelto non a motivo di meriti precedenti, ma solo per sua bontà. Il Signore scelse per sé come possesso ed eredità non soltanto lui ma tutto Israele, e tutta la sua progenie che, in seguito, da lui sarebbe stata chiamata Israele.
So che grande è il Signore e il nostro Dio è superiore a tutti gli dei. Per questo pronuncio tale elogi e lo lodo come buono e degno di lode, perchè ho sperimentato con grande sicurezza che il Signore nostro Dio, è grande al di sopra di tutte le divinità. Come prova questa affermazione?
Tutto ciò che il Signore voleva fare, lo ha fatto nel cielo e sulla terra, nel mare e in tutti gli abissi. Egli è più grande di tutti gli angeli del cielo e di tutte le divinità che in terra, nel mare e nel regno dei morti, sono considerate esistenti  da uomini stolti. Tutto ciò che volle fare lo fece, ovunque avesse voluto fare qualcosa.
Fece venire le nubi dall'estremità della terra e fece i lampi per la pioggia. Le nubi sono gli apostoli, inviati dal Signore a predicare, dai confini della terra fino a tutte le estremità del mondo; tutta la terra fu colmata, irrigata e purificata dalle piogge della loro dottrina. Trasformò i lampi in pioggia quando, grazie alla predicazione degli apostoli, il Signore compì miracoli per mezzo di loro e annientava nel cuore degli uomini i vizi e gli spiriti maligni con i lampi della Scrittura.
Produsse venti dai suoi tesori. Che cosa possiamo vedere nei venti che cacciano e respingono le nubi, se non i tiranni e gli uomini potenti che ovunque hanno perseguitato i santi predicatori? Il tesoro di Dio è il suo volere, che contiene tutto, come è scritto: «Tutto è posto, Signore, nella tua volontà» (Is 46,10). Escono i venti dai tesori di Dio, in questo senso: avviene per volontà di Dio che i malvagi si sollevino contro i buoni per aggredirli. Perciò il Signore dice ai suoi discepoli: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20), ma [i persecutori] non avrebbero su di loro alcun potere, se non gli venisse dato dall'alto.
Percosse i primogeniti d'Egitto dall'uomo fino al bestiame. L'atto con il quale il Signore percosse tutti i primogeniti dell'Egitto, significava che Egli voleva distruggere nei credenti in lui tutti i peccati, in tutto il mondo.
Mandò segni e prodigi in mezzo a te, Egitto, contro il Faraone e contro tutti i suoi servi. In modo simile il Signore compì segni e prodigi in tutto il mondo, mediante i suoi santi, alla vista di tutti.
Percosse molte nazioni e uccise re potenti. Le molteplici nazioni e i re potenti significano i vizi e gli spiriti maligni che ovunque dove ci sono popoli devono essere dominati e vinti.
Uccise Seon re degli Amorrei e Og re di Basan e tutti i regni di Canaan. Seon significa tentazione per gli occhi, Amorrei, cosa amara, Og sta per chiusura, Basan per confusione e Canaan, per turbamento. Seon significa allora lussuria. Essa alimenta l'oggetto della sua tentazione attraverso la vista, e fa pensare e guardare cose turpi e disoneste; a motivo di essa ogni giorno  preghiamo: «Distogli i miei occhi dalle cose vane» (Sal 118,36). Giustamente Seon è considerato re degli Amorrei perché la lussuria, sebbene sia piacevole alla carne, risulta molto velenosa e amara per l'anima. Og, interpretato come cosa coperta o chiusa, allude agli avari che coprono, nascondono e rinchiudono tutti i loro beni. Egli regna in Basan, ossia mostra di dominare nel disordine, poiché gli avari,  a causa della loro avarizia, creano disordine, s'impossessano dei beni altrui e li dissipano. Canaan, ossia turbamento, rappresenta il demonio, re e signore di tutti i vizi, che turba e scuote il mondo intero e non permette che nulla sia in pace. Poiché egli non governa in un unico regno, come fanno gli altri [sovrani], qui è detto: tutti i regni di Canaan. Il Signore percuoté molti popoli, uccise re potenti perché debellò e sconfisse il diavolo con tutto il suo esercito. Che cosa fece inoltre?
