lunedì 9 gennaio 2012

Bruno di Segni Salmi 41-59

Salmo 41

Per la fine. Sapienza dei figli di Core.
Core significa Calvario. Il Signore nostro è stato crocifisso nel luogo del Calvario e lì generò per sé la Chiesa e la redense. La sapienza di questo salmo è stata attribuita ai figli di Core; ossia al popolo cristiano che in questo salmo dichiara: «entrerò nel luogo del tabernacolo meraviglioso fino alla casa di Dio».
Come il cervo desidera le fonti d’acqua: così la mia anima desidera te, Signore. I cervi normalmente desiderano le sorgenti d’acqua, ma non sempre. Quando, secondo il loro costume, divorano un serpente e si sentono ardere per la grande sete, a causa del veleno che comincia a far sentire il suo effetto, allora desiderano tornare alle sorgenti d’acqua, per estinguere sete e calore con il refrigerio dell’acqua. Ogni vizio e peccato è un veleno per l’anima. Non riusciremo a farli scomparire da noi, se non ci accosteremo a Dio, se non ci rifugeremo in lui e se non berremo l’acqua che ci è stata raccomandata dal Signore: «Chi berrà dell’acqua che io darò loro, non avrà più sete» (Gv 9,14).
L’anima mia ha sete del Dio vivente. Pativa questa sete l’apostolo quando esclamava: «Desidero morire ed essere con Cristo» (Fil 1,23). La pativa anche Isaia nel dire: «Se tu squarciassi i cieli e discendessi!» (Is 64,1). Molti altri ancora, ai quali questa esistenza pesava in modo enorme, desideravano con tutte le loro forze [l’altra] vita. L’anima mia ha sete del Dio vivo e poiché continuava a provare sete aggiunse: Quando verrò e apparirò davanti al volto di Dio? Giustamente il Signore è chiamato Dio vivo, poiché egli contiene tutta la vita e in lui vive ogni cosa e senza di lui non è possibile alcuna vita.
Le lacrime furono il mio pane giorno e notte, mentre si diceva a me ogni giorno: dov’è il tuo Dio? I pagani spesso insultavano i cristiani dicendo loro: dov’è il vostro Dio? Si faccia vedere adesso, se lo può fare, e vi aiuti; se è davvero Dio, vi liberi dalle nostre mani. Nabucodonosor provocava in questo modo i tre fanciulli: «Quale Dio vi potrà liberarvi dalle mie mani?» (Dan 3,15), ma loro gli replicarono con profonda sapienza: «Dio è potente e, se vuole, ci libererà dalle tue mani; se, però, non lo vorrà fare, sappi che non onoreremo i tuoi dei e non adoreremo mai la statua d’oro che hai eretto» (v.18). Che cosa facevano i santi, nel ricevere tali attacchi? Soffrivano, pregavano, si nutrivano delle loro lacrime. Non tutti possono affermare che il loro nutrimento è di tal genere, perché esso è un alimento proprio dei perfetti ai quali piace soltanto contemplare Dio.
Questo ricordo e ho effuso la mia anima. Quando gli infedeli mi dicevano quelle cose, mi sono ricordato che sarei passato nel luogo della tenda meravigliosa e che sarei giunto fino alla casa di Dio; allora avrei visto il mio Dio e il mio Salvatore, circa il quale costoro mi dicono: Dov’è il tuo Dio? I santi, ottenuta la beatitudine, subito vedranno; con gli occhi del corpo [vedranno] l’umanità di Cristo e con gli occhi dello spirito la sua divinità, affinché la vista di entrambe sia utile e non resti inefficace. Perciò l’apostolo Giovanni parla così del Signore: «Sappiamo che quando si manifesterà, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è» (Gv 3,2). Mi ricordai queste cose e venne meno la mia anima; la ripresi mentre stava per separarsi da me e gli feci riprendere la forza del primo vigore.
Con voce d’esultanza e di lode, suono di gente in festa. Ha detto [nella speranza]: Passerò nel luogo della tenda meravigliosa. In che modo? Con voce d’esultanza e di lode. Il Profeta ci fa conoscere con quale gioia e letizia le anime dei santi vengano accolte in quella beatitudine. Per questo precisa: suono di gente in festa. Il grido di gioia e di lode sarà così intenso come lo è il suono di chi festeggia perché non gli manca nulla, di chi batte le mani, di chi gode e si ricrea in una felicità ineffabile. Non poteva elaborare una similitudine più adatta per esprimere la dolcezza e l’esultanza del suo ingresso.
Perché sei triste anima mia e perché ti agiti in me? Spera in Dio e ancora potrai lodarlo. Nel esortare e rianimare una parte di se stesso, [il salmista] mostra un grande esempio per i suoi ascoltatori ed insegna loro come devono comportarsi quando si sentono avviliti per i grandi insulti e ingiurie che ricevono. Perché sei triste, anima mia? Sopporta con pazienza e non lasciarti turbare perché tutto questo passerà in fretta; piuttosto spera in Dio che non abbandona coloro che sperano in lui: infieriscano gli avversari quanto vogliono, minaccino pure ed uccidano, mi tormentino quanto vogliono ma io continuerò a confermare la mia fede e mai rinnegherò il mio Dio, neppure per il timore della morte.
Mi dicono: dov’è il tuo Dio? Rispondo che Egli è assai vicino e che accoglierà subito la mia anima quando lascerà [il corpo]. Detto questo, si volge al Signore, parla con se stesso e confessa i dubbi che lo agitano: Salvezza del mio volto, Dio Mio, in me la mia anima è turbata, perciò, nell’intento di ricevere conforto, mi ricordo di te, Signore, dalla terra del Giordano e dell’ Hermon, il piccolo monte. Lo dichiara salvatore del suo volto perché nessuno può conservare il volto e l’immagine di Dio secondo la quale siamo stati creati, se Egli non la custodisce e non la preserva. L’uomo perde il volto e l’immagine di Dio quando si separa da Lui per il peccato mentre assume la sembianza e l’aspetto di ciò a cui aderisce con il peccato. Possiamo rendere la sua preghiera in queste altre parole: Conserva in me, Signore, la tua immagine che i miei e tuoi nemici cercano di deturpare.
Perchè parla della terra del Giordano e dell’Hermon? Lo chiarisce meglio aggiungendo: il piccolo monte. La terra del Giordano è pianeggiante. Hermon, come ho già detto, significa monte poco elevato. La terra del Giordano e dell’Hermon sono un’immagine degli uomini umili e mansueti. Il salmista che ora sta parlando risiede in questa terra e su questo monte e dimora nell’umiltà e nella mitezza e lì si ripromette di servire Dio. Dio ama persone come queste, come è scritto: «Depone i potenti dai troni e innalza gli umili» (Lc 1,52).
L’abisso chiama l’abisso al suono delle tue cateratte. Tutti i tuoi insegnamenti elevati, i tuoi flutti, sono passati su di me. La chiesa parla nella persona dei martiri e il suo discorso si può riassumere così: tutti gli insegnamenti elevati della tua sapienza e della tua scienza sono passati sopra di me, poiché l’abisso chiama l’abisso al suono delle tue cateratte. Come mai fu impossibile l’allontanamento dall’amore di Dio, neppure in seguito alle sofferenze o alla morte? La dottrina dell’uno e dell’altro testamento, annunciata mediante gli apostoli, la consolida e la rafforza. Denomina abisso il contenuto dei due testamenti a motivo della profondità della sapienza e della scienza. Le cateratte, oppure le finestre di Dio, sono gli apostoli dai quali tutta la casa della Chiesa viene illuminata. Al suono delle cateratte di Dio, l’abisso chiama l’abisso, poiché grazie alla dottrina e alla predicazione degli apostoli ognuno dei due Testamenti concorda con l’altro.
Di giorno il Signore invierà la sua misericordia e lungo la notte la manifesterà. Ciò che accade di giorno non resta ignorato, e neppure ciò che viene manifestato nella notte, anche se essa è priva di luce. Il Signore mandò la sua misericordia di giorno, - quando non risparmiò il proprio figlio ma lo consegnò per tutti noi (cf. Rm 8,32)-, poiché la fece conoscere a tutti i popoli. Annunciò e fece sperimentare la sua misericordia nel corso della notte; anzi ogni giorno l’annuncia e la fa conoscere quando libera e scampa i suoi fedeli da grandi pericoli e da tribolazioni. Quest’uomo santo, memore di un dono così grande, dice alla sua anima: Spera in Dio, poiché lo potrò lodare anche in seguito.
Presso di me è la preghiera della mia vita; dirò a Dio: tu mi accogli sempre. Presso di me e nel mio cuore è presente la preghiera che intendo formulare al Dio della mia vita. Dio della mia vita è colui ci diede la vita e la custodì dopo avercela donata, che mandò il suo soffio sul volto del primo uomo e gli infuse il respiro da vivente. In che cosa consiste quella preghiera [a cui ha accennato]? Lo chiarisce nel seguito: Mia difesa, perché mi hai dimenticato e respinto, perché me ne vado nella tristezza, affitto dal mio nemico? Mentre mi infrangono le ossa, mi deridono e mi perseguitano e intanto mi dicono: Dov’è il tuo Dio? Il contenuto della sua preghiera si sviluppa in queste parole; la conservava in se stesso ma si riprometteva di esprimerla al Signore. All’inizio dell’invocazione, cattura la benevolenza divina dicendogli di considerarlo colui che lo accoglie sempre. Egli, a ragion veduta, denomina Dio come Colui che accoglie: ci accoglie al momento della nostra nascita, ci accoglie nella Chiesa quando cominciamo a credere, ci riaccoglie quando torniamo a lui con la penitenza, ci accoglie, infine, quando lasciamo questa vita e perveniamo alla patria che ci ha promesso.
Perché mi hai dimenticato e respinto? Ora sembra affermare cose contrarie a quelle dette in precedenza. Se lo ha accolto sempre, come può averlo dimenticato o respinto? Ascoltiamo la stessa voce. Perché, se non mi hai respinto, me ne vado nella tristezza, afflitto dal mio nemico? Se non mi avesse dimenticato, sarei rimasto sereno nelle mie sofferenze e avrei sopportato tutto con pazienza. Abbiamo letto che molti santi continuavano ad essere gioiosi anche fra i tormenti e desideravano perfino sofferenze più gravose. Si duole la Madre Chiesa per coloro che non furono in grado di raggiungere un grado di perfezione così elevato. Continua la stessa preghiera: perché me ne vado triste, mentre mi infrangono le ossa. Non si lamenta della frattura delle ossa, ma piuttosto si duole di essere stata triste, mentre gliele rompevano. Nella fatturazione dello ossa, che comporta un dolore acuto, viene evocata ogni altra sofferenza sopportata dai santi; benché essi le sopportassero nel dolore, erano lieti di dover affrontarle per il nome di Cristo. Continua: perché me ne vado nella tristezza, affitto dal mio nemico? Mentre mi infrangono le ossa, mi deridono e mi perseguitano e intanto mi dicono: Dov’è il tuo Dio? Essa c’insegna a non trasferire fino nel nostro cuore le offese che possiamo ricevere ma, al contrario, di sopportare con gioia i patimenti sofferti per la fede in Cristo. Perciò aggiunge:
Perché sei triste, anima mia e ti turbi in me? Cessi ogni tristezza. Accettiamole nella gioia perché «le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8,18). Spera in Dio e ancora lo loderò, salvezza del mio volto e mio Dio. Spera nel Signore! Lo dice a se stesso e alla sua anima. Ci dispiaccia di aver compiuto in modo imperfetto ciò che abbiamo fatto. Tuttavia abbiamo una speranza lieta: lo loderemo per sempre, «né morte, né vita ci potranno separare dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù» (Rm 8,39). Egli è la salvezza del nostro volto e il nostro Dio.

Salmo 42

Spesso ho spiegato che cosa significhi per la fine e salmo di Davide.
Giudicami o Dio e discerni la mia causa. Ascoltiamo la preghiera di un fedele che invoca l’aiuto di Dio. Giudicami o Dio,  egli chiede e poi precisa la sua implorazione: e discerni la mia causa. Chiede il giudizio soltanto perché si esamini bene la relazione che c’è tra lui e il suo nemico. Sa che non ha mai fatto nulla contro di lui, così da provocare le sofferenze che l’altro gli ha inflitto. Nella speranza di ottenere giustizia, chiede che venga esaminata la sua causa. Anche al presente avviene spesso qualcosa di simile; fedeli cattolici subiscono pesanti ingiustizie da altri che si considerano cristiani, al punto da essere indotti ad invocare l’aiuto di Dio contro i loro avversari, e mentre avrebbero dovuto pregare per loro, sono costretti a invocare il soccorso contro di loro. Gesù insegna piuttosto: «Pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 3,44). Il salmista continua:
tra gente per nulla santa, liberami dall’uomo malvagio e disonesto. Quest’uomo non prega contro di noi, ma sembra piuttosto invocare a suo favore; se viene soltanto liberato, ciò sembra bastargli, anche se non ottiene una vendetta contro gli oppositori. Perché tu se, o Dio, la mia fortezza. Sii tu a liberarmi, tu che sei l’unico Dio e la sola mia forza; non possiedo altre armi, non posso contare su un altro aiuto; se mi abbandoni, nessuno verrà ad aiutarmi. Circa la frase: perché mi hai abbandonato? Come se avesse detto: non ti ho abbandonato, aggiunge quest’altro discorso: Perché me ne vado triste, mentre l’avversario mi opprime? I santi si sentono abbandonati e temono di aver perduto la grazia, poiché non mostrarono una pazienza peretta nelle sofferenze e, provando amarezza, desiderano essere vendicati. Per questo aggiunge:
Manda la luce della tua verità: essa mi accompagnerà e mi condurrà fino al tuo monte santo e nella tua tenda. Manda la luce della tua verità perché non mi accada ancora [ciò che ho vissuto], cioè che non desideri più vendicarmi dei miei nemici e non mi senta più abbattuto nell’ascoltare gli insulti degli avversari. Non conservò la pazienza come avrebbe dovuto fare, e teme di offuscare la luce della verità. Luce e verità sono talmente unite tra esse, che non possono stare l’una senza l’altra. Chi vede bene, non sbaglia, mentre chi sbaglia non ha visto bene. Manda la luce della tua verità, ossia illumina gli occhi della mente e rafforzami con tutto me stesso nella tua verità, affinché non compia mai ciò che ti dispiace. Mi accompagnerà e mi condurrà fino al tuo monte santo e nella tua tenda. Che cos’è questo monte santo di Dio? Che cos’è questa tenda? Raffigurano la Chiesa, una nella fede, molteplice per la sua diffusione in vari luoghi. In quest’unica Chiesa oppure in queste sue ramificazioni siamo entrati grazie alla luce della verità; gli uomini che ancora non fanno parte della Chiesa, continuano a rimanere nella tenebra dell’errore e ancora non sono stati illuminati dalla luce della verità.
Salirò all’altare di Dio, al Dio che rallegra la mia giovinezza. Accompagnato dalla luce della verità grazie alla quale [un tempo] sono entrato nella Chiesa, sostenuto ancora e guidato da essa, salirò fino all’altare di Dio, al Dio che rallegra la mia giovinezza. Questo altare si trova nel cielo, questo altare è il corpo umano del nostro Salvatore. Il termine altare deriva da altezza. Il corpo di Cristo, infatti, è posto in nel luogo più elevato, al di sopra di ogni creatura. Per questo è denominato altare. Ha precisato con esattezza: al Dio che rallegra la mia giovinezza perché tutti gli uomini nel risorgere saranno giovani. L’Apostolo dichiara: «Tutti andremmo incontro a Dio come uomini che hanno raggiunto la perfezione, secondo la misura dell’età della pienezza di Cristo» (Ef 4,13). Cristo quando risorse dai morti era giovane.
Ti loderò con la cetra, Dio, Dio mio. Nel frattempo, finché non avrò raggiunto l’altare, ti celebrerò e ti loderò in questa tua Chiesa e sul tuo monte santo. In che modo? Suonando la cetra ed emettendo soavi armonie, ossia diffondendo il Vangelo che placa gli insani e mette in fuga i demoni. La cetra calmò la mente di Saul dalle sue esplosioni d’ira. Grazie a questo suono, il salmista ritorna in se stesso e al suo discernimento, rimprovera a lungo la sua anima per essersi rattristata, avvilita e turbata per la difficoltà incontrata nella vita. Pronuncia proprio queste parole: Perché sei così triste e turbata, anima mia? Non hai motivo d’essere così dal momento che attendi nel cielo dei beni ricchissimi. Spera in Dio perché di nuovo dovrai lodarlo, egli è la salvezza del tuo volto e il mio Dio.

Salmo 43

Per la fine, secondo la comprensione dei figli di Core.
Core, come abbiamo già detto, significa Calvario. Il Calvario è una collinetta, situata fuori delle porte di Gerusalemme, dove il Giudei crocifissero Gesù. Mentre gli altri giudei preferivano chiamarsi figli di Sion o di Gerusalemme, gli autori di questo salmo vollero essere chiamati figli del Calvario. Parve loro di ricevere maggior gloria ed onore dal monticello del Calvario, che dai monti di Sion e di Gerusalemme, sebbene fossero molto più elevati e fortificati. Giustamente ha detto “secondo la comprensione”, poiché di solito non è considerato un grande onore che qualcuno si definisca figlio di quel monte.
O Dio con i nostri orecchi abbiamo udito, i nostri padri ci hanno raccontato ciò che hai compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi. In questo salmo parlano i figli di Core ma essi rappresentano piuttosto i santi martiri. Questi non ci raccontano le loro esperienze ma il messaggio ricevuto dai loro padri, nel quale si parla di ciò che Dio ha compiuto nei giorni antichi. Mosé racconta nei libri santi in che modo il Signore abbia colpito Faraone e l’Egitto ed abbia liberato gli ebrei da quell’empia schiavitù. In che modo abbia aperto una strada nel mar Rosso e come li abbia fatti passare a piedi asciutti in mezzo ad esso, in che modo li abbia nutriti di manna per quarant’anni nel deserto, come diede loro la legge sul monte Sinai e comandò loro di costruire la tenda della testimonianza. In seguito Giosuè ed altri ancora dopo di lui, riferiscono prodigi meravigliosi e mirabili, operati da Dio per quel popolo. O Dio con i nostri orecchi abbiamo udito, affermano i figli di Core, i nostri padri ci hanno raccontato. Che cosa ci hanno riferito? Ciò che hai compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi. Che cosa fece in particolare?
La tua mano ha sterminato i popoli e li hai piantati, hai sconfitto i popoli e li hai cacciati. Gli Evei, i Gebusei, gli Etei, i Gergesei e tutte le altre nazioni menzionate come popoli molto potenti, occupavano quella terra e la possedevano, quando i figli d’Israele entrarono in essa per comando del Signore. La mano del Signore combatteva per quest’ultimi contro quelli; non poterono quindi opporsi validamente ma furono dispersi e scomparvero. Queste nazioni rappresentano i vizi e gli spiriti maligni, che non possiamo vincere con le nostre forze, senza l’aiuto di Dio. È necessario, comunque, averne il dominio, se vogliamo conservare nella pace la nostra terra, la nostra carne e mantenere la padronanza di noi stessi. Bisogna sempre lottare, mai fare pace con essi finché non siano vinti ed espulsi.
Non con la spada possedettero la terra e non fu il loro braccio a salvarli. La tua mano e la tua potenza disperse i popoli. Avevi stabilito di far abitare i nostri padri nell’eredità che avevi loro promessa e lo hai compiuto. Hai percosso i popoli e li hai fatto fuggire, proprio quelli che un tempo ne erano i possessori. Hai compiuto queste cose perché i padri non sarebbero stati in grado di farle; non conquistarono la terra con la loro spada, né fu il loro braccio o la loro potenza a salvarli. Perché questo?
La tua destra, il tuo braccio e la luce del tuo volto [agirono così] perché ti compiacesti di loro. Anche in altri passi si parla di questa destra: «La destra del Signore ha fatto prodigi» (Sal 118,16). Del braccio è detto: «A chi sarà manifestato il braccio del Signore?» (Gv 12,38). Anche l’apostolo parla della Luce del volto del Padre: «Egli è splendore della gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,12). Fu Cristo nostro Salvatore a salvarli e a liberarli dai nemici; se gli ebrei avessero voluto venerarlo e avessero creduto in lui, non avrebbero perduto la terra né il popolo. Ti compiacesti di loro è lo stesso che dire: essi ti piacquero.
Tu sei mio Re, mio Dio che hai procurato la salvezza di Giacobbe. Tu, che li salvasti e li liberasti dai loro nemici e sottomettesti a loro tutti i loro oppositori, sei il mio re, il mio Dio che procuri la salvezza di Giacobbe. Questi rappresenta il popolo cristiano, il quale, facendo penitenza dei peccati, ogni giorno soppianta gli spiriti maligni; Giacobbe significa infatti soppiantatore.
Con l’energia di un vento gagliardo abbiamo espulso i nostri nemici e nel tuo nome abbiamo annientato coloro che si ribellavano a noi. Avendo te come coadiutore, alla cui forza nessuno può opporsi, restiamo sicuri. Con te e con la tua forza, respingeremo con ardimento, cacceremo e metteremo in fuga i nostri avversari, come se fossimo un turbine di vento gagliardo. Nel tuo nome, che abbiamo invocato, abbiamo annientato tutti coloro che si opponevano a noi. «Chi invocherà il nome del Signore, sarà salvato» (At 2,21).
Non ho confidato nel mio arco e non sarà la mia spada a salvarmi. Tu sei tutta la mia speranza e la mia forza, perciò non confido né nell’arco, né nella spada, perché né arco, né spada possono salvarmi, se non vieni tu in mio soccorso. Arco e spada rappresentano la forza dell’uomo e tutta la sua possibilità di difesa.
Ci hai liberati dagli oppressori e hai disperso quanti ci odiavano. Abbiamo già sperimentato il tuo aiuto e perciò non dubitiamo della tua potenza perché spesso ci hai liberati dagli oppressori e hai disperso quanti ci odiavano; non poterono opporsi a noi perché tu ci aiutavi.
In Dio ci glorieremo tutto il giorno e nel tuo nome continueremo a lodare nei secoli. Dio è la nostra lode, mentre noi non possiamo vantarci perché se abbiamo vinto, se abbiamo trionfato sui nemici, fu Dio a compiere ciò. Egli combatte attraverso di noi e in noi e nel tuo nome per il quale ci chiamiamo e siamo cristiani, continueremo a celebrati e a lodarti per tutti i secoli. Quale lode o gloria più grande possiamo conseguire del venire chiamati ed essere realmente cristiani?
Fino a questo punto del salmo, hanno parlato i figli della Chiesa che si trovavano in una felice situazione. Hanno ringraziato Dio perché, a somiglianza dei padri antichi, protetti sempre da Dio, non hanno da temere alcuna insidia da parte dei nemici. Da questo punto in avanti, invece, parlano i martiri santi, sopratutto quelli che furono sottoposti a sofferenze maggiori e più gravi, come accadde al tempo di Decio, di Diocleziano e di Massimiano.
Ora invece ci hai respinti e fatto vergognare e non esci più con le nostre forze. Si collega alle parole che erano state dette prima: ci hai liberati dagli oppressori e hai disperso quanti ci odiavano. Ora invece ci hai respinti e fatto vergognare. È l’unica Chiesa a parlare, una volta a nome di coloro che vivono in prosperità, un’altra volta per i fedeli che sperimentano l’avversità. Ora, in questo tempi di persecuzione così aspra ci hai respinti e fatto vergognare. Dio non rifiuta mai i suoi santi e mai li getta nella vergogna. Sembra soltanto che essi siano in questa situazione quando Egli non ascolta le loro invocazioni e non li soccorre mentre vivono un grande dolore. Nessuno, allora, ritenga che ciò accada perché Dio non sia in grado di salvare; legga le cose dette prima e potrà conoscere l'onnipotenza di Dio. Forse è stato detto prima quelle cose perché nessuno si scandalizzasse nel leggere quelle attuali. L'affermazione: non esci con le nostre schiere, vuole esprimer un dubbio, non una certezza. Il Signore esce con le schiere dei suoi santi, quando li aiuta e li rende vittoriosi sui nemici. Vincono se non acconsentono al volere altrui neppure a rischio della morte.
Ci hai fatti indietreggiare a causa dei nostri nemici, mentre coloro che ci odiavano si depredavano da soli. In un'altra versione si legge in quest'altro modo: ci hai fatto indietreggiare di più dei nostri nemici e quelli che ci odiavano si depredavano da soli. Questo è facile da capire: ci hai fatto indietreggiare davanti ai nostri nemici, ossia più di quanto avevano indietreggiato loro e in questo dimostra che loro erano fuggiti mentre gli altri erano rimasti in campo. Coloro che ci odiarono, si depredavano da sé. Parla dei giudei, degli eretici o dei pagani. Vale a dire: mentre i nostri nemici, gli spiriti maligni, ci dominavano, senza però riuscire ad assoggettarci del tutto, cominciarono a porre sotto il loro dominio i nostri avversari e dal momento che non avevano potuto ridurci in schiavitù, cercarono che almeno quest'altri, giudei, eretici e pagani, non sfuggissero loro.
Ci hai resi come pecore da mangiare e tra le genti ci hai dispersi. I martiri un tempo sperimentavano questa situazione e sembravano destinati soltanto alla morte perchè non venivano chiusi in carcere per poi essere rilasciati ma per essere sottoposti in seguito ad un supplizio raffinato, ancora più grande. Venivano dispersi tra le genti perché venivano mandati in esilio, lontano dalla loro patria.
Hai venduto il tuo popolo per niente e non c'era folla nelle loro acclamazioni. Usa in modo improprio l'immagine della vendita perché acquisto e vendita non possono avvenire senza compenso. Dice quindi hai venduto per dire hai abbandonato. In molti casi i santi sono stati consegnati a loro senza alcun compenso e non guadagnarono alcuna maggiorazione in quello scambio. Altre volte, però, non furono consegnati senza alcun compenso perché molte persone, osservando la loro fermezza e i miracoli che avvenivano per mezzo di loro, si convertivano alla fede in Cristo.
Ci hai resi oggetto di disprezzo per i nostri vicini, come argomento di derisione e di beffa da parte dei nostri vicini. Non si può dubitare che questi fatti non siano accaduti, basta esaminare la vita e la passione dei santi.
Ci hai resi una favola tra i popoli e su di noi le nazioni scuotono il capo. Un tempo, quando qualcuno voleva augurare una disgrazia, prendendo occasione dalla condizione in cui versavano i cristiani, diceva: «Che ti accada, ciò che ho sentito dire di quel tale che è cristiano». Erano oggetto dello scuotimento del capo da parte delle masse quando, venivano portati al supplizio nudi, incatenati e colpiti da sferze. Chi li vedeva, scuoteva il capo e diceva che erano persone insensate e stupide. Leggiamo che i giudei si sono comportati proprio in questo modo; alla vista del nostro Salvatore, scuotevano la testa e gridavano per deriderlo: «Ehi! tu che distruggi il tempio di Dio» (Mt 27, 40).
Tutto il giorno la mia vergogna mi sta davanti e la confusione ha coperto il mio volto. Come mai? Nel sentire le grida di chi insulta e sparla contro di me, davanti al mio nemico e persecutore. Sono espressioni facili e non esigono alcuna spiegazione e chiunque può avvertire in se stesso una vergogna immotivata.
Tutto questo ci è accaduto e non ti avevamo dimenticato; non avevamo tradito la tua alleanza e il nostro cuore non si era allontanato da te. Questa difesa non è un'ostentazione ma piuttosto un ringraziamento. Sebbene ci fossero capitate tutte le sventure ricordate, tuttavia non ti avevamo dimenticato, piuttosto, per amore verso di te, avevamo dimenticato noi stessi. Non abbiamo tradito la tua alleanza perchè siamo rimasti fedeli ai tuoi comandi. Il nostro cuore non si allontanò da te, ma ci siamo protesi a ciò che ci sta davanti, correndo verso il premio promesso.
Hai fatto deviare i nostri sentieri dalla tua via. Vale a dire: poiché le nostre strade non erano buone, hai aperto la tua strada lontano da quelle e ci hai insegnato a camminare soltanto nella tua via. Ora non possiamo perderci perché camminiamo sulla tua strada e continueremo a farlo.
Ci hai umiliato in un luogo d'afflizzione e ci hai coperti d'ombre di morte. Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio e se avessimo teso le nostre mani ad un dio straniero, Dio non lo avrebbe forse rilevato? Non abbiamo dimenticato il nome del nostro Dio nè abbiamo rivolto il culto ad una dività pagana, sapendo che Dio lo avrebbe disapprovato e a noi non sarebbe servito a nulla, dal momento che eravamo stati umiliati e posti in una situazione di sventura e coperti da un'ombra di morte. «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 62). Che cos'è quest'ombra di morte? Forse rappresenta gli uomini iniqui oppure le sventurre. L'ombra ci segnala la presenza di un corpo, e nella presenza di costoro o di queste cose avvertiamo la vicinanza della morte. Segue: Egli conosce i segreti del cuore. Li scruta perchè non gli rimane nascosto nulla e vede tuitto ciò che c'é nel cuore, in qualsiasi luogo perchè non può restare nascosto al suo sguardo.
Per te siamo minacciati di morte ogni giorno e siamo stimati come pecore da macello. Non è ancora morto, chi viene minacciato di morte; la minaccia mortale consiste nella sofferenza e l'uomo subisce un’aggressione violenta nella misura in cui viene assalito dai tormenti. Le pecore da macello sono quelle che sono destinate soltanto alla macellazione. In modo simile i santi erano tenuti a lungo in carcere non per essere dimessi ma per attendere la pena capitale.
Svegliati, perché dormi, Signore? Svegliati e non respingerci per sempre. Non cadrà insonnolito né s’addormenterà, il custode d'Israele. Si dice che dorme quando lascia che i santi soffrano, come se non s'accorgesse di nulla. È respinto del tutto, invece, chi si trova separato da Dio in modo totale.
Perchè distogli il tuo volto? Chi distoglie il volto, non vuole guardare la persona dalla quale si distoglie. Dio volge altrove lo sguardo quando non guarda ai suoi fedeli nell'afflizione. Dimentichi forse la nostra miseria e la nostra tribolazione? In Dio non può esserci sonno, dimenticanza, sdegno, indignazione né vi possono essere altre cose simili. Ho già spiegato più volte  in che senso possono essergli attribuite e i motivi di tale attribuzione.
L'anima nostra è umiliata nella polvere: il nostro ventre è stesso a terra. Sorgi, Signore, aiutaci e liberaci per il tuo Nome. Sorgi, Signore, per aiutarci e liberaci da tutte queste gravi tribolazioni. [Aiutaci] per il tuo nome, il nome che invochiamo e per il quale siamo chiamati cristiani: la nostra anima è umiliata nella polvere. [Questo avviene] perché «la carne corruttrice appesantisce l'anima e la vita terrena deprime l'intelletto che vuole riflettere» (Sap 9, 16); oppure è umiliata nella polvere poiché la convivenza con gli uomini iniqui è diventata ancora più insopportabile. Si tratta della polvere spazzata via dal vento sulla superficie della terra. L’anima si umilia nella polvere, quando il ventre si stende a terra nella preghiera e questa è un’umiliazione positiva. Il ventre potrebbe alludere agli uomini di Chiesa che sono ancora immaturi e lontani dalla perfezione, interessati più ai beni della terra che a quelli del cielo. Bisogna pregare per costoro. Se avviene una persecuzione, vengono meno molto in fretta poiché temono di perdere i beni a cui sono attaccati. Sorgi, Signore, vieni in nostro aiuto, perché la nostra anima è stesa sulla polvere della terra.

