lunedì 9 gennaio 2012

Bruno di Segni Salmi Salmi 21-40

Bruno di Segni (o di Asti)

Commento ai Salmi (21-40)


Salmo 21

Per la fine. Per l'appoggio del mattino. Dello stesso Davide. Ho spiegato abbastanza che cosa significhi per la fine. L'appoggio [dato] al mattino altro non è che la risurrezione di Cristo, il quale, al terzo giorno, all’alba, fu appoggiato [nel passaggio] dalla vita mortale a quella immortale. Ha fatto bene in questo salmo a premettere un riferimento alla risurrezione perché [in seguito] avrebbe parlato esclusivamente della passione e gli ascoltatori che, nel corso del salmo si sarebbero rattristati a motivo della passione di Cristo, sarebbero stati anche incoraggiati dall'iscrizione che segue il titolo né avrebbero dubitato della risurrezione, dopo che aveva saputo della sua morte.
Dio, Dio mio, guarda verso di me, perché mi hai abbandonato, [sei] lontano dalla mia salvezza. Tante volte abbiamo detto che il nostro Salvatore è Dio e uomo insieme; la sua umanità invoca in lui e la sua divinità lo esaudisce. Quando invoca come uomo, non supplica soltanto per se stesso ma piuttosto invoca per noi, perché, essendo una cosa sola con la divinità, in un modo per noi incomprensibile, non può nutrire alcun timore per se stesso. In modo analogo [nel nostro corpo] la lingua parla a nome di tutte le altre membra; se essa non soffre di alcun malanno, ci fa capire, però, a nome di un altro membro del corpo, che quello sta soffrendo. Nel caso in cui venga colpito un occhio, una mano o un piede, sarà la lingua a dire: perché mi fai del male? Non interviene per sé ma per altri e fa sua la sofferenza altrui. In una forma simile di comunicazione, il nostro Salvatore, nella sua umanità, così parla ed invoca: «Dio, Dio mio, guarda verso di me, perché mi hai abbandonato». Sembra quasi che la sua divinità cerchi il motivo del gridare, visto che, essendo presente, non avrebbe dovuto supplicare né provare paura. Poi precisa dicendo:
«[sei] lontano dalla mia salvezza». Egli dichiara: non sto supplicando a mio favore, io sono la testa, sono la lingua e invoco a nome delle mie membra. Disseminate in tutto il mondo, le vedo soffrire gravi patimenti a motivo del mio Nome. La mia passione sarà per loro il motivo per cui affrontare tutti quei patimenti. Intercedo, in primo luogo, per gli uomini che, pur redenti dal mio sangue, a prezzo molto caro, non smettono di peccare ma perseverano nella loro iniquità. Sarà necessario che io interceda a lungo, ora e per sempre, a loro favore. Il versetto seguente chiarisce [il discorso] ancora meglio. Sono le parole dei miei delitti. Questo linguaggio non è mio, non m'appartiene; è il vociare dei delitti, delle malattie e delle passioni dei miei fedeli.
Dio mio, grido di giorno e non m'ascolti, di notte e non considerare [ciò] un'insipienza. L'espressione giorno e notte significa in ogni momento, «ogni giorno intercede per noi» come dichiara l'Apostolo (Rm 8,34). Tuttavia può avere anche un altro significato: il giorno corrisponde alla prosperità e la notte all'avversità. Interceda dunque il nostro Salvatore, dica l'umanità alla divinità: invocherò di continuo, non desisterò dalla mia supplica. Nessuno mi consideri uno stolto perché se io non ho bisogno di gridare è sempre necessario farlo per coloro per i quali io invoco.
Tu risiedi nel santuario, o Lode d'Israele. Non ho bisogno di supplicare per me, perché tu [Dio] abiti in me e sei sempre con me. Mi ascolti senza che io supplichi, tu che sei oggetto della lode e della testimonianza d'Israele. Il Signore supplica talora anche per se stesso, non perché abbia bisogno di supplicare, ma affinché, mediante la sua invocazione, noi veniamo a conoscere il suo proposito e il suo piano. Lo provano anche le parole seguenti.
In te sperarono i nostri padri, sperarono e li liberasti. A te supplicarono e li salvasti, sperarono in te e non rimasero confusi. È sempre necessario supplicare, dice, senza mai smettere di farlo e se non veniamo esauditi in tempo breve, non dobbiamo assolutamente desistere. Il nostro non è un grido che esce dalla bocca ma dal cuore ma neppure il grido della bocca rimanga privo d'importanza, quando il cuore e bocca concordano insieme. È ciò che fecero i nostri Padri; così si comportarono patriarchi e profeti. Agì allo stesso modo, il compositore di questo salmo. Credettero, rimanendo fermi nella fede e nella speranza e per questo furono esauditi e non rimasero delusi.
Da questo punto in avanti, [il Cristo] racconta in ordine lo svolgimento completo della sua passione; avvenimenti che sarebbero accaduti dopo secoli, li annuncia a tutti i popoli come fossero già avvenuti affinché gli uomini che si sarebbero rifiutati di credere agli apostoli, leggendo o ascoltando questo salmo, credano e riconoscano che preannunciava il vero.
Ma io sono un verme e non un uomo, obbrobrio degli uomini e rifiuto del popolo. Tutti quelli che mi vedevano, mi deridevano, parlavano e scuotevano il capo: ha sperato nel Signore, lo liberi, lo salvi se gli vuol bene. I nostri padri, dice, sperarono in te e furono liberati; sperarono e non rimasero delusi. A me ora si rimprovera proprio questo atteggiamento di speranza in te, e ritengono che la mia fiducia sia vana e senza speranza per il futuro. Qui nel salmo e nel Vangelo riscontriamo lo stesso racconto, qui qualcuno afferma: ha sperato nel Signore, lo liberi, lo salvi perché gli vuol bene; là [nel Vangelo si dice] «Se è Figlio di Dio, scenda ora dalla croce e crederemo in lui; ha confidato nel Signore, lo liberi se lo ama» (Mt 27,42). La dichiarazione del salmo - ha sperato nel Signore - corrisponde a quella evangelica: - Ha confidato in Dio -. Lo stesso vale per l'altra dichiarazione: Lo salvi perché gli vuol bene equivale a dire: lo liberi se lo ama. Osserva quanto corrispondano tra loro le parole del profeta con quelle del Vangelo. Passiamo ora ad esaminare il loro significato.
Sono un verme e non un uomo, dice. Egli si serve di questo paragone: il verme è il più spregevole tra gli animali, a mia volta sono considerato un peccatore abietto tra gli uomini. Il profeta, interpretando il loro pensiero, dichiara: «Noi lo consideravano come un lebbroso, rifiutato da Dio e umiliato» (Is 51,1). Il nostro Salvatore presenta qualche somiglianza con il verme: è nato da una vergine che non aveva avuto rapporti con un uomo. Anche i vermi nascono in modo simile, spuntano dal legno o dal suolo, senza accoppiamento. Io, dice, che sono accomunato da loro ai malvagi o ai peccatori, non sono stato generato né sono nato come gli altri uomini, concepiti nell'iniquità e nati nel peccato. Nonostante questo, divenni oggetto di disprezzo e fui rifiutato dal popolo; mi disprezzarono al punto da preferire a me un criminale quando gridarono: «Non vogliamo costui ma Barabba» (Gv 20,40).
Sei tu che mi hai estratto dal ventre, sei la mia speranza dal ventre di mia madre, Dio mio sei tu. L'affermazione presente - mi hai estratto dal ventre - corrisponde a ciò che era stato detto poco fa: «Sono un verme e non un uomo». Comprendiamo allora che egli non è nato alla maniera degli altri uomini ma in modo contrario alla legge di natura. La parte successiva del versetto - sei la mia speranza dal ventre di mia madre, Dio mio sei tu - deve essere interpretata in questo modo: prima di incarnarsi e di nascere da una vergine, poiché era in tutto uguale al Padre, crediamo in modo molto fermo che non abbia posto la sua speranza in qualcuno, né in un Dio né in un Signore e neppure che Egli abbia avuto qualcuno più grande di lui. Tutte queste parole, come ho ripetuto di frequente, e le altre che seguono, hanno attinenza con la sua vicenda umana.
Non allontanarti da me perché la tribolazione è vicina e nessuno mi aiuta. La divinità di Cristo aderiva alla sua umanità e non poteva separarsi da essa; gli offriva in tutto un aiuto tanto valido, al punto che egli non aveva bisogno di un altro soccorso. Dichiara queste cose per noi e così verifichiamo come la nostra situazione umana gli appartenga in proprio. Possiamo credere che fu uomo veramente e valutare lo svolgimento dei fatti.
Mi circondarono molti vitelli e grassi tori mi assalirono. Chi sono i tori grassi? I capi dei sacerdoti, gli Scribi e i Farisei ripieni e colmi di ogni malizia e perversità. I vitelli raffigurano in verità la moltitudine del popolo, che seguì  i primi facendosi guidare da loro, come se fossero stati i  loro mandriani.
Aprirono contro di me la loro bocca, come leone che rapisce [la preda] e ruggisce. Aprirono contro di me la loro bocca e gridarono di comune accordo: «Crocifiggilo; deve morire in conformità alla legge, perchè si è fatto figlio di Dio» (Gv 19,7). Le loro grida, espressione della loro crudeltà, vengono paragonate al ruggito del leone.
Sono stato sparso come acqua e tutte le mie ossa furono disperse. Il Signore fu sparso come acqua per purificare alcuni ma per rovinare altri. Fu scritto di lui: «Ecco ti ho stabilito qui come rovina e come risurrezione di molti in Israele» (Lc 2,34). All'impeto dell'acqua, gli uomini sono trascinati via con facilità. La dichiarazione - tutte le mie ossa furono disperse - sembra prefigurare la fuga dei discepoli. In modo opportuno sono denominati ossa, perchè tra le membra del corpo della Chiesa, saranno i più solidi e i più forti. Compare un altro versetto che li riguarda:
Il mio cuore divenne cera liquida in mezzo alle mie viscere. Il cuore è rappresentato dagli apostoli poiché contengono in se stessi il disegno, il proposito e i grandi segreti del Signore. È possibile pensare che il ventre raffiguri i fedeli che nella Chiesa sono i più deboli e imperfetti, come erano quelli che in quel tempo non credevano con fermezza. Temendoli, i capi dei sacerdoti deliberarono: «Non [arrestiamolo] nel giorno di festa, affinché non sorga un tumulto di popolo» (Mt 26,3). In mezzo a tale tipo di gente, i santi apostoli, per la paura che li aveva invasi, si sciolsero come cera liquida e non furono in grado di sostenere né se stessi né altri.
Svanì la mia forza, come è debole la testa. Sappiamo che la testa è fragile e non è molto solida. Il nostro Salvatore paragona ad essa la sua forza, poiché nel tempo della sua passione, volle mostrarsi debole e privo di vigore. Per questo disse a Pietro pronto a combattere: «Non credi che io possa pregare il Padre mio ed Egli mi metterebbe a disposizione ora più di dodici legioni d'angeli? Come si adempirebbe la Scrittura secondo la quale deve accadere questo?» (Mt 26,53). é questo il motivo per cui la sua forza svanì come accade alla testa.
La mia lingua si attacca alla gola. Ciò corrisponde al preannuncio profetico: «Come agnello fu condotto al macello e non aprì la sua bocca» (Is 53,7).
Nella polvere di morte mi hanno condotto. Lo si dice considerando il loro volere e il loro desiderio non perché la sua carne abbia realmente sperimentato la corruzione, come è proclamato in un altro salmo.
Mi assalirono molti cani e una banda di malvagi mi aggredì. Denomina i giudei cani e banda di malvagi, poiché abbaiarono contro di lui senza ragione e senza alcun motivo.
Trapassarono le mie mani e miei piedi. Il versetto è così chiaro che non c'é bisogno di spiegazione. Si può usare molto utilmente per confutare i giudei perché non può riferirsi ad altri se non a Cristo, le cui mani e piedi furono confitti con chiodi alla croce con tanta crudeltà.
Contarono tutte le mie ossa. Di nessuno è possibile contare agevolmente le ossa e osservarle ad una ad una, come avviene con chi è steso sopra una croce. Contarono, ossia fecero in modo che si potesse contarle. Come ho già detto in precedenza, nelle ossa possiamo veder rappresentati gli stessi apostoli, i quali, forse, furono contati affinché nessuno di loro potesse sfuggire.
Mi hanno osservato intensamente e mi hanno contemplato; si divisero tra loro i miei indumenti e sulla mia veste tirarono le sorti. Il profeta, in spirito, e gli evangelisti, con i loro stessi occhi, osservarono [tali eventi] e li narrarono in modo simile tra loro. Creda ai profeti chi non vuole fidarsi degli evangelisti! L'unica veste non fu stracciata; riferendosi ad essa i soldati dissero: «Non strappiamola ma tiriamo a sorte a chi tocca» (Gv 19,24). Doveva compiersi la Scrittura, come racconta Giovanni.
Tu, Signore, non indugiare nell'aiutarmi ma affretti in mia difesa. Scampa la mia anima dalla spada e dalla mano del cane l'unica anima mia. La spada corrisponde all'inganno teso dal diavolo, con il quale tronca la testa alle anime di coloro che si perdono e vengono condannati. Il cane è ancora il demonio, il quale abbaia contro i santi con tutto il suo schieramento e non smette di parlare in modo insano. Ancora si riferisce ad esso nel versetto successivo:
Liberami dalla bocca del leone e la mia povertà sia preservata dall'impeto dell'animale dotato di un solo corno. Il leone è sempre il diavolo, menzionato in questo modo anche in un altro passo: «Il nostro nemico, il diavolo, come leone che ruggisce, va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). I giudei vengono raffigurati negli animali di un solo corno (i rinoceronti). Soltanto loro, fra tutti i popoli, erano stati muniti di un unico corno. Vediamo in esso il corno della Legge, donata a loro da Mosè per un dono divino, della quale si gloriavano grandemente.
Ora termina il racconto della sua passione e comincia a parlare della Chiesa.
Racconterò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all'assemblea ti loderò. I suoi apostoli li chiama fratelli. A loro rivela il nome e la gloria della maestà del Padre, prima palandone lui stesso dopo la sua passione e poi per mezzo dello Spirito, da lui inviato. Per mezzo del loro ministero, avrebbe guidato e istruito la Chiesa e avrebbe fatto conoscere ovunque le grandi opere di Dio.
Lodate il Signore voi che lo temete, tutta la discendenza di Giacobbe lo glorifichi. Lo tema tutta la stirpe d'Israele, poiché non ha disprezzato né sdegnato le preghiere dei poveri, non ha girato il suo volto da me e mentre gridavo a lui, mi ha esaudito. Ogni giorno il Signore parla nella Chiesa, poiché le su parole vengono annunciate ogni giorno nella Chiesa. Sono sue parole, quelle che si trovano scritte nell'uno e nell'altro Testamento. È lui stesso ad insegnare e ad annunciare. Perciò ai discepoli dice: «Non siete voi a parlare ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,20). Noi siamo veramente discendenza di Giacobbe e d'Israele, abbiamo come Padre il nostro Signore e Salvatore, già prefigurati in Giacobbe e in Israele. È Cristo quel Giacobbe che vinse il diavolo e lo soppiantò. Lui è l'Israele al quale viene fatta conoscere per intero la gloria della maestà del Padre. Per questo è stato scritto a suo riguardo: «Dio nessuno l'ha mai visto, il Figlio Unigenito che vive nel seno del Padre, proprio Lui ce l'ha fatto conoscere» (Gv 1,18). 
Per te è la mia lode nella grande assemblea. Dice per te, ma sarebbe la stessa cosa se dicesse per me, perché ogni lode rivolta al Figlio ridonda sul Padre. La grande assemblea è la Chiesa cattolica, ossia universale, diffusa in tutto il mondo e non in una parte del mondo.
Scioglierò i miei voti al Signore davanti a tutti quelli che lo temono. I suoi voti: se si tiene conto del discorso che segue, sembra fare riferimento ai sacramenti del suo corpo e sangue :
I poveri mangeranno e saranno saziati. Vengono nominati a diritto questi voti, perché stabilì di offrirli a Dio Padre per la nostra salvezza, già prima che esistessero i secoli. Il solo rendersi disponibile [a questo compito], fu un offrire voti. Questi voti sono offerti ogni giorno e sono offerti davanti ai suoi fedeli e a coloro che lo temono. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano. Si riferisce a quei poveri che non cercano gli onori, le ricchezze e le cariche del mondo, ma il Signore e ai quali piace essere poveri per il Signore. Costoro gusteranno un cibo ineffabile e saranno saziati nell'uomo interiore e loderanno il Signore per un dono così grande concesso a loro. «Chi mangia questo pane», dice il Signore, «vivrà in eterno» (Gv 6,59). Per questo aggiunge:
Vivrà il loro cuore nei secoli dei secoli. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra. Se dice ritorneranno, è chiaro che lo avevano dimenticato. Certamente, prima della predicazione degli apostoli, gli uomini avevano smarrito Dio e se stessi al punto che erano pochissimi quelli che conoscevano la verità. All'annuncio degli apostoli, si ricordarono di quella beatitudine che avevano perduto nel primo uomo e tutti i confini della terra ritornarono a Dio. Questo viene confermato dal verso che segue:
Tutte le famiglie dei popoli si prostreranno davanti a lui. Giustamente faranno questo perché il regno è del Signore ed egli governerà le genti. Prima di questo [mutamento], regnava il diavolo e ovunque dominava sui popoli ma, con la passione di Cristo, perse il regno e qualsiasi potere.
Mangiarono e adorarono tutti i ricchi della terra. In modo opportuno ora chiama ricchi quelli che poco prima aveva definito poveri; questi, sebbene siano privi delle ricchezze transitorie e passeggere, sono ricchi tuttavia per quanto riguarda i beni spirituali ed eterni. Davanti a lui si prostreranno quanti discendono in terra. Scendere in terra è la stessa cosa che venire al mondo; interpreto l'espressione quanti discendono in terra alla luce del detto del Vangelo: «Egli illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Gv 1,8).  Tutti coloro che vengono in questo mondo, che scendono in terra, si prostreranno davanti a Dio, come sta scritto: «Lo giuro, dice il Signore, che si curverà davanti a me ogni razza e mi confesserà ogni lingua» (Is 43,23).
L'anima mia vivrà per lui e la mia discendenza lo servirà. Non appartiene a Cristo, quell'anima che non vive per Dio né quella discendenza che non lo serve.
Sarà annunciata a Dio la generazione futura e annunceranno i cieli la giustizia al popolo che nascerà, che Dio ha fatto. Dire generazione futura o popolo che nascerà è la stessa cosa, come mi sembra. Questa generazione è il popolo dei pagani il quale, dopo che la Sinagoga fu respinta, in quei giorni, era destinato a ricevere la predicazione e la chiamata. Perciò l'apostolo dice ai giudei che non volevano ascoltare la parola di Dio: « A voi per primi era necessario predicare la parla di Dio, ma poiché la respingete e vi rendete indegni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani» (At 13,46). Ora usa qui un'espressione molto adeguata: il popolo che nascerà, fatto da Dio. Quel popolo fu creato da Dio quando fu rigenerato nell'acqua del battesimo. 

Salmo 22

Il Signore mi guida e non mancherò di nulla; in un luogo di pascoli, mi ha collocato. A parlare in questo salmo è il popolo proveniente dal paganesimo rigenerato da poco e chiamato alla fede. Questo è quel popolo del quale si diceva, alla fine del salmo precedente: «Il popolo che nascerà, è stato creato dal Signore».  Attesta di essere stato formato dal Signore, poiché è stato rinnovato mediante l’acqua del battesimo, passando dallo stato di vecchia creatura al nuovo. Dica allora questo popolo: il Signore mi guida ed ormai non temo nulla, ho una buona guida e un buon pastore; Egli mi ha posto nel luogo del pascolo e mi ha associato alla Chiesa dei suoi santi. Ovunque si trovino i volumi del Nuovo e dell’Antico, là c’é anche il luogo del pascolo; là ci sono i cibi grazie ai quali l’anima è rinfrancata e risanata. Riguardo ad essi, egli aggiunge:
Ad acque di riposo mi ha condotto, converte l’anima mia. Tutta la Sacra Scrittura, e la predicazione del Vangelo sono acqua di riposo. Questa è l’acqua della quale viene detto: «Voi assetati, venite all’acqua» (Is 55,1). È chiamata anche acqua di riposo poiché chiunque si sarà dissetato con essa, «non avrà più sete» (Gv 6,15). Questa è l’acqua che contiene ogni sapienza, con la quale le anime dei fedeli sono istruite, purificate e risanate.
Mi ha condotto per un sentiero di giustizia, a causa del suo Nome. Quale successione di magnifiche parole! Egli afferma di essere stato condotto dapprima ad un luogo di pascolo abbondante, poi alle acque di riposo e infine su un sentiero di giustizia. Cammina in un sentiero di giustizia, poiché non procede verso alcun errore e non si allontana dalla verità. Questo sentiero rimane sconosciuto ai giudei, agli eretici e ai pagani. Appartiene soltanto ai Cristiani; essi soltanto seguono la verità e la possiedono; essi soltanto hanno meritato di ricevere il nome del Signore e sono chiamati cristiani da Cristo, resi degni di un nome di discendenza tanto nobile.
Se cammino in mezzo all’ombra della morte, non temerò alcun male perché tu sei con me. Perché deve aver paura l’uomo che è guidato dal Signore e che cammina lungo un sentiero del genere? Gli eretici sono ombra di morte e tutti gli altri seduttori. Nell’immagine dell’ombra viene annunciata in modo chiaro ciò che è provocato dall’ombra. Quelli di cui ho parlato sono vere ombre di morte: come la morte procura la rovina del corpo, così questi uccidono le anime. Le persone sante non temono di camminare tra costoro, poiché essi hanno come protettore Dio stesso, il quale non permette che esse vengano vinte o ingannate.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi hanno consolato. So che hai in mano un bastone e un vincastro. Contro quelli che peccano di meno, usi il bastone. Oppure anche [si può interpretare], quelli che percuoti in questa vita con il bastone, nel futuro [nel giudizio] non sperimenteranno il bastone ma il vincastro. Questo è il mio conforto: so che sarai il mio difensore e che non permetterai che i miei nemici sfuggano senza sperimentare alcuna pena.
Hai preparato al mio cospetto una mensa contro i miei nemici che mi tormentano. Ecco un altro motivo di conforto: non dovrai temere i tuoi nemici. Dice di vedere preparata davanti a sé una mensa, che offre alimenti e bevande capaci di rendere immortali e rende i commensali immuni da qualsiasi malvagità di eretici. Questa mensa è la divina Scrittura e la comprensione dell’uno e dell’altro Testamento; gli uomini di Chiesa che se saranno cibati, non temeranno le astuzie degli eretici.
Ungesti di olio il mio capo. Sembra che qualcuno gli dica: che cosa ti procura questa mensa, se sei privo di comprensione? A questi, egli mostra di avere sia la mensa, sia la comprensione, mentre attesta che il suo capo è unto di olio. Il capo sta per mente. Nell’olio dobbiamo cogliere la grazia dello Spirito Santo. Il nostro Salvatore, cosparso di quest’olio, annunciava: «Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha unto» (Is 61,1). Per questo anche in un altro passo è detto: «Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia a preferenza dei tuoi compagni» (Sal 44,8).
Il tuo calice che inebria, quanto è prezioso. Il calice appartiene a questa mensa e inebriati da esso i santi dimenticano i beni della terra e non subiscono le conseguenze delle ferite da essa inflitte. Questo calice è inebriante, perché in sé non contiene nulla di tenebroso, nulla che non sia dolce e soave e illuminato dallo splendore della verità.
La tua misericordia mi accompagnerà in tutti i giorni della mia vita. È come se dicesse: Ecco, mi hai concesso molti doni; mi hai condotto in un luogo erboso, mi portasti a dissetarmi con acque di riposo, mi hai avviato nel sentiero di giustizia, hai posto una mensa davanti a me; mi hai inebriato con il tuo calice. Mi resta da appagare soltanto un desiderio; se lo otterrò mi basterà, se non l’otterrò, non sarò nulla. È questo ciò che chiedo: la tua misericordia mi accompagni come maestra e consigliera; essa m’impedirà lungo il corso della vita di deviare dal retto sentiero, affinché, al termine di questa vita, abiti nella casa del Signore, nella Gerusalemme celeste, per l’estensione dell’eternità. Nessuno può pensare di salvarsi grazie alle sue opere, a prescindere dalla misericordia di Dio. 