Diede la loro terra in eredità, in eredità a Israele suo popolo. La Chiesa ha ereditato il mondo intero, sul quale un tempo dominava il diavolo.
Signore, il tuo Nome dura per sempre, Signore il tuo ricordo dura nei secoli dei secoli. I nemici, afferma,  furono sconfitti, tutti i re furono vinti; «perì il loro ricordo come un'eco» (Sal 9,8); solo il tuo Nome e il tuo ricordo dura per sempre.
Il Signore giudicherà il suo popolo e sarà consolato nei sui servi. Sappiamo, sembra dire, e ne siamo certi, che non saranno i re menzionati ma solo il Signore, che è giusto giudice, a giudicare il popolo suo. Si consolerà nei suoi santi liberati, per sua grazia, da grandi pericoli. I versetti che seguono, da qui alla fine del salmo, sono già stati commentati in precedenza.

Salmo 135

Alleluia
Questo salmo è colmo delle lodi di Dio, racchiuse nell'alleluia.
Lodate il Signore perché è buono perché eterna è la sua misericordia. Lodate, dice, il Signore perché è buono di natura e misericordioso; lui solo deve essere considerato tale e nessuno possiede la bontà di per se stesso.
Lodate il Dio degli dei, lodate il Signore dei signori. Lodatelo, lodatelo sempre e senza fine: è Dio e Signore di tutti gli dei e di tutti i dominatori,  da lui voi come ogni altra creatura siete retti e governati e senza di lui nulla esiste.
Egli solo ha compiuto meraviglie. Quali opere mirabili fece da solo? Ha fatto i cieli con intelligenza, stabilì la terra sulle acque, creò da solo i grandi luminari, il sole per regolare il giorno, la luna e le stelle per dominare le notti.  Tutte queste sono opere mirabili, create da lui solo e nessun altro le fece. Quanto ai cieli, parla di quelli spirituali i quali sono migliori di quelli che vediamo; siamo in grado di pensarli con la nostra mente ma non possiamo contemplarli con gli occhi. Sono una prefigurazione dei profeti e degli apostoli i quali nel regno dei cieli, che è la Chiesa, sono i più grandi e dotati di una scienza maggiore. Il fatto che la terra sia fondata sulle acque è qualcosa che supera il nostro sapere. A me, comunque, non sembra tanto straordinario che la terra sia fondata sull'acqua ma piuttosto che le acque, che comunque hanno un loro peso, [come vapore] volino in aria sopra la terra. Nella terra possiamo vedere significata la Chiesa la quale è stabilita su molti popoli, rappresentati dalle acque, poiché «le molte acque sono i molti popoli». Nella Genesi leggiamo che Dio fece i due grandi luminari, quello maggiore per dominare il giorno e quello minore, per dominare la notte (Gen 1,16). La stessa cosa viene ripetuta ora: il sole domina il giorno mentre la luna e le stelle, la notte. Queste due grandi luci rappresentano i due Testamenti: di questi, l'uno, il più luminoso, presiede sul giorno, ed è quello cristiano; l'atro [testamento] presiede sui Giudei, che si trovano sempre nella notte e camminano nelle tenebre.
Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti. Già ho detto prima che l'Egitto significa il mondo, i cui primogeniti sono stati il peccato d'origine. Ma questo è stato percosso e distrutto.
Condusse fuori Israele da là, con mano forte e braccio potente. Allo stesso modo, il popolo cristiano è stato liberato dalla tenebra del mondo, con la fortissima destra del Cristo, innalzata e stesa in croce .
Divise il mar Rosso in due parti e liberò Israele da esso. Noi vediamo verificarsi questo evento nel Battesimo:  dall'acqua che si apre [alla presenza] di ogni battezzando, questi è condotto fuori, purificato e santificato. Lì muore il diavolo con tutto il suo esercito, come viene esplicitato nel versetto che segue:
Precipitò Faraone e il suo esercito nel mar Rosso, Colui che fece attraversare il deserto al popolo suo. I santi, attraverso questo deserto nel quale Giovanni Battista grida, s'affrettano alla patria, saziati dalle delizie del pane celeste.