Salmo 44

Per la fine. Per coloro che sono trasformati. Per i figli di Core. Per comprendere il cantico per il Diletto.
Questo salmo fu composto per i figli di Core; non per tutti ma soltanto per coloro che avrebbe avuto una comprensione più elevata. Questa precisazione mostra che, tra i figli di Core, alcuni raggiunsero una comprensione spirituale. Costoro cantano tale cantico per il Diletto, ossia per l’Uomo diletto designato tale dal Signore [Dio] quando disse: «Questi è il Figlio mio prediletto» (Mt 3,17). Questo salmo, a sua volta lo celebra, con queste parole: «Tu sei bello sopra i figli dell’uomo, la grazia è sparsa sulle tue labbra, perché Dio ti ha benedetto per sempre».
Il mio cuore ha proferito una parola buona: dico il mio poema al re. Parla il profeta, dichiara uno dei figli di Core: il mio cuore ha proferito una parola buona. Dichiara di aver proferito dal segreto del cuore, non di aver pronunciato con la bocca, una buona parola, ossia questo salmo. Grazie a questa affermazione comprendiamo che il contenuto di questo salmo presenta una dottrina certa e sicura, tale da meritare un grande credito per la sua autorevolezza. Dico il mio poema al re. Questi è il re che attesta in un altro passo: «Sono stato costituito re da Lui» (Sal 2,6). A questo re il profeta espone il suo poema, che da poco ha proferito dal segreto del cuore.
La mia lingua è la penna di uno scriba veloce. La mia lingua è come la penna di uno scrivano che lavora velocemente; in altre parole fa sapere di aver contemplato e annunciato molte verità in un tempo molto breve.
Tu sei bello sopra i figli dell’uomo, la grazia è sparsa sulle tue labbra. Ecco comincia subito a sviluppare il suo poema al Re, considerato il più amabile per la sua bellezza tra i figli dell’uomo. Chi può essere più bello di Colui che «non commise peccato, e sulla cui bocca non vi fu alcun inganno?» (1 Pt 2,22). Egli solo nacque senza peccato e in lui soltanto la natura umana non perse la sua bellezza e il suo splendore. C’era così tanta grazia sulle sue labbra da poter dire con facilità e senza impedimento tutto ciò voleva [insegnare]. Perciò nel Vangelo si dice: «Tutti erano meravigliati delle parole che uscivano dalla sua bocca» (Lc 4,22). Altrove è detto: «Tutti si meravigliano della sua dottrina» (Mt 22,33). Con questa grande capacità di parola aveva istruito Mosé quando questi aveva dichiarato di aver difficoltà e di essere impacciato nel proferire discorsi.
Per questo Dio ti ha benedetto in eterno. Dio ti ha benedetto per sempre: per questo sei più bello e più eloquente di tutti. Tutti gli uomini, quando sono battezzati, vengono benedetti: tuttavia molti, in seguito, peccando, lasciano cadere le benedizioni ricevute e, quindi, la loro benedizione non dura per sempre.
Cingi la spada al tuo fianco, o potentissimo. Tu, il Potentissimo, arma il tuo fianco di spada e preparati a combattere, perché dovrai sostenere molti e durissimi combattimenti e trionferai sul diavolo e su tutto il suo esercito. Da parte nostra, dobbiamo cingere il nostro fianco con la spada della castità, combattere contro i nemici, e saremo in grado di dominare gli impulsi del corpo che si fanno sentire prepotenti nei lombi e nei fianchi. Il Signore stesso dice: «Cingete i vostri fianchi» (Lc 12,35).
Nel tuo splendore e nella tua bellezza, avanza, trionfa e regna. Poiché sei un fulgore di bellezza, avanza nella tua avvenenza e nel tuo splendore! Rinnova, a tua immagine, i tuoi fedeli e tutta la tua Chiesa affinché anch’essa sia attraente, priva di ogni macchia e d’ogni ruga; per questo l’Apostolo dice: «Figli miei che di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi» (Gal 4,19). Cristo prende forma nei fedeli che si rinnovano in modo conforme alla sua bellezza. Il Signore avanza vittorioso, come è stato preannunciato a suo riguardo: «Tutto ciò che fa, gli riesce bene» (Sal 1,3) e ancora: «Il suo potere è un dominio eterno, che non gli verrà tolto e il suo regno non verrà distrutto» (Dn 7,4).
A causa della verità, della mitezza e della giustizia, ti guiderà in modo mirabile la tua destra. Tu continua ad avanzare e la tua destra, cioè la tua forza e la tua potenza, ti guiderà in modo mirabile. Non ha bisogno di ricevere alcun soccorso Colui alla cui potenza nessuno può resistere. Ha usato opportunamente l’espressione in modo mirabile perché ha convertito il mondo con i miracoli, lo vinse con la sua capacità di soffrire e distrusse tutta la sapienza mondana dei filosofi per mezzo di uomini semplici e privi di capacità intellettuali. E questo a causa della verità, della mitezza e della giustizia. È opportuno e conviene grandemente che il re sia veritiero, benevole e giusto, e se non avrà queste qualità, non deve essere considerato un vero re ma un tiranno.
Le tue frecce, o Potentissimo, sono acuminate; i popoli cadono sotto di te, nel cuore dei nemici del re. Popolo è un nome collettivo, così si dice potentissimo del popolo, come potentissimo di popoli. Le frecce del Signore sono acute, poiché come dice l’Apostolo: «La parola di Dio è viva, efficace e più penetrante di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4,12). Le frecce di Cristo sono le sue dichiarazioni, estratte dalla faretra costituita dall’uno e l’altro Testamento, per piegare gli avversari. Si dica allora: Le tue frecce, o Potentissimo, sono acuminate; i popoli cadono sotto di te. Dove cadono? Nel cuore dei nemici del re. Se avesse detto nel cuore dei tuoi nemici, l’espressione sarebbe stata più comprensibile. Questo tipo di linguaggio si trova di frequente nell’Antico Testamento, come ho precisato altrove, ma non so se tale forma compaia anche in altri scritti.
Ha detto bene: cadono sotto di te, infatti nulla può cadere sopra di lui, perché tutto si trova al di sotto di lui, e niente può fare del male, se si trova al di sotto. Queste frecce, ovunque cadano, possono cadere soltanto ad utilità poiché mettono in fuga i nemici spaventati e l’intero schieramento dei vizi viene disperso. Nel corso del giudizio, chi sarà colpito da questa freccia, sarà davvero un misero; basta essere colpiti una volta sola, per non poter essere più risanati. In questo modo possiamo farci un’idea di quanto siano efficaci quelle frecce che colpiranno i malvagi nel giudizio.
Il tuo trono, o Dio, dura nei secoli, scettro di giustizia è lo scettro del tuo regno. Il protagonista che nel titolo era stato chiamato diletto e che nel seguito del salmo era stato denominato re, ora viene proclamato Dio in modo chiaro e pubblico, benché i Giudei, corruttori delle Scritture, non sia in grado di spiegare [il motivo della presenza di questo titolo], né riferendolo a Salomone, né a qualche altro, se si esclude il Cristo. Il trono di Cristo dura per sempre perché il suo regno non avrà fine. Scettro di giustizia è lo scettro del tuo regno. Il bastone [del comando] e lo scettro del tuo regno operano nella rettitudine e non si allontanano dalla giustizia e dall’equità. Con questo bastone non percuoti nessuno senza che vi sia una ragione né permetti che resti impunito chi è degno di essere castigato. Per questo aggiunge:
Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità. Il bastone con cui colpisci agisce secondo giustizia, poiché hai amato la giustizia e odiato l’iniquità. Per questo ti unse Dio, il tuo Dio, Con olio d’esultanza, a preferenza dei tuoi compagni. Già Isaia aveva parlato di tale unzione: «Lo Spirito del Signore è sopra di me perché mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per evangelizzare i poveri» (Lc 4,18). Agli altri lo Spirito è donato con misura mente in Lui dimora corporalmente la pienezza della divinità» (Col 2). I suoi compagni sono gli apostoli e tutti gli altri scelti per partecipare all’eredità, non per i loro meriti ma per la sua adozione. Giustamente quest’olio è stato chiamato olio di letizia poiché tutti coloro che sono consacrati, se non lasciavano svanire il profumo, ricevono gioia e letizia. Di questa unzione sta scritto: «La sua unzione vi insegnerà ogni cosa» (1 Gv 2,27).
Mirra, statte e cassia fluiscono dalle tue vesti. Queste tre specie di unguenti rappresentano tutti gli altri; la mirra è il più amaro mentre la cassia, che viene chiamata anche fistola, è dolcissima. La statte, detta anche amomaco, è una medicina per molte e gravi malattie. Questi rimedi delle malattie, ed altri ancora, fluivano dalle vesti di Cristo perché «chiunque lo toccava», riferisce il Vangelo, «era guarito da qualsiasi malattia avesse contratto» (Mt 14,36).
Veste di Cristo è la sua stessa umanità; la divinità, indossata quale veste preziosa, non poteva essere vista dagli uomini. Infatti perfino la frangia della sua veste ha risanato molti malati, come leggiamo. Gli uomini che avevano avuto la possibilità di toccare le vesti di Cristo non avevano bisogno di far ricorso ad altri medicinali, perché dai suoi indumenti fluiva la guarigione stessa e non qualche semplice miglioramento.
Segue: da gradini d’avorio. Mirra, statte e cassia defluivano da gradini d’avorio. Chi sono questi gradini? Essi rappresentano i credenti dei quali il Signore ha detto: «Chi crede in me, opererà ciò che io ho fatto e compirà opere ancora più grandi perché vado al Padre» (Gv 14,2). Si racconta che gli apostoli abbiano guarito molti non soltanto col toccare le loro vesti ma anche con l’ombra del corpo. Perciò sta scritto che ponevano gli infermi nelle piazze affinché, giungendo Pietro, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro (Cf. At 5,15). Questi gradini sono paragonati all’avorio perché sono candidi, forti e molto casti. L’avorio è un osso dell’elefante. Gli elefanti sono animali molto casti perché copulano una sola volta [nella vita]. Gli apostoli sono considerati rettamente dei gradini perché ci permettono di salire al trono di Dio. Per questo afferma nel seguito:
Grazie a loro, ti dilettano le figlie di re, in tuo onore. Salendo fino a te, con il loro aiuto, le figlie di re ti dilettano, cantando e salmeggiando in tuo onore, come appare sottinteso. Le figlie di re sono le varie Chiese, ovunque siano, generate dagli apostoli per il Signore. Di questi re si parla in un altro salmo: «Dal tuo tempio in Gerusalemme, i re ti porteranno doni» (Sal 67,30).
Alla tua destra sta la regina in un vestito d’oro, tutto variopinto. Le figlie di re sono molte ma la regina è una sola. Rappresenta la Chiesa cattolica, universale, oppure la beata Vergine Maria, regina e signora della Chiesa. Sta alla destra di Dio, perché onorata da Dio più di ogni altra creatura. In che modo si trova lassù? In un vestito d’oro, tutto variopinto. Il primo uomo, peccando, perse la veste dell’immortalità del corpo. Scoprendo d’essere nudo, esclamò: «Signore, ho sentito la tua voce e mi sono nascosto da te perché sono nudo» (Gen 2,10).
La veste è variopinta perché intessuta d’ogni virtù. È dorata perché intessuta di sapienza. L’oro rappresenta la sapienza. La saggezza, tra le virtù, occupa il primo posto come l’ora tra i metalli. Una virtù, se non deriva da sapienza, è vuota. Tutti gli uomini possiedono delle virtù ma soltanto quelle dei cristiani sono rivestite d’oro. Che serve all’ebreo essere casto o al pagano essere umile? Quello muore con la sua castità e questi con la sua umiltà.
Ascolta, figlia, e vedi, piega il tuo orecchio. Possiamo pensare, in modo opportuno, che questo invito sia rivolto all’intera Chiesa universale, ma da parte mia lo commenterò come se fosse rivolto in modo particolare alla Vergine Maria, la quale, come ho detto, è signora della Chiesa. Il profeta, vedendo nello Spirito Santo, l’arcangelo Gabriele rivolgerle il messaggio per annunciarle l’incarnazione del Signore, le parla anch’egli e le dice: «Ascolta, figlia e vedi! Ascolta figlia mia, tu che appartieni alla mia discendenza e sei della mia stirpe, tu che hai reso gloria e onore alla mia stirpe, ascolta le parole dell’Angelo, le promesse che ti sono rivolte dal messaggero celeste: sii pura, sii pronta, ascolta con premura perché è davvero un grande messaggio l’annuncio che ti viene rivolto. Vedi, ascolta, piega l’orecchio, accogli la Parola nel tuo cuore e nel tuo grembo: concepirai e partorirai restando vergine. Piega l’orecchio perché attraverso l’orecchio entrerà in te Colui che uscirà da te. Egli è la Parola e l’orecchio è la via per cui passa la parola. Maria concepì soltanto ascoltando e credendo; se non avesse ascoltato, non avrebbe creduto. Ascoltò, credette e, per fede, concepì.
Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. Maria dovette dimenticare il popolo che ha crocifisso il Figlio e che nutre nei suoi confronti un odio acuto più che verso qualsiasi altro.
Il re si compiacerà della tua bellezza. Era molto bella; ella sola, unica eletta fra tutte le donne, potè rivolgere a sé l’amore del Signore. Già prima abbiamo sentito che cosa si debba pensare a proposito di questa bellezza e lo riprenderò nei versetti successivi. Poiché Egli è il Signote, tuo Dio, che promette di nascere da te.
L’adoreranno con doni le figlie di Tiro. Pensa quanto sarà grande questo figlio tuo? Sarà adorato con doni dalle figlie di Tiro, le più nobili fra le donne. Tiro significa ristrettezza. Nelle figlie di Tiro vediamo raffigurate quelle anime che, mentre si trovano in questo mondo, ritengono di stare in un carcere, fra le ristrettezze, e desiderano con grande ardore raggiungere l’ampiezza del cielo. Nei doni, offerti a Dio dai santi, vediamo segnalate le virtù e le opere buone.
Tutti i ricchi del popolo cercheranno il tuo volto. Non [accadrà] soltanto che le figlie di Tiro adoreranno il tuo Figlio ma cercheranno anche te e a te scioglieranno voti. Se nel termine volto, intendiamo la sua immagine, non sarà sbagliato che sia venerata da tutti, in ogni luogo ove sarà stata dipinta. In un altro modo, cercheranno il volto e la bellezza della beata Vergine tutti i ricchi del popolo poiché non c’è nessuno che non desideri acquisire la sua bellezza e la sua santità. I ricchi del popolo sono i fedeli che possiedono in abbondanza , non ricchezze temporali, ma spirituali.
Tutta la gloria della figlia del Re è interiore. Non badate alla bellezza esteriore ma a quella interiore: il suo splendore è interamente interiore. Se la verginità fisica risplende anche nel comportamento esteriore, tuttavia vale molto di più quella interiore, insieme a tutte le altre virtù. Se presti attenzione, vedrai che la beata Vergine apprezza la sua umiltà più della stessa verginità. «Il mio spirito esultò in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48).
In orli d’oro, variopinti. Non parla della varietà dei colori ma di quella delle virtù. Attesta di possedere, con grande ricchezza, tutte le virtù. Gli orli che toccano terra richiamano il suo comportamento in questo mondo che era nobile, santo, colmo di sapienza. Tali virtù sono considerate come dorate, in modo assai appropriato, perché, secondo la parola divina, l’oro designa la sapienza, come appare nel passo: «Nella bocca del saggio dimora un tesoro desiderabile» (Pr 21,27).
Le vergini sono condotte al suo seguito. Costei, come signora e regina, camminerà davanti a loro e le precederà, mentre tutti le altre la seguiranno, e saranno condotte presso il re, Cristo Signore, dopo di lei. Le tue vicine sono condotte insieme a te nella gioia e nell’esultanza. Sono considerate sue vicine, coloro che la imitano nella mente e nello spirito, e vivendo rettamente, diventano simili a lei. Tutte queste, insieme con lei, sono offerte al Signore con gioia ed esultanza e sono condotte nel tempio del re.
Al posto dei tuoi padri sono nati per te dei figli. Giacobbe ebbe dodici figli, chiamati patriarchi, dai quali ebbe origine tutta la stirpe dei giudei. Sono considerati i padri del nostro Salvatore, poiché nacque secondo la carne dalla loro stirpe. In modo simile anche Cristo ebbe dodici discepoli, dai quali e derivata tutta la moltitudine della Chiesa. Il Signore ebbe dei figli al posto dei padri, volle scegliere per se i suoi figli, cioè i suoi santi apostoli, secondo il numero dei padri che ho menzionato. A loro riguardo dice: li costituirai come capi su tutta la terra. Riferendosi a loro il Signore dice: «Quando il Figlio dell‘uomo siederà sul suo trono, sederete anche voi su dodici troni per giudicare le dodici tribù d’Israele (Mt 19,28). Ricorderanno il tuo nome, Signore, in ogni progenie e generazione. Infatti proprio loro lo ricordano nelle loro scritture e gli uomini che crederanno alla loro dottrina e predicazione, si ricorderanno sempre del Nome di Cristo. Allora aggiunge: Per questo i popoli ti loderanno in eterno e nei secoli dei secoli. La predicazione degli apostoli realizzò questa promessa, in modo che [ora] tutti i popoli in ogni tempo lodano il Signore.