Salmo 23

Salmo di Davide per il primo giorno dopo il Sabato. Il primo giorno dopo il Sabato è la domenica, come si interpreta. In questo giorno Dio fece il cielo e la terra; nello stesso giorno risuscitò dai morti; nello stesso giorno trasmise agli apostoli lo Spirito Santo; nell’ultimo giorno, avverrà l’ultima risurrezione, quando il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti.
Del Signore è la terra e quanto essa contiene, l’universo e i suoi abitanti. Il Profeta scrutò, per mezzo dello Spirito, quel giorno ultimo che è anche il primo, l’unico giorno è il primo e l’ultimo. Tutti gli uomini, i buoni e i malvagi, quali furono, sono e saranno, dovranno radunarsi insieme al tribunale di Cristo. Là nessuno contenderà, nessuno farà vendetta; nell’attesa del giudizio si diranno a vicenda: Del Signore è la terra e quanto essa contiene. Dove saranno  i sovrani che ora stanno regnando? Dove i principi? Dove i potenti di questo mondo? Dove coloro che al presente occupano la terra altrui e s’impadroniscono della proprietà del fratello? Cercheranno di nascondersi ma non potranno farlo. «Allora diranno ai monti: cadete sopra di noi e ai colli: nascondeteci» (Lc 23, 30). Allora diventerà chiaro che la terra, e tutto ciò che essa contiene, l’universo e i suoi abitanti, appartiene al Signore e soltanto a Lui. Di chi dovrebbe essere se non del suo Creatore? Quando la creò? Il primo giorno dopo il Sabato. Quando la libererà? Il primo giorno dopo il Sabato.
Egli la fondata sui mari e sui fiumi l’ha stabilita. Discutano pure i filosofi e s’interroghino tra loro in che modo l’elemento terra possa stare sopra il liquido. A me non sembra che sia più stupefacente che essa sia sostenuta dall’acqua anziché dall’aria, se tuttavia è vero che essa è sostenuta o dall’acqua o dall’aria. Da parte mia penso ad un significato più semplice, tenendo conto del fatto che spesso usiamo il termine sopra al posto di presso. Ad esempio, quando diciamo che una città è situata sul mare o sul Tevere, non pensiamo che essa si trovi proprio sopra l’acqua ma piuttosto vicino ad essa. Così, dunque, la terra intera è posta sui mari e sui fiumi, nel senso che i suoi confini devono necessariamente lambire i mari e i fiumi.
Chi salirà al monte del Signore, o chi starà nel suo luogo santo? Vedo, dice, tutti gli uomini stare davanti al Giudice; vedo lì ricchi e poveri. Chi fra costoro sarà chiamato? Chi fra questi potrà salire il monte del Signore? Forse soltanto i ricchi, soltanto i potenti? Queste categorie di persone erano abituate a ricevere inviti ed onori. In questo passo il monte del Signore e il suo luogo santo corrisponde alla terra dei viventi. Vuoi sapere chi è che sale e chi starà in quel luogo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non accoglie invano la sua anima e non giura per ingannare il prossimo. Con queste brevi parole, il Profeta dichiara chi potrà salire e chi potrà stare. Mi sembra un uomo perfetto colui che è innocente nelle mani e puro nel cuore. Con queste caratteristiche è presentato colui che non nuoce agli altri né con le opere, né con le parole. Non è facile trovare persone così. Da parte mia, quando mi trovo nell’incertezza e nell’imbarazzo, ricorro alle parole del profeta: «Il peccatore, in qualsiasi momento si sarò pentito e avrà pianto, vivrà di certo e non morirà» (Ez 33,11). Soltanto dopo aver sperimentato un tale genere di pentimento, ritengo di non essere più peccatore, peccatore tra innocenti.
Chi non accoglie invano la sua anima. Riceve inutilmente la sua anima purificata nelle acque del battesimo e rinnovata, l’uomo che in seguito, senza aver scrupolo nel peccare, persevera nel peccato e si costringere a ritornare a quella bruttezza che aveva avuto in precedenza.
Non giura per ingannare il prossimo. Il profeta non proibisce il giuramento, ma il giuramento compiuto per ingannare. Giura per trarre in inganno, colui che non osserva ciò che aveva promesso in modo libero.
Riceverà benedizione dal Signore e misericordia da Dio sua salvezza. Afferma: colui che è così, questi sarà chiamato, questi salirà, riceverà subito la benedizione, proprio quella benedizione che il Signore ha promesso che avrebbe rivolto ai suoi fedeli: «Venite benedetti dal Padre mio e ricevete il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo» (Mt 25,34). I santi l’otterranno non per i loro meriti, ma per la misericordia del loro Salvatore.
Questa è la generazione che cerca il Signore, che cerca il volto del Dio di Giacobbe. Tutti coloro che ascendono al cielo, che sono benedetti e salvati, sono radunati da quella moltitudine di uomini che cerca Dio e desidera contemplare il suo volto.
Togliete via le vostre porte, principi; elevatevi, porte eterne ed entrerà il re di gloria. Gli spiriti maligni possiedono delle loro porte. Rappresentano i giudei, gli eretici, i tiranni, tutti i corruttori che trascinano al vizio e al peccato, la loro dottrina e la loro arte di seduzione. Il profeta ordina a questi spiriti di malvagità, chiamati principi, di togliere via queste porte e di vivere nel loro tormento. Questo versetto corrisponde alla sentenza che sarà emessa dal Signore nel suo giudizio: «Andate, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per voi e per i suoi angeli» (Mt 25,41). Le porte eterne sono invece gli apostoli e i dottori: attraverso di loro, come per delle porte, sarà possibile entrare nella Gerusalemme celeste. Il profeta insegna che, concluso il giudizio, saranno alzate, saranno aperte e tutti i fedeli raggiungeranno la patria passando per esse.
Il versetto, «e verrà il re di gloria», indica il Salvatore che verrà a giudicare come uomo. Sarà lui a giudicare perchè «Il Padre non giudica nessuno ma ha rimesso al Figlio ogni giudizio» (Gv 5,22). é giusto che sia lui a giudicare, dal momento che ha subito il giudizio. Infatti in un altro salmo leggiamo: «Dio da al re il tuo giudizio» (Sal 71,1). Dal momento che l’umanità del Salvatore è limitata dallo spazio, concluso il giudizio, ritornerà là [in cielo] ove si trova attualmente. Per questo ora dice: «entrerà il re di gloria».
Chi è il re di gloria? Dichiaralo tu stesso, visto che provieni dalla stessa generazione, tu che lo conosci meglio.
Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia. Riguardo a questa guerra, il Signore stesso ha detto: «Quando un uomo forte, armato, custodisce la sua casa, tutto ciò che egli possiede, rimane al sicuro. Se sopraggiunge un altro ancora più forte, lo priva delle sue armi, nelle quali confidava, e s’impadronirà del bottino» (Lc 11,21).
Togliete via le vostre porte, principi; elevatevi, porte eterne ed entrerà il re di gloria. Non gli bastò dire queste cose una sola volta perchè desiderava molto contemplare questa scena e godeva molto di questo spettacolo. Contemplava già al presente la gloria di tutti i santi, tra i quali vedeva stare lui stesso. Vedeva la dannazione e la perdizione di tutti i malvagi.  Vedeva che le porte eterne erano aperte e sollevate, già predisposte per accogliere l’enorme moltitudine dei fedeli. Vedeva che le porte dell’inferno erano chiuse, predisposte per contenere un incendio senza fine. Esorta le porte buone affinché salgano al cielo; intima ai cattivi capi di togliere via le loro porte, di chiuderle e di sprofondare nell’inferno. Da quel momento le porte della morte rimarranno chiuse affinché nessuno, attraversandole, cada nella morte. 

Salmo 24

Per la fine. Salmo di Davide. In questo salmo parla la Chiesa e per questo il titolo riporta per la fine perché a favore di essa è arrivata la fine dei tempi, come dice l'Apostolo (1 Cor 10,11).
A te, Signore, innalzo l'anima mia: Dio mio in te confido, che non debba arrossire. A te, Signore, dice, ho innalzato l'anima mia la quale un tempo giaceva oppressa dal grave peso dei suoi vizi. In un altro salmo si parla di questo peso: «Le mie iniquità hanno superato il mio capo e come carico pesante mi hanno oppresso» (Sal 37,5). Agli uomini oppressi da un carico così penoso, il Signore rivolge questo invito: «Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi ristorerò» (Mt 11,8). Dio mio in te confido, che non debba arrossire. Vale a dire: poiché confido in te, la mia fiducia non risulti vana ed inutile; non vincano i miei nemici e mai il mio avversario possa dire : ho prevalso contro di lui. Ripete poi questa invocazione: Non ridano di me i miei nemici: chi sono? Gli eretici, i tiranni, gli spiriti malvagi.
Ecco tutti coloro che ti aspettano, non rimangano delusi. Nelle nostre grandi difficoltà noi dobbiamo sperare nell'aiuto divino, non in quello umano, e attenderlo. Se, poi, non giunge così repentino come speravamo, dobbiamo continuare ad attenderlo, senza chiuderci nella delusione.
Siano delusi i malvagi che compiono il male. Gli uomini che sperano in te non meritano di trovarsi delusi ma piuttosto dovranno esserlo quelli che fanno e compiono cose vane. Per cose vane si intende qualsiasi male, qualsiasi azione che derivi da stoltezza tuttavia con questo nome sono designati particolarmente gli uomini che costruivano idoli e poi li veneravano.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie e guidami nei tuoi sentieri. Quale differenza c'é tra via e sentiero? La stessa che esiste tra una via larga ed una stretta; quella stretta conduce alla vita mentre quella larga porta alla rovina. La Chiesa chiede al Signore di insegnarle le sue vie e i suoi sentieri affinché non prenda la via ampia, che è chiamata così perchè è scelta da una moltitudine innumerevole e vasta. Per questo aggiunge:
Guidami nella tua verità e istruiscimi perché tu sei il Dio della mia salvezza e in te ho sperato tutto il giorno. Dice il Signore: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Egli è la via verso la quale ora prega di dirigersi, nessuna tra le altre conduce alla beatitudine nella quale è premuroso di entrare. Erra, quindi, e si dirige verso la morte, percorrendo un cattivo sentiero, chi non cammina nella via della verità.
Ricordati Signore dei tuoi atti di misericordia e della tua misericordia, che sono da sempre. Dichiara: non è una novità  o una cosa insolita, che tu compia atti di misericordia ed esaudisca i tuoi fedeli. Hai cominciato a farlo già da quel tempo, da quando hai voluto mostrare la tua piena ed ineffabile misericordia. Infatti se in un primo tempo tu hai compiuto molti gesti di bontà, tuttavia nel tempo della sua passione e della nostra redenzione, manifestasti la tua misericordia in misura sovrabbondante: hai redento con il tuo sangue non un popolo solo  ma tutte le genti. Per questo si celebra: «Lodate il Signore, genti tutte, lodatelo popoli tutti»; per quale motivo? «è stata confermata su di noi la tua misericordia» (Sal 116,1). Prosegue nel chiedere atti di misericordia:
Non ricordare i delitti della mia giovinezza e della mia ignoranza, ma ricordati di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. La Chiesa invoca il Signore affinché si ricordi della sua grande misericordia, di quella che ha confermato per noi dandone una prova così chiara. I delitti della giovinezza e dell'ignoranza sono quelli commessi prima della conversione, quando si trovava ancora sotto il dominio delle tenebre dell'ignoranza. Così è possibile interpretare.
Per la tua bontà, Signore. Le richieste che ti formulo, te le rivolgo con questo sentimento, non perché sia degna di un dono così grande; ma per la tua bontà Signore, che sei solito manifestare ai fedeli che sperano in te.  
Dolce e retto è il Signore e per questo ha stabilito una legge per coloro che delinquono sulla strada. Parla della strada dei comandamenti divini, della quale è detto: «Beati coloro che sono immacolati sulla strada e camminano nella legge del Signore» (Sal 118,1). «Corro nella via dei tuoi comandamenti» (Sal 118). Su questa strada, tuttavia, molti delinquono e non camminano in essa con quella integrità e purezza con cui dovrebbero farlo. Poiché il Signore è dolce e pronto a fare misericordia, poiché non vuole la morte del peccatore ma piuttosto che si converta e viva (Ez 33,11), proprio per questo ha stabilito una legge per coloro che delinquono sulla strada. Quale? Questo decreto: «Hai peccato; smetti [di fare il male], allontanati dal male e fa il bene» (Is 1,16). Non appena ti sarai convertito, non ricorderò più le tue iniquità. Non c'è alcun motivo di disperarsi: il dolcissimo Signore ci ha donato una legge dolcissima. Certamente pochi uomini o forse nessuno avrebbe potuto salvarsi, se il Signore non avesse stabilito questa legge dolcissima. Aggiunge, poi, in modo opportuno: ... e retto; sebbene sia dolce, non rifiuta la giustizia, perché «darà a ciascuno secondo le sue opere», come è scritto (Mt 16,27). è dolce verso coloro che si pentono, retto verso gli uomini che perseverano nella malvagità.
Guiderà i miti nel giudicare, insegnerà ai mansueti le sue vie. Miti e mansueti sono la stessa cosa. Gli uomini maturi ed equilibrati sono chiamati miti. «In un popolo maturo ti loderò», come viene detto (Sal 34,18). Sono mansueti quelli che si fanno condurre per mano. Al contrario consideriamo cattivi gli animali che rifiutano ogni contatto e non vogliono essere toccati. Dio guida nel giudizio e insegna ai mansueti le sue vie poiché non permette che tali uomini si allontanino dalla via della giustizie e della rettitudine. Sono buoni giudici e giudicano bene coloro che respingono il male e scelgono il bene. Quali sono le vie del Signore?
Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. Per chi sono state preparate? Per coloro che cercano la sua alleanza e il suo patto. Su queste strade Egli cammina e su quelle anche noi muoviamo i passi, così potremo incontrarci, Lui noi e noi Lui. Avanza su questa strada, chi ama, ricerca ed osserva le testimonianze dei due Testamenti.
Per il tuo Nome, Signore, perdona il mio peccato, anche se è abbondante. Qual’é il Nome del Signore? Il Nome del Signore è Gesù, che significa: Colui che salva. Così infatti parlò l'angelo alla Beata Maria: «Ecco concepirai e partorirai un figlio e si chiamerà Gesù» (Lc 1,31). Perché [avrà questo nome]? «Salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Il Signore salva i suoi fedeli, li perdona e usa misericordia con loro a motivo del suo nome, cioè realizzando il significato del suo nome; è stato chiamato Salvatore per salvare e mostrare la sua misericordia a chi l'invoca. Nell'affermare che il suo peccato è abbondante, usa un termine improprio; voleva dire che esso era molto grande.
Chi è l'uomo che teme il Signore? Questi pose una legge nella via che quello scelse. Dice: chi è l'uomo che teme il Signore? Certamente chi pecca non ha alcun timore. Si penta, si rallegri ed esulti perché il Signore, nella via in cui scelse d'andare, pose una legge. L’uomo [protagonista del salmo], invece, scelse di inoltrarsi nel cammino della verità; nel caso in cui, invece, avesse prese un'altra strada, avrebbe dovuto ricordarsi che là era stata posta una legge: si penta e otterrà il perdono.
La sua anima dimorerà tra i beni e il suo seme possederà la terra. La legge posta da Dio per soccorrere i peccatori è così efficace, al punto che chiunque la seguirà e si sarà pentito dei suoi peccati, non sarà privato dei beni eterni; costoro e il loro seme, ossia i loro imitatori (dobbiamo interpretare così) possederanno in eredità la terra dei  viventi. In questo versetto è proclamata la grande misericordia di Dio Onnipotente e viene data ai penitenti una grande speranza.
Il Signore e la sua promessa sono una garanzia sicura per coloro che lo temono, per manifestarsi a loro. Il Signore, afferma,  e la sua promessa sono una garanzia sicura per tutti coloro che lo temono. Questa promessa è stata donata a noi affinché per mezzo di essa e in essa si riveli l'Autore della promessa. Non appena abbiamo conosciuto Dio, otteniamo una garanzia e una consolazione solida, per poter sperare con fermezza.  La casa che è fondata su tale roccia, è solida e stabile.
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore. È come se qualcuno dicesse: mentre tieni sempre gli occhi rivolti a lui, bada a non mettere, stupidamente, un piede nel laccio. A questa obiezione, risponde: Egli libererà dal laccio il mio piede. Questo fatto è accaduto spesso ai santi martiri. Mentre cercavano soltanto Dio e desideravano vederlo e possederlo, riconosciuti dalle loro parole ed azioni che erano cristiani, subito arrestati, legati e presi nella rete, erano trascinati alle torture. Il Signore però che non abbandona mai quanti sperano in Lui, dava loro una fermezza così solida, al punto che vinsero i loro nemici proprio col subire la morte e non potevano essere piegati da alcun tormento.
Guarda verso di me ed abbi pietà di me perché sono solo e povero. La Chiesa afferma di essere sola e povera. Sola perchè è l'unica fra tutte le nazioni del mondo ad adorare e venerare l'unico vero Dio; povera nei confronti di quelle ricchezze per le quali altri uomini sono invece considerati ricchi. Quando è la santa Chiesa ad esprimersi, nel suo discorso a volte parla a nome dei fedeli che sono perfetti, a volte invece a nome di quelli che sono ancora imperfetti. In questo versetto le sue parole convengono con quelli che sono perfetti.
Le mie tribolazioni sono cresciute, liberami dalle mie necessità. Bisogna distinguere tra i vari tempi perché tutto ciò che ora dice non si adatta bene a qualsiasi circostanza; nel benessere non si parla allo stesso modo di quando si è nella ristrettezza. Ecco ora gli affanni del suo cuore si sono moltiplicati, perchè è perseguitata dagli eretici e dai tiranni. Per questo aggiunge:
Vedi la mia umiliazione e il mio travaglio, e perdona tutti i miei peccati. Guarda che i miei nemici si sono moltiplicati e con odio malvagio mi odiano. Mostra di ricevere molte umiliazioni da parte dei nemici e di essere tribolata; si lamenta, poi, perchè i suoi avversari si sono moltiplicati e infiammati d'odio violento. Perciò non chiede di continuare a vivere, ma soltanto di ricevere il perdono e la remissione dei suoi peccati. L'apostolo chiede la stessa cosa: «Non voglio che ignoriate, fratelli, la tribolazione che ci è capitata in Asia, poiché siamo stati oberati in modo pesante, al di là delle nostre forze, al punto che non volevamo più vivere» (2 Cor 1,8).
Custodisci la mia anima e liberami, Signore: che io non sia confuso perché ti ho invocato. La sua domanda può essere resa in questo modo: non ti prego per il benessere del corpo e non desidero protrarre a lungo questa vita che mi riserva soltanto dolore. Mi basta che tu custodisca la mia anima e mi salvi. Signore: che io non sia confuso perché ti ho invocato. Comprendano i [nemici] almeno una volta, che l'invocarti non è una cosa vana. Nella Bibbia troviamo scritto: «I giusti rimanevano fermi di fronte a coloro che li osteggiavano» (Sap 5,1). Allora s'accorsero che i santi di Dio erano dei saggi, mentre li avevano considerati stolti e vuoti.
Gli uomini innocenti e retti aderirono a me, poiché avevo confidato in te. Ecco come sono i fedeli a favore dei quali ora ti sto pregando: sono uomini senza colpa, sono persone rette; sono così, coloro che sono degni della tua grazia e della tua misericordia. Non aderirono a me, spinti da amore carnale o da affetto carnale, non aderirono a me perchè cercavano me, ma perché avevano visto che speravo in te.
Liberami, o Dio d'Israele, da tutte le mie angustie. La santa Chiesa sarà redenta e liberata da tutte le sue angustie quando sarà innalzata sopra i cieli, in modo completo e totale, con tutti i suoi membri. 

Salmo 25

Salmo di Davide. In questo salmo parla Davide stesso e, insieme a lui, tutti coloro che hanno raggiunto il suo grado di perfezione.
Giudicami Signore perché sono entrato (nel santuario) da innocente e, poiché spero in te, non resterò confuso. Il profeta chiede di essere esaminato, poiché sa di essere nel giusto; non s’azzarderebbe a formulare questa richiesta, se sapesse di non essere nel giusto. Dichiara di essere entrato da innocente, poiché, anche se aveva peccato, tuttavia non perseverò nel peccato. Sappiamo bene che non agì da innocente né quando si recò da Bersabea, né quando uccise Uria. Tuttavia egli si pentì con sincerità e meritò di ascoltare il messaggio che il profeta gli rivolgeva da parte del Signore: «Il tuo peccato è stato perdonato» (2 Re 12,14). A motivo di questo [perdono], poté considerarsi innocente e giusto, come se non avesse peccato.
In un esempio tanto clamoroso viene offerto ai peccatori un motivo di conforto: dopo aver compiuto la penitenza, devono considerarsi salvati dai loro peccati, come se non li avessero commessi. Ritengo che il profeta abbia pronunciato e scritto queste espressioni, per offrire se stesso come esempio per animare altri a nutrire una sicura speranza.
... e poiché spero in te, non resterò confuso. Che intende dire con questa affermazione? L’innocenza e la salute dell’anima di cui ora godo, non le perderò più. Si sente fiducioso di [ottenere] questo risultato appoggiandosi soltanto alla misericordia di Dio e non alle sue forze. Di nuovo, dicendo questo, si offre come esempio agli altri, affinché, compiuta la penitenza, non tornino a peccare.
Esaminami, o Signore, e mettimi alla prova; raffinami le reni e il cuore. Il profeta non lo dice in modo diretto, tuttavia soltanto a Dio è possibile e a lui solo compete esaminare le reni e il cuore. Perciò esprime queste considerazioni più per donare un’istruzione che per chiedere qualcosa. Lui solo, con un [semplice] sguardo, esamina e scruta, indaga e conosce che cosa abbiamo nelle reni e nel cuore, guarda se il nostro intento è positivo e se la nostra conversione produce frutti. Se è rimasta della ruggine e se c’é ancora qualcos’altro di[negativo], brucia tutto e ci risana. Lui stesso afferma: «Se il tuo occhio è semplice, tutto il corpo sarà illuminato» (Lc 11, 36).
La tua misericordia è sempre davanti ai miei occhi e mi compiacqui della tua verità. Vale a dire: Se non avessi tenuta presente la tua misericordia e non avessi ripensato al fatto che, dopo il pentimento, ero stato assolto dai peccati, grazie sempre alla tua misericordia, non ti avrei mai chiesto di esaminarmi e di scrutarmi. Aggiunge: mi compiacqui della tua verità. In questa vita Dio è magnificato perché concede misericordia ai pententi, come aveva promesso di fare.
Non sedetti nel consiglio della vanità e non mi assocerò con chi fa il male. Ho detestato le riunioni dei malvagi e non sederò insieme agli empi. I due versetti sembrano annunciare un’unica verità. Sono degni d’approvazione gli uomini che, prima e dopo il pentimento, manifestano questa intenzione. Che cosa vi può essere di meglio di questo? Non acconsentire alla vanità e impegnarsi in futuro ad evitare questo? L’apostolo conferma tutto ciò con il dire: «Ove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20). In un altro salmo leggiamo un messaggio simile: «Beati coloro ai quali è rimessa la colpa e ai quali i peccati sono perdonati. Beato l’uomo a cui il Signore non imputa alcun male» (Sal 31, 1-2).
Laverò con gli innocenti le mie mani, e girerò attorno al tuo altare, Signore. Non è possibile prendere alla lettera queste parole: il re e profeta Davide non poteva avere relazione soltanto con uomini giusti ed innocenti. Possiamo però dare un altro senso: egli con la mente e con il cuore rimaneva in relazione con costoro, mentre con gli altri stabiliva relazioni soltanto a livello fisico. In questo modo anche noi possiamo essere presenti ed assenti contemporaneamente. Assenti proprio da quelli con i quali ci troviamo e presenti con le persone dalle quali siamo lontani. Se non condivido il parere della persona che è con me, sono come assente da lui; se invece vado d’accordo con la persona che non è con me, sono insieme a lui, in qualunque luogo egli sia. Dichiara, infatti, l’apostolo: «La nostra cittadinanza è nei cieli» (Fil 3,20). Con i Corinzii, infatti, diceva di essere assente o presente con loro. Lava le sue mani assieme agli innocenti, poiché, a somiglianza di coloro fra i quali e con i quali mantiene una relazione nel modo di pensare e di sentire, purifica e santifica tutte le sue opere, raffigurate nelle mani.
Girerò attorno al tuo altare, Signore. Perché?  Per ascoltare la voce di chi ti loda e per raccontare tutte le tue meraviglie. Il tempio non era ancora stato edificato, ma la tenda, che era stata innalzata da Mosè già c’era, insieme con l’arca del testamento e l’altare d’oro. Promette di girare attorno a questo altare e di ascoltare ciò che veniva letto. In quel tempo venivano letti soltanto i Sette Libri della Legge, poiché quelli profetici non erano ancora stati scritti. Ascoltava perciò in questi testi, le testimonianze  che inducono alla lode del Signore e tutte le opere mirabili che abbondano nel racconto di quei libri. Ora si propone di erompere nella lode, quella che in seguitò espose e trasmise in tutti questi salmi.
Signore, ho amato la bellezza della tua casa. Oppure parlando in altro modo: il luogo della tenda della tua gloria. Con queste parole, mostra di aver frequentato a lungo quella casa e quel luogo, che conteneva la tenda e gli altri oggetti di cui si é parlato in precedenza. Vi si recava, come ha precisato ora, per ascoltare la voce di lode del Signore e per raccontare tutte le sue meraviglie. Egli si propose di edificare il tempio, animato da grande desiderio e da questo intenso sentimento ci è possibile capire  in modo adeguato quanto abbia amato la bellezza della casa del Signore e il luogo che conteneva la sua tenda. Predispose tutto il denaro necessario e con quello il figlio Salomone, in sua vece, innalzò, in seguito, il tempio del Signore.
Non perdere la mia anima con gli empi, e la mia vita con gli uomini sanguinari. Non perdere, dice, la mia anima con gli empi e non accomunarmi nel castigo con coloro dei quali ho sempre odiato le intese e le macchinazioni malvagie. Mettimi insieme con gli innocenti, tra i quali sono stato in relazione con il modo di pensare e di sentire.
La loro destra è piena di regali. È l’equivalente di quanto ha detto sopra: le loro mani sono protese a fare il male. Dichiara che le loro mani  sono piene di doni e d’iniquità, in quanto questi offrono e ricevono regali per rovinare o opprimere gli uomini innocenti e poveri.
Ma io sono entrato nella mia innocenza, salvami e abbi misericordia di me. Io, dice, sono entrato nella mia innocenza, e, per questo motivo, confido che sarò nella tua beatitudine insieme agli innocenti. Quest’uomo manifestò davvero una grande purezza e una grande perfezione; le sue stesse parole lo dimostrano. Del resto lo stesso Signore indicò questo stesso bene, dal momento che lo raccomandò in molte occasioni.
Il piede stette in terra piana, nelle assemblee benedirò il Signore. Troviamo una spiegazione del discorso appena concluso: sono entrato nella mia innocenza. È logico che i loro piedi abbiano percorso una via retta, se sono entrati da innocenti. Quanto al proponimento: nelle assemblee benedirò il Signore, si tratta d’una raccomandazione a pregare con tutti questi salmi, grazie ai quali ogni giorno Dio viene lodato e benedetto in tutte le chiese sparse in ogni luogo. 