Fece sgorgare acqua dalla roccia. Dice l'Apostolo: «Questa Roccia era il Cristo» (1 Cor 10,4), il quale, nel Vangelo, rivolge questo invito ai suoi fedeli: «Chi ha sete, venga a me e beva, dal suo seno scaturiranno fiumi d'acqua viva» (Gv 7,37).
Egli percosse grandi re e uccise r potenti: Seon  re degli Amorrei e Ogo re di Basa, diede la loro terra come eredità a Israele suo servo. Queste cose le abbiamo esposte sopra. Nella nostra umiliazione si ricordò di noi il Signore e ci ha redenti dalla mano dei nostri nemici. Dice: il Signore percosse  i re nominati sopra e i nostri nemici, che molto ci avevano afflitto ed umiliato, perché nella miseria e nella nostra afflizione, si è ricordato di noi con misericordia.
Egli da il cibo ad ogni vivente. Con questo cibo comunica in maniera  ineffabile il dono più grande della sua misericodia. Lodate il Dio del cielo perché nessun altro è degno di lode ma soltanto Lui. Lodate il Signore dei signori perché è buono e la sua misericodia dura per sempre.

Salmo 136

Salmo di Davide, di Geremia
In questo salmo Davide fa parlare Geremia, condotto con altri a Babilonia, come prigioniero.
Presso i fiumi di Babilonia là sedemmo e piangemmo, nel ricordaci di te, Sion. Il salmo, secondo il senso letterale, parla dei Giudei che furono condotti a Babilonia in prigionia; secondo il senso spirituale, parla dei cristiani i quali, nel corso della prigionia in questo mondo, hanno sofferto molto a causa dei tiranni e degli eretici. Babilonia significa confessione; i suoi fiumi rappresentano i popoli e le nazioni di questo mondo poiché «le molte acque sono i molti popoli». I Santi, memori della Gerusalemme celeste, desideravano condurre con sé alla beatitudine tutti gli altri [uomini].  Come se fossero seduti sull'alta riva del fiume, e temessero di cadere nel precipizio, predicavano nel pianto, ma spesso non ottenevano alcun risultato. Piangevano non per il timore ma per il grande desiderio di quella beatitudine, alla quale volevano giungere in fretta.
Ai salici che erano in mezzo ad essa appendemmo le nostre cetre. Il salice, un albero molto tenero e adatto per legare, significa la memoria; infatti con la memoria teniamo legate insieme, come in un fascio, tutte le conoscenze che abbiamo. I predicatori, vedevano che le loro parole erano disprezzate dagli infedeli e che, predicando, non ottenevano alcun risultato; talora molti di loro smettevano di predicare e affidavano alla memoria il suono [le cetre] della loro predicazione.
Là, gli uomini che ci avevano fatto prigionieri, ci chiedevano canzoni. Le chiedavo non per apprendere qualcosa da loro, ma per poterli rimproverare e schernire. I santi perciò tacevano e non volevano rispondere perchè erano considerati dei buffoni.
Quelli che ci avevano deportato, con disprezzo insistevano: cantateci qualcosa dei canti di Sion. A loro rispondevamo nel  nostro cuore:
Come cantare il cantico del Signore in terra straniera? Il Signore riprende lo stesso convincimento quando dice: «Non date le cose sante ai cani, né spargete perle davanti ai porci» (Mt 7,6). Perciò in un altro passo dice: «Ho nascosto le tue parole nel mio cuore, per non peccare contro di te» (Sal 118,11). Per questo motivo i santi martiri, interrogati dai tiranni, spesso non volevano rispondere, come si legge nei racconti di martirio.
Se mi sarò dimenticato di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra. Chi ama soltanto questa vita e si abbandona del tutto ai desideri e alle passioni della carne, certamente ha dimenticato la Gerusalemme celeste. Anche la sua stessa destra lo dimentica perché non fa nulla di ciò che è utile alla sua anima.