Salmo 45

Per la fine. Per i figli di Core. Per le cose arcane, Salmo.
Questo salmo, cantato dai figli di Core, è intitolato per le cose arcane, perché parla dell’incarnazione di Cristo, alla quale i giudei non vogliono credere. Per loro essa è una realtà nascosta fino ad oggi. L’incarnazione di Cristo qui è espressa in questo modo: il Signore delle schiere è con noi, Egli è l’Emmanuele, che significa Dio con noi.
Dio è nostro rifugio e forza, aiuto nelle tribolazioni gravi che ci sono accadute. Parla il Profeta e parlano altri che, prima dell’incarnazione di Cristo, condividevano la medesima convinzione. Il nostro Dio, dicono, è nostro rifugio, forza e aiuto nelle molteplici tribolazioni, che abbiamo patito. Non ci ha abbandonato, sebbene i nostri nemici fossero più numerosi e più forti di noi. Perché allora abbiamo paura, se siamo difesi da un soccorritore così grande? Questo testimonianza la ripete nel seguito:
Perciò non temiamo se la terra viene sconvolta, se i monti sono trasferiti nel cuore del mare. Perciò neppure noi avremo paura né l’avranno coloro che vivranno in quel tempo in cui tutta la terra sarà in agitazione contro la Chiesa, quando tutti gli uomini malvagi cercheranno di mettere a morte i santi. Che significa l’espressione: i monti si trasferiranno nel cuore del mare. I monti sono gli apostoli e i dottori e il cuore del mare sono gli imperatori romani e i potenti di questo mondo, tutti coloro che si sottomettevano al loro progetto e al loro volere. Allora i monti si trasferiranno nel cuore del mare, quando gli apostoli e i dottori saranno condotti davanti ai re e ai principi. Ma che cosa suggerisce in seguito:
Rumoreggiarono e si agitarono le acque. Rumoreggiarono e si agitarono le acque del mare perché tutti i popoli e tutte le nazioni, rappresentati nelle acque, accesi da grande ira, cominciarono a gridare contro i santi affinché fossero uccisi. I santi come reagirono? «I monti furono turbati nella loro forza». Si turbarono infatti quando furono racchiusi in carcere, quando era trascinati via stretti da catene, quando erano tormentati con flagelli e torture, quando venivano arsi con fuoco ardente. Chi può raccontare tutti i generi di tormenti con i quali i santi venivano colpiti dai malvagi? Il nostro Salvatore preludeva a questo turbamento quando, nell’ora della passione, affermava di essere turbato fino alla morte. Le gocce di sangue, che fluivano da tutto il corpo, preannunciavano le molteplici sofferenze dei martiri.
L’impeto del fiume rallegra la città di Dio. All’esterno, nel corpo, e per breve tempo, la Chiesa dei santi soggiace al turbamento per l’angoscia; all’interno, invece, viene corroborata e rallegrata dall’inondazione dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo, come fosse un fiume di grande portata, [riversa da sé] sette segni di grazia, a somiglianza di sette rivi che inondano tutta la città di Dio, cioè la Chiesa; la irrigano, la saziano, la rallegrano e la fecondano.
Dio ha santificato la sua tenda. L’Altissimo ha santificato con le acque di questo fiume la sua tenda, lavandola e purificandola affinché, come Egli è santo, sia santa anche la sua dimora. Lo dichiara in un altro passo: «Siate santi perché io, il Signore Dio vostro, sono santo» (Lev XI,44).
Dio, nel suo centro, non sarà rimosso. La casa che ha un tale Abitatore può starsene in sicurezza. Egli che, mai sarà rimosso e allontanato da essa, non sarà neppure vinto dai nemici, neppure un poco. Il Vangelo, riferendosi ad essa, dichiara: «Le porte del regno della morte non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18). Perciò aggiunge:
Dio la soccorrerà con il suo volto. Che cosa significa la soccorrerà con il suo volto? La illuminerà con la gioia del suo viso. Un altro testo afferma in modo simile: «Dio faccia splendere su di noi il suo volto ed abbia pietà di noi» (Sal 46,1). Dio, quando ci aiuta, viene descritto come se avesse un volto ilare, mentre, quando non interviene, come se avesse una faccia scura.
Si sono sconvolti i popoli, si sono piegati i regni: Dio ha emesso un grido e la terra si smosse. Questo turbamento è utile; quei popoli, infatti, che in precedenza erano in agitazione contro i santi e contro la Chiesa, ora sono sconvolti dentro loro stessi. Cominciano a disprezzare ciò che amavano ed ad amare ciò che disprezzavano. I regni si sono piegati. Gli stessi imperatori, infatti, si umiliarono accettando il giogo di Cristo e accolsero con gioia la fede che, prima d’allora, avevano avversato. Si può pensare in modo appropriato a ciò che accadde all’epoca dell’imperatore Costantino quando, scarcerati i santi, le chiese furono aperte e nessuno osò insorgere contro la fede cristiana. Tutti potevano predicare pubblicamente e il mondo, quasi tutto, aderì alla fede. Per questo continua dicendo: Dio ha emesso un grido e la terra si smosse. L’Altissimo fece udire la sua voce mediante la predicazione dei vescovi e dei dottori e la terra si smosse, passando dall’incredulità alla fede, dalle tenebre alla luce, dal diavolo a Dio. Che cosa diceva la terra in questo mutamento così profondo?
Il Signore delle schiere è con noi, nostro rifugio il Dio di Giacobbe. È come se dicesse: le nostre divinità sono state sconfitte: erano false, misere, prive di consistenza. Ora, al contrario, il Signore della forza è con noi, il Dio potente in battaglia, al quale nessuno può resistere; Egli è Colui che ha volto a sé il mondo intero, all’improvviso e in modo stupefacente. Nostro rifugio il Dio di Giacobbe: respinti i giudei, accolse come sua eredità noi pagani.
Venite, vedete le opere di Dio, che ha compiuto prodigi sulla terra, spegnendo le guerre ovunque. I santi e gioiscono e si meravigliano nel godere di una pace così grande concessa loro all’improvviso, in modo divino. Venite, vedete le opere di Dio. Davvero, sono propriamente opere di Dio quelle che nessun altro può fare se non lui solo e che per la modalità con cui avvengono appaiono come cose prodigiose e miracoli grandi. Quali sono? Spense ovunque le guerre. Mentre, poco tempo prima la Chiesa non aveva goduto di alcuna pace, all’improvviso essa apparve, per la misericordia di Dio, e ovunque nessuno osava combatterla con ragionamenti. Continuando a parlare di questa cessazione d’ostilità precisa: Spezza l’arco, frantuma le armi, brucia gli scudi gettandoli nel fuoco. Sembra parlare contro Ario: la loro empia eresia fu condannata nel concilio di Nicea, in accordo con l’imperatore, proprio in quel tempo. Sebbene tutta quella schiera sia stata sciolta, un fuoco eterno attende armi e combattenti.
Vigilate e osservate che io sono Dio: sarò esaltato tra i popoli, sarò esaltato sulla terra. Venite, osservate le opere di Dio e ringraziamolo. Egli, donataci la pace ci esorta: Vigilate e osservate. Dedicatevi alla lettura, alla preghiera e od ogni opera spirituale. Mentre state ammirando la sua forza e potenza [dispiegata] in un’azione tanto grande, osservate, riconoscete e capite che io sono Dio. Sembra dire: sarò esaltato fra tutte le genti e su tutta la terra, la quale fino ad oggi sembra opporsi a me.
Il Signore delle schiere è con noi, nostro rifugio il Dio di Giacobbe. Ripete la stessa acclamazione iniziale e i fedeli che la ripetono confermano che è del tutto veritiera: se non fosse forte e potente non avrebbe potuto, in modo assoluto, compiere le opere che sono state riferite.

Salmo 46

Per la fine. Per i figli di Core. Salmo
Il salmo è stato composto per i figli di Core, ossia per gli apostoli che si gloriano soltanto nella passione e croce. L’apostolo, infatti, dichiara: «Di nessun altra cosa voglio gloriarmi che della croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14). Il salmo parla degli apostoli in questo versetto: «I capi dei popoli si sono raccolti con il Dio d’Abramo perché potenti divinità della terra sono state troppo innalzate».
Popoli tutti battete le mani, giubilate a Dio con voce d’esultanza. Gli antichi avevano la consuetudine di applaudire per esprimere una grande gioia. Lo rivela questa testimonianza: «Romani, applaudite perché io, Caliopio, mi sono espresso». La Chiesa esorta tutti i popoli a godere e gioire in maniera indicibile, perché il nostro Salvatore è asceso al cielo: battere le mani è un modo di manifestare una grande gioia, in un modo più espressivo della semplice dichiarazione verbale. Applaudono in maniera corretta i fedeli che manifestano la gioia che provano per il Signore operando il bene, per fare il quale è necessario adoperare le mani. Il giubilo corrisponde ad una letizia ineffabile espressa con grida d’esultanza, modulata più nell’intimo del cuore che con la voce.
Perché il Dio sommo è terribile, re grande sopra tutti gli dei, sottomette a noi i popoli e le genti sotto i nostri piedi; ha scelto per noi la nostra eredità, la bellezza di Giacobbe che ha amato. Presenta due motivi per i quali dobbiamo applaudire e giubilare: uno riguarda noi e l’altro il nostro Salvatore. Da parte nostra dobbiamo ringraziare per il grande beneficio ricevuto, perché ha sottomesso a noi i popoli e ci ha scelti come sua eredità. Applaudite! Così invita. Perché? Il Signore, apparso povero ed umile, ora si è mostrato sommo e terribile, re grande sopra tutti gli dei. Sommo perché tutto è sottomesso a lui, qualsiasi creatura in cielo e in terra. Terribile perché rende a ciascuno secondo il suo operato. Inoltre egli è re grande sopra tutti gli dei. «Gli dei delle nazioni sono demoni, ma il Signore ha creato i cieli» (Sal 115,5).
Sottomette i popoli per noi e le nazioni le pone sotto i nostri piedi. Non esiste popolo o nazione che qualcuno dei santi non abbia abbassato fino ai suoi piedi. Il seguito, ha scelto noi come sua eredità, corrisponde a ciò che il Signore dice in un altro salmo: «Le funi caddero per me in un luogo meraviglioso; infatti la mia eredità è molto bella» (Sal 15,6). Chiama l’eredità, cioè la santa Chiesa bellezza di Giacobbe, poiché è descritta dall’Apostolo in questo modo: «Scelse per sé la Chiesa gloriosa, priva di macchia e di ruga» (Ef 5,17). L’espressione successiva, che ha amato, corrisponde al versetto: «Ho amato Giacobbe e odiato Esaù» (Rm 9,13).
Ascende Dio nel giubilo, il Signore al suono di tromba. Applaudite di nuovo, applaudite più intensamente perché ascende Dio nel giubilo, il Signore allo squillo di tromba. Il Signore ascende nel giubilo, ossia accompagnato dalla gioia e dalla letizia degli apostoli, i quali lo contemplavano salire colmo di gloria e di potenza. È accolto, poi, dalla gioia degli angeli: siamo certi che tutti gli angeli siano andati incontro a lui con grande esultanza. Non possiamo neppure immaginare quali fossero i loro canti e le loro lodi, che certamente erano eccellenti, paragonabili agli squilli d’una tromba. Chi può riferire o almeno immaginare quale letizia allora invase i cieli, quando Cristo Signore salì lassù? Cerco di contemplare tutti gli angeli e gli arcangeli mentre adorano umilmente l’umanità del nostro gloriosissimo Salvatore, e lo ringraziano per la vittoria straordinaria ottenuta nel vincere un nemico tracotante. Penso che tutto questo sia incluso nelle parole seguenti: nel giubilo e nello squillo di tromba.
Salmeggiate al nostro Dio, salmeggiate, salmeggiate al nostro Re, salmeggiate. Il cuore di quest’uomo doveva essere davvero colmo di gioia visto che più volte e con grande insistenza ci ordina di salmeggiare. Mi sembra che ripetendo l’invito ci suggerisca: salmeggiate, salmeggiate e salmeggiate senza posa; non lasciate che gli angeli vi superino; fate sulla terra ciò che loro fanno in cielo. Non volendo, poi, che qualcuno, convinto da questi ammonimenti e stimolato dalla grande gioia, pensasse di alzarsi per compiere dei gesti come per salutare qualcuno, ha precisato: salmeggiate con sapienza. Perché comportarsi così? Dio è re di tutta la terra. Non è un sovrano qualsiasi, questi al quale salmeggiate; è grande e potente, regna e domina su ogni popolo. Vuoi sapere quali prove porti?
Il Signore regnerà su tutti i popoli. I nemici sono stati vinti, il diavolo ha perso regno e potere, non soltanto sui giudei ma su tutte le nazioni. Non regni più il peccato nel vostro corpo mortale, poiché soltanto Cristo è re e regna ovunque. Dov’è? «Dio siede sul suo trono santo»; come sta scritto: «Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra» (Sal 109, 1). «Il Signore: nel cielo il suo trono» (Sal 10,4). Tuttavia non pensiamo che abiti lontano da noi ma ricorda il messaggio dell’Apostolo: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi?» (1 Cor 3,16). L’anima del giusto è sede della sapienza; oltretutto il Signore non ha rifiutato neppure di cavalcare un asinello.
I capi dei popoli si sono radunati con il Dio di Abramo, perché divinità potenti della terra furono troppo elevati. Mosé chiese al Signore quale fosse il suo Nome. Il Signore gli rispose: «Io sono il Dio d’Abramo, Dio d’Isacco e Dio di Giacobbe» (Es 3,6). Qui compare lo stesso Dio e Signore, attorno al quale si radunarono nel giorno dell’Ascensione i capi del popolo, cioè i santi apostoli, e in quel giorno ricevettero il mandato di andare in tutto il mondo e di predicare il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16,15). In quella circostanza furono costituiti dal Signore un certo numero di Dei potenti, come lo fu Mosé, quando fu inviato da Faraone; a lui il Signore disse: «Ecco ti ho posto come Dio di Faraone» (Es 7,7). Questi furono divinità potenti, più forti di tutte le altre, poiché ricevettero potere non soltanto in terra ma anche in cielo, [ricevettero] la possibilità di chiudere o di aprire a coloro sui quali avrebbero stabilita la loro decisione; perciò al beato Pietro dice: «Qualunque cosa avrete legato sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrete sciolto sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli» (Mt 16,19). Perciò qui afferma: Sono stati troppo elevati. Troppo per quanto riguarda il giudizio degli uomini. In un’altra versione non è riportato troppo ma [si legge] molto elevati. Questa versione, però, mi sembra più opportuna.

Salmo 47

Salmo di cantico per i figli di Core. Nel secondo giorno dopo il Sabato.
Figli di Core sono i fedeli che credono con certezza che Cristo sia stato crocifisso sul Calvario, che abbia vinto il diavolo, che abbia distrutto il peccato originale, che [Dio]abbia redento il genere umano con il sangue di Cristo. Dobbiamo capire l'espressione: nel secondo giorno dopo il sabato. Nel primo giorno dopo il sabato, il Signore è risorto ed è apparso ai suoi discepoli. Il giorno successivo, consolidati della verità della risurrezione, cominciarono a discutere tra loro in che modo potevano far conoscere la sua risurrezione ed annunciare la sua gloria. La predicazione degli apostoli, poi, corrisponde alla costruzione della Chiesa. Il salmo parla propriamente dell'edificazione della Chiesa.
Grande il Signore e degno di grande lode nella città del nostro Dio, sul suo santo monte. É grande perché contiene tutto ed è ovunque. È degno di grande lode perché non può essere celebrato nella misura in cui meriterebbe ricevere lode. Dove può essere lodato se non nella sua città e sul suo monte santo? La sua città e il suo monte santo sono la Chiesa, raffigurata in Sion e in Gerusalemme. Il Signore non ama ricevere lode altrove, se non nella sua città e sul suo monte santo, cioé sul monte Sion, del quale è detto:
Intensifica l'esultanza di tutta la terra il monte Sion e la regione d'occidente, città del grande re. Poiché la Chiesa è formata da ebrei e da pagani, in Sion vediamo raffigurati gli ebrei e nella regione d'occidente i pagani. Per questo il Signore è denominato pietra d'angolo, che unisce a sé due pareti [quella costituita dal popolo] che viene dalla circoncisione e l'altra dal popolo della non circoncisione. Tutta la Chiesa è formata di queste due pareti. Il Signore infatti dichiara nel Vangelo: “Ho altre pecore che non sono di quest'ovile e bisogna che le riconduca a me, affinché ci sia un unico ovile e un unico pastore” (Gv 10,16). La regione d'occidente è costituita da coloro sui quali soffia, scuotendoli, il vento del diavolo, perchè è là che si trova la sua sede: “Porrò il mio trono nell'occidente e sarò simile all'Altissimo” (Is 14,14). In un altro testo leggiamo: “Da occidente incombe un pericolo per tutti gli abitanti della terra” (Ger 1,14). La Santa Chiesa è formata da queste persone, visto che il Signore non è venuto per chiamare i giusti alla conversione ma i peccatori (Mt 9,13). L'espressione intensifica l'esultanza di tutta la terra significa: il monte Sion, città del grande Re moltiplica le occasioni d'esultanza per tutto il mondo. “Da Sion, infatti, come sta scritto, uscirà la parola del Signore e da Gerusalemme” (Is 2,3). Da là vennero gli apostoli, da là la fede e la dottrina di Cristo, da là sono venuti questi salmi. Perciò da là provengono tutti i motivi di gioia e d'esultanza con in quali si rallegra la Chiesa, e poi si propagano nel mondo intero.
Dio è conosciuto sui gradini, mentre l'accoglie. Venne il Signore in questa sua città, ma che non è ancora sua: non ancora infatti è stata redenta dal suo sangue, non ancora è stato riconosciuto e accolto da essa: “Venne nella sua casa ma i suoi non l'hanno accolto” (Gv 1,11). Ma quando la riceve, nei gradini il Signore sarà riconosciuto. Questo accadrà nel giudizio, quando buoni e cattivi staranno davanti al tribunale di Cristo. Di questi gradini ha già parlato in precedenza dicendo: da gradini d'avorio. I gradini della Chiesa sono gli apostoli, perché ci portano, ci sostengono e per mezzo di tutti loro, noi saliamo. Il Signore sarà riconosciuto come presente in loro, poiché in loro e per mezzo di loro giudicherà tutti [gli uomini]. Dai discepoli è conosciuto [il valore] del maestro, perché se essi si mostrano sapienti, non nasce alcun dubbio sulla [validità] del maestro.
Ecco i re della terra si sono radunati e raccolti in un unica comunione. Qui troviamo la spiegazione del titolo: nel secondo giorno dopo il sabato. Nel secondo giorno successivo al sabato, dopo che il Signore era risorto dai morti, i discepoli si riunirono e si radunarono in comunione, tutti insieme, come si legge nel Vangelo; si rinchiusero [nella casa] per paura dei giudei. Cristo apparve in mezzo a loro per due volte e disse loro: “Pace a voi! Sono io, non temete. I discepoli gioirono nel vedere il Signore” (Gv 20,21). Questo fatto corrisponde nene al seguito del salmo:
Al vedere, rimasero stupiti. Ha detto bene, allora, in ipso principio non mirum, se si meravigliano della novità di un prodigio così grande. Considerando che aveva risuscitato altri alla loro presenza, sotto il loro sguardo e che in futuro avrebbe risuscitato tutti [gli uomini], non avrebbero dovuto restare sorpresi così tanto che Egli fosse risorto dai morti. Ora tuttavia il profeta presta attenzione alle sofferenze che gli apostoli vrebbero incontrato quando avrebbero cominciato a predicare ovunque tra le genti, dopo essersi separati gli uni dagli altri. Egli non avrebbe potuto dire nulla di diverso, se non le visioni che gli si manifestavano nel cuore. Del resto ha precisato: “Ascolterò ciò che dice in me il Signore Dio” (Sal 84,8). Accade che i profeti non rispettino un ordine o una regolarità del racconto, ma avviene che ora parlino di una cosa e subito dopo ri riferiscano ad un'altra e capita molto spesso che espongano dei fatti che sarebbero avvenuti in seguito.
I monti si turbarono, si agitarono, un tremore li prese, come il dolore di una partoriente, in un vento gagliardo che spezza le navi di Tarsis. Gli apostoli predicarono, mostrarono con argomenti certi che il culto delle divinità era falso, annunciaro il terrore del giudizio futuro, confermarono la loro dottrina con prodigi. Allora gli uomini che li ascoltarono, si turbarono e si agitarono, furono presi da timore. Alcuni si turbarono in senso positivo, altri in senso negativo. Ora, però, vogliamo parlare degli uomini che si turbarono in modo positivo. Si scuote in modo retto chi, sapendo di aver vissuto male, crede al messaggio accusando se stesso e si preoccupa del comportamento di vita tenuto. [Queste persone] passarono dall'incredulità alla fede, dalle tenebre alla luce, dalla falsità alla verità. Ciò avvenne perché furono presi dal timore del giudizio futuro e dalla pena che spetta agli increduli.
Lì [li presero] dolori come quelli di una partoriente. Questi dolori sono positivi perché si tramutano ben presto in gioia. Perciò il Signore dice: “La donna quando partorisce, prova tristezza perché è venuta la sua ora. Non appena ha partorito, dimentica il dolore per gioia della venuta di un uomo al mondo” (Gv 16,21). Gli uomini che aderivano alla fede provavano questi dolori, perché si affliggevano e piangevano per i loro peccati.
Con un vento gagliardo spezzi le navi di Tarsis. Osserva come ora cambi il protagonista [del salmo]. Esamina il salmo dal principio fino a questo punto e vedrai che solo ora il profeta parla alla seconda persona. Ha fatto così perchè non diamo valore soltanto alla profezia ma a tutto ciò che è comunicato nell'intera Scrittura.
Con un vento gagliardo spezzi le navi di Tarsis. Prefigura il vento di cui si parla negli Atti degli Apostoli: “Si udì all'improvviso dal cielo un rombo come fosse un vento forte che si abbatte e riempì tutta la casa dove erano riunuti”(At 2,2). Fu questo vento a spezzare le navi di Tarsis. Innumerevoli regioni, città, castelli e villaggi di questa terra, prefigurate nelle navi, si addolorarono per ciò che avevano compiuto e cambiarono in meglio. Tarsis rappresenta bene il mondo il quale, posto in mare, si dedica soltanto alla navigazione per darsi agli affari e agli imbrogli.
Come abbiamo ascoltato, così anche abbiamo visto nella città del Signore delle potenze, nella città del nostro Dio; Dio l'ha fondata per sempre. Il profeta viene a far parte di tutto il gruppo che ammira la conversine inaspettata di tutti i popoli. Come abbiamo sentito annunciare dai patriarchi e dai profeti, così abbiamo verificarsi nella città del Signore delle vitù, la quale rappresenta la Chiesa. Il nostro Salvatore è chiamato Signore delle potenze perché è prorio Lui che ha compiuto, direttamente nella sua persona o per mezzo dei suoi [discepoli] numerosi gesti di potenza, ovunque. Bene allora ha detto: Dio l'ha fondata per sempre. Il suo fondamento non può essere scosso; per questo il Signore: “Le porte degli inferi non prevaranno contro di essa” (Mt 16,18).
Abbiamo ricevuto la tua misericordia in mezzo al tuo tempio. Chi vuole trovare misericodia ed essere liberato dai peccati, venga nel tempio di Dio, venga nella Chiesa di Dio perché non può ricevere altrove il perdono dei suoi peccati.
Come il tuo Nome, o Dio, così la tua lode [s'estenda] sino ai confini della terra. Se il tuo Nome è stato udito ovunque, non c'è popolo che lo ignori; ora fa che la tua lode si dilati ovunque e si estenda affinché non ci sia alcun popolo fino ai confini della terra, che non ti lodi e non ti magnifichi. Beati gli uomini che ti loderanno; miseri, invece, coloro che taceranno la tua lode. Perché questo?
Perchè di giustizia è piena la tua destra che darà a ciascuno secondo le sue opere (Mt 16,27).
Gioisca il monte di Sion che non cessa ogni giorno di lodarti ed esultino le figlie di Giuda, cioé le anime dei confessori che perseverano nelle tue lodi. Giuda significa colui che confessa oppure che loda il Signore. A motivo dei tuoi giudizi, Signore. I tuoi giudizi sono tali da rendere beati e possono rallegrare tutti i tuoi fedeli. Ora, inoltre, rivolge un'esortazione agli stessi apostoli e li incoraggia ad essere solleciti verso il monte di Sion, a fortificarlo e a custodirlo con ogni diligenza. Questo messaggio lo ripete:
Circondate Sion, abbracciatela e contate le sue torri: pensate alla sua virtù e … Circondate Sion, voi che lo custodite e lo sorvegliate e rinforzatela da ogni parte con le vostre difese. Abbracciatela con le funi dell'amore e della carità, e rafforzatela da ogni lato con la vostra cura.
Raccontate e annunciate in tutte le sue torri: è un riferimento alle singole Chiese, diversificate dai luoghi d'abitazione non dalla dottrina. Ponete i vostri cuori nella sua virtù, cioè con tutto il cuore e con ogni impegno attendete alla sua virtù e alla sua forza.
Assegnate i suoi gradi: ordinate i vescovi, i presbiteri e tutti gli altri gradi ecclesiastici in ogni singola Chiesa per annunciare alla generazione successiva. Questo comando è stato ripreso dall'apostolo: “Molti divennero sacerdoti secondo la legge, poiché la morte impediva loro di durare per sempre” (Eb 7,23). Se fossero vissuti per sempre, sarebbero stati sufficienti e non sarebbe stato necessario ordinarne degli altri. Adesso è necessario invece che gli uni suppliscano a quelli che se ne vanno, affinché il messaggio degli apostoli venga fatto conoscere alla generazione successiva. Che cosa verrà insegnato?
Questi è il nostro Dio in eterno e nei secoli ed Egli ci governerà nei secoli. Sarà sufficiente per noi predicare questo nella Chiesa: Cristo Dio, è nostro re per sempre; poiché Egli regna su di noi e ci ama, non vogliamo sottrarci al suo dominio, non aderiamo ad un'altra dottrina e compiamo umilmente ciò che ci ha chiesto; non facciamoci dominare da altri e questo ci basterà.