Salmo 26

Davide parla dell’unzione regale che ricevette ad Ebron dopo la morte di Saul, quando fu cosituito re. Con ciò si dimostra che questo salmo fu composto in quella circostanza, quando Saul, che lo aveva perseguitato con odio ingiusto, rimase ucciso.
Il Signore è mia luce e mia salvezza. Mi sembra che quando il profeta scrisse questo verso, vedeva in anticipo, per ispirazione dello Spirito, la morte di Saul e che in breve sarebbe diventato re. Il titolo lo attesta in modo preciso: Salmo di Davide, prima dell’unzione.
Il Signore è mia luce: m’illumina  e mi concede il dono di farmi conoscere i suoi disegni e gli eventi futuri. Grazie all’ispirazione del suo Spirito che parla in me, mi promette che sarà la mia salvezza e il mio difensore. Di chi avrò paura? Di nessuno avrò timore, risponde in modo implicito, poiché mi sento protetto da un sostegno e da un soccorritore molto forte. 
Il Signore è difensore della mia vita: di chi avrò timore. Mentre mi assalgono i malvagi, e pensano di aggredirmi per divorare la mia carne... In questa espressione, divorare la mia carne, mostra in modo chiaro con quale odio fosse perseguitato.
... i miei nemici che mi perseguitano, vacilleranno e cadranno a terra.  Con queste parole sembra proprio che alluda alla morte di Saul e a quella degli altri avversari che caddero in battaglia.
Se contro di me si muoveranno eserciti, non temerà il mio cuore; se  sorgerà contro di me perfino una guerra, anche in questa circostanza, continuerò a sperare. Ho un aiuto e una difesa così potenti da non temere neppure schieramenti armati che si oppongano a me, nessun esercito nemico, nessuna aggressione da parte di avversari.
Una cosa ho chiesto al Signore, e questa cercherò. Un dono solo, dice, ho chiesto al Signore e questo solo continuerò a chiedere, lo preferirò a tutto, al punto che, se mi sarà concesso, mi sentirò ricco; se non mi sarà concesso, considererò tutto il resto un nulla. Qual’é?
Abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. Non possono esprimersi in questo modo i potenti del mondo, che aspirano agli onori, ai privilegi e alla ricchezza, al punto che i loro nemici non possono opporsi a loro (Davide aveva tutto questo). Non si preoccupano affatto di pronunciare questa invocazione perché non amano i beni eterni ma quelli passeggeri. [Il salmista] chiama casa del Signore la Gerusalemme celeste, un’abitazione stimata da lui ben più di qualsiasi ricchezza. Come se qualcuno gli avesse chiesto: Perché desideri così tanto di abitare in quella casa?.
Per conoscere la volontà del Signore e trovare rifugio nel suo santuario. In questa vita nessuno può comprendere in modo adeguato la volontà di Dio e i suoi progetti. Per questo spesso ci rattrista il fatto che i malvagi godano la prosperità e ai giusti capitano delle disgrazie. Il profeta desidera trovarsi là dove si può comprendere la verità intera e dove non ottengono nessun risultato le macchinazione dei nemici.
Mi ha nascosto nella sua tenda, nei giorni di sventura, mi ha protetto nel segreto della sua tenda, mi ha stabilito sulla rupe. Ora alzo la testa sui miei nemici, girerò attorno [all’altare] e immolerò sacrifici d’esultanza nella sua tenda, canterò e inneggerò al Signore.
Per questo, dice, girerò attorno [all’altare], offrirò sacrifici, inneggerò al Signore, perché mi ha nascosto nella sua tenda, e tutto ciò che segue. Ora cerchiamo di comprenderne il senso. Riferendomi a Saul e a tutti gli altri miei nemici, [affermo questo]: potranno espellere me e i miei [amici] dalla mia casa e dalla mia tenda, ma non potranno mai espellermi e cacciarmi dalla vastissima tenda di Dio. Egli considera tenda di Dio questo mondo il quale, a somiglianza di una tenda, è coperto dal velo del cielo. In questa tenda Dio lo ha nascosto e custodito così bene, che i suoi nemici non poterono mai catturarlo né trovarlo.
Giorni di sventura sono quelli nei quali i malvagi dominano e impongono il loro volere. Lo rivela anche il seguito:
Ora si leva il mio capo sui miei nemici. Ciò si è realizzato. Come se dicesse: Ora che Saul e gli altri avversari sono morti, e dopo che il Signore ha voluto pormi come re sul suo popolo, ora, io attesto, il Signore ha levato il mio capo, ossia la mia forza e la mia potenza su tutti i miei oppositori. Lo riscontriamo leggendo il libro dei Re. In quel tempo, in quelle regioni, non vi fu nessuno che avrebbe potuto opporsi al suo dominio e al suo potere.
A motivo di questo beneficio ricevuto da Dio, ora dichiara a ragion veduta: girerò attorno [all’altare] e immolerò sacrifici d’esultanza nella sua tenda, canterò e inneggerò al Signore. Abbiamo già parlato a sufficienza di questa tenda nel salmo precedente. Questa è la tenda costruita da Mosè e circa la quale l’Apostolo dice: «Fu innalzata la prima tenda nella quale stava il candelabro, l’arca della testimonianza, la pensa della preposizione chiamata santa» (Eb 9,2). Essa, in quel tempo, si trovava sulla terra ma Davide non poté avvicinarsi ad essa in tutto quel tempo in cui fu perseguitato. Ma adesso, ottenuta la pace, promette di recarsi là, per sciogliere i viti, per offrire sacrifici di lode e d’esultanza e per cantare a Dio con i salmi. Segue:
Ascolta, Signore, la mia voce, con la quale ho gridato a te; abbi pietà di me e ascoltami. Di te ha detto il mio cuore: ho cercato il tuo volto. Il tuo volto, Signore, cercherò. Non distogliere da me il tuo volto e non scacciare nell’ira il tuo servo. Così si esprime il profeta, come se ormai già fosse giunto alla tenda del Signore, dove si era ripromesso di andare per cantare ed offrire sacrifici d’esultanza. Il suo discorso lo possiamo volgere in queste parole: Ecco, Signore, sono giunto nella tua tenda, là dove avevo sempre desiderato recarmi, e adesso sto vicino a te. Ora ascolta la mia preghiera con la quale avevo gridato a te. Adesso, abbi pietà di me e ascoltami. A quale supplica si riferisce? Parla di ciò che aveva detto in precedenza: Una cosa ho chiesto al Signore, e questa cercherò. Abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. A questo desiderio si riferisce quando afferma: A te ha detto il mio cuore: ho cercato il tuo volto. Il tuo volto, il tuo volto, cercherò.
L’affermazione: il tuo volto, Signore, cercherò, corrisponde all’altra: una cosa sola ho chiesto al Signore, questo solo cercherò? Chi può vedere il volto del Signore se non colui che abita nella casa del Signore? O re molto sapiente e molto più religioso di tutti gli altri sovrani! Già era disposto a lasciare il regno che aveva ricevuto in quei giorni e a desiderare con tutto il cuore le gioie del cielo.
Non distogliere da me il tuo volto e non allontanare nell’ira il tuo servo. Sii tu il mio aiuto, non lasciarmi e non disprezzarmi, Dio della mia salvezza. Così parla il profeta, come se il Signore avesse distolto il suo volto da lui e si fosse mostrato adirato, e gli avesse detto: chiedi una cosa impossibile e ciò che chiedi non puoi riceverla per il momento. Te lo concederò a suo tempo e non temere perché non t’abbandonerò e non ti lascerò. Il versetto successivo sembra confermare questa interpretazione.
Poiché mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, il Signore mi ha accolto. Chi è questo padre se non il mondo del quale il Signore dice: «I figli di questo mondo, per la loro generazione, sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16,8)? Di questa generazione parla anche Geremia: «Maledetto l’uomo che annunciò a mio padre: ti è nato un figlio maschio (Ger 20,15); mia madre invece fu la malvagità, come lo stesso profeta [Davide] attesta là dove afferma: «sono stato concepito nell’iniquità» (Sal 50,7). La stessa cosa viene riferita anche del diavolo, che vede ogni altezza, dal momento che lui stesso è re sopra tutti i figli della superbia. La superbia dimostra d’essere la madre di tutti i malvagi arroganti. Il Signore può accogliere soltanto quelli che sono abbandonati da questo padre e da questa madre.
Signore conducimi nella tua via e guidami nel retto sentiero, a causa dei miei nemici. Poiché, ora, la mia richiesta non può essere esaudita, e ancora mi comandi di incontrare in questo mondo le insidie dei miei nemici, imponimi secondo il tuo progetto la stessa legge che hai stabilito anche per gli altri. Riguardo a questa legge, in un altro salmo viene detto: «Chi è l’uomo che teme il Signore? Stabilì una legge per lui nella via che scelse per lui» (Sal 24,12). Per quale motivo chiede di essere sottoposto a quella legge alla quale devono sottoporsi tutti gli uomini, se non perché teme di cadere nel peccato più degli altri, nel caso in cui, in qualche circostanza, si fosse allontanato dalla via della giustizia? Riguardo a questo argomento il Signore ha detto: «Il servo che, pur conoscendola, non avrà compiuto la volontà del suo padrone, sarà battuto con molte percosse; colui che non l’avrà compita perché non la conosceva, sarà battuto con poche» (Lc 12,47). Non abbandonarmi nelle mani di coloro che mi perseguitano. Allude agli spiriti maligni: il loro più vivo desiderio è trascinare fuori dal giusto cammino gli uomini giusti e farli cadere nel peccato. Come è stato scritto, sono le loro esche preferite. Ne parla ancora dicendo: Sono insorti contro di me testimoni malvagi, e la loro malizia viene smascherata.  Costoro accusarono il beato Giobbe e portarono false testimonianze contro di lui e non cessano, giorno e notte, di accusare i santi presso Dio. Tuttavia la loro perfidia viene smascherata. In un altro salmo, in modo simile, viene annunciato: «La sua malizia ricade sul suo capo e la sua iniquità gli piomberà in testa» ( Sal 7, 17).
Credo di poter vedere i beni del Signore nella terra dei viventi. Sebbene, dica, che falsi testimoni sorgono contro di me, credo senza alcun dubbio, che la mia preghiera sarà esaudita e che vedrò i beni del Signore nella terra dei viventi. Ascolto il Signore parlare in me, ascolto lo Spirito confortarmi e dichiararmi: «Spera nel Signore, sii forte. Si rafforzi il tuo cuore e spera nel Signore». Questo corrisponde a ciò che si legge in un altro passo: «Ascolterò il Signore parlare dentro di me» (Sal 84, 9).

Salmo 27

Il titolo sembra dire che il contenuto del salmo riporta le parole dello stesso Davide, di Davide stesso, cioè del Cristo nostro Salvatore.
A te, Signore ho gridato, Dio non stare in silenzio per me, affinché non sia come chi scende nella fossa. Questa invocazione non è del solo Davide ma di tutti gli uomini che mostrarono la stessa fede di Davide. Dice: a te, Signore ho gridato, non stare in silenzio con me. Che significa questo non stare in silenzio se non rispondimi? Che significa rispondimi se non ascolta la mia preghiera? Se non agirai, assomiglierò a chi scende nella fossa. In un altro passo se ne parla in questo modo: «Ha aperto una fossa e l’ha scavata ed è caduto nella buca che aveva preparata (Sal 7,16).
Ascolta la voce della mia supplica quando ti prego, quando alzo le mie mani verso le cose sante. In un altro passo usa la medesima espressione: «Durante le notti alzate le vostre mani verso il santuario» (Sal 133,1). Le cose sante sono il santuario. Tutte le volte in cui, pregando, alziamo le nostre mani, le solleviamo sempre verso il santuario; sebbene non vediamo il tempio, tuttavia con il pensiero del cuore, ci dirigiamo là.
Non travolgermi con i peccatori e non collocarmi con gli operatori d’iniquità. È una preghiera semplice che non richiede spiegazioni ma è facile da capire.
Con quelli che parlano di pace al loro prossimo ma hanno la malizia nel cuore. Giuda il traditore si comportò così e tradì il nostro Salvatore con l’inganno, mentre usava parole di pace. Siano certi che subiranno la stessa sorte, coloro che si saranno comportati allo stesso modo. è quanto il profeta chiede contro di loro nel seguito.
Ripagali, Signore, secondo le loro azioni e retribuiscili secondo l'opera delle loro mani. Da a loro ciò che si meritano. Poiché non hanno compreso l'agire di Dio e non hanno meditato  sulle sue opere. Tutte le azioni di Dio Sono buone. «Vide ciò che aveva fatto ed era molto buono» (Gen 1,31). Nel nostro operare dobbiamo guardare all'esempio offertoci da questo grande Operatore, affinché anche tutto ciò che noi compiamo sia buono. Costoro, invece, hanno fatto il contrario ed hanno compiuto soltanto ciò che è male. è giusto perciò che accada a loro ciò che viene detto ora:
distruggili ma non ricostruirli. Una distruzione può essere un vantaggio se è seguita da una buona ricostruzione. L'apostolo che era stato demolito ma poi ricostruito, diceva: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo vive in me » (Gal 2,20). Costoro invece subiscono una demolizione simile a quella provata da quelli di cui si dice: «Come vasi d'argilla li frantumerai» (Sal 2,9).
Benedetto il Signore che ha ascoltato la voce della mia supplica. Rende grazie a Dio perché vede che Egli ha compiuto totalmente ciò che aveva  gli aveva chiesto di fare contro i malvagi e i traditori. Lo Spirito che parlava in lui gli fece vedere realizzato all'istante e senza indugio quei fatti che si sarebbero compiuti in futuro.
Dio è il mio aiuto e il mio Salvatore; in lui ha sperato il mio cuore e ho ricevuto il soccorso. Gli dispiace insistere nel discorso contro di loro, vedendoli demoliti e condannati molto miseramente. Tuttavia si rallegra dell'aiuto e della protezione ricevuti da Dio e continua il ringraziamento che aveva cominciato.
Rifiorita è la mia carne e gli renderò grazie volentieri. Possiamo cogliere qui un riferimento alla penitenza e al Battesimo, per i quali l'uomo nella sua interezza ringiovanisce e viene rinnovato. Affermando, gli renderò grazie volentieri (lo confesserò) parla di quella lode che è molto lodevole che non viene emessa a forza ma viene espressa in modo spontaneo, sgorgando dall'amore, dalla carità e dalla dilezione.
Il Signore è la forza del suo popolo. In un altro passo esprime lo stesso concetto in questo modo: «Questi nei carri e quelli nei cavalli, noi ci gloriamo nel Nome del Signore nostro Dio» (Sal 19,8). La nostra forza è il Signore [Gesù] che ha detto ai suoi discepoli: «Senza di me non potere, far nulla» (Gv 15,5).
Protettore delle opere di salvezza del suo Consacrato. Vale a dire: il Padre protegge e custodisce gli uomini che sono stati salvati da Cristo e redenti con il suo sangue. Le opere di salvezza sono i fedeli da lui salvati. Infine il profeta si rivolge a Dio affinché salvi, benedica, guidi ed onori il suo popolo e la sua eredità. Così invoca: Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, e onorali per sempre.

Salmo 28

Salmo di Davide. Per la fine della tenda. Questa tenda è la Santa Chiesa. Essa raggiunse la sua perfezione e il suo completamento, quando il nostro Salvatore, stando sulla croce, emise il suo spirito. Quando gli diedero da bere aceto misto con mirra, egli l’assaggiò ma non volle berne e disse: «Tutto è compiuto. Dopo aver chinato la testa, trasmise lo spirito» (Gv 19,30). La mia tenda, dice, è compiuta e resa perfetta. In essa, dal tempo della mia incarnazione fino ad ora, non ho smesso di faticare.
Offrite al Signore, figli di Dio, offrite al Signore, figli degli Arieti. Chi sono i figli di Dio? Lo precisa l’Evangelista: «A coloro che lo hanno accolto, diede la possibilità di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo Nome» (Gv 1,12). In un altro passo della Bibbia leggiamo: «Carissimi, siamo figli di Dio ma ciò che saremo non è ancora stato manifestato» (1 Gv 3,2). Gli arieti rappresentano gli Apostoli e i dottori: nel gregge della Chiesa sono le autorità e tengono il primo posto; con l’acqua e con lo Spirito Santo generano al Signore agnelli e non capri. Lo dica il profeta e assieme a lui, qualsiasi fedele: Ecco la tenda è completata ed è molto adatta affinché offriamo al Dio nostro dei doni da consumare interamente. Quali doni? I figli degli Arieti. Questi senza dubbio sono gli agnelli, sono gli uomini innocenti, semplici e miti. Così dobbiamo interpretare. Ogni giorno vescovi e sacerdoti offrono a Dio i doni del figlio di Dio. Comprendiamo allora l’invito di Gesù. «Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio, ciò che è di Dio» (Lc 20,25).
Date al Signore gloria e onore: date al Signore la gloria del suo Nome. Offrono a Lui gloria ed onore, coloro che lo annunziano e lo celebrano con le parole e con le opere. Rendono a lui la gloria del suo Nome, coloro che lo ringraziano, lo glorificano e lo benedicono per la salvezza che ha ottenuto per noi. Il suo Nome infatti è Gesù, che significa: Colui che salva.
Adorate il Signore  nel suo atrio santo. Ecco, afferma, la tenda è stata edificata e la casa di Dio, ossia la Chiesa (come bisogna interpretare) è terminata: lì adorate, annunciate e magnificate il Signore. Il profeta, mentre diceva queste parole, vide in spirito gli Apostoli e gli altri predicatori lodare e annunciare Dio ovunque tra le genti; una moltitudine immensa s’affrettava alla fede di Cristo e alla Chiesa. Commosso da profonda gioia, esclama: La voce del Signore sulle acque, il Dio di gloria tuonò (come si deve aggiungere) sulle acque, il Signore tuonò sulla distesa delle acque. L’estensione delle acque significa la molteplicità dei popoli, come è scritto. La voce di Dio risuona in modo penetrante quando i predicatori annunciano la parola di Dio nella Chiesa. Non sono loro a parlare ma lo Spirito Santo parla in loro e per questo è scritto: il Dio di gloria tuonò sulla distesa delle acque. Alla distesa delle acque possiamo dare un altro significato e pensare a quelle del battesimo. Su di esse si fa sentire ogni giorno la voce di Dio che benedice mediante le parole dei sacerdoti. Sembra che qualcuno gli avesse rivolto questa domanda: Quale prova mi porti per dire che fosse la voce di Dio il tuono che risuonò sull’acqua? Il profeta aggiunge:
Voce del Signore nella forza, la voce del Signore nella magnificenza. Se non fosse stata la voce del Signore, egli replica, quel suono non avrebbe avuto quegli esiti né sarebbe stata così efficace. Si può fare qualcosa di più meraviglioso e glorioso dell’illuminare i ciechi, purificare i lebbrosi, risuscitare i morti e santificare all’istante grazie all’acqua battesimale uomini malvagi e peccatori? La voce divina mandò in rovina i templi delle divinità, frantumò gli idoli, cacciò via i demoni, abbassò dall’altezza della loro superbia le più grandi potenze di questo mondo e li convertì alla fede di Cristo. Se consideri questi fatti, comprendi ciò che annuncia di seguito: spezzò i cedri, divise la fiamma, percosse i deserti, comandò ai cervi, si rivelò dalla nube. Di certo è provato che si sia trattato della voce del Signore che viene annunciata da tanta potenza e magnificenza. Di quale Signore?
Voce del Signore che schianta i cedri, schianta il Signore i cedri del Libano e li frantuma come fa con il vitello del Libano... I cedri rappresentano i ricchi e i potenti di questo mondo. Tra questi, alcuni si lasciano frantumare spontaneamente e si lasciano imporre il giogo di Cristo; questa frantumazione è molto buona. Altri invece precipitano dall’altezza elevata dell’orgoglio, sulla quale s’erano innalzati; sono frantumati e gettati nel fuoco. Del resto è scritto: «L’albero che non produce buon frutto, sarà abbattuto e gettato nel fuoco» (Mt 3,10).
Il Signore schianta i cedri del Libano. Il Libano e i cedri del Libano rievocano Gerusalemme e i suoi abitanti. Un tempo fu la più nobile fra le altre città e i suoi abitanti furono persone ricche, potenti, sapienti. Ormai la maggior parte di loro mi sembra spezzata e frantumata e penso ancora adesso che nel giudizio riceveranno una pena maggiore. Infatti il profeta Zaccaria annuncia: «Apri le tue porte, o Libano e il fuoco divori i tuoi cedri» (Zc 11,1). La minaccia si attuò nel tempo di Tito e di Vespasiano, quando la città fu presa, fu incendiata al completo insieme con il suo splendido tempio; gli abitanti perirono miseramente nel fuoco, per fame o per altri tormenti, eccetto quelli che furono presi dai nemici come prigionieri o schiavi. Nel versetto successivo, parla ancora di questi:
li frantuma come fece con il vitello del Libano. L’Esodo e il Levitico parlano di questo vitello. Prima d’essere immolato, veniva squartato e collocato sopra una catasta di legna. Gli mettevano sotto, poi, delle braci finché era consumato interamente dal fuoco. Egli minaccia questi cedri dall’orgoglio smisurato: subiranno una frantumazione identica a quella descritta.
Il diletto è come il nato degli unicorni. Riguardo al diletto, il Signore dichiara: «Questi è il figlio mio diletto, del quale mi sono compiaciuto» (Mt 12,18). Il Cantico dei Cantici, riferendosi a lui, annuncia: «Il mio Diletto è bianco e vermiglio, scelto fra mille» (Ct 5,10). Ancora: «Fuggi sul monte dei profumi, o mio diletto, imita i cerbiatti e i nati dei cervi» (Ct 8,14). Sarà questo Diletto a frantumare, spezzare e disperdere un popolo malvagio e ingrato, come il nato degli unicorni, il quale, nell’ira, calpesta e frantuma ciò che gli capita sotto i piedi. Questo animale in greco è chiamato rinoceronte il quale, sopra il naso, ha un solo corno ma di tale forza da poter vincere qualsiasi altro animale. Il nostro Salvatore è paragonato, in modo eccellente, al rinoceronte. Di lui si dice: «Il Signore giudicherà i confini della terra e darà il potere al suo Re e innalzerà il dominio (corno) del suo Cristo» (1 Re, 11,10).
La voce del Signore spegne la fiamma di fuoco, Il Signore percuote il deserto e fa tremare il deserto di Cades. C’era un muro di fuoco tra ebrei e pagani; ognuno dei due popoli, acceso d’amore come da un fuoco per la propria legge e religione, non volevano avere alcuna relazione tra loro. Il beato Pietro fu rimproverato dagli ebrei, perché era entrato in casa d’un pagano. Allora, motivando la sua scelta, spense la fiamma, ossia l’indignazione che aveva riempito i cuori. In questo caso si manifesta in modo chiaro in che modo la voce del Signore spenga la fiamma del fuoco. Per questo aggiunge:
Il Signore percuote il deserto, ossia i pagani, e fa tremare il deserto di Cades, cioè i giudei. Gli uni e gli altri, dopo aver ascoltata la parola della predicazione, colpiti e toccati dal timore del giudizio futuro, si volsero alla fede in Cristo e cominciarono a pentirsi. Leggiamo che il beato Giovanni, precursore del Signore, abbia risposto a coloro che l’interrogavano: «Sono la voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore» (Lc 3,4). E ancora: «Pentitevi perché il regno di Dio è vicino». Ai giudei diceva: «Chi possiede due tuniche ne dia una a chi non l’ha» (Lc 3,11). Ai soldati, che erano pagani, diceva: «Non opprimete nessuno, non spargete calunnie. Siate contenti delle vostre paghe» (Lc 3,14). In questo modo la voce del Signore colpiva il deserto e faceva tramare la zona desertica: Quale? Quella di Cades. Cades significa santa; con questo termine viene prefigurato in modo preciso quel popolo che, radunato da tutte le nazioni, sarà eletto e santificato da Dio.
La voce del Signore prepara i cervi e rivelerà ciò che è nascosto e nel suo tempio tutti diranno: gloria! Chi sono questi cervi se non gli apostoli, pronti per la corsa, ben disposti alla predicazione, uccisori di serpenti, indenni al veleno, desiderosi delle sorgenti d’acqua? Il Signore li ha preparati per predicare il Vangelo, per esporre le Scritture e svelarne il contenuto. Per questo aggiunge:
Rivelerà ciò che è nascosto. Mediante gli apostoli Il Signore rivelerà le cose nascoste e i segreti molto oscuri dell’uno e dell’altro Testamento. L’apostolo Giovanni, rendendosi conto di tanta oscurità e avendo visto che il libro era sigillato con sette sigilli, si mise a piangere perché verificava che non c’era nessuno in grado di aprire il libro e di sciogliere i sette sigilli (Ap 5,5). Il Signore si è degnato di chiarire tale oscurità prima agli apostoli e poi a noi, per mezzo di loro. Nel suo tempio tutti diranno: gloria! Non lo direbbero se il libro non fosse stato aperto e l’oscurità non fosse stata rischiarata.
Il Signore abiterà nel diluvio e siederà il Signore come Re, in eterno. In precedenza aveva accumulato molte acque, ma ora non raduna una massa d’acqua ma un diluvio, dove non manca neppure un rigagnolo. In questa immagine, comprendiamo che tutto il mondo, prima del compimento e della fine, si convertirà alla fede in Cristo. Per questo dice: il Signore siederà come Re per sempre. Tutto sarà sottomesso a lui, tutti i popoli del mondo accoglieranno la fede in Lui. Allora sarà evidente a tutti che Lui solo è il Re e regnerà in eterno come Signore.
Il Signore darà forza al suo popolo. Ne ha già dato ma ne darà ancora di più perché il mondo intero sarà giudicato da Lui e per mezzo di Lui. L’Apostolo insegna a questo riguardo: «Non sapete che giudicherete il mondo? Se il mondo sarà giudicato da voi, non siete capaci di giudicare cose minime?» (1 Cor 6,1). Allora, poi, benedirà il suo popolo con la pace. Dove si troverà questa pace? In Lui, perché «Egli è la nostra pace, che ha fatto dei due un popolo solo» (Ef 2,14). Gli uomini che riceveranno la benedizione, otterranno la vita eterna con Lui.

Salmo 29

La casa di Davide è la chiesa che ogni giorno viene edificata e santificata. Allora questo salmo deve essere cantato ogni giorno, dal momento che doveva essere cantato nella dedicazione della casa di Davide. La costrizione dura poco ma la dedicazione richiede molto tempo. Non ci vuole molto tempo per battezzare una persona e farne un cristiano, ma per tutto il resto della vita, continua ad essere consacrata, purificata e santificata. Dio ordina a Mosè, riguardo ai sacerdoti, che dopo la loro consacrazione, le loro mani vengano unte per altri sette giorni. Ciò che avviene in sette giorni, deve essere ripetuto sempre, perché i giorni non sono più di sette.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai accolto, e non hai voluto che i miei nemici godessero per me. La Chiesa pronuncia queste parole nella sua consacrazione e nella consacrazione dei suoi figli. Ti esalterò Signore, loderò e magnificherò il tuo nome. Certamente Dio non può essere esaltato, perché si trova già più in alto di tutto e la sua grandezza non ha limiti. Tuttavia si dice che viene esaltato da noi, quando proclamiamo la sua grandezza, potenza e gloria e lo annunciamo a quelli che non lo conoscono. La frase perché mi hai accolto può essere espressa in un altro modo: ti offesi a lungo, mi allontanai da te: «lontana è la salvezza dai peccatori». Mi recai dove non avrei dovuto andare, in una terra lontana, condussi al pascolo i porci, cominciai a sentire la penuria. Ritornata in me stessa, ricordando la tua dolcezza, tornai a te per fare penitenza. Tu che facesti? Mi accogliesti, mi rivestisti, mi facesti bella, mi chiamasti al tuo convito, mi saziasti con la delizia del tuo corpo e sangue. Memore di doni così grandi, ora voglio esaltarti.
Non hai voluto che i miei nemici godessero di me. I nostri nemici, gli spiriti maligni, gioiscono quando noi pecchiamo ma godono e provano grande soddisfazione, quando continuiamo a peccare. Può allora pronunciare queste parole e cantare l’anima che si pente subito e smette di peccare. Per questo aggiunge:
Signore, mio Dio, a te ho gridato e tu mi hai guarito; Signore hai estratto dagli inferi l'anima mia, mi hai guarito fra quelli che scendono nella fossa. Dice la mia anima era molto ammalata e ormai ero considerato un morto e dagli spiriti maligni  ero trascinato nell’inferno insieme a quelli che scendono nell’abisso. Quando, ricordandomi di me e di te, benché ne fossi indegna, mi esaudisti, mi risanasti, allora mi tirasti fuori dagli inferi e dal gruppo di quelli che scendono nella fossa; mi hai salvato soltanto in considerazione della tua solidarietà e misericordia. Non vedi quanto tutto questo convenga alla dedicazione della chiesa?
Salmeggiate al Signore, voi suoi santi e lodatelo al ricordo della sua santità. La chiesa invita: salmeggiate al Signore, voi tutti suoi santi, lodatelo, proclamatelo e magnificatelo nella mia e vostra dedicazione. Così Egli ci ama, ci purifica, ci risana, ci lava; così ci purifica da ogni macchia dei nostri peccati e ci santifica. Lodatelo nel ricordo della sua santità, cosi come Egli sempre si ricorda di noi e non si dimentica mai dei suoi fedeli. Fare questo è necessario più di qualsiasi altra cosa. Perché mai?
Poiché si sperimenta l’ira nella sua indignazione e vita nella sua compiacenza. Cercate di vivere riconciliati con lui e cercate di ottenere il suo favore. Guardate di non risvegliare la sua collera e il suo sdegno, poiché  si sperimenta un ira ardente nella sua indignazione mentre nella sua benevolenza ci concede la vita eterna. Sembra che qualcuno gli obietti: ci ordini di salmeggiare e di lodare, ma non pensi alle insidie dei nemici, pronti a rapirci, a impadronirsi di noi e ad ucciderci. A questi essa risponde:
Alla sera perdura il pianto ma al mattino la gioia. Questa persecuzione passerà presto, presto la tristezza si cambierà in gioia. Chi alla sera era nella tristezza, al mattino sarà nella gioia. Non temete quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima (Mt 10,8) Nella sera, che è  la fine del giorno, dobbiamo vedere la morte temporale che rappresenta il termine della nostra vita, per il quale cessa il pianto dei santi, muore la tristezza. Giungono subito al mattino, cominciano a godere di quel giorno di cui e stato scritto: meglio un giorno solo nei tuoi atri che mille altrove (Sal 83,11). Possiamo interpretare la sera come la fine del mondo e il mattino l’inizio dell’altra vita; allora i santi, abbandoneranno le tenebre di questa vita ed entreranno nella beatitudine della luce eterna. Con quale cura la santa madre chiesa consola le sue membra e i suoi figli nel tempo della sua dedicazione!
 Ho detto nel mio benessere: non sarò mai scosso. Sono ricco e possiedo ogni bene. Il Signore mi guida e non manco di nulla (Sal 22,1). In questo mio benessere ho già detto e ora lo ripeto: non sarò mai scosso. «Né morte né vita, né altezza, ne profondità, né presente, né futuro, nessun’altra creatura ci potrà mai separare dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù» (Rm 8,39). Incrudeliscano pure i nemici quanto vogliano, minaccino pure fuoco e croce e tutti i generi di supplizi: sono collocata sopra una salda roccia, non sarò scossa in eterno.
Signore nella tua benevolenza hai aggiunto splendore alla mia virtù. Mi avevi già resa bella ma a questa bellezza hai aggiunto la virtù che ora possiedo. Hai fatto questo non in base a meriti miei precedenti ma per la tua benevolenza. Per questo l’apostolo insegna: «non dipende né da chi lo vuole né da chi s’impegna, ma da Dio che usa misericordia» (Rm 9,16). Che cos’hai che tu non l’abbia ricevuto? Ogni  atto di virtù, di perseveranza e di fortezza dei santi non proviene da loro ma da Dio. Per questo aggiunge:
Hai distolto da me il tuo volto e sono rimasto turbato. Il Signore non distoglie il suo sguardo dai suoi santi ma permette talora che ricevano afflizioni, per metterli alla prova e si manifestino per quello che valgono. Ma se si lasciano turbare e non riescono a sopportare le loro sofferenze, subito s’affretta a proteggerli e a consolarli, e così capiscono che non possono lottare con le loro forze. Infatti altri dichiarano: con Dio faremo cose grandi ed egli annienterà chi ci opprime (Sal 59,14). Che cosa devono fare i santi quando s’accorgono di essere turbati in mezzo ai tormenti? Lo suggerisce il versetto che viene:
A te, Signore, griderò e invocherò il mio Dio. Ecco in che modo e con quali armi la Madre santa insegna ai figli come combattere. Del resto anche il nostro Salvatore, nel tempo della sua passione, ha ammonito i suoi discepoli con queste parole che leggiamo: « Pregate per non entrare in tentazione: lo spirito è pronto ma la carne è debole» (Mt 26,39). I santi non pregano per sfuggire alla morte, ma per evitare che le sofferenze li inducano ad agire contro Dio. Per questo prosegue col dire:
Quale utilità ricavi dal mio sangue, ora che mi sto corrompendo? Vale a dire: che cosa mi giova aver versato il sangue e aver affrontato tanti patimenti, se adesso i miei nemici mi possono corrompere e farmi deviare? Possiamo pensare anche al sangue di Cristo, che la Chiesa considera suo, in quanto è stato versato per lei.
Forse potrà lodarti la polvere o annunciare la tua fedeltà? Un altro passo parla di questa polvere, quando afferma: «polvere dispersa dal vento dalla faccia della terra» (Sal 1,4). Se i santi finiscono in questo modo e, per timore dei tormenti, lasciano che s’incrini la sincerità della loro fede, chi loderà il Signore? Chi celebrerà e annuncerà ancora la sua fedeltà? Prosegue dicendo:
Il Signore ha ascoltato e ha avuto pietà di me, il Signore è stato il mio Salvatore. Queste parole pronunciate o piuttosto pensate nella mente, dalla Chiesa o dai martiri santi nel tempo della loro persecuzione, sono state ascoltate dal Signore, che consola l’afflitto e diede loro un conforto necessario e meritato. Per questo aggiunge:
Hai cambiato il mio pianto in gioia e mi hai cinto di letizia. Il Signore faceva questo quando liberava i suoi santi dai tormenti o quando dava loro la forza di sopportarli con fermezza.
Hai sciolto il mio sacco e mi cingesti di gioia. Pensiamo che questo sacco sia il corpo mortale e corruttibile, nel quale l’anima è contenuta e chiusa come in un sacco molto povero. Se esso non sarà spezzato e l’anima non avrà spiccato il volo, libera da esso, i santi di Dio non potranno godere la perfetta letizia.
Canterò a te mia gloria senza più provare compunzione. Dice: Signore, mia gloria, tu mi hai donato tutti questi beni, hai cambiato in gioia il mio pianto, hai stracciato il mio sacco, mi hai cinto di letizia, affinché possa intonare a te un cantico di letizia e d’esultanza, in sicurezza e libero da qualsiasi angustia, senza più sentire compunzione. Non può esserci compunzione là dove non c’è più peccato, né il timore di peccare ancora.
Signore Dio, confesserò a te. La confessione, come si nota in molteplici passi, sta per la lode. Con essa tutti i santi gioiscono davanti a Dio con una gioia e una letizia ineffabili, insieme agli angeli, nella Gerusalemme celeste.