Aderisca la mia lingua al mio palato, se non mi ricordo di te. Augura a se stesso di diventare muto e impedito nel parlare, se non avrà celebrato le sue lodi [della città], quando sarebbe stato opportuno farlo.
Se non metto Gerusalemme al di sopra di tutto, come principio della mia gioia.  Se avesse amato qualcosa d'altro più di essa, non l'avrebbe posta al di sopra di tutto. Nulla deve essere desiderato ed amato più del sommo bene e della vita eterna. 
Ricordati Signore dei figli di Edom, nel giorno di Gerusalemme, che dicevano: distruggetela, distruggetela fino alle fondamenta. Edom, che significa sanguinario o terreno, rappresenta i persecutori della Chiesa, soprattutto i tiranni e gli eretici, i quali, a parole e con il desiderio, non smettono di invitare a distruggere la casa del Signore fino alle fondamenta. Nel giorno in cui Gerusalemme sarà glorificata, Dio si ricorderà di loro, affinché siano subito smascherati.
Misera figlia di Babilonia, beato chi restituirà a te la mercede con la quale ci hai pagati. Figlia di Babilonia, figlia di morte e di disordine, è la nostra carne, veramente misera e degna di misericordia. Ci affligge, ci sottopone alla legge della morte, a molteplici passioni e sventure. Anche noi dobbiamo fare lo stesso e restituirle il contraccambio e comminarle delle sofferenze e delle tribolazioni spontanee, oltre a quelle che ci capitano nella vita.
Beato chi afferrerà e sfracellerà i tuoi bimbi contro la roccia. Beato l'uomo che afferrerà, terrà strette, frenerà e non permetterà che crescano i nati di Babilonia, ossia i movimenti della carne, le voluttà e le concupiscenze.  Finché sono tenere e dominabili, possono essere eliminate. Se invece le lasciamo crescere, non possono essere dominate e vinte, senza grande fatica e senza la misericordia di Dio. Sbatterle contro la pietra significa avere la meglio su di esse grazie al ricordo di Cristo, alla sua forza e al suo aiuto.

Salmo 137

Salmo di Davide
In tutto questo salmo è la Chiesa a parlare a quel [nuovo] Davide che ha creato tutto, ha redento il mondo, riceve il servizio degli angeli, guarda verso gli umili e scruta da lontano gli orgogliosi e, benedicendolo, lo loda con tutto il cuore.
Ti celebrerò Signore con tutto il mio cuore. Non ti celebrerò soltanto con le parole, come alcuni sogliono fare, ma con tutto il mio cuore perché so che tu non badi tanto alle parole ma piuttosto al cuore e lo conosci bene. Hai ascoltato tutte le parole della mia bocca. Mi hai esaudito perchè le mie parole corrispondevano ai miei sentimenti. Per questo il Signore dice: «Se due di voi si metteranno d'accordo su qualsiasi cosa, ciò che domandate vi sarà concesso» (Mt 18,19). Ha ascoltato tutte le parole della sua bocca, perchè ha realizzato ogni desiderio del suo cuore. Ti celebrerò davanti agli angeli. Poiché salmeggiamo davanti agli angeli, dobbiamo salmeggiare con sapienza. Salmeggia con sapienza, chi loda Dio con pura intenzione del cuore. Negli angeli dobbiamo intendere soltanto gli esseri celesti che ci furono dati per custodirci, ma anche i reggitori e i custodi delle Chiese.
Mi prostrerò al tuo tempio santo e loderò il tuo Nome, Signore. Prostrarsi verso il tempio e in questo tempio, in questo luogo è la stessa cosa. Ognuno di noi adora Dio nel suo tempio, quando lo adora nel segreto del suo cuore. Per questo l'Apostolo dice: «Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito Santo dimora in voi. Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3,16). Il Signore insegna in modo simile: «Tu, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo» (Mt 6,6). Dobbiamo pregare con il cuore e lodare Dio nel nostro cuore.
Per la tua fedeltà e la tua misericordia. Loderò e celebrerò il tuo nome, per la tua misericordia e la tua verità. Misericordia e verità si sono unite, perché, per misericordia, ha fatto ciò che aveva promesso e operando manifestò di essere verità.