Salmo 48

Per la fine: per i figli di Core. Salmo. Il significato del titolo l'ho già esposto.
Ascoltate questo, popoli tutti, porgete orecchio voi che abitate la terra, terrigeni, figli dell'uomo insieme, ricchi e poveri. In questo salmo il profeta attesta di voler comunicare cose grandi, visto che chiama tutte le genti, non lascia stare alcuno ma chiama tutti, e ingiunge ricchi e poveri ad ascoltarlo.
La mia bocca parla di sapienza e la meditazione del mio cuore di prudenza. Ci rende nello stesso tempo attenti e ben disposti. Del resto questo è segno certo di sapienza acquisita, che l'uomo non confidi nel suo vigore, né si glori della ricchezza ma piuttosto preferisca essere misericordioso, conosca se stesso e non abbandoni la sua carne alla lussuria e ai piaceri.
Volgerò il mio orecchio ad una parabola. Per il fatto che dica di voler rivolgere il suo orecchio all'ascolto di una parabola e di parlare mediante immagini, attesta di non pronunciare messaggi che vengono da lui ma da altri. Per questo ha detto: “Ascolterò che cosa dice in me il Signore Dio” (Sal 84,9). “Accompagnerò nel salterio la mia esposizione. Il salterio è uno strumento dell'arte musicale, provvisto di dieci corde e non più di quelle. Sono dieci anche le proposizione della Legge che contengono ogni norma. Quindi canta accompagnandosi con il salterio chi custodisce ed attua i comandamenti.
Perché temere nel giorno triste? Comincia a parlare per immagini e pone se stesso come parabola per altri e ogni ascoltatore deve far risuonare in se stesso il messaggio che egli annuncia a partire dalla sua esperienza. Giorno triste è quello del giudizio, predisposta soltanto per comminare punizioni ai malvagi. Perché dovrò temere in quel giorno amaro? La malvagità del mio calcagno mi circonderà. È iniquo il calcagno che no rimane stabile ma fa cadere tutta la persona.
Siamo dotati di molti calcagni e sono più quelli che abbiamo nel nostro interno che all'esterno. Tutte le nostre azioni sono dei piedi; se sono buone procediamo in modo retto; se sono cattive, camminiamo malamente. Cadiamo a terra o stiamo saldi a seconda del nostro agire. In quel giorno amaro non proverà alcuna paura chi ha camminato in modo corretto lungo la vita.
Gli uomini che si vantano della loro forza, che si gloriano della loro ricchezza. Dovranno aver paura nel giorno del dolore gli uomini che si vantano della loro forza e si gloriano per l'abbondanza della ricchezza. Devono temere perché camminano nell'iniquità: camminano male perchè cadono spesso e non sono in grado di sorreggere gli uomini che dovrebbero portare. Come prova questo ragionamento?
Il fratello non ci redime, ci redimerà l'uomo. Chi è questo fratello della cui redenzione abbiamo così grande bisogno? É Colui che attesta in un altro passo: “Racconterò il tuo Nome ai miei fratelli” (Sal 21,23). Si tratta del nostro Salvatore che non redime gli uomini che confidano nella loro forza e che si gloriano delle loro ricchezze. Se non li salva Lui che è uomo e Dio, chi potrà soccorerli? Il sacerdote o il levita potranno aiutare l'uomo che non poté essere risanato dal Samaritano?
Non potrà presentare a Dio la sua richiesta né dare un prezzo per la sua anima. Non viene redento perché Dio non ascolterà la sua preghiera e perchè non può pagare un riscatto per la sua anima. Dio accoglie le preghiere dei fedeli che hanno una retta intenzione e invocano con cuore puro. Redimono le loro anime quanti offrono una riparazione dei loro peccati con le elemosine e con altre opere di misericordia. Faticherà in eterno e vivrà per sempre. Dato che i malvagi sono proprio così, faticheranno in eterno, senza mai riposarsi. Vivono per sempre senza ottenere alcun risultato; se potessero, preferirebbero morire e vedere la fine [dei loro mali].
Non vedrà la morte, quando vedrà morire i saggi. Gli iniqui vivranno sempre nel dolore, fra i tormenti perchè non pensano e non capiscono come i saggi muoiano nella giustizia e nella santità. “Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli” (Sal 115,5). Essi riflettono e dichiarano nel loro cuore: c'è una stessa fine per tutti, buoni o cattivi, giusti o peccatori, sapienti o stolti. Tutti muoiono e tornano ad essere polvere. Non c'è alcuna differenza tra loro. Godiamo la vita perchè non sappiamo se abbiamo un futuro in un'altra vita. Un modo di pensare del genere è iniquo e porta a disperare; per questo accade che lo stolto perisca insieme all'insipiente. Questo insipiente rievoca l'altro che delibera che nel suo cuore: Dio non esiste (Sal 13,1), a rappresentanza di tutti gli increduli. Lo stolto è l'uomo che ama soltanto i beni terreni e passeggeri, che vengono persi all'improvviso, con tanta facilità. Tutti costoro muoiono nella stessa maniera, perchè non sono molto diversi dagli increduli, anzi sono come loro. Era un insipiente di questo genere l'uomo al quale il Signore dice: “Stolto, questa stessa notte la tua anima ti lascerà:i beni che accumulasti, di chi saranno” (Lc 12,10).
Lasceranno ad altri le loro ricchezze. Un altro salmo attesta in modo simile: “Accumulano ma non sanno chi raccoglierà” (Sal 38,7).
Il sepolcro sarà la loro casa per sempre. Dopo che saranno scesi nella tomba, non abiteranno più altre dimore; il regno dei morti diventa la loro tomba e i loro stessi corpi saranno dei sepolcri, fetidi e maleodoranti.
Le loro tende dureranno per generazioni: chiameranno i loro nomi nelle loro terre. Come nella Gerusalemme celeste ci sono molte dimore, anche nel regno dei morti si trovano molte tende, ossia molteplici situazioni di pena. Come nel cielo i beati sono differenti nel loro grado di gloria, così anche in questo luogo, la situazione di sofferenza dell'uno è molto differente da quella dell'altro. Le loro tende: si riferisce agli spiriti maligni che abiteranno con loro in quei luoghi, in ogni generazione, ossia in un tempo senza termine. [In aggiunta] ai tormenti con i quali saranno oppressi, [s'aggiungerà] anche il fatto che [gli spiriti maligni] li chiameranno con i loro nomi; l'essere designati in quel modo, accrescerà la loro sofferenza e la loro tristezza. Dobbiamo capire che ci sarà questo aggravio di pena: gli spiriti maligni li chiameranno per sempre adulteri, fornicatori, sacrileghi, ladri, spergiuri, omicidi, sodomiti, rapinatori e con tutte le altre denominazioni ben fissate nella loro mente. Il popolo della terra saranno loro stessi terra, diventeranno quella terra in cui dimorano.
L'uomo, stabilito nel suo onore, non comprese, divenne simile ad animali privi di ragione, assomigliò a loro. Viene posto il motivo per il quali gli uomini malvagi dovranno patire le pene che ho ricordato: mentre erano stati posti nel loro onore, creati ad immagine e somiglianza di Dio, non fecero attenzione a Colui del quale portavano l'immagine ma preferirono vivere in modo lussurioso e turpe. Vollero assomigliare agli animali irragionevoli. Divennero come bruti, se l'avessero voluto, sarebbero stati delle divinità. Leggiamo, infatti: “Io ho detto: siete Dei, siete tutti figli dell'Altissimo” (Sal 71,6). Questa vita divenne per loro motivo d'inciampo. Chi potrebbe enumerare quanti motivi di inciampo trovino gli iniqui in questa vita? Anche l'altra vita offre loro occasioni di scandalo e di traviamento. La loro situazione di vita è tale da impedire loro di trovare quiete; si aggrediscono l'un l'altro e si perseguitano con odio feroce.
Dopo benediranno con la bocca. Si può interpretare così: dopo essersi combattuti ed odiati, i malvagi si onorano tra loro ma solo in apparenza, con la bocca, ma non in verità, con il cuore. Stipulano una pace fittizia. Se pensiamo che questo versetto, invece, si riferisca a ciò che accade nell'altra vita, allora potrebbe avere quest'altro senso: in seguito benediranno con la loro bocca, cioé in seguito [dopo la morte] desidereranno aver benedetto. Con la loro bocca: si riferisce a pensieri opportuni piuttosto che alle parole esplicite. Come pecore si trovano nel regno dei morti. Perché sono paragonati a pecore? Non presentano alcun aspetto ragionevole, anzi, privi di qualsiasi virtù e vigore spirituale, vengono trascinati verso la morte come fossero animali bruti. Che cosa accadrà, una volta che sono morti?
La morte si alimenterà di loro. Non ha detto che li divorerà in un boccone ma che si alimenterà di loro. In questo modo comprendiamo che la morte rimarrà sempre … Su di loro prevarranno i giusti che erano stati vinti e che non avevano potuto scampare da loro. Questo accadrà al mattino quando, passata del tutto questa notte lunghissima, sorgerà per i giusti il Sole di giustizia.
Il loro aiuto invecchierà negli inferi: dove saranno, là troveranno anche il loro aiuto; ci riferisce chiaramente ai loro amici e vicini che solevano aiutarlo. Costarono invecchieranno all’inferno, perché non rimarranno là per poco tempo, e saranno privati della loro gloria. Se avesse detto questo subito, sarebbero stato più opportuno, perché non appena muoiono, rimangono privi di tutta la loro gloria. Nei profeti troviamo una conferma di queste parole: dove si spostava lo spirito, lo seguivano anche le ruote del carro.
Dio libererà l’anima mia dalla mano degli inferi, quando mi accoglierà. Sembra che qualcuno gli dica: «Parli così di altri come se anche tu non dovessi scendere negli inferi per abitare là». A questo interlocutore, egli replica: Lo so che vi scenderò anch’io ma Dio mi libererà dal potere della morte. Quando accadrà? Quando mi accoglierà. Felice, molto felice, quel giorno nel quale il Nostro Salvatore discese in quel luogo e liberò le anime dei santi, là trattenute come prigioniere. Questo corrisponde al messaggio annunciato in un altro passo: «Mi comunicherai gioia e letizia ed esulteranno le ossa umiliate» (Sal 50,10).
Non temere se vedi un uomo arricchire e dilatarsi la gloria della sua casa. Non temerai né per il ricco né per il povero: all’improvviso i poveri diventano ricchi e la povertà dei santi si cambia subito in ricchezza. Gli uomini religiosi spesso hanno timore quando vedono che uomini malvagi e tracotanti, da quali sono odiati, crescono in potere e in ricchezza. Ora il Profeta li conforta e li esorta a non avere timore perché questi tali presto verranno meno.
Morendo, non prenderà con sé nulla e la gloria della sua casa non scenderà con lui. Bisogna invece rammaricarsi di costoro perché periscono ma rallegrarsi per il fatto che ricevono la mercede delle loro iniquità.
In vita la sua anima era benedetta. Nel corso della sua vita l’empio veniva benedetto ma dai suoi adulatori e dai suoi simili. Da morto, gli spetta una maledizione eterna. Verrai lodato perché gli avrai procurato del bene. Vediamo che costoro, quando vivono nel benessere secondo il loro intento, mentre ricevono lodi e congratulazioni, tuttavia non smettono di comportarsi in modo iniquo ma peggiorano proprio a motivo del loro benessere.
Scenderà fino alla generazione dei suoi padri. Essi dicono questo quasi per scherzo e dichiarano di voler andare ad abitare presso i loro padri. Siamo figli di colui del quale imitiamo le opere. Parteciperanno alla loro stessa pena, dal momento che hanno agito come loro. Non vedranno mai più la luce: dalle tenebre della cecità e dell’errore cadranno nelle tenebre esteriori, dove si ode pianto e stridore di denti.
L’uomo, mentre era onorato, non capì; fu assimilato agli animali irragionevoli e divenne loro simile. Questo lo aveva già detto in precedenza ma per il fatto che ora lo deve ripetere, appare che costui ha continuato a perseverare nella sua malizia.

Salmo 49

Salmo di Asaph. Asaph significa sinagoga, ossia assemblea. [L'assemblea del popolo dei giudei] rivela in questo salmo il comando ricevuto da Dio: smettere di presentare i sacrifici che di solito offriva ed offrire invece il sacrificio di lode.
Il Signore Dio degli dei ha parlato e ha convocato la terra, dal sorgere del sole al suoi tramonto, da Sion, splendore della sua bellezza. Afferma l'evangelista, a proposito degli uomini che hanno accolto il Cristo, che Egli «ha dato loro la possibilità di diventare figli di Dio, a coloro che credono nel suo Nome» (Gv 1, 12). Tutti i credenti dono dei e figli di Dio, come ha assicurato loro il Signore: «Ho detto: voi siete Dei e siete tutti figli di Dio» (Sal 81, 6). Dio, che è il Signore sopratutto degli dei, cioé di tutti i santi (sono loro infatti che obbediscono e servono a lui), ha parlato, in modo diretto e per mezzo dei suoi apostoli. Ha convocato la terra. Quale? Il territorio che si estende dal sorgere del sole al suo tramonto. «Dio non lo è soltanto per i Giudei ma anche per i pagani, poiché unico è il Dio che giustifica gli ebrei per la fede e i pagani per la fede» (Rm 3,29). Si dichiara in un passo: «Su tutta la terra è uscita la loro parola e la loro predicazione ha raggiunto il mondo intero» (Sal 18,4). Da Sion, splendore della sua bellezza. Tutti gli uomini, da oriente ad occidente, sono chiamati. Sion e Gerusalemme si trovano al centro, come si legge in un altro passo: «Dio, nostro re, ha operato la salvezza al centro della terra» (Sal 73,12). Gs è detto che quella città è situata al centro e da essa tutti, stando all'intorno, ricevono dottrina, splendore e bellezza. In Sio fu sparso il sangue dal quale tutto il mondo fu purificato e ricevette l'antica bellezza e il primitivo splendore. Questo messaggio parla della prima venuta di Cristo; ora ascoltiamo ciò che viene detto riguardo alla seconda venuta.
Dio, il nostro Dio,  viene in modo manifesto e non starà in silenzio. Nel suo primo avvento venne in modo segreto, in forma di servo, e non fu riconosciuto. «Se lo avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (1 Cor 2,8). Verrà in modo manifesto non per farsi giudicare [da imputato] ma per esprimere il giudizio [come giudice]. Egli stesso afferma: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua maestà, si raduneranno al suo cospetto tutti i popoli» (Mt 25,32). Per questo ora si dice: «Radunate davanti a lui i suoi santi». Allora non resterà in silenzio colui che un tempo «come agnello fu condotto al macello e non aprì la sua bocca» (Is 53,7). Tacque, come sta scritto, ma non tacerà per sempre; lo stare in silenzio non s'accorda con il giudicare.
Un fuoco arderà davanti a lui e attorno a lui si scatenerà una forte tempesta. Le profezie sono inquietanti perché, in molti passi, non precisano il tempo o lo svolgimento degli eventi che si succederanno. Sarebbe stato opportuno collocare questo versetto in un momento successivo perché le cose che sono raccontate in seguito avverranno prima di quelle di cui si parla attualmente. Prima sarà convocato il cielo e la terra dell'alto, un popolo verrà separato dall'altro. Tutti i santi saranno convocati presso il giudice; dapprima i cieli proclameranno la sentenza e annunceranno la giustizia, poi infine un fuoco arderà davanti a lui e attorno a lui si scatenerà una forte tempesta. Gli eventi si svolgeranno in questo modo, come è confermato dal versetto successivo:
Convocherà il cielo al di sopra e la terra per giudicare il suo popolo. è tipico dei profeti presentare il passato come realtà già avvenuta perché considerano ciò che dovrà accadere talmente certo come se già fosse avvenuto. Cielo e terra rappresentano la moltitudine dei buoni e dei cattivi. Giustamente i buoni sono chiamati cielo perché è là che si trasferiranno e perché da sempre hanno amato i beni celesti. I cattivi invece sono chiamati terra perché amano soltanto le realtà terrene e transitorie e dovranno essere trascinati nelle profondità della terra. Il Signore convocherà in alto cielo e terra poiché, come insegna l'apostolo, buoni e cattivi «dovranno comparire presso il tribunale di Cristo perché ciascuno dia ragione dei suoi peccati» (2 Cor 5,19). Se parlare di una posizione in alto manifesta chiaramente che il giudizio non avverrà sulla terra  ma nell'aria. Perché ci sarà questa convocazione? Per giudicare il popolo. Nel Vangelo infatti sta scritto: «Separerà i buoni dai cattivi come il pastore separa gli agnelli dai capri; porrà gli agnelli a destra e i capri a sinistra (Mt 24, 33). Già dal tipo di collocazione, gli uomini potranno capire subito quanti saranno destinati alla gloria o alla pena.
Radunate i suoi santi che hanno sancito un'alleanza sui sacrifici. Voi angeli, dal momento che avete questo compito, radunate i suoi santi, ossia i vescovi, i sacerdoti e tutti i membri dell'ordine ecclesiastico. Tutti costoro non sono radunati assieme a tutti gli altri ma in una convocazione particolare. In seguito giungono gli apostoli dei quali viene detto: «I cieli annunceranno la sua giustizia». In seguito viene introdotto lo stesso Signore e Salvatore nostro del quale si dice: Dio è giudice. I vescovi e i sacerdoti hanno sancito un'alleanza con Dio sui sacrifici; anzi nei sacrifici offerti dai giudei hanno vista una prefigurazione e una manifestazione della Nuova Alleanza. Sebbene entrambe le Alleanze appartengano a Dio, può essere considerato suo quella che è passibile di interpretazione spirituale. Ciò che nell'uno o nell'atro Testamento viene interpretato secondo il senso letterale è una realtà vecchia, ciò che invece è interpretato in senso spirituale, è una realtà nuova. Tra noi e i giudei rimane soltanto questa differenza riguardante l'interpretazione letterale; se non rimanessero vincolati ad essa, oggi sarebbero tutti cristiani insieme a noi. La lettera, però, uccide mentre la comprensione spirituale vivifica la Chiesa. Il Nuovo testamento è una chiarificazione dell'Antico. Il giudeo immolo l'agnello, il capro e il toro ma io vedo in queste vittime una prefigurazione di Cristo. Agire in questo modo è sancire l'Alleanza sui sacrifici.
I cieli annunciarono la sua giustizia, poiché Dio è il giudice. Annunceranno, dice, non tanto la sua giustizia ma il suo giudizio, poiché Dio è il giudice, del quali altri annunceranno giustizia e giudizio. Non soltanto gli apostoli, ma anche la regina del sud e gli abitanti di Ninive in quel giorno parteciperanno al giudizio; tutti costoro, però, giudicheranno in qualità di discepoli mentre il Cristo lo farà come Signore e maestro. Emessa la sentenza e concluso il giudizio in quest'ordine, allora seguirà ciò che ho detto prima: Un fuoco arderà attorno a lui e grande tempesta vicino a lui.Tali avvenimenti è meglio temerli che esporli, sono da pensare con timore piuttosto che raccontarli con la lingua. Fino a questo punto, ha parlato Asaph, che rappresenta tutti i patriarchi e i profeti, annunciando le due venute del Cristo. Ora comincia a rispondere al messaggio che è stato annunciato.
Ascolta, popolo mio, ora parlerò, Israele e testimonierò contro di te, poiché sono Dio, il tuo Dio. Hai parlato abbastanza, sembra dire, ora ascolta e parlerò io, parlerò sotto giuramento affinché tu custodisca in modo sicuro il mio insegnamento e non presuma cambiarlo. «Io sono Dio, il tuo Dio» che non ti lascerà impunito, se non gli avrai obbedito. Non dobbiamo forse ascoltarlo e prestargli obbedienza come al nostro Dio e Signore? Il messaggio, che chiede di ascoltare con la massima attenzione e che promette di esporre, è annunciato molto dopo nel testo, proprio nel versetto in cui si dichiara: Offri a Dio il sacrificio di lode e compi i tuoi voti all'Altissimo. Inoltre al termine del salmo, troviamo: «Il sacrificio di lode mi onorerà e questo costituisce il sentiero attraverso il quale mostrerò a lui la salvezza di Dio». Tu stesso hai voluto esprimere la lode e hai chiamato degli amici che sancirono l'Alleanza di Dio sui sacrifici. Guarda di non interpretare tutto questo secondo la lettera ma cerca di cogliere il significato delle Scritture secondo il loro senso spirituale. Se farai così, allora il tuo sacrificio mi sarà gradito mentre se nutrirai un'altro tipo di comprensione, errerai nel vuoto. Lo conferma nel seguito.
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici e i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. Non ti rimproverò i tuoi sacrifici perché, compresi e vissuti secondo il loro significato pieno, meritano di essere lodati e non disprezzati. Olocausti del genere sono graditi a Dio e sono sempre da lui accolti. Si legge infatti riguardo al sacrificio di Abele: «Dio guardò Abele e i suoi doni ma non rivolse lo sguardo a quelli di Caino» (Gn 4,4). Da questo testo appare chiaro che i santi patriarchi e profeti, e tutti i credenti nei quali abitava lo Spirito, attribuivano una comprensione spirituale ai sacrifici che offrivano. Questo salmo attesta tale verità, nel corso del quale Davide profeta parla in questo senso ed apprezza questo tipo di culto.
Non prenderò giovenchi dalla tua casa né capri dai tuoi greggi. Queste parole sembra essere contrarie a quelle dette finora ma non è così. Ci sono capri e vitelli che sono graditi al Signore e ci sono, invece, capri e vitelli che non gli sono graditi. Il capro è l'uomo lussurioso e il vitello, rappresenta quello superbo. Se costoro si convertiranno, e cominceranno a pentirsi e a offrire in sacrificio la loro persona,  questi capri e questi vitelli saranno apprezzati dal SS. Per questo l'apostolo dichiara: «Vi scongiuro per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; il vostro sacrificio sia spirituale (Rm 12,1). Dio disprezza altri tipi di capri e di vitelli. Un tempo li accettava per il loro significato non a motivo dello spargimento di sangue in sé.
Mie sono tutte le fiere della selva, i giumenti sui monti e i buoi. Perché rifiuta vitelli e capri, mentre mostra di accettare buoi e giumenti? Non rifiuta gli animali ma piuttosto i sacrifici; tutti gli animali di per sé sono buoni, questi e quelli. Un tempo i sacrifici piacquero a Dio a motivo del loro senso nascosto [per il riferimento a Cristo] ma se venissero offerti ora, quest'atto sarebbe considerato un sacrilegio. Le fiere delle selve rappresentano gli uomini feroci, dediti alla rapina. Anche costoro appartengono al SS: spesso, dopo essersi convertiti, servono il SS. I giumenti e i buoi, che stanno sui monti, mostrano un significato positivo. Sono soltanto giumenti ma svolgono un compito positivo in quanto lavoro per gli altri. L'apostolo, parlando di loro, dichiara: «Portate gli uni i pesi degli altri e così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2). I buoi rappresentano i vescovi e i sacerdoti i quali arano in modo assiduo con l'aratro il campo di Dio; costoro stanno sui monti, ossia nelle Chiese.
Conosco tutti gli uccelli del cielo e le specie del campo sono con me. I volatili del cielo sono un'immagine degli uomini che nella chiesa brillano per la loro sapienza e volano in alto. Era così il beato Giovanni che è presentato come un'aquila. Era così anche il beato Paolo che, come si racconta, fu rapito fino al terzo cielo. Sono così tutti coloro che meditano giorno e notte sulla Scrittura, per poter comprenderla e poi spiegarla. Vediamo nell'immagine del campo  il coro dei vergini, maschi e femmine. Il Signore dichiara di stare con loro e di gioire per costoro, come leggiamo nel Cantico dei Cantici: «Sono il fiore del campo, il giglio delle valli» (Ct 2,1).
Se avrò fame, non mi rivolgerò a te. Vale a dire: Se vuoi offrirmi ancora un sacrificio del genere, se penserai che possa apprezzare un nutrimento del genere, non voglio proprio che tu ti metta a cucinare, a servirmi a tavola, a darmi consigli su ciò che devo mangiare e assumere. Perché? Io possiedo il mondo e tutto ciò che vive in esso. Siano sufficienti queste parole che rivolgo ai giudei, benché non vogliano ascoltarmi mentre vogliono, al contrario, restare attaccati al senso letterale che li uccide.
Mangerò forse la carne dei tori o berrò il sangue dei capri? Formula questo interrogativo per irridere e per manifestare la sua riprovazione totale. Nella passione di Cristo tutti i sacrifici hanno ricevuto il loro compimento. Abbiamo un unico sacrificio: quello dal valore eterno, [offerto da un sacerdote] secondo l'ordine di Melchisedek. «Cristo rappresenta la fine della Legge e la giustificazione per ogni credente» (Rm 10,4). Possiamo contare, in realtà, anche su altri sacrifici, su quelli che costituiscono l'offerta della nostra lode e del nostro giubilo:
Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all'Altissimo i tuoi voti. Si tratta del sacrificio che viene illustrato in questa maniera: «Per mezzo di lui, offriamo sempre a Dio una vittima di lode, [offriamo come] vitelli [immolati] le labbra che lodano il suo nome» (Eb 13,15). La Chiesa offre questi sacrifici di giorno e di notte, mentre impiega il proprio tempo nel cantare, nel salmeggiare e nel predicare. Dobbiamo rendere a Dio i nostri voti, senza differire a presentare i sentimenti del nostro cuore.
Invocami nel giorno della tribolazione, ti libererò e mi magnificherai. Ci dice ciò che dobbiamo fare, promette il premio e la ricompensa, se lo facciamo. Tuttavia siamo incostanti sia nell'agire come nel chiedere.
Al peccatore dice Dio: perché racconti le mie giustizie? La lode del peccatore non ha molto valore. Chi, però, è senza peccato? «Se diciamo di non avere peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (Gv 1,8). In questa frase, perciò, si riferisce al peccatore che persevera nel male e rifiuta di pentirsi. Come può annunciare le opere di giustizia di Dio, uno che è contrario alla giustizia? L'Apostolo dice a loro riguardo: «Perché predichi che non bisogna rubare, mentre rubi? Perché insegni a non fornicare, e poi compi atti impuri? Perché dichiari di detestare gli idoli e poi offri loro un sacrificio?» (Rm 2,21).
Perché parli sempre della mia alleanza? Ora il salmista non fa che ripetere l'insegnamento precedente, ossia non deve annunciare la santità con una bocca impura. Possiamo vedere nel termine alleanza, un'allusione al corpo e al sangue di Cristo. Infatti il Signore ha detto: «Questo è il calice della Nuova Alleanza, che è stato sparso per voi e per tutti in remissione dei peccati» (Mc 14,24).
Tu odi la disciplina. La detesti e la predichi? Getta alle spalle le mie parole, chi agisce in modo ad esse contrario e non si cura neppure di prestarvi attenzione.
Se vedi un ladro, ti metti subito a correre con lui. Corre insieme al ladro, chi fa tali opere o vi presta il consenso. Con gli adulteri ti fai compagno. Lo attesta anche l'Apostolo: «Chi si unisce ad una prostituta, diventa con lei un solo corpo» (1 Cor 6,16).
La tua bocca è colma d'iniquità e la tua lingua medita inganno. Il verso elenca gli eretici, i predicatori ingannatori e fallaci, tutti gli imbroglioni e gli adulatori.
Ti siedi e parli contro il tuo fratello e poni un inciampo contro il figlio di tua madre. Ogni cristiano è nostro fratello, figlio della nostra madre. Sedere significa perseverare; parla della persona che persevera nella sua malizia sino alla fine. Costoro non si vergognano di continuare a predicare? Per questo motivo Mosè ordinò al lebbroso di tenere sempre la bocca chiusa e coperta.
Hai fatto questo e ho taciuto; hai pensato, o uomo iniquo, che fossi simile a te. Tutti i peccati che lo enumerati poco fa, li hai compiuti. Li ho visti, riconosciuti e sono rimasto in silenzio. Tuttavia non resterò sempre in silenzio, ma interverrò punendo in modo adeguato, altrimenti mi mostrerei uguale a te. Non esiste grande differenza tra chi compie il male e chi vi consente. Se hai espresso approvazione, hai compiuto un grave peccato, aggiungendolo al precedente.
Ti rimprovero e ti pongo davanti i tuoi peccati. Non tacerò e come è giusto, ti rimprovererò e tutto il male che hai commesso, e che tu credi abbia dimenticato, lo porrò di fronte a te, perché tu mi renda conto di ognuno e riceva una punizione adeguata. Capite questo voi che dimenticate il Signore, affinché non vi annienti senza che alcuno vi possa liberare. Chi sa di avere Dio contro di lui, da chi potrà essere liberato?
Il sacrificio di lode mi glorificherà. Questo versetto, come ho detto, prolunga il discorso precedente e perciò non sembra legato a ciò che si diceva ora. è questo il cammino sul quale manifesterò la mia salvezza. In questo cammino, cioè nel sacrificio della lode, manifesterò la salvezza di Dio a colui che lo intraprenderà e persevererà in esso. L'opera salutare, ossia la salvezza che sarà donata da Dio, non ha valore temporale ma eterno. Chi la riceverà non temerà né la malattia, né la morte.