Salmo 30

Per la fine. Salmo di Davide. Spesso ho spiegato che cosa significhi per la fine e che cosa significhi salmo di Davide. «Siamo noi quelli per i quali è giunta la fine dei secoli» (1 Cor 10,11). È la Chiesa a parlare in questo salmo e poiché essa accoglie tutti, può esprimere l'invocazione di tutti. Ora intercede per gli apostoli, e per gli altri dottori della Chiesa, ora per i martiri, ora per i confessori, ora per i perfetti, ora per gli imperfetti, ora per alcuni e altre volte per tutti. Se talora prega per lo stesso capo, non è cosa sconveniente: la testa è una parte del corpo, anzi è la principale e più importante. Per questo nel salmo precedente aveva detto: «Che vantaggio hai dal mio sangue?», cioè dal sangue versato per me.
In te, Signore, ho sperato, non rimanga confuso in eterno, liberami nella tua giustizia e salvami. Porgi verso di me il tuo orecchio, affrettati a liberarmi. Sii il mio protettore, un luogo di rifugio per salvarmi. La nostra madre, la Santa Chiesa, ci insegna con quale costanza dobbiamo insistere e perseverare nella preghiera, dal momento che ripete spesso la stessa esortazione. L'apostolo, a sua volta, dichiara: «Pregate senza posa» (1 Ts 5,17). Il Signore dichiara nel Vangelo: «Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7). Parla anche, in una parabola, dell'uomo che chiedeva all'amico tre pani (Lc 11,5); questi per tutta la notte non volle alzarsi ma l'altro per tutta la notte non smise di chiederglieli, così, esasperato da tanta insistenza, alla fine si alzò e gli diede ciò che reclamava per necessità. In te, Signore, ho sperato... e poiché ho confidato in te, non sarò confuso in eterno. Lo conferma l'Apostolo: «La speranza non delude» (Rm 5,5). Rimarrebbe confuso se avesse continuato a sperare senza mai ricevere nulla. Nulla è peggio della disperazione e niente è meglio della speranza. L'espressione liberami nella tua giustizia e salvami potrebbe equivalere a quest'altra: fa come comanda la tua giustizia. La frase successiva insegna la stessa cosa. Sii il mio protettore, un luogo di rifugio perchè fuori di te non ho altra protezione, sicurezza o rifugio. So che è maledetto l'uomo che confida nell'uomo e pone la sua speranza nel suo braccio e il suo cuore s'allontana da Dio. Per il tuo nome guidami e nutrimi. Il nome del Signore è Gesù: significa salvatore. È ovvio allora che, a motivo del suo nome, protegga, conduca e nutra i suoi fedeli; è chiamato in quel modo per fare proprio questo e se non lo facesse, non si chiamerebbe così.
Tirami fuori da questo laccio che mi hanno teso di nascosto, perché sei il mio protettore, Signore. Chi potrebbe contare tutte le trappole nascoste dai tiranni, dagli eretici e dagli spiriti maligni, per danneggiare i santi e i fedeli di Cristo? Inoltre egli usa il singolare, parla di laccio, perché, sebbene le modalità di inganno siano molte, si tratta sempre dello stesso tentativo di imbroglio. Lo stesso lo leggiamo altrove: «L'anima mia, come un passero, è stata liberata dalla trappola dell'uccellatore» (Sal 123,7); e ancora: «Mi ha liberato dal laccio del cacciatore e dalla parola dura» (Sal 90,3).
Tu sei il mio protettore e nelle tue mani affido il mio spirito. Temo,  - dichiara -, il laccio dei nemici, temo le loro insidie nascoste e maliziose; facciamo del mio corpo ciò che vogliono, ma il mio spirito lo affido a te. Si legge la stessa cosa a proposito del beato Giobbe: il Signore permise a Satana di poterlo dominare ma lo obbligò a salvaguardare la sua anima. Del resto lo stesso Salvatore nostro, innalzato sulla croce, affidò al Signore il suo spirito, per insegnarci che cosa dobbiamo fare in simili casi.
Mi hai redento, Signore, Dio di verità. A te, dice, affido il mio spirito perchè mi hai sostenuto in modo ineccepibile, al punto da redimermi a prezzo del tuo sangue e compisti tutto questo affinché il mio spirito non morisse. Lo chiama Dio di verità, e in questo modo mostra di avere un maggior motivo di sicurezza, perché Egli non può trascurare la sua promessa. Aveva garantito: «Non vi lascerò e non vi abbandonerò» (Gv 14,18). «Sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Ancora: «Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono far morire l'anima» (Mt 10,8). «Ho odiato quanti seguono invano la vanità» (Sir 1,1). Riguardo all'inutilità, Salomone attesta: «Vanità delle vanità, tutto è vanità». L'apostolo afferma: «Ogni creatura è sottoposta alla vanità, pur non volendolo» (Rm 8,20). Nel salterio, il profeta proclama: «Davvero l'uomo vivente è un nulla» (Sal 38,6). Nessuno è libero dalla vanità ma ora egli parla di chi vive la vanità in modo totale. Vuole farci capire che noi dobbiamo detestare soltanto costoro che vivono in modo del tutto vano, e vogliono fare così e non quelli che, come insegna l'Apostolo, sono sottomessi alla vanità senza volerlo. I primi si lasciano dominare dalla vanità in modo totale perchè a loro piace agire così e non abbandonano mai questo comportamento. Sono gli uomini che fino alla fine continuano a vivere nella malvagità.
Continuerò a sperare nel Signore, esulterò e gioirò nella tua misericordia. Chi parla così mostra chiaramente di non far parte di coloro che si lasciano dominare totalmente dalla vanità.
Perché ha guardato alla mia miseria e mi salvò dalle mie angustie, né permise che cadessi nelle mani dei nemici. Hai posto al largo i miei passi. Dice, esulterò e gioirò della tua misericordia per me perché so che essa è grandissima e smisurata. L'ho provato perché, quand'ero oppresso, hai guardato alla mia situazione di miseria e liberasti la mia anima da molte angustie.  Mentre il nemico pensava di avermi preso, ingannato e quasi vinto, mi hai liberato e non mi hai consegnato nelle sue mani, ma hai posto i miei piedi in un luogo spazioso; ho potuto dilatarmi quando credevano di avermi ristretto e ridotta al nulla. Mai la Chiesa aumentò e crebbe tanto come quando fu perseguitata. Chi veniva ucciso, convinceva altri, a motivo della sua fede e della sua fermezza, ad abbracciare la fede.
Pietà di me, Signore, sono nell’affanno. Perché? Il mio cuore è turbato nell’ira, l’anima mia e il mio ventre. Qualcuno si stupisce che la Chiesa a volte affermi di trovarsi nella gioia e di essere stata ascoltata, di essere stata liberata da tutte le sue angustie e necessità, a volte invece afferma di essere turbata, afflitta, rattristata e assediata da molte difficoltà. Essa parla in tempi differenti. I santi talora godevano di una pace concessa loro dal Signore, altre volte erano assaliti da così tanti problemi da provare noia della stessa vita, come anche l’Apostolo ha confessato (2 Cor 1,8). Anche ora dice: «Pietà di me, Signore, perché sono nell’affanno». Ora, mostrando il motivo della sua sofferenza, aggiunge: Turbato è nell’ira il mio occhio, l’anima mia e il mio ventre». Chi è l’occhio della Chiesa? Gli apostoli e i dottori: illuminano gli altri e mostrano loro la via della verità, li avviano sulla strada dei comandamenti e non permettono che cadano nell’errore. Parlando di anima si riferisce ancora ad essi, perchè costoro danno vita ad altri; sono nella Chiesa allo stesso modo con cui l’anima è nel corpo. Il ventre rappresenta, invece, i fedeli deboli e imperfetti. La Chiesa è formata da tutti costoro. Essa, nella sua totalità, afferma di trovarsi in pieno turbamento a motivo dell’avversione e dell’ostilità dei malvagi, così che occhio, anima e ventre si sentono sconvolti.
Viene meno nel dolore la mia vita e i miei anni nel gemito. Ci fa conoscere il motivo per il quale la Chiesa è turbata e per il quale tutti i giorni della vita trascorrono nel dolore e nel pianto e così vengono meno.
La mia forza si è indebolita per la povertà e le mie ossa sono sconvolte. La povertà degli uomini vale di più della ricchezza. Per questo la Chiesa dichiara di essere povera, quando in qualche circostanza perde i figli. Si è indebolita a motivo di questa mancanza, perché, essendo venuti meno, non c’è più chi sia in grado di difendere la verità. Per questo dice che le sue ossa  sono sconvolte; in queste vediamo i fedeli più forti che sorreggevano e sostenevano le altre membra.
 Più che da parte di tutti i miei nemici, sono diventato oggetto di disprezzo da parte dei miei vicini e in modo pesante e motivo di timore ai miei conoscenti. In qualche circostanza gli stessi amici e conoscenti hanno rattristato e deriso i santi più degli altri che erano nemici. Sappiamo in che modo gli amici si sono comportati con Giobbe. Era diventato motivo di timore per quelli che, pur appartenendo alla stessa religione, non avevano raggiunto la stessa perfezione; più volte avevano timore ad avvicinarlo, per paura d’essere arrestati e assieme a lui.  Nicodemo agiva così, recandosi da Gesù non di giorno ma di notte (Gv 3,1). Ecco perché prosegue col dire:
Chi mi vedeva all’esterno fuggiva da me, venni dimenticato come un morto. Chi mi vedeva, ossia chi desidera incontrarmi, non appena mi scorgeva, fuggiva via per il motivo che ho detto, al punto che i miei amici mi avevano quasi dimenticato.
Lo ripete: uscii dal loro cuore come fossi un morto e dal loro ricordo. Fui come un vaso destinato alla rovina, proprio perché mi considerarono un empio, una persona nociva da eliminare. Il Signore, infatti, dice nel Vangelo, a conferma: «Verrà il momento in cui, coloro che vi uccideranno, penseranno di dare onore a Dio» (Gv 16,2). Molto spesso nella Bibbia i vasi significano gli uomini; l’apostolo Paolo è chiamato vaso d’elezione. La Chiesa può esprimersi in queste parole, a nome del nostro Salvatore, il quale divenne un vaso di perdizione, perché fu «enumerato tra gli iniqui» (Lc 22,37). Egli udì il disprezzo dei nemici che l’accerchiavano e che, inginocchiati ai suoi piedi, dicevano: «Tu che distruggi il tempio di Dio e in tre giorni lo ricostruisci...» (Mt 27,40) e proferivano molti altri scherni.
Quando si radunarono tutti contro di me, decisero di catturare la mia anima. I malvagi si proponevano,  - e per questo s’erano radunati -, di far perire i santi con una cattiva morte, di eliminarli e di tormentarli con crudeli torture. Costoro, invece, che cosa facevano? Lo dice la Chiesa:
Io, dice, in te ho sperato, Signore, tu sei mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni. Liberami e salvami dalla mano dei miei nemici e da quanti mi perseguitano. Illumina il tuo volto sul tuo servo e salvami nella tua misericordia. Signore, che io non resti confuso, quando ti avrò invocato. Queste sono le armi dei santi, così si difendono, non con le spade ma con le preghiere. I nostri giorni sono nelle mani di Dio, poiché dobbiamo sottostare al suo volere, per quanto riguarda la durata della vita e l’ora della morte. Egli fa rispendere su di noi il suo volto quando si mostra sereno ed ascolta le nostre invocazioni.
Arrossiscano gli empi e siano trascinati nell’inferno, ammutoliscano le labbra ingannatrici che dicono malvagità contro il giusto e contro l’uomo cattolico fedele, con superbia e disprezzo. Quanto è grande la dolcezza che ha tenuto in serbo per coloro che ti temono e hai realizzato per coloro che sperano in te, davanti ai figli dell’uomo. Nella medesima ora in cui i malvagi arrossiranno e saranno trascinati nell’inferno, i santi proveranno e comprenderanno per esperienza, quanto sia grande la tua dolcezza, che tieni in serbo ancora per loro. La promessa hai realizzato per coloro che sperano in te, davanti ai figli dell’uomo, ci ricorda ciò che il Signore proclama nel Vangelo: «Chi mi avrà testimoniato davanti agli uomini, sarà riconosciuto da me, davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32). Dopo che il Signore avrà rivelato la grandezza della sua dolcezza ai suoi santi, ascoltiamo che cosa concederà loro:
Li nasconderai nel segreto del tuo volto dalla congiura degli uomini, li proteggerai nella tua tenda dal contrasto delle lingue. La tenda di Dio o l’ambito di segretezza nel quale è possibile vedere il volto e la faccia di Dio, sono la stessa cosa. Dobbiamo interpretarli come si parlasse del palazzo del regno celeste. Là, in quel luogo, i santi di Dio, tribolati e affaticati in questo mondo,  proveranno una gioia senza fine, insieme con Dio creatore, senza più sconvolgimenti e contrasti. Per questo la Chiesa benedice il Signore perché egli ha magnificato in modo splendido la sua misericordia in quella città fortificata. Ecco le sue parole:
Benedetto il Signore che ha reso grande la sua misericordia in una città difesa. Qui si parla di una città difesa, in altre traduzioni si parla di città fortificata. Giustamente la chiama città difesa perchè è protetta da molti santi e custodi.
Dissi nel mio timore: sono stato cacciato dal tuo sguardo. Io, dice, la Chiesa, nel tempo del dolore e della mia enorme afflizione, dissi ciò che avrei dovuto dire. Che cosa? Sono stato cacciato dal tuo sguardo. Tu, invece, hai ascoltato la mia preghiera, quando chiedevo aiuto. Per dimostrarmi e convincermi che non ero stata allontanata dal tuo sguardo, subito dopo la mia invocazione, hai ascoltato la mia preghiera. A partire dalla sua esperienza, la Chiesa esorta i suoi ad amare Dio, ad agire con coraggio e a sperare nel Signore. Ascoltiamo le sue parole dirette:
Amate il Signore, voi tutti suoi santi, perché il Signore vuole la sincerità e ripaga chi agisce con orgoglio. Agite con coraggio e rinsaldate il cuore, voi tutti che sperate nel Signore.

Salmo 31

Beati coloro ai quali sono state rimesse le loro iniquità. [Ascoltiamo la voce della Chiesa] nella lode [che eleva] dopo la confessione [dei peccati]. Beati coloro che, per aver confessato i peccati al Signore, hanno meritato di ricevere il [suo] perdono. Sono beati proprio quelli ai quali,  per [il loro] amore,  i peccati sono stati coperti e dimenticati dal Signore. «La carità infatti copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4).
Beato l'uomo al quale il Signore non ha più imputato il peccato e nel cui spirito non c'é inganno. Fra quelli che sono stati rigenerati nell'acqua del battesimo, a nessuno sarà imputato il peccato d'origine; ogni battezzato sarà beato se nella sua vita non avrà dato spazio all'inganno.
 Finché tacevo, invecchiavano tutte le mie ossa. Vuole dire: Ognuno confessi le sue colpe; i peccati, se non vengono ammessi, acquistano forza. Credete a chi ne ha fatto esperienza. Io tacqui e non confessai i peccati come avrei dovuto fare; di conseguenza le mie ossa persero vigore, ossia tutta la mia energia e la mia forza, fu appesantita e schiacciata dal loro peso.
Mentre gridavo tutto il giorno. Nessuna supplica e nessuna invocazione ha valore se non viene preceduta dalla confessione.
Giorno e notte la tua mano gravava su di me; la mia angoscia mi ha costretto a cambiare, mentre la spina [del dolore] diventata penetrante. Visto che continuavo a tacere, allora la tua mano, il tuo bastone, la tua correzione gravarono su di me, poiché «chi risparmia la verga, odia il figlio» (Pr 13). Da parte mia, ben presto, nell'angoscia e nella miseria, sono ritornato a te, mentre il tuo severo rimprovero penetrava in me come una puntura di spine.
Ti ho fatto conoscere il mio delitto e non ti ho tenuto nascoste le mie ingiustizie. Dopo che tu, egli ammette, mi facesti sperimentare la tua ira, uscii dal silenzio e quasi costretto dichiarai: «Confesserò al Signore la mia ingiustizia, contro di me». Signore ho peccato molto ma confesso la mia colpa ed ora cessa di torturami. Ti parlai con questa sincerità e tu perdonasti la malvagità della mia colpa. Mi confessai sinceramente e la tua misericordia mi concesse il perdono. Confessa sinceramente chi condanna se stesso e parla contro di sé.
A motivo di questa indulgenza ogni fedele rivolgerà a te la sua preghiera. Non può esistere un vero fedele che non implori assiduamente: «Perdona i nostri debiti» (Mt 6).
Nel momento opportuno, cioè in questa vita; per questo ci viene rivolta questa esortazione: «Finché abbiamo tempo, facciamo il bene a tutti» (Gal 5).
 Nel diluvio di molte acque, essi non si avvicineranno a lui. I fedeli pregano in modo assiduo per ottenere il perdono dei peccati. Dal momento che si trovano immersi in un profluvio di molte acque, dalle quali sono purificati e lavati, i peccati non potranno avvicinarsi a loro: sono purificati dalle elemosine, dalle preghiere, dai digiuni, dalle lacrime e dagli ammonimenti delle Scritture. Perché pregano? Per non essere tentati dal diavolo, come ha chiesto il Signore ai discepoli: «Pregate per non entrare in tentazione» (Mt 26).
Sei mio rifugio nella tribolazione che mi assedia: parla delle avversità di questo mondo. Sei la mia esultanza perché gioisco di te. Liberami da quelli che mi assediano: i vizi e tutti i mali. Ora risponde il Signore:
Ti farò comprendere. Non temere, dice, ti farò capire e così sarai reso forte e vincerai i tuoi nemici. Ti istruirò circa le opere buone. Nel cammino che farai, vigilerò su di te con attenzione affinché nessuno possa nuocerti. Non siate come il cavallo o come il mulo, privi d'intelligenza; il cavallo simboleggia i superbi e i lussuriosi, secondo il detto biblico: «Marcirono i giumenti nel loro sterco» (Gioele 1). Il mulo, invece, rievoca piuttosto gli uomini pigri e inconcludenti. Potremmo rifare il discorso in questo modo: non essere superbo o lussurioso, non essere pigro. Questi accampa la scusa del freddo per non arare. Guarda di non trovarti sterile e privo di virtù.
Col morso e con la briglia si mette un freno alle loro mascelle, altrimenti non s'avvicinano. È questo che insegna: se incontri qualcuno che non vorrà accogliere il vangelo e avvicinarsi a te, costringilo  con il morso e la briglia, correggilo richiamando le frasi dure e minacciose della Scrittura, in modo che si sottometta al giogo della Chiesa.
I peccatori saranno colpiti da molti castighi. Lascia allora il peccato e non imitare il cavallo e il mulo ma spera nel Signore.
La misericordia circonda chi spera nel Signore. Rallegratevi nel Signore e non nel mondo, ossia nei beni caduchi, ed esultate giusti per la misericordia che vi è stata promessa. Giubilate, voi tutti, retti di cuore: «Chi si gloria, si glori nel Signore» (2 Cor 10).

Salmo 32

Salmo di Davide.
Lo stesso Davide, che ha composto questo salmo, parla in esso e dice che è una sua composizione. È un testo che detiene una grande autorità, confermata dalla testimonianza di un uomo così grande.
Esultate giusti nel Signore, agli uomini retti si addice la lode. In questo mondo, godano pure alcuni uomini delle ricchezze fallaci e dei piaceri. Queste soddisfazioni cessano presto. Voi, giusti, godete nel Signore, Egli è un Signore eterno ed anche la vostra gioia durerà per sempre. Nel Vangelo il Signore dice ai discepoli: «Ve lo ripeto di nuovo e godrà il vostro cuore e la vostra gioia nessuno potrà mai togliervela» (Gv 16,22).
Agli uomini diretti si addice la lode: la lode che esce dalla bocca del peccatore non ha alcun valore. Dio dice al peccatore: perché vai celebrando la mia giustizia? (cf Sal 49,16). Lo lodano in verità coloro che lo amano, vivono rettamente, e sollevano in alto il cuore e gli occhi. In che modo lo dovranno celebrare? Con la cetra e con il salterio.
Lodate il Signore con la cetra e salmeggiate a lui con il salterio a dieci corde.  Davide suonava accompagnandosi con la cetra e placava il furore di Saul, cacciando da lui il demonio che lo tormentava. L'apostolo era come un altro citaredo, poiché con la sua parola rallegrava i filosofi. Suonano il salterio a dieci corde coloro che osservano i dieci comandamenti della legge. Tutto questo discorso appartiene all'Antico testamento; ora ascoltiamo il messaggio del nuovo.
Cantate un cantico nuovo, salmeggiate con gioia. Il Nuovo Testamento non ha bisogno di strumenti di legno; cerca la stessa voce umana e la lingua della persona ragionevole. Il nuovo cantico è il canto che sgorga dalla nascita di Cristo, dalla passione, dalla resurrezione e dalla sua ascensione. Celebrano in modo egregio e salmeggiano con gioia, i credenti che lodano Dio con il cuore e con le parole e compiono le opere buone che promettono di fare. Per questo aggiunge:
Retta è la parola del Signore, tutte le sue opere sono nella fedeltà. Una parola retta esige un annunciatore retto e poiché egli compie tutto nella fedeltà, bisogna annunciare nella bontà e nella fedeltà.
Ama la misericordia e la giustizia; e della misericordia del Signore è piena la terra. È questo il messaggio che dobbiamo cantare, e annunciare a tutti; ciò che il Signore ama, anche noi dobbiamo amare e compiere opere di misericordia e di giustizia; soprattutto compiamo opere di misericordia perché egli stesso preferisce la misericordia alla giustizia, al punto che della misericordia del Signore è piena la terra. La misericordia si trova ovunque; Dio esercita la misericordia verso i buoni e verso i malvagi. Il salmista sembra dire: considera, se ne sei capace, il valore e la grandezza del Signore il quale riempie la terra della sua misericordia. Aggiunge:
Dalla parola del Signore furono fissati i cieli e tutto il suo dispiegamento potente con il soffio della bocca. Perciò subito prosegue:
Disse e tutto fu creato; comandò e tutto esiste. Se parlò, parlò al Verbo. Per lui dire è realizzare. Il Figlio è parola di Dio e volontà di Dio. In questo versetto viene esposto in breve il mistero della Trinità. Chi è il Signore, la sua Parola e il suo Spirito se non il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? Esiste un unico Dio per mezzo del quale furono creati i cieli. In un altro passo troviamo scritto: «nel tuo volere tutto è stato fatto e nulla può resistere alla tua volontà»; tu hai creato ogni cosa, cielo e terra e tutto ciò che è contenuto nello spazio celeste. I cieli rappresentano gli apostoli: essi furono creati, consolidati e redenti grazie alla parola di Dio, cioè del nostro Salvatore, e ricevettero forza e potenza dallo Spirito Santo, come egli aveva promesso.
Raduna come in un otre le acque del mare e colloca gli abissi dentro tesori. Abbiamo già spiegato questo genere di espressione esponendo un altro salmo: magnificando la salvezza del suo re (Sal 17, 51). Come in quel passo ha scritto magnificando, magnificherà, ora in questo versetto scrive: radunando, radunerà e ponendo, pone. Il Signore raduna come in un otre le acque del mare. Le acque del mare rappresentano tutte le genti del mondo. Dio le ha raccolte tutte in un'unica Chiesa, quella cattolica e universale, come in un otre. È questo grande bacino a contenere molte acque. I santi apostoli lo hanno riempito e vi hanno trasferito i tesori di Dio. Per questo aggiunge: Ha posto gli abissi nei tesori. Mare o abisso significano la stessa cosa. Infatti non è dall'abisso che sgorga questa quantità ingente di acqua? Il Signore nel Vangelo parla di un tesoro. «Accumulate i vostri tesori in cielo». «Dove c'è il tuo tesoro, la ci sarà anche tuo cuore». «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo». «Vendi ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo». Tra questi tesori il Signore pone anche gli abissi e le acque del mare. Il Signore ne parla anche al beato Giobbe: «Forse sei entrato nei tesori della neve, forse hai visitato i tesori della grandine? (Gb 38,24).
Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui tutti gli abitanti del mondo. Dio non ha preferenze di persone ma chiunque, fra le genti, lo teme ed opera la giustizia, è a lui gradito (cf. At 10,34); mare, abissi, grandine e neve li pone nei suoi tesori. Lo tema tutta la terra, non temi nessun altro perché nessun altro è da temere o da venerare. Tremino davanti a lui e presso di lui si rifugino tutti gli abitanti della terra; chi merita questo timore se non colui che ha creato ogni cosa? Lo riafferma nel seguito.
Egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto esiste. Il Signore annulla i progetti delle nazioni, rende vani i pensieri dei popoli e disprezza i progetti dei principi. Ammonisce il profeta: non dovete temere nessuno perché il Signore è con voi. Egli disapprova e annulla tutti i progetti e i piani degli uomini che vogliono aggredirvi. Il progetto del Signore dura per sempre e i pensieri del suo cuore per ogni generazione. Come dispose e pensò ancora prima dei tempi, tutto questo accadrà. Il castigo dei malvagi e la vostra glorificazione sono già stati preparati e niente potrà modificare questo progetto. Sono beati coloro che credono in lui e coloro che sono stati prescelti e predestinati da lui perché in nessun modo potranno perdere la beatitudine alla quale sono stati destinati. Ora riafferma quanto ha detto.
Beato il popolo il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto in eredità. Adesso espone la elezione e spiega come avvenga.
Il Signore guarda dal cielo e vede tutti gli uomini. Dal cielo, dal progetto misterioso della Sua maestà, egli guarda, vede e riconosce tutti gli uomini, quelli che ha destinato alla gloria e quelli che saranno condannati. Per questo l'apostolo insegna: «Non può forse fare un vaso di fango, un altro destinato ad essere onorato e un altro ancora a ricevere il disprezzo?» (Rm 9,21). Il Signore, nell'ora del giudizio, dirà agli uomini retti di ricevere il regno preparato per loro fin dall'origine del mondo; dirà invece agli uomini malvagi di andare nel fuoco eterno, che è già stato preparato per il diavolo e i suoi angeli. Osserva bene le sue parole: ad alcuni è preparato un regno e ad altri un castigo. Da questo esempio appare certo che nessuno è costretto a fare il male o il peccato ma tutti sono predestinati alla gloria o alla condanna. Segue:
dall'alto della sua dimora osserva tutti gli abitanti del mondo. Questo verso è una ripetizione del precedente.
Egli ha creato i loro cuori ad uno ad uno e conosce tutte le loro opere. Dio ha creato il cuore di tutti ad uno ad uno e a nessuno ha dato tutta la sapienza e intelligenza e neppure l'ha data in misura uguale. Egli comprende tutte le loro opere e poiché le capisce, darà ad ognuno secondo i suoi meriti. Dal versetto in cui è detto: dal cielo ha guardato il Signore, fino a questo passo, si svolge un percorso di sapienza. Ora si deve presupporre l'insegnamento che è stato appena esposto.
Il re non si salverà per la sua grande forza né il prode per la grandezza della sua potenza. Si salveranno soltanto coloro che temono Dio e osservano i suoi comandamenti e sono predestinati alla vita eterna. Gli altri non pongano la loro fiducia nella qualità della loro forza perché neppure un re potrà salvarsi per la sua potenza né un prode per il suo valore.
Il cavallo non giova per la vittoria, nella pienezza della sua forza non potrà salvarsi. Queste parole non vogliono suggerire nient'altro se non questa verità: solo la misericordia di Dio può salvare l'uomo e sottrarlo alla condanna. Nessuno confidi nella velocità del cavallo perché spesso viene meno, cade all'improvviso e non può salvare né se stesso né il suo cavaliere. Il discorso che viene fatto riguardo alla re, al prode e al cavallo deve essere esteso a tutti.
Ecco gli occhi del Signore sono sopra coloro che lo temono e sperano nella sua misericordia per liberare dalla morte le loro anime e nutrirli in tempo di fame. È come se dicesse: coloro che confidano in se stessi, nella loro forza e potenza, non potranno essere salvati; quelli invece che temono Dio, sperano e confidano nella sua misericordia, possano sentirsi al sicuro. Dio rivolge sempre su di loro il suo sguardo e non permette che vadano errando o periscano; li nutre con cibi spirituali in tempo di fame, quella che invece soffrono gli uomini malvagi di questo mondo. Il profeta infatti dice: «Darò loro fame, ma non di pane, e darò loro sete, non di acqua ma di ascoltare la parola di Dio» (Am 8,11). Gli uomini che patiscono nell'inferno conoscono questo bisogno. Infatti il ricco diceva ad Abramo: padre Abramo, manda Lazzaro ad intingere l'estremità del suo dito nell'acqua e possa così rinfrescare la mia lingua perché soffro in questa fiamma (cf. Lc 16,24).
L'anima nostra attende il signore perché egli è il nostro aiuto è il nostro protettore. In lui gioirà il nostro cuore e nel suo santo nome metteremo la nostra speranza. Esorta se stesso e la sua anima e in se stesso tutti gli altri perché rimangano tranquilli e attendano con pazienza. Essi hanno un buon maestro e ciò che sperano e aspettano lo riceveranno senza alcun dubbio. Lo ripete ancora una volta.
Venga su di noi la tua misericordia, o Signore, come in te non speriamo. Grande è la virtù della speranza: spesso viene raccomandata in tutti i salmi. Gli spiriti del male la persero ed ora cercano con grande impegno di ingannare gli uomini per portarli alla disperazione. Questo è il peccato che non può essere perdonato agli uomini né in questo mondo, né in quello futuro. Il salmista usa giustamente il plurale e dice l'anima nostra. Infatti negli Atti degli apostoli leggiamo: tutti avevano un cuore solo ed una anima sola (At 4,32). Anche in un altro passo si dice: «L'anima nostra come un uccello è sfuggita al laccio dei cacciatori»s (Sal).