Hai magnificato il tuo nome santo sopra ogni cosa. Il Signore ha reso grande il suo Nome santo su di noi, poiché, secondo il significato del suo Nome, ci ha salvato, dal momento che Gesù significa Salvatore. In questo il suo nome si realizzò, perché ha realizzato magnificamente ciò che era conforme al suo nome.
Nel giorno in cui ti avrò invocato, mi risponderai. Se farai ciò, moltiplicherai nella mia anima la tua forza. La Chiesa sempre viene esaudita, anche se non sempre si può verificare come venga esaudita, poiché essa vuole essere esaudita, se non in quelle cose che piacciono a Dio. Se la risposta viene differita, sarà esaudita allo scadere del tempo opportuno. Il Signore moltiplica nella Chiesa la sua forza poiché la rinforza, a tempo debito e secondo la necessità,  di sapienza, di pazienza e di altre virtù.
Ti celebrino, Signore, tutti i re della terra, poiché hanno ascoltato le parole della tua bocca e canteranno al Signore con cantici. I re della terra che dicono di aver ascoltato tutte le parole di Dio,  e che sono pronti a cantare i suoi cantici, sono i vescovi e i sacerdoti e tutti i reggitori della Chiesa. Costoro devono lodarlo e celebrarlo per il loro ministero, per la fortezza, la sapienza e la costanza. Canteranno al Signore con cantici  perché grande è la gloria del Signore, perché eccelso è il Signore e guarda verso le cose umili ma e gli orgogliosi li osserva da lontano. In queste poche parole è contenuta quasi tutta la predicazione del Vangelo. Prima di tutto dobbiamo sapere e credere che il Signore è ovunque e glorioso in tutto, elevato su tutto e che tutto è sottomesso a lui, come a suo Cratore e Signore. Perciò noi dobbiamo conoscere in verità ciò che vuole e ciò che non vuole perché non sappiamo conoscere la sua volontà in altro modo. Predilige gli umili, come qui si dice, respinge gli orgogliosi, depone i potenti dai troni ed esalta gli umili: guarda verso gli umili e scruta da lontano l'orgoglioso. Guarda ai primi per usare loro misericordia e misconosce gli altri per punirli.
Se camminerò nella tribolazione, mi renderai vita; stenderai la mano sull'ira dei miei nemici e la tua destra mi salva. Poiché guardi sempre verso di me, e nel guardarmi mi custodisci, sarò sicuro ovunque. Non temerò le sventure che insorgono contro di me, perché mi risveglierai e mi vivificherai quand'anche morissi e mi vendicherai dei miei nemici. Il Signore ripagherà per me. Ripaga, Signore, i miei nemici per me con una adeguata retribuzione,  se continueranno, però, a perseverare nella loro malizia; se, invece, si convertiranno e avranno riconosciuto di aver peccato, agisci con loro con misericordia e non trascurare le opere delle tue mani ma la tua misericordia rimanga sempre per loro.

Salmo 138

Per la fine. Salmo di Davide.
Il profeta ci avverte che questo salmo parla del compimento, ossia di Cristo e della Chiesa. «Cristo è il compimento della legge» (Rm 10,4). Egli è «Alfa ed Omega, Principio e Fine» (Ap 1,8). Riguardo alla Chiesa l'Apostolo dice: «Noi siamo coloro per i quali è giunta la fine dei tempi» (1 Cor 10,11).
Signore mi ha messo alla prova e mi hai conosciuto. In questo salmo parla il profeta e gli altri fedeli che hanno raggiunto la sua perfezione. Signore, dice, mi hai messo alla prova e, avendomi messo alla prova, mi hai conosciuto. Dio, che conosce tutto prima ancora che accada, non ha bisogno di mettere alla prova, ma ci mette alla prova per noi, e così facendo, ci rende più luminosi, perchè non avremmo potuto conoscerci in un altro modo.