Salmo 50

Per la fine. Salmo di Davide. Quando venne da lui Natan profeta dopo che era entrato in casa di Betsabea.
Davide compose questo salmo in occasione del peccato che commise nella vicenda di Uria e Betsabea. Offre ai peccatori un esempio su come avrebbero devono pentirsi e li esorta a non vergognarsi a riconoscere i loro peccati. Egli si impegnò in una penitenza adeguata visto che subito commosse Dio e lo rese misericordioso. Leggiamo infatti che il profeta Natan si recò da lui e gli disse: «Il tuo peccato è stato perdonato» (2 Re 12,13). Perché ha messo nel titolo l’espressione per la fine? Il salmo tende a questo compimento; Davide parla con il nostro Salvatore grazie al quale spera di essere liberato dal peccato.
Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. Dio agì sempre con misericordia; ancora adesso è misericordioso. Si mostrò misericordioso in modo incomparabile quando redense il mondo e con il proprio sangue distrusse il peccato originale. A questo gesto di misericordia allude anche un altro versetto dei salmo dove leggiamo: «Ha confermato per noi la sua misericordia» (Sal 116,2). Ha confermato, ha portato prove di quanto sia misericordioso. Chiede che questa misericordia scende in primo luogo su di lui, poiché riconosceva che il suo peccato era più grave di ogni altro. Spera con grande fiducia che gli vengano rimessi anche i peccati minori, visto che Egli è così disposto a perdonare anche quello più grande.
Secono la moltitudine delle tue misericordie distruggi la mia iniquità. Se prima aveva parlato di grande misericordia al singolare, ora parla al plurale di una moltitudine di atti di misericordia. La misericordia non è soltanto grande, ma immensa e incomparabile. Il peccato [d’origine] lo considera [anche] espressione della sua malvagità personale, poiché appartiene a tutti, ferì mortalmente e oppresse tutti. Tuttavia ora fa riferimento alla sua colpa specifica e chiede che il perdono gli venga elargito in modo più generoso e radicale rispetto a come avviene per tutti. Dichiara infatti:
Lavami del tutto dalla mia ingiustizia e purificami dal mio delitto. Molti infatti sono stati liberati dal peccato originale [in modo incompleto], al punto che, se non vengono lavati in modo più radicale, quella liberazione non è sufficiente. Infatti non poteva essere annullato se non in seguito a quell’atto definitivo di misericordia del quale ho parlato, facendo riferimento alla passione di Cristo. Tutti i peccati rimanenti, prima o dopo la sua venuta, non avrebbero potuto ricevere il perdono senza il sangue di Cristo. Si mostra così come se avesse detto: Conosco il motivo per il quale [sarò perdonato] e sono fiducioso.
Aspergimi con issopo e sarò mondato, lavami e sarò più bianco della neve. Ora lavami del tutto dalla mia ingiustizia e purificami dal mio delitto. Adesso concedimi di essere lavato e perdonato in un modo ben più radicale di come fai con tutti, [lo chiedo] per me che mi sto pentendo con tutto il cuore. Conferma questa richieste con le parole che seguono:
Poiché riconosco la mia malvagità e il mio peccato sempre mi accusa. Dicendo di riconoscere d’aver peccato e di ricordare sempre la sua colpa, mostra che sta compiendo una penitenza sincera. Del resto in molti passi della Bibbia Dio promette di perdonare ai fedeli che mostrano una tale sincerità di pentimento. Ci presenta così un grande esempio su come anche noi dobbiamo pentirci.
Contro te solo ho peccato, e davanti a te ho compiuto il male. Davide era un re, molto potente nel sua epoca, e non temeva nessuno all’infuori di Dio. Per questo dice: Ho peccato soltanto nei tuoi riguardi, a te solo renderò conto, perché non ci sarà nessun che oserà rinfacciarmi la mia colpa. D’altra parte non possono nascondere a te il mio operato, perché ciò che ho fatto, l’ho compiuto sotto il tuo sguardo, perché tu vedi tutto e nulla ti rimane nascosto. Così mostrerai che sei veritiero nelle tue promesse e che imponi il tuo volere quando giudichi. Il Signore si dispone a perdonare il peccato, se vuole che le sue promesse vengano considerate veritiere. Davide conosceva bene le promesse di Dio, anzi proprio lui, [sapeva] ciò che Dio aveva detto, come egli stesso dichiara. Si rendeva conto che Dio e le sue parole sono così solide e sicure, da non poter lasciar cadere la su promessa. Mentre prestava attenzione al pentimento del suo cuore e alle parole del Signore, con le quali promette ai veri penitenti il perdono, non aveva alcun dubbio circa la misericordia o sul fatto che gli sarebbe stato concesso il perdono.
Valutava se stesso in base alla sua penitenza e Dio in base alle sue parole e osservava come giungessero entrambi alla stessa conclusione. Diceva nel suo cuore: perdona il mio peccato affinché tu possa mostrarti veritiero nelle tue promesse, cioè affinché le tue parole siano verificate come affidabili e inattaccabili ad ogni critica. Affinché tu faccia valere il tuo volere quando giudichi. Se le promesse di Dio non risultassero veritiere, Dio non uscirebbe come un vincitore ma come un vinto. In un processo vince il contende che dimostra di aver detto il vero. Dio risulta vincitore se perdona il peccato, perché allora adempie la promessa e le sue dichiarazioni si traducono in pratica. I fedeli che intraprendono una sincera penitenza si lascino istruire da queste parole e imparino ad abbandonarsi alla misericordia di Dio perché Egli agisce come ha promesso.
Ecco sono stato concepito nell’iniquità e nei delitti mi ha partorito mia madre. Fornisce un altro motivo per il quale il Signore dovrebbe volgersi per fare misericordia a lui, perché è stato concepito ed è nato nell’iniquità e la sua inclinazione a soggiacere agli impulsi della carne era impiantata in questa radice.
Ecco ti compiaci della verità. Tu ami la verità e sai che le mie parole sono sincere e dichiaro queste cose con fiducia perché so di essere onesto. Perciò aggiunge:
Mi hai fatto conoscere i segreti e i misteri della tua sapienza. Il profeta, per ispirazione dello Spirito, aveva conosciuto molti eventi riguardanti il presente e il futuro, che restavano ignorati e nascosti agli altri uomini, perché non possono essere conosciuti se non mediante lo Spirito Santo. Ritorna su questi eventi misteriosi nel versetto seguente.
Aspergimi con issopo e sarò mondato, lavami e sarò più bianco della neve. L’issopo sta per il sangue perché le aspersioni con il sangue dell’agnello immolato si facevano con rami d’issopo. L’espressione aspergimi con l’issopo non significa altro che aspergimi con il sangue del Figlio tuo. Ha detto aspergimi e indica l’issopo lo strumento usato per aspergere e inoltre non parla di nessun altro strumento adatto per aspergere. Non resta che pensare che egli voglia indicare l’issopo con il quale nell’antichità si facevano le aspersioni, per ordine divino. Il sangue dell’agnello era un segno prefigurativo di quell’altro Agnello che avrebbe tolto il peccato del mondo; aspersi dal suo sangue, siamo stati purificati dal peccato d’origine. «Egli ci ha amati e ci ha lavati dai nostri peccati con il suo sangue» (Ap 1,5). Nulla è più candido della neve, tuttavia dichiara che sarà più candido di essa e in questo modo preannuncia la glorificazione mirabile dei santi.
Mi farai udire [notizie] di gioia e letizia. La gioia sarà completa quando il nostro Salvatore scenderà nel regno dei morti e strapperà costui da quel luogo di tenebra insieme a tutti gli altri santi. Perciò è scritto: «O morte sarò la tua morte, sarò il tuo pungiglione o inferno» (Os 13,14). Esulteranno le ossa umiliate. Si pensa che Davide fu uno di coloro che risuscitarono con il Signore; giustamente afferma che le sue ossa esultarono perché erano state umiliate nella polvere per lungo tempo.
Distogli il tuo volto dai miei peccati e distruggi tutte le mie iniquità. Distogli già da ora il tuo volto dai miei peccati e dimenticali, non osservarli più a lungo e abbi pietà di me, visto che mi accoglierai in una gloria tanto grande e mi chiamerai prima degli altri. Non conviene che tu permetta che ora la mia vita rimanga macchiata, visto che nell’altra vita mi prepari una gloria sorprendente.
Un cuore puro crea in me, o Dio. Espelli dal mio cuore ogni cosa vana, ogni forma di stoltezza, ogni cattivo pensiero. Lì sta la fonte e l’origine del bene e del male; da lì traggono origine i vizi, si formano le radici del male, le quali, se non vengono strappate subito, cresceranno in maniera smodata in grande altezza. «Dal cuore escono i cattivi pensieri, i furti, gli adulteri, gli spergiuri, gli omicidi, le false testimonianze e altre cose simili che inquinano l’uomo» (Mt 15,19). Perciò sta scritto: «Con ogni cura custodisci il tuo cuore, perché la vita sgorga da esso» (Pr 4,23).
Immetti nelle mie viscere uno spirito retto. Lo Spirito Santo che è retto e rende retti non può essere rinnovato. Si dice che viene rinnovato quando viene ad abitare una seconda volta, in modo nuovo, nella casa che aveva lasciato, a motivo delle offese ricevute.
Non cacciarmi lontano dal tuo volto e non allontanare da me il tuo Spirito. Formulando questa richiesta, mostra che, prima della conversione, Dio era adirato con lui e che lo Spirito Santo si era allontanato. Chiede allora che lo Spirito Santo ritorni da lui, com’era prima, e venga corroborato dalla sua illuminazione.
Rendimi la gioia della tua salvezza e rafforza in me il tuo Spirito principale. Spirito retto, Spirito santo, Spirito principale sono un unico e identico spirito e non c’è tra loro alcuna differenza. Lo Spirito Santo viene designato con varie denominazioni a seconda della diversità dei doni. Quando rende gli uomini retti, allora viene chiamato Spirito retto; quando li fa diventare santi, appare come Spirito di santità e quando fa ritornare qualcuno al suo stato di dominio e al suo onore, può essere definito dagli uomini spirito di principato. Allo stesso modo è chiamato Spirito di sapienza, Spirito d’intelletto, Spirito di consiglio, Spirito di fortezza. Che cosa significa l’invocazione seguente?
Rendimi la gioia della tua salvezza. Mi sembra la gioia grande che riceveva dall’incarnazione del nostro Salvatore ora non l’avverta più e non può più sperimentarla come un tempo.
Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori ritorneranno a te. Concedimi ciò che ti chiedo: fa che possa insegnare ai peccatori le tue vie, che siano istruiti dalla mia esperienza. Possano trovare la strada che ho percorso per tornare a te, riconciliato con il tuo amore. Percorrano questi cammini fino a raggiungerti e si riconcilino con il tuo amore. Non solo i cattivi ma anche i malvagi vengano richiamati a te, in base alla mia esperienza esemplare.
Liberami dal sangue Dio, Dio della mia salvezza e la mia lingua esalterà la tua giustizia. «Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio» (Mt 16,17). Tutti i peccati possono essere designati come sangue, ma mi sembra che in questo caso voglia indicare i piaceri della carne e le sue bramosie. L’Apostolo chiede a sua volta: «Non [datevi] alle fornicazioni e alle impudicizie ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo» (Rm 13,13), il quale ama la castità e «non sottomettevi alla carne a motivo dei vostri desideri». La mia lingua esalterà la tua giustizia. Parla della lingua dell’uomo interiore. C’è una lingua che parla a te della tua giustizia nel mio cuore, perché sei molto giusto e difendi la tua creatura e non permetti che il tuo nemico la domini.
 Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Signore apri le labbra che sono rimaste chiuse fino ad oggi, poiché, consapevole dei miei peccati, non ho osato aprirle per lodarti. Dal momento però che la tua bontà e la tua misericordia mi hanno concesso il perdono, non voglio più tacere ma ti celebrerò con la mia bocca.
Se tu avessi voluto il sacrificio, te lo avrei fatto. Non mi sarei vergognato di offrirti un ariete per il peccato, come il tuo servo Mosè ha comandato di offrirtelo, a me e ai miei simili, ma tu non ami questi sacrifici. So ormai che non ti piacciono questi sacrifici, che valgono soltanto per il loro significato. Sembra che qualcuno gli abbia chiesto: se Dio non gradisce questo sacrificio, di quale altro atto di culto si compiace? A questa domanda egli risponde cosi:
Sacrificio a Dio è uno spirito contrito, un cuore affranto e umiliato Dio non disprezza. Questo è il sacrificio proprio di coloro che si convertono dai loro peccati. I sacrifici che Mosé aveva comandato di offrire per i peccati non erano altro che una prefigurazione di quelli. È molto opportuno allora che l’uomo immoli se stesso, offra se stesso nel pentimento anziché ammazzare arieti, capri o altri animali. L’uccisione [delle vittime] annunciavano la contrizione, il dolore e l’umiliazione.
Nel tuo amore, Signore, fa grazia a Sion e siano riedificate le mura di Gerusalemme. Sion significa punto di vedetta e, grazie alla sua solidità, Gerusalemme era ben custodita e difesa. In essa vediamo rappresentati i custodi della Chiesa e quelli posti a vigilare, cioè gli apostoli, i vescovi e i sacerdoti. Il Profeta, che fino a questo momento era rimasto in preghiera, ora che è stato esaudito, parla della Chiesa secondo il suo costume e comincia a pregare per essa. Prega per coloro che innalzano le sue mura e le costruiscono, ossia, come ho detto, per i vescovi e i sacerdoti, senza i quali le mura non possono essere innalzate e le pietre non possono essere sgrossate. Quanti sono i cristiani, altrettante sono le pietre di questa città: congiunti tra loro dal cemento della carità, rimangono fermi e stabili.
Allora gradirai il sacrificio di giustizia, le oblazioni e gli olocausti, allora porranno vitelli sul tuo altare. Quando Gerusalemme, ossia la Chiesa, verrà edificata e le sue mura saranno innalzate, allora gradirai, ti sarà gradito e accetto il sacrificio di giustizia, non quello di tori o di arieti, come avveniva un tempo, ma offerte e olocausti propri della giustizia, come sottintende. Tutti i santi sono considerati giusti, perché agiscono con giustizia, l’annunciano e la custodiscono. Fino ad oggi i santi soffrono la persecuzione, perché annunciano e difendono la giustizia. La loro sofferenza e la persecuzione che cosa sono se non un sacrificio gradito a Dio del quale si compiace? Proprio a proposito di questo sacrificio, si dice che Dio ne ha aspirato l’odore come di un profumo soave (Gn 8,2). Allora porranno vitelli sul tuo altare. Quali vitelli? Le labbra che celebrano il tuo Nome. Il sacrificio delle labbra non sono altro che il dono della lode e della gioia. Vescovi e sacerdoti offrono questi sacrifici quando in chiesa proclamano le lodi di Dio, quando spiegano il contenuto dei due Testamenti e lo depongono come offerta sull’altare dei nostri cuori. I nostri cuori sono degli altari sul quale ogni giorno sono immolati sacrifici di lode e d’esultanza.

Salmo 51

Il salmo parla della fine, ossia della fine di questo mondo ed esprime la sapienza di Davide. Questi si lamenta delle sventure che accaddero in quel tempo, quando Doeg l’Idumeo andò da Saul e gli comunicò che Davide era stato nella casa di Abimelech. Allora, come è scritto, per ordine di Saul, Doeg uccise il sacerdote Abimelech e tutti gli altri che erano con lui. Doeg significa impeto di sangue; giustamente gli viene dato questo significato perché egli con estrema facilità si prestò ad uccidere i sacerdoti del Signore e sparse molto sangue. Raffigura anche l’Anticristo, sempre pronto a spargere il sangue dei santi. Abimelech significa regno di mio padre e rappresenta la Chiesa, chiamata popolo santo, stirpe sacerdotale. L’Anticristo perciò uccide i sacerdoti che hanno accolto presso di sé Cristo Signore.
Perché ti vanti della tua malizia, o prepotente operatore d’iniquità? La potenza dell’Anticristo sarà così forte al punto che, come si legge nel Vangelo (Mt 24,22), se il Signore non abbrevierà quei giorni, nessun si salverà, ma quel tempo sarà abbreviato a motivo degli eletti. «Regnerà per un tempo, due tempi e per la metà di un tempo» (Ap 12,13), e non più, così come è scritto, ma in questo periodo, grazie a lui e ai suoi seguaci, convertirà a sé il mondo quasi nella sua interezza. Attirerà a sé tutti gli uomini e folle senza numero. Costui si vanterà della sua malizia e dirà fra sé: «Non sarò scosso di generazione in generazione, né sarò mai privo di cattiveria» (Sal 10,6).
La sua bocca è piena di maledizione, amarezza e inganno. Il profeta lo apostrofa con sdegno: Perché ti vanti della tua malizia? In che cosa consiste il tuo vanto, tu che sei stracolmo di cose turpi e malvagie più di tutti gli esseri? Non ti basta fare il male ma anche ti vanti del tuo pessimo comportamento. «Ti piace agire con cattiveria e godi nel fare il male» (Prov 2,14).
La tua lingua ha tramato ingiustizia tutto il giorno. Tutto il giorno, ossia per tutto il tempo della vita, penserà e rifletterà in che modo potrà compiere malvagità e iniquità. Come potrà trarre in inganno i santi, come potrà convincere altri a collaborare con lui e trascinarli così nella sua perdizione.
Come rasoio affilato, ingannasti. La lama affilata, mentre rade i peli, ferisce la carne. In modo simile quell’essere malvagio, fingendo di difendere la giustizia, facendo credere di voler punire i malvagi, rivolgerà le armi contro i santi e dirà che sarà giusto eliminarli: «In quel tempo ci sarà una tribolazione quale non vi fu dall’inizio del mondo fino ad ora e mai ci sarà» (Mt 24,21). Pochi saranno capaci di sfuggire ai suoi inganni e alle sue trame; lo considereranno un uomo molto abile e potente, radioso nei suoi portenti.
Hai preferito il male al bene, commettere ingiustizia piuttosto che agire con rettitudine. L’apostolo parla della malizia di quello quando scrive: «Prima verrà l’apostasia ed allora apparirà il malvagio, il figlio della perdizione. S’innalzerà e si leverà su ogni essere, facendosi chiamare ed adorare come dio, al punto da sedersi nel suo tempio e pretendere di essere dio» (2 Ts 2,3). Perciò aggiunge:
Amasti ogni parola di rovina con bocca ingannatrice. Chi è costui al quale sembra opportuno attribuire parole definite di rovina e d’inganno? Chi merita di subire tanta rovina e di venire immerso nel baratro profondo se con colui che non esita a pronunciare gravi bestemmie con lingua fraudolenta? L’apostolo ne parla quando afferma: «Il Signore Gesù Cristo lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta» (2 Ts 2,8). Non c’è alcun dubbio che nel giudizio sarà condannato. Perciò precisa:
Dio ti distruggerà alla fine, ti sradicherà, strapperà te dalla tenda e la tua radice dalla terra dei viventi. Perché sei malvagio, orgoglioso, empio e ingannatore, Dio ti distruggerà quasi al fondo. Che significa quasi al fondo? Quasi del tutto, non tanto da privarlo dell’esistenza ma da costringerlo a vivere senza alcun onore, in miseria e ristrettezza. Ti strapperà dalla dimora di questo mondo, nel quale hai tratto in inganno e mandato in rovina una massa così consistente di uomini. Ti farò emigrare dalla tua tenda, cioè dal tuo corpo, coperto di sporcizia, nel quale giace un cumulo d’iniquità più che in qualsiasi altro uomo. Divellerà la tua radice dalla terra dei viventi: in modo che tu viva trascorra sempre nella terra dei morti, ai quali non mancano mai motivi di dolore.
Vedranno i giusti e avranno timore, su di lui rideranno e diranno… I giusti vedranno. Che cosa? La fine, la condanna e la rovina terribile di quest’uomo malvagio più di tutti. Chi temeranno? Il loro Signore e Creatore. Vedranno la sua onnipotenza prevalere sopra questo essere potente in quest’epoca ma prevalere anche sopra tutti gli altri. Di lui rideranno. Ridere è manifestazione di gioia, perché il riso sgorga dalla gioia.
Ecco l’uomo che non ha posto in Dio la sua fiducia ma sperò nella moltitudine delle sue ricchezze e finì con l’essere vanità. Mostra quanto cattivo sarà quell’uomo. Tutti i giusti verificheranno la sua fine e ne gioiranno e testimonieranno contro di lui. Ecco l’uomo, il più rovinoso di tutti, che non cercò mai l’aiuto di Dio, che si consegnò al diavolo per servirlo e prese il nome dalla malvagità di quello. Dal momento che si sarebbe opposto in tutto a Cristo Signore, sarebbe stato chiamato Anticristo.
Sperò nell’abbondanza delle sue ricchezze. Abbondava di tutti i beni di questo mondo e godeva pienamente di tutto ciò che procura gioia e allegria. Allora si considerò un dio e volle essere venerato come tale. Finì con l’essere vanità. Divenne ciò che volle essere. Questa descrizione corrisponde a quella della bestia di cui si parla nell’Apocalisse: «Le fu dato potere su ogni stirpe, popolo, lingua e nazione e l’adorarono tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vitae dell’Agnello» (Ap 13,8). Così quest’uomo finì con l’essere vanità attuando tutti i desideri iniqui che aveva alimentato nel suo cuore.
Io come ulivo fruttifero nella casa del Signore, ho sperato nella misericordia del mio Dio per sempre e nei secoli dei secoli. L’uomo del quale abbiamo parlato fino ad ora, sperò nell’abbondanza delle sue ricchezze; al contrario io ho sperato soltanto nella misericordia del mio Dio, e spererò in lui per sempre, in eterno. Davide fu come ulivo fruttifero nella casa del Signore perché, unto con l’olio dello Spirito Santo e ripieno di lui, illuminò molti altri, li risanò e li rallegrò con ricchezza di misericordi. Sto parlando dell’Ulivo che spuntò dalla radice di Iesse; del germoglio che uscì da essa, sulla cui fioritura si «posò lo Spirito di sapienza, d’intelletto, lo Spirito di consiglio e di fortezza. Lo Spirito di scienza e di pietà, lo Spirito di timore del Signore» (Is 11,2). In un altro passo si annuncia: «Ti unse Dio, il tuo Dio con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni» (Sal 44,8).
Ti loderò, Signore, per sempre perché hai agito. Disse perché hai agito ma non ha precisato che cosa abbia fatto, affinché comprendiamo per mezzo di questo discorso che Lui che ha fatto tutto. Chi merita lode se non Colui che ha compiuto ogni cosa?
Confiderò nel tuo Nome poiché è buono, davanti ai tuoi santi. Riguardo a questo Nome il profeta dichiara: «Ecco il Nome del Signore viene da lontano, con ira ardente, impossibile da sopportare» (Is 30,27). Il Nome del Signore, la Parola del Signore, la sapienza del Signore è Cristo; nel suo avvento mostrerà un volto amabile ai buoni e irato ai cattivi. Afferma infatti:
Davanti ai tuoi santi. Il tuo Nome è buono, soave e amabile a vedersi. Dove? Davanti ai tuoi santi. [A costoro] Egli apparirà così come è ma agli altri, si mostrerà come ho detto poco fa, ardente nell’ira, e non potranno affrontarlo.