Salmo 33

Salmo di Davide quando cambiò il suo aspetto al cospetto di Abimelech. Lo dimise ed egli se ne andò.
La Bibbia non racconta che David abbia cambiato il suo aspetto davanti ad Abimelech ma piuttosto davanti ad Achis, re di Gat, quando si finse pazzo, per paura di essere ucciso, dal momento che nel corso del suo regno aveva ucciso molti. Tuttavia Achis [qui] viene denominato Abimelech perché quest'ultimo s'impegnò per salvarlo come fece l'altro. Entrambi permisero che se ne andasse illeso. Davide in quel momento non conobbe che l'aspetto di Achis era identico a quello di Abimelec, ossia che possedeva il suo stesso sentimento e volere. In seguito Abimelech fu ucciso da Saul con tutti i suoi poiché non trattenne Davide presso di sé e lo lasciò fuggire. Così è vero che David nascose la sua identità sia ad Achis come ad Abimelech. Davanti ad Achis perché simulò di essere un pazzo; davanti ad Abimelech perché,quando questi gli chiese se era venuto da solo, gli rispose: sto obbedendo ad un ordine del re e non gli permise di venir a sapere altre cose. In questa circostanza fece sapere chiaramente che non si sentiva sicuro in quella casa. Di conseguenza in questo salmo egli loda Dio e lo ringrazia per averlo custodito quando si trovava in casa di Abimelech e in casa di Achis.
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Il profeta ci spiega in quale maniera dobbiamo benedire lodare il Signore: non soltanto in qualche circostanza ma in ogni tempo, nella prosperità e nell'avversità.
Nel Signore si glorierà l'anima mia, ascoltino gli umili e si rallegrino. Loderò il Signore in ogni tempo perché tutto ciò che ho e sono, l'ho ricevuto da lui mentre in me stesso non trovo nulla che sia degno di lode. A lui devo ogni mia virtù: la fortezza, l'umiltà, la sapienza, la pazienza e tutto ciò che è buono in me. Ascoltino gli umili e i mansueti questo mio messaggio e si rallegrino e non si pentano di essere sempre stati umili e mansueti. In un altro passo, dice una cosa simile: «Ricordati, Signore, di Davide e della sua mansuetudine» (Sal 131, 1).
Celebrate con me il Signore ed esaltiamo sempre il suo nome. Il profeta è buono e cerca altre persone, esorta anche altri a glorificare Dio. Sa che tutti coloro che parteciperanno alla lode e alla glorificazione di Dio riceveranno in futuro una ricompensa.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni tribolazione mi ha liberato. Così dicendo ci offre una prova del suo sentimento benevole nei nostri confronti poiché ci insegna come dobbiamo ad agire quando siamo tribolati. Egli attesta che nelle sue tribolazioni ha cercato il Signore ed è stato esaudito; ci stimola a fare lo stesso per essere anche noi esauditi. È questo lo scopo del suo discorso.
Avvicinatevi a lui e sarete illuminati e il vostro volto non sarà confuso. Perché? Questo povero ha invocato e il Signore lo ha esaudito e da ogni angoscia lo ha liberato. Dice di essere un povero poiché, sebbene fosse ricco, non confidava nelle sue ricchezze e considerava nulla i beni di questo mondo. Avvicinatevi a lui per mezzo della penitenza poiché vi siete allontanati a causa della disobbedienza. Allora sarete illuminati. Infatti egli «è la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Gv 1,9). Mosé ha detto a questo riguardo: «Chi si avvicina a lui, riceverà il suo insegnamento» (Dt 33, 3). Certamente il suo insegnamento illumina l'uomo interiore. Coloro che saranno stati illuminati in questo modo, nel giudizio non si troveranno confusi. Per questo dice: i vostri volti non arrossiranno.
Il Signore manda il suo angelo attorno a coloro che lo temono e li salva. L'apostolo insegna: «Gli angeli sono i ministri dello spirito inviati a servizio di coloro che devono ereditare la salvezza» (Eb 1,14).
Gustate e vedete quanto è buono il Signore, beato l'uomo che spera in lui. Il salmista che ora sta parlando aveva già gustato questa dolcezza. Lo mostra in quel passo in cui dice: «Quanto sono dolci al mio patto le tue parole, più del miele e di un favo alla mia bocca» (Sal 118, 103). Quali sono le promesse che suscitano così tanta gioia nei santi? Scorri il Vangelo e troverai: «Quando sarò innalzato alla tarda, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). «Chi crede in me ha la vita eterna» (Gv 6,47). «Dove sono io, là sarà anche il mio servo» (Gv 12, 26). «Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo. Chi viene a me, non lo rifiuterò» (Mc 16, 16). «Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Mt 5,12). Queste parole e altre simili ci permettono di gustare, poiché per mezzo di esse possiamo vedere e conoscere quanto sia buono e soave il Signore. Beato l'uomo che spera in lui. Per questo leggiamo in unaltro passo: «Spera in lui, assemblea del popolo! Versate davanti a lui il vostro cuore perché il Signore è unadifesa per sempre» (Sal 61,9). Beato colui che ha nel Signore unaiuto che non viene meno.
Temete il Signore suoi santi, poiché non manca nulla a coloro che lo temono. Salomone conferma questo messaggio dicendo: «Temi il Signore e osserva i suoi comandamenti» (Sir 12,13). L'uomo è stato creato a questo scopo: temere Dio e osservare i suoi comandamenti. Chi teme Dio, non trascura nulla. Lo ha appena detto: temete il Signore, voi suoi santi. Con questo discorso abbraccia tutti i comandamenti della legge e dei profeti e non avrebbe potuto dire nulla di più comprensivo. L'uomo che, spinto dall'amore, prova timore di lui, desidera fare ciò che gli ha chiesto e vuole tralasciare ciò che ha proibito. Chi possiede un amore come questo, non è lontano dalla perfezione. Lo conferma il versetto successivo: Nulla manca a coloro che lo temono. «Principio della sapienza è il timore di Dio» (Sir 1,16).
I ricchi sono divenuti poveri e affamati, ma quelli che cercano il Signore non saranno privati di alcun bene. Quante sono le cose che mancano ai ricchi e quelle di cui soffrono grandemente la mancanza? I santi invece possiedono tutto ciò che vogliono avere. Ciò che ancora non possiedono nella realtà, lo possiedono nella speranza. Non potrebbero essere beati, se mancasse loro qualcosa. L'apostolo dichiara: «non possiedo nulla ma ho tutto» (2 Cor 6, 10). Come potrebbero sentire la mancanza di qualcosa, coloro che in Dio già possiedono tutto?
Venite, figli, ascoltatemi e vi insegnerò il timore del Signore. In precedenza aveva detto che bisognava temere il Signore, ora spiega in che modo dobbiamo temerlo. Venite, dice, è ritornate a me perché, peccando, vi siete allontanati da me. Dopo averli raccolti e radunati in unità, chiede:
C'è qualcuno che vuole la vita e desidera sperimentare il bene? Come se qualcuno avesse risposto: ci sono io, egli prosegue il discorso dicendo: allontana la tua lingua del male e le tue parole non dicano cose ingannevoli. Allontanati dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila. In queste poche parole troviamo un'istruzione completa sul timore del Signore e una dottrina perfetta di religione cristiana. Egli riassume in cui tutto ciò che dobbiamo evitare e ciò che dobbiamo fare. «Chi non pecca con la lingua, è un uomo perfetto» (Gc 3,1). «Chi custodisce la sua lingua, conserva la sua vita» (Pr 13,3). Cerca la pace e la conserva, il credente che ama tutti e non odia nessuno. Anche l'apostolo suggerisce: «Per quanto dipende da noi, siate in pace con tutti» (Rm 12, 18). Leggiamo in un altro passo: «Con chi odiava la pace, continuavo ad essere uomo di pace; mentre parlavo a loro amichevolmente, mi odiavano senza motivo» (Sal 119,7).
Gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere. Il volto del Signore guarda coloro che compiono il male per cancellare dalla terra il loro ricordo. Ha detto quello che dobbiamo o non dobbiamo fare. Ora aggiunge ed io osserva ed esamina il comportamento di ogni persona. Guarda il giusto per esaudirlo, osserva il malvagio per toglierlo dalla terra dei viventi. Per questo aggiunge:
I giusti lo hanno invocato e il Signore li ha esauditi e li ha liberati da ogni tribolazione. Che cosa c'è di strano che li abbia ascoltati e liberati da ogni tribolazione, Colui che è sempre con loro e non si allontana mai da loro? Conferma questo fatto:
Il Signore è vicino a colui che ha il cuore ferito e salva gli umili di spirito. Il Signore non disprezza il cuore contrito e umiliato. Parla di umiltà di spirito perché vuole fare una distinzione. Ci sono persone, infatti, che sono umili soltanto nell'espressione esteriore, che ostentando umiltà ma non la possiedono nel loro interno. Agiscono da ipocriti: soltanto lo spirito Santo è capace di creare l'umiltà di spirito. Il Signore salverà questi uomini che sono veramente mentre guarderà da lontano gli altri: «La salvezza sta lontano dagli spettatori» (Sal 118, 155).
Molte sono le sofferenze dei giusti ma da tutte li libera il Signore. Dichiara che sono già liberi, coloro che sicuramente saranno liberati.
Signore custodisce tutte le loro ossa, neppure uno sarà spezzata. Abbiamo letto che molte volte le ossa dei santi sono state spezzate, non soltanto spezzate ma anche bruciate e ridotte in cenere. Tuttavia, leggiamo in un passo: il Signore ti custodirà da ogni male. Subito dopo pietra che cosa dobbiamo capire: il Signore custodirà la tua anima. Ora anche in questo passo noi non dobbiamo pensare alle ossa del corpo ma a quelle dell'anima. Le ossa dell'anima sono la fede, la speranza, la carità, l'umiltà, la misericordia e tutte le altre virtù senza le quali è debole e non può correre nella via dei comandamenti. Queste sono le ossa custodite dal Signore al punto da non permettere che nessuna di esse venga spezzata: se si colpisce un membro, si è colpevoli verso tutto il corpo.
La morte dei peccatori è molto amara e chi odia il giusto commetterà un crimine. È molto amara quella morte che procura la rovina del corpo e dell'anima. Chi odia il giusto, commetterà un crimine. Se i malvagi non commettessero nessuna altra colpa, soltanto per aver odiato il giusto, ciò basterebbe loro per ricevere la condanna. Nel giusto dobbiamo vedere il nostro Salvatore che nel Vangelo parla in questo modo di sé e dei suoi avversari: Mi hanno odiato senza motivo. Il salmista dice in modo opportuno che costoro commettono un crimine perché fino ad oggi non smettono di peccare contro Cristo e non smetteranno di farlo fino alla fine del mondo.
Il Signore redime le anime dei suoi servi e non abbandona coloro che sperano in lui. Pensiamo a quella redenzione che il Signore compì spargendo il suo sangue e non è prevedibile che Egli abbandoni coloro che redense ad un prezzo così alto.

Salmo 34

A Davide.
Il re e profeta Davide dedica questo salmo al grande Davide, cioè al nostro Salvatore, il quale giustamente merita il nome di Potente nell'agire. È dunque il nostro Salvatore a parlare in questo salmo ma, come ho detto spesso, parla nella sua umanità.
Giudica, Signore, coloro che mi fanno del male, combatti coloro che mi combattono. Giudica, Signore, gli uomini che mi avversano e rendi loro ciò che meritano. Combatti coloro che mi aggrediscano, affinché non riescano resistere ai loro nemici. Queste parole sono dirette contro quegli uomini che si sono manifestati incapaci di conversione e continuarono a persistere nella loro malizia. Invece, a favore degli altri [di quelli erano disposti a cambiare vita], il Signore pregò per loro mentre era in croce e disse: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 14). Non è una cosa sconveniente che a volte preghi a favore, mentre a volte preghi contro, perché sono persone ben diverse quelle per le quali intercede e quelle contro le quali supplica.
Afferra le armi e lo scudo e sorgi in mio aiuto. Il Signore non ha bisogno di armatura perché egli può annientare i nemici soltanto con un cenno. Tuttavia che che quella gente sia dispersa con le armi perché così era stato stabilito. Chiama questo intervento un aiuto dato a lui perché vuole sconfiggere i Giudei con queste armi. Perciò così prosegue:
Afferra la spada e rinchiudi contro coloro che mi perseguitano; di all'anima mia: sono io la tua salvezza. La spada rappresenta l'imperatore Tito e Vespasiano e tutto l'esercito romano dai quali il popolo dei Giudei fu combattuto e sconfitto in molti modi. Afferra la spada  contro coloro che mi perseguitano e rinchiudili, nella città di Gerusalemme. Leggiamo infatti questo fatto: nel giorno di Pasqua quando, secondo la consuetudine, tutto il popolo si era radunato, un esercito, giungendo di sorpresa, li rinchiuse e nessuno poté fuggire. Ciò avvenne secondo il giusto giudizio di Dio; vennero assediati proprio in quella circostanza festiva nella quale non esitarono a catturare Cristo il nostro Signore. Osserva però come la potenza di Dio aveva aspettato per quaranta due anni per vedere se poteva perdonarli, in seguito al loro pentimento. Essi però continuarono nella loro malizia e così alcuni perirono per la fame e la sete, per la spada e per il fuoco, mentre altri furono consegnati a tutte le nazioni in una schiavitù disonorevole. Dì all'anima mia: sono io la tua salvezza mentre quelli dicevano a suo riguardo: per lui non c'è salvezza in Dio» (Sal 3,3).
Siano confusi e tornino indietro quelli che cercano la mia. Tornino indietro e rimangano svergognati quelli che hanno pensato di farmi del male. Queste parole, se vengono prese alla lettera, sono facili da capire. Riflettendo bene, dobbiamo comprenderle nel loro senso letterale perché, già in questo ambito, presentano un significato completo. Non dobbiamo considerare strano, se colui che parla e coloro ai quali parla, colgono il futuro come se fosse una realtà presente e non fanno alcuna differenza tra ciò che ora accade e quello che accadrà in seguito.
Diventino come polvere al soffio del vento e l'angelo del Signore li disperda. Come la polvere non può opporre resistenza alla forza del vento, così quel popolo non potrà opporsi all'impeto dei nemici e verrà disperso ovunque tra le genti. L'angelo del Signore che li punisce può rappresentare tutti i loro nemici i quali, agendo in quel modo, sono al servizio del Signore oppure può essere proprio un angelo inviato appositamente per affliggerli. In un altro versetto troviamo una rappresentazione di questi angeli [vendicatori]: «Fece scatenare contro di loro lo sdegno della sua ira, la collera e lo sdegno, inviati loro per mezzo di angeli» (Sal 77, 49).
La loro strada sia buia e scivolosa e l'angelo del Signore li incalzi. Il Signore parlava di questa strada, quando diceva: «Guardate che la vostra fuga non avvenga nell'inverno o di sabato» (Mt 24,10). Se interpretiamo questo passo in senso allegorico, possiamo ricavare ciò che segue: la polvere che viene calpestata da tutti e che viene dispersa al soffio del vento, rappresenta il popolo dei Giudei. Le loro vie sono tenebrose e scivolose perché, accecati dalla loro malizia, vivono sempre nell'inganno e si dirigono in fretta verso le tenebre e la condanna. Cadono sempre e sempre operano il male; non sono capaci di rialzarsi per compiere il bene. Non c'è da meravigliarsi che un angelo di sventura del Signore li perseguiti perché questi sempre già li spinge a fare il male.
Senza ragione mi hanno teso il loro laccio di rovina, senza motivo hanno insultato l'anima mia. Senza alcun motivo e senza alcuna ragione, hanno nascosto per me un laccio di rovina e di inganno. Giuda, il traditore, impersona bene questo laccio: offrendo un falso bacio di pace, permise che [Gesù]venisse legato e catturato. Invano hanno insultato la sua anima che era del tutto santa collocandola tra gli empi e i peccatori, come troviamo scritto: sono stato considerato un uomo iniquo (cf Lc 23,37). Lo insultavano dicendo contro di lui: «Questi è reo di morte. Se non fosse un malfattore non te lo avremmo consegnato. Secondo la legge deve morire perché si è fatto figlio di Dio» (Gv 18, 30).
Li sorprenda un laccio che non conoscono e il tranello che hanno teso, li catturi e cadano in quel laccio, proprio in quello. Come sta scritto: «Chi prepara una fossa al suo fratello, cadrà in essa per primo» (Sir 27,29). «Con la misura con cui avrete misurato, sarà misurato anche avuto» (Mt 4,24). Ai Giudei avvenne proprio questo e un laccio che ignoravano, venne su di loro. Nel Vangelo leggiamo queste parole: «Mentre avvicinava a Gerusalemme, Gesù, vedendo la città, pianse di essa dicendo: se tu avessi conosciuto (sottintende: avresti pianto); ma ora è nascosto ai tuoi occhi» (Lc 21,1). Il futuro è nascosto proprio nello stesso senso con cui si parla ora: un laccio che non conoscevano bene su di loro e la cattura, che avevano occultato, li prese. Caddero nella loro stessa trappola. Questo accade nello stesso momento, per tutti. Da queste parole comprendiamo che il motivo della loro rovina e perdizione, è stato unicamente l'aver condannato Cristo.
L'anima mia esulterà nel Signore e gioirà della sua salvezza. Preannunzia la gioia della sua resurrezione che avvenne all'improvviso il terzo giorno, dopo che il Salvatore nella sua anima aveva svuotato il regno dei morti ed era risorto dal sepolcro con il suo corpo.
Tutte le mie ossa dicano: Signore, chi è come te? Tu liberi il povero dalla mano del più forte, il misero e l'indigente da chi li rapisce. Nelle ossa di Cristo vediamo un simbolo degli apostoli e di tutti quelli che nella Chiesa sono uomini robusti, dai quali il corpo della Chiesa è portato e sostenuto. Tutti costoro celebrano e magnificano Dio, perché ha liberato il nostro Salvatore dalla mano degli nemici, che sembravano più forti e più potenti di lui, procurandogli un grande trionfo. Egli fu, veramente indigente, povero, e misero, quando, nel momento della sua passione, aveva bisogno di aiuto e nessuno  glielo aveva prestato.
Si sono alzati testimoni ingiusti, mi interrogavano di cose che non conoscevo. Mi rendevano del male al posto del bene e sterilità alla mia anima. Come si legge nel Vangelo, vennero molti falsi testimoni davanti a lui, le cui testimonianze non erano concordi. Infine vennero alcuni che lo interrogavano dicendo: non hai detto forse che avresti distrutto questo tempio costruito dalle mani dell'uomo e che, dopo tre giorni, lo avresti riedificato di nuovo? L'evangelista racconta questo fatto alla terza persona e non dobbiamo dubitare che sia stato detto nella terza e nella seconda persona. Costoro mentivano e poiché Dio ignora la menzogna, dice bene in questo versetto: mi interrogavano ciò che ignoravo. Mi rendevano del male al posto del bene, come dichiara il Signore: «Molte opere buone ho compiuto tra voi; per quale di queste mi volete uccidere?» (Gv 10,25). E in un altro passo simile: «Se ho parlato male, dimostralo; se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18,23). Restituivano a lui la loro sterilità, poiché come alberi cattivi infruttuosi non potevano presentargli un buon frutto. Sono quella vigna scelta che diede aceto al posto del vino e che, mentre avrebbe dovuto produrre uve, produsse frutti acerbi (Is 5).
Quando mi maltrattavano, indossavo il cilicio e umiliavo nel digiuno la mia anima e pregavo nel mio intimo. L'apostolo parla di questo cilicio, quando afferma che egli è apparso nella somiglianza della carne di peccato per condannare il peccato nella carne (cf Rm 8,3). Nel cilicio vediamo la carne di Cristo; quando egli la prese su di sé, venne considerato un peccatore, bisognoso del cilicio. Nel tempo della sua passione volle mostrare soltanto il suo cilicio, poiché nascondeva sotto di esso la sua potenza divina. Umiliò la sua anima nel digiuno, poiché, sebbene pregasse per loro e avesse voluto rivestirsi del loro corpo, in quei giorni unì e incorporò a se soltanto poche persone. Anche Pietro patì un digiuno simile quando ricevette dal Signore quest'ordine: uccidi e mangia. Ciò che mangiamo, lo trasferiamo nella nostra sostanza e diventa una sola realtà con noi. Perciò il Signore dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui». Preghiamo dunque affinché egli ci assimili e ci trasformi nella sostanza del suo corpo, affinché non possiamo più separarci da lui. L'espressione successiva, la mia preghiera usciva dal mio intimo, suggerisce in modo chiaro che, nel suo cuore, pregava per i suoi nemici affinché non perissero. Con questa preghiera certamente ha salvato, di quel popolo, quelli che furono salvati. Da parte mia io penso che quella preghiera, uscita dall'intimo del Salvatore, è stata dilatata in questo modo: tutti coloro che, appartenendo a quel popolo, si convertivano, a tutti costoro, non veniva imputata la sua morte. Quelli, però, che perseveravano nella loro malizia, sarebbero stati puniti in questa e nell'altra vita.
Come fossero vicino, come un fratello, così li trattavo con amore; come in lutto e mestizia, così mi umiliavo. Li trattavo con amore e mi piaceva stare con quel popolo come si fa nei confronti di un amico o di un fratello. Si può riformulare così la frase che dal punto di vista grammaticale non può andare bene. E, al contrario, come in lutto e mestizia, così mi umiliavo. Non fa altro che riformulare quello che dice in un altro passo: mi rendevano male per bene, mi contristavano (Sal 37,21).
Eppure hanno gioito contro di me e si sono radunati, sono stati radunati su di me flagelli e non hanno conosciuto. Tutto questo si è realizzato alla lettera. Quanto all'espressione non hanno conosciuto, l'apostolo la spiega così: «Se l'avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della della gloria (1 Cor 2, 2).
Si sono dissolti e non si pentirono. Mi hanno tentato e deriso, digrignarono i denti contro di me. Si sono dissolti perché non sono tenuti insieme dal vincolo della legge. Fanno ciò che vogliono e seguono le brame del loro cuore, non si sono pentiti di un crimine così grave, quello di avermi mandato a morte. Mi hanno messo alla prova, mi hanno deriso, contro di me hanno digrignato i denti. Non possiamo dubitare che i Giudei non l'abbiano compiuto contro Cristo questi ed altri mali ancora.
Signore, quando volgerai lo sguardo verso di me? Reintegra l'anima mia dalla loro perfidia, da leoni la mia unica. Signore, quando guarderai verso di me? Quando verrai a rendermi giustizia? Quando libererai la mia anima dalle loro malefatte, la mia unica anima da questi leoni che mi aggrediscono in modo così crudele? Finora, sembra dire, non hanno smesso di perseguitarmi; ancora adesso mi tormentano con bestemmie e con ingiurie; ancora adesso, per quanto sta in loro, uccidono la mia anima perché negano la mia resurrezione. Ancora adesso infatti i Giudei non credono che Gesù abbia ripreso la sua anima.
Ti celebrerò, Signore nella grande assemblea, tra un popolo numeroso ti loderò. Ecco ho abbandonato la sinagoga, ho lasciato la stoltezza e la leggerezza dei Giudei; adesso ti celebrerò e ti loderò per mezzo dei miei fedeli in una grande chiesa, nella chiesa cattolica, diffusa in tutto il mondo. Ti loderò stando tra un popolo numeroso che non viene sollevato dal vento dell'orgoglio e della vanità.
Non esultino su di me quelli che mi odiano in modo iniquo, e mi hanno odiato senza motivo  ammiccando con gli occhi. Dal momento che il mondo intero crede in Cristo, forse per questo i Giudei non possono e non osano insultare Cristo. Essi però, mentre ammiccano cogli occhi, nascondono la malizia nel cuore ed intanto ostentano benevolenza nell'espressione del volto e degli occhi. I Giudei fecero questo [gioco] più volte quando lodavano l'insegnamento del nostro Salvatore; con gli occhi e con l'espressione del volto annuivano alle sue parole ma poi cercarono di sorprenderlo [in fallo] in quello che diceva. E così prosegue:
Parlavano di pace ma nutrivano pensieri di odio. Covavano rancore nel cuore ma non volevano manifestarlo. Non gli bastava essere in collera ma, a motivo di tale odio, si proponevano di fargli del male, fino al punto di ucciderlo.
Hanno spalancato contro di me la loro bocca. Hanno detto: bene, bene; abbiamo visto. I Giudei hanno dilatato la loro bocca e hanno parlato contro il Signore con arroganza finché non videro che aveva emesso l'ultimo respiro. Allora andarono da Pilato e dissero: «Signore, sappiamo che questo seduttore da vivo ha detto: dopo tre giorni risorgerò. Comanda che la sua tomba sia sorvegliata affinché non vengano i discepoli, trafughino il corpo e poi dicano al popolo che è risorto; questa fandonia sarebbe peggiore di tutte (Cf Mt 27, 63). Ecco in che modo i giudei hanno dilatato la bocca: lo hanno chiamato seduttore e hanno dichiarato che non sarebbe mai risorto. Aggiunsero: bene, bene, un'espressione che viene usata da ogni popolo, secondo la propria lingua, dopo aver ottenuto una vittoria. Abbiamo visto con i nostri occhi. Vale a dire: tempo fa abbiamo visto e abbiamo conosciuto chi è veramente e come ingannava il popolo con tranelli; affermava di essere figlio di Dio: ecco ora è morto e non può liberare se stesso dalla morte. Dicevano queste cose. Tu, Signore, che hai udito questi discorsi, frutto della loro superbia e che hai visto il loro agire, non tacere ma restituisci a questi stolti secondo la loro malvagità. Signore, non allontanarti da me, ma vieni in mio aiuto, disperdili nella tua forza e annientali perché se il mio protettore, o Signore.
Risvegliati, o Signore, attendi mio giudizio, o mio Dio e mio Signore, in mia difesa. Intervieni subito, dà inizio al mio giudizio e alla mia causa; comincia ad esaminare quanto sia stato condannato ingiustamente e da parte del popolo e io ho amato tanto, per il quale ho compiuto tanti benefici, che ho liberato dalla schiavitù d'Egitto, per il quale ho aperto il mare Rosso, che ho nutrito di manna per quarant'anni, e ho introdotto nella terra promessa; ancora di più: sono venuto nel mondo e ho assunto la carne a loro favore. Lui stesso ha detto: «Non sono venuto che per le pecore perdute della casa di Israele» (Mt 15, 24).
Giudicami secondo la tua grande misericordia, Signore mio Dio, e non mi insultino i miei nemici e non dicano in cuor loro: bene, bene per noi. Non dicano: l'abbiamo inghiottito. Giudicami secondo la tua grande misericordia che è così vasta da abbracciare il mondo intero e da non trascurare nessuno che sia degno di ricevere misericordia, per il quale farai giustizia nei confronti del suo avversario. Giudicami, porta a compimento il giudizio e, verificando la loro distruzione e condanna, comprendano di essere stati condannati. Non mi insultino e non dicano ciò che sono soliti dichiarare: bene, andiamo proprio bene! S'accorgano piuttosto che la spada della tua vendetta pende ormai sopra le loro teste.
Si vergognino e tornino indietro coloro che godono della mia sventura, si coprano di vergogna e di rispetto coloro che hanno parlato male di me. Questo si è già verificato parzialmente ma sarà compiuto del tutto nel giorno del giudizio.
Esultino e gioiscano quelli che vogliono la mia difesa e dicano sempre: Grande il Signore che vuole la pace del suo servo. Molto opportunamente, dopo aver parlato della distruzione e della disillusione degli iniqui, ordina a coloro che sperano di vedere la giustizia, di rallegrarsi e di godere. Sempre glorifichino il Signore, coloro che possiedono la pace di Cristo e desiderano conservarla, perché senza la pace, è impossibile piacere a Dio.
La mia lingua mediterà la tua giustizia, tutto il giorno, la tua lode. Il Salvatore parla nella sua umanità. Dichiara di meditare la giustizia di Dio perché la ricorda sempre senza mai dimenticarla.