Tu hai conosciuto il mio riposo e il mio risveglio. Tu hai visto e conosciuto come mi sia messo a sedere, come abbia insegnato, come abbia perseverato nel bene e con quale impegno mi sia comportato. Se talora ho ceduto alla fragilità della carne, tu hai visto molto bene come mi sia rialzato presto e con grande forza. Come mai? Tu hai conosciuto i miei pensieri da lontano. Da lontano, perché, dall'eternità e prima della creazione del mondo, Dio ha conosciuto le nostre azioni e i nostri pensieri. Perciò continua: Hai investigato il mio cammino e la mia meta e hai previsto tutte le mie vie. Tu sai che non c'è inganno sulla mia lingua e che le cose che dico sono vere, pure e autentiche, prive d'ogni malizia. Il Signore ha visto tutto, le vie ampie e quelle strette in cui camminiamo, gli avanzamenti nel cammino in cui siamo diretti e le correzioni con le quali modifichiamo le nostre opere e le nostre tappe. Continua la stessa riflessione:
Ecco, Signore, tu conosci le cose ultime e quelle prime. Non c'é nulla nel passato, nel presente e nel futuro che Egli non conosca. Tu mi hai formato e hai posto su di me la tua mano. Se c'è in lui qualcosa che è degno di approvazione, non dipende da lui ma da Dio. Questa convinzione è confermata dal Signore quando dichiara: «Prima che ti formassi nell'utero, ti ho conosciuto e prima che tu uscissi dal grembo, ti ho santificato» (Ger 1,3). I santi non celebrano se stessi per quello che sono diventati, ma piuttosto lodano Colui che li ha reso tali.
Mirabile è la tua scienza per quanto mi riguarda. È talmente degna d'ammirazione, così sicura e vasta che non posso giungere fino ad essa. Se non può conoscere né comprendere se stesso, come potrà capire le cose che sono al di fuori di lui? Con quale coraggio un misero uomo potrà mettersi a disputare con Dio, quando non è in grado di dare conto di se stesso? Dice: Mirabile è la tua scienza. Non soltanto quella che riguarda la conoscenza di te o della creazione del mondo, ma anche quella che riguarda me stesso, dal momento che non posso capire me stesso. Davvero misero è l'uomo che ti offende, perché non potrà sfuggire alla tua punizione. Riprende questo argomento:
Dove andrò lontano dal tuo spirito? Dove fuggirò dal tuo volto? Pone se stesso come caso esemplare per altri e ciò che dice di se stesso, deve essere allargato a tutti. Dove andrò lontano dallo spirito della tua ira? Dove fuggirò dal volto del tuo sdegno? Tu sei ovunque e vedi tutto.
Se salirò in cielo, tu sei là, se scenderò all'inferno anche là se presente. Saliamo in cielo non con i piedi ma con le preghiere, quando chiamiamo in nostro aiuto gli abitatori del cielo. Scendiamo all'inferno quando disapproviamo i suoi abitanti. In confronto al cielo questo mondo è chiamato inferno, perché si chiama inferno ciò che sta più in basso. Non possono chiedere l'aiuto di Dio gli uomini che sono oggetto dell'ira di Dio, né in cielo, né in terra. C'è un solo ed unico modo con cui un uomo può sfuggire all'ira di Dio ed è questo: abbandoni se stesso e confidi in Dio; non averrà mai che un uomo corra così velocemente presso Dio, più di quanto Dio s'affretti a perdonarlo. Leggiamo infatti nella Bibbia: «In qualsiasi momento il peccatore sarà tornato «a me», non ricorderò più le sue iniquità» (Ez 33,11). Si penta l'uomo e solo così potrà sfuggire all'ira di Dio.
Se prenderò le ali dell'aurora prime della luce e andrò ad abitare nell'estremità del mare. Solo allora, sottintende, potrò sfuggire alla tua ira. Prendiamo le nostre penne, che significano la riparazione della penitenza, perché senza di esse non possiamo raggiungere l'estremità del mare. Prima del sorgere della luce, noi prendiamo le penne [della penitenza] se con tutto il cuore, presentiamo i nostri peccati a Dio che è la vera luce. Prima della luce equivale a davanti alla luce, in presenza della luce. Abitano oltre l'estremità del mare, quelli che riuscirono sfuggire ai naufragi e alle sventure di questo mondo. Il versetto che segue mostra in che modo l'abbiano fatto.