Salmo 52

Per la Fine, per Amalech; sapienza di Davide.
Amalech significa popolo brutale; se ne parla all’inizio del salmo: «Ha detto lo stolto nel suo cuore: Dio non esiste». Davvero è stolto, primitivo e insipiente chi parla in questo modo. Questa è la convinzione di Davide e di tutti gli altri che credono che Dio esista.
Ha detto lo stolto nel suo cuore: Dio non c’é. Sebbene, in uno sguardo generale, questo epiteto può essere pensato come rivolto a tutti i pagani che ignorano Dio, in modo particolare è rivolto proprio ai giudei i quali, vedendo che il nostro Salvatore, era rivestito di umanità, pensarono che fosse soltanto un uomo e non credettero che fosse anche Dio, e così pensarono: «Secondo la legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio» (Gv 19,7). Al contrario l’Apostolo dichiara: «Non ha considerato una rapina l’essere uguale a Dio» (Fil 2,6). In modo analogo lo stesso Signore: «Se non volete credere a me, credete alle mie opere» (Gv 10,38). E altrove: «Se non avessi compiuto ai loro occhi opere che nessun altro ha fatto, non avrebbe alcuna colpa, ma ora non hanno scuse della loro colpa» (Gv 15,22).
Sono corrotti, sono diventati abominevoli nei loro propositi. Hanno corrotto la fede dei patriarchi e dei profeti, perché i patriarchi e i profeti hanno adorato e venerato Colui del quale negano la divinità e perciò sono diventati abominevoli molto per Dio e per gli uomini a causa dei loro cattivi propositi. Non c’è nessuno che faccia il bene, ma solo uno. Poiché sono così e hanno abbandonato la fede dei Santi Padri, non c’è tra loro nessuno che compia il bene, poiché ciò che non viene da retta coscienza, è male. Perfino le loro preghiere, diventano peccato, come sta scritto (Sal 108,7). Tra loro non c’è nessuno che faccia il bene ma anche tra tutti gli altri uomini, escluso uno. L’unico e il solo che compie il bene è il popolo cristiano. Non c’è nessuna fede che sia in grado di salvare, se non quella cristiana. Il discorso successivo, lo ribadisce.
Il Signore dal cielo ha guardato i figli dell’uomo per vedere se c’è un saggio, qualcuno che cerca Dio. Ecco come li ha valutati. Segue:
Tutti hanno traviato, sono diventati vani tutti insieme, nessuno fa il bene, eccetto uno solo. L’autorità di Dio attesta che non c’è nessuno che compia il bene, non c’è proprio, eccetto uno solo. L’unico, come ho detto, corrisponde al popolo cristiano. Esso solo possiede la saggezza enunciata nel titolo del salmo: sapienza di Davide. Esso soltanto cerca Dio, poiché possiede in modo esclusivo la fede che porta a Dio. Tutti gli altri hanno traviato. Da dove e verso dove? Dalla verità all’errore, dalla luce alle tenebre, dal bene al male. Lo fecero tutti insieme e allo stesso modo e quindi tutti divennero inutili. Inutili perché non possono giovare né a se stessi, né agli altri.
Non capiscono questo quanti operano il male, che divorano il mio popolo come pane? Non invocarono Dio e perciò ebbero paura là dove non c’era nulla da temere. Dio disperde le ossa degli uomini che vogliono piacere a se stessi. Sono confusi perché Dio li ha disprezzati. Tutti coloro che agiscono male non capiscono né comprendono mai che Dio dissipa le loro ossa perché hanno cercato di compiacere se stessi anziché Dio? Le loro ossa rappresentano il loro vigore e la loro forza. Sono state affievolite in gran parte e poi dovranno cedere del tutto. Questo discorso è rivolto ai giudei ma anche ai tiranni e agli eretici. Tutti costoro compiono il male alla stessa maniera e divorano il popolo di Dio come un pane. Si dice a loro riguardo: «Divorarono Giacobbe e lasciarono deserta la sua abitazione» (Sal 78,7). Quest’ultima espressione rivela con quale accanimento gli uomini scellerati abbiano ucciso i santi di Dio. L’apostolo parla di loro quando dichiara: «Pur avendo conosciuto Dio, non lo adorarono come Dio ma si persero nei loro pensieri: mentre si consideravano sapienti, divennero stolti. Cambiarono la gloria dell’incorruttibile Dio nella somiglianza dell’uomo corruttibile, di uccelli e di serpenti» (Rm 1,21). Per questo aggiunge: Ebbero paura là dove non c’era da temere. Le divinità non erano degne di timore mentre essi, resi ciechi dalla loro malizia, le temevano e veneravano come fossero Dio. Inoltre non avrebbero crocifisso Cristo, se non avessero avuto paura di perdere il luogo santo e la popolazione. Dissero: «Se lo lasciamo andare libero, verranno i romani e ci priveranno del tempio e del popolo» (Gv 1,48). Ragionarono in modo confuso, perché Dio li aveva disprezzati. Giustamente Dio disprezzò proprio loro e scelse i pagani al loro posto, perché essi aveva in precedenza disprezzato Dio, affermando: «Non abbiamo altro re che Cesare e non vogliamo che costui regni su di noi» (Gv 19,15). A Cristo Signore preferirono un criminale.
Chi darà a Sion la salvezza d’Israele, quando il Signore farà mutare la prigionia del suo popolo? Si legge nei libri dei profeti che «da Sion verrà chi toglierà e la prigionia di Giacobbe cambierà la sua sorte» (Sof 2,7). È un riferimento al nostro Salvatore che ha operato la salvezza nel mezzo alla terra, cioè nella città di Gerusalemme, liberando tutti i suoi fedeli dalla schiavitù del demonio. Invano i giudei attendono un altro che li liberi dalla prigionia. Esulterà Giacobbe e gioirà Israele. Esulterà in questo Giacobbe (Cristo) e non in un altro, in quello che soppianta gli spiriti maligni e i vizi. Gioirà Israele, quando vedrà il Signore faccia a faccia. Sebbene Giacobbe e Israele siano la stessa persona, secondo una particolare prospettiva si parla di Giacobbe e secondo un’altra si parla di Israele. Giacobbe si riferisce a questa vita, Israele all’altra; in questa vita è colui che soppianta, nell’altra sarà colui che contempla Dio, come dichiara l’apostolo Giovanni: «Ora siamo figli di Dio ma ciò che saremo non è ancora stato manifestato; sappiamo che quando apparirà, saremo simili a Lui, perché lo vedremo quale Egli è» (1 Gv 3,2).

Salmo 53

Per la fine; per i canti: sapienza di Davide, quando vennero i Zifei e dissero a Saul: «Ecco Davide sta nascosto da noi».
Nei salmi dove viene richiamata la sapienza di Davide, non dobbiamo dare un significato letterale al testo ma cercare una comprensione spirituale. Chiunque avrebbe potuto dare un significato letterale ai fatti che sono raccontati nel titolo. Tuttavia è ben diverso il significato che egli scorgeva in questi fatti da quello che capivano gli altri. Qui non ci troviamo di fronte ad una semplice storia, al semplice fatto che si raccont i Zifei, - il loro nome significa germogli – siano andati da Saul per tradire Davide. In realtà i Zifei sono un’immagine dei giudei, che hanno germogliato un’abbondanza di ricchezze e di figli. Eppure furono loro a consegnare il nostro Salvatore ai capi della terra perché lo mettessero a morte.
Dio nel tuo nome salvami, nella tua potenza, liberami. Dio, salvami nel tuo nome, ossia per il fatto che invoco il tuo Nome. Il Figlio chiamò il Padre per nome quando disse: «Padre, nelle tue mani, consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Questo nome appartiene a Colui che il padre di tutto; tuttavia è il Padre naturale del Figlio, mentre di tutti gli altri è padre per adozione o per creazione. Nella tua potenza, liberami: essa è così grande che nessuno può fargli resistenza. È l’unica potenza che trattiene gli spiriti maligni, affinché non riescano ad attuare i loro piani. Se non fosse essa ad opporsi, nessuno riuscirebbe a farlo. La Bibbia afferma riguardo al capo di questi spiriti: «Non c’è potere sulla terra che possa essere paragonato a lui; egli è tale da non temere alcuno». Ciò nonostante sono talmente dominati dalla forza di Dio, da non avere potere neppure sui maiali.
Dio, ascolta la mia preghiera, le tue orecchie siano attente alle parole della mia bocca. Non aveva bisogno di pregare perché gli bastava volere. Prega non per ottenere un vantaggio per sé ma per noi; desiderava che imparassimo, con il suo insegnamento e il suo esempio, come dobbiamo agire nella sventura.
Poiché stranieri sorsero contro di me e potenti hanno cercato la mia anima e non posero Dio davanti a loro. Dal momento che prima erano stati chiamati Zifei, adesso i giudei sono denominati stranieri perché sebbene fossero vicini a lui per la stessa cittadinanza, si erano resi estranei con il loro modo di pensare e il loro cattivo volere, e nutrivano un grande odio verso di lui. Parlando di loro dice in un altro passo: «Figli divenuti degli estranei, mi hanno deluso» (Sal 17,46).
Erano forti, non per la loro robustezza ma per la grande abbondanza d’iniquità e di malizia. In questo consisteva la loro forza. No posero Dio davanti ai loro occhi. Se avessero avuto Dio in mente, non avrebbero agito in modo così empio e crudele. Furono resi cechi dalla loro malizia e non si resero conto di ciò che facevano.
Ecco dio è il mio aiuto e il Signore è difesa dell’anima mia. Il Padre ascoltò il Figlio a seconda del suo volere; era venuto per affrontare la morte; se non avesse voluto, non sarebbero riusciti ad ucciderlo. Tuttavia quale vantaggio avrebbe procurato la sua nascita, se non fosse morto?
Su questo progetto fu in pieno accordo con il Padre e diede compimento ad ogni suo desiderio: distrusse la morte, vinse il diavolo e liberò l’uomo. Per questo gli dice: «Gli hai concesso ciò che desiderava nel cuore. Il Signore è difesa della sua vita». Chi altri avrebbe potuto difenderlo se non la sua tessa divinità che era unita a Lui? Non appena il nostro Salvatore emise il suo spirito, la sua anima santissima, insieme alla sua divinità, entrò nel regno dei morti, e dopo averlo svuotato, portò fuori con sé le anime che stavano là in prigionia. Fu ben più potente Colui che difese l’anima di Cristo di coloro che cercavano l’anima di Cristo. Di loro è detto:
Fa’ ricadere il male sui miei nemici. Fa’ ricadere su di loro quei mali che volevano procurarmi. Avrebbero voluto, potendo, far dimenticare sulla terra anche il mio nome, mentre fu il loro ricordo ad essere cancellato dal libro della vita.
Nella tua verità, disperdili. Questo discorso corrisponde a quanto è stato detto poco fa: nella tua verità, disperdili. Corrisponde anche all’altro passo: «Affinché tu sia giustificato nelle tue parole» (Sal 50,6). In molti passi Dio minaccia la morte e la condanna al popolo dei giudei se si allontana dalla sua fede e dalla sua religione. Era necessario, allora, che fossero dispersi e confusi, perché Dio si mostrasse veritiero e si compissero le sue parole.
Volentieri sacrificherò a te e confesserò il tuo Nome perché è buono. Essi insorgono contro di me e cercano di rovinare la mia anima e cercano di costringermi a fare, come se non lo volessi, ciò che voglio compiere volentieri. Io volentieri sacrificherò a te e offrirò me stesso affinché coloro che crederanno in me possano essere liberati dalla morte grazie alla mia morte. Confesserò al tuo nome. Per mezzo dei miei discepoli e dei fedeli loderò il tuo Nome, ovunque, tra i popoli. Questo è buono, santo e giusto: che io lodi e confessi il tuo Nome ovunque.
Mi hai liberato da ogni tribolazione. Poteva reprimere i nemici e mitigare le sofferenze; ciò che voleva, lo poteva fare. Lo dichiara lui stesso: «Ho potere di dare la mia vita e di riprenderla di nuovo» (Gv 10,18). Il tuo occhio ha visto i miei nemici. Ha osservato, ha visto e conosciuto; ha accolto i penitenti con misericordia e ha mandato in rovina quelli che perseveravano nel male e non avrò più misericordia di loro.

Salmo 54

Per la fine; per i carmi; sapienza di Davide.
Dove è richiesta una comprensione di sapienza, si esclude il [solo] senso letterale e si cerca una comprensione più profonda [di quella letterale].
Ascolta, o Dio la mia preghiera, non disprezzare la mia supplica, dammi ascolto e rispondimi. Il nostro Salvatore ci insegna a pregare con molta insistenza, visto che ripete più volte questo insegnamento. Spesso ho detto che lui non ha bisogno di pregare poiché tutto si trova sotto il suo volere e potere. Se l'umanità di Cristo pronunciava questo preghiere nel suo cuore, era la divinità ad esaudirlo prontamente.
Sono rattristato nel mio esercizio, sono sconvolto dalla voce del nemico e dalla tribolazione del peccatore. Le tribolazioni avvengono in modo naturale e colpiscono tutti. Se il nostro Salvatore non le avesse sperimentate, nessuno avrebbe creduto che fosse un uomo vero. Era necessario che egli manifestasse di esserne colpito per persuadere gli eretici che credono e predicano l'opposto. Il Signore provò queste sofferenze, ma le sperimentò perché lo volle e si lasciò turbare nella misura della sua volontà. Apprendiamo questo dalla lettura del Vangelo: alla morte di Lazzaro fremette nel suo spirito e si turbò (Gv 11,33). Che significa l'espressione nel mio esercizio? In che cosa consiste l'esercitazione di Cristo? Il nostro Salvatore non rimaneva inerte; ogni giorno si dava alla predicazione; compiendo miracoli e predicando, esortava i suoi ascoltatori a intraprendere la via della verità. Ma in questa sua attività non ebbe da soffrire poco, anzì patì molto, più per l'incredulità che per gli insulti provenienti dalla loro perversità.
Poiché riversarono contro di me iniquità. Sentendo le voci del nemico e provando le sofferenze inflittemi dal peccatore, rimasi turbato poiché riversarono contro di me atti d'iniquità, quelli compiuti dai malvagi e dagli empi nel corso della mia passione, quando si volsero contro di me sfogandosi. Parla di un nemico e di un peccatore, usa il singolare ma pensa ad una pluralità, secondo un uso attestato di frequente nella letteratura religiosa e profana. Nella loro ira mi avversarono. Si riferisce a tutte le sofferenze che quegli uomini, più crudeli di tutti, inflissero al nostro Salvatore, con flagelli, sputi e schiaffi, e altro di simile.
Il mio cuore si turbò nel mio intimo e un terrore di morte cadde su di me. Il turbamento passò subito, e la paura potè invaderlo, senza rimanere a lungo. Se egli, trovandosi in questo scompiglio, non fosse rimasto turbato, non sarebbe neanche stato partecipe della nostra umanità e così si sarebbe pensato. Per questo aggiunge:
Timore e tremore vennero su dime e le tenebre mi avvolsero. Timore e tremore lo colpirono, ma non lo vinsero. Mentre i giudei venivano per arrestarlo, andò incontro a loro e con una sola parola li stese tutti a terra. Così fece capire di non essere preda della paura e che avrebbe potuto fare ciò che voleva. Là dove si manifesta tanta forza, la paura non può detenere il dominio. Nella tenebra che l'avvolse vediamo un'immagine della turba dei crudeli persecutori, circa i quali l'apostolo Giovanni dichiara: «La luce risplende fra le tenebra, ma le tenebre non l'hanno accolta» (Gv 1,5). I peccatori sono chiamati tenebre come insegna l'apostolo: «Un tempo foste tenebre, ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,10).
Dissi: chi mi darà ali come di colomba per volare via e trovare riposo? É come se dicesse: mi pesa convivere con costoro; dovrei trasferirmi altrove, dovrei cercarmi un altro popolo disposto ad ascoltarmi. In un altro passo leggiamo: “La vostra casa sarà lasciata deserta” (Mt 13, 38). Racconta Giuseppe che nel tempio furono udite voci angeliche che dicevano: Abbandoniamo questo luogo. Il Signore si ricoprì di penne, come di colombe e, dopo aver abbandonato la terra dei giudei, trasmigrò presso le genti, là potè riposare poiché in Giudea non trovò riposo. Egli stesso dichiara: “Su chi riposerà il mio Spirito se non sopra l'umile, il pacifico, che teme le mie parole?” (Is 66,2).
Ecco mi allontanai fuggendo e rimasi in solitudine. Cercavo delle penne e le trovai. Egli infatti le possedeva, spiccò il volo e riposo in solitudine. Solitario è il luogo impossibile da abitare. Il popolo pagano un tempo era così, dedito ai piaceri come un animale, privo della conoscenza di Dio. Sembra che qualcuno abbia esclamato: Doveva farlo subito, non doveva restare con quella gente empia e ingrata per tanto tempo! Confessa: Ero in attesa della decisione di Colui che mi salva dall'animo meschino e dalla tempesta. Diceva che bisogna attendere che ogni cosa seguisse il suo ordine e io ho atteso la decisione divina che governa ogni cosa affinché mi salvasse dalla meschinità d'animo e dalla tempesta. Chi conosce la storia dei giudei, facilmente capirà che, parlando di uomini dal cuore gretto, si riferisce a loro. Spesso sono considerati persone increduli e ribelli.
Annientali, Signore, e dividi le loro lingue poiché nella città, giorno e notte, ho visto iniquità e contesa. I giudei sono stati annientati poiché, dopo essere stati deportati con violenza presso ogni popolo, sono stati sottomessi in servitù. Le loro ligue sono state divise perché non parlano una sola lingua, come facevano un tempo, ma alcuni parlano in greco, altri in latino, altri in qualche lingua straniera, secondo le regioni e i luoghi in cui dimorano. Già da questo tempo si preannunciava la loro diaspora e la loro dispersione in ogni parte del mondo. Giustamente sono divisi e separati gli uni dagli altri affinchè vengano meno a motivo della riduzione del loro numero e se stiano tranquilli, altrimenti giorno e notte non faranno che contendere e contraddire. Infatti fino ad oggi i giudei, ovunque siano, non smettono di parlare contro la verità e di combatterla. Il Signore in questo versetto attesta di aver sperimentato la loro iniquità e la loro opposizione, in ogni città ma particolarmente nella cittùà di Gerusalemme: “Ho visto iniquità e contesa, nella città, giorno e notte”.
L'iniquità la circonderà attorno le sue mura, ingiustizie e travaglio in mezzo ad essa. Iniquità, congiura, ingiustizia, ben radicate e piantate in mezzo ad essa, la circonderanno stando sopra le sue mura. Così appare la situazione: misera quella città che intorno a sé e al suo interno è difesa da protezioni simili! Nelle mura dobbimo vedere raffigurati gli scribi, i sacerdoti e tutti gli altri che erano stati istutiti a difesa del popolo. Quanto più erano sapienti, tanto più abbondavano in malvagità e malizia.
Non cessano nelle sue piazze usura e inganno. Se in piazza si esercitavano [apertamente] l'usura e l'imbroglio, che cosa succedeva in occulto e in segreto? Se avvenivano questi fatti criminosi in modo palese, non dubitiamo che in segreto ne accaddevano altri molto peggiori.
Se fosse stato un mio nemico a maledirmi, l'avrei sopportato e se avesse sparlato di me un mio avversario mi sarei nascosto da lui. Invece tu mio amico, mia guida e mio familiare, che insieme con me assumevi dolci cibi, che camminavamo in amicizia verso la casa di Dio, aderendo ai loro cattivi propositi, mi consegnasti alla morte – così sottintende. La morte li colga, poiché ti trascinarono a compiere questo delitto. Osserviamo il significato di questo testo. È consuetudinario che un nemico maledica il nemico, lo perseguiti e sparli di lui. Ma che un amico consegni ad altri, perseguiti e maledica il suo signore e maestro è del tutto assurdo, sconveniente, insolito e molto fastidioso. Chi potrebbe scampare da una persona che si comporta in questo modo, come potrebbe sfuggire le trame di un uomo di tal genere? Giuda, fino a quel momento, era amico del Signore, suo familiare, partecipe dei suoi sgreti e dei suoi progetti, amato dal Signore al pari degli altri, sebbene sapesse come avrebbe agito in futuro. Il Signore giudica al presente, non guarna al passato né al futuro; qualunque tu sia stato nel passato, se ora sei buono, sta tranquillo: “Quanto al peccatore, in qualsiasi momento si sarà convertito, dice il Signore, non ricorderò più nessuna delle sue colpe” (Ez 33,13). Dobbiamo vigilare sempre perché non sappiamo né il giorno, né l'ora. “Proprrio tu, mio amico, mia guida, cioè guida e apostolo, come gli altri da me costituiti. Mio familiare che consideravo tra i primi dei miei discepoli ed amici.
Tu insieme con me assumevi dolci cibi, sia spirituali che materiali, come dice il versetto «Colui che intinge con me la mano nel piatto, costui mi tradirà» (Mt 26,33). Infatti egli faceva parte del gruppo ai quali il Signore aveva detto: “A voi è dato conoscere il mistero del regno di Dio, agli invece è rivelato in parabole” (Mc 4,11). Erano questi i cibi dolcissimi che assumevano insieme al Signore. Camminavamo in amicizia verso la casa di Dio. Spesso seguiva il Signore nel tempio di Salomone con amicizia e rispetto; mostrava di essere suo amico e discepolo davanti a tutto il popolo. Se non temeva Dio, avrebbe dovuto.
Venne la morte su di loro. Sopra quelli che acconsentirono al tuo piano, che ti dettero del denaro ed erano consapevoli di compiere un delitto così grave. Scesero vivi nel regno dei morti. Costoro sono già stati giudicati e condannati e su di loro è già stata comminata una sentenza di morte: non rimane altro a loro, dopo la resurrezione, di scendere vivi negli inferi, mentre ora sofferono tormenti nell'anima, lì dove si trovano.
C'è malizia nel loro interno, in mezzo a loro. Se la malizia non fosse penetrata nel loro cuore, denominato qui interno, non avrebbe mai osato commettere un misfatto del genere.
Ma io ho gridato a Dio e il Signore mi ha esaudito. Questo grido non venne espresso dalla voce ma dalla volontà. Forte è il grido della sua volontà e risuona nell'orecchio divino in modo molto distinto e non avviene che ci sia una lunga attesa tra la supplica e l'esaudimento. Mosè, pur essendo molto inferiore a Cristo, gridò nel suo cuore e fu sentito dal Signore: “Perché gridi verso di me?” (Es 14,15).
Alla sera, al mattino, a mezzogiorno narrerò le tue opere, ti loderò e ascolterai la mia voce. Osserva come ha modificato l'ordine del giorno: prima parla della sera, poi del mattino e alla fine ricorda il meriggio. Il nostro Salvatore promette di raccontare e di far conoscere tramite i discepoli e i suoi fedeli le opere che ha compiuto alla sera, al mattino e quelle operate nel meriggio. Meritano d'essere ricordate e sono menzionate nell'ordine in cui avvennero. Alla sera, sulla croce, emise il suo spirito; in conformità al passo: “L'elevarsi delle mie mani è sacrifio della sera”. Al mattino del terzo giorno risuscitò; nel meriggio ascese al cielo. La Chiesa racconta gli eventi accaduti alla sera, al mattino e al meriggio perché ogni giorno riprende ad annunciare e celebrare la passione, la risurrezione e l'ascensione di Cristo. Dio ascolta questa voce peché non esiste lode o canto del quale si possa compiacere maggiormente.
Hai liberato nella pace la mia anima da coloro che mi accerchiavano e mi erano vicini con molti altri. Chi sono questi uomini che circondano il Signore? Dice che molti altri erano con lui e chiese che la sua anima fosse liberata dalla loro presenza affinché potesse avere pace. In che maniera erano vicini a lui, visto che desiderò che la sua anima fosse liberata da loro? Penso che nel momento della passione c'erano alcuni che lo dovevano custodire per impedirne la fuga. Infatti in un altro passo dichiara: “Non ho alcuna via di scampo e non c'é chi cerchi la mia anima” (141,6). Faccio un esempio perchè si possa capire meglio. So che a me pure è capitato questo fatto; quando fui arrestato, fui posto sotto la guardia di alcuni soldati che mi odiavano più degli altri; stavano sempre con me, sedevano accanto a me e non potevo fare nulla senza la loro compagnia. Erano con me ma non farmi del bene e non vivevano con me perchè lo avessi chiesto. Ritengo che con questo esempio si possa capire facilmente in che maniera quelli stessero con il Signore ed egli dice che erano molti quelli che stavano con lui.
Fino a questo versetto ha parlato direttamente il nostro Salvatore e da ora comincia a parlare il profeta.
Dio li ascolterà e li umilierà Colui che vive prima dei secoli e rimarrà per sempre. Dio li esaudirà e senza alcun dubbio ascolterà le parole che i giudei diranno contro di lui con cattiveria e spudoratezza. Li umilierà e come erano stato posti più in alto di qualsiasi altro popolo così ora, all'opposto, dovranno restare sottomessi a tutti i popoli a causa delle loro iniquità.
Colui che vive prima dei secoli e rimarrà per sempre. Insultano proprio lui dicendogli (Gv 8,56): “Ora sappiamo che hai un demonio; non hai ancora cinquant'anni e ha visto Abramo? A questi critici, Egli rispose: “Prima che Abramo fosse, io ero”.
Non c'è in loro conversione e non temettero Dio. Non c'è traccia di conversione, in coloro che non temono Dio, per convertirsi dalla loro malizia ed essere risanati. Perciò il Signore dice per mezzo del profeta: “Rendi cieco il cuore di questo popolo affinché non si converta e io lo risani” (Is 6,10). Perciò giustamente “il Signore stesse la sua mano per ricompensarli”.
Contaminarono la sua alleanza. I giudei macchiano l'alleanza di Dio perchè la spiegano in modo errando, andando contro la vera fede e ciò che Cristo ha insegnato lo attribuiscono all'Anticristo. A motivo di questo comportamento, sono stati separati e disseminati tra i popoli di tutto il mondo. All'ira del suo volto. Giustamente ha detto all'ira del tuo volto perchè il sentimento dell'ira si percepisce dall'espressione del volto. S'avvicinò il suo cuore. Dapprima l'intento e il volere di Dio erano lontano dalla comprensione dei giudei; non potevano conoscere il suo volere ora, espulsi dalla patria e esiliati da tanto tempo possono capire e comprendere che Dio è adirato con loro. L'intento e la sapienza di Dio si sono avvicinati ai giudei quando il Salvatore cominciò a predicare tra di loro.
Furono più morbide dell'olio le loro parole ma essi stessi furono delle frecce. I giugei si comportavano così quando dicevano [al Signore]: “Maestro sappiamo che sei veritiero e annunci la via di Dio in verità e non ha riguardi verso nessuno, infatti non guardi in faccia agli uomini” (Mc 12,14). Non ti sembra che questi discorsi siano dolci e soavi? Essi, tuttavia, furono come delle frecce che cercavano di ferire e procurare morte. Pronunciavano quelle parole, come attesta il Vangelo, per sorprenderlo [in errere] nelle sue stesse parole. Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: “Perché mi tentate, ipocriti?” (Mt 24,18).
Getta nel Signore il tuo pensiero ed egli ti nutrirà. Tu, cristiano, fedele, fuggi il contatto con i giudei, poiché, come insegna l'Apostolo, “il loro dire è veleno di serpenti” (2 Tm 11,17) e traggono in inganno chi li ascolta. Getta nel Signore il tuo pensiero ed egli ti istruirà. Ti alimenterà con la dottrina spirituale della Chiesa cattolica. É ciò che insegna l'apostolo Giacomo: “Se qualcuno ha bisogno di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti con abbondanza e le sarà concessa” (Gc 1,5).
Non permetterà che il giusto vacilli sempre. Egli permette il vacillare quando colloca l'uomo in queste certezze contro la tentazione. “Dio non tenta nessuno” (Gc 1,12). Quando l'uomo è tentato in dubbi che lo pongono contro la fede, subito torni in se stesso, e riconoscca che questo pensiero o piuttosto questa tentazione non proviene da Dio. Tu li sprofonderai in un pozzo di morte. Costoro cercano di far cadere i tuoi fedeli nel pozzo dell'errore ma Egli li farà precipitare nell'abisso della morte e della perdizione e questo fatto sarà per loro una sventura ancora più grave.
Gli uomini di sangue e gli ingannatori non giungeranno alla metà dei loro giorni. Questa condanna totale è rivolta contro gli omicidi, i giudei e gli eretici, contro tutti gli ingannatori, i falsificatori e gli uccisori di anime. Costoro non raggiungeranno la metà dei loro giorni, poiché non vivranno tanto a lungo quanto lo sperano. Perciò aggiunge:
Da parte mia, spererò in te, Signore. Non mi proporrò di vivere a lungo in questo mondo ma in qualsiasi momento vorrai chiamarmi, sono pronto a venire. Ha fatto bene a parlare dei loro giorni, perchè Dio in un modo e costoro in un altro ordinano e dispongono i loro giorni e non ragionano in base a ciò che è detto in un altro passo: “Ha stabilito i confini della terra, che non potranno oltrepassare” (Gb 14,5)