Salmo 35

Per il compimento. Per il figlio di Dio. Salmo di Davide.
È dedicato a quel Bambino del quale è stato scritto: «Un bambino è nato per noi, un figlio è stato donato a noi» (Is 9, 6). Riguardo a questo Figlio di Dio, Davide, re e profeta, così dichiara: «Uomini e animali tu salverai, signore». Che cosa significhi per il compimento e salmo di Davide, l'ho già spiegato più volte.
L'uomo malvagio pensa in se stesso di fare il male; non c'è timore di Dio davanti ai suoi occhi. Il malvagio ha riflettuto in se stesso, questo ha pensato nel suo cuore, questo ha predisposto nella sua mente: fare il male. Che cosa fa in concreto? Ruba, uccide, si dà alla fornicazione, allo spergiuro per procurare rovina. Vuole ingannare il fratello e compiere altre opere inique. Infatti: non c'è timore di Dio davanti ai suoi occhi. Se avesse rispetto per Dio, non si proporrebbe di fare queste cose.
Egli si illude davanti a se stesso di trovare la sua iniquità e odiarla. Da questo si capisce che non c'è timore di Dio davanti ai suoi occhi: egli agisce con inganno davanti a lui; non solo si propone il male ma anche lo compie. Sarebbe opportuno che conoscesse la sua iniquità e la detestasse. Con quella misura con cui ha misurato, sarà misurato a lui.
Le parole della sua bocca sono iniquità e l'inganno; non ha voluto comprendere per fare il bene. Ha meditato cose inique nel suo letto, ha rifiutato la via del bene, non ha odiato la perversione. Chi agisce così merita davvero il nome di uomo malvagio. Il versetto è chiaro e non c'è bisogno di dare spiegazioni.
Signore, nel cielo è la tua misericordia e la tua vderità fino alle nubi. Il profeta si meraviglia che gli uomini manifestino voleri così molteplici diversificati: mentre alcuni con grande brama si lasciano andare ai vizi, altri invece seguono con impegno la virtù. Nessuno può rovinarsi se non per la superbia, nessuno può salvarsi se non per la misericordia. Signore, dice, la tua misericordia non può essere conosciuta interamente sulla terra, in modo completo, ma sarà conosciuta perfettamente soltanto nel cielo. Tutti coloro che si trovano là, sono stati salvati grazie alla misericordia di Dio. Come insegna l'apostolo: «Mentre eravamo tutti peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,3). Questo è stato fatto soltanto dalla sua misericordia. Perciò giustamente si dice: «Buono è il Signore verso tutti e la sua misericordia si riversa sopra tutte le sue creature» (Sal 114,9). Se chiedessimo a qualcuno dei santi che si trova in cielo o che si troverà là dopo il giudizio: in che modo sei venuto qui o in che modo hai potuto entrare? Che cosa potrebbe rispondere? La misericordia mi ha condotto fino a qui. Signore, nel cielo la tua misericordia, e poi continuò dicendo: la tua verità fino alle nubi. Se la misericordia è nel cielo, si trova e si conosce in cielo, dove si scorge la tua verità? Vuol sentire dove essa è? Nelle nubi. Le nubi rappresentano i profeti e gli apostoli, i vescovi, i sacerdoti e tutti i maestri della chiesa. Costoro fanno piovere sopra la chiesa e irrigano la terra intera con gli scrosci della loro dottrina spirituale. Fino a tale altezza giunge la verità di Dio, rappresentata da costoro, perché essi hanno meritato di ricevere l'intelligenza della sacra scrittura.
La tua giustizia è come i monti di Dio e i tuoi giudizi sono un abisso profondo. Se avesse detto la tua giustizia è come i tuoi monti, si sarebbe espresso in modo molto facile. Tuttavia questo modo di parlare si trova di frequente nella Scrittura divina. In altri scritti si trova raramente o per nulla. Un altro esempio: Dio da al re il tuo giudizio e la tua giustizia al figlio del re (Sal 71,2). Avrebbe dovuto dire: al figlio tuo perché era lui il re al quale stava parlando. Ha detto che la tua verità è fino alle nubi, ora porta il motivo perché arriva fino alle nubi e non sale più in alto. Sembra voler dire: la verità di Dio non scade in basso perché la giustizia di Dio, il giudizio di Dio che sono costituiti e intessuti di verità, sono molto elevati ed è arduo avvicinarsi ad essi; sono molto elevati come lo sono i monti di Dio; penetrano molto in basso come gli abissi più profondi. Con i termini, monti e abissi, vuole significare la stessa cosa. Un salmo menziona questi monti con questo detto: «Alzo gli occhi verso i monti, da dove verrà il mio aiuto» (Sal 120,1).
L'abisso chiama l'abisso con la voce delle tue cateratte. Nei monti e negli abissi dobbiamo vedere i libri dell'uno e dell'altro Testamento. Essi sono così elevati e profondi che soltanto pochi credenti riescono a penetrare il loro messaggio. Questi libri, che contengono la giustizia e i giudizi di Dio, partecipano alla sua altezza e profondità. È evidente allora che la verità di Dio, la sua giustizia e i suoi giudizi, e i libri dell'uno e dell'altro Testamento, sono inaccessibili e non possono essere sviscerati dalla mente dell'uomo. Per questo l'apostolo dice: «O profondità della sapienza e della scienza di Dio, quanto sono incomprensibili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie» (Rm 11,33). Rallegriamoci che la verità di Dio raggiunga l'altezza delle nubi, perché da costoro che si trovano nelle nubi, distilla qualcosa fino a noi. Sono miseri i Giudei dal momento che le nubi hanno ricevuto il divieto di far piovere su di loro: «Dice il Signore: darò ordine alle mie nubi di non far cadere la pioggia» (Is 5,6).
Uomini e bestie tu salvi, o Signore; quanto hai moltiplicato i tuoi gesti di misericordia! Gli uomini rappresentano le persone sapienti, ragionevoli e giuste; gli animali invece raffigurano quelle stolte, vane, libidinose e dedite ai piaceri della carne. Quanto gli uomini si differenziano dagli animali, altrettanto i primi si differenziano dai secondi. Il Signore però salva questi e quelli perché non è venuto a chiamare i giusti ma i peccatori a penitenza. Abbiamo visto molti condurre nei monasteri una vita santa e religiosa, i quali, un tempo, erano stati come un cavallo o un mulo, privi di intelligenza. Il profeta si meraviglia che Dio usi una misericordia così grande ed esclama: con quali modi, con quale misura e con quale abbondanza hai moltiplicato i tuoi atti di misericordia, o Dio!
I figli dell'uomo sperano all'ombra delle tue ali! Le ali di Dio sono la misericordia, la fedeltà, la fede, la speranza e la carità e tutte le virtù senza le quali egli non viene fino a noi e noi non possiamo elevarci fino a lui. Che cosa lo ha spinto a venire fino a noi se non la carità e la misericordia? Nella protezione di queste ali sperano i cristiani perché non possono contare su qualche altra forza che li difenda dai vizi e dagli spiriti del male. Chiama costoro figli degli uomini per distinguerli da coloro che aveva denominato animali.
Si saziano dell'abbondanza della tua casa e si dissetano al torrente delle tue delizie. Qui, ora, nella chiesa, i santi si saziano all'abbondanza delle tue delizie e in futuro, nella celeste Gerusalemme; di esse possono godere pienamente, ora e nel futuro. Gli apostoli santi, quando parlavano le lingue di tutti gli uomini, erano inebriati in questo modo, benché i Giudei li considerassero ebbri di vino e non di Spirito Santo.
Presso di te è la fonte della vita e nella tua luce, vedremo la luce. Non soltanto saranno inebrianti, ma saranno anche illuminati perché presso di te c'è la fonte della vita e la luce della vita. Luce di vita e fonte di vita è il Cristo che illumina e nutre i suoi fedeli. Chi avrà attinto a questa fonte, non sentirà più la sete. È questa la luce che illumina ogni uomo che viene in questo modo. Anche il Padre è luce, tuttavia non ci sono due luci ma un'unica luce. Per questo dichiara: nella tua luce vedremo la luce perché non possiamo andare da lui [Dio Padre] se non per mezzo di te [il Figlio]. Il Signore stesso dice: «Io sono la via, la verità, e la vita: nessuno viene al padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6).
Estendi la tua misericordia quelli che ti conoscono e la tua giustizia su quelli che hanno il cuore retto. È come se dicesse: affinché possiamo giungere a quella luce, manda la tua misericordia su coloro che ti conoscono: ci guidi, ci accompagni e ci porti fino allo splendore di quella luce. Invia la tua giustizia a coloro che sono retti di cuore perché è giusto che siano guidati dalla giustizia gli uomini che osservarono i comandamenti di giustizia.
Non mi raggiunga il piede di superbia e la mano dei peccatori non mi trascini. La tua misericordia e la tua giustizia mi facciano da guida affinché non mi porti il piede della superbia e la mano del peccatore non mi trascini. La superbia non mi faccia da piede perché con questo piede caddero tutti gli operatori di iniquità. Questo piede portava il diavolo quando diceva: salirò in cielo al di sopra degli astri di Dio, e costruirò la mia reggia, sederò sul monte del testamento e sarò simile all'altissimo. Giustamente furono espulsi dalla beatitudine del cielo e non poterono più rimanere in quel posto perché avevano mani pronte all'iniquità e venivano portati da questo  piede.

Salmo 36

Salmo dedicato a Davide. Il salmo viene dedicato a Davide che ne è l'autore e parla anche in esso.
Non invidiare i malfattori e non imitare gli operatori di iniquità. Non invidiare, non imitare gli operatori di iniquità e non ti piaccia neppure stare insieme a loro. Non fare come loro, compiendo anche tu il male. Non insegnare a nessuno a comportarsi in questo modo o a desiderare un tale genere di vita.
Come fieno presto appassiranno e cadranno in fretta come erba del prato. Per un certo tempo, mentre intanto continuano a compiere iniquità, sembrano fiorire e prosperare. Tuttavia come il fieno che oggi c'è e domani viene gettato nel fuoco, inaridiscono velocemente. Come steli d'erba cadono a terra in fretta e non possono più rialzarsi perché non hanno più la possibilità di pentirsi.
Spera in Dio e fa il bene, abita la terra e ti pascerai delle sue ricchezze. Spera nel signore e non nelle tue forze e nell'incertezza delle ricchezze; fa il bene, fa elemosina, agisci con misericordia e pietà e troverai misericordia. Domina la tua carne, non lasciare la Chiesa di Dio, rimani in essa, impara, correggi i tuoi costumi e conforma tutta la tua vita al suo esempio. Ti pascerai delle sue ricchezze: sono l'insegnamento che trovi nell'uno e nell'altro Testamento, oppure è il corpo e il sangue di Cristo. Queste ricchezze sono da preferire a tutte quelle di questo mondo.
Cercare la gioia nel signore e egli esaudirà i desideri del tuo cuore. Non cercare la gioia nel mondo, nè nelle vanità o nelle brame del mondo. Il mondo passa insieme a tutte le sue brame, ma piuttosto poni la gioia del Signore; che egli sia tutto il tuo bene, tutta la tua gioia e ti donerà quanto desideri intensamente. Chi cerca la gioia nel signore, rimane sempre con lui e vuole abitare con lui. I santi riceveranno questo dono poiché vivranno con lui per sempre.
Manifesta al Signore la tua via, spera in lui ed Egli agirà. Come posso fargli conoscere ciò che egli già sa e comprende meglio di me? Egli conosce i pensieri dell'uomo e esamina le reni e cuore. Gli faremo conoscere le nostre vie, se non nasconderemo i nostri peccati, non li nasconderemo quando li distruggeremo con le lacrime e con la penitenza. Il versetto, manifesta tua via, può avere anche un altro significato. Se nel tuo cuore c'è un desiderio di bene, non esitare, ma cerca di attuare subito ciò hai desiderato fare. Poni in lui la tua speranza e sarà lui a realizzare, porterà a conclusione ciò che tu temi ed esiti ad incominciare.
Farà sorgere come luce la tua giustizia e come il meriggio il tuo diritto. Spera in lui, seguilo, dirigerà la tua via, la illuminerà con la sua luce splendente e non permetterà che tu vada errando. L'opera di giustizia tu desideri fare e il tuo giudizio, con il quale ti prepari a giudicare se stesso, li farà conoscere agli angeli e agli uomini; li farà risplendere come fossero 1 luce o 1 meriggio.
Rimani sottomesso al Signore e invocalo. Hai bisogno di 1 cosa sola, ossia di stare sottomesso a Dio, e se accadrà qualche avversità, non dimenticare di invocarlo. Ci esorta a servire Dio e a condurre 1 vita migliore e in 1 modo tanto bello e persuasivo! Non invidiare chi gode di prosperità nella sua vita. Si riferisce all'uomo malvagio. Cerca di imitare l'uomo che prospera nella via di Dio, che è premuroso nel servirlo, non quello che prospera nella sua via che corrisponde all'iniquità. La via dei malvagi corrisponde alla stessa malvagità. Certamente abbiamo verificato che molti uomini che agiscono male nella loro vita, per un certo tempo sembrano prosperare ma non dubitiamo che finiranno male.
Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, non invidiare chi compie il male. L'ira è un breve mutamento dell' animo, mentre il furore è un'ira che si prolunga nel tempo. Entrambi sono da fuggire perché adirarsi con frequenza è un peccato che non può verificarsi senza provocare scandalo al fratello. Che cosa dire riguardo al furore se non che è un sentimento molto vicino all'odio? Non invidiare questo modo di agire perché non farlo anche tu. Imita gli altri uomini per il bene che fanno ma non seguire nessun comportamento errato.
Coloro che agiscono in modo iniquo, saranno sterminati. Sterminare significa andare oltre i confini. Gli uomini che saranno trovati oltre i confini, non entreranno nell'eredità promessa ai santi. Riguardo a questa eredità ora precisa:
Coloro che sperano veramente nel signore, riceveranno in eredità la terra. Si tratta di quella terra di cui parla anche in quest'altro passo: «Sono certo di vedere i beni del Signore nella terra dei viventi» (Sal 37,20). Come dobbiamo aspettare il Signore, ce lo insegna lui stesso: «Vigilate perché non conoscete l'ora nella quale il Signore vostro verrà» (Mt 25,12). Chi aspetta il signore deve vigilare ossia perseverare nelle buone opere.
Ancora un poco e più non sussisterà il peccatore, cerchi il suo posto e non lo troverai. La vita dell'uomo è breve e all'improvviso, anche coloro che l’amano, escono da questa vita e insieme a loro passano tutti i loro beni. In seguito, se qualcuno cerca il loro posto, - perché in questo mondo tengono un posto -, non lo troverà più.
I miti possederanno la terra e godranno di una grande pace. Anche il signore nel Vangelo dice la stessa cosa: «Beati i miti perché possederanno la terra» ( Mt 5,5). Allora potranno godere di 1 grande parte mentre su questa terra solo qualcuno, a stento, può goderla in modo pieno e perfetto, perché lo spirito ha desideri contrari alla carne e la carne ha desideri contrari allo spirito (cf Gal 5).
Il peccatore osserva il giusto e digrigna i denti. Dio ride di lui e che vede arrivare i suoi giorni. Questo versetto riguarda gli altri che erano osservati dagli iniqui per farli cadere nel loro tranelli. Volevano arrestarli per sottoporli alle torture. Mentre digrignava i denti contro di loro, li uccidevano sottoponendoli a crudeli e raffinate torture. Il signore si faceva beffe di loro e li considerava degne di irrisione perché predisponevano il momento e il giorno favorevole i santi e disastroso per gli altri.
I peccatori sfoderarono la loro spada, tesero il loro arco, per ingannare il misero e uccidere il retto di cuore. Questo versetto si riferisce in modo molto chiaro ai tiranni (persecutori) dei martiri ma può essere anche applicato agli eretici. I primi hanno ucciso molti santi con armi materiali mentre questi altri con la spada dei loro tranelli. Per questo aggiunge:
La loro spada penetri nel loro cuore e il loro arco sia spezzato. La spada usata dal tiranno penetra nel suo cuore perché la stessa spada con cui provocarono la morte di santi, diventa la causa della loro morte e rovina. L'arco degli eretici viene spezzato perché ogni loro opinione ingannevole e ogni loro inganno furono condannati nei molteplici Concilii celebrati.
Il poco del giusto vale più dell'abbondanza degli empi. Possiamo volgere la frase in questo modo: i poveri sono i santi e si sono privati di ogni bene e dell'onore per il nome di Cristo. Vale di più il poco di cui sono dotati delle grandi ricchezze possedute dai peccatori. I poveri hanno poco e questo può è per loro sufficiente. Gli altri possiedono molti beni ma sono tormentati dal desiderio di possesso e dall'avarizia.
Le braccia dei peccatori saranno spezzate, ma il Signore rafforza i giusti. Che cosa sono le braccia dei peccatori? Sono la forza che viene loro dai possessi. Se li perdono, per qualche motivo, perdono con essi tutta la loro potenza. Il signore consolida i giusti perché per loro, al contrario, perdere i beni li fa diventare più ricchi e più forti. Acquistano il centuplo e ricevono la vita eterna.
Il Signore conosce la vita degli e la loro eredità durerà per sempre. Il Signore consolida i giusti perché conosce le loro vie. Sono coloro dei quali è detto: beati coloro che sono integri nel loro cammino e camminano nella lettera del Signore. Gli uomini che camminano in questo modo si rendano degni dell'aiuto del Signore. La loro eredità durerà per sempre. Furono poveri e perdettero la loro eredità per il nome di Cristo ma la loro eredità sarà maggiore e il migliore nella vita eterna.
Non saranno confusi nel tempo della sventura. Qual è? Nel tempo preparato per i malvagi, cioè nel giorno del giudizio, quando i cattivi otterranno cose cattive.
Nei giorni della fame saranno stanziati. Quali sono i giorni della fame? È lo stesso momento del quale ha appena parlato; come sta scritto, i santi non soffriranno più fame o sete (Ap 7,16). I malvagi invece partiranno la fame e ogni genere di sofferenza. Per questo segue:
I peccatori periranno. Moriranno non solo per il tormento della fame ma anche per ogni altro genere di afflizione. In seguito comprova questa affermazione.
I nemici del Signore, non appena  i santi saranno stati onorati e glorificati, svaniranno come fumo. Dicendo, non appena, non intende affermare che la minaccia si attuerà all'istante ma che avverrà in breve tempo e al suo momento opportuno. Svaniranno come il fumo è che, sollevandosi a causa dell'orgoglio, si disperderanno all'intorno quanto più salgono in alto.
Il peccatore chiede in prestito ma non restituisce. Il ha compassione ed offre in prestito. Ecco un motivo il quale i peccatori periscono: non restituiscono quanto hanno preso in prestito. Che cosa possediamo che non ci sia stato prestato? Come insegna l'apostolo: «Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se lo hai ricevuto, perché ti vanti come se non avessi ricevuto?» (1 Cor 4,7). Il termine mutuo richiama gli aggettivi mio e tuo. Ciò che si da in prestito non lo si dona interamente, perché si attende la restituzione. Che cosa si aspetta da noi il signore in cambio per quello che ci ha donato? «Ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 40). Il dono che facciamo ai suoi piccoli, lo diamo a lui anzi, più che darlo, lo restituiamo. Il giusto ha compassione e da in dono. Il peccatore non vuole restituire ciò che ha ricevuto in prestito; il giusto, al contrario, restituisce sempre ciò che non è di sua proprietà, elargisce i suoi beni e usa misericordia.
Coloro che lo benedicono, possederanno la terra, ma coloro che lo maledicono, saranno dispersi. Facilmente qualcuno, udendo qualcuna delle cose di cui ho parlato sopra, avrà già capito che coloro che lo benedicono possederanno la terra. Non soltanto gli uomini ma ogni creatura benedice il Signore. Se il Signore non fosse benedetto da ogni creatura, i tre fanciulli posti nella fornace non avrebbero detto: «Benedite il Signore, opere tutte del Signore» (Dn 3,1). Se ogni creatura benedice il Signore, chi sono quelli dei quali ora il salmista dice: quanti lo maledicono saranno dispersi? L'apostolo, rivolgendosi a taluni che agivano male dice: «Voi siete coloro per colpa dei quali il nome di Dio è bestemmiato tra le genti» (Rm 2, 24). Sono questi a maledire il Signore. Questo rimprovero viene rivolto particolarmente ai giudei dei quali si dice: «Maledicano, ma tu benedicili, chi si leva contro di me sia confuso» (Sal 118,26).
Il Signore guida i passi dell'uomo ed è molto attento alla sua via. Chi è guidato da Dio, può camminare sicuro. Sono guidati da Dio coloro che non si allontanano dai suoi comandamenti. Il salmista, in un altro passo, dichiara di aver corso in questa via: «Ho corso sulla strada dei tuoi comandamenti perché hai dilato il mio cuore» (Sal 118, 32).
Il giusto, se cade, non rimarrà turbato perché il Signore lo tiene per mano. Non può accadere che l'uomo, a lungo andare, non commetta qualche peccato, e nessuno può vivere esente da colpa. Il giusto cade sette volte al giorno (Pr 24) ma si riprende sempre. Per questo non rimane turbato in quanto viene sostenuto dal Signore. Perché si dice che lo tiene per mano? Egli sostiene colui che è caduto e lo predispone e lo rafforza perché compia opere buone.
Sono stato giovane ed ora sono vecchio e non ho mai visto un giusto abbandonato né  i suoi figli mendicare il pane. Il salmista, come a me sembra, vuol comunicare questo messaggio: dal tempo della mia giovinezza, nel quale Dio ha voluto farmi conoscere questa verità e fino al termine del tempo, illuminato dallo Spirito Santo, ho ripensato a tutte queste cose e non ho mai visto un giusto abbandonato e neppure la sua discendenza, cioè i suoi figli ed imitatori, morire di fame. Muoiono di fame, piuttosto, coloro che non si nutrono spiritualmente.
Tutto il giorno ha compassione ed elargisce ad altri e la sua discendenza sarà di benedizione. Se fosse un misero, non potrebbe andare in soccorso di altri. In questo dimostra di trovarsi, invece, nell'abbondanza, perché può avere compassione di altri e soccorrerli e condividere con loro ciò che possiede, ossia beni sia spirituali e temporali. La sua discendenza sarà benedetto perché sarà sempre in crescita e in progresso.
Allontanati dal male e fa il bene e avrai sempre una casa. Questo consiglio è utile a tutti per ottenere la salvezza. Questa è la regola della perfezione: fuggire il male e compiere il bene e non allontanarsi dalla Chiesa e dalla comunione con i fedeli.
Il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi santi; essi saranno conservati per sempre. Allontanati dal male e fa il bene. Perché? Il Signore ama la giustizia e darà a ciascuno secondo le sue opere;  non trascura gli uomini che abbandonano il male e fanno il bene, anzi li conserverà per sempre. Che cosa farà ai malvagi? Lo espone ora.
Gli ingiusti saranno puniti e la loro discendenza scomparirà. I giusti riceveranno in eredità la terra e la abiteranno per sempre. Si riferisce alla Chiesa attuale e alla terra dei viventi. Ma poiché parla di  secoli dei secoli, è più opportuno vedere un riferimento a quella terra che non può più essere sottratta e che verrà posseduta per sempre.
La bocca del giusto medita la sapienza e la sua lingua parla la giustizia. È giusto che l'uomo retto possieda l'eredità per sempre perché, mentre si trovava nel mondo, si dedicò soltanto alla sapienza e non si allontanò dalla verità. Parlare di giustizia significa dire e custodire la verità. Perciò continua:
La legge del suo Dio è nel suo cuore. Come può allontanarsi dalla verità l'uomo che si conforma alla Parola di Dio e ignora un'altra proposta? Non vacilleranno i suoi passi. Vacillano i passi di quelli che vengono trascinati verso l'errore e si allontanano dalla verità. Non provano, invece, alcuna paura i fedeli che conservano nella memoria e nel  cuore la legge del Signore e la meditano in modo assiduo.
Il peccatore scruta l'uomo giusto e cerca di rovinarlo. Egli esamina, osserva e tende insidie e cerca in che modo possa rovinarlo e ingannarlo. Il Signore che non abbandona mai chi spera in lui, non lo lascia in loro potere. Questo peccatore, in realtà, è il diavolo, il più grande peccatore, che sempre insidia i santi e non smette di accusarli. Segue:
Non lo condannerà quando li giudicherà. Non ha detto quando lo giudicherà ma quando li giudicherà perché pensa ad una netta distinzione tra il giudizio di condanna dei cattivi e quello che donerà un risarcimento e un trofeo di gloria ai buoni.
Spera nel Signore e custodisci le sue vie, ti esalterà e abiterai la terra. Spera nel Signore, sii sicuro e non temerai nulla: non verrà a giudicare te ma verrà a giudicare per te. Custodisci le sue vie, dalle quali il nemico cercherà di trascinarti fuori per avviarti nelle sue . Ti esalterà a quella suprema beatitudine e tu potrai abitare quella terra nella quale non temerai né la morte né le insidie dei nemici. Quando i peccatori periranno, allora potrai constatare come  sia un grande sollievo vedere il castigo e la rovina dei nemici.
Ho visto l'empio trionfante, elevarsi sopra i cedri del Libano. Sono passato ed ecco non c'era. L'ho cercato e non si trovato più il suo posto. Il Libano, che significa candore, rappresenta la santa Chiesa la quale, purificata e lavata dall'acqua del battesimo, diventa più bianca della neve. I cedri, invece, raffigurano gli uomini di Chiesa che sono più elevati e più solidi degli altri per la loro sapienza, santità e per le loro virtù. Vediamo di frequente che gli empi sono esaltati ed elevati al di sopra di costoro e li calpestano con disprezzo come se fossero delle umili piante da frutto. La frase, sono passato e non c'erano più, può avere questo significato: quando ho visto l'empio così glorificato e celebrato, mi sono messo a considerare, con la mente e il pensiero, ciò che sarebbe accaduto tra non molto e mi sono reso conto che non ci sarebbe più stato, non l'avrei più trovato dove era solito stabilirsi. L'ho cercato tra i fasti illusori dei suoi palazzi senza scorgere il suo posto, che era già stato occupato da altri e questi non gli rivolsero neppure un cenno di ringraziamento.
Custodisci la verità e mantieni l'onestà perché c'è un premio per l'uomo di pace. Osserva la finezza del suo parlare, ossia come descriva in modo alterno i premi riservati ai giusti e la rovina degli iniqui, in modo da stimolare i suoi ascoltatori ad agire bene con questi ammonimenti o per distoglierli dal male con gli altri. Custodisci la verità e osserva l'equità e non invidiare gli operatori d'iniquità. Non imitare poi quegli uomini che per un poco sono glorificati ed onorati, ma, in seguito, in breve tempo, cadono e vengono meno perché sono riservati dei premi per l'uomo di pace. Sembra dire: all'improvviso costoro perdono se stessi e tutti i loro possessi mentre i santi, dopo che sono usciti da questo mondo, diventano più ricchi. A confronto dei premi che sono riservati a loro nell'altra vita, i beni di cui godettero in questa vita, sembreranno una nullità.
Gli ingiusti saranno dispersi insieme al resto degli empi. Secondo il suo stile pone un'affermazione in contrasto con un'altra ad essa contraria: i beni di cui godranno gli uomini retti non potranno essere elargiti ai malvagi. La salvezza dei giusti viene dal Signore: essi non furono presuntuosi delle loro forze e si appoggiarono sulla sua protezione nel tempo della tribolazione, al punto che non poterono essere vinti dai nemici.
Il Signore li aiuterà e li libererà, li sottrarrà ai peccatori e li salverà poiché hanno sperato in lui. Ripetere il concetto e riaffermarlo rende la promessa più sicura; bisogna osservare ancora una volta quanto sia stimata la virtù della speranza e come sia raccomandata ovunque.