Anche là mi guiderà la tua mano e mi afferrerà la tua destra. La mano destra afferrò Pietro il quale, mentre stava per essere sommerso, gridò: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14,31).
Ho detto: forse le tenebre mi calpesteranno. Così pensa: se mi proporrò di abbandonare il mondo e di volare da te, forse le tenebre mi opprimeranno. Accadde spesso al tempo dei martiri, come leggiamo. Chi si rifugiava nella fede di Cristo, era perseguitato dalla tenebra, ossia dagli uomini malvagi. L'apostolo attribuisce questo significato alla tenebra: «Un tempo foste tenebra, ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,10). Nel Vangelo, poi, si parla di loro in questo modo: «La luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno accolta» (Gv 1,5). Le tenebre li perseguitavano e li uccidevano, quando li vedevano accogliere la fede di Cristo. La notte sarà illuminazione nelle mie delizie.  Le tenebre mi opprimeranno e mi condurranno alla morte, significata dalla tenebra, ma la notte stessa diverrà la mia luce. Dove? Nelle mie delizie. Se prima non fosse morto, non avrebbe potuto sperimentare quelle delizie.
Le tenebre non saranno oscure per te, e la notte sarà chiara come il giorno. Così continua: Ho detto che la notte sarà la mia luce, perché so con certezza che le tenebre non potranno oscurarmi senza il tuo consenso ma subito, non appena sarò ucciso per il tuo nome, respinte le tenebre, giungerò a te per un sentiero diritto e luminoso. La notte mi rischiarerà come un giorno, quando, dalle tenebre di questo mondo, potrò raggiungere lo splendore della tua gloria.
La sua tenebra è come la sua luce. Come infatti il buio della notte è profondo, così la luce di quella notte sarà grande e oltre ogni dire. L'anima in quella vita riceverà molta luce e luminosità, molto di più di quanto il nostro corpo ha sperimentato notte e tenebra.
Sei tu, Signore, che possiedi i miei reni e mi hai custodito fin dal seno di mia madre. Ti loderò, Signore, perché hai compiuto meraviglie terribili. Ti celebrerò Signore e ti loderò perché hai posseduto le mie reni e non hai permesso che il peccato di lussuria, il più sordido fra tutti, mi dominasse. Ti loderò perché mi hai custodito dal seno di mia madre e mi hai conservato sotto la custodia della tua protezione e mi hai liberato da grandi pericoli. Sopratutto ti celebrerò e ti loderò, Signore, perchè hai compiuto meraviglie. Molte volte hai manifestato la tua gloria, Signore, con opere efficaci (terribili). Hai distrutto i tuoi nemici con molti e durissimi castighi, come nel diluvio, al Mar Rosso, a Sodoma e in molti altri luoghi. Deve essere molto grande Colui che compie opere grandi, da lui ben conosciute, nelle quali si esercita, non solo leggendo ma anche operando.
Non erano nascoste le mie ossa che hai fatto nel segreto. Parla con la bocca del cuore, le cui parole sono conosciute solo da Dio. Quanto questi è stato più umile di altri, lo manifesta in ciò che dice: che la sua sostanza rimase nei luoghi inferiori della terra.
I tuoi occhi videro quando ero informe. Tu vedesti la mia imperfezione e di quanto ero inferiore rispetto ad una giustizia piena e completa. Davvero fra tutti i tuoi fedeli e i tuoi amici, saranno scritti nel tuo libro non gli imperfetti ma i perfetti . Questo  corrisponde a ciò che dice altrove: «Tutti saranno scritti nel tuo libro». Quali?
"Giorni" saranno creati e nessuno fra essi [sarà mancante]. Libro di Dio è la sua stessa memoria, nella quale sono contenuti i nomi di tutti i santi. Tutti saranno creati come giorni, perchè saranno luminosi e gloriosi; come è stato scritto, «i giusti splenderanno come il sole nel regno di Dio» e nessuno di loro mancherà di chiarezza e di perfezione.