Salmo 55

Per la Fine; per il popolo il quale si è allontanato dai santi, di Davide, nell'iscrizione del titolo quando lo trattennero gli stranieri in Gath.
Il popolo che si è allontanato dai santi i dai fedeli di Davide è quello dei giudei. Quando è accaduto questo? Nell'iscrizione del titolo, quando negarono che Cristo fosse il loro Re e dissero a Pilato: “Non scrivere re dei giudei ma che egli ha detto: sono il re dei giudei” (Gv 19,21). Fu allora che gli stranieri lo trattennero in Gath. Gli stranieri significano uomini senza testa. Vediamo raffigurati i giudei che sono privi di testa e senza il capo, perché non hanno più né re né sacerdoti. Gath significa torcolo. Rappresenta anche la città di Gerusalemme nella quale, come in un torchio per spremere l'uva, tutto il popolo fu pressato ed sparse il suo sangue e colorò quella terra. Così Gerusalemme è diventata un torchio non soltanto rispetto ai santi che là sono stati uccisi ma anche nei confronti della propria gente.
Pietà di me, Signore, perché un uomo mi calpesta, tutto il giorno combattendo mi ha oppresso. La Chiesa parla contro coloro che si sono allontanati dai santi. In molti modi uomini malvagi, come i giudei, gli eretici e i tiranni, un tempo calpestarono e perseguitarono la Chiesa e ancora adesso anche i falsi cristiani non smettono di affliggerla e di calpestarla. Perciò in modo molto opportuno ha detto tutto il giorno, poiché questa sofferenza e questa persecuzione non cesserà se non quando arriverà il giorno.
I miei nemici mi hanno calpestato tutto il giorno. Non soltanto l'uomo, non soltanto quel popolo che, pur essendo vicino, si è fatto estraneo ai santi come è detto nell'iscrizione del titolo ma anche tutti gli altri miei nemici mi hanno calpestata e ancora adesso non smettono di calpestarmi perchè il giorno della persecuzione non è ancora tramontato. Da quando sei perseguitata? Dimmelo! Dall'altezza del giorno. Questo giorno è Cristo che ha detto di se stesso: “Sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre” (Gv 8,12). Da quando questo Giorno è stato esaltato ed elevato sopra i cieli, da allora la santa Chiesa ha cominciato ad essere afflitta e calpestata. Il Signore l'aveva predetto ai discepoli: “Viene l'ora in cui chi vi uccide penserà di prestare culto Dio” (Gv 16,2).
Molti di quelli che mi combattono, proveranno timore ma io spererò in te, Signore. La Chiesa consola se stessa, pensando a quale pena sia preparata per i suoi nemici e quale gloria riceverà in compenso alle sue sofferenze. I miei persecutori nel giudizio avranno paura ma io, dal momento che spererò in te, non avrò alcun timore. La mia tristezza si cambierà in gioia mentre la gioia di questi persecutori si tramuterà in tristezza.
In Dio loderò le mie parole, tutto il giorno continuerò a sperare in Dio, non temerò ciò che potrà farmi un uomo. Ognuno loda le proprie parole ma non perché siano sue ma piuttosto perché parlano di Dio e sono di Dio. Le nostre parole meritano apprezzamento se rimangono fedeli alla verità, se si adattano al tempo e al luogo. In coscienza possiamo apprezzare questo genere di parlatori ma non lo possiamo fare verso chi parla diversamente. Tutto il giorno, per tutto il tempo della vita, qualsiasi cosa mi capiti, che sia prospera o avversa, spererò nel Signore e perciò non avrò timore di che cosa potrà farmi l'uomo.
Tutto il giorno si opponevano a me maledicendomi. Da parte mia lodavo in Dio le mie parole e dicevo che esse sono fedeli e cattoliche; essi, al contrario, si esacerbavano contraddicendomi e si opponevano a tutti i miei discorsi e cercavano, con i loro argomenti, di renderli inconsistenti e di distruggerli. Per questo aggiunge: Tutti i loro sforzi si volgevano per il male. Al male si volgono anche tutti gli sforzi messi in campo dai giudei e dagli eretici, i quali vogliono uccidere le anime e cercano di far deviare i semplici dalla via della verità.
S'insinueranno in modo nascosto e spieranno i miei passi. Facevano così taluni di cui parla il Vangelo: “Quando Gesù entrò nella casa di uno dei capi dei Farisei, di sabato, per mangiare del pane, essi lo spiavano” (Lc 14,1). Anche l'Apostolo si lamenta di alcuni falsi fratelli che si erano insinuati per esaminare le loro convinzioni di coscienza. Gesù dice su questo argomento: “Fate attenzione ai falsi profeti che vengono a voi in vesti di pecore ma dentro sono lupi rapaci” (Mt 7,13). Costoro inserendosi tra i santi in modo ingannevole e occultando la malizia del cuore, fingevano d'essere cristiani per poi accusare o ingannare quelli che potevano. Spiavano i loro passi e se vedevano che trasgredivano qualcosa, o commettevano qualche errore o agivano contro la legge, lo tenevano bene a mente e a tempo debito, li accusavano e li contrastavano. Parlava del loro piede perché chi cade, ha messo male il piede.
La mia anima è rimasta in attesa e tu non li salvi per nulla. I santi desiderano e aspettano che gli iniqui ricevano il compenso meritato, a meno che Dio non li converta dalla loro empietà. Li salvi per nulla: ossia non ciè nulla in loro in base al quale possano essere salvati. Aggiunge: “Nella tua ira frantumerai i popoli”. Ciò avverrà nel momento del giudizio quando vedranno che Dio è adirato con loro e li getterà nel fuoco eterno.
Dio ti ho fatto conoscere la mia vita e hai posto le mie lacrime davanti ai tuoi occhi. Felice la coscienza di quell'uomo che può sperare a motivo del suo agire e pone le sua lacrime al cospetto di Dio. Dio vede tutto; i nostri cuori parlano a lui e gli rivelano ciò che è in essi.
Come tu hai promesso, i miei nemici si ritireranno, quando ti avrò invocato. Come avevi promesso, quando ti avrò invocato, i miei nemici si ritireranno in modo da non poter oppormi resistenza. Questa è la sua promessa: “Non vi lascerò né vi abbandonerò” (Gv 14,18). “Sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo” (Mt 24,20). Ugualmente: “Vi darò lingua e sapienza alla quale i vostri nemici non potranno opporsi né contraddire” (Lc 21,15). “Ecco ho conosciuto che tu sei il mio Dio”. Ecco ho conosciuto che tu sei il mio Dio, che non abbandoni mai chi confida in te e hai voluto rivelare al mio intimo già da ora le cose che mi accadranno. Infatti mentre i santi cominciavano a parlare, subito dallo spirito di profezia venivano istruiti in gran parte circa gli eventi futuri.
In Dio loderò la parola, nel Signore loderò il suo discorso, in Dio spererò, non temerò che cosa potrà farmi l'uomo. Poiché tu sei il mio Dio, in te loderò la parola, e in te loderò il tuo parlare, la tua fede che ho predicato, la tua dottrina che ho annunziato; in nessun modo la rinnegherò ma la confermerò fino alla morte. Avendo posto in te la mia speranza, non temerò l'agie dell'uomo. La forza dell'uomo non può nulla contro la potenza e la volontà di Dio.
In me sono, Dio, i voti che ti renderò, le lodi per te. Nessuno può accampare pretesti, povero o ricco che sia, ognuno possiede in se stesso e nel suo cuore ciò che può votare a Dio e rendere a lui. Non avrai oro, non possederai argento, non avrai del denaro da offrire a Dio ma non è questo che vuole ricevere da te. Ascolta ciò che ti suggerisce: “Da a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Mt 22,21). è questo ciò che devi desiderare e volere sempre: lodarlo e benedirlo senza posa e distoglierti da ogni iniquità e ciò ti basterà. Questo corrisponde all'invito dei salmi: Lodate il Signore, benedite il Signore, celebrate il Signore, salmeggiate al Signore. Puoi fare questo anche restando in silenzio, se possiedi un cuore puro, se ti compiaci in colui che ti ha fatto e ne godi. Altrove si dice: Cerca la gioia nel Signore e ti darà secondo i desideri del tuo cuore (Sal 36,4). L'Apostolo chiede: “Rallegratevi nel Signore, sempre, lo ripeto: rallegratevi” (Fil 4,4). Questo è il sacrificio di lode che dobbiamo ogni giorno immolare a Dio.
Hai liberato l'anima mia dalla morte, non a qualsiasi prezzo ma per mezzo del tuo sangue. Perciò l'apostolo afferma: “Siete stati comprati a caro prezzo, glorificate Dio nel vostro corpo” (1 Cor 6,20). [Hai liberato] i miei occhi dalle lacrime, un fenomeno provocato dal fumo, dall'inganno e da qualche altra sofferenza. Gli uomini che saranno nel fuoco, non potranno evitare il fumo e la sofferenza. Al contrario non sperimenteranno questa sofferenza gli eletti ai quali verrà detto: “IL Signore asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né lutto, né grida, né alcun dolore perchè le cose di prima sono passate e sono realizzate le nuove” (Ap 21,4). [Hai liberato] i miei piedi dalla caduta. A costoro fu di giovamento quanto era stato detto in precedenza: spieranno il loro passo. “Guai a chi è solo! Quando cadrà, nessuno l'aiuterà a risollevarsi” (Sir 4,10). I santi non sono soli perché il Signore è sempre con loro e dicono. “Mi hai preso per la destra e piacerò al Signore nella luce dei viventi”. Per questo attesta: “Hai liberato l'anima mia dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta, per piacere a Dio nella luce dei viventi”. Al contrario non avrebbe potuto esistere né essere gradito a Dio. Giustamente ha precisato nella luce dei viventi, perchè soltanto quest'ultimi saranno nella luce e avranno la vita. Chi vive fra i tormenti, sperimenta piuttosto una morte che una vera vita.

Salmo 56

Per la Fine; non distruggere; di Davide; nell’iscrizione del titolo; quando fuggiva dalla presenza di Saul nella spelonca.
Dove appare il comando di non distruggere? Nell’iscrizione del titolo. A che cosa si riferisce l’iscrizione? Alla fuga di Davide dalla presenza di Saul. Questi avvenimenti non accaddero mai in senso letterale, e perciò devono essere interpretati secondo il significato che ricevono nel loro pieno compimento.
Abbiamo parlato in precedenza del significato dell’iscrizione del titolo, dicendo che si riferisce a quando i giudei chiesero a Pilato: “Non scrivere re dei giudei”. Questi rispose loro: “Quel che ho scritto, ho scritto” (Gv 19,22). Questo decisione coincide con il comando: non distruggere. Il senso della Scrittura ha ottenuto pieno compimento e Cristo è il re dei giudei, lo vogliano o non lo vogliano. Allora Davide, cioè il nostro Salvatore, fuggì nella spelonca, cioè nel sepolcro, dalla presenza di Saul, cioè dai capi dei giudei. Ha scritto bene fuggì perché il suo corpo fu portato alla sepoltura quasi di nascosto e in gran fretta.
Pietà di me o Dio perché in te confida l’anima mia. La Chiesa può pronunciare queste parole con grande fiducia perché Egli ormai ha già affrontato la morte per poterla soccorrere. In te confida l’anima mia perché mi hai amato così tanto da dare te stesso per la mia anima. «Nessuno ha amore più grande di chi dona la vita per i suoi amici» (Gv 15,13).
Spero all’ombra delle tue ali, finché passi la sventura. Ti ho visto, sembra dire, mentre pendevi dalla croce quando stendevi mani e braccia come ali. All’ombra di queste ali proteggimi, perchè nell’ombra delle tue ali io mi rifugio. Tutta la speranza del cristiano è riposta nella croce e nella passione del Signore. La Chiesa conserva questa speranza finché questo mondo, con tutte le sue iniquità, non sia passato; in seguito non dovrà più sperare perché avrà ottenuto tutti i beni che poteva attendere. «Ora rimangono la fede, la speranza, l’amore ma la più grande di queste è la carità» (1 Cor 13,13). Solo quest’ultima [virtù], infatti, durerà per sempre.
Griderò a te, Altissimo, e al Signore che mi ha beneficato. Griderò finché non sarà passata la sventura ma, in seguito, non ci sarà più bisogno di farlo. A chi griderò? Al Signore Altissimo e al Sommo Bene; griderò a Colui dal quale procede ogni bene, al Signore che mi ha beneficato. Conta, se ne sei capace, quanti siano i doni ricevuti dal Signore. Ti creò e ti plasmò quando ancora non esistevi. Non soltanto ti creò ma ti plasmò a sua immagine, secondo la sua somiglianza, ti concesse vita e misericordia: “Non risparmiò il proprio Figlio ma lo consegnò per tutti noi” (Rm 8,32). Ascolta in che modo il Signore ti ha beneficato.
Mandò dal cielo, e mi liberò, ha dato all’obbrobrio quelli che mi calpestavano. Mando dal cielo, da se stesso, dal suo seno, dal suo cuore e mi ha liberato. Ha dato all’obbrobrio quelli che mi calpestavano. Si riferisce agli spiriti del male, ai giudei, agli eretici e ai tiranni. Tutti costoro sono consegnati all’obbrobrio perchè, non appena, escono da questa vita, vengono sprofondati nelle tenebre. Mandò dal cielo, ma chi inviò?
Dio mandò la sua misericordia e la sua verità, cioè Gesù Cristo, suo Figlio. In modo molto opportuno non afferma che questi è misericordioso e fedele, ma piuttosto dice che Egli, a motivo della vastità della sua generosità, è la stessa misericordia e fedeltà.
Ha soccorso la mia anima tra i leoncelli, ossia tra gli avversari e gli spiriti maligni, pronti a divorare gli uomini. Tra loro dormii a lungo, ma m’addormentavo tutto ansioso. Non godevo di un sonno quieto e tranquillo, ma turbato e affannoso. Dormono così i visionari che vedono, nel sonno, immagini terrificanti. Avendo provato nel dormire terrore e turbamenti, esitano a coricarsi, temono di tornare a vedere fantasmi.
I figli degli uomini: i loro denti sono armi e frecce, la loro lingua spada affilata. Non è strano se, trovandomi tra costoro, ho dormito sonni agitati, non ho goduto alcuna pace, né ho potuto trovare quiete, perché i loro denti sono armi e frecce, le loro lingue spade affilate. Sono sempre pronte a contendere, a creare divisioni, a bestemmiare, a maledire, ad ingannare e a contraddire.
Innalzati sopra i cieli Dio, e su tutta la terra la tua gloria. Ha detto poco fa, che Dio ha mandato la sua misericordia e la sua verità, cioè il nostro Salvatore, il quale, come avevamo letto nel titolo, era stato nascosto nella grotta del sepolcro. Ora chiede che sia innalzato sopra i cieli e manifesti la sua gloria a tutte le genti. Fatto questo, riprende la narrazione e conclude in modo ordinato il discorso cominciato.
Hanno preparato lacci ai miei piedi e incurvarono l’anima mia. Molti sono i lacci e innumerevoli i trabocchetti che gli iniqui tendono ai santi, con i quali cercano di catturarli e farli cadere. L’anima che sta eretta, contempla i beni celesti mentre quella incurvata, scorge soltanto le cose transitorie della terra. Chi cerca soltanto i beni terreni e mutevoli, è certo di avere un’anima incurvata.
Scavarono davanti a me una fossa e vi sono caduti. Questo è scritto anche in un altro passo: “Chi prepara una fossa al fratello, cadrà in essa per primo” (Sir 10,8). La fossa è inganno e illusione e chi la scava, la prepara per sé, ma non si prepara soltanto una fossa d’inganno ma addirittura di morte e di perdizione. Il Signore insegna riguardo ad essa: “Se un cieco guida un altro cieco, entrambi cadranno» (Mt 15,14).
Pronto è il mio cuore, Dio, pronto è il mio cuore, canterò e salmeggerò al Signore. Facciano pure ciò che vogliono, dicano ciò che vogliono, lodino i loro insegnamenti, disprezzino pure i nostri, il mio cuore è sempre pronto a cantare, a giubilare, a lodare, a predicare la parola di vita e di salvezza e ad annunciarla a tutte le genti. Lo afferma dicendo: canterò e salmeggerò al Signore. In che modo? Con il salterio e la cetra. Riprende il discorso nel versetto successivo:
Sorgi, mia gloria, sorgi salterio e cetra, sorgerò all’alba. Salterio e cetra rappresentano l’Antico e il Nuovo Testamento. Il salterio ha dieci corde come i comandamenti della Legge. La cetra ha tre o quattro corde. Le tre corde ricordano il mistero della Trinità e le quattro, i libri del Vangelo. I santi cantano con il salterio e la cetra perché non hanno altro canto se non quello costituito dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Se dalla Chiesa si eliminasse il salterio o la cetra, non sapremmo in che modo proseguire il canto. Tutta la sua gloria sta nel salterio e nella cetra, poiché se non avesse il canto, la dottrina o la scienza non potrebbe avere alcuna gloria. Sebbene qualsiasi modulazione del salterio o della cetra, sia soave e dolce da udire, tuttavia è particolarmente gradita quella che viene eseguita con le tre corde della cetra. Si tratta del canto presentato dal profeta Isaia e ripreso da Giovanni evangelista: «I serafini e i quattro animali non cessano di cantare: Santo, santo, santo il Signore Dio onnipotente; tutta la terra è piena della sua gloria” (Ap 4,8). Giustamente allora la Chiesa dichiara: Sorgi mia gloria, sorgi salterio e cetra; anch’io mi alzerò all’alba. Tu, salterio e cetra siate sempre integri e non fate che io trovi motivo d’impedimento o d’indugio perché anch’io mi alzerò molto presto per cantare. In questo frangente si ripromette di cantare e di giubilare dal mattina a sera, ossia per tutto il tempo della vita e lo fa quando dichiara che si leverà già all’alba.
Ti loderò tra i popoli, Signore, e salmeggerò a te fra le genti. Sono pronto, ho con me il salterio, tengo pronta la cetra, e con il salterio e la cetra ti loderò, ti celebrerò tra i popoli e canterò il salmo tra le genti. Poiché i giudei non vogliono ascoltare, si ripromette di cantare i salmi tra i popoli. Cantare i salmi significa osservare i comandamenti nelle parole e nelle opere.
Poiché grande sopra i cieli la tua misericordia e la tua verità fino alle nubi. La Misericordia e la verità di Dio è il nostro Salvatore, pieno di misericordia e di verità, e in Lui e per mezzo di Lui, viene rivelata a tutte le genti la misericordia e la verità del Padre. Questo evento celebrerò, questo predicherò, questo annuncerò tra le genti; poiché fino al cielo e alle nubi, anzi al di sopra di tutti i cieli e di tutte le nubi la tua misericordia è stata magnificata e celebrata. Affinché la mia predicazione sia veritiera, ora esci dalla spelonca, esci dal sepolcro, innalzati o Dio sopra i cieli e la tua gloria si manifesti su tutta la terra. Innalzati sopra i cieli o Dio e su tutta la terra la tua gloria.

Salmo 57

Per la fine, di Davide per impedire la dispersione; nell'iscrizione del titolo.
Questo ha comandato Davide affinché le indicazioni poste nell'iscrizione del titolo né Pilato né i giudei pensino di renderle vane. C'era scritto, in ebraico, in greco e in latino: “Questi è Gesù Nazareno Re dei Giudei. Perciò gli ebrei, i greci e i latini sono testimoni che i miseri giudei hanno crocifisso il loro re e signore.
Se davvero parlate di giustizia, giudicate rettamente figli degli uomini. Parla il profeta e rimprovera i giudei a causa della loro iniquità. Se davvero, parlate di giustizia, come fate sempre, perché non giudicate con giustizia? [ma questo non avviene] se non perché siete figli degli uomini “Ogni uomo è mentitore ma Dio è veritiero” (Rm 3,4). Come si legge, i figli dell'uomo sono bugiardi mentre i figli di Dio sono veritieri. “A quanti lo hanno accolto, diede loro il potere di diventare figli di Dio, a quanti credono nel suo Nome” (Gv 1,12). Solo i cristiani sono nella verità perciò soltanto i cristiani sono figli di Dio. Voi considerate Cristo un buon maestro, dite che insegna con verità la via di Dio, dite che presso di lui non c'è preferenza e che non guarda all'aspetto di una persona; [in questo] dite la verità e parlate con giustizia perchè la cosa è così come voi dite. Perché non giudicate con rettitudine? Perchè lo condannate a morte? Perché gridate contro di lui: crocifiggilo, accusandolo come fosse un malfattore?
Perfino col desiderio compite il male sulla terra, le vostre mani non pensano che a fare il male. Dal cuore, dice il Signore, escono i cattivi pensieri, furti, omicidi, spergiuri, false testimonianze e altre simili” (Mt 7,21). Queste sono le azioni cattivi che gli uomini iniqui compiono nel loro cuore, cioé sulla terra, perchè un cuore simile, del tutto terreno, è vano, pesante e proteso verso il basso. Le loro mani non pensano che al male e nelloro agire sono concordi nella malizia e nella malvagità.
I peccatori si sono resi estranei dal grembo, errarono fin dall'utero, hanno detto il falso. Costoro fanno parte di quei peccatori dei quali è detto in un altro passo: “Figli estranei mi hanno mentito” (Sal 17,46). Ancora: “Stranieri insorsero contro di me” (Sal 53,5). Uomini che erano vicini tra loro sono diventati estranei e, al contrario, si sono alleati tra loro persone che erano nemiche. Perciò è scritto: “Chiamerò non popolo mio, popolo mio e Chi non aveva ottenuto misericordia, oggetto di misericordia” (Rm 9,25). A loro infatti è detto: voi non siete mio popolo. Costoro errarono dall'utero perchè dal momento in cui sono nati, non vollero mai accogliere la verità e perciò dal grembo della madre hanno detto il falso. L'errante non è colui che non può evitare la falsità?
La loro ira è quella del serpente. Di quale serpente? Come di aspide sorda che si tura le orecchie, che non sente la voce dell'incantatore che non ode la voce degli incantatori e i malefici che sono resi innocui dal sapiente. L'aspide è il più pericoloso genere di serpenti, ed è scritto che il veleno dell'aspide sia insanabile (Dt 33,33). Contro di essa non funziona alcun tentativo di incantarla. Così si comportano i giudei, i quali, avendo indurito il loro cuore sempre si oppongono alla fede cristiana, non vogliono ascoltare né accogliere la predicazione del Vangelo. Gli incantatori sono i santi predicatori i quali, sebbene li incantino abilmente, ricevono il disprezzo degli uomini che non vogliono ascoltare il loro discorso e respingono i loro tentavi di pacificarli. Anzi quest'ultimi sono sempre pronti a contraddire e a maledire piuttosto che ad ascoltare e a credere. Ciò nonostante, le loro dispute e i loro argomenti sono vinti e confutati con facilità. Perciò aggiunge:
Saranno ridotti al nulla come acqua che scorre via. Accade spesso che l'uomo il quale fino a poco prima sembrava un torrente in piena, da cui fluivano esempi ed argomenti, si riduca al secco e privo d'argomenti e non riesca a provare per nulla ciò che affermava. Se qualcuno non mi crede, legga il resoconto della disputa che il beato Silvestro condusse con i giudei. Ciò avviene perché il Signore tese il suo arco finché rimasero fiaccati. L'arco di Dio sono gli apostoli e i maestri per mezzo dei quali il Signore scaglia le sue frecce contro di loro, ossia le testimonianze sicure della Sacra Scrittura, finché gli avversari non sia colpiti e, stesi a terra, non si diano per vinti. Questo messaggio corrisponde alla parola del Signore: “Vi darò lingua e sapienza a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né contraddire” (Lc 21,15).
Come cera liquefatta spariranno. Questo avverrà nel giudizio ma soprattutto dopo il giudizio quando saranno gettati nel fuoco con il loro comandante. Si dice infatti: Su di loro piovve fuoco e non videro più il sole”. Usa il passato per parlare di ciò che accadrà in futuro. Nel corso del giudizio, dopo che quel terribile verdetto sarà stato pronunciato, si scioglieranno come cera liquefatta, che non può resistere a tanta forza. Allora il fuoco che consumerà il mondo intero pioverà su di loro e da questo fuoco entreranno in un altro fuoco. Non vedranno il sole perché, come sta scritto, Gli empi verranno eliminati affinché non contemplino la gloria di Dio (Is 26,10). Per un poco potranno vederlo, secondo a quanto è scritto - “lo vedrà ogni occhio” - subito tuttavia saranno tolti da quel luogo e questo costituirà il loto tormento: desiderare di continuare a vederlo e non poterlo fare.
Prima che il vostro pruno produca spine, l'ira li catturerà ancora vivi. Il pruno è una pianta spinosa che produce un fiore bellissimo ma anche spine molto pungenti. Il pruno rappresenta il nostro Salvatore, fiore bellissimo dalla radice di Jesse, che dice di se stesso: “Sono un fiore del campo, un giglio della valle” (Ct 2,1). Questo pruno presenta dei fiori che rallegrano e alimentano le nostre anime con la loro bellezza e il loro profumo. I fiori rappresentano le sue parole profumate e molto dolci. Per il momento non mostra ancora le spine ma attende i peccatori con grande pazienza: “Non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva (Ez 33,11). Apparirà spinoso e terribile nel giudizio ma ai peccatori i quali non potranno sopportare le sue ferite e i suoi aculei. Santi e fedeli di Dio, prima che questo pruno getti fuori le spine e mostri gli aculei della sua severità, il fuoco li avvolgerà nella sua ira, mentre ancora sono viventi. Prima ancora che il Signore si ponga a giudicare, le anime degli uomini malvagi e condannati saranno prese dal fuoco e tormentate da esso. Prima del giudizio soltanto le anime, ma dopo il giudizio, corpo e anima subiranno la pena insieme. Allora il giusto si rallegrerà contemplando nel verificare la punizione degli empi. Allora laverà le mani nel sangue dei peccatori. I peccati non sanguinano, ma il sangue qui significa la morte, perchè la morte avviene quando il sangue è parso. I santi di Dio possono lavare le loro mani e le loro azioni (simboleggiate dalle mani) in modo accurato quando eliminano i peccati, dai quali furono contaminati.
Allora si dirà: c'è un frutto per il giusto, davvero c'é un Dio che giudica sulla terra. Le cose contrarie s'uniscono alle cose contrarie. É come se dicesse: ogni uomo dica, comprenda e capisca che se i buoni raccoglieranno un frutto e riceveranno un premio della loro rettitudine, i malvagi, al contrario sopporteranno il giudizio e riceveranno una punizione a motivo della loro malizia. Dove si trova Dio? Ovunque. Si trova in terra, vede ed esamina tutto ciò che si trova sulla terra.