Salmo 37

Salmo di Davide, per commemorare il Sabato. Sabato significa riposo. Noi pensiamo al riposo della beatitudine eterna del quale l'Apostolo dice: è riservato ancora un riposo per il popolo di Dio (Eb 4,9). I figli della Chiesa, ricordando questo riposo, si pentono dei loro peccati e fanno penitenza pregando con questo salmo.
Signore, non punirmi nel tuo sdegno e non castigarmi nel tuo furore. In Dio non esistono questi sentimenti ma a noi sembra che Egli li provi quando agisce a somiglianza degli uomini che sono in preda all'ira. Chi sta parlando ora teme il giudizio di Dio e implora la sua misericordia. è come se dicesse: ho peccato molto. Mentre leggo i passi che parlano del giudizio e penso a questo evento, ai castighi riservati ai malvagi, sono preso da grande tremore e timore. Ma tu, Signore, in quel tremendo giudizio, usa misericordia verso il tuo servo, non punirmi nel tuo sdegno e non castigarmi nel tuo furore. «Se tu guardi le colpe, Signore; chi potrà resistere?». «Non entrare in giudizio con il tuo servo» (Sal 142, 2).
Le tue frecce mi hanno trafitto e pesa su di me la tua mano. Frecce di Dio sono le pene comminate ai peccatori nell'uno e nell'altro Testamento. Ne abbiamo già udite molte nel salmo precedente e molte ne possiamo cogliere dalla Sacra Scrittura. Ad esempio: «La scure è posta alla radice dell'albero. Ogni albero che non produce buon frutto, sarà sradicato e gettato nel fuoco» (Mt 3,10). L'apostolo avverte: «Per la tua durezza e per il tuo cuore impenitente, accumuli per te punizioni nel giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio che renderà a ciascuno secondo le sue opere» (Rm 2,5). Attesta che tali frecce si sono conficcate in lui e che il suo animo, colpita da esse e da altre simili, è pervaso da grande terrore. Ripete la medesima convinzione nel dire: Pesa su di me, la tua mano. Beati coloro che avvertono il peso di questa mano e comprendono di essere stati colpiti da tali frecce. Coloro che non si pentono dei loro peccati, non avvertono che la mano di Dio sta per posarsi su di loro e che è pronta a colpirli. Continua lo stesso argomento:
Le mie iniquità hanno oltrepassato il mio capo, come un grande peso si sono accumulate su di me. In questo versetto manifesta con chiarezza il motivo della sua grande afflizione. Mi sento gravemente ammalato perché le mie iniquità mi hanno superato e si sono accumulate sopra il mio capo. Dicendo capo vuole significare la mente: se la mente è soggiogata a tal punto, non c'è nulla che possa resistere ad esse. Come un grande peso si sono aggravate su di me. Parlano in questo modo soltanto le persone che affrontano una vera penitenza, perché gli altri uomini considerano i loro peccati non ho colpa grave ma sempre molto leggera e dilettevole. Il profeta ha messo in evidenza questo penitente affinché gli altri fedeli imparino in che modo debbano compiere il cammino di conversione.
Sono fetide e imputridite le mie cicatrici a motivo della mia stoltezza. Dove appaiono cicatrici è evidente che prima ci sono state ferite o piaghe. Egli dichiara che, a motivo della sua incuria e insipienza, le sue cicatrici si sono riaperte e deteriorate. Mentre prima era guarito dalla sua malattia, ora di nuovo si mostra ammalato. È quello che accade a coloro che, dopo aver compiuto la penitenza, tornano di nuovo a peccare. Vengono risanati anch'essi dalla misericordia di Dio ma le loro cicatrici molto difficilmente possono essere rimarginate in modo completo.
Mi sono ridotto come un miserabile e sono stato piegato fino in fondo; tutto il giorno mesto mi aggiravo. A motivo dei miei numerosi e gravi delitti, fino in fondo, cioè in profondità, sono pervaso da completa afflizione, sono turbato e amareggiato.
Mia anima è colma di irrisioni, non c'è nulla di sano nelle mie ossa. L'anima che è dominata dal peccato soffre molte illusioni: dopo aver sofferto per moltiplichi e cattivi pensieri, a volte viene portata [dalla sua angoscia], fino alla disperazione. Che cosa significa non c'è nulla di sano nelle mie ossa? Mostra di essere travagliata forse a causa dei digiuni, forse per la debolezza della sua malattia, forse per gli stimoli alla lussuria o ai piaceri o da altri desideri nefasti.
Sono stato maltrattato e umiliato all'estremo. Molti penitenti si sentono maltrattati e umiliati ma non fino all'estremo; sebbene attuino una dura penitenza, non smettono di peccare in qualche circostanza. Ruggivo per il fremito del mio cuore. Nulla è più utile, all'uomo che si sta pentendo, del gemito e del ruggito di una compunzione profonda. Infatti in un altro salmo leggiamo: «Un cuore contrito ed umiliato, Dio non disprezza». Oppure: «Davanti a te sta ogni mio desiderio e il mio gemito a te non è nascosto». Chiunque sia stato un tempo, e qualunque sia il desiderio dal quale fui dominato, ora tu vedi quale sia l'aspirazione dalla quale ora sono preso. Non possono restare nascosti a te questa penitenza, queste lacrime, questo gemito.
Il mio cuore è turbato e la mia forza mi abbandona. Non si può dubitare che sia turbato nel suo intimo colui che si sta impegnando in una dura penitenza all'esterno. Questo turbamento è una cosa buona e per essa l'anima malata viene risanata. La mia forza mi abbandona. Se la forza, che di per sé è tipica dell'uomo, non lo abbandonasse, non potrebbe vincere i suoi vizi. Bisogna perciò perseverare nelle lacrime e nelle preghiere finché non ritorni la forza perduta, e la mente non s'acquieti dal turbamento creato dal suo fervore. Svanisce la luce dei miei occhi. Egli ritiene che la luce dei suoi occhi sia Dio stesso, il quale, a motivo dei peccati che ha commesso, giustamente si è allontanato quanto era giusto, ma di questo si lamenta e si duole.
Fino a questo versetto abbiamo ascoltato il diritto del penitente; da qui in avanti ascoltiamo il nostro Salvatore parlare della sua passione. Certamente il nostro Salvatore ha sofferto a vantaggio dei peccatori ed è per questo che in questo salmo egli sembra ricordare la sua passione, per offrire il penitente un valido motivo di sostegno.
I miei amici e i miei vicini, davanti a me me si sono accostati e fermati. Non è nulla, uomo, ciò di cui ti lamenti, non sono nulla le afflizioni delle quali soffri! Volgi piuttosto lo sguardo a me che pendo dalla croce, vedi come stia portando su di me i tuoi peccati, vedi come le miserie del mondo mi feriscano e mi portino alla morte. Consolati, abbi speranza e non lasciarti travolgere dalle difficoltà.
I miei amici, ossia i giudei; sta parlando in modo ironico. Del resto aveva chiamato amico anche Giuda: «Amico, che cosa sei venuto a fare?» ( Mt 26,50) Ma questi non era un amico. I miei vicini, in base alla parentela carnale, si sono avvicinati e fermati. Non si sono avvicinati a lui perché avessero creduto in lui ma per annientarlo. I miei vicini rimasero lontano da me. È un riferimento ai discepoli i quali, come leggiamo nel Vangelo, dopo averlo abbandonato, fuggirono via tutti (Cf Mt 26,36).
Agivano con violenza coloro che cercavano la mia vita. Si comportarono con violenza perché lo trascinarono violentemente dietro di loro e, come ho ricordato poco fa, costrinsero i suoi discepoli a fuggire. Gli uomini che cercavano il mio male, hanno parlato in modo vano. Contro di lui i giudei dissero cose ingiuste. Erano adirati contro di lui, erano infuriati, gridavano che fosse crocifisso, portavano falsi testimoni, lo dileggiavano con insulti e bestemmie. Tutto il giorno pensarono inganni. Dal momento che, come sta scritto, non trovavano alcun motivo per condannarlo, allora si misero a tramare tutto il giorno per vedere in che modo potevano accusarlo e mandarlo a morte.
Ma io come un sordo non ascoltavo. Dichiara che non aveva sentito nulla, in quanto non volle rispondere alle loro bestemmie e alle loro domande. Spesso facciamo così anche noi, ossia fingiamo di non aver sentito le domande a cui non vogliamo rispondere. Infatti qualcuno di loro gli disse: «Non senti quante accuse muovono contro di te?» (Mt 26,42). Come un muto non aprii la mia bocca. «Come un agnello condotto al macello, e come un muto, non aprì la sua bocca» (Is 53,7). Poi aggiunge:
Divenni come un uomo che non sente e non ha repliche nella sua bocca. Sebbene avesse potuto scrutare i loro segreti e rimproverarli per tutti gli errori che avevano compiuto, sopportava con enorme pazienza tutte le loro accuse, come se non sapesse rispondere o non avesse argomenti da contrapporre.
In te, Signore ho sperato, tu mi esaudirai Signore mio Dio. Non ho voluto né rimproverarli, né difendermi in alcun modo, perché non ho sperato in me stesso ma nel Signore, sapendo che gli ha pieno potere e competenza su di loro e su tutti gli eventi, e che è in grado di difendermi in modo completo. Ho detto: tu mi esaudirai Signore e mio Dio. Questo discorso potrebbe essere volto in questo modo: mi bastava sapere che egli mi avrebbe ascoltato assecondando i miei desideri. Perché avrebbe dovuto parlare, rispondere, affaticarsi per intraprendere qualche altra forma di difesa, quando gli bastava volere qualche cosa e pregare con il cuore?
Ho detto: non continuino per sempre ad insultarmi i miei nemici. Questa era la sua volontà, questa preghiera faceva sgorgare del suo cuore: non essere sempre insultato dai suoi nemici. L'espressione: non continuino per sempre, ci fa pensare agli avvenimenti dopo la sua passione e resurrezione, ma nel frattempo, durante quei tre giorni, fu data loro la possibilità di fare ciò che volevano. Infatti lui stesso ha detto: «Questa è l'ora vostra e il potere delle tenebre» (Lc 22,33). È in un altro passo: «Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così rimarrà il figlio dell'uomo nel cuore della terra» (Mt 12, 40), ossia nel sentimento di odio e nella volontà di Giudei affinché facessero contro di lui ciò che volevano fare. Dopo la passione e la resurrezione, i Giudei non avrebbero più potuto infierire, anzi, a motivo di questo loro peccato, furono dispersi ovunque, mentre venivano predicati in ogni luogo il nome e la gloria di Cristo. Mentre vacillavano i miei piedi, mi hanno accusato in modo grave. I piedi di Dio furono gli apostoli che diffusero nel Vangelo in tutto il mondo. Un profeta profetizzò su di loro: «Quanto sono belli i piedi di coloro che annunciano la pace, che annunciano cose buone» (Rm 10, 15). Questi i piedi cominciarono a muoversi quando il Signore disse: «Se cercate me, lasciate che costoro se ne vadano» (Gv 18,8). In seguito i malvagi giudei, come si legge nel racconto della passione, scagliarono contro il Signore accuse gravi e ingiuste, in modo stolto e disonorevole.
Sono pronto ai flagelli, e il mio dolore mi sta sempre davanti. Non mi sono preparato ad oppormi, ma a ricevere i colpi. Avrebbe potuto opporre resistenza e disperdere facilmente tutti i suoi nemici, se lo avesse voluto. Lo ha detto al beato Pietro che voleva combattere e difenderlo con la spada: «Rimetti la tua spada nel fodero. Non pensi che potrei pregare il Padre mio ed Egli metterebbe a mia disposizione dodici mila legioni di angeli? Come allora si compirebbe la Scrittura secondo la quale deve compiersi tutto questo?» (Mt 26,52). Sembra voler dichiarare: Se non faccio così, non posso liberare il genere umano dal dolore che viene da parte del potere del demonio e dalla rovina. Per questo dice: il mio dolore mi sta sempre davanti. Sempre: finché non avrò vinto per mezzo della mia morte e non avrò liberato gli uomini che erano tenuti prigionieri.
Io paleserò la mia iniquità e sarò pensieroso per il mio peccato. È come se dicesse: mi condannano e mi giudicano come se fossi una persona iniqua, un peccatore e uno che bestemmia contro Dio. Da parte mia dichiarerò e farò conoscere quale sia la mia iniquità e il mio peccato: ho voluto che il mondo fosse salvo e liberare l'umanità dal potere del demonio. È questo il mio peccato e su questo rifletterò, se sarà necessario.
I miei nemici vivono e si sono rafforzati, si sono moltiplicati coloro che mi odiano. Dobbiamo pensare che sia una domanda rivolta con una certa indignazione. I miei nemici sono molto vivi? Non vivono affatto ma spariranno e moriranno, ora, nel tempo e nella vita eterna. Si sono rafforzati su di me? Niente affatto, ma saranno umiliati e dispersi. Si sono moltiplicati coloro che mi odiano? Non si sono moltiplicati per nulla ma, come meritavano, si sono ridotti ormai a poco. Certamente, come possiamo verificare, quella gente non aumentò affatto mentre, prima della passione di Cristo, cresceva e si diffondeva come l'erba.
Quelli che mi rendevano male per bene, mi calunniavano. Il Giudei gli resero male per bene e il Signore fece loro notare questo fatto dicendo: «Ho compiuto in mezzo a voi molte opere buone, per quale di queste mi volete uccidere?» (Gv 10,32). Non è necessario che io documenti le loro accuse perché sono conosciute: rifiutarono di fare giustizia.
Non abbandonarmi, Signore mio Dio, non stare lontano da me. Vieni in mio aiuto, Signore, Dio della mia salvezza. Il nostro Salvatore ci insegna che coloro che sono dalla parte della giustizia possono sperare con fiducia nel soccorso di Dio e riguardo a questo offre se stesso come esempio: dal momento che aveva cercato la giustizia, non sarà abbandonato dal Signore.

Salmo 38

Idithun significa colui che oltrepassa. Davide compone questo salmo per onorare gli uomini che oltrepassano coloro che proferiscono malvagità nei loro confronti e cercano, a motivo della loro leggerezza, di provocarli allo sdegno. Li oltrepassano come se neppure li avessero sentiti. Possiamo vedere in costoro gli uomini perfetti che scelgono di rimanere in silenzio per evitare di peccare, trascinati da qualche debolezza. Anche il profeta Geremia parla di costoro: è buona cosa che l'uomo porti il gioco fin dalla sua giovinezza: siete solitaria e rimane in silenzio (Lm 3,27).
Ho detto: custodirò le mie vie per non peccare con la mia lingua. Ho detto, o meglio: mi sono proposto nella mente, ho stabilito nel cuore, ho formulato il fermo proposito di custodire le mie vie e le mie azioni, in modo da non peccare con la lingua. «Chi non pecca con la lingua è un uomo perfetto» ( Gc 3,2).
Ho messo una custodia alla mia bocca mentre il peccatore stava davanti a me. In un altro passo leggiamo: «Cingi le tue orecchie con una siepe di spine e metti alla tua bocca una porta e delle altre spine». È questo ciò che devono fare gli uomini santi quando le loro parole provocano più scandalo che utilità. Anche il Signore ha detto: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le perle ai porci» (Mt 7,6). Evitiamo di rivolgere discorsi a coloro che non si lasciano edificare dalle nostre parole ma piuttosto vengono provocati a lanciare bestemmie e insulti. Perciò aggiunge:
Sono rimasto in silenzio e mi sono umiliato, ho taciuto cose buone e il mio dolore si è rinnovato. Poiché il peccatore stava davanti a me per fare resistenza e contraddire la verità, mi sono accorto che le mie parole non potevano essere utili, né a lui né ad altri. Allora mi sono messo in silenzio e mi sono umiliato, e così non potei confutare la sua insipienza. Ho taciuto cose buone perché smisi di spargere e disseminare parole sante e cattoliche tra i porci. Anche l'apostolo si comportò nello stesso modo quando, non potendo convincere i Giudei, disse a loro: «A voi per primi sarebbe stato necessario rivolgere la parola di Dio, ma poiché la rifiutate e vi rendete indegni della vita eterna, il sangue vostro cada su di voi e noi ci rivolgeremo ai pagani» (At 13,46). Il mio dolore si è rinnovato. Ho sofferto per la loro rovina perché si opponevano alla verità in modo così ostinato e non volevano ricevere la medicina della loro salvezza.
Dentro di me si è infiammato il mio cuore e nella mia meditazione divamperà un fuoco. Si è infiammato il mio cuore dentro di me a motivo del calore dello Spirito Santo e, nel corso della mia meditazione, cominciò a bruciare il fuoco della carità e dell'amore e da allora fino adesso ho continuato a pregare per loro, finché Dio non ammorbidisca il loro cuore e li richiami alla conoscenza e alla alla strada della verità.
Ho parlato con la mia lingua: fammi conoscere, Signore, la mia fine è quale sia il numero dei miei anni, affinché venga a sapere quanto mi manca. Non per il loro vantaggio ma per quello degli altri, gli uomini santi e perfetti, che parlano in questo salmo, desiderano restare in questa vita. Non potendo più essere di vantaggio agli altri, pregano per se stessi affinché alla fine siano accolti in quella beatitudine. Ho parlato con la mia lingua, con la lingua dell'uomo interiore e ti ho chiesto di farmi conoscere la mia fine. Non sappiamo quanto tempo resteremo in questa vita e quale traguardo raggiungeremo. Chi è in grado di dire ciò che ha detto l'apostolo, ossia «desidero morire ed essere con Cristo» (Fil 1,23), questi, senza dubbio, vuole vedere la sua fine. Desidera vedere il numero dei suoi giorni, ossia il numero che rimane sempre invariato e che non ha fine. I giorni attuali non hanno numero perché quando c'è l'uno, l'altro è già passato mentre il seguente ancora non c'è. Se non c'è, come il suo essere contato? Si può dire soltanto che fu o che sarà ma non si può dire che ora c'è. Affinché sappia ciò che ancora mi manca. Chi giungerà alla beatitudine, allora potrà  conoscere con certezza quanto in questa vita gli mancava. Dio sarà tutto in tutti e nessuno sarà privo di qualcosa.
Ecco hai reso vecchi i miei giorni nella mia esistenza davanti a te è un nulla. Afferma l'apostolo: «Ciò che invecchia e decade, è vicino alla morte» (Eb 8,13). Così dicendo allora dichiara che i suoi giorni sono giunti alla fine, perché vede che sono invecchiati. Questa nostra sostanza  temporale davanti a Dio è come un nulla. Non soltanto questo è vero, ma è vero anche ciò che ci dichiara il profeta: «Tutte le nazioni davanti a lui sono come 1 nulla» (Is 40,17). Dio è eterno e poiché tutto ciò che sta vicino a lui è eterno, mentre le cose temporali e transitorie davanti a lui sono considerate una nullità.
Veramente tutto vanità è ogni uomo che vive. Sebbene l'uomo cammini come immagine di Dio, tuttavia si agita inutilmente. Sebbene la nostra sostanza sia un nulla, l'uomo passeggero e vano, si affatica e si turba. Per tutto il tempo in cui vive, l'uomo rimane sempre una vanità, perché se non si allontana dal mondo e non muore alle voglie della carne, rimane sempre nella vanità. È buona cosa per l'uomo morire in questa maniera perché se muore in questa maniera, vive meglio. È una cosa sbagliata che l'uomo, il quale è stato costituito ad immagine di Dio, sia tutto intento a compiere cose vane e inutili e sia sempre turbato nel fare queste. Dovrebbe piuttosto prestare attenzione a colui alla cui immagine è stato fatto perché non gli mancherebbe nulla, se fosse capace di conservare e di custodire questa immagine.
Accumula ricchezze ma non sa chi le raccolga. Lavora molto, si affatica nella speranza di accumulare per se le ricchezze che sono sempre periture, ma non sa per chi le raccoglierà; spera che passino ai figli o ai nipoti ma cadono nelle mani di avversari e nemici.
Ora chi è la mia speranza? Non forse il Signore? Sì, il mio essere è presso di te. Facciano ciò che vogliono, posseggano tutte le ricchezze che vogliono accumulare: a me non interessano poiché tutta la mia ricchezza, tutti i miei tesori e la mia speranza sono nel Signore; se potrò averlo, mi basterà; ogni altro bene lo considero un nulla perché, come ho detto poco fa, il mio essere davanti a te è un nulla; ciò che tu consideri un niente, lo considero tale anch'io.
Liberami da tutte le mie colpe e non rendermi  scherno per i miei nemici. Ad altri, come ti piacerà, assegna quelle ricchezze; a me concedi soltanto questo dono: liberarmi da tutti i miei peccati e non permettere che io faccia parte ancora degli uomini vani e insipienti. Questa preghiera corrisponde a quanto ha detto un'altra volta: sono diventato motivo di scherno per gli insipienti. Per questo sono rimasto in silenzio e non ho aperto la bocca. Gli uomini ai quali avrei voluto parlare, questi non volevano ascoltarmi, mi bestemmiavano, mi colpivano, mi schernivano e ti maledicevano.
Sono rimasto in silenzio e non ho aperto la bocca perché sei tu che mi ha creato. Allontana da me i tuoi flagelli e per la forza della tua mano, io sono venuto meno. Ha fatto bene a dire: sei stato tu a crearmi. In questo modo è più facile che Egli venga in suo soccorso poiché gli ha ricordato di essere stato il suo creatore e colui che lo ha fatto. Infatti se gli uomini e anche tutti gli animali amano così tanto la loro prole, per il solo fatto di averla generata, quanto più Colui che ha creato ogni cosa amerà ogni sua creatura, come noi dobbiamo credere. Se ama ogni sua creatura, amerà particolarmente quella che gli sembra migliore. Allontana da me i tuoi flagelli. Queste sofferenze, sembra dire, sono opera tua; sei tu che me le mandi, attraverso i tuoi angeli cattivi, come un giorno hai consegnato Giobbe a Satana affinché lo colpisse. Hai  mandato gli spiriti del male nei porci. Ci rivolgiamo a te giustamente in questo modo: «Non indurci in tentazione, ma liberarci dal male» (Lc 11,4). In seguito alla potenza della tua mano, che tu hai il permesso che mi affliggesse, io venni meno a motivo dei tuoi rimproveri e dei tuoi castighi. So che tu e punisci il figlio che ami e che fai questo per un giusto motivo. Ora ripete lo stesso insegnamento:
rimproverando la sua iniquità hai castigato l'uomo e hai dissolto la sua vita come una ragnatela. La natura umana è stata corrotta fortemente nel primo uomo e non esiste nessun uomo che, per quello che è, non sia degno di essere punito. Se uno non riceve alcun castigo, non deve attribuire questo fatto ai propri meriti ma alla misericordia di Dio. Il ragno in questo passo sembra avere un significato positivo. Quest'anima si consuma come il ragno: rimanendo costante nell'opera di Dio, non smette di addolorarsi ogni giorno. Rappresenta tutti coloro che, dandosi alle veglie, ai digiuni e all'orazione, meditano nella Legge del Signore, giorno e notte.
Tuttavia ogni uomo che vive è una vanità completa. Questo versetto non si trova in un'altra traduzione ma mi sembra che possa avere questo significato: sebbene i buoni, lavorando ogni giorno nel servizio di Dio compiano dure penitenze e si affliggano, i cattivi non si lasciano attrarre dal loro esempio e persistono a vivere nella vanità.
Ascolta Signore la mia preghiera e la mia supplica, non essere sordo alle mie lacrime, non restare in silenzio. In un solo versetto ha parlato di quattro forme di preghiera, ma esse presentano un unico significato e per esse impariamo fortemente con quanta premura dobbiamo pregare Dio.
Sono straniero sulla terra e pellegrino come tutti i miei padri. È giusto ascoltare chi si trova sulla terra come forestiero mentre con la mente e con lo spirito si trova vicino a Dio. Il forestiero è colui che non coltiva la sua terra ma quella di un altro proprietario. Erano così coloro che dicevano: «Non abbiamo qui una città definitiva ma siamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14). È  pellegrino chi si trova lontano dalla patria e si affretta a tornare nella sua patria. Per questo  motivo i patriarchi e i profeti si consideravano dei pellegrini e si affrettavano a ricevere l'eredità promessa, la quale raffigurava anche la nostra eredità.
Lasciami perché abbia un po' di respiro prima che più non sia. In quella eredità oppure in quella città, come sta scritto, non entrerà alcun uomo immondo o impuro. Perciò, prima di trovarsi là, chiede al Signore di perdonargli tutti i vizi e tutti i peccati, a causa dei quali l'anima rimane bruciata. L'anima avverte un vero refrigerio quando percepisce di essere liberata dalla calura dei vizi e delle concupiscenza della carne. Poi ha detto: più non ci sarò. Che cosa significa? Prima che me ne vada, cioè che esca dal corpo, se non mi avrai perdonato i miei peccati, non potrò stare insieme con i tuoi eletti. Quelli che saranno salvati ricevono il perdono di ogni peccato già in questa vita, ma non tutti gli uomini ricevono anche la remissione della pena del peccato.