Per me sono stati molto onorati i tuoi amici, o Dio, molto sono stati rafforzati i  loro domini. In cielo e in terra sono stati molto onorati poiché in cielo e in terra detengono un potere così grande al punto che ciò che legano in un luogo, viene legato anche nell'altro e ciò che sciolgono, viene sciolto anche nell'altro. In terra vengono scritti nel libro della vita e in cielo la loro memoria resta molto celebre ed eterna. Molto è stato confermato il loro potere al punto che non basta dare loro il dominio sul mondo ma ottengono il principato anche nel cielo.
Li conterò e saranno più numerosi della sabbia. Sonno innumerevoli e, come granelli della sabbia del mare, non si possono contare. Si moltiplicheranno e saranno più della sabbia del mare, perché i cristiani saranno molto di più dei Giudei, già simboleggiati nella sabbia. Questo aspetto ricorda la promessa pronunciata dal Signore ad Abramo: «Così sarà il tuo seme come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» (Ef 22,18); le stelle rappresentano i cristiani e i giudei, invece, sono raffigurati nella sabbia che viene calcata dai piedi.
Sono risorto e sono ancora con te. Ha detto poca fa : «I tuoi occhi videro la mia imperfezione». Ora dichiara di essere risorto da quella imperfezione e di essere rimasto nel Signore, in modo fedele e fermo al punto che egli, insieme con altri, viene scritto nel libro della vita, e fra gli altri è creato e glorificato come giorno.
Se ucciderai, o Dio i peccatori; uomini di sangue allontanatevi da me! Vengono uccisi e muoiono, gli uomini separati e divisi da Dio. Se allontani da te i peccatori e li separi dal tuo volto, e anch’io dico a loro: “Uomini sanguinari, via da me!”, non avrò comunione alcuna con quelli che m’accorgo non hanno il tuo favore. I peccatori vengono eliminati da Dio, quando vengono scomunicati e sono colpiti dal giudizio della Chiesa.
Dite nei vostri pensieri: riceveranno invano le loro città. Facciamo bene, o uomini di sangue, a fuggire lontano da voi e a separarci dall’amicizia con voi perché giudicate e pensate in modo iniquo di Dio e della sua Chiesa. Con uomini di sangue si pensa soprattutto agli eretici che, rovinando anima e corpo, uccidono l’uomo nella sua interezza. Essi, nelle loro trame, pensano agli uomini santi e cattolici. Riceveranno invano le loro città, perché sono così accecati nella loro malizia al punto che, qualsiasi cosa compia nella Chiesa, lo ritengono vano ed inutile.
Non ho forse odiato quelli che ti odiano e non mi struggevo riguardo ai tuoi nemici? A diritto Dio elimina questi peccatori e li espelle da tutto il suo corpo, cioè dalla chiesa. Sono questi che lo odiano e che sono suoi nemici speciali. Queste parole ci insegnano con quale forza dobbiamo fuggire da loro ed evitarli.
Li odiavo con odio perfetto e divennero miei nemici. L’odio è cosa buona e perfetta quando detestiamo il vizio e amiamo la natura. «Evita l’eretico dopo che l’avrai ammonito almeno due volte» (Tt 3,10). Non avrebbe detto questo, se non avesse saputo che la comunione con loro era molto pericolosa.
Provami, o Dio, e conosci il mio cuore, saggiami e valuta il mio cammino. Beato l’uomo che è sostenuto dalla sua buona coscienza! Voleva essere esaminato un’altra volta, anche se all’inizio del salmo aveva detto che era già stato messo alla prova poiché ritiene di essere, nel suo pensare e nel suo agire, mondo e puro. Vedi se c’è in me la via della malvagità e conducimi nella via dell’eternità. Dopo avermi esaminato e valutato, e, se vuoi, sembra dire, passato perfino attraverso il fuoco e scrutato, se non troverai che non percorro la strada dell’iniquità, conducimi in quella che porta alla via eterna. Vivono nella vita eterna, gli uomini che non temono più ormai di poter percorrere la strada del peccato e della morte. Questa strada, tuttavia, non si trova in questa vita. 

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