Salmo 58

Per la fine: non disperdere, di Davide, nell’iscrizione del titolo, quando Saul sorvegliò la sua casa, per ucciderlo. Nessuno potrà procurare rovina se lo Spirito avrà impedito di mandare in rovina. I capi dei sacerdoti e gli altri Giudei, raffigurati in Saul, vollero fare questo [crimine] ma poiché non poterono, mandarono delle guardie per custodire il suo sepolcro e per annientarlo. Come avrebbero potuto ucciderlo, visto che si trovava già nel sepolcro? Volevano eliminarlo impedendo la sua risurrezione. Anche ora ci sono uomini che, per quanto sta in loro, vogliono eliminarlo perché negano la sua risurrezione.
Liberami dai miei nemici, mio Dio, e salvami da coloro che insorgono contro di me. Spesso ho detto che quando Cristo invoca, supplica o mostra di aver bisogno di qualcosa, tutto questo dipende dalla sua umanità, non la sua divinità. La sua umanità pure non aveva bisogno né di chiedere né di supplicare poiché, se l’avesse voluto, avrebbe avuto tutto. Ciò che Cristo voleva era perfetto e il profeta ora ne parla affinché veniamo a conoscere ciò che, se non fosse stato scritto, non avremmo potuto conoscere. Cristo come uomo chiedeva soltanto con un solo atto di volontà ciò che gli altri domandano con preghiere e con suppliche. Il nostro Salvatore, tuttavia, impetra anche usando la voce, non per se stesso ma per noi per farci capire con la sua preghiera quale sia il suo volere e quale sia la nostra utilità. L’invocazione che esprime ora, liberami, difendimi e salvami, potrebbe essere resa in questo modo: voglio che tu mi liberi, da tutti gli operatori d’iniquità e da tutti i sanguinari, salvami. Così si esprime, così prega la volontà di Cristo, non chiedendo ma volendo. Anche noi parliamo in questo modo riguardo a quelle cose che noi riteniamo siano riposte del tutto in nostro volere e potere.
Ecco hanno dato la caccia all’anima mia, i violenti si scagliarono contro di me, ma non commisi colpa o peccato. Il nostro Salvatore non aveva bisogno di dire queste cose ma noi avevamo il bisogno di ascoltarle. Se le ha dette, le pronunciò dentro di sé, nel suo cuore. Il Profeta le avvertì dentro di sé e le scrisse, grazie all’ispirazione dello Spirito Santo. I giudei dettero la caccia all’anima di Cristo non coi i fatti ma con il desiderio e con la speranza. Questo modo di parlare ha un vastissimo uso: noi siamo soliti di dire di possedere già, ciò che speriamo di ottenere. I violenti si scagliarono contro di me. Vengono denominati violenti perché, desiderando la morte di Cristo, eseguirono tale intento. Chiunque riesce ad ottenere ciò che vuole, in relazione a questo risultato manifesta di essere forte. Ma non commisi colpa o peccato.
Ho corso e camminato senza iniquità. Chi ignora questo fatto? Perché esporre questa giustificazione? Perché accampare questa difesa? Dio Padre ignorava questo fatto? Sapeva che tutte le espressioni della sua umanità erano rette ed irreprensibili. Non era superfluo però che il profeta parlasse della coscienza di Cristo, perché voleva persuadere gli uomini iniqui. Con la nostra coscienza diciamo a Dio molte cose che non esprimiamo all’esterno in parole.
Sorgi in mio aiuto e guarda. Voglio che tu venga in mio aiuto e in mia difesa e che ti opponga ai voleri di questi persecutori, affinché non abbiamo su di me alcun potere senza che lo permetta con il mio volere. Ciò corrisponde a quanto il Signore disse a Pilato: «Non avresti su di alcun potere, se non ti fosse stato dato dall’alto» (Gv 19,11). E guarda, Che cosa? La loro empia volontà e la cattiva intenzione poiché non soltanto voglio uccidermi (ma questo lo vogliamo entrambi) ma cercano anche di eliminare del tutto il mio nome e il ricordo del mio nome.
Tu, Signore, Dio delle schiere, Dio d’Israele, volgiti a visitare tutte le genti. Egli è il Dio delle schiere, nelle cui mani e nel cui potere stanno tutte le schiere; ad esse comunica i doni che vuole dare e attira a sé quelli che vuole. Egli è il Dio d’Israele, ossia, come dobbiamo capire, di quelli che credono in lui, lo amano e lo conoscono. Tu, Signore, Dio delle schiere, Dio d’Israele, volgiti a visitare tutte le genti perché quelle alle quali fui inviato non vollero accogliermi. Questa richiesta adesso si è realizzata perché il Signore, mediante i suoi discepoli, ha visitato tutte le genti e le ha chiamate alla fede. Ha detto loro: «Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 15,11). Non avere pietà degli iniqui. Tutti sono stati chiamati ma non tutti sono stati eletti. Gli operatori d’iniquità e con cuore indurito perseverano fino alla fine nella loro malizia, anche se sono stati battezzati e hanno creduto in Cristo, non riceveranno il perdono di Dio.
Torneranno alla sera e saranno affamati come cani e circonderanno la città. Questi giudei che vivono al presente sono restii alla conversione ma quelli che verranno in futuro si convertiranno a te, come è scritto: «In quei giorni Giuda sarà salvato e Israele abiterà in sicurezza» (Ger 23,6). E in un altro passo: «Se il numero dei figli d’Israele sarà come la rena del mare, si convertiranno» (Is 10,21). «Soffriranno la fame come cani». Ora sono irritati, colmi di errori e di malizia, e così si rifiutano di credere alla parola della vita ma allora, divenuti come cani famelici, cercheranno i cibi spirituale e gli alimenti della Chiesa senza alcun ritegno e mostreranno di aver sofferto la fame troppo a lungo.
Gireranno attorno alla città, cioè la santa Chiesa, per poter cibarsi dei suoi alimenti spirituali, che prima avevano rifiutato e la custodiranno attentamente con la fedeltà dei cani.
Parleranno con la loro bocca e una spada sono le loro labbra. Ecco i giudei di ora che rifiutano di credere, parleranno contro gli apostoli e i maestri della Chiesa. Con la loro bocca, con un linguaggio perverso, pronto a contrastare e a contraddire. Per questo ha aggiunto che c’è una spada sulle loro labbra. La Parola di Dio è la spada dello Spirito, mentre le parole dei giudei sono parole di morte e di perdizione.
Chi ha sentito? Lo dicevano i giudei contro gli apostoli e fino ad ora lo ripetono contro i maestri della Chiesa. Chi ha sentito? Quale profeta ha annunciato questa dottrina nuova che predicate? Sono radicati in questa opinione, perché si lasciano uccidere dalla lettera, incapaci di accedere ad una comprensione spirituale. Sono stati accecati dalla loro malizia. Non soltanto loro ma anche tanti altri popoli ragionavano allo stesso modo. Per questo prosegue: Tu, Signore, li deriderai e il Signore si prenderà gioco di loro. Il Signore non considera un nulla tutti i popoli perché, come dichiara il profeta: «Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui e sono considerate vane ed inutili» (Is 40,17).
Custodirò la mia forza presso di te perché tu, o Dio, sei la mia difesa. Tu consideri un nulla tutte le genti e io farei lo stesso, se lo volessi. Non voglio, però, dar sfoggio della mia forza perché voglio attribuire a te tutta la mia forza, affidarla alla tua custodia e, quasi fossi privo della mia energia, aspetterò di essere difeso ed aiutato da te. Perché tu, o Dio, sei la mia difesa, che disponi per me ogni cosa secondo il desiderio del mio volere.
Dio mio, la sua misericordia mi preverrà. Parla secondo la sua umanità e perciò dichiara di avere un Dio e da lui attende la misericordia e questa soccorso misericordioso avviene in modo così veloce, da prevenire la richiesta.
Dio mio, mostrami i tuoi beni tra i miei nemici. Quali beni? Non ucciderli. Perché? Perché non dimentichino la tua legge. Questo non lo dichiara riguardo ai Giudei ma ai cristiani, affinché non dimentichino la tua legge. Infatti in un’altra versione al posto della tua legge, leggiamo del mio popolo. Questo atto di misericordia è avvenuto a favore dei giudei, affinché non siano uccisi subito, affinché assieme a loro non venga meno anche la Legge e non cadesse in oblio, a motivo del fatto che non c’era nessuno che la insegnava.
Disperdili nella tua potenza ed abbattili, o mio Protettore. Non ucciderli in questa angustia tanto dolorosa nella quale sono stretti tutti insieme, ma disperdili fra tutte le genti, i popoli e nazioni, nella tua potenza alla quale nessuno può contrapporsi. Distruggili non al punto di ucciderli ma costringili a restare privi della dignità, onore e gloria che avevano un tempo. Ecco gli esperti sono stati dispersi e noi abbiamo ereditato la Legge; non sono morti ma vivono ovunque privi delle legge, del sacerdozio e dell’onore.
Il discorso delle loro labbra non è altro che un crimine perpetrato con la loro bocca; restino presi nel loro orgoglio. Il discorso delle loro labbra non è altro che un crimine perpetrato con la loro bocca, ed hanno parlato contro Dio con grande orgoglio. Fecero contro di lui tutte quelle cattive azioni che sono state ricordate prima, e perciò è giusto che vengano puniti nel loro orgoglio, affinché una volta per tutte conoscano e comprendano la loro stoltezza. Questi giudizi valgono per i giudei dei nostri giorni, come dobbiamo interpretare. Il messaggio che si trova d’ora in avanti deve essere attribuito, invece, a quelli che ci saranno alla fine del mondo. Riguardo a quest’ultimi si dice:
Per le loro maledizioni e menzogne, saranno sottoposti all’ira che li consuma e più non esisteranno. I primi sono stati distrutti e dispersi a motivo del loro orgoglio e della loro pazzia. Gli altri, viventi alla fine del mondo, saranno costretti e obbligati dai santi a rispondere delle loro maledizioni e menzogne e a fare penitenza per esse. Non saranno nell’ira che li divora ma si troveranno insieme ai santi nella casa della dimora celeste. L’ira che consuma comincia dalla morte dell’Anticristo, poiché allora appariranno segni certi del giudizio futuro. Allora i giudei, conosciuta la verità, si rifugeranno nella Chiesa e faranno penitenza delle bestemmie e delle menzogne.
Sapranno che il Dio di Giacobbe domina fino ai confini della terra. Questi giudei di ora lo ignorano ma quelli che ci saranno sapranno e comprenderanno che il Dio e Signore che domina in Giacobbe è quello che fu crocifisso dai loro padri, Egli domina sul popolo dei Giudei dal quale ha preso origine. Domina fino ai confini della terra, cioè su tutti i popoli.
Torneranno a sera e patiranno la fame come cani. Il senso di questo versetto lo illustrato in precedenza. Si disperderanno per mangiare e non potranno saziarsi, mormoreranno. Saranno dispersi nelle singole Chiese e ovunque vedranno che ci sarà qualcuno disposto ad accogliere la fede cristiana, s’accorgeranno che avrà grande desiderio d’apprendere e di cibarsi dell’alimento divino e spirituale e se non saranno saziati, cominceranno a mormorare. La mormorazione è una caratteristica di quel popolo e non accadde mai che non lo facesse. Si lamenteranno se non saranno saziati, se i vescovi, i sacerdoti e gli altri predicatori della fede cristiana, che ci saranno in quel tempo, non saranno in grado di rispondere alle loro richieste. Vorrei che leggessero questi miei scritti, affinché potessero arrossire e smettessero di mormorare. Chi può spiegare in tutto il suo significato il messaggio contenuto nella Sacra Scrittura?
Canterò la tua potenza e al mattino esalterò la tua misericordia. Mentre essi interrogano e vogliono sapere tutto, e continueranno a formulare domande, mediante i miei fedeli, mediante i vescovi e i sacerdoti, canterò e annuncerò la tua potenza e celebrerò al mattino la tua misericordia. Quando per tutti verrà la sera, per coloro che crederanno, comincerà, invece, ad albeggiare. Lasceranno il buio della notte, e, dopo essere stati rinnovati nelle acque del Battesimo, giungeranno alla vera luce e allo splendore del giorno. Allora sperimenteranno la potenza e la misericordia di Dio.
Sei stato mia difesa e mio rifugio nel giorno della mia tribolazione. Salmeggerò a te, mio aiuto, perché Dio è mia difesa: tu Dio sei la mia misericordia. Con quanto amore Cristo si umilia alla divinità, e promette di salmeggiare ed obbedire ad essa, perché fu premurosa nei suoi confronti e adempì in modo efficace tutti i suoi voleri. Giustamente ora afferma che essa è sua difesa e suo rifugio e che è la sua misericordia perché è accolta da essa insieme a tutte le sue membra ed innalzata alla gloria della beatitudine eterna. Allora si compirà tutto ciò che è contenuto in questo salmo quando, concluso il giudizio, il nostro Salvatore salirà al cielo con tutti i santi.

Salmo 59

Per la fine, per coloro che saranno trasformati, per l’iscrizione del titolo; per la dottrina di Davide, quando mise a fuoco la Mesopotamia di Siria, convertì Joab e percosse dodicimila uomini di Edom nella valle del sale.
Si riferisce ad una fine particolare ma questo discorso, se si sta al significato letterale, non ha alcun senso. Bisogna pensare, allora, che si riferisca agli uomini che, dopo aver creduto all’iscrizione del titolo, si lasciano trasformare nell’uomo nuovo e riconoscono come loro re Cristo Signore. Questo cambiamento venne compiuto da Davide, cioè dal nostro Salvatore, che è venuto con la potenza del suo insegnamento. Per mezzo dei suoi soldati, ossia dei discepoli, mise a fuoco e distrusse ogni opera d’orgoglio, d’arroganza e di vanità di questo mondo. Egli disse infatti ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare fuoco sulla terra e che cosa voglio se non che venga acceso?» (Lc 12,49). Mesopotamia significa elevazione, Siria innalzamento, Sobal vecchiaia vana. Chiamò a sé Il comandante Joab e i capi dell’esercito di Davide contro coloro che l’avversavano e ne percosse dodicimila nella valle del Sale. Joab significa nemico. Questi corrisponde all’oppositore di cui si parla nel Vangelo: «Mettiti d’accordo con il tuo avversario presto, mentre sei per via con lui» (Mt 5,23). Il nostra avversario è la parola divina ed essa è un comandante valente, il più grande conquistatore di tutti tra i prodi dell’esercito di Davide poiché distrugge chi non acconsente ad essa. Fu questo comandante ad eliminare dodici mila uomini. Tutti gli uomini sono di terra, formati dalla creta, ma coloro che vengono uccisi dalla spada di Joab sono fortunati. Una spada buona e questa morte buona che comunica vita proprio uccidendo. Che cos’è la valle del sale se non la santa Chiesa? In essa si trova quel sale del quale il Signore ha parlato ai discepoli: «Voi siete il sale della terra» (Mt 5,13). In questa valle la spada di Job detiene il dominio perché non c’è nessuno che possa opporsi. Nelle guerre e nelle vittorie di Davide sono raffigurate i combattimenti e i trionfi del nostro Salvatore.
Dio ci hai respinti, ci hai distrutti e ha avuto misericordia di noi. Dio ci ha respinti quando ha allontanato da sé il genere umano, cacciando dal paradiso i nostri progenitori. Li distrusse in quanto dalla gloria, dall’altezza, dalla forza e dall’incolumità e dalla stessa immortalità di cui erano stati dotati, li assoggettò alla legge della morte. Si adirò quando disse: «Maledetta la terra per il tuo lavoro, che hai compiuto in essa, non ti darà frutto ma spine e triboli ti produrrà» (Gen 3,17). Ebbe pietà di noi poiché non ci rifiutò e non ci uccise. Si comportò come quei giudici che usano misericordia: dopo aver condannato a morte qualcuno, si limitano a batterlo gravemente e, pur spezzando qualche loro membro, li conservano in vita e lo rimandano libero.
Hai scosso la terra e l’hai agitata, risana le sue fratture perché è sconvolta. Ci fu un periodo in cui era stabile, e la nostra terra non poteva subire turbamenti poiché non temeva alcuna molestia, alcuna infermità o pericolo e [l’uomo] abitava quella terra che era la migliore e la più attraente di tutte. Ora invece scossa e perturbata in tutti i modi; malata e avvilita, ha bisogno di grande aiuto poiché deve affrontare innumerevoli afflizioni. Per questo invoca: risana le sue fratture perché è sconvolta.
Hai fatto provare al tuo popolo cose dure, gli facesti bere un vino di’amarezza. Parla del popolo di cui si dice altrove: «Siamo il tuo popolo e il gregge del tuo pascolo» (Sal 94,7). Sebbene tutti i popoli gli appartengano, Egli si prende cura in modo particolare di coloro che credono in lui, che hanno fatto e fanno la sua volontà, nell’epoca dell’uno e dell’altro Testamento. A questi credenti il Signore mostra sempre cose dure e permette che venga affitto da gravi difficoltà. Per impedire che si lascino fuorviare dalle blandizie e dai piaceri del mondo e comincino a cercare e ad amare le cose terrene rispetto alle celesti, dona il vino dell’afflizione, con il quale è raffigurato il calice e la bevanda del dolore e della sofferenza. C’è un’altra compunzione che è positiva ed è quella con la quale i santi sono corroborati con le loro lacrime, come è scritto: «Le lacrime furono il mio pane giorno e notte» (Sal 41,4). In un altro passo: «Li nutrirai con il pane di lacrime e cibo di lacrime darai a noi in misura» (Sal 55,9).
Hai dato un segnale a coloro che ti temono, affinché fuggano dagli archi e siano liberati i tuoi amici. Questo è l’arco del quale altrove si dice: «I peccatori tesero l’arco, disposero frecce nelle faretre» (Sal 20,2). Il Signore ha donato ai suoi fedeli un suggerimento, in che modo possano evitare e sfuggire l’arco e i tiratori. Dobbiamo vedere nei tiratori tutti gli avversari della Chiesa, specialmente i giudei e gli eretici. Troviamo dei suggerimenti contro costoro e gli aiuti validi [offerti] da tutti i santi. Vuoi ascoltare un suggerimento chiaro: «Difendetevi dai falsi profeti che vengono a voi in vesti d’agnelli ma, all’interno, sono lupi rapaci: li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7,17).
Mi salvi la tua destra e mi esaudisca, dice la Chiesa, affinché siano liberati i tuoi amici. Salvami con la tua destra e la tua fortezza ed ascoltami. La salvezza di questa madre devotissima è la liberazione dei suoi molti figli.
Dio ha parlato nel suo santuario, esulterò e dividerò le spoglie e mieterò nella valle delle tende. Il Profeta ora parla e la Chiesa viene confortata. Si lamentava, cominciando il racconto dalle sue origini, delle avversità del genere umano mentre si era rallegrata, comunque, del suggerimento ricevuto e della possibilità di premunirsi dai tiri dell’arco. Dio ha parlato nel sua santuario, e ha pronunciato promesse che infondono gioia e letizia. Ti dilaterà fino ai confini del mondo e ti darà tutta la terra, che è immensa e divisa in parti. Esulterò e dividerò il bottino. Il Signore in modo opportuno comincia a parlare di gioia perché la sua gioia infonde letizia a tutti i suoi fedeli. Infatti, alla sua nascita, l’Angelo, portando un annuncio di gioia ai pastori, dichiara: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: è nato per voi oggi il Salvatore, Cristo Gesù, a Betlemme, città di Davide» (Lc 2,10). Sichem significa sulla spalla ed allude all’abito omerale che il sacerdote doveva rivestire, come è prescritto nell’Esodo. Sono gli apostoli, i vescovi e i sacerdoti, che possiedono questi ornamenti affinché portino su di sé gli altri fedeli con sapienza e con forza. «Portate il mio giogo su di voi, e imparate da me perché sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Il Signore li inviò e distribuì tra loro tutta la vallata delle tende. La valle delle tende rappresenta questo mondo, nel quale sono erette le tende di Dio, che raffigurano tutte le Chiese, delle quali è detto:
Mio è Galaad, mio Manasse, Efraim fortezza del mio capo. Giuda il mio re e Moab lo strumento della mia speranza; sull’Idumea getterò il sandalo: quegli stranieri mi saranno sottomessi. Ecco tutto è suo. Tutti questi popoli appartengono alla Chiesa e questa santa madre Chiesa è magnificata e dilatata ovunque tra i popoli. Galaad significa cumulo di testimoni: non sono altro che i dottori e i maestri della Chiesa. In essi sono conservate le testimonianze presenti nell’uno e nell’altro Testamento e con quelle devono difendere se stessi e tutti gli altri fedeli. Sono nominati per primi perché detengono un certo primato tra tutti. Manasse significa dimenticanza; questa riguarda particolarmente coloro che, inebriati dal calice dello Spirito Santo, dimenticano tutte le cose della terra e desiderano solamente quelle del cielo. Si comportavano così i fedeli di cui si parla negli Atti degli apostoli, coloro «che avevano un cuore solo ed un’anima sola, che non consideravano loro proprietà quanto possedevano ma avevano tutto in comune tra loro (At 4,32). Tra costo possiamo collocare i monaci e gli eremiti.
In Efraim, che significa fruttifero, dobbiamo scorgere gli uomini che rendono al Signore il frutto dell’opera buona. Fra questi ci sono chierici e laici, maschi e femmine, ricchi e poveri, liberi e servi, e tutti coloro, che respingendo l’inoperosità, lavorano fedelmente nella vigna del Signore. Nel parlare di fortezza del mio capo, è come se dicesse semplicemente mia fortezza. Come, in modo simili, diciamo che i nostri buoi o i nostri operai sono la nostra forza. Giuda mio re. Giuda significa confessione. È un’immagine dei fedeli che combattono per gli altri e lodano Dio con assiduità; pur trovandosi tra i tormenti, continuano a benedire il Signore e dichiarano che Cristo è il loro Creatore. Si comportano in modo così nobile da essere considerati dei re da parte di Dio. Moab, pignatta della mia speranza. Dopo la confessione, parla della pentola. I santi, per aver confessato la fede, venivano gettati in pentole con la loro carne e subivano il tormento del fuoco ed altre torture. La pentola, in questo passo, rappresenta tutti i tipi di sofferenza. Moab significa provenienti da quel padre, e dobbiamo pensare a quello di cui si parla nel Vangelo: «Voi avete il diavolo per padre» (Gv 8,44). Infine il Signore sperava di avere in se stesso una pentola per i suoi fedeli. Sperava perché affrontò la passione in modo libero e volontario.
Sull’Idumea getterò il mio sandalo. I sandali sono un simbolo degli apostoli che avevano calzato i sandali per annunciare il vanglo della pace, come sta scritto (Ef 6,18). Il Signore li inviò e mandò nell’Idumea, ossia nella regione di uomini sanguinari, che ha un nome dal significato chiarissimo. Gli stranieri si sottomettono a me. Gli stranieri, il cui nome (allo fili) significa privi di testa, rappresentano l’insieme dei non battezzati e tutti coloro che non pensano in modo retto. Come avrebbero potuto avere la testa sul collo, ciechi e sordi quali erano, privi do orecchi e di occhi? Se avessero visto con chiarezza, non avrebbero mai considerato divinità il legno o la pietra. Costoro, tuttavia, si sono sottomessi alla predicazione degli apostoli del nostro Salvatore e i muri della chiesa sono stati eretti con questo genere di persone. Sono essi le pietre non lavorate, sono non circoncisi, non toccate da alcun strumento e proprio costoro sono adatti per la costruzione dell’altare. Finora ha parlato il Signore, ora da qui in avanti la Chiesa conserva l’ordine del suo discorso.
Chi mi condurrà nella città fortificata? Chi mi condurrà fino all’Idumea? Chi mi condurrà nella città fortificata, cioè nella Gerusalemme celeste, là dove non si dovrà più temere né la pentola di Moab, della quale ha parlato poco fa, né le spade degli Idumei coperte dal sangue dei santi? Ma se vuoi che mi diffonda anche nell’Idumea, chi mi condurrà fino a là e mi mostrerà la via e mi custodirà nell’andare e nel tornare?
Non forse tu, o Dio, che ci hai respinto e ci hai distrutto, che ti sei adirato e hai avuto misericordia di noi e che non esci più con le nostre schiere? Ti preghiamo di uscire con noi, come hai promesso e speriamo che lo farai. Gesù riprende questa promessa nel Vangelo: «Chi crede in me, farà anch’egli le opere che io faccio e ne compirà di più grandi, perché io vado al Padre» (Gv 14,12). Ancora: «Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel mio Nome cacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, imporranno le mani sui malati e avranno buoni risultati» (Mc 16,17). Donaci l’aiuto nella nostro tribolazione, perché noi non mettiamo la nostra speranza in altro; vana è la salvezza dell’uomo, anzi l’uomo stesso è vanità (Sal 38,6).
In Dio faremo cose grandi ed Egli annienterà chi ci opprime. Restando in Dio faremo cose grandi ed Egli stesso sarà operante nelle nostre attività, perché senza di lui, come ci ha detto lui stesso, non possiamo fare nulla. Annienterà chi ci opprime (Sal 57,8). Li annienterà in quanto non permetterà che il loro intento si realizzi. Si tratta di un’espressione del linguaggio molto usata: diciamo che non ha fatto nulla, chi non è riuscito a completare un’opera cominciata. Furono ridotti al nulla perché non riuscirono a realizzare il progetto che si erano proposti. 

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