Salmo 39

Per il compimento. Salmo di Davide. Ho già spiegato in precedenza il significato di questo titolo.
Ho aspettato, ho aspettato il Signore ed egli mi ha guardato, ha ascoltato le mie preghiere. Mi fatto risalire dalla fossa della sventura e dalla melma del pantano. In questo salmo parla la Chiesa le cui membra sono tutti coloro che sono predestinate alla vita, dal primo uomo fino all'ultimo della storia. Ho aspettato, ho aspettato il Signore. Tutti i patriarchi, i profeti e tutti quelli che sono stati illuminati dallo Spirito Santo, hanno aspettato con grande desiderio la venuta del Cristo. Perciò il Signore stesso dice: «Molti profeti e re hanno desiderato vedere le cose che voi vedete ma non le videro e udire le cose che vuole ascoltate ma non le udirono» (Mt 13,17). Sapevano infatti che se non fosse venuto, non avrebbero potuto essere liberati dal peccato del primo uomo. Tra questi c'era il giusto Simeone, «il quale aveva ricevuto dallo Spirito Santo la promessa che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo di Dio» (Lc 2, 26). Tutti questi santi lo aspettavano e il Signore si volse verso di loro, ascoltò la loro supplica e mandò a loro nel tempo stabilito Colui che avevano aspettato così a lungo. Per questo l'apostolo dice: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare coloro che erano sotto la legge» (Gal 4,4). Li fece risalire dalla fossa della sventura. Si riferisce al regno degli inferi nel quale tutte le anime dei santi stavano rinchiuse, in quel tempo di prigionia. Li tirò fuori dalla melma del pantano, ossia della falsa dottrina dei Giudei. Che cos'é feccia depositata se non ciò che viene depositato dal vino? Non è veramente vino la dottrina offerta dai Giudei, ma essa è piuttosto feccia e deposito lasciato dal vino per purificarsi. Il vino puro della Legge e dei profeti lo bevono soltanto i fedeli che esaminano la Scrittura secondo il senso spirituale e non si limitano a quello letterale. Sono tratti fuori da questa melma i cristiani che non seguono la loro dottrina e il loro errore.
Ha posto i miei piedi sulla roccia, ha diretto i miei passi e ha messo sulla mia bocca un canto nuovo, un inno al nostro Dio. I piedi, gli occhi, la mano e la lingua della Chiesa, sono gli apostoli santi e i loro successori. Il Signore ha collocato costoro sopra quella pietra della quale l'apostolo dice: «La roccia era il Cristo» (1 Cor 10, 4). In un altro passo troviamo scritto: «Nessuno può porre un altro fondamento diverso da quello che è stato posto: Cristo Gesù» (1 Cor 3,11). Ecco,  Egli ha posto sulla roccia i tuoi piedi e poi che cosa ha fatto? Ha guidato i miei passi. Ha fatto altre cose ancora?  Ha messo sulla mia bocca un canto nuovo. Che cos'è questo canto? Un inno  al nostro Dio. Egli sviluppa molto bene il suo pensiero: rafforza i piedi, guida i passi, insegna un cantico, e comanda di cantare soltanto a Dio. Il canto nuovo, un cantico che finora non era mai stato udito, è la predicazione del Vangelo nella quale si parla della nascita, della passione, della resurrezione, e dell'ascensione di Cristo. Riguardo a questo cantico un altro passo dice: il Signore ha raccomandato di cantare il canto nuovo. I Giudei invece vogliono ripetere il cantico vecchio. Cantare il canto  vecchio significa voler restare nella vecchiaia della lettera e rifiutare di camminare nella novità dello spirito. Cantano dunque il cantico vecchio coloro che vogliono comprendere la legge soltanto nel suo senso letterale.
Molti vedranno e avranno timore e spereranno nel Signore. Molti infatti erano ciechi e sedevano nelle tenebre dell'errore ma, dopo aver ascoltato la predicazione, furono battezzati nel nome del Signore e furono illuminati. Cominciarono a temere Dio e a nutrire speranza in lui solo, mentre prima temevano di offendere le false divinità e ponevano la loro speranza nelle ricchezze incerte. L'apostolo scrivendo a Timoteo gli raccomanda: «Ordina ai ricchi di questo mondo di non montare in superbia e di non porre la loro speranza nelle ricchezze insicure» (1 Tm 6,17).
Beato l'uomo che pone la sua speranza nel nome del Signore e non si rivolge alle vanità e alle follie bugiarde. Il nome del Signore sia la nostra speranza e in tutte le difficoltà, ricorriamo a lui nella preghiera, perché come dice l'Apostolo: «Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo» (At 2, 21). Gli altri uomini volgevano la loro attenzione alla vanità e alle follie bugiarde, poiché  onoravano gli idoli vani, muti e sordi e adoravano false divinità. Possiamo includere tra le follie bugiarde anche gli oracoli ai quali gli uomini si rivolgevano per chiedere responsi. Signore mio Dio, tu hai fatto molte cose mirabili e, per quanto riguarda i tuoi pensieri, non c'è nessuno che possa paragonarsi a te. Chi potrebbe contare le meraviglie di Dio? Dio non fa nulla che non sia degno di ammirazione. Ma l'opera di suscitare maggior stupore è il fatto di essersi umiliato, di aver preso la nostra carne, di aver sopportato le nostre miserie. Ma è degno di meraviglia ancora di più il fatto che, in questo modo e per mezzo di queste opere, abbia convertito il mondo e lo abbia allontanato dall'antica superstizione. Chi avrebbe potuto immaginare cose del genere? Chi con la mente concepì un' opera di misericordia così grande? Chi sarebbe stato capace di umiliarsi in questo modo non dico a favore dei suoi servi malvagi ma a favore dei figli carissimi? Dica allora la Chiesa, dicano gli apostoli: Tu hai fatto molte cose mirabili e hai donato a noi la forza efficace per portarne l'annuncio e hai sottomesso ogni cosa ad un ministero così fragile. Ora ripete lo stesso insegnamento.
Ho annunziato, ho parlato, e si sono moltiplicati in gran numero. Quando gli apostoli si misero ad annunziare e a predicare la fede di Cristo, i fedeli si moltiplicarono e la moltitudine dei credenti divenne così grande che, come avviene per le stelle del cielo, non era possibile farne il computo. Si moltiplicarono in modo da non poter essere contati, poiché il numero delle persone battezzate era superiore al numero degli eletti, secondo quanto il Signore dice nel Vangelo: «Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti» (Mt 20, 16).
Non hai voluto né sacrificio né oblazione, un corpo invece viene preparato. «Il compimento della legge,  - come insegna l'apostolo - è Cristo, che ottiene la giustificazione di ogni uomo che crede» (Rm 10,4). Nel Vangelo si dice: «La legge e i profeti giungono fino a Giovanni» (Lc 16,16). I sacrifici e le offerte ebbero valore fino al tempo di Cristo, poiché prefiguravano la passione di Cristo. In seguito non furono più necessari, perché l'ombra doveva cedere al sopraggiungere della verità. Allora il profeta ha detto bene: Non hai voluto né sacrificio non è oblazioni, perché ciò che fu annunciato per primo nella prefigurazione, cominciò ad essere operante all'avvento della verità. Lo ribadisce il discorso successivo: Un corpo mi hai preparato. Al posto di tutti quei sacrifici che venivano celebrati in quel tempo, hai dato a me il tuo corpo e il tuo sangue.
Non ha chiesto olocausti per il peccato. Come avrebbe potuto richiedere ancora olocausti per il peccato Colui che distrusse tutti i peccati mediante il suo sangue? Si chiama olocausto il sacrificio in cui la vittima veniva bruciata interamente perché questo tipo di offerta veniva consumata dal fuoco per il Signore, in modo completo. Allora ho detto: ecco io vengo. Fin qui ha parlato la Chiesa ma da ora in avanti parla il nostro Salvatore e per prima cosa fa suo il versetto di questo salmo; è come se dicesse: tu mi ha aspettato a lungo e hai desiderato la mia venuta, allora io ho detto: ecco, adesso vengo, rivesto la carne e mi affretto a liberarti.
Sul rotolo del libro di me è scritto di compiere il tuo volere, Dio mio, lo voglio e la tua legge è al centro del mio cuore. Ha detto poco fa il nostro Salvatore parlando nella sua divinità: ecco io vengo. Ora invece, dopo aver congiunta la sua umanità alla divinità, promette ad essa rispetto e obbedienza dicendo: sul rotolo del libro di me è scritto di compiere il tuo volere; da parte mia, mio Dio, sembra dire  con grande desiderio: questo ho voluto fare e questo ancora lo voglio e sono pronto a eseguire, in tutto e per tutto, quando mi chiederai. All'inizio di questo libro [dei Salmi] abbiamo trovato scritto: nella legge del Signore è tutto il suo compiacimento; questa dichiarazione corrisponde all'attuale: voglio fare la tua volontà. Il suo proposito dichiarato: nella sua legge medita giorno e notte, corrisponde a ciò che ora si ripromette: l'attuale legge è al centro del mio cuore. Queste dichiarazioni si corrispondono in modo perfetto. La divinità e l'umanità del nostro Salvatore parlarono tra sé usando queste poche espressioni affinché fossimo consolati. Con la sua venuta diede compimento a ciò che aveva promesso e rimanendo obbediente a queste intenzioni e portando a compimento il suo volere, per mezzo della sua morte ci redense. Ora ritorniamo a considerare le parole degli apostoli e ascoltiamo ciò che vogliono comunicarci.
Ho dato bene l’annunzio della giustizia nella grande assemblea; ecco, non terrò chiuse le mie labbra. Nei versetti precedenti la Chiesa oppure il coro degli apostoli avevano detto: ho portato a l'annunzio, ho parlato, si sono moltiplicati in grande numero. Ora aggiunge non soltanto di aver portato l'annuncio ma di averlo fatto in modo egregio. Ho annunciato bene perché ho realizzato nell'agire ciò che avevo predicato. Ho annunciato bene perché non ho mostrato preferenza di persone. Questo è avvenuto nella grande chiesa, nella chiesa cattolica, diffusa in tutto il mondo. Non tengo chiuse le mie labbra. Sembra dire: nel corso della predicazione non ho nulla se non le mie sole labbra, tutto il resto appartiene a te e tu me lo hai donato. «Apri la tua bocca e  la riempirò» (Sal 80,11). Tu mi hai comandato di non preoccuparmi di ciò che avrei dovuto dire, in quanto non siamo noi a parlare ma è lo Spirito tuo che parla in noi. Allora comincia a parlare perché da parte mia non impedirò alle mie labbra di esprimersi e non avrò alcun timore a comunicare ciò che mi avrai ispirato.
Signore, tu lo sai, non ho nascosto la tua giustizia nel mio cuore, la tua verità e la tua salvezza ho proclamato. Non ho nascosto la tua misericordia e la tua verità alla grande assemblea. Abbiamo la prova per dire che ha annunciato molto bene la giustizia di Dio nella grande Chiesa. Per questo chiama Dio come testimone perché non ha nascosto la giustizia ma ha proclamato le parole di verità e di salvezza, senza nascondere la misericordia e la verità. Chi annuncia in questa maniera, annuncia in modo corretto e non potrebbe fare meglio.
Da parte tua, Signore non dilazionare a lungo le tue azioni di misericordie per me. Come sei solito fare sempre, mentre sto parlando, vieni ad aiutarmi e proteggimi dagli avversari che sorgono contro di me. Aveva promesso che non avrebbe impedito alle sue labbra di comunicare. Sapendo bene che, dopo la predicazione, deve affrontare  opposizioni violente, chiede che la misericordia sia sollecita e non resti lontana da lui. Il fatto che abbia detto: la tua misericordia e la tua verità mi hanno sempre aiutato, dimostra l'audacia della sua predicazione o piuttosto mostra che ha sempre parlato con grande fiducia, poiché [aveva visto] che la misericordia e la verità di Dio non lo avevano mai abbandonato. Il Signore stesso lo aveva promesso loro: «Non vi lascerò e non vi abbandonerò» (Gv 14, 18). «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Perché mi circondano mali innumerevoli. Lo conferma anche l'apostolo: «Non voglio che ignoriate o fratelli la tribolazione che ci è capitata in Asia. Abbiamo patito al di sopra delle nostre forze a tal punto da non volere più vivere» (2 Cor 1, 8).
Le mie colpe mi hanno afferrato. Il giusto comincia sempre ad accusare se stesso. Questo è lo stile dei santi: pensano che i mali che capitano a loro siano dovuti ai loro peccati e non accusano gli altri uomini.
Non posso più vedere. Non ho potuto girare lo sguardo per vedere se, oltre a nemici e avversari, ci fosse accanto a me un amico. Allora prosegue:
Si sono moltiplicati più dei capelli del mio capo e il mio cuore mi abbandonò. I grammatici chiamano iperbole questo modo d'esprimersi. Lo riscontriamo con una certa frequenza nella letteratura profana ma anche nella Sacra Scrittura. Il mio cuore mi ha abbandonato. Diciamo che il nostro cuore ci ha abbandonati quando, per l'intensità della paura, siamo fuori di noi e sentiamo che il nostro vigore diminuisce. Il nostro vigore è costituito anche dai nostri amici e vicini. Possiamo interpretare, allora, in quest'altro modo, tenendo conto di quanto è detto: «Avevano tutti un cuore solo e un'anima sola» (At 4,32). Se in seguito avviene una divisione, ognuno può avere questo sentimento: «Il mio cuore mi ha abbandonato».
Piaccia a te, Signore, di liberarmi. Signore, volgiti a me per venire in mio aiuto. Piaccia a te, perché è piaciuto anche a me, di venire a salvarmi, perché senza il tuo aiuto, non posso essere liberato.
Siano confusi e insieme svergognati quelli che cercano l'anima mia per toglierla. È quello che fanno spiriti del male, gli eretici e i tiranni che cercano di uccidere l'anima più ancora che il corpo. Questo versetto, però, può anche essere interpretato in senso positivo: si vergognino dei peccati e ritornino al Signore. Aggiunge infatti:
Siano respinti indietro e svergognati quelli che vogliono farmi il male. Tornino indietro dalla loro cattiva intenzione per la quale si affrettano al male; ascoltino l'apostolo che dice: «Quale frutto raccoglievate da quelle cose in cui ora vi vergognate?» (Rm 6,21).  Questo genere di vergogna è molto positivo.
Rimangano confusi all'istante quelli che dicono: bene, bene. Parlano in questo modo gli uomini arroganti che vogliono insultare ed avere la meglio. Queste frasi però, come le precedenti, possano essere interpretate in senso negativo oppure positivo.
Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano, Signore e dicano sempre: sia glorificato il Signore quelli che amano la tua salvezza. I malvagi vanno incontro al dolore e alla tristezza mentre i santi riceveranno gioia e letizia eterna, dal momento che amano Cristo nostro Signore e, per quanto è loro possibile, lo esaltano e lo celebrano.
Io sono misero e povero ma il Signore si prende cura di me. I santi erano uomini miseri e poveri perché erano privi non solo delle cose necessarie, ma anche di qualsiasi aiuto e protezione che provenivano dagli uomini. Vivevano in questo modo per amore di Cristo il quale, pur essendo ricco si era fatto povero (2 Cor 8,9). Il Signore tuttavia si prende cura di loro perché egli è ricco per tutti coloro che lo invocano.
Mio aiuto e liberatore sii tu, o Signore; non tardare. Invoca il Signore e gli chiede di non tardare a venire, di non fare più alcun indugio ma di affrettarsi a giudicare, a soccorrere e liberare i suoi santi: essi non dovranno più patire le molteplici sventure di questo mondo.

Salmo 40

Per il compimento, Salmo di Davide. Il salmo ha per tema il compimento; parla, infatti, di Cristo che è il Principio e la Fine.
Beato chi comprende il testo [biblico] e lo riferisce al misero e al povero. Io, il profeta, compongo il salmo ma non bisogna pensare che il suo contenuto si riferisca a me. Beato l'uomo che riferisce al Misero e al Povero i salmi e tutti gli altri testi della Scrittura. Il Signore stesso infatti ha detto: «Era necessario che si adempisse tutto ciò che stava scritto di me nella legge, nei profeti e nei salmi» (Lc 24,44). Il Giudei avrebbero dovuto almeno accorgersi che i titoli dei salmi parlano di un compimento.
Se il profeta avesse voluto parlare di se stesso, non avrebbe fatto menzione di un compimento. Afferma che il nostro Salvatore è un misero e un povero poiché egli divenne misero e povero per rendere ricchi i suoi fedeli. Infatti volle che i suoi discepoli fossero dei poveri, dietro al suo esempio e per questo chiede al loro: «Chi non abbandona tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo» (Lc 12,44). Anzi «dopo aver lasciato tutto, lo seguirono» (Mt 4,24). Segue il versetto:
Nel giorno cattivo il Signore lo libera. Il giorno cattivo è quello del giudizio nel quale i malvagi saranno puniti. In quel giorno si troveranno nella sicurezza coloro che accolsero la fede di Cristo, credettero nei profeti e negli apostoli e applicarono a Cristo il contenuto delle Sacre Scritture. Riferendosi a lui, dice nel seguito:
Il Signore lo conservi, gli dia vita, lo renda beato, purifichi in terra la sua anima e non lo consegni ai nemici. Il profeta, avendo visto, per mezzo dello Spirito Santo, il nostro Salvatore approssimarsi alla passione e avendo visto che i Giudei si radunavano da ogni parte per aggredirlo, formula questa invocazione che ora stiamo meditando: il Signore lo conservi da tutti i pericoli e dalle trame dei suoi nemici e gli rende la vita il terzo giorno. Non avrebbe scritto queste cose se non avesse previsto che sarebbe morto, perché nessuno può ritornare alla vita se prima non l'ha lasciata nella morte. Lo rende beato collocandolo sul suo trono, alla sua destra. Dichiara l'apostolo: «Egli è lo splendore della gloria, l'impronta della sua sostanza e siede alla destra della maestà nel cielo» (Eb 1, 3). Purifichi in terra la sua anima. Non trovo questo versetto in un’altra versione. Come poteva essere purificata l'anima di Cristo? Soltanto dal falso e pervicace sospetto dei, Giudei che lo consideravano un seduttore.
Non lo consegni nelle mani dei nemici. Questo nemico è il diavolo del quale il Signore ha detto: «Viene il principe di questo mondo ma non può nulla contro di me» (Mt 14,30). Ma se il Signore fosse stato consegnato in suo potere, non avrebbe potuto sottometterlo.
Il Signore lo aiuti sul letto del suo dolore; tutto il suo giaciglio ha rivoltato nella sua malattia. Il letto e il giaciglio rappresentano la carne del Salvatore nella quale  la sua anima Santissima, riposava con la sua divinità come in un letto nobilissimo. Tuttavia ora la chiama letto di dolore perché egli, soffrendo per noi, sopportò soltanto nella sua carne tutti i patimenti. Se ora viene precisato che tutto il suo giaciglio fu rivoltato, questo particolare ci dice che tutto il suo corpo, dalla pianta dei piedi fino alla testa, fu sconvolto e turbato. In questo modo egli attesta che la condanna alla croce è la più dura di tutte le sofferenze.
Ho detto: Signore, abbi pietà di me, risana la mia anima perché ho peccato contro di te. Mentre sono così addolorato e condannato ad una morte vergognosa, mi rivolgo a te e ti dico: Signore, abbi pietà di me, risana l'anima mia che non può essere guarita con nessuna altra medicina, se non mediante questa passione per la quale ora sto soffrendo. Risanala poiché ho peccato contro di te; questo versetto richiama l’altro: contro di te solo ho peccato (Sal 50,6), riferendosi a quel peccato che commise nel caso di Uria e di Betsabea. In quella circostanza scrisse il salmo che inizia con l'espressione: pietà di me o Dio. Anche ora formula la stessa invocazione: Signore, abbi pietà di me. In quel tempo avevo detto e anche adesso lo ripeto: Signore abbi pietà di me. Fin qui ha parlato il profeta ma da qui in avanti parla il Signore.
I miei nemici dicevano cose cattive contro di me: quando morirà e perirà il suo nome? Espressioni simili le troviamo anche in un altro salmo dove è ancora la persona del nostro Salvatore a parlare in maniera diretta: i miei amici e i miei vicini si avvicinarono contro di me. In questo versetto sono chiamati col loro vero nome di nemici quegli uomini che invece là erano stati chiamati amici, ma in senso contrario. I nemici hanno pensato cose cattive contro di me mentre discutevano tra loro in che modo avrebbero potuto uccidermi. Così infatti leggiamo: «I sacerdoti e i farisei si radunarono in consiglio per catturare Gesù e ucciderlo» ( Gv 11,47). Uno di loro, di nome Caifa, diceva: «Voi non capite come sia meglio che uno solo muoia a favore del popolo e non tutta la nazione» (Gv 11, 47). Questo proposito corrisponde a quello che leggiamo qui ora: quando morirà e perirà il suo nome? Da quel giorno cominciarono a pensare in che modo avrebbero potuto ucciderlo, racconta l'evangelista (Gv 11, 53). Dal momento che pensavano di ucciderlo, fanno la stessa cosa del dire: quando morirà e perirà il suo nome?
Entravano per osservare; il loro cuore pronunciava parole vane, radunarono la loro iniquità. Il nostro Salvatore descrive come avvenne il suo tradimento. Non c'è alcun dubbio che essa si sia verificata in quell'ordine in cui è raccontato ora. Si facevano avanti alcuni per venire a sapere ciò che i capi dei sacerdoti e le altre autorità avevano ordinato e stabilito e con quale morte avevano pensato di ucciderlo. Che cosa trovarono? Il loro cuore pronunciava parole vane. È vano pensare di ucciderlo e di far perire il suo nome. Radunarono la loro iniquità perché la loro malvagità si radunò nella loro testa. Uscivano all'esterno e parlavano. Dopo essere stati istruiti e dopo aver conosciuto per intero il progetto di quelli malvagi, uscivano all'esterno e gli altri, che erano partecipi  del tradimento e del loro desiderio malvagio, venivano messi a conoscenza di ciò che avevano deciso stando all'interno. E questi in che modo agivano? Sussurravano insieme. In questo modo mostra in maniera sufficiente quanto erano concordi nell'uccidere il Salvatore e perciò aggiunge: tutti i miei amici e i miei avversari, pensavano cose cattive contro di me. Nessuno faceva obiezione, erano tutti d'accordo, volevano tutti la stessa cosa: eliminare la salvezza del mondo. In conformità al loro disegno, il nostro Salvatore venne catturato, legato, flagellato, giudicato, condannato, coronato di spine, condotto al patibolo della croce. Fu una parola iniqua quella che pronunciarono contro di me. Fu una parola iniqua quella con cui gridarono crocifiggilo, tutti insieme, con una sola voce.
Forse chi dorme potrà mai risorgere? Questa frase corrisponde a quello che è detto in un altro versetto: mi sono addormentato, ho preso sonno ma mi sono rialzato. La morte di Cristo fu un sonno; dormì quando volle dormire; se non avesse voluto, non si sarebbe mai addormentato. Perfino l'uomo della mia pace, nel quale confidavo e che mangiava il mio pane, ha pensato contro di me una grande trama. Guai a te, o Giuda, al quale sono rivolte queste parole! Con un bacio di pace tu hai tradito il Signore e Maestro che tempo prima aveva nutrito su te grande speranza e che ti aveva scelto come gli altri. Ti aveva nutrito con il suo alimento spirituale e temporale e per mezzo di te aveva battezzato e compiuto prodigi. Tu, uomo misero, hai pensato contro di lui una grande trama; spontaneamente lo ha tradito e gli ha detto: «Che cosa mi volete dare, perché io ve lo consegni?» (Mt 26,15) Furono soltanto il diavolo e la tua avarizia a spingerti a questo tradimento.
Tu Signore abbi pietà di me, risuscitami e li ripagherò. Questa preghiera, propria dell'umanità di Cristo, Egli la pronunciò in segreto, nel cuore, con la sua sola volontà perché non aveva la necessità di pregare avendo tutto a disposizione del suo volere. Sono state scritte per noi e se non fossero state scritte non le avremmo conosciute. Fu necessario che queste cose e molte altre ancora, simili ad esse, venissero preannunciate dai profeti affinché, non appena fossero avvenute e compiute, si credesse più facilmente e i giudei e gli eretici venissero confutati. Credano i Giudei, anche da questo versetto, nella risurrezione di Cristo e da questo evento comprendano di aver già ricevuto la loro retribuzione.
Da questo fatto ho conosciuto che tu mi ami: il mio nemico non potrà godere di me. Ho conosciuto, ossia coloro che leggeranno e ascolteranno questo discorso verranno a conoscere questo amore che hai per me. Troviamo un modo di parlare simile nell'episodio di Abramo: «Ora so che temi Dio» (Gen 22,12). Chi rappresenta il nemico? Sono il diavolo e il popolo dei giudei i quali non poterono rallegrarsi della morte di Cristo perché in quella circostanza persero del tutto il loro potere.
Mi hai amato per la mia innocenza e mi ha confermato alla tua presenza per sempre. L'innocenza è una grande virtù che viene raccomandata molto dal Signore stesso, al punto da ricordare che la sua umanità è piaciuta a Dio grazie alla sua innocenza. L'umanità [di Gesù] fu creata in modo tale da non essere contaminata da alcuna macchia di peccato. Se non fosse stata così, come avrebbe potuto essere gradita a Dio al di sopra di tutto? Mediante queste parole il Signore ci esorta all'innocenza ed esorta gli altri  discepoli ai quali dice il Vangelo: «Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18, 3).
Benedetto il Signore Dio di Israele da sempre e per sempre. Amen, amen. È una cosa giusta che il nostro Salvatore benedica Dio per la resurrezione della sua natura umana, per la sua ascensione al cielo e la sua sessione alla destra del padre. Israele, di per sé significa l’uomo che vede; non rappresenta i Giudei ma i cristiani. Quelli diventarono ciechi mentre gli altri, furono illuminati perché potessero vedere e conoscere. Perciò il Signore dice: «Sono venuto in questo mondo per provocare un giudizio, perché quelli che non vedono, possano vedere e quelli che vedono, diventino ciechi» (Gv 9,39).